Spettatori
nell'Arena di Arles di Vincent Van Gogh - oggi
all'Hermitage di San Pietroburgo - è un quadro
magnifico. I colori caldi e le pennellate
frenetiche trasmettono un senso di ansiosa
aspettativa e una passione travolgente, gli
stessi che provavano - appunto - gli spettatori
della corrida. Nel 1888, quando fu dipinto,
l'anfiteatro di Arles era stato restaurato da
una cinquantina d'anni. Dopo secoli nei quali
era stato oggetto di saccheggi, era diventato
una fortezza e poi un'area residenziale per i
poveri, questo straordinario monumento romano
aveva visto così restituita la sua vocazione
iniziale, quella di ospitare spettacoli cruenti.
Costruito
tra il 90 e il 100 d.C, ha forma ellittica -
l'asse maggiore è lungo 136 metri
e quello minore 107 -, può contenere 24.000
persone ed è composto da due ordini sovrapposti
di 60 archi ciascuno. L'arena vera e propria è
separata dalla cavea da un alto muro, eretto per
proteggere gli spettatori dall'eventuale fuga
degli animali feroci impiegati nei giochi. Ma
questa grandiosa costruzione non è l'unica tra
le vestigia che testimoniano l'importanza della
città in epoca romana.
Colonizzata
dai veterani della IV Legione di Giulio Cesare,
Arles - o meglio "Iulia Arelate
Sextanorum" - era, nel
49 a
.C, un piccolo centro sulla riva sinistra del
Rodano, popolato da genti di origine
celtico-ligure e greca. Vicina al mare più di
quanto non lo sia oggi, la città sviluppò
presto una florida economia e si dotò di un
ambizioso piano urbanistico. L'abitato, esteso
su 40 ettari, venne racchiuso in una cinta
muraria; il tratto della strada che lo collegava
a Marsiglia fu utilizzato come decumano, mentre
il cardo e le altre vie furono tracciate a
formare una scacchiera.
Risalgono
all'epoca di Ottaviano Augusto - tra il 40 e il
15 a
.C. - i lavori per la creazione di un teatro per
10.000 spettatori (oggi restaurato e tornato in
attività) e del foro. Quest'ultimo si estendeva
intorno al santuario del Genius Augusti
circondato da portici poggianti su
criptoportici. Dopo un periodo di stasi
economica tra il II secolo d.C. e la metà del
III, Arles visse una sorta di Rinascimento
dovuto allo svilupparsi dell'industria tessile e
all'abilità dei suoi scalpellini, famosi in
tutto l'impero per la produzione di sarcofagi:
tanto che nel IV secolo Costantino, eletto
imperatore, decise di stabilirvisi gratificando
la città con l'appellativo di "Gallula
Roma". È di questo periodo un monumentale
programma di ampliamento al fine di rendere
Arles una degna residenza imperiale. Di quella
che fu la dimora dell'imperatore rimangono oggi
le terme e sono visitabili i criptoportici sotto
il santuario augusteo. Restaurati da Costantino,
sono composti da due gallerie ad arcate lunghe
90 metri
. In una di queste sono state rinvenute le basi
di due colonne di granito con un'iscrizione che
menziona i monumenti con cui l'imperatore abbellì
la città e i nomi dei personaggi che
presiedettero ai lavori.

STORIA -
Il
territorio della foce del Rodano fu occupato in
età protostorica da popolazioni liguri, che
allacciarono presto relazioni commerciali con le
vicine popolazioni celtiche, con cui in parte si
fusero, e con gli empori fenici. Furono tuttavia
i Focesi, fondatori della città di Massalia, a
costituire, attorno al VI secolo a.C., un
emporio commerciale (Théliné), primo
embrione della futura città di Arles. Il sito
aveva una notevole importanza non solo
commerciale ma anche strategica, trovandosi
all'incrocio del percorso che collegava l'Italia
alla Spagna con il corridoio formato dalla valle
del Rodano, via di penetrazione di commercianti
greci, fenici ed etruschi. Nei secoli successivi
si andò sviluppando un primo, modesto, abitato:
sono del IV secolo a.C. i resti di alcune
edificazioni rinvenute (1975) durante i lavori
per un parcheggio presso una zona verde della
città nota come "Giardino d'inverno".
Tale abitato originario dovette essere soggetto,
o per lo meno fu sottoposto al controllo, della
città di Massalia, cui era sempre rimasto unito
da legami storici, commerciali e di sangue. A
partire dal II secolo a.C., in età ancora
preromana, la presenza italiana [sic] ad
Arles si fa molto forte sotto il profilo
economico, ma forse, fin da allora, anche sotto
quello culturale.
I
Romani si installarono stabilmente in Provenza
nel 122 a.C., e con ogni probabilità alcuni
anni più tardi, al momento della costituzione
della Narbonense (118 a.C. circa), l'emporio
arlesiano fu incorporato nella nuova provincia.
Nel 104 a.C. Mario fece scavare un canale nei
pressi di Arles, che congiungeva il Rodano al
golfo di Fos per facilitare e ampliare la
navigazione nella regione. In questa prima epoca
romana l'abitato dovette svilupparsi
notevolmente acquisendo connotazioni pienamente
urbane ed assumendo il nome di Arelate,
toponimo di probabile origine gallica, con il
significato di luogo presso (are) lo
stagno (late); con tale denominazione sarà
menzionata da Giulio Cesare nel De bello
civili. Durante la guerra civile tra Cesare
e Pompeo si schierò a fianco di Cesare
riuscendo ad armare in un solo mese dodici navi
da guerra che egli stesso aveva richiesto e dopo
la vittoria di quest'ultimo ottenne buona parte
del territorio dell'antica madrepatria, la
pompeiana Massalia. Nel 46 a.C. divenne colonia
romana accogliendo i veterani della legio VI
Ferrata e ottenendo il privilegio di dotarsi
di una cinta muraria che racchiudeva un'area
urbana di 40 ettari. In questi anni il suo porto
fluviale conobbe un ulteriore sviluppo, così
come lo sfruttamento sistematico del fertile
territorio che circondava la città.
Agli
inizi del IV secolo fu una delle residenze
preferite dell'imperatore Costantino I e nel 314
vi si tenne il concilio di Arles. A partire dal
328 ebbe il nome ufficiale di Constantina,
datole da Costantino I in onore del proprio
figlio Costantino II che vi era nato; nel 340,
tuttavia l'uso cessò con la morte e la damnatio
memoriae di Costantino II. L'altro figlio di
Costantino I, Costanzo II, mutò nuovamente il
nome ufficiale della città in Constantia
nel 353, in occasione della celebrazione nella
città dei propri tricennalia; il nuovo
nome tuttavia fu scarsamente utilizzato e la sua
ultima attestazione risale al 423, anno in cui
si ha l'ultima emissione monetaria, per
l'usurpatore Giovanni Primicerio, ancora recante
il segno di zecca col nuovo nome. A partire dal
328, la città, sostituendosi a Nemausus e a
Burdigala come il centro più popoloso ed
importante della Gallia meridionale, venne
dotata di una zecca imperiale. Nel 407 divenne
sede della Prefettura delle Gallie al posto di
Treviri e dieci anni più tardi il suo vescovo
subentrò a quello di Lione come primate
ecclesiastico della Gallia. Nel 473 fu, per la
prima volta, espugnata e occupata da una
popolazione barbara, seppure parzialmente
romanizzata, quella dei Visigoti. In quegli
anni, che videro il crollo definitivo
dell'Impero romano d'Occidente, Arles riuscì a
conservare una certa importanza non solo come
centro politico ed economico, ma anche, e
soprattutto, religioso.

Nel
508, con la conquista ostrogota Arles entrò a
far parte del regno di Teodorico il Grande. Era
allora vescovo della città Cesario, il quale
riuscì ad ottenere da Papa Simmaco anche la
primazia sulla Spagna, conferendo alla diocesi
arlesiana un prestigio, nell'Occidente
cristiano, secondo solo a quello di Roma. Nel
524 vi si tenne un concilio cui parteciparono
vescovi provenienti non solo da ogni parte della
Gallia, ma anche da un certo numero di diocesi
iberiche e persino dall'Italia. Nel 536 la città
fu occupata dai Franchi e nel 730 fu espugnata e
saccheggiata dai musulmani provenienti dalla
Spagna. Continuò tuttavia ad essere un attivo
centro commerciale e quando, nel 934, vennero
unite in un unico stato la Provenza e la
Borgogna, la nuova formazione politica prese il
nome di regno di Arles ed ebbe nella città
provenzale una delle sue capitali più
prestigiose, oltre che centro organizzatore di
rilievo. Dopo circa un secolo di vita
indipendente, nel 1032, tale regno si smembrò e
le sue parti (regione d'Arles, Borgogna e
Provenza) vennero assorbite dal Sacro Romano
Impero. Il regno di Arles, pur se con una
ridotta base territoriale, continuò tuttavia a
vivere come stato vassallo del Sacro romano
Impero fino alla definitiva trasformazione della
contea di Provenza (suo antico feudo) in entità
statuale pienamente autonoma (XIII secolo) e
oltre.
Nel
frattempo era iniziato quel lungo percorso che
doveva portare Arles, attorno al 1135,
all'elezione di un console e, in seguito, a
darsi degli statuti di città libera. I vincoli
feudali che la città e il suo regno
intrattenevano con il Sacro romano Impero
rischiarono di spezzarsi e indussero Federico
Barbarossa a recarsi ad Arles nel 1178 per
cingere la corona di un stato che esisteva
ancora de jure e riaffermare in tal modo
la propria autorità su tutto il territorio
compreso fra le Alpi e il Rodano.
La
cerimonia dell'incoronazione ebbe luogo con la
massima solennità nella cattedrale di Saint
Trophime, da poco edificata. Nel 1239, per
volere della sua borghesia, Arles accettò
l'autorità dei conti di Provenza, gravitanti
anch'essi nell'orbita imperiale, riuscendo
tuttavia salvaguardare, almeno in parte, le
proprie libertà civiche. Nel 1481 Arles e la
Provenza tutta passarono, dopo la morte senza
eredi del loro ultimo sovrano, il conte Carlo
III, a Luigi XI e furono annesse al regno di
Francia.
L'annessione
di Arles al regno di Francia non comportò
inizialmente problemi di sorta, anche perché la
città e la sua regione di appartenenza
tornarono ad unirsi ad altre aree occitane che
per lingua e cultura le erano affini: basti
pensare al Languedoc, alla regione di Tolosa e
anche a quella parte della Guascogna che da
tempo faceva parte dello stato francese.
Agli
inizi del Cinquecento tuttavia, venne inaugurata
da Luigi XII quella politica di centralizzazione
linguistica che, perseguita anche dai suoi
successori, sfociò nell'editto di Villers-Cotterêts
(1539) che stabiliva l'ufficialità della lingua
francese in tutti gli atti pubblici a scapito
del latino e degli idiomi autoctoni parlati sia
nel sud di Francia (in gran maggioranza di ceppo
occitano o francoprovenzale), sia in Bretagna.
Tale editto segnò, ad Arles, l'inarrestabile
decadenza del provenzale che sarebbe durata fino
ai giorni nostri.

Sotto
il profilo economico e finanziario la città
dovette subire, nella prima metà del
Cinquecento, un aumento generalizzato della
fiscalità, volto a sostenere sia la politica di
espansione territoriale della monarchia francese
in Italia (in funzione anche anti-asburgica) sia
la lotta contro i corsari barbareschi
particolarmente attivi nel litorale arlesiano
(Saintes-Maries-de-la-Mer), sia lo sforzo
militare contro le truppe imperiali di Carlo V
che per ben due volte, negli anni trenta del
Cinquecento, avevano invaso la Provenza. Nel
1525 la città fu costretta persino ad arruolare
un contingente di 200 uomini per reprimere bande
di briganti (bandouliers) formate da
ex-militari italiani o corsi che desolavano la
contrada.
Con
il ritorno della pace, attorno alla metà del
XVI secolo, Arles conobbe un nuovo periodo di
sviluppo urbano ed economico favorito dal rinato
interesse per la cultura classica, di cui la
città era stata, nelle Gallie, uno dei massimi
centri propulsori. Numerose costruzioni, sia
private sia pubbliche, furono erette con forme,
il più delle volte, di ispirazione
rinascimentale. Fra gli edifici pubblici più
significativi dell'epoca possiamo ancora
ammirare la celebre Torre dell'Orologio (Tour
de l'Horloge) (1555) e le due torri della Porte
de la Cavalerie (1588) e, fra quelli civili,
i palazzi aristocratici di Varadier
Saint-Andiol, Arlatan e di Laval-Castellane,
che riflettono il gusto delle grandi famiglie
locali per la monumentalità, la magnificenza e
per dei tratti italianizzanti rari in Provenza..
Durante le guerre di religione (1562 - 1598)
Arles restò fedele alla causa cattolica.
L'arcivescovo Prosper de Sainte-Croix
(1566-1574) indusse le autorità locali a
cacciare i protestanti dalla città e ad
accogliere i rifugiati cattolici provenienti
dalla vicina Nîmes, fra cui Mons. Bernard Del
Bene, che divenne per alcuni anni suo vescovo
ausiliare. L'allontanamento dei protestanti
permise ad Arles di restare al margine della
guerra civile che si era scatenata fra
"papisti" e "riformati",
condotta con inaudita violenza da entrambe le
parti nel mezzogiorno francese, ma non di
evitare la terribile epidemia del 1579 - 1581
che ne decimò la popolazione e che tornò a
flagellare la città otto anni più tardi.
Nella
prima metà del XVII secolo si impose in città
un manierismo di tipo "borgognone" sia
nell'architettura civile che in quella
religiosa, trovando posto persino nella
cattedrale di Saint-Trophime con la sistemazione
al suo interno, negli anni compresi fra il 1620
e il 1627, della Cappella dei re Magi (Chapelle
de Rois Mages). Tale manierismo cederà il
posto, attorno alla metà del secolo, a uno
stile più sobrio, di ispirazione
classicheggiante, e, negli ultimi decenni della
centuria, a forme tipicamente barocche. In
quegli anni il centro urbano subì alcune
importanti trasformazioni che l'avrebbero
contraddistinto fino ai giorni nostri, fra cui
la definitiva sistemazione del cuore della città,
l'odierna place de la République con il
nuovo 'Hotel de Ville, (1673-1675) che
incorporò anche la Torre dell'Orologio
e, al centro della piazza, il bell'obelisco di
epoca tardo-imperiale (IV secolo), ivi
trasportato dal Circo romano in cui si
trovava.
Nei
primi decenni del Settecento Arles fu funestata
da una grave carestia (1709) e dalla peste
(1721), in cui perì oltre un terzo della
propria popolazione che all'epoca ammontava a
23.000 abitanti circa. La carestia tornò a
desolare la città nel 1752, dando luogo a
saccheggi repressi con durezza: un agitatore
venne impiccato, altri furono incarcerati, altri
ancora condannati alle galere. Nella seconda metà
del secolo si segnalano anche i primi timidi
tentavi di industrializzazione della città, con
l'apertura di alcuni stabilimenti al di fuori
delle mura cittadine e oltre il Rodano, nel
quartiere di Trinquetaille.

L'adesione
della città alla Rivoluzione si produsse ancor
prima della presa della Bastiglia, allorquando
esplose in città una rivolta popolare dovuta al
carovita (13 marzo 1789), seguita da
manifestazioni antimonarchiche che culminarono
con l'occupazione del palazzo comunale. Le
redini del potere furono prese, fin da allora,
dall'aristocratico Pierre-Antoine Antonelle, che
da tempo aveva fatti propri gli ideali di libertà
e giustizia sociale che avevano ispirato i
patrioti rivoluzionari francesi e che nel 1790
fu eletto sindaco della città.
In
epoca napoleonica fu decisa la soppressione
dell'Arcidiocesi di Arles (1801) e la sua unione
con la diocesi di Aix. Ripristinata nel 1817, fu
nuovamente soppressa nel 1822 incorporandosi
definitivamente in quella di Aix-en-Provence.
All'epoca l'economia della città era ancora
basata sul porto fluviale, ma attorno alla metà
dell'Ottocento, a causa del rapido sviluppo dei
trasporti per ferrovia, si andò gradualmente
riconvertendo. L'aperura degli ateliers
ferroviari, a ridosso degli Alyscamps,
nel 1848, segnò l'inizio di una nuova era per
Arles, che cominciò a perdere le connotazioni
portuali che fino ad allora l'avevano
contraddistinta, per assumere sempre più quelle
di una centro dall'economia diversificata.
Negli
anni del Secondo Impero viene aperto a
Salin-de-Giraud, località appartenente al
comune di Arles, uno stabilimento per lo
sfruttamento del sale (1856). Quest'epoca vide
anche la costruzione di importanti arterie (fra
cui l'attuale rue Gambetta), di un ponte
ferroviario sul Rodano, di nuovi argini lungo il
fiume per proteggere il centro storico dalle
ripetute inondazioni (1856) e di numerosi
edifici pubblici fra cui scuole, caserme,
magazzini e un teatro. L'attività edificatoria
continuò in età repubblicana: nel 1875 venne
inaugurato un secondo ponte fluviale per unire
il centro urbano al quartiere di Trinquetaille e
in alcune zone periferiche della città
iniziarono a sorgere i primi nuclei abitativi
destinati prevalentemente agli operai. In quegli
anni, nel quartiere arlesiano di Barriol, fu
aperto un cantiere navale sopravvissuto fino ai
giorni nostri. La città che nel 1875 vide
nascere Jeanne Calment la donna più longeva di
ogni tempo (122 anni legalmente provati) e che
ospitò Vincent Van Gogh nel 1888-1889 ispirando
tante sue immortali creazioni, era certamente
profondamente diversa da quella che solo alcuni
decenni primi basava la propria esistenza sul
porto fluviale.
Le
due guerre mondiali segnarono profondamente la
città: se nella prima molte giovani reclute
arlesiane perirono sul fronte franco-tedesco,
nella seconda ai morti fra le truppe combattenti
si aggiunsero quelli causati dai bombardamenti
aerei anglo-americani (giugno - agosto 1944) che
falcidiarono molti civili inermi e causarono
gravi danni al patrimonio edilizio e monumentale
di Arles. Secondo fonti ufficiali, per quanto
riguarda la sola edilizia residenziale su 5.500
alloggi esistenti 1.156 andarono totalmente
distrutti o risultarono inabitabili e 1.120
subirono distruzioni parziali di varia entità e
gravità. Interi quartieri come quello di Trinquetaille
o de La Cavalerie furono in massima parte
rasi al suolo insieme ai due ponti sul Rodano,
al Palazzo delle Poste, alla stazione
ferroviaria e a svariati altri edifici civili e
religiosi. Fra questi ultimi andò
irrimediabilmente perduta la l'Église de
Saint-Pierre, a Trinquetaille, che
venne riedificata nel dopoguerra con forme
moderne, mentre léglise Notre-Dame-la-Major,
nonostante i gravi danni subiti venne riaperta
al pubblico dopo essere stata sottoposta, per
otto anni, a una serie di interventi strutturali
e di restauri. L'opera di ricostruzione, data la
l'importanza della città sotto il profilo
storico e monumentale, fu affidata alla
direzione di uno dei massimi architetti del
tempo, il francese di origine ungherese Pierre
Vago (1910-2002) e si protrasse fino agli inizi
degli anni sessanta del Novecento.
In
età contemporanea alcune delle frazioni, o
località, appartenenti al comune di Arles
divennero municipi autonomi, come Fontvieille
(dal 1790), Port-Saint-Louis-du-Rhône (dal
1904) e Saint-Martin-de-Crau (dal 1924).

MURA
- La conoscenza del tracciato della
prima cinta muraria, eretta poco dopo fondazione
della colonia, alla fine del I secolo a.C., è in
gran parte incerta. Un settore tra i meglio
conservati va dalla porta di Augusto alla torre
des Mourgues (dai
monaci del monastero di San Cesareo). Se ne può
quindi seguire il tracciato fino all'anfiteatro,
da dove poi dovevano raggiungere il fiume. Sul
lato meridionale dovevano seguire l'attuale boulevard des Lices.
Per
la costruzione dell'anfiteatro ne fu forse
distrutto un tratto, alla fine del I secolo d.C.
e altre sezioni dovettero essere obliterate in
seguito all'ampliamento dell'abitato urbano
verso sud.
Solo
una parte del tracciato venne
riutilizzato per le nuove mura tardoantiche, con
perimetro ridotto, che inglobarono alcuni
monumenti funerari e blocchi di reimpiego
provenienti da monumenti non più in piedi. Una
terza cinta di mura, ampliata, si deve al XIII secolo. La torre dello
Scorticatoio o torre del Leonet, del 1372
rappresenta l'ultimo resto del tratto di mura
che correva lungo il fiume in epoca medioevale.
Si conservano anche i resti della porta della
Cavalleria, ricostruita nel 1588, completata nel
XVIII secolo e parzialmente distrutta durante la
Rivoluzione francese e nel 1877.
FORO
(CRIPTOPORTICI) - Del
foro vero e proprio, la piazza centrale della
città romana, restano solo alcuni pezzi
architettonici che permettono di ipotizzare la sua costruzione poco
dopo la fondazione coloniale del 46 a.C.. Fa
parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni
mondiali dell'umanità.
La
piazza, disposta su un terreno in pendio, era in
parte sostenuta da sostruzioni: tre gallerie
sotterranee disposte ad U e chiuse al pubblico.
Una quarta galleria con elementi in mattoni
appartiene probabilmente ad un rimaneggiamento
di epoca tardoantica. A partire del V secolo il
foro era in abbandono e alcune parti dei
criptoportici furono chiuse per essere
utilizzate come cantine e si perse la memoria
della natura dei resti, che furono prima
interpretati come catacombe e riconosciuti di
origine romana solo in seguito al ritrovamento
di un fregio scolpito nel 1737. Lo scavo di
queste gallerie sotterranee a partire dal 1951
permise di ritrovare un deposito di marmi
asportati da antichi monumenti, tra cui alcune
iscrizioni che testimoniano l'esistenza nel Foro
di un culto dedicato all'imperatore Augusto.
Attualmente
ai criptoportici del Foro si accede dalla
cappella dei Gesuiti, costruita nel 1654,
notevole per il soffitto dipinto e la
decorazione scolpita dell'interno, in stile
barocco. La cappella fu sede del museo
archeologico di arte cristiana.
TEATRO
ROMANO
- Fu inaugurato nel 12 a.C. presso
la collina dell'Hauture, inserito nel suo
tracciato urbano regolare. Insieme al foro e
all'Arc du Rhone costituisce l'impianto
monumentale della colonia in epoca augustea. Fa
parte dei monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni
mondiali dell'umanità.
Iniziò
ad essere fortificato nel V secolo
d.C. ("Torre di Rolando", inserita
nella cinta fortificata della città). Parte dei
materiali fu riutilizzata per nuove costruzioni
nelle vicinanze. Nel Medioevo altre costruzioni
vi furono edificate e si perse memoria
della sua originaria funzione, che venne
nuovamente riconosciuta solo alla fine del XVII
secolo. I lavori di scavo e restauro iniziarono
nel 1823. Nuovi restauri sono iniziati nel 2004.
Attualmente
restano pochi gradini della cavea del Teatro,
l'orchestra, il proscenio e due colonne della
scena, con un frammento della trabeazione. In
origine la cavea si appoggiava su tre ordini di
arcate e poteva accogliere circa 10.000
spettatori.
Nell'orchestra,
pavimentata in marmi colorati si trovava
l'altare dedicato ad Apollo, rinvenuto negli
scavi ottocenteschi. La scena aveva in origine
tre ordini di colonne ancora in marmi colorati e
una notevole decorazione scultorea, di cui
rimane la celebre "Venere di Arles" e
la testa di una statua colossale di Augusto.
ANFITEATRO
- Conosciuto con il nome di les Arènes,
l'anfiteatro fu edificato intorno all'80 d.C.,
addossato al fianco settentrionale della collina
dell'Hauture, con orientamento diverso rispetto
a quello del tracciato urbano. Fa parte dei
monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni
mondiali dell'umanità.
Nel
Medioevo divenne una vera e propria cittadella
fortificata e vi furono innalzate quattro torri.
Nel 1735 il consiglio municipale
proibì la ricostruzione delle abitazioni che vi
si erano installate e il monumento venne
liberato dalle costruzioni successive a partire
dal 1822. Restauri del monumento, ora
esposto agli agenti atmosferici, furono condotti
a più riprese e alla fine del XIX
secolo fu instaurato un regolare programma di
manutenzione. Nuovi grandi restauri sono
iniziati nel 2000.
Circa
21.000 spettatori potevano essere ospitati nella
cavea, suddivisa in quattro maeniana
(suddivisioni orizzontali) e sostenuta da due
ordini di 60 arcate, sormontate da un attico
oggi perduto. Come in molti altri anfiteatri il
sistema di accesso era articolato per mezzo
delle scale e dei corridoi anulari ricavati
nelle strutture di sostegno. L'arena era
pavimentata con un tavolato in legno sostenuto
da risalti nella parte inferiore del podium
(il muro che limitava la cavea, rivestito da
grandi lastre in pietra): nello spazio sotto il
tavolato trovavano posto i macchinari utilizzati
per gli spettacoli.
L'anfiteatro
viene attualmente utilizzato per spettacoli
teatrali e corride.
CIRCO
ROMANO
- Fu edificato nel 149 d.C., sotto
l'imperatore Antonino Pio, fuori dalle mura,
lungo la riva del fiume. Fa parte degli edifici
inseriti nella lista dei Patrimoni mondiali
dell'umanità.
Nel
IV secolo la spina venne ricostruita con un
nuovo rivestimento in lastre di marmo e
l'erezione di un obelisco. Nel V secolo quando
vi si svolgono ancora delle corse, inizia una
parziale occupazione delle strutture. Il monumento sarà utilizzato
come cava di materiale nel VI secolo in occasione della costruzione delle nuove
fortificazioni. Le alluvioni del fiume
ricoprirono le rovine di sedimenti e il
monumento venne riscoperto solo nel XVII e nel
XIX secolo, con
scavi più approfonditi nel XX secolo.
La
cavea poteva accogliere 20.000 spettatori ed era
sorretta da un sistema di volte rampanti
terminanti in facciata con un ordine di arcate.
A causa della natura argillosa del terreno le
fondazioni dovettero essere rinforzate con
palificazioni in legno. Sono attualmente
visibili solo alcuni resti delle costruzioni
della cavea sul lato corto curvilineo.
TERME
DI COSTANTINO
- Forse
sul sito di un simile edificio più antico,
sulle rive del fiume, l'edificio
termale venne costruito nel IV secolo DC, epoca in cui la città
era divenuta sede della corte imperiale di Costantino.
Nel
Medioevo la costruzione fu occupata da
abitazioni private che ne fecero perdere il
ricordo: nel XVI secolo i resti visibili erano
identificati come quelli del palazzo imperiale
di Costantino e venivano chiamati palazzo della Trouille,
con allusione a sale circolari e voltate. Degli
scavi nel XIX secolo permisero di identificare i
resti con un edificio termale. Ad un palazzo o
alla sede della prefettura delle Gallie potrebbe
appartenere una sala basilicale, visibile nel
vicino palazzo d'Arlatan.
I
resti dell'edificio sono tuttora in gran parte compresi
nelle case circostanti, mentre è stato liberato
il settore settentrionale con gli ambienti caldi
e altri spazi di servizio.
BASILICA
PALEOCRISTIANA
- La prima cattedrale, sorta nel IV
secolo era conosciuta solo dalle fonti fino al
rinvenimento dei resti dell'abside, avvenuto nel
2003 durante lavori di costruzione sulla collina
dell'Hauture.
I
resti comprendono una vasta abside, poligonale
all'esterno e a pianta semicircolare
all'interno, che racchiude un deambulatorio
pavimentato a mosaico policromo, intorno ad un
abside più piccola, con pavimento rialzato e
rivestito in marmo.
CHIESA
DI SAINT-TROPHIME - La
cattedrale fu
edificata nel XII secolo, rimodellando una
precedente basilica del V secolo dedicata a
Stefano protomartire, a sua volta costruita nei
pressi dell'antico foro della città per
trasferirvi la sede cattedrale. Vide
diverse fasi costruttive: la chiesa oggi
visibile fu edificata tra il 1100 e il 1152, e
dedicata a Saint Trophime (san Trofimo).
Nel 1178 l'imperatore Federico I Barbarossa vi
venne incoronato re di Arles.
A seguito del Concordato del 1801, fu declassata
a semplice chiesa parrocchiale. Fu in seguito
eretta a basilica minore da papa Leone XIII
(1882).
Saint-Trophime
rappresenta uno dei monumenti più importanti del romanico
provenzale e fa parte dei monumenti patrimonio
dell'umanità.
La
chiesa ha un'alta navata centrale a cinque
campate, fiancheggiata da strette navate
laterali. Una cupola copre lo spazio
all'incrocio del transetto,
presso il quale è stato elevato il campanile. Il portale
centrale è riccamente scolpito con una
raffigurazione del Giudizio
universale.

Un
coro gotico con deambulatorio e cappelle
a raggiera, rimpiazzò le tre absidi originali
nel XV secolo. Alla fine del
XVII secolo vi furono nuovi interventi
all'interno e l'aggiunta dei portali sulla
facciata. Durante la Rivoluzione francese la
chiesa fu trasformata in "Tempio della
Ragione" e l'arredo originario fu in gran
parte distrutto. In seguito la sede
arcivescovile fu trasferita ad Aix-en-Provence e
la chiesa fu riaperta al culto come chiesa
parrocchiale.
L'insieme
degli edifici episcopali fu costruito in più
tappe. Il braccio meridionale del transetto
della chiesa si prolungò con la costruzione di
una prima
sala capitolare, successivamente raddoppiata,
che alla fine del XII secolo ricevette una
facciata ad arcate sostenute a colonnette. Un
terzo lato del quadrilatero fu occupato da un
dormitorio.
Le
costruzioni furono quindi collegate dalle
gallerie di un chiostro: la prima galleria, sul
lato nord, venne completata alla fine del XII
secolo e la seconda davanti al dormitorio deve
risalire agli inizi del XIII. Il progetto rimase
tuttavia incompiuto e un secondo piano non venne
mai realizzato.
La
decorazione scolpita di queste prime due
gallerie è particolarmente ricca e rappresenta
i temi del mistero pasquale e dei santi patroni
della chiesa locale nella galleria nord, mentre
nella seconda galleria i capitelli rappresentano
episodi della vita di Gesù.
Il
chiostro venne chiuso con altre due gallerie di
stile gotico negli anni 70 del Trecento. Nella
prima il tema della decorazione dei capitelli
raffigura la vita di Saint Trophime, mentre
nella seconda si mescolano episodi biblici con
culti locali.
I
canonici della cattedrale non furono più monaci
a partire dal 1455
e le gallerie furono utilizzate come magazzini.
Nel
XVII secolo le gallerie furono poi divise in due
con l'aggiunta di una volta e la costruzione di
un'ampia scalinata. Dopo la Rivoluzione francese
il chiostro fu in parte occupato da abitazioni
private.
Il
palazzo arcivescovile concludeva il complesso
episcopale. Quello tuttora visibile risale ad
una radicale ricostruzione del XVII secolo, con
numerose trasformazioni nei periodi successivi.
Mantenne la sua funzione fino alla Rivoluzione
francese, per essere successivamente adibito a
diversi usi civili.
CHIESA
DI SAN GIOVANNI DI MOUSTIERS - La
chiesa fu edificata nel XII secolo in stile
romanico-provenzale sulla collina dell'Hauture,
e conserva un'abside decorata esternamente da
lesene di imitazione antica. Fa parte dei
monumenti inseriti nella lista dei Patrimoni
mondiali dell'umanità.
PIAZZA
DELLA REPUBBLICA - Nel
Medioevo si trattava di uno slargo tra la chiesa
di Saint-Trophime e quella di Sant'Anna
(1627). Nella chiesa fu ospitato dal 1825 il
primo museo archeologico ("Museo di arte
pagana").
Nei
pressi sorgeva inoltre il Palazzo del Podestà
(eretto tra il 1220 e il 1235 in stile
romanico), utilizzato dal vicario del conte di
Provenza dopo il 1251 e fiancheggiato dal plan
de la Cour, dove si svolgevano le assemblee
cittadine.
Nel
1676 venne terminato il palazzo del Municipio
che inglobava la più antica Torre dell'Orologio
(1558), che a sua volta ne sostituiva una più
antica. In questa occasione fu creata la vera e
propria piazza con l'abbattimento di diversi
isolati. A diverse epoche appartengono le
facciate degli altri edifici che la bordano:
dalla chiesa di Sant'Anna, ricostruita nel 1627
fino al palazzo delle Poste, oggi sede di
servizi pubblici e associazioni, che chiuse la
piazza nel 1898 (architetti Auguste e Leonard Véran).
L'obelisco
di fronte al Municipio, qui rialzato nel 1676,
era stato posto nel IV secolo d.C. sulla spina
del circo romano. Si tratta di una realizzazione
romana, scolpita in una pietra originaria
dall'odierna Turchia. Fu rinvenuto nel 1389,
rotto in due pezzi. Nel XIX secolo fu aggiunto
il bacino d'acqua ai suoi piedi. Durante la sua
erezione vennero scoperti dei resti relativi ad
uno stabilimento termale di epoca romana.
COMMANDERIE
SAINTE-LUCE - Si tratta di un insieme
di edifici appartenuto ai Templari. In seguito
passò agli ospedalieri di San Giovanni di
Gerusalemme, o Sovrano Militare Ordine di Malta.
I quattro edifici riuniti intorno al cortile
centrale risalgono uno probabilmente alla fine
del XIII secolo, due al XV e l'ultimo fu
rimaneggiato nel XVI.
CONVENTO
DEI GRANDS-CARMES - Il primo convento
dei Carmelitani costruito nel XIII secolo e
successivamente abbandonato, fu nuovamente messo
in luce durante i restauri per una banca.
Comprende la cappella Desalberts, con volte
gotiche dall'articolata decorazione, della
seconda metà del XVI secolo.
CONVENTO
DEI DOMENICANI - Inizialmente insediati
all'esterno delle mura, i Domenicani si
insediarono nel XIV secolo sulle rive del fiume.
La monumentale chiesa, consacrata a Notre-Dame-de-Confort
fu completata nel 1484 in forme gotiche. A
partire dal 1981 è stata oggetto di scavi e di
lavori di restauro.
GRAN
PRIORATO DELL'ORDINE DI MALTA (MUSEO REATTU)
- La sede del Gran Priore dell'Ordine di
Malta fu realizzata a partire dal XV secolo da
due commanderies medioevali. Nel 1868 fu
sede del museo municipale di belle arti,
attualmente orientato in particolare verso
l'arte contemporanea e la fotografia.

SPAZIO
VAN GOGH - L'antico ospedale fu
costruito tra il 1573 e XVII secolo e il 1680,
riunendo i 32 complessi di sanità presenti
all'epoca in città. Nel 1835 tre dei corpi di
fabbrica intorno al chiostro centrale furono
rialzati in seguito ad un'epidemia di colera. Vi
fu ospitato Van Gogh, che raffigurò l'edificio
nei suoi quadri. L'ospedale cessò di funzionare
negli anni 1970.
Successivamente
l'edificio subì ampie opere di restauro e
trasformato in centro culturale. Durante i
lavoro fu oggetto di scavi archeologici che
hanno rimesso in luce testimonianze della
protostoria locale.
NECROPOLI
DEGLI ALYSCAMPS - La necropoli, situata lungo
l'antica via Aurelia fu utilizzata per
tutto il periodo romano e acquistò importanza
in epoca paleocristiana per la sepoltura qui
avvenuta del martire San Genesio. Il nome deriva
da "Elisi
campi". In una cappella nei pressi furono seppelliti anche i
primi vescovi di Arles. Fu tappa obbligata nel
cammino di pellegrinaggio verso Santiago di
Compostela. Nel ciclo carolingio vi fu
ambientato un combattimento tra Carlo Magno e i
Saraceni, per spiegare la grande
quantità di tombe presenti e Dante cita il luogo nell'Inferno della Divina Commedia.
Vi
sorge la chiesa di Sant'Onorato, conosciuta
dall'XI secolo e costruita dai monaci
dell'abbazia di San Vittore a Marsiglia. Nel XII
secolo l'abbazia fu interamente ricostruita ma
la chiesa, in stile romanico-provenzale,
non fu mai completata. La navata centrale
rimasta scoperta ospitò nel XVII
secolo un lapidario.
Risale
ad epoca medioevale anche la chiesa di San
Pietro des
Mouleyrès, il cui
cimitero è stato tagliato per il passaggio
della linea ferroviaria. Rovinata e abbattuta,
fu ricostruita nel XVII secolo.
La
cappella dei Porcelet, del XV secolo è una delle poche cappelle
familiari conservate della necropoli.
I
viali furono sistemati nel XVIII secolo dai
padri Minimi e furono dipinti da Vincent Van
Gogh e da Paul Gauguin nel 1888.
ESPLANADE
DES LICES - Sul sito dove gli scavi
hanno rivelato resti di ville suburbane del II
secolo DC, si eressero a partire dal XVII secolo
(piazzale del Mercato Nuovo) il nuovo convento
dei Carmelitani (1634 e 1702), con annessa
cappella (oggi unico resto visibile) e
l'Ospedale della Carità delle suore
agostiniane. Verso il 1820 nasce il grande boulevard
des Lices, che attraversa i giardini
dell'antico convento.
Gli
scavi qui condotti hanno rivelato la presenza di
ricche ville suburbane di epoca romana, con
pavimenti decorati a mosaico policromo. Alcuni
dei resti sono stati lasciati visitabili nei
sotterranei della banca del Crédit Agricole.
CIMITERO
MONUMENTALE - Sistemato fuori città nel
1786, presenta numerosi esempi di tombe del
Secondo Impero e iscrizioni funerarie in lingua
d'oc.
ABBAZIA
ROMANICA DI MONTMAJOUR - A
qualche chilometro a nord-est della città, fa
parte dei monumenti inseriti nella lista dei
Patrimoni mondiali dell'umanità.
Il
chiostro, con ricca decorazione, presenta
quattro gallerie intorno ad una piccola corte
scoperta. Degli edifici conventuali restano la
sala capitolare, il refettorio e resti delle
celle e dei magazzini. Nel 1369 fu aggiunta al
convento una torre difensiva, detta Torre degli
abati, tuttora ben conservata.
L'abbazia
declinò in seguito all'uso della commenda,
ossia della concessione del beneficio da parte
del papa anche al di fuori della congregazione
monastica, anche a dei laici. Una ripresa si
ebbe per iniziativa dell'arcivescovo di Arles
nel XVII secolo. Verso il 1730 fu costruito il
convento di San Mauro, distrutto durante la
Rivoluzione francese e attualmente in rovina.
La
comunità monastica si costituì a partire dal X secolo e prosperò grazie a
numerose donazioni aristocratiche. Fu centro di
pellegrinaggio grazie ad alcune reliquie della
Croce (Pardon de Montmajour, il 3 maggio,
celebrazione istituita nel 1030).
L'edificio
più antico è rappresentato dalla chiesa dei San Pietro, costruita intorno al
1040, in parte scavata nella roccia,
La
chiesa abbaziale di stile romanico fu invece
costruita nel XII secolo in sostituzione di una
chiesa precedente, nominata dalle fonti, ma di
cui non abbiamo alcun resto. La chiesa era ad
unica navata, attualmente di due sole campate,
poiché la terza,
prevista, non venne mai realizzata. La
sottostante cripta a deambulatorio con cappelle
radiali, presenta una pianta diversa da quella
della chiesa soprastante, a cui fa da
sostruzione sul pendio della collina.
Fuori
dal perimetro del convento sorge la cappella
della Santa Croce (fine del XII secolo),
che fu costruita come centro per i pellegrini.
La chiesa è a pianta centrale quadriloba e con
breve campata che fa da vestibolo. I frontoni
che decorano l'esterno prendono ispirazione dai
monumenti romani della città.

MUSEO
DI ARLES E DELLA PROVENZA - La
formazione delle collezioni risale al 1614, con
l'esposizione nel palazzo del Municipio delle
vestigia archeologiche rinvenute in città. Nel
1651 fu ritrovata ed esposta la statua della
Venere di Arles, rinvenuta nel teatro, che venne
poi ceduta al re Luigi XIV per il parco di
Versailles. Altre collezioni erano ospitate nei
conventi (in particolare nel cortile del
convento della Misericordia, situato sul sito
stesso del teatro). Nel 1784 agli Alyscamps
venne realizzato il primo museo archeologico
pubblico, ma l'esperienza fu interrotta dalla
Rivoluzione francese. Nel 1805 fu la chiesa di
Sant'Anna ad essere dedicata come Museo
dell'arte pagana all'esposizione degli oggetti
antichi. Nel 1935 la crescita delle collezioni
rese necessario l'apertura di un Museo di arte
cristiana nella cappella dei Gesuiti. Infine a
partire dagli anni 1970 fu presa la decisione di
edificare un nuovo museo archeologico che venne
infine inaugurato nel 1995, opera
dell'architetto Henri Ciriani.
Il
museo ha pianta triangolare e ciascuno dei tre
lati è dedicato ad una specifica funzione:
esposizione, accoglienza del pubblico, restauri
e studi. Gli oggetti illustrano la storia della
città e il modo di vivervi dall'epoca neolitica
fino alla tarda antichità, seguendo un percorso
cronologico e tematico.
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