Monumenti romani e romanici di Arles
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1981

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Spettatori nell'Arena di Arles di Vincent Van Gogh - oggi all'Hermitage di San Pietroburgo - è un quadro magnifico. I colori caldi e le pennellate frenetiche trasmettono un senso di ansiosa aspettativa e una passione travolgente, gli stessi che provavano - appunto - gli spettatori della corrida. Nel 1888, quando fu dipinto, l'anfiteatro di Arles era stato restaurato da una cinquantina d'anni. Dopo secoli nei quali era stato oggetto di saccheggi, era diventato una fortezza e poi un'area residenziale per i poveri, questo straordinario monumento romano aveva visto così restituita la sua vocazione iniziale, quella di ospitare spettacoli cruenti. 

Costruito tra il 90 e il 100 d.C, ha forma ellittica - l'asse maggiore è lungo 136 metri e quello minore 107 -, può contenere 24.000 persone ed è composto da due ordini sovrapposti di 60 archi ciascuno. L'arena vera e propria è separata dalla cavea da un alto muro, eretto per proteggere gli spettatori dall'eventuale fuga degli animali feroci impiegati nei giochi. Ma questa grandiosa costruzione non è l'unica tra le vestigia che testimoniano l'importanza della città in epoca romana. 

Colonizzata dai veterani della IV Legione di Giulio Cesare, Arles - o meglio "Iulia Arelate Sextanorum" - era, nel 49 a .C, un piccolo centro sulla riva sinistra del Rodano, popolato da genti di origine celtico-ligure e greca. Vicina al mare più di quanto non lo sia oggi, la città sviluppò presto una florida economia e si dotò di un ambizioso piano urbanistico. L'abitato, esteso su 40 ettari, venne racchiuso in una cinta muraria; il tratto della strada che lo collegava a Marsiglia fu utilizzato come decumano, mentre il cardo e le altre vie furono tracciate a formare una scacchiera. 

Risalgono all'epoca di Ottaviano Augusto - tra il 40 e il 15 a .C. - i lavori per la creazione di un teatro per 10.000 spettatori (oggi restaurato e tornato in attività) e del foro. Quest'ultimo si estendeva intorno al santuario del Genius Augusti circondato da portici poggianti su criptoportici. Dopo un periodo di stasi economica tra il II secolo d.C. e la metà del III, Arles visse una sorta di Rinascimento dovuto allo svilupparsi dell'industria tessile e all'abilità dei suoi scalpellini, famosi in tutto l'impero per la produzione di sarcofagi: tanto che nel IV secolo Costantino, eletto imperatore, decise di stabilirvisi gratificando la città con l'appellativo di "Gallula Roma". È di questo periodo un monumentale programma di ampliamento al fine di rendere Arles una degna residenza imperiale. Di quella che fu la dimora dell'imperatore rimangono oggi le terme e sono visitabili i criptoportici sotto il santuario augusteo. Restaurati da Costantino, sono composti da due gallerie ad arcate lunghe 90 metri . In una di queste sono state rinvenute le basi di due colonne di granito con un'iscrizione che menziona i monumenti con cui l'imperatore abbellì la città e i nomi dei personaggi che presiedettero ai lavori.

STORIA - Il territorio della foce del Rodano fu occupato in età protostorica da popolazioni liguri, che allacciarono presto relazioni commerciali con le vicine popolazioni celtiche, con cui in parte si fusero, e con gli empori fenici. Furono tuttavia i Focesi, fondatori della città di Massalia, a costituire, attorno al VI secolo a.C., un emporio commerciale (Théliné), primo embrione della futura città di Arles. Il sito aveva una notevole importanza non solo commerciale ma anche strategica, trovandosi all'incrocio del percorso che collegava l'Italia alla Spagna con il corridoio formato dalla valle del Rodano, via di penetrazione di commercianti greci, fenici ed etruschi. Nei secoli successivi si andò sviluppando un primo, modesto, abitato: sono del IV secolo a.C. i resti di alcune edificazioni rinvenute (1975) durante i lavori per un parcheggio presso una zona verde della città nota come "Giardino d'inverno". Tale abitato originario dovette essere soggetto, o per lo meno fu sottoposto al controllo, della città di Massalia, cui era sempre rimasto unito da legami storici, commerciali e di sangue. A partire dal II secolo a.C., in età ancora preromana, la presenza italiana [sic] ad Arles si fa molto forte sotto il profilo economico, ma forse, fin da allora, anche sotto quello culturale.

I Romani si installarono stabilmente in Provenza nel 122 a.C., e con ogni probabilità alcuni anni più tardi, al momento della costituzione della Narbonense (118 a.C. circa), l'emporio arlesiano fu incorporato nella nuova provincia. Nel 104 a.C. Mario fece scavare un canale nei pressi di Arles, che congiungeva il Rodano al golfo di Fos per facilitare e ampliare la navigazione nella regione. In questa prima epoca romana l'abitato dovette svilupparsi notevolmente acquisendo connotazioni pienamente urbane ed assumendo il nome di Arelate, toponimo di probabile origine gallica, con il significato di luogo presso (are) lo stagno (late); con tale denominazione sarà menzionata da Giulio Cesare nel De bello civili. Durante la guerra civile tra Cesare e Pompeo si schierò a fianco di Cesare riuscendo ad armare in un solo mese dodici navi da guerra che egli stesso aveva richiesto e dopo la vittoria di quest'ultimo ottenne buona parte del territorio dell'antica madrepatria, la pompeiana Massalia. Nel 46 a.C. divenne colonia romana accogliendo i veterani della legio VI Ferrata e ottenendo il privilegio di dotarsi di una cinta muraria che racchiudeva un'area urbana di 40 ettari. In questi anni il suo porto fluviale conobbe un ulteriore sviluppo, così come lo sfruttamento sistematico del fertile territorio che circondava la città.

Agli inizi del IV secolo fu una delle residenze preferite dell'imperatore Costantino I e nel 314 vi si tenne il concilio di Arles. A partire dal 328 ebbe il nome ufficiale di Constantina, datole da Costantino I in onore del proprio figlio Costantino II che vi era nato; nel 340, tuttavia l'uso cessò con la morte e la damnatio memoriae di Costantino II. L'altro figlio di Costantino I, Costanzo II, mutò nuovamente il nome ufficiale della città in Constantia nel 353, in occasione della celebrazione nella città dei propri tricennalia; il nuovo nome tuttavia fu scarsamente utilizzato e la sua ultima attestazione risale al 423, anno in cui si ha l'ultima emissione monetaria, per l'usurpatore Giovanni Primicerio, ancora recante il segno di zecca col nuovo nome. A partire dal 328, la città, sostituendosi a Nemausus e a Burdigala come il centro più popoloso ed importante della Gallia meridionale, venne dotata di una zecca imperiale. Nel 407 divenne sede della Prefettura delle Gallie al posto di Treviri e dieci anni più tardi il suo vescovo subentrò a quello di Lione come primate ecclesiastico della Gallia. Nel 473 fu, per la prima volta, espugnata e occupata da una popolazione barbara, seppure parzialmente romanizzata, quella dei Visigoti. In quegli anni, che videro il crollo definitivo dell'Impero romano d'Occidente, Arles riuscì a conservare una certa importanza non solo come centro politico ed economico, ma anche, e soprattutto, religioso.

Nel 508, con la conquista ostrogota Arles entrò a far parte del regno di Teodorico il Grande. Era allora vescovo della città Cesario, il quale riuscì ad ottenere da Papa Simmaco anche la primazia sulla Spagna, conferendo alla diocesi arlesiana un prestigio, nell'Occidente cristiano, secondo solo a quello di Roma. Nel 524 vi si tenne un concilio cui parteciparono vescovi provenienti non solo da ogni parte della Gallia, ma anche da un certo numero di diocesi iberiche e persino dall'Italia. Nel 536 la città fu occupata dai Franchi e nel 730 fu espugnata e saccheggiata dai musulmani provenienti dalla Spagna. Continuò tuttavia ad essere un attivo centro commerciale e quando, nel 934, vennero unite in un unico stato la Provenza e la Borgogna, la nuova formazione politica prese il nome di regno di Arles ed ebbe nella città provenzale una delle sue capitali più prestigiose, oltre che centro organizzatore di rilievo. Dopo circa un secolo di vita indipendente, nel 1032, tale regno si smembrò e le sue parti (regione d'Arles, Borgogna e Provenza) vennero assorbite dal Sacro Romano Impero. Il regno di Arles, pur se con una ridotta base territoriale, continuò tuttavia a vivere come stato vassallo del Sacro romano Impero fino alla definitiva trasformazione della contea di Provenza (suo antico feudo) in entità statuale pienamente autonoma (XIII secolo) e oltre.

Nel frattempo era iniziato quel lungo percorso che doveva portare Arles, attorno al 1135, all'elezione di un console e, in seguito, a darsi degli statuti di città libera. I vincoli feudali che la città e il suo regno intrattenevano con il Sacro romano Impero rischiarono di spezzarsi e indussero Federico Barbarossa a recarsi ad Arles nel 1178 per cingere la corona di un stato che esisteva ancora de jure e riaffermare in tal modo la propria autorità su tutto il territorio compreso fra le Alpi e il Rodano. 

La cerimonia dell'incoronazione ebbe luogo con la massima solennità nella cattedrale di Saint Trophime, da poco edificata. Nel 1239, per volere della sua borghesia, Arles accettò l'autorità dei conti di Provenza, gravitanti anch'essi nell'orbita imperiale, riuscendo tuttavia salvaguardare, almeno in parte, le proprie libertà civiche. Nel 1481 Arles e la Provenza tutta passarono, dopo la morte senza eredi del loro ultimo sovrano, il conte Carlo III, a Luigi XI e furono annesse al regno di Francia.

L'annessione di Arles al regno di Francia non comportò inizialmente problemi di sorta, anche perché la città e la sua regione di appartenenza tornarono ad unirsi ad altre aree occitane che per lingua e cultura le erano affini: basti pensare al Languedoc, alla regione di Tolosa e anche a quella parte della Guascogna che da tempo faceva parte dello stato francese. 

Agli inizi del Cinquecento tuttavia, venne inaugurata da Luigi XII quella politica di centralizzazione linguistica che, perseguita anche dai suoi successori, sfociò nell'editto di Villers-Cotterêts (1539) che stabiliva l'ufficialità della lingua francese in tutti gli atti pubblici a scapito del latino e degli idiomi autoctoni parlati sia nel sud di Francia (in gran maggioranza di ceppo occitano o francoprovenzale), sia in Bretagna. Tale editto segnò, ad Arles, l'inarrestabile decadenza del provenzale che sarebbe durata fino ai giorni nostri.

Sotto il profilo economico e finanziario la città dovette subire, nella prima metà del Cinquecento, un aumento generalizzato della fiscalità, volto a sostenere sia la politica di espansione territoriale della monarchia francese in Italia (in funzione anche anti-asburgica) sia la lotta contro i corsari barbareschi particolarmente attivi nel litorale arlesiano (Saintes-Maries-de-la-Mer), sia lo sforzo militare contro le truppe imperiali di Carlo V che per ben due volte, negli anni trenta del Cinquecento, avevano invaso la Provenza. Nel 1525 la città fu costretta persino ad arruolare un contingente di 200 uomini per reprimere bande di briganti (bandouliers) formate da ex-militari italiani o corsi che desolavano la contrada.

Con il ritorno della pace, attorno alla metà del XVI secolo, Arles conobbe un nuovo periodo di sviluppo urbano ed economico favorito dal rinato interesse per la cultura classica, di cui la città era stata, nelle Gallie, uno dei massimi centri propulsori. Numerose costruzioni, sia private sia pubbliche, furono erette con forme, il più delle volte, di ispirazione rinascimentale. Fra gli edifici pubblici più significativi dell'epoca possiamo ancora ammirare la celebre Torre dell'Orologio (Tour de l'Horloge) (1555) e le due torri della Porte de la Cavalerie (1588) e, fra quelli civili, i palazzi aristocratici di Varadier Saint-Andiol, Arlatan e di Laval-Castellane, che riflettono il gusto delle grandi famiglie locali per la monumentalità, la magnificenza e per dei tratti italianizzanti rari in Provenza.. Durante le guerre di religione (1562 - 1598) Arles restò fedele alla causa cattolica. L'arcivescovo Prosper de Sainte-Croix (1566-1574) indusse le autorità locali a cacciare i protestanti dalla città e ad accogliere i rifugiati cattolici provenienti dalla vicina Nîmes, fra cui Mons. Bernard Del Bene, che divenne per alcuni anni suo vescovo ausiliare. L'allontanamento dei protestanti permise ad Arles di restare al margine della guerra civile che si era scatenata fra "papisti" e "riformati", condotta con inaudita violenza da entrambe le parti nel mezzogiorno francese, ma non di evitare la terribile epidemia del 1579 - 1581 che ne decimò la popolazione e che tornò a flagellare la città otto anni più tardi.

Nella prima metà del XVII secolo si impose in città un manierismo di tipo "borgognone" sia nell'architettura civile che in quella religiosa, trovando posto persino nella cattedrale di Saint-Trophime con la sistemazione al suo interno, negli anni compresi fra il 1620 e il 1627, della Cappella dei re Magi (Chapelle de Rois Mages). Tale manierismo cederà il posto, attorno alla metà del secolo, a uno stile più sobrio, di ispirazione classicheggiante, e, negli ultimi decenni della centuria, a forme tipicamente barocche. In quegli anni il centro urbano subì alcune importanti trasformazioni che l'avrebbero contraddistinto fino ai giorni nostri, fra cui la definitiva sistemazione del cuore della città, l'odierna place de la République con il nuovo 'Hotel de Ville, (1673-1675) che incorporò anche la Torre dell'Orologio e, al centro della piazza, il bell'obelisco di epoca tardo-imperiale (IV secolo), ivi trasportato dal Circo romano in cui si trovava.

Nei primi decenni del Settecento Arles fu funestata da una grave carestia (1709) e dalla peste (1721), in cui perì oltre un terzo della propria popolazione che all'epoca ammontava a 23.000 abitanti circa. La carestia tornò a desolare la città nel 1752, dando luogo a saccheggi repressi con durezza: un agitatore venne impiccato, altri furono incarcerati, altri ancora condannati alle galere. Nella seconda metà del secolo si segnalano anche i primi timidi tentavi di industrializzazione della città, con l'apertura di alcuni stabilimenti al di fuori delle mura cittadine e oltre il Rodano, nel quartiere di Trinquetaille.

L'adesione della città alla Rivoluzione si produsse ancor prima della presa della Bastiglia, allorquando esplose in città una rivolta popolare dovuta al carovita (13 marzo 1789), seguita da manifestazioni antimonarchiche che culminarono con l'occupazione del palazzo comunale. Le redini del potere furono prese, fin da allora, dall'aristocratico Pierre-Antoine Antonelle, che da tempo aveva fatti propri gli ideali di libertà e giustizia sociale che avevano ispirato i patrioti rivoluzionari francesi e che nel 1790 fu eletto sindaco della città.

In epoca napoleonica fu decisa la soppressione dell'Arcidiocesi di Arles (1801) e la sua unione con la diocesi di Aix. Ripristinata nel 1817, fu nuovamente soppressa nel 1822 incorporandosi definitivamente in quella di Aix-en-Provence. All'epoca l'economia della città era ancora basata sul porto fluviale, ma attorno alla metà dell'Ottocento, a causa del rapido sviluppo dei trasporti per ferrovia, si andò gradualmente riconvertendo. L'aperura degli ateliers ferroviari, a ridosso degli Alyscamps, nel 1848, segnò l'inizio di una nuova era per Arles, che cominciò a perdere le connotazioni portuali che fino ad allora l'avevano contraddistinta, per assumere sempre più quelle di una centro dall'economia diversificata. 

Negli anni del Secondo Impero viene aperto a Salin-de-Giraud, località appartenente al comune di Arles, uno stabilimento per lo sfruttamento del sale (1856). Quest'epoca vide anche la costruzione di importanti arterie (fra cui l'attuale rue Gambetta), di un ponte ferroviario sul Rodano, di nuovi argini lungo il fiume per proteggere il centro storico dalle ripetute inondazioni (1856) e di numerosi edifici pubblici fra cui scuole, caserme, magazzini e un teatro. L'attività edificatoria continuò in età repubblicana: nel 1875 venne inaugurato un secondo ponte fluviale per unire il centro urbano al quartiere di Trinquetaille e in alcune zone periferiche della città iniziarono a sorgere i primi nuclei abitativi destinati prevalentemente agli operai. In quegli anni, nel quartiere arlesiano di Barriol, fu aperto un cantiere navale sopravvissuto fino ai giorni nostri. La città che nel 1875 vide nascere Jeanne Calment la donna più longeva di ogni tempo (122 anni legalmente provati) e che ospitò Vincent Van Gogh nel 1888-1889 ispirando tante sue immortali creazioni, era certamente profondamente diversa da quella che solo alcuni decenni primi basava la propria esistenza sul porto fluviale.

Le due guerre mondiali segnarono profondamente la città: se nella prima molte giovani reclute arlesiane perirono sul fronte franco-tedesco, nella seconda ai morti fra le truppe combattenti si aggiunsero quelli causati dai bombardamenti aerei anglo-americani (giugno - agosto 1944) che falcidiarono molti civili inermi e causarono gravi danni al patrimonio edilizio e monumentale di Arles. Secondo fonti ufficiali, per quanto riguarda la sola edilizia residenziale su 5.500 alloggi esistenti 1.156 andarono totalmente distrutti o risultarono inabitabili e 1.120 subirono distruzioni parziali di varia entità e gravità. Interi quartieri come quello di Trinquetaille o de La Cavalerie furono in massima parte rasi al suolo insieme ai due ponti sul Rodano, al Palazzo delle Poste, alla stazione ferroviaria e a svariati altri edifici civili e religiosi. Fra questi ultimi andò irrimediabilmente perduta la l'Église de Saint-Pierre, a Trinquetaille, che venne riedificata nel dopoguerra con forme moderne, mentre léglise Notre-Dame-la-Major, nonostante i gravi danni subiti venne riaperta al pubblico dopo essere stata sottoposta, per otto anni, a una serie di interventi strutturali e di restauri. L'opera di ricostruzione, data la l'importanza della città sotto il profilo storico e monumentale, fu affidata alla direzione di uno dei massimi architetti del tempo, il francese di origine ungherese Pierre Vago (1910-2002) e si protrasse fino agli inizi degli anni sessanta del Novecento.

In età contemporanea alcune delle frazioni, o località, appartenenti al comune di Arles divennero municipi autonomi, come Fontvieille (dal 1790), Port-Saint-Louis-du-Rhône (dal 1904) e Saint-Martin-de-Crau (dal 1924).

MURA - La conoscenza del tracciato della prima cinta muraria, eretta poco dopo fondazione della colonia, alla fine del I secolo a.C., è in gran parte incerta. Un settore tra i meglio conservati va dalla porta di Augusto alla torre des Mourgues (dai monaci del monastero di San Cesareo). Se ne può quindi seguire il tracciato fino all'anfiteatro, da dove poi dovevano raggiungere il fiume. Sul lato meridionale dovevano seguire l'attuale boulevard des Lices.

Per la costruzione dell'anfiteatro ne fu forse distrutto un tratto, alla fine del I secolo d.C. e altre sezioni dovettero essere obliterate in seguito all'ampliamento dell'abitato urbano verso sud.

Solo una parte del tracciato venne riutilizzato per le nuove mura tardoantiche, con perimetro ridotto, che inglobarono alcuni monumenti funerari e blocchi di reimpiego provenienti da monumenti non più in piedi. Una terza cinta di mura, ampliata, si deve al XIII secolo. La torre dello Scorticatoio o torre del Leonet, del 1372 rappresenta l'ultimo resto del tratto di mura che correva lungo il fiume in epoca medioevale. Si conservano anche i resti della porta della Cavalleria, ricostruita nel 1588, completata nel XVIII secolo e parzialmente distrutta durante la Rivoluzione francese e nel 1877.

FORO (CRIPTOPORTICI) - Del foro vero e proprio, la piazza centrale della città romana, restano solo alcuni pezzi architettonici che permettono di ipotizzare la sua costruzione poco dopo la fondazione coloniale del 46 a.C.. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

La piazza, disposta su un terreno in pendio, era in parte sostenuta da sostruzioni: tre gallerie sotterranee disposte ad U e chiuse al pubblico. Una quarta galleria con elementi in mattoni appartiene probabilmente ad un rimaneggiamento di epoca tardoantica. A partire del V secolo il foro era in abbandono e alcune parti dei criptoportici furono chiuse per essere utilizzate come cantine e si perse la memoria della natura dei resti, che furono prima interpretati come catacombe e riconosciuti di origine romana solo in seguito al ritrovamento di un fregio scolpito nel 1737. Lo scavo di queste gallerie sotterranee a partire dal 1951 permise di ritrovare un deposito di marmi asportati da antichi monumenti, tra cui alcune iscrizioni che testimoniano l'esistenza nel Foro di un culto dedicato all'imperatore Augusto.  

Attualmente ai criptoportici del Foro si accede dalla cappella dei Gesuiti, costruita nel 1654, notevole per il soffitto dipinto e la decorazione scolpita dell'interno, in stile barocco. La cappella fu sede del museo archeologico di arte cristiana.  

TEATRO ROMANO - Fu inaugurato nel 12 a.C. presso la collina dell'Hauture, inserito nel suo tracciato urbano regolare. Insieme al foro e all'Arc du Rhone costituisce l'impianto monumentale della colonia in epoca augustea. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

Iniziò ad essere fortificato nel V secolo d.C. ("Torre di Rolando", inserita nella cinta fortificata della città). Parte dei materiali fu riutilizzata per nuove costruzioni nelle vicinanze. Nel Medioevo altre costruzioni vi furono edificate e si perse memoria della sua originaria funzione, che venne nuovamente riconosciuta solo alla fine del XVII secolo. I lavori di scavo e restauro iniziarono nel 1823. Nuovi restauri sono iniziati nel 2004.

Attualmente restano pochi gradini della cavea del Teatro, l'orchestra, il proscenio e due colonne della scena, con un frammento della trabeazione. In origine la cavea si appoggiava su tre ordini di arcate e poteva accogliere circa 10.000 spettatori.

Nell'orchestra, pavimentata in marmi colorati si trovava l'altare dedicato ad Apollo, rinvenuto negli scavi ottocenteschi. La scena aveva in origine tre ordini di colonne ancora in marmi colorati e una notevole decorazione scultorea, di cui rimane la celebre "Venere di Arles" e la testa di una statua colossale di Augusto.  

ANFITEATRO - Conosciuto con il nome di les Arènes, l'anfiteatro fu edificato intorno all'80 d.C., addossato al fianco settentrionale della collina dell'Hauture, con orientamento diverso rispetto a quello del tracciato urbano. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

Nel Medioevo divenne una vera e propria cittadella fortificata e vi furono innalzate quattro torri. Nel 1735 il consiglio municipale proibì la ricostruzione delle abitazioni che vi si erano installate e il monumento venne liberato dalle costruzioni successive a partire dal 1822. Restauri del monumento, ora esposto agli agenti atmosferici, furono condotti a più riprese e alla fine del XIX secolo fu instaurato un regolare programma di manutenzione. Nuovi grandi restauri sono iniziati nel 2000.

Circa 21.000 spettatori potevano essere ospitati nella cavea, suddivisa in quattro maeniana (suddivisioni orizzontali) e sostenuta da due ordini di 60 arcate, sormontate da un attico oggi perduto. Come in molti altri anfiteatri il sistema di accesso era articolato per mezzo delle scale e dei corridoi anulari ricavati nelle strutture di sostegno. L'arena era pavimentata con un tavolato in legno sostenuto da risalti nella parte inferiore del podium (il muro che limitava la cavea, rivestito da grandi lastre in pietra): nello spazio sotto il tavolato trovavano posto i macchinari utilizzati per gli spettacoli.

L'anfiteatro viene attualmente utilizzato per spettacoli teatrali e corride.

CIRCO ROMANO - Fu edificato nel 149 d.C., sotto l'imperatore Antonino Pio, fuori dalle mura, lungo la riva del fiume. Fa parte degli edifici inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

Nel IV secolo la spina venne ricostruita con un nuovo rivestimento in lastre di marmo e l'erezione di un obelisco. Nel V secolo quando vi si svolgono ancora delle corse, inizia una parziale occupazione delle strutture. Il monumento sarà utilizzato come cava di materiale nel VI secolo in occasione della costruzione delle nuove fortificazioni. Le alluvioni del fiume ricoprirono le rovine di sedimenti e il monumento venne riscoperto solo nel XVII e nel XIX secolo, con scavi più approfonditi nel XX secolo.

La cavea poteva accogliere 20.000 spettatori ed era sorretta da un sistema di volte rampanti terminanti in facciata con un ordine di arcate. A causa della natura argillosa del terreno le fondazioni dovettero essere rinforzate con palificazioni in legno. Sono attualmente visibili solo alcuni resti delle costruzioni della cavea sul lato corto curvilineo.

TERME DI COSTANTINO - Forse sul sito di un simile edificio più antico, sulle rive del fiume, l'edificio termale venne costruito nel IV secolo DC, epoca in cui la città era divenuta sede della corte imperiale di Costantino.

Nel Medioevo la costruzione fu occupata da abitazioni private che ne fecero perdere il ricordo: nel XVI secolo i resti visibili erano identificati come quelli del palazzo imperiale di Costantino e venivano chiamati palazzo della Trouille, con allusione a sale circolari e voltate. Degli scavi nel XIX secolo permisero di identificare i resti con un edificio termale. Ad un palazzo o alla sede della prefettura delle Gallie potrebbe appartenere una sala basilicale, visibile nel vicino palazzo d'Arlatan.

I resti dell'edificio sono tuttora in gran parte compresi nelle case circostanti, mentre è stato liberato il settore settentrionale con gli ambienti caldi e altri spazi di servizio.  

BASILICA PALEOCRISTIANA - La prima cattedrale, sorta nel IV secolo era conosciuta solo dalle fonti fino al rinvenimento dei resti dell'abside, avvenuto nel 2003 durante lavori di costruzione sulla collina dell'Hauture.

I resti comprendono una vasta abside, poligonale all'esterno e a pianta semicircolare all'interno, che racchiude un deambulatorio pavimentato a mosaico policromo, intorno ad un abside più piccola, con pavimento rialzato e rivestito in marmo.

CHIESA DI SAINT-TROPHIME - La cattedrale fu edificata nel XII secolo, rimodellando una precedente basilica del V secolo dedicata a Stefano protomartire, a sua volta costruita nei pressi dell'antico foro della città per trasferirvi la sede cattedrale. Vide diverse fasi costruttive: la chiesa oggi visibile fu edificata tra il 1100 e il 1152, e dedicata a Saint Trophime (san Trofimo). Nel 1178 l'imperatore Federico I Barbarossa vi venne incoronato re di Arles. A seguito del Concordato del 1801, fu declassata a semplice chiesa parrocchiale. Fu in seguito eretta a basilica minore da papa Leone XIII (1882).

Saint-Trophime rappresenta uno dei monumenti più importanti del romanico provenzale e fa parte dei monumenti patrimonio dell'umanità.  

La chiesa ha un'alta navata centrale a cinque campate, fiancheggiata da strette navate laterali. Una cupola copre lo spazio all'incrocio del transetto, presso il quale è stato elevato il campanile. Il portale centrale è riccamente scolpito con una raffigurazione del Giudizio universale.  

Un coro gotico con deambulatorio e cappelle a raggiera, rimpiazzò le tre absidi originali nel XV secolo. Alla fine del XVII secolo vi furono nuovi interventi all'interno e l'aggiunta dei portali sulla facciata. Durante la Rivoluzione francese la chiesa fu trasformata in "Tempio della Ragione" e l'arredo originario fu in gran parte distrutto. In seguito la sede arcivescovile fu trasferita ad Aix-en-Provence e la chiesa fu riaperta al culto come chiesa parrocchiale.

L'insieme degli edifici episcopali fu costruito in più tappe. Il braccio meridionale del transetto della chiesa si prolungò con la costruzione di una prima sala capitolare, successivamente raddoppiata, che alla fine del XII secolo ricevette una facciata ad arcate sostenute a colonnette. Un terzo lato del quadrilatero fu occupato da un dormitorio.

Le costruzioni furono quindi collegate dalle gallerie di un chiostro: la prima galleria, sul lato nord, venne completata alla fine del XII secolo e la seconda davanti al dormitorio deve risalire agli inizi del XIII. Il progetto rimase tuttavia incompiuto e un secondo piano non venne mai realizzato. 

La decorazione scolpita di queste prime due gallerie è particolarmente ricca e rappresenta i temi del mistero pasquale e dei santi patroni della chiesa locale nella galleria nord, mentre nella seconda galleria i capitelli rappresentano episodi della vita di Gesù.  

Il chiostro venne chiuso con altre due gallerie di stile gotico negli anni 70 del Trecento. Nella prima il tema della decorazione dei capitelli raffigura la vita di Saint Trophime, mentre nella seconda si mescolano episodi biblici con culti locali.

I canonici della cattedrale non furono più monaci a partire dal 1455 e le gallerie furono utilizzate come magazzini. 

Nel XVII secolo le gallerie furono poi divise in due con l'aggiunta di una volta e la costruzione di un'ampia scalinata. Dopo la Rivoluzione francese il chiostro fu in parte occupato da abitazioni private.

Il palazzo arcivescovile concludeva il complesso episcopale. Quello tuttora visibile risale ad una radicale ricostruzione del XVII secolo, con numerose trasformazioni nei periodi successivi. Mantenne la sua funzione fino alla Rivoluzione francese, per essere successivamente adibito a diversi usi civili.  

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CHIESA DI SAN GIOVANNI DI MOUSTIERS - La chiesa fu edificata nel XII secolo in stile romanico-provenzale sulla collina dell'Hauture, e conserva un'abside decorata esternamente da lesene di imitazione antica. Fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

PIAZZA DELLA REPUBBLICA - Nel Medioevo si trattava di uno slargo tra la chiesa di Saint-Trophime e quella di Sant'Anna (1627). Nella chiesa fu ospitato dal 1825 il primo museo archeologico ("Museo di arte pagana").

Nei pressi sorgeva inoltre il Palazzo del Podestà (eretto tra il 1220 e il 1235 in stile romanico), utilizzato dal vicario del conte di Provenza dopo il 1251 e fiancheggiato dal plan de la Cour, dove si svolgevano le assemblee cittadine.

Nel 1676 venne terminato il palazzo del Municipio che inglobava la più antica Torre dell'Orologio (1558), che a sua volta ne sostituiva una più antica. In questa occasione fu creata la vera e propria piazza con l'abbattimento di diversi isolati. A diverse epoche appartengono le facciate degli altri edifici che la bordano: dalla chiesa di Sant'Anna, ricostruita nel 1627 fino al palazzo delle Poste, oggi sede di servizi pubblici e associazioni, che chiuse la piazza nel 1898 (architetti Auguste e Leonard Véran).

L'obelisco di fronte al Municipio, qui rialzato nel 1676, era stato posto nel IV secolo d.C. sulla spina del circo romano. Si tratta di una realizzazione romana, scolpita in una pietra originaria dall'odierna Turchia. Fu rinvenuto nel 1389, rotto in due pezzi. Nel XIX secolo fu aggiunto il bacino d'acqua ai suoi piedi. Durante la sua erezione vennero scoperti dei resti relativi ad uno stabilimento termale di epoca romana.

COMMANDERIE SAINTE-LUCE - Si tratta di un insieme di edifici appartenuto ai Templari. In seguito passò agli ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, o Sovrano Militare Ordine di Malta. I quattro edifici riuniti intorno al cortile centrale risalgono uno probabilmente alla fine del XIII secolo, due al XV e l'ultimo fu rimaneggiato nel XVI.

CONVENTO DEI GRANDS-CARMES - Il primo convento dei Carmelitani costruito nel XIII secolo e successivamente abbandonato, fu nuovamente messo in luce durante i restauri per una banca. Comprende la cappella Desalberts, con volte gotiche dall'articolata decorazione, della seconda metà del XVI secolo.

CONVENTO DEI DOMENICANI - Inizialmente insediati all'esterno delle mura, i Domenicani si insediarono nel XIV secolo sulle rive del fiume. La monumentale chiesa, consacrata a Notre-Dame-de-Confort fu completata nel 1484 in forme gotiche. A partire dal 1981 è stata oggetto di scavi e di lavori di restauro.

GRAN PRIORATO DELL'ORDINE DI MALTA (MUSEO REATTU) - La sede del Gran Priore dell'Ordine di Malta fu realizzata a partire dal XV secolo da due commanderies medioevali. Nel 1868 fu sede del museo municipale di belle arti, attualmente orientato in particolare verso l'arte contemporanea e la fotografia.

SPAZIO VAN GOGH - L'antico ospedale fu costruito tra il 1573 e XVII secolo e il 1680, riunendo i 32 complessi di sanità presenti all'epoca in città. Nel 1835 tre dei corpi di fabbrica intorno al chiostro centrale furono rialzati in seguito ad un'epidemia di colera. Vi fu ospitato Van Gogh, che raffigurò l'edificio nei suoi quadri. L'ospedale cessò di funzionare negli anni 1970.

Successivamente l'edificio subì ampie opere di restauro e trasformato in centro culturale. Durante i lavoro fu oggetto di scavi archeologici che hanno rimesso in luce testimonianze della protostoria locale.

NECROPOLI DEGLI ALYSCAMPS - La necropoli, situata lungo l'antica via Aurelia fu utilizzata per tutto il periodo romano e acquistò importanza in epoca paleocristiana per la sepoltura qui avvenuta del martire San Genesio. Il nome deriva da "Elisi campi". In una cappella nei pressi furono seppelliti anche i primi vescovi di Arles. Fu tappa obbligata nel cammino di pellegrinaggio verso Santiago di Compostela. Nel ciclo carolingio vi fu ambientato un combattimento tra Carlo Magno e i Saraceni, per spiegare la grande quantità di tombe presenti e Dante cita il luogo nell'Inferno della Divina Commedia.

Vi sorge la chiesa di Sant'Onorato, conosciuta dall'XI secolo e costruita dai monaci dell'abbazia di San Vittore a Marsiglia. Nel XII secolo l'abbazia fu interamente ricostruita ma la chiesa, in stile romanico-provenzale, non fu mai completata. La navata centrale rimasta scoperta ospitò nel XVII secolo un lapidario.

Risale ad epoca medioevale anche la chiesa di San Pietro des Mouleyrès, il cui cimitero è stato tagliato per il passaggio della linea ferroviaria. Rovinata e abbattuta, fu ricostruita nel XVII secolo.

La cappella dei Porcelet, del XV secolo è una delle poche cappelle familiari conservate della necropoli.

I viali furono sistemati nel XVIII secolo dai padri Minimi e furono dipinti da Vincent Van Gogh e da Paul Gauguin nel 1888.  

ESPLANADE DES LICES - Sul sito dove gli scavi hanno rivelato resti di ville suburbane del II secolo DC, si eressero a partire dal XVII secolo (piazzale del Mercato Nuovo) il nuovo convento dei Carmelitani (1634 e 1702), con annessa cappella (oggi unico resto visibile) e l'Ospedale della Carità delle suore agostiniane. Verso il 1820 nasce il grande boulevard des Lices, che attraversa i giardini dell'antico convento.

Gli scavi qui condotti hanno rivelato la presenza di ricche ville suburbane di epoca romana, con pavimenti decorati a mosaico policromo. Alcuni dei resti sono stati lasciati visitabili nei sotterranei della banca del Crédit Agricole.

CIMITERO MONUMENTALE - Sistemato fuori città nel 1786, presenta numerosi esempi di tombe del Secondo Impero e iscrizioni funerarie in lingua d'oc.

ABBAZIA ROMANICA DI MONTMAJOUR - A qualche chilometro a nord-est della città, fa parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.

Il chiostro, con ricca decorazione, presenta quattro gallerie intorno ad una piccola corte scoperta. Degli edifici conventuali restano la sala capitolare, il refettorio e resti delle celle e dei magazzini. Nel 1369 fu aggiunta al convento una torre difensiva, detta Torre degli abati, tuttora ben conservata.

L'abbazia declinò in seguito all'uso della commenda, ossia della concessione del beneficio da parte del papa anche al di fuori della congregazione monastica, anche a dei laici. Una ripresa si ebbe per iniziativa dell'arcivescovo di Arles nel XVII secolo. Verso il 1730 fu costruito il convento di San Mauro, distrutto durante la Rivoluzione francese e attualmente in rovina.  

La comunità monastica si costituì a partire dal X secolo e prosperò grazie a numerose donazioni aristocratiche. Fu centro di pellegrinaggio grazie ad alcune reliquie della Croce (Pardon de Montmajour, il 3 maggio, celebrazione istituita nel 1030).

L'edificio più antico è rappresentato dalla chiesa dei San Pietro, costruita intorno al 1040, in parte scavata nella roccia,

La chiesa abbaziale di stile romanico fu invece costruita nel XII secolo in sostituzione di una chiesa precedente, nominata dalle fonti, ma di cui non abbiamo alcun resto. La chiesa era ad unica navata, attualmente di due sole campate, poiché la terza, prevista, non venne mai realizzata. La sottostante cripta a deambulatorio con cappelle radiali, presenta una pianta diversa da quella della chiesa soprastante, a cui fa da sostruzione sul pendio della collina.

Fuori dal perimetro del convento sorge la cappella della Santa Croce (fine del XII secolo), che fu costruita come centro per i pellegrini. La chiesa è a pianta centrale quadriloba e con breve campata che fa da vestibolo. I frontoni che decorano l'esterno prendono ispirazione dai monumenti romani della città.  

MUSEO DI ARLES E DELLA PROVENZA - La formazione delle collezioni risale al 1614, con l'esposizione nel palazzo del Municipio delle vestigia archeologiche rinvenute in città. Nel 1651 fu ritrovata ed esposta la statua della Venere di Arles, rinvenuta nel teatro, che venne poi ceduta al re Luigi XIV per il parco di Versailles. Altre collezioni erano ospitate nei conventi (in particolare nel cortile del convento della Misericordia, situato sul sito stesso del teatro). Nel 1784 agli Alyscamps venne realizzato il primo museo archeologico pubblico, ma l'esperienza fu interrotta dalla Rivoluzione francese. Nel 1805 fu la chiesa di Sant'Anna ad essere dedicata come Museo dell'arte pagana all'esposizione degli oggetti antichi. Nel 1935 la crescita delle collezioni rese necessario l'apertura di un Museo di arte cristiana nella cappella dei Gesuiti. Infine a partire dagli anni 1970 fu presa la decisione di edificare un nuovo museo archeologico che venne infine inaugurato nel 1995, opera dell'architetto Henri Ciriani.

Il museo ha pianta triangolare e ciascuno dei tre lati è dedicato ad una specifica funzione: esposizione, accoglienza del pubblico, restauri e studi. Gli oggetti illustrano la storia della città e il modo di vivervi dall'epoca neolitica fino alla tarda antichità, seguendo un percorso cronologico e tematico.