Cattedrale Notre-Dame di Amiens
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1981

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La splendida cittadina di Amiens, capoluogo della regione francese di Piccardia, ha sempre avuto nella storia una posizione di rilevo, grazie alla sua collocazione geografica strategica: importante porto fluviale sulla Somme era conosciuta ai Romani come "Samarobriva", che significa, appunto, "Ponte sulla Somme". Situata a metà strada tra Parigi e Calais, Amiens era l’avamposto ideale per cominciare la conquista della Britannia. L’attuale toponimo sembra derivare dal nome dell’antica tribù gallica degli Ambiani (Ambianis), che avevano in questa zona il proprio centro principale.

Divenne ricca e prospera durante il periodo medievale grazie al fiorente commercio tessile, cosa che tuttora la contraddistingue: era famosa soprattutto per una pregiata varietà di lana, che veniva tinta di azzurro grazie agli estratti di una pianta che cresce abbondantemente in questa zona.

Fu proprio alle ricche gilde di lanaioli e tessitori che il vescovo di Fouilloy si rivolse, nel XII secolo, per la raccolta dei fondi destinata alla costruzione di una grandiosa Cattedrale, dedicata a Nostra Signora (Nôtre-Dame d’Amiens), che doveva rendere la sua sede più prestigiosa di qualunque altra. 

La lapide sepolcrale del vescovo Evrard de Fouilloy, nella cattedrale di Amiens, non lascia dubbi sull'identità di colui che volle la costruzione della chiesa, in quanto porta scritto: "Fondamenta hujus basilica locavit. Anno 1220". Infatti, fu proprio lui a porre la prima pietra di questo tempio nel quale sarebbe stato poi seppellito sotto una magnifica tomba in bronzo, in cui è effigiato con volto sereno, ma energico.

Agli inizi del XIII secolo, in questa città di lanaioli e mercanti arricchiti, devota al martire pamplonese San Firmino che nel IV secolo ne era stato vescovo, e a cui era consacrata la prima cattedrale romanica, arrivò, in qualità di vescovo, l'aristocratico Evrard de Fouilloy, che aveva legami di parentela con l'alta nobiltà ed era determinato a fare della sua sede una delle più illustri di Francia. Com'era fin troppo usuale all'epoca, un incendio avvenuto nel 1218 distrusse la cattedrale in stile gotico consacrata nel 1152 sotto la protezione della Madonna, sorta sulla preesistente chiesa romanica di San Firmino.

A partire da allora, il gotico si era molto evoluto, per cui il vescovo Fouilloy era già in grado di intraprendere la costruzione di un'opera molto più ambiziosa: la più grande, la più bella mai costruita fino a quel momento. Risulta evidente che un'opera simile richiedeva un cospicuo investimento.

 Vennero fatte le consuete raccolte di denaro, portando di paese in paese la collezione di reliquie della cattedrale, ma la maggior parte dei fondi furono devoluti dai borghesi della città, fieri di poter vantare un così splendido monumento.

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Come indicato sulla lapide sepolcrale del vescovo, i lavori iniziarono nel 1220. Incaricato del progetto fu il canonico Robert de Luzarches. Il suo nome appariva, assieme a quello di Thomas de Cormont e del figlio Renault de Cormont, suoi successori nella direzione dei lavori, in un'iscrizione situata al centro del labirinto costruito nella navata centrale. Qualcuno ebbe l'avvertenza di copiare questo testo prima che fosse smantellato. Nel 1288, data a cui risale l'iscrizione, la cattedrale, a parte alcuni lavori secondari, era praticamente terminata.

Contrariamente alla consuetudine, i lavori cominciarono dalla parte frontale, in modo che la facciata fu la prima a essere conclusa, nel 1236. In diciassette anni, dal 1220 al 1236, si costruiscono alacremente la navata centrale, il transetto e la fronte fino al rosone; dal 1236, data della morte di Geoffroy d'Eu, successore di Evrard de Fouilloy, fino al 1247, si dà opera alle cappelle radiali; il coro è terminato nel 1269. 

Il più netto individuarsi del transetto, lo sviluppo dato al coro, il moltiplicarsi delle cappelle raggianti (ben sette, contro le cinque di Chartres e Reims) sono tutti elementi che si legano per contrasto fra loro rispetto al valore sintetico dello spazio. Il tema della continuità della struttura, dal pavimento alle coperture, ha una compiuta soluzione: nel riprendere il modello di Chartres, infatti, l'architetto porta all'estremo il principio del pilastro composito, liberando completamente la colonna su cui si imposta l'arco nervato di separazione fra le crociere e differenziandone altamente l'innesto nel nodo costruito dai capitelli alla base degli archi di passaggio alle navate secondarie. Così lo sfaccettarsi dei capitelli delle colonne di base, a causa della riduzione dimensionale di quelli relativi agli archi della navata, e la loro successiva interruzione dovuta al sovrapporsi ad essi delle colonne continue, creano una dialettica figurale accentuata dagli elementi portanti le nervature di crociera. 

Una delle più geniali innovazioni di Robert de Luzarches sono i nodi complessi dei capitelli, che entrano in risonanza con la fascia continua posta a cingere l'intero perimetro parietale al di sotto del triforio, con il suo eccezionale trattamento naturalistico a fogliami, vera e propria cesura narrativa in un contesto altamente antirappresentativo. 

Il transetto costituisce una chiave di lettura fondamentale: al ritmo continuo della campata della navata si sostituisce qui un'insaziabilità spaziale che funge da centro di un molteplice moto centrifugo verso i due bracci del transetto a campate progressivamente digradanti. Un'altra innovazione è costituita dall'uso delle nervature supplementari nella crociera centrale. 

La facciata principale, articolata in tre portali e due imponenti torri disuguali per altezza e disegni è impreziosita da un grande rosone. Fu inoltre  arricchita di un ciclo scultoreo più imponente del previsto e fu aumentata l'altezza delle volte, che raggiunse i 42,30 metri , superando qualsiasi altra cattedrale francese, salvo quella di Beauvais, che, però, pagò tanta audacia con il suo prematuro crollo.

Questa altezza smisurata, che rese obbligatorio l'uso di doppi archi rampanti di sostegno, è in armonia con la pianta di dimensioni eccezionali: 133,50 metri di lunghezza e 65,25 metri di larghezza sul transetto. Il modello segue i canoni stabiliti a Chartres, con tre navate sia nella parte frontale che nel transetto, e un'ampia abside divisa in quattro settori. Il deambulatorio, doppio ai lati ma semplice nel tratto curvo, immette in sette cappelle radiali. All'interno, le pareti sono suddivise verticalmente in tre livelli, archi, trifore e finestre, con la particolarità che la parte di sfondo del triforio, generalmente chiusa, qui adotta la struttura a vetrata.

L'iconografia dei portali segue il modello di Notre Dame di Parigi. Sul pilastro del portale centrale appare la famosa statua di Cristo in atteggiamento maestoso, popolarmente conosciuta come Beau Dieu, e nel timpano la scena del Giudizio universale. Il portale destro descrive la vita di Maria, mentre quello sinistro è dedicato a San Firmino e a storie del Santo. 

La statua più popolare tra tutte è la Vierge Dorée, risalente alla fine del XIII secolo e collocata nel portale che si apre all’inizio del transetto sud della chiesa. La rappresentazione mariana si distacca notevolmente da quelle presenti sul portale d’ingresso, molto più statiche e ieratiche, mentre questa presenta una vivacità che rappresenta pienamente la nuova tendenza del gotico ad umanizzare maggiormente la figura di Maria, accentuandone l’aspetto materno.

Nel corso della storia la cattedrale di Amiens è stata più fortunata di molte delle chiese coeve. Quando, durante la Rivoluzione francese, fu ordinata la distruzione di tutte le immagini di re e di santi, le autorità locali riuscirono a proteggere quelle della cattedrale. Più tardi, il tempio scampò ai bombardamenti delle due guerre mondiali, per cui il suo ricco patrimonio scultoreo è arrivato fino ai nostri giorni praticamente intatto, benché in parte modificato dai mediocri restauri del XIX secolo. A questo ciclo è stato dato il nome di "Bibbia di Amiens", data la completezza delle rappresentazioni iconografiche, che comprendono quasi tutti gli episodi dell'Antico e del Nuovo Testamento.

La maggior parte delle sculture, che risale al XIII secolo, inaugura uno stile che si diffonderà oltre le frontiere francesi: basti pensare alla cattedrale di Burgos in Spagna. Questa scuola nacque forse in funzione di una richiesta crescente di opere, che indusse gli artisti e gli artigiani a cercare forme sempre più stilizzate e uniformi, in modo da permettere la produzione in serie. Il risultato sono figure molto accademiche, dalle linee eleganti e di grande bellezza, però fredde e distanti.

Nell'apparato simbolico scolpito sulla facciata della cattedrale, tra le centinaia di formelle quadrilobate che decorano la facciata, tutte di pregiata fattura, ne spiccano dodici che rappresentano uno Zodiaco completo, ai due lati del portale laterale sinistro. 

Sul lato sinistro vi sono sei formelle che iniziano con il segno Cancro e finiscono con quello del Sagittario; dall’altro lato la sequenza ricomincia con il Capricorno e finisce con i Gemelli. 


La scena, forse, più interessante dal punto di vista simbolico, si trova attorno al portale centrale. Essa rappresenta il tema del Giudizio Universale, ed ha una carica espressiva davvero notevole. Nella lunetta che sormonta il portale troviamo la scena principale: Al centro si trova il Cristo giudice in Gloria, ai cui lati si trovano dei personaggi inginocchiati che lo pregano, e due arcangeli: quello di sinistra reca una croce, mentre quello di destra reca una lancia. 

Sotto una schiera di angeli, si trova una fascia di persone che subiscono una sorte diversa: quelli di sinistra, gli Eletti, sono ben vestiti e sono in fila per presentarsi al cospetto di un angelo. Gli angeli sopra di loro recano delle corone e sono in atteggiamento di porle sul loro capo. Quelli di destra, invece, sono i Dannati; sono anch’essi in fila ma sono nudi, in attesa di essere di essere divorati da una bestia immane che li inghiotte all’estremità della scena. Gli angeli sopra di loro non hanno corone, ma degli oggetti che sembrano delle sferze. 

Nella fascia inferiore appare, al centro, un angelo con una Bilancia, che soppesa le virtù e i vizi: essi sono rappresentati sui piatti come un agnello ed una testa mostruosa, e la bilancia pende al momento a favore dell’agnello. Intorno a lui vi sono degli angeli che suonano le trombe del giudizio e un folto gruppo di tombe scoperchiate da cui le anime dei defunti stanno risorgendo.

Ai lati del portale vi sono delle nicchie, il cui contenuto è estremamente significativo, ed ancora una volta è suddiviso nella dualità su esposta. In basso, a sinistra, vi è un albero rigoglioso, che reca due enormi frutti dalla forma vagamente fallica. Seguono, dal basso verso l’alto, cinque figure femminili che recano in mano, sollevati, dei recipienti di varie fogge e misure: sono vasi, calici e olle. Dall’altro lato la situazione si capovolge: le figurine femminili recano dei calici o dei vasi che sono tutti rivolti verso il basso, svuotati, e l’albero alla base ha i rami dritti e spogli.

L’iconografia calice sollevato/calice abbassato ricorda molto da vicino una rappresentazione simile nel culto di Mitra, con i due Dadofori, i portatori di fiaccole, rappresentati sempre uno con la torcia sollevata e l’altro con la torcia sollevata. La coppa, o vaso, è simbolo dell’utero materno, e della generazione della vita. Anche la scelta della "donna con il vaso", per rappresentare questa allegoria, desta numerosi interrogativi...

Seguendo l’esempio delle Cattedrali di Chartres, a cui questa era nettamente ispirata, e di Reims, i cui lavori di costruzione erano cominciati circa dieci anni prima, anche Nôtre-Dame di Amiens si dotò di un immenso labirinto pavimentale, che fu posto nella navata centrale, di fronte all’ingresso principale. Il labirinto, di forma ottagonale, venne realizzato nel 1288, come attesta l’iscrizione che venne apposta lungo il perimetro della placca centrale, che riportava anche i nomi degli architetti:

En l’an de grâce 1220,
cette oeuvre fut commencée.
L’évêque béni de ce
diocèse était alors Evrard
et le roi de France Louis
fils de Philippe le Sage.
Celui qui était maître d’oeuvre
était nommé "Maître Robert"
et surnommé "de Luzarches".
Après lui vint Maître Thomas
de Cormont et après celui-ci
son fils Maître Renaut qui fit
mettre, à cet endroit-ci,
cette inscription en l’an de
l’Incarnation 1288.
Nell’anno di grazia 1220,
questo lavoro è stato iniziato.
Il vescovo benedetto di questa
diocesi è stato allora Evrard
e il re di Francia Luigi
figlio di Filippo il Saggio.
Colui che è stato maestro d’opera
si chiamava "Maestro Robert"
ed era nominato "di Luzarches".
Dopo di lui venne il Maestro Thomas
de Cormont e dopo di lui
suo figlio il Maestro Renaut che fece
mettere, in questo posto,
questa iscrizione nell’anno della
Incarnazione 1288.


Inizialmente, al centro dello schema, era stata incastonata una sbarra d’oro, insieme ad un semicerchio dello stesso metallo, che dovevano simboleggiare la levata del sole sull’orizzonte. Successivamente il sole d’oro venne sostituito da un sole di rame, poi anche questo venne tolto. Oggi la placca centrale riporta una croce fatta con scettri, orientata secondo i punti cardinali, e tutto intorno sono le figure del vescovo Evrard e degli architetti della cattedrale. Pesantemente danneggiato durante la Rivoluzione Francese, il labirinto venne rimosso. Quella che vediamo oggi è una riproduzione fedele che è stata realizzata nel XIX secolo.

È un’opera di carattere simbolico, per non dire iniziatico, che simboleggia il cammino di evoluzione spirituale che a ciascuno è permesso d’intraprendere e che deve essere portato a compimento fino in fondo. C’è una sola via da percorrere, e per quanto tortuosa possa sembrare, essa conduce inesorabilmente al centro (si dice che il labirinto è "unicursale", cioè ha una sola via obbligata, caratteristica comune a tutti i labirinti pavimentali delle chiese), a testimonianza della portata universale del cammino evolutivo. 

Come in ogni labirinto che si rispetti, basta rovesciare la visione comune del mondo, come fanno gli iniziati, e le cose complicate diventano immediatamente semplici e comprensibili. Qui, usualmente, le strisce nere rappresentano le "vie" mentre quelle bianche rappresentano i "muri", il loro intreccio è il percorso del labirinto. Capovolgendo il modo comune di pensare, ecco che il "Cammino dell’Iniziato" appare immediatamente alla vista, come un percorso rettilineo (bianco) che porta dritto al centro!

Oltre al Labirinto, è opportuno notare che le decorazioni pavimentali, sempre nella loro natura duale di accostamenti bianco/nero (motivo ampiamente sfruttato dai Cavalieri Templari nel loro stemma chiamato Beauceant, egregiamente simboleggiato nella scacchiera da gioco e riprodotto all’interno di ogni tempio massonico), formano tanti altri motivi geometrici che possono sembrare puramente decorativi ma non lo sono. Davanti al coro, per esempio, una combinazione di tre quadrati concentrici con alcune delle linee mediane ricorda troppo da vicino il simbolo della "Triplice Cinta" da non sembrare affatto casuale ma sottilmente voluto.

L’immenso apparato statuario presente all’interno della Cattedrale è riuscito a salvarsi sia dalla furia iconoclasta dei rivoluzionari, nel XVIII sec., sia dai bombardamenti delle due guerre mondiali, nel XX sec., giungendo fino a noi in tutto il suo splendore. Per la ricchezza dei motivi rappresentati, che coprono tutti gli episodi più importanti del Vecchio e del Nuovo Testamento, queste sculture sono note complessivamente come la "Bibbia di Pietra" di Amiens.

Nel XIV secolo, il complesso scultoreo fu completato con una serie di figure di personaggi storici, come il re Carlo V il Buono e suo figlio, il Delfino, addossate ai pilastri che separano le cappelle dal coro. Prive della solennità di quelle della facciata, ma dotate di un lirico naturalismo, rappresentano un contrasto che permette di apprezzare l'evoluzione della scultura negli ultimi secoli del Medioevo francese.  

Tra il 1508 e il 1519, vennero intagliati i 110 stalli del coro, che ancora oggi si conservano come ulteriore dimostrazione della miracolosa sopravvivenza del patrimonio artistico di Amiens, dato che la maggior parte degli stalli delle altre cattedrali è andata distrutta durante la Rivoluzione. Appartenenti a un'epoca in cui la religione aveva perduto molto della sua solennità medievale, i temi degli stalli di Amiens sono essenzialmente popolari: mestieri, allegorie e leggende evangeliche narrate con una deliziosa abbondanza di particolari della vita quotidiana.

A questo tempio manca però l'elemento essenziale di ogni cattedrale gotica: tutte le vetrate originali sono andate praticamente perdute, fatta eccezione per alcuni frammenti del XIV secolo, eccessivamente restaurati ma comunque preziosi per testimoniare l'impoverimento che questa arte subì nei cent'anni trascorsi dalla meraviglia di Chartres.

L’apparato iconografico della Cattedrale rivela, però, anche altri aspetti, che sono un po’ più estranei al contesto cristiano e vanno invece a "pescare" in tematiche un po’ più pagane. Ne è testimonianza, ad esempio, il ciclo di affreschi dedicato alla Sibille (realizzato nel 1506), le profetesse delle religioni più antiche che vaticinavano ispirate dagli dei. Le loro rappresentazioni, molto vivaci e colorate, si trovano nel sito dell’antica Cappella di Saint-Éloi (1243), dedicata al Vescovo di Noyon del XIII sec.

La Cattedrale di Amiens va famosa per ospitare al suo interno un’importante reliquia, il cranio di San Giovanni Battista. Si tratta, a dire il vero, di uno dei crani del Battista, perché ad esempio molti sostengono che il vero cranio sia quello conservato nella chiesa di San Silvestro in Capite, a Roma, arrivato nella Capitale italiana durante il pontificato di Innocenzo II (1130-1143).

Il cranio francese, invece, si dice sia stato portato dal canonico Walon de Sarton, di ritorno da Costantinopoli al termine della IV Crociata, ed offerto al vescovo Richard de Gerberoy. Esso è stato posto nel Tesoro della Cattedrale nel 17 Dicembre 1206 e da allora è stato venerato da re, principi e schiere di pellegrini che hanno visitato la Cattedrale. 

Il re Carlo VI nel 1385 offrì un reliquario d’oro per la sua conservazione, di cui l’attuale è una copia realizzata nel 1876.

Esso si trova nella navata sinistra della cattedrale, e davanti ad esso, negli stalli del coro, si estende un prezioso lavoro di sculture e formelle, suddivise in due sezioni, che raccontano in ogni dettaglio la vita di San Giovanni Battista, la storia della sua decollazione e quella del ritrovamento del cranio e con il susseguente arrivo in Francia. 

DIMENSIONI

lunghezza esterna: 145 metri

lunghezza interna: 133,50 metri

larghezza della navata, tra i pilastri: 12,15 metri

larghezza della navata, al centro dei pilastri: 14,60 metri

larghezza delle banchine, tra i pilastri: 6,07 metri

lunghezza esterna del transetto: 70 metri

lunghezza interna del transetto: 62 metri

altezza della navata, sotto la chiave di volta: 42,30 metri

superficie coperta: 7.700 m²

volume: circa 200.000 m³ (il doppio di Notre-Dame a Parigi)