Nizza, città di villeggiatura invernale della Riviera
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2021
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Nizza è il maggior centro della Costa Azzurra e si trova a pochi chilometri dal confine franco-italiano.

Fino al 1860 Nizza appartenne al Regno di Sardegna e fu ceduta alla Francia un anno prima dell'Unità d'Italia; la città conserva pertanto stretti legami con il Paese confinante, anche alla luce del fatto che è il luogo di nascita di Giuseppe Garibaldi, uno dei principali artefici dell'unificazione italiana.      

Gli scavi archeologici del sito di Terra Amata fanno risalire i primi insediamenti umani nella zona addirittura a 400.000 anni fa.

Nizza fu fondata attorno al 350 a.C. dai coloni greci di Marsiglia e ricevette il nome di Nikaia (Νίκαια) , in onore della dea della vittoria Nike, a ricordo della vittoria sui Liguri. La città si trasformò velocemente in un importante porto commerciale della costa ligure. In età romana Nicaea rivaleggiò con la vicina città di Cemenelum che continuò ad esistere fino all'invasione longobarda del territorio. Le rovine di questa città sono visibili a Cimiez, attualmente uno dei quartieri di Nizza.

Sotto l'Impero Romano Nizza rimase sempre nella regione romana di Liguria. Alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, la Liguria divenne parte dei regni romano-germanici d'Italia.

La dominazione gotica durò fino alla riconquista nel 552, a seguito delle guerre gotiche, da parte dell'Impero romano d'Oriente che ne fece un importante caposaldo marittimo. I Bizantini istituirono la provincia di Liguria come Provincia Maritima Italorum; il ritrovato periodo di pace vi comportò una ripresa destinata a durare fino alla conquista longobarda di Rotari della Liguria nel 642. Nizza con tutta la Liguria fece quindi parte del Regno longobardo nel Ducato di Liguria, che diventerà sotto la dinastia carolingia il Regno d'Italia.

Fin dall'epoca longobarda vi operavano i monaci colombaniani della potente abbazia di San Colombano di Bobbio, attivissimo centro di evangelizzazione e di rinascita agricola sotto la protezione del Papa. Essi a partire dal vasto feudo reale ed imperiale monastico, di cui facevano parte l'abbazia di San Dalmazzo di Pedona presente nell'opera di evangelizzazione fra il territorio piemontese e la marittima ligure di ponente, specie con i possedimenti di Tenda e nelle valli del RojaLantosca, della Vesubia, della Tinea e del Varo, anche in raccordo e collaborazione con l'Abbazia di Lerino, che accogliendo la regola benedettina di San Colombano, aveva avuto la possibilità di diffondersi in tutta la Costa Azzurra, nelle Isole di Hyères di fronte a Tolone, Saint-Tropez, Cannes e le sue isole, Nizza, Monaco, Mentone, e in seguito anche a Ventimiglia e nel Ponente ligure

Diedero impulso all'agricoltura con il recupero di aree incolte o abbandonate, le bonifiche e le migliorie agronomiche con il recupero e la diffusione di oliveti (fra cui la cultivar di oliva taggiasca), vigneti, castagneti, mulini, frantoi, ecc. I monaci diedero, inoltre, un notevole apporto alimentare grazie agli allevamenti e alla conservazione degli alimenti, proteine e grassi, come olio, burro, formaggisalumi, grazie a sale e spezie; inoltre si adoperarono per la riapertura delle vie commerciali e delle vie del sale e il commercio dalla marittima ligure lungo le valli alpine ed appenniniche verso il piemonte e con gli altri monasteri fondati nei territori liguri con scambi di merci varie come olio, sale, legname, carne, ecc.

Fra il VII e VIII secolo vi furono numerose fondazioni, l'abbazia di San Martino dell'Isola Gallinara di Albenga, che ebbe possedimenti in Italia, in Catalogna e Barcellona, in Provenza specie nella zona di Fréjus (fra cui la chiesa di San Leonzio) e in Corsica, il monastero di Villaregia di Santo Stefano al Mare, i monaci di Pedona fonderanno anche l'abbazia di Nostra Signora del Canneto di Taggia e sulle alture di Nizza fra il VII e VIII secolo il monastero di Cimiez poi distrutto dai saraceni e ricostruito dai monaci dell'abbazia di Saint-Pons di Nizza fondata dai monaci di Lerino verso la fine dell'VIII secolo.

Nel 729 Nizza espulse i Saraceni dal suo territorio, ma questi tornarono a saccheggiarla nel 850 e 880. Infatti nel IX secolo si fecero sempre più pressanti e distruttive le incursioni, le razzie e distruzioni da parte dei Saraceni che verso il X secolo occuparono la Provenza stabilendo una base operativa fortificata a Frassineto (oggi la Garde-Freinet, presso Saint-Tropez) da cui muovere incursioni in un'ampia area marittima da Marsiglia a Genova e nell'entroterra provenzale, ligure e piemontese, con ampie distruzioni di intere città, abitazioni, chiese e monasteri. Nel 941 la flotta bizantina distrusse quella frassinetana, e nel 973 si ebbe la battaglia di Tourtour con la successiva distruzione di Frassineto, combattuta dalle forze congiunte di liguri e provenzali organizzate dal conte Guglielmo I di Provenza con l'aiuto del marchese di Torino Arduino il Glabro e col sostegno di Papa Giovanni XIII e dell'imperatore Ottone I di Sassonia, che pose fine definitivamente alle razzie e all'occupazione saracena in Provenza.

La città medievale circondava la città antica, protetta sul lato di terra dal fiume Paviglione, più tardi coperto (oggi percorso del tram). Il lato orientale era invece protetto dalle fortificazioni del Castello. Un altro fiume sboccava in mare presso il porto sul lato orientale del castello. Anche l'area del porto era circondata da mura, secondo i disegni pervenuti fino a noi.

Nel 1108 Nizza si organizzò sotto forma di libero comune e dal 1144 il governo della città fu affidato a quattro consoli, che negli anni acquisirono abbastanza potere da poter mettere in discussione la supremazia del vescovo. In questa fase Nizza fu alleata fedele di Genova, al fianco della quale combatté contro Pisa e Venezia. Nel 1162, il conte di Provenza Raimondo Berengario II cercò di estendere il suo territorio, al fine di controllare il passaggio alle Alpi. Pertanto, intimò i cittadini nizzardi di sottomettersi e giurargli fedeltà, ma la città oppose un netto rifiuto, al fine di mantenere le proprie libertà comunali. Così, Raimondo Berengario II cercò di prendere la città con la forza, ma questa cadde soltanto nel 1176 per mano del suo primo cugino e successore Alfonso I. Nel 1215, con la morte di Alfonso I, la città riconquistò la propria libertà e rinnovò la propria alleanza con Genova. Soltanto nel 1229 Raimondo Berengario IV riuscì a espugnare nuovamente la città, che però restò sempre ostile al governo provenzale.

Approfittando dei disordini scoppiati in Provenza a seguito della nascita dell'Unione di Aix, il 27 settembre 1388 il comune di Nizza, in funzione antiprovenzale, si mise sotto la protezione di Amedeo VII di Savoia, il quale assunse il titolo di conte di Nizza. La città resterà parte delle vicende storiche della casa Savoia fino al 1860.

Nizza ebbe anche un suo cittadino fra i protagonisti delle spedizioni mirate alla scoperta e alla conquista delle terre del continente americano, vicenda nella quale egli giocò un ruolo determinante sebbene non particolarmente encomiabile. Fra Marco da Nizza lasciò l'Europa nel 1531 per raggiungere le Americhe, dove prese parte alla spedizione in Perù guidata da Francisco Pizarro ed assistette alla sconfitta dell'impero Inca. In seguito si convinse dell'esistenza delle sette città dorate di Cibola; partecipò alla spedizione di Francisco Vázquez de Coronado, che verificò come le città dorate fossero soltanto villaggi indigeni. Frate Marco fu congedato e si ritirò in un convento dove visse per il resto della vita.

La forza marittima di Nizza andò aumentando progressivamente, fino a poter competere con i corsari barbareschi; le sue fortificazioni furono ampliate e le sue strade migliorate.

Durante sesta guerra d'Italia Nizza soffrì molto, a causa anche di un'epidemia di peste che la colpì. Dopo qualche anno di guerra la pace fu stipulata nella vicina Villeneuve-Loubet dietro mediazione di papa Paolo III (Trattato di Nizza).

Dopo dieci anni la città fu però nuovamente attaccata dall'alleanza franco-ottomana tra Francesco I e il pirata turco Khayr al-Din Barbarossa. Nonostante i nizzardi avessero respinto l'assedio del 1543 che aveva fatto seguito ai bombardamenti, furono alla fine costretti ad arrendersi, e il Barbarossa poté saccheggiare la città e portare con sé 2.500 prigionieri. La peste ricomparve nel 1550 e nel 1580.

Nel 1561 Emanuele Filiberto di Savoia abolì l'uso del latino come lingua amministrativa e introdusse la lingua italiana come lingua ufficiale del governo a Nizza. Nel 1600 il duca di Guisa, governatore della Provenza, tentò di conquistare la città, che però venne brillantemente difesa dal suo governatore, Annibale Grimaldi. Nel 1626 il governo cittadino decise di proclamare la libertà di commercio dando inizio un periodo di prosperità. Nel 1642, in virtù dell'alleanza di Carlo Emanuele II con la Francia, la guarnigione spagnola presente in città venne cacciata. Nel 1691, durante la Guerra della Grande Alleanza, la città venne occupate dalle truppe del generale Nicolas Catinat, nel 1697 Nizza fu restituita al ducato di Savoia per effetto del trattato di Torino. Pochi anni dopo, nel 1705, un nuovo assedio da parte dei francesi portò alla distruzione del Castello, della cittadella e delle mura. L'anno successivo la controffensiva sabauda giunse fino a Tolone, sottoposta anche a blocco navale dagli inglesi che avevano occupato le Isole di Lerino nella cui baia, bloccata dalla marina britannica, si trovava larga parte della flotta francese.

Nel 1713 il Trattato di Utrecht riconobbe al duca sabaudo Vittorio Amedeo II il Regno di Sicilia, che venne permutato con il Regno di Sardegna nel 1718. Nel periodo di pace che vi seguì, venne ricostruita la "città nuova". Durante la Guerra di successione austriaca l'entroterra nizzardo venne più volte invaso dalle truppe franco-spagnole, senza che però queste riuscissero a prendere la città. Nel 1775 il re sabaudo abolì tutte le libertà comunali sopravvissute. Caduta nel 1792 nelle mani dell'esercito della Repubblica Francese, la contea di Nizza restò parte della Francia metropolitana fino al 1814, dopodiché ritorno a far parte degli Stati Sabaudi.

L'8 settembre 1792 il ministro degli esteri del governo rivoluzionario francese Lebrun-Tondu diede ordine all'esercito d'invadere la Savoia: e il 22 settembre dello stesso anno le truppe francesi, agli ordini del generale Montesquiou, entravano a Chambéry. Anche la contea di Nizza si apprestava a subire la medesima sorte: Nizza venne abbandonata precipitosamente dal governatore piemontese, generale Courten, al primo apparire delle truppe francesi e il 29 settembre 1792, alle ore 16, il generale francese d'Anselme entrava con le sue truppe nella città, che fino a quel momento era appartenuta ai territori del regno di Sardegna, e v'instaurava un'amministrazione provvisoria.

Il 27 novembre, con decreto della Convenzione, tutta la Savoia venne annessa alla Francia e poco dopo, il 13 gennaio 1793, la stessa sorte toccò a Nizza.

Tuttavia, molto presto, l'opinione generale si volse contro i francesi a causa delle requisizioni ordinate dai militari, dei saccheggi e delle esazioni compiuti dalle truppe occupanti. Questi eccessi furono denunciati anche dal rappresentante delle autorità rivoluzionarie, inviato in missione nella zona, Filippo Buonarroti.

Tutto ciò diede origine a una spontanea reazione di resistenza clandestina della popolazione nizzarda alle soperchierie, quando non atrocità, compiute dalle truppe di occupazione francese e nasceva così il barbetismo. La volontà di scristianizzare il paese, com'era avvenuto in Vandea ed in Bretagna, le requisizioni militari e la coscrizione obbligatoria dei giovani seguita dal loro arruolamento forzato, aumentarono notevolmente le schiere dei barbets, i componenti del movimento armato semiclandestino detto appunto "barbetismo".

Verso la fine della Rivoluzione francese la comparsa di briganti che mascheravano i loro atti di violenza spacciandoli per resistenza all'occupante, gettarono parecchio discredito sul movimento.

L'annessione di Nizza alla Francia venne confermata all'inizio dell'epoca napoleonica, con l'armistizio di Cherasco del 1796, confermato poche settimane dopo dal Trattato di Parigi.

L'anno 1799 vide un periodo di nuova, violenta, persecuzione religiosa, condotta dal generale francese di origine nizzarda Andrea Massena, che causò un forte incremento dell'attività dei barbets, i cui ranghi si rafforzarono notevolmente. Ai primi di maggio del 1800, le truppe austro-piemontesi, comandate dal generale Melas occuparono Nizza e gran parte della contea, ma il ritorno al regno di Sardegna durò molto poco: già a fine mese le truppe del generale francese Suchet la riportavano sotto il dominio della repubblica francese, occupazione poi consolidata con la vittoria di Napoleone Bonaparte a Marengo.

Nel periodo consolare e successivamente in quello imperiale, l'atteggiamento delle autorità francesi divenne molto più conciliante con la popolazione, riducendo così i motivi di scontento che avevano dato origine alla nascita del barbetismo.

Diciotto anni dopo tuttavia, con la caduta dell'impero napoleonico e l'avvento della restaurazione, Nizza tornò al regno di Sardegna con il trattato di Parigi del 1814Giuseppe Garibaldi vi era nato nel 1807, quindi in un periodo in cui Nizza era francese.

Nel 1860 Nizza fu nuovamente, e definitivamente, annessa alla Francia, assieme alla Savoia, in seguito agli Accordi di Plombières (1858) e al Trattato di Torino (1860), come compenso territoriale per l'aiuto dato dalla Francia al Risorgimento Italiano nella guerra con l'Austria, che aveva portato all'annessione della Lombardia. L'annessione fu ratificata anche dal plebiscito della popolazione con 25.743 a favore, 160 voti contrari e 5.000 astenuti. Giuseppe Garibaldi, nato a Nizza durante il precedente periodo francese, era opposto alla cessione, e affermava che il plebiscito fosse stato pilotato in funzione filo-francese, con il consenso dei Savoia.

Un quarto circa della popolazione di Nizza, quelle famiglie più legate all'Italia e spesso più abbienti, abbandonarono la città (esodo nizzardo), conservando la cittadinanza sabauda (e quindi italiana) e si trasferirono prevalentemente nelle località di Ventimiglia, Bordighera e Ospedaletti, dando vita al movimento dell'irredentismo italiano a Nizza. Su un totale di 44.000 abitanti, emigrarono in Italia oltre 11.000 persone da Nizza nel decennio successivo al 1861. Altri nazionalisti nizzardi continueranno a lungo a contestare l'illegittimità dell'annessione.

Il centralismo dello Stato francese fa inoltre tramontare in pochi anni le libertà civiche di cui la città aveva a lungo goduto. Viene anzitutto soppressa la stampa non filo-francese e per ordine del governo vengono chiusi i giornali nizzardi di lingua italiana: nel 1861 Il diritto di Nizza e La Voce di Nizza, momentaneamente riaperto nel 1871 durante i Vespri nizzardi, e più tardi, nel 1895Il Pensiero di Nizza, testate per le quali scrivono i più importanti giornalisti e scrittori di lingua italiana della città, come Giuseppe Bres, Enrico Sappia e Giuseppe André. Alcune importanti istituzioni cittadine quali la corte di appello vengono in quegli stessi anni soppresse e Nizza passa a dipendere sotto il profilo giuridico da Marsiglia. Viene inoltre avviato un processo di francesizzazione dei cognomi dei residenti (numerosi i Bianchi diventati Le Blanc, i Del Ponte diventati Dupont, i Pastore diventati Pastor, etc.). Tali politiche portano a una progressiva omogeneità culturale tra la città e il resto della Francia metropolitana. Il risultato fu un rigetto iniziale della Francia da parte di molti nizzardi: gli irredentisti italiani si fecero portavoce di questo rigetto tramite il loro capo, il nizzardo Giuseppe Garibaldi.

Nel decennio successivo cresce il malcontento nei confronti della Francia, alimentato da molti aristocratici restati fedeli alla dinastia sabauda e da frange di sinistra repubblicane e garibaldine. Nel 1871, alla caduta del II Impero, dei quattro deputati eletti nel dipartimento nizzardo delle Alpi Marittime, ben tre hanno fama di essere filo-italiani o comunque separatisti, incluso lo stesso Giuseppe Garibaldi.

Sempre nel 1871 il malcontento degli italiani a Nizza verso la Francia si esprimere nei tre giorni di rivolta popolare (Vespri nizzardi), promossi dallo stesso Garibaldi. Dopo che ebbero ottenuto la quasi totalità dei voti alle elezioni generali (26.534 voti su 29.428 voti espressi), i filo-italiani scesero in strada al grido di Viva Nizza, Viva Garibaldi. Il governo francese inviò a Nizza 10.000 soldati, chiuse il giornale Il Diritto e incarcerò molteplici irredentisti. La popolazione di Nizza si sollevò dall'8 al 10 febbraio ma fu repressa dalle truppe francesi. Il 13 febbraio Garibaldi, cui era stato negato di prendere la parola davanti al parlamento francese riunito a Bordeaux per rivendicare la riunificazione del Nizzardo alla madrepatria italiana si dimette da deputato. Il fallimento dei Vespri portò all'espulsione degli ultimi irredentisti da Nizza, tra cui Luciano Mereu e Giuseppe Bres.

A Nizza restano comunque numerose tracce dell'appartenenza sabauda: nell'omonima piazza si erge la statua di Giuseppe Garibaldi (oggi corredata da un'iscrizione in francese dedicata "al nostro concittadino Giuseppe Garibaldi, eroe dei 2 mondi"), mentre nel centro vecchio, principalmente nella zona compresa fra la Piazza del tribunale e il Quai des Etats-Unis si trovano ancora numerose tavole che mostrano la contea di Nizza prima dell'annessione alla Francia, oltre alle chiese seicentesche e settecentesche, che esprimono il medesimo stile architettonico piemontese.

Nel 1882 l'architetto Charles Garnier costruì il celebre Osservatorio di Nizza aiutato da Alexandre Gustave Eiffel, che ideò anche la Torre Eiffel a Parigi. Nel 1900 la linea dei tram di Nizza venne elettrificata ed estesa all'interno département, da Mentone a Cagnes-sur-Mer. La Belle Époque fa di Nizza una delle mete del turismo di alto bordo in Europa. Vi affluiscono nobili tedeschi, austriaci e russi per godere del mite inverno della riviera. Con la rivoluzione russa saranno poi in molti a trasferirvisi in pianta stabile negli anni '20 e '30, riuniti attorno alla Chiesa russa ortodossa di San Nicola. Negli anni '30 Nizza ospitava gare automobilistiche internazionali del circuito Formula Libre (predecessore della Formula Uno) sul circuito di Nizza, che prendeva inizio sul lungomare a sud dei giardini Albert I, proseguiva a occidente lungo la Promenade des Anglais e quindi girava di 180 gradi all'Hôtel Négresco per tornare a oriente fino al Quai des Etats-Unis.

La crescita tumultuosa della città, dovuta principalmente al turismo, fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, e l'arrivo di immigrati provenienti da ogni parte della Francia e dall'estero sommerge l'antico nucleo etnico nizzardo. Il rapporto con l'Italia si allenta sempre più fin quasi a scomparire negli anni trenta e quaranta del Novecento, complice anche la seconda guerra mondiale e l'aggressione nazifascista alla Francia.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale Nizza si distinse per la resistenza antinazista, fu vittima di rappresaglie e di deportazioni di ebrei che vi avevano trovato rifugio durante i mesi di occupazione da parte del Regno d'Italia.

Nel settembre 1939 Nizza divenne rifugio di molti stranieri sfollati, in particolare ebrei in fuga dall'occupazione nazista in Europa orientale. Da Nizza molti cercarono ulteriore rifugio nelle colonie francesi, in Marocco e nel Nord e Sud America. Dopo il luglio del 1940 e l'instaurazione del regime di Vichy, le aggressioni antisemite accelerarono l'esodo, iniziando nel luglio 1941 e continuando fino al 1942. Il 26 agosto 1942, 655 ebrei di origine straniera furono rastrellati dal governo di Laval e internati nella caserma di Auvare. Di questi, 560 furono deportati nel campo di internamento di Drancy il 31 agosto 1942.

I primi résistants nizzardi a partire dal settembre 1940 furono un gruppo di ex studenti del liceo di Nizza (oggi Lycée Masséna), poi arrestati e giustiziati nel 1944 presso Castellane (gola del Verdon). Il 14 luglio 1942 per la prima volta diverse centinaia di manifestanti scesero in strada lungo l'Avenue de la Victoire e in Place Masséna.

L'11 novembre 1942, in risposta all'operazione Torch scatenata dagli Alleati, le truppe tedesche occuparono la maggior parte della Francia di Vichy, mentre le truppe italiane presero possesso di una zona più piccola, inclusa Nizza. La popolazione nizzarda, molti dei quali erano recenti immigrati di discendenza italiana, mostrò una certa ambivalenza verso le forze di occupazione. Grazie all'opera dell'avvocato ebreo Angelo Donati e del cappuccino Padre Maria Benedetto le autorità fasciste frenarono l'applicazione delle leggi antisemite e la deportazione degli ebrei.

Dopo il ritiro del Regio Esercito a seguito dell'Armistizio di Cassibile, all'indomani dell'8 settembre 1943 fu occupata dalle forze tedesche. La resistenza nizzarda acquisì slancio e le rappresaglie si intensificarono tra il dicembre del 1943 e il luglio del 1944, quando molti partigiani furono torturati e giustiziati dalla Gestapo locale e dalla milizia collaborazionista francese. Nizza fu anche pesantemente bombardata il 26 maggio 1944 da aerei americani in preparazione dello sbarco alleato in Provenza (1000 morti o feriti e più di 5600 persone senza fissa dimora) e subì la carestia dell'estate del 1944. I paracadutisti americani entrarono in città il 30 agosto 1944 e Nizza fu finalmente liberata (Operazione Dragoon). Le conseguenze della guerra furono pesanti: la popolazione diminuì del 15% e la vita economica fu completamente distrutta.

Nella seconda metà del XX secolo, Nizza ha goduto di un boom economico principalmente guidato dal turismo e dalle costruzioni.

Due uomini hanno segnato questo periodo: Jean Médecin, sindaco per 33 anni dal 1928 al 1943 e dal 1947 al 1965, e suo figlio Jacques Médecin, sindaco per 24 anni dal 1966 al 1990. Sotto la loro guida, c'è stato un ampio rinnovamento urbano, inclusa la costruzione del centro congressi, i teatri, le nuove arterie e le superstrade. Jean Médecin era figlio del notabile nizzardo Alessandro Medico (poi francesizzato in Alexandre Médecin).

L'ondata migratoria dei Pieds-noirs negli anni sessanta - ex coloni francesi profughi dall'Algeria dopo l'indipendenza del 1962, tra cui anche molti italo-algerini - ha anche dato un impulso alla città e ha in qualche modo modificato la composizione della popolazione e le opinioni tradizionali; i pieds-noirs restano visti da taluni come un corpo estraneo alla città, e unitamente alla globalizzazione di fine millennio, spingeranno anzi alcuni nizzardi a riporre le proprie speranze in una forma di nazionalismo sempre più escludente ed acceso e, in taluni casi, anche intollerante.

Alla fine degli anni '80, voci di corruzione politica nel governo della città sono emerse sempre più di frequente; indagato, Jacques Médecin nel 1990 abbandonò il paese, per essere arrestato tre anni più tardi in Uruguay ed estradato in Francia nel 1994, dove venne condannato per vari reati di corruzione e crimini associati e incarcerato.

Nel febbraio 2001, i leader europei si sono incontrati a Nizza per negoziare e firmare quello che fu poi noto come Trattato di Nizza, che modificò le istituzioni dell'Unione europea.

L'attuale sindaco di Nizza, Christian Estrosi (eletto nel marzo di 2008) è membro del partito di destra UMP.

La sera del 14 luglio 2016 sul Lungomare degli Inglesi, il franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel scagliò un camion contro la folla riunita per gli annuali festeggiamenti della presa della Bastiglia, facendo 87 morti e 202 feriti (Strage di Nizza).

Monumenti e luoghi d'interesse

Nizza, città della villeggiatura invernale della Riviera”. Con questa motivazione la capitale della Costa Azzurra è entrata a far parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Il perimetro interessato copre un’area di 500 ettari e comprende l'intero lungomare: Promenade des Anglais, Quai des Etats-Unis, terrazze delle Ponchettes che sono una delle più antiche strutture turistiche in Francia, progettate nel diciottesimo secolo. Incorpora inoltre Rauba-Capeu, comprende la Colline du Château e il porto. 

L’area si estende poi al Mont Boron, alle colline di Cimiez e delle Baumettes che costituiscono l'anfiteatro rivolto verso il mare, caratteristico delle città della Riviera. Lo spazio della città interessato parte dal mare per giungere, a nord, alla linea ferroviaria con alcune ulteriori estensioni come la Cattedrale ortodossa russa.

Alla luce di questo Riconoscimento si può rileggere la storia più recente di Nizza come quella di località creata per i turisti e non luogo che si è adattato al turismo. Una affermazione che può sembrare paradossale per quella che è oggi la quinta città di Francia per popolazione. Ma se riandiamo al periodo precedente al rattachement, il ricongiungimento tramite plebiscito alla nazione transalpina del 1860, troviamo una località piuttosto piccola, costretta negli spazi di quella che oggi si definisce la Vecchia Nizza, il Vieux-Nice. Erano i tempi della Contea di Nizza, appartenente agli Stati Sardi che estendevano i loro confini fino al fiume Var.

Vicende storiche a parte, riandando agli esordi del turismo, Alexandre Dumas aveva sintetizzato questo cambiamento in atto. Nel Impressions de voyage del 1851 scriveva: “Ci sono due città a Nizza, la città vecchia e la città nuova, “l’antica Nizza” e la Nizza nuova: la Nizza italiana e la Nizza francese. In realtà erano stati i Piemontesi che, avendo intuito le potenzialità turistiche della città, avevano cominciato a indirizzare l’urbanistica verso la valorizzazione dell’amenità del paesaggio.  

Passeggiata degli Inglesi

La Promenade des Anglais è una passeggiata che costeggia il lungomare della baia degli Angeli (baie des Anges).

All'inizio del XIX secolo vi era un piccolo sentiero in terra battuta e pietre, largo un paio di metri, chiamato "Cammino degli Inglesi", che collegava la riva destra del fiume Paglione al sobborgo della Croce di Marmo (Croix de Marbre). Fu realizzato dalla comunità britannica per trascorrere l'inverno in città e fu finanziato dal reverendo Lewis Way.

Il documento nº 107 allegato al piano regolatore predisposto dall'agenzia urbanistica del Consiglio d'Ornato prevedeva un percorso sul bordo del mare, dalla foce del Paglione fino a valle del torrente Magnan. Il litorale fu messo a libera disposizione della municipalità con la regia patente del 5 maggio 1835 firmata dal re Carlo Alberto di Savoia. Il 29 aprile 1836 il consiglio municipale approvò il progetto presentato dall'architetto comunale Antoine (Antonio) Scoffier, che disegnò il tracciato già presente nel 1830, con un'estensione e uno schema tuttora presenti nell'attuale lungomare. Nel 1844 furono finanziati i primi lavori che completarono il primo tratto dall'angolo sud-est della foce del Paglione fino al quartiere San Filippo, sopraelevato di 5 metri rispetto al livello del mare. Il progetto ne prevedeva una larghezza di 23 metri, ma ne furono realizzati solo 12 metri.

Negli anni 1854-1856 la strada prese il nome di lungomare degli Inglesi (promenade des Anglais) e fu prolungata fino al torrente Magnan come da progetto dell'architetto François Aune. Vi si realizzarono importanti lavori che portarono all'allargamento della strada di ulteriori 11 metri, in modo da formare un percorso con una doppia fila di alberi. Dopo l'annessione alla Francia del 1860, il lungomare fu poi prolungato fino ai quartieri di Sant'Elena (Sainte-Hélène) nel 1878, di Carras nel 1882 e successivamente fino al fiume Varo nel 1903.

Il 13 aprile 1902 Léon Serpollet conquistò il record di velocità terrestre a bordo del suo veicolo "Œuf de Pâques" (Uovo di Pasqua) con motore a vapore, percorrendo il lungomare degli inglesi alla velocità di 120,8 km/h.

Le ville e i giardini presenti lungo il percorso furono distrutti gradualmente e vennero sostituiti da palazzi e alberghi di lusso, casinò ed edifici residenziali. Il traffico crebbe e cominciò a causare problemi già nel 1920, tanto che l'amministrazione comunale iniziò ulteriori lavori tra l'Opera e viale Gambetta nel 1929-1931 realizzando l'attuale vista del lungomare. L'allargamento proseguì tra viale Gambetta e viale Ferber nel 1949-1953.

Il lungomare è ora congestionato dalla circolazione stradale e in alcuni punti forma una grande arteria urbana con due corsie per senso di marcia.  

Il lungomare degli Inglesi, chiamato semplicemente Promenade o abbreviato in Prom’, è oggi una delle attrazioni panoramiche più conosciute di Nizza ed è stata dichiarata come area di valorizzazione dell'architettura e del patrimonio (AVAP) dall'amministrazione comunale, che ha anche richiesto la sua candidatura a patrimonio mondiale dell'umanità.

Grazie alla lieve brezza marina quasi costante, il lungomare è un luogo di incontro, anche per gli amanti del pattinaggio e del jogging. Sulla parte meridionale è stata tracciata una pista ciclabile, che permette di attraversare velocemente la città in bicicletta da est ad ovest.

Oltre che per le importanti manifestazioni che vi si svolgono, tra cui, fino al 2016, il Carnevale di Nizza e le battaglie dei fiori, il lungomare è rinomato per le sue "sedie blu" (chaises bleues, un simbolo di Nizza) e i suoi pergolati, ideali per un farniente tipicamente mediterraneo e per la contemplazione della Baia degli Angeli.

Dal 1988 sul lungomare è posizionato il traguardo della corsa ciclistica a tappe Parigi-Nizza. Il lungomare di Nizza è stato utilizzato anche come percorso per la tappa a cronometro del Tour de France del 2 luglio 2013.  

Nella notte tra il 14 e il 15 luglio 2016, il lungomare degli Inglesi è stato soggetto a un attentato che ha provocato 86 vittime (di cui una decina sono bambini) e più di 200 feriti. 

L'attacco terroristico è stato attuato durante la notte dei festeggiamenti per la presa della Bastiglia verso le 22:30 mentre sul lungomare si teneva uno spettacolo pirotecnico. Un camion è riuscito ad entrare sul lungomare ad una velocità di circa 80 km/h facendo movimenti a zig zag in mezzo alla folla per uccidere più civili possibili, mentre lo stesso conducente sparava sui civili con un fucile d'assalto. Il carnefice, un uomo franco-tunisino di 31 anni, è stato ucciso in seguito dalla Gendarmeria Nazionale Francese. Si sospetta che l'attentato sia stato effettuato sotto l'ordine dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.

Questo enorme viale è un'opera architettonica speciale, con un rivestimento di colore marroncino, chioschi e pergolati posti lungo gli 8 km di spiaggia.

Anche i lampioni hanno caratteristiche uniche, perché oltre ad illuminare la strada e la passeggiata, servono anche come fari di avvicinamento degli aeromobili che giungono da ovest e, dopo una curva, devono allinearsi con le piste rispettando il percorso di luce in modo da non sorvolare la città.

Durante il giorno e alla sera è possibile osservare, seduti sulle sedie blu, gli aerei che volano a bassa quota sul mare.  

Gli edifici si trovano nel lato nord del lungomare ed inizialmente erano numerati con numeri progressivi, anziché con i soli numeri dispari come avviene oggi.

I primi hotel di lusso (Royal, Negresco) e l'Opera si affacciano a nord sulla rue de France verso la Promenade: Nizza era stazione invernale per gli amanti del clima mite e secco in inverno (non il mare).  

Piazza Massena

È una delle piazze più rappresentative di Nizza e ospita La conversazione, gruppo di sette opere d'arte moderna di Jaume Plensa dedicate ai sette continenti, un monumento alla Costa Azzurra e una grande fontana.

Piazza Garibaldi

È la piazza più antica di Nizza, i palazzi che la circondano furono edificati secondo i canoni dell'architettura sabauda. Al suo interno è presente una statua di Giuseppe Garibaldi, nativo di Nizza, rivolta verso l'Italia.

Cattedrale di Santa Reparata

La cattedrale di Santa Reparata è il principale luogo di culto cattolico di Nizza ed è situata nel centro storico della città. Costruita in stile barocco nel XVII secolo e basilica minore dal 1949, è sede della cattedra del vescovo di Nizza. Ciononostante, essa non è la chiesa più grande della città, primato che spetta alla basilica di Notre-Dame de l'Assomption.

La prima cattedrale di Nizza, dedicata a Santa Maria Assunta, sorse nel V secolo all'interno della città fortificata, sulla collina del Castello; era a navata unica e terminava con un'abside a pianta quadrangolare, sostituita in epoca carolingia da una semicircolare; era dotata di un battistero, costituito da un edificio a sé stante, le cui tracce però non sono pervenute nel corso degli scavi archeologici che hanno interessato l'area nei secoli XIX e XX. 

Nell'XI secolo l'edificio venne ulteriormente ampliato e portato a tre navate; terminati i lavori, fu consacrato nel 1049. La cattedrale, che si presentava in condizioni di fatiscenza, venne ricostruita tra il 1429 e il 1486; furono edificati un ampio coro con cripta sottostante e di numerose cappelle laterali.

Nel 1531 la sede vescovile venne trasferita dalla chiesa di Santa Maria Assunta a quella di Santa Reparata. La vecchia cattedrale divenne la chiesa del castello e, gravemente danneggiata da un bombardamento nel corso dell'assedio francese del 1691, venne definitivamente demolita nel 1706 (insieme al resto del complesso) per ordine di Luigi XV di Francia.

La chiesa di Santa Reparata era sorta nel medesimo luogo in cui, nel 1078, il ricco borghese Raimbald Rostagni aveva fatto edificare una cappella per accogliere le reliquie di santa Reparata (martire a Cesarea di Palestina durante la persecuzione di Decio del 250-251 e particolarmente venerata nell'Italia medioevale), delle quali era entrato in possesso durante un viaggio a Roma; essa era situata al di fuori del centro abitato dell'epoca, lungo la carriera Draperium, ai piedi della collina del Castello di Nizza. A partire dal 1185 l'oratorio con le terre circostanti divenne priorato dell'abbazia benedettina di Saint-Pons e, dopo esser stato ricostruito in forme più ampie agli inizi del XIII secolo, divenne sede parrocchiale nel 1246. In seguito all'aumento della popolazione, la chiesa, che venne così ad essere compresa entro il perimetro urbano, fu ampliata tra il 1455 e il 1468.

La chiesa fu ceduta nel 1531 dall'abbazia di Saint-Pons alla diocesi di Nizza per diventarne cattedrale; nel 1533 il trasferimento venne accettato dai Duchi di Savoia e ufficialmente ratificato e attuato nel 1590 con una cerimonia presieduta dal vescovo Luigi Pallavicini, alla presenza di Carlo Emanuele I di Savoia.

Giudicato l'edificio inadeguato alle nuove esigenze, il vescovo Desiderio Palletta, C.R.L. affidò nel 1649 all'architetto Giovanni Andrea Guiberto l'incarico di progettarne uno nuovo. I lavori iniziarono il 7 gennaio 1650 e Guiberto ne mantenne la direzione fino al 1680. Nella fase iniziali la costruzione procedette speditamente, tanto che nel corso del 1651 vennero completati sia il transetto, sia la cupola; successivamente subì una battuta d'arresto a causa della difficoltà di reperire i fondi. Nel 1651 venne demolito il campanile della vecchia chiesa, mentre nel 1655 crollò la volta della navata, ferendo a morte il vescovo Palletta. Fu il vescovo Enrico Provana di Leyni, O.C.D. a dare nel 1673 un nuovo impulso per il completamento dell'opera, compiuto entro il 1685 sotto la direzione di Marc' Antonio Grigho. La cattedrale venne finalmente consacrata il 30 maggio 1699 dal vescovo Provana di Leyni.

L'edificio si presentava mancante della torre campanaria e della facciata: il primo venne edificato su disegno di Carlo Antonio Castelli (coadiuvato da Carlo Gioanetti) nel 1731-1757 per volere del vescovo Raimondo Recrosio, B. (morto 1732); il prospetto, invece, fu costruito soltanto tra il 1825 e il 1830 seguendo i disegni originali di Giovanni Andrea Guiberto. Nel 1899 il vescovo Henri-Louis Chapon modificò l'area del coro facendo proseguire le navate laterali ai suoi lati oltre il transetto, e facendo edificare tra il 1900 e 1903 l'abside semicircolare.

Nel 1906 la cattedrale divenne monumento storico di Francia, mentre nel 1949 fu elevata alla dignità di basilica minore.

Nel 2009 iniziò un intervento di restauro conservativo sia all'esterno, sia all'interno edificio, in parte finanziato dal dipartimento delle Alpi Marittime e completato nel 2015.

Il 15 luglio 2016 è stata celebrata nella cattedrale una messa in suffragio per le vittime della strage di Nizza (avvenuta la sera precedente); la cerimonia è stata presieduta dal vescovo André Marceau e vi hanno partecipato numerose personalità del mondo politico, tra le quali il sindaco di Nizza Philippe Pradal e l'ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy.

ESTERNO - La facciata della cattedrale di Santa Reparata venne edificata in stile barocco tra 1825 e il 1830 seguendo il progetto originario secentesco di Giovanni Andrea Guiberto. Il prospetto è a capanna ed è suddiviso orizzontalmente in due ordini da un alto cornicione che riporta l'epigrafe dedicatoria, ciascuno dei quali è tripartito da lesene composite lisce. 

In basso si apre l'unico portale, sormontato da una nicchia circolare all'interno della quale vi è una statua raffigurante Santa Reparata orante; ai lati, le statue di San Basso (a sinistra) e San Siagrio (a destra), ciascuna entro una propria nicchia. Similmente, ai lati del finestrone rettangolare che si trova al centro dell'ordine superiore, vi sono due nicchie con le statue di San Valeriano (a sinistra) e San Ponzio (a destra). Il coronamento della facciata è costituito da un timpano triangolare spezzato sormontato da quattro fiaccole marmoree.

Alla destra della facciata vi è il campanile settecentesco, costituito da una torre a pianta quadrangolare; la cella si apre verso l'esterno con un'ampia monofora ad arco a tutto sesto su ogni lato affiancata da lesene ioniche, e la copertura è costituita da una slanciata cuspide. La crociera è esternamente sottolineata dalla presenza della cupola, la cui sommità raggiunge l'altezza di 39 metri; essa presenta sia il tamburo, sia la lanterna, ed è caratterizzata dalla copertura della calotta costituita da riggiole policrome.

INTERNO

NAVATE - Internamente, la cattedrale di Santa Reparata presenta una pianta a croce latina. L'aula è suddivisa in tre navate (quella maggiore coperta con volta a botte lunettata, quelle minori con volta a vela) di quattro campate ciascuna da due file di archi a tutto sesto poggianti su pilastri ai quali, nella navata centrale, sono addossate delle lesene corinzie con i capitelli dorati; queste sorreggono l'alto cornicione che corre alla base della volta anche nel transetto e nell'area absidale, e che presenta a bassorilievo elementi vegetali e stemmi sorretti da puttini. La fastosa decorazione barocca in stucco dell'interno venne realizzata da Giovanni Pietro Riva tra il 1655 e la fine del XVII secolo, ispirata al barocco genovese. In corrispondenza di ogni campata delle navate laterali si apre una cappella a pianta rettangolare, coperta con volta a botte.

CAPPELLE LATERALI - La prima cappella di sinistra è adibita a battistero, con fonte battesimale sormontato da una statua del nizzardo Joseph Raimondi raffigurante San Giovanni Battista (XIX secolo). Segue la cappella dei santi Quattro Coronati, già della corporazione dei muratori, con le tele Martirio dei santi Quattro Coronati di Ercole Trachel (XIX secolo, sull'altare), San Serafino da Montegranaro (fine del XVIII secolo, a destra) e il Martirio dei santo Quattro Coronati (XVII secolo, a sinistra); la balaustra in marmo venato verde-grigio risale al XVIII secolo

La terza cappella, dedicata a santa Reparata, ospita al di sopra dell'altare marmoreo seicentesco finemente intarsiato in marmi policromi la tela Decollazione di santa Reparata di Ercole Trachel (1839) e sulle pareti laterali le tele degli inizi del XVII secolo Tortura di santa Reparata con le torce infiammate (a destra) e Tortura di santa Reparata con il piombo fuso

L'ultima cappella è quella di San Giuseppe, già patronato della famiglia Turati e sede della confraternita degli agonizzanti; la pala d'altare è opera di Jean-Baptiste Biscarra e raffigura la Morte di San Giuseppe (1842), mentre ai lati vi sono due tele del 1685 con i santi patroni della famiglia Turati, rispettivamente San Luigi di Francia e San Carlo Borromeo (a destra) e Sant'Andrea e San Pietro apostoli.

L'ancona dell'altare della prima cappella di destra, dedicata alla Vergine Addolorata, è caratterizzata da una ricca decorazione dorata a rilievo, con la rappresentazione della Veronica sulla trabeazione; al centro, entro una nicchia, vi è la statua lignea policroma della Pietà (XVIII secolo). 

Segue la cappella del Crocifisso, che prende nome dalla grande scultura secentesca posta sull'altare, alle cui spalle si trova a completamento la tela di Joseph Provensau La Madonna, la Maddalena e san Giovanni Battista ai piedi della croce (1837); vi sono anche le tele di Jean-Baptiste Passadesco Santi Geronimo e Domenico (parete di destra) e La Madonna presenta Gesù bambino a sant'Antonio di Padova (1682, parete di sinistra). 

Vi è poi la cappella di Santa Rosa da Lima, fatta erigere dalla famiglia Dettati-Doria (imparentata con la santa), che ospita le tele di Bernardino Baldoïno Sant'Eligio tra i san Giovanni Battista e sant'Andrea (1646, sull'altare), Santa Rosa che guarisce un bambino (1680, a destra) e Apparizione della Vergine a santa Rosa (1680, a sinistra). Infine vi è la cappella di Sant'Alessandro, devastata da un incendio nel 1989 che causò la perdita delle tre tele; rimangono integri l'altare, gli stucchi e i dipinti sulla volta.

Il transetto presenta il medesimo schema della navata, con volta a botte lunettata e lesene corinzie lungo le pareti. La crociera è coperta dalla cupola, alla base della quale vi sono quattro pennacchi con bassorilievi in stucco dorato raffigurati gli Evangelisti (1655); le vetrate policrome del tamburo risalgono al 1900. A ridosso del pilastro nord-orientale, vi è il Monumento a Jean-Pierre Solavescovo di Nizza dal 1857 al 1877, edificato nel 1885, con statua marmorea del presule. Sul pilastro sud-orientale, invece, vi è il pulpito marmoreo secentesco, rivolto verso la navata maggiore.

Ciascuno dei due bracci del transetto termina con una cappella. Quella di destra è adibita a custodia del Santissimo Sacramento, con grande altare marmoreo la cui ancona è costituita da un'alta trabeazione sorretta da quattro colonne tortili; al centro, al di sopra del tabernacolo vi è la tela Disputa del Sacramento e Cristo in gloria, del XVII secolo, liberamente ispirata all'analogo affresco di Raffaello Sanzio situato nella Stanza della Segnatura, in Vaticano; sulle pareti laterali, altre due tele del XVII secolo incentrate sul tema dell'Eucaristia, ovvero Mosè e la manna (a sinistra) e Aronne e l'Arca dell'Alleanza (a destra). La cappella del transetto di sinistra venne edificata nel 1699 in seguito ad un voto fatto a santa Rosalia di Palermo per scongiurare la fine della peste; la pala d'altare del XVII secolo Santa Rosalia e san Rocco inquadra la nicchia entro la quale è accolta la statua lignea policroma della Vergine Immacolata (1655). Ai lati, le tele Presentazione di Maria al Tempio (a destra) e Sposalizio della Vergine (a sinistra), degli inizi del XIX secolo.

CORO E ABSIDE - Oltre la crociera, la navata centrale prosegue con il coro secentesco, che termina con l'abside edificata su modello delle due cappelle del transetto nel 1900-1903; coeve a quest'ultima sono i due prolungamenti delle navatelle oltre la nave trasversa, dei quali quello di sinistra presenta una cappella dedicata a san Giovanni XXIII e adibita a sepolture dei vescovi di Nizza, con diverse lapidi che commemorano i presuli defunti.

L'area presbiterale occupa interamente sia il coro, sia l'abside, ed è delimitata da una balaustra in marmi policromi intarsiati risalente al XVII secolo, che presenta gli stemmi della famiglia Grimaldi. Immediatamente alle spalle di quest'ultima, sulla sinistra, trova luogo la cattedra episcopale, in legno intagliato, il cui seggio è sormontato da un baldacchino a padiglione. A ridosso della parete di fondo vi è l'altare maggiore marmoreo, che presenta le medesime decorazioni della coeva balaustra; al centro del paliotto si apre un oculo ovale entro il quale è posta un'urna con le reliquie di Saint-Victor. Nell'abside vi sono tre dipinti del 1655: Gloria di Santa Reparata (al di sopra dell'altare), San Siagrio (a sinistra) e San Basso (a destra).

ORGANI A CANNE - La presenza di un organo a canne all'interno della cattedrale è testimoniata fin dal XVII secolo; un nuovo strumento venne costruito nel 1732 per volere del vescovo Recrosio, privato di parte delle canne durante la rivoluzione francese e ricostruito ex novo da Giuseppe Concone nel 1805; quest'ultimo organo, che aveva 24 registri su due manuali e pedale, fin da subito mostrò segni di malfunzionamento, tanto che già nel 1808 dovette intervenire per una manutenzione straordinaria lo stesso costruttore, e nel 1831 Giosuè Agati. Nel 1843 il figlio di Giosuè, Nicomede, presentò un progetto di un nuovo organo in stile italiano con 34 registri su due manuali (dei quali il secondo in cassa espressiva) e pedale, che venne respinto; lo strumento fu realizzato invece dalla ditta Serassi di Bergamo nel 1845-1848 (opus 589, collaudato da padre Davide da Bergamo il 14 febbraio 1848), con 77 registri su due manuali e pedale, ma venne rimosso nel 1899 per far posto ad un nuovo organo in stile francese, costruito da Florentin Martella (già operaio presso Aristide Cavaillé-Coll) e terminato nel 1901. Nel 1974 venne realizzato l'attuale organo da Jean-Loup Boisseau su progetto di Pierre Cochereau, riutilizzando la cassa di inizio secolo.

L'organo maggiore, in abbandono dal 2005, si trova sulla cantoria in controfacciata. Esso è a trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale ed elettrica per i registri ed è in stile neoclassico; dispone di 69 registri disposti su quattro manuali e pedale e la sua consolle è a finestra, al centro della parete anteriore della cassa.

Sotto l'arcata tra il coro e la cappella di San Giovanni XXIII, si trova a pavimento un secondo organo a canne, costruito da Federico Valencini nel 1866 e successivamente più volte modificato (delle quali l'ultima dalla ditta Delangue nel 2007); a trasmissione elettronica con consolle mobile indipendente a pavimento nel transetto, dispone di 17 registri su due manuali e pedale.

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