Chiesa
russa ortodossa di San Nicola
L'edificio
uno dei "gioielli"
dell'arte russa, e della fede
ortodossa, in Occidente, a lungo
punto di riferimento per le
comunità di credenti all'estero,
soprattutto quelle costituitesi
con i transfughi dopo la
Rivoluzione bolscevica del 1917,
ed oggi scrigno di bellezze
incomparabili, iconografiche e
architettoniche, valorizzate
ulteriormente dal restauro
protrattosi per oltre due anni.
Durante
la seconda metà del XIX secolo,
la famiglia imperiale russa visitò
regolarmente la Costa Azzurra, e
soprattutto Nizza:
un po’ come avrebbe fatto,
qualche decennio più tardi, la
regina Vittoria d'Inghilterra.
Sulla
scorta di questa presenza
altolocata, seguita dalla nobiltà
e via via da altre compagini
sociali, una folta comunità russa
di religione ortodossa si stabilì
in città, portando con sé
l’esigenza di un luogo di culto
e di preghiera. Proprio per
questo, un itinerario russo a
Nizza non può che partire dalla
Cattedrale ortodossa di San
Nicola: la più grande chiesa
ortodossa russa costruita al di
fuori della Russia.
Il
motivo per il quale proprio Nizza
sia stata scelta per ospitare una
tale perla è storia che risale
alla prima metà dell'Ottocento,
quando ancora essa era parte del
Regno di Sardegna.
In
onore dello zar Nicola I, morto
nel 1855, la sua diletta sposa
Alexandra Fedorovna, durante un
lungo soggiorno a Nizza, si rese
promotrice dell'iniziativa di
acquistare un terreno in rue
Longchamp, per farvi costruire una
cappella. Questa, il cui progetto
fu via via corretto e ampliato,
venne consacrata ai santi Nicola e
Alessandra il 12 gennaio del 1860.
Fu la prima chiesa ortodossa russa
in Europa occidentale.

Anni
dopo, però, con l’espansione
della colonia russa di passaggio
nel sud della Francia, dove il
clima mite e la presenza del mare
ben si addicevano alla cura di una
delle malattie più diffuse
dell'epoca - la tisi, la piccola
chiesa di rue Longchamp non bastò
più. Nel 1865 era morto a Nizza
il principe Nicola, figlio
dell'imperatore Alessandro ed
erede al trono di Russia, e in suo
ricordo la famiglia imperiale vi
acquistò una villa con annessa
una cappella. Quando si decise di
edificare una chiesa più grande,
il progetto iniziale ne previde la
costruzione a partire proprio da
quella cappella, che sarebbe
entrata a far parte dell’altare
del nuovo tempio.
Anche
in questo caso, fu l'intervento di
una donna, l'imperatrice madre
Maria Fedorovna nel 1896 a dare il
decisivo impulso alla fase
progettuale; i lavori iniziarono
nel 1903 per concludersi nel 1912,
quando la nuova cattedrale di San
Nicola venne inaugurata alla
presenza, in rappresentanza
dell'imperatore Nicola II, del
duca Alessandro di Leichtenberg e
della granduchessa Anastasia
Michailovna. Essa venne quindi
concessa dalla Cancelleria
Imperiale al patriarcato di S.
Pietroburgo con un contratto di
affitto di 99 anni.
La
rivoluzione di Ottobre segnò per
la comunità ortodossa russa
l'inizio di un periodo di grande
difficoltà e di profonde
spaccature. Nel 1926, dopo la
morte del patriarca Tichon,
l'allora Metropolita Evloghi
decise di abbandonare al suo
destino il patriarcato di Mosca e
congiungersi con tutte le sue
parrocchie in Francia e in Europa
occidentale al patriarcato di
Costantinopoli sotto il nome di
Esarcato Russo Ortodosso, mentre
altre comunità, fra cui quelle
presenti negli Stati Uniti,
costituirono la nuova Chiesa Russa
all'Estero.
Per
gli ortodossi rimasti in patria,
invece, furono anni terribili in
seguito alle persecuzioni a cui
furono sottoposti dai bolscevichi,
solo in parte attutite dopo la
nomina del nuovo patriarca Sergio
I avvenuta in piena guerra nel
1943. Il patriarcato di Mosca era
a quel tempo sostanzialmente
un'espressione dello stato
sovietico e lo scontro con le
chiese scismatiche si mantenne
sempre piuttosto aspro. Già negli
anni '80, con l'ausilio del
governo, esso cominciò a
interessarsi alle chiese russe in
Europa occidentale e in Palestina,
dando il via alle prime scaramucce
legali per la
"riconquista" dell
bottino perduto.
Ma
finché a contendere alle comunità
russe ortodosse in Occidente era
il governo dei Soviet,
responsabile per molti decenni di
gravissimi crimini ai danni di
religiosi e fedeli, non vi erano
dubbi su chi dovesse essere
considerato erede spirituale e
materiale dei patrimonio ortodosso
russo all'estero; da quando,
invece, alla caduta dell'Unione
Sovietica, è subentrata la nuova
Federazione Russa, le cose si sono
complicate.
Per
ottanta anni la diaspora russa in
Francia si era presa carico del
mantenimento dell'attività
eccelsiastica in molte chiese; a
Nizza, il compito è stato
egregiamente svolto da
un'associazione, l'ACOR
(Association culturelle orthodosse
russe), ancor oggi composta da
alcune centinaia di membri di
origine russa e legata
canonicamente all'esarcato russo
ortodosso e al patriarcato di
Costantinopoli, sfruttando le
entrate che la cattedrale non ha
mai fatto mancare grazie al gran
numero di visitatori paganti.
Tuttavia,
nel 2006, poco tempo prima della
scadenza del contratto di
locazione di 99 anni previsto
dall'accordo fra Stato e Chiesa
nel 1909, la Russia è tornata
alla carica per il riconoscimento
dei suoi diritti di proprietà. A
dirimere legalmente la questione,
almeno per il momento, ci ha
pensato il 24 gennaio 2010 il
Tribunale di Nizza. Il terreno e
la chiesa soprastante devono
essere considerati di proprietà
dello Stato russo, e
l’Associazione ritenuta
occupante di diritto fino al 2007
in quanto affittuaria e quindi
impossibilitata ad accedere
all'usucapione nonostante gli 80
anni durante i quali si è presa
cura della cattedrale.
Attualmente,
dunque, sono lo Stato russo, per
quanto concerne la custodia e la
sicurezza della cattedrale, e il
Patriarcato di Mosca, per gli
uffici religiosi, a prendersene
cura.

L’esterno
si rifà alle chiese del XVI e
XVII secolo della regione di Mosca
e Jaroslav. Si fa apprezzare per
la facciata in mattoni rosa e
marmo chiaro, ma la parte
dell’edificio che più colpisce
è l’insieme delle sei cupole a
bulbo che lo sormonta. La cupola
centrale, più ampia, è
circondata da quattro cupole più
piccole: tutte e cinque sono
coperte di tegole smaltate
turchesi. La sesta cupola,
ricoperta d’oro, è quella che
ospita il campanile.
L’interno
è ispirato allo stile delle
chiese di Mosca e non è da
meno: la sua decorazione,
arricchita da preziosi affreschi e
boiserie dorate, conta quasi 3000
icone.
La
Cattedrale di San Nicola,
costruita sotto il patrocinio
dell'ultimo zar Nicola II e di sua
madre l'imperatrice vedova Maria
Feodorovna, è collocata nel parco
dove si ergeva l'edificio nel
quale lo Tsarevich Nicholas
Alexandrovich, il figlio maggiore
di Alessandro II, morì nel 1865:
la cappella è eretta n
corrispondenza del luogo in cui si
trovava la stanza dove il principe
ereditario esalò l’ultimo
respiro.
La
Cattedrale di San Nicola e il
parco che la circonda sono di
proprietà della Federazione
Russa, riconosciuta ufficialmente
come proprietaria nel 2012.
Accanto
alla cattedrale si trova la cappella
ortodossa dedicata allo tsarévitch
Nicolas Alexandrovitch.
Basilica
di Notre-Dame
Nella
seconda metà del XIX secolo la
Diocesi di Nizza, con il suo nuovo
vescovo Mons. Jean-Pierre Sola, deve adeguarsi alla crescente
espansione dello spazio urbano e
rispondere ai bisogni della “colonia straniera” che chiede la costruzione di una
chiesa nei nuovi quartieri della
città.
Una
popolazione ricca di villeggianti
invernali si è stabilita nei
sobborghi della riva destra del
Paillon. Mons. Sola, nel 1862,
chiede quindi che venga loro
costruita una chiesa. In effetti,
i soli edifici religiosi del
quartiere erano all’epoca la
chiesa ortodossa e quella
anglicana. I cattolici per le loro
funzioni religiose dovevano
accontentarsi della chiesetta di
Saint Etienne (distrutta nel 1926)
di difficile accesso e frequentata
dagli agricoltori di Nizza, oppure
della cappella dell’Ospizio
della Carità, anch’essa troppo
piccola. L’iniziativa di Mons.
Sola incontra il rifiuto del
sindaco di Nizza, François
Malaussena, che preferisce
destinare il denaro pubblico alle
infrastrutture per trasporti e
comunicazioni (a lui va il merito
di aver fatto arrivare la ferrovia
a Nizza nel 1863 e della
costruzione della stazione nel
1864).
Il
vescovo deve allora cercare altre
fonti di finanziamento. Si avvale
dell’aiuto di Padre Alexandre
Lavigne, molto stimato a Parigi,
considerandolo il più adatto a
rispondere alle aspirazioni dei
villeggianti. Lo nomina dunque
vicario generale per la colonia
“straniera”. Questa nomina
corrisponde anche alla volontà di
Mons. Sola di far avvicinare i
nizzardi alla cultura francese
grazie alla mediazione del clero.
Padre Lavigne apre nel 1862 una
sottoscrizione per la raccolta dei
fondi necessari alla costruzione
della chiesa. La colonia
“straniera”, entusiasta,
partecipa alle vendite di
beneficienza e alle
pubbliche raccolte di denaro.
Da
tutta la Francia arrivano
donazioni e Padre Lavigne non
esita a recarsi persino in
Inghilterra per sollecitare la
generosità delle ricche famiglie
che vengono a trascorrere i loro
inverni a Nizza.
L’edificio
doveva rispondere non soltanto ai
gusti e alle esigenze dei generosi
donatori, ma doveva anche
integrarsi nel nuovo paesaggio
urbano della città.
I
lavori iniziano nel 1864 sotto la
direzione dell’architetto Charles Lenormand, che
sarà in seguito ideatore del
progetto della cattedrale di
Monaco. Il terreno viene
acquistato dal comune
all’Ufficio di Beneficienza e
all’Opera della Misericordia.
La
chiesa è in stile neogotico e si
ispira all’abbaziale San Sergio
d’Angers, rispondendo così alla
politica di francesizzazione e di
modernizzazione della città.
Viene dedicata a Nostra Signora
dell’Assunzione, come l’antica
cattedrale che si erigeva sulla
collina del Castello. Pur essendo
considerato smisurato, il progetto
avanza rapidamente e già a
partire dal 1865 i villeggianti
possono ammirare l’elevazione
della navata centrale e delle 8
cappelle laterali.
Anche
se non ultimata la chiesa viene
inaugurata e benedetta il 3 maggio
1868 nel corso della
messa celebrata da Mons. Sola. I
lavori subiscono dei ritardi,
dovuti soprattutto alla mancanza
di fondi a causa della guerra del
1870 e della morte di Padre
Lavigne nel 1874. Quest’ultimo
lascia un debito colossale, che
nessuno vuole saldare.
Nel
1876 la città si assume i debiti
di Padre Lavigne e acquista la
proprietà del complesso
immobiliare. Nel 1879 la chiesa
viene infine dichiarata
“finita” e troneggia
superbamente sull’avenue de la
Gare (oggi Jean Medecin)
completata in ogni sua parte.
Il
Comune, proprietario del terreno e
degli edifici trasforma il
Presbiterio in una scuola
pubblica. Il terremoto del 1887
spacca la costruzione alla destra
del secondo collaterale, senza però
danneggiare le tre navate né
destabilizzare le strutture
portanti.
La
chiesa è consacrata il 12 marzo 1925 e viene elevata al rango di Basilica il 16 aprile 1978.
La
facciata si ispira alla basilica
di Notre Dame di Parigi, con tre
portali, un rosone, delle aperture
gemelle in un arco ogivale e un
ambulacro con quattro guglie. Una
statua della Vergine è posta
sulla cima e un’altra in
facciata davanti al rosone. Due
torri di 31 metri s’innalzano
nel cielo di Nizza: avrebbero
dovuto essere completate con dei
pinnacoli a base ottagonale, ma il
progetto fu abbandonato a causa
della fragilità del terreno.
Si
nota l’assenza di sculture sulla
facciata dovuta alla mancanza di
fondi, problema ricorrente durante
la costruzione dell’edificio. La
statua di Notre Dame de la Libération,
scolpita da Gallo nel 1944, è
posta sul pilastro
dell’architrave del portale
centrale.
Il
coro si ispira all’abbazia San
Sergio d’Angers, le cui
caratteristiche sono estese
all’insieme della costruzione
per rispettare l’unità di
stile. Le tre navate sono della
stessa altezza; vi sono dodici
cappelle laterali e sette cappelle
in absidiole. La differenza con
l’opus franciginum sta nella
mescolanza di strutture di stile
gotico a lancetta con guarniture
in stile gotico ornato. Questo
insieme armonico costituisce una
delle opere neogotiche più belle
della regione.
Le vetrate del
coro, realizzate nel 1868,
rappresentano l’incoronazione
della Vergine, che è circondata
da S. Giuseppe, S. Gioacchino, S.
Paolo, S. Raffaele, S. Gabriele, i
Patriarchi e gli Apostoli. I santi
evangelizzatori della Francia
dovevano trovarsi attorno alla
navata, ma sono stati sostituiti
da vetrate contemporanee. Le
vetrate istoriate delle cappelle
sono state donate da privati
alla fine del XIX secolo. Le
statue sono di pura tradizione
Saint Sulpicienne.
La
cappella dell’abside, dedicata
per lungo tempo al Sacro Cuore
(raffigurato sulle vetrate) è ora
dedicata alla Vergine, la cui
statua data del 1960. Vi si
trovano anche due tele del XIX
secolo: quella di destra, che
rappresenta la Sacra Famiglia, è
una copia di Murillo: vi figurano
la Vergine col Bambino Gesù, Anna
e Giovanni Battista, sovrastati
dal Padre e dallo Spirito Santo.
L’originale era stato acquistato
da Luigi XVI e si trovava nel XIX
secolo negli appartamenti
dell’imperatrice Eugenia alle
Tuilleries. I rivestimenti in
legno, rifatti nel 1956, sono
opera di Clément Goyeneche. Le
parti in ferro di Luigi Viale sono
della stessa epoca. Il campanone
di 1.020 kg., opera di
Dubuisson-Gallois, è stato
installato nella torre sud nel
1868.
Nostra
Signora dell’Assunzione si
impone dunque nel nuovo paesaggio
nizzardo per le sue dimensioni e
per il suo profilo gotico,
rispondendo alle esigenze espresse
dalla colonia di villeggianti che
soggiorna regolarmente a Nizza.
Ancora
oggi la Basilica è un importante
punto di riunione per la comunità
cattolica del quartiere, nonché
luogo di cultura, dove nel corso
dell’anno si organizzano recital
e concerti, costituendo per la
città di Nizza un punto di
incontro importante nell’ambito
musicale.
Tre
maestri vetrai si sono succeduti
nella realizzazione delle vetrate
della Basilica. Il primo è
Champigneule, che visse nella
seconda metà del XIX secolo. Egli
è l’autore delle vetrate delle
cappelle laterali, in entrambi i
lati, e delle prime absidiole.
Sono state realizzate nello stile
contemporaneo del suo autore e
rappresentano scene bibliche come
quelle della vita di Gesù. La
parte inferiore di queste vetrate
è ormai visibile,
grazie a lavori eseguiti
all’esterno.
Il
secondo Maestro vetraio, Marechal,
ha realizzato le vetrate delle
cinque absidiole del coro, che
sono le più importanti della
Basilica. Sono tipiche dello stile
del XIII secolo, notevoli per i
loro colori vividi. Sebbene non vi
sia apposta alcuna firma, gli
viene attribuito anche il rosone,
perché vi si ritrovano gli stessi
particolari colori delle vetrate
del coro. Infatti, non sembra che
un altro Maestro vetraio sia
intervenuto nella stessa epoca
nella Basilica. Questo rosone
contiene al centro l’alfa e
l’omega, circondati da
medaglioni che raffigurano i
dodici Apostoli. Attualmente il
rosone è nascosto dal grande
organo che è stato posto nella
chiesa per accompagnare le
funzioni religiose. Non si può
tuttavia non notare come la luce
riflessa attraverso questa
vetrata, posta al centro della
facciata sull’avenue Notre Dame,
illumini direttamente la navata,
irradiandola con i suoi colori e
conferendole un’atmosfera
fiammeggiante.
Questi
due maestri vetrai hanno anche
lavorato in un laboratorio a Metz.
Champigneule ha ancora dei
discendenti che lavorano
attualmente a Parigi.
L’ultima
serie di vetrate poste in alto, da
ambedue i lati, per tutta la
lunghezza della navata, è opera
dei fratelli Benoit. Eseguite in
uno stile contemporaneo, sono
state installate nel 1956 per
sostituire dei semplici vetri.
L’attuale
restauro delle vetrate è stato
affidato ai maestri vetrai
Florence Laugier e Jean Pierre
Bellion. Il laboratorio di
restauro di Florence Laugier,
fondato nel 1862 dal maestro
vetraio Joseph Fassi, si trovava
in origine nella villa Vittoria a
Magnan. Oggi è situato in via
Boissy d’Anglas. Dagli inizi
della sua costituzione il
laboratorio non ha sostanzialmente
cambiato le sue tecniche di
intervento, che associate a
un’eccezionale competenza,
garantiscono un eccellente
risultato nel restauro.
Il
restauro dell’edificio ha
conferito un nuovo dinamismo al
quartiere, la Basilica ha
ritrovato il suo posto nel cuore
della città, costituendo un
gioiello patrimoniale e turistico
di cui i nizzardi possono essere
orgogliosi.
Il
29 ottobre 2020 la basilica è stata oggetto di un attentato di matrice terrorista
islamista durante
il quale sono state uccise tre
persone.
Chiesa
di San Rocco
È
una chiesa di culto cattolico
ricostruita nel XIX secolo e
classificata come monumento
storico nel 1984.
Dopo
l'epidemia di peste del 1631 gli
abitanti di Nizza vollero
costruire una cappella dedicata a
San Rocco. La prima cappella fu
completata nel 1661 dal
maestro muratore Giuseppe Pisano.
La sua costruzione fu finanziata
da tutti gli abitanti e
proprietari del quartiere nel
quale venne realizzata, in
particolare Giuseppe-Costante
Acchiardi, luogotenente generale
di artiglieria.
Palazzo
Lascaris
Palazzo
Lascaris è un edificio
situato in rue Droite nel centro
storico della città. Dichiarato monumento
storico il 15 febbraio 1946,
ospita al suo interno un museo che
conserva la seconda collezione di
strumenti musicali antichi più
grande di Francia.
Con
i suoi saloni affrescati, lo
scalone e i suoi stucchi,
rappresenta il massimo esempio di barocco
genovese presente a Nizza.
  Il
palazzo fu costruito a partire dal 1648 per
volontà di Giovanni Battista
Lascaris, maresciallo di campo di Carlo
Emanuele II di Savoia. L'edificio
restò in mano della famiglia Lascaris
di Ventimiglia sino
all'occupazione francese di Nizza
del 1792. Requisito dalle
autorità rivoluzionarie
transalpine, fu poi venduto nel 1802.
Nel 1942 Palazzo
Lascaris fu acquistato dal comune
di Nizza. I lavori di restauro e
recupero, iniziati nel 1963 terminarono
nel 1970, anno in cui
l'edificio fu riaperto al pubblico
come museo municipale.
Nel 2001 vi
furono trasferiti gli strumenti
musicali della collezione Gautier
fino ad allora ospitati nel museo
Masséna. La nuova esposizione aprì
al pubblico dieci anni più tardi.
Nel 2013 l'Institut de
France ha donato al museo di
Palazzo Lascaris la collezione di
strumenti musicali raccolta da Gisèle
Tissier-Grandpierre.
La
facciata principale è scandita da
finestre e balconi con balaustre
di marmo bianco.
All'interno,
un imponente corridoio con volta a
crociera, decorato con motivi dai
colori vigorosi, contribuisce a un
bell'effetto visivo. Uno scalone
monumentale chiuso da arcate e
decorato con statue del XVII e
XVIII secolo conduce alle sale del
primo piano utilizzate per mostre
temporanee.
Il
secondo piano, il cosiddetto piano
nobile, con i suoi appartamenti
cerimoniali conserva le
decorazioni originali del
soffitto, dipinte con affreschi
nella metà del XVII secolo. Le
statue e la decorazione Rococò dei
saloni furono aggiunte nel XVIII
secolo.
Chiesa
dell'Immacolata Concezione
La chiesa
dell'Immacolata Concezione, nota
anche come chiesa di
Nostra Signora del Porto (Église
Notre-Dame-du-Port de Nice),
è una storica chiesa della città.
La
chiesa venne eretta fra il 1840 e
il 1853 secondo il
progetto dell'architetto nizzardo
Giuseppe Vernier, progettista
dell'intero insieme della piazza
Île-de-Beauté. Dopo la posa
della prima pietra, avvenuta nel
1840, i lavori di costruzione
dovettero essere ricominciati da
capo quando nel 1845 l'edificio,
quasi ultimato, rovinò a terra.
L'aggiunta
della facciata colonnata,
progettata dall'architetto Jules Fèbvre,
risale al 1896.
La chiesa è iscritta ai monumenti
storici dal 1991 in
quanto parte dell'insieme
architettonico ottocentesco della
piazza Île-de-Beauté.
L'edificio
presenta uno stile neoclassico.
Sul frontone trova posto
l'iscrizione latina "MARIA
SINE LABE CONCEPTA O.P.N",
traducibile in italiano come
"Maria Immacolata, prega
per noi".
Chiesa
di San Giacomo Maggiore
La chiesa
di San Giacomo Maggiore (Église
Saint-Jacques-le-Majeur de Nice),
conosciuta anche come chiesa
del Gesù, è un edificio
di culto cattolico situato
nel centro storico della città.
È stata classificata monumento
storico il 25 ottobre 1971.
Nel 1603 Filippo
Ceva, un mercante nizzardo
residente a Roma,
dietro consiglio di San
Filippo Neri, mise a
disposizione della sa città
natale un'importante somma di
denaro per costruire un collegio
gesuita. Due anni dopo giunsero a
Nizza i gesuiti installandosi
provvisoriamente in una casa e nel 1606 aprirono
il loro collegio. Il 12 febbraio 1697 fu
posta la prima pietra del nuovo
edificio che avrebbe ospitato il
collegio gesuita di Nizza. Nel 1612 fu
posta poi la prima pietra della
chiesa del collegio. Il tempio,
dedicato al Gesù, era
soprannominato dai nizzardi la
Chiesetta.
Nel 1642 iniziarono
i lavori d'ingrandimento della
chiesa. Otto anni più tardi
l'edificio, il cui disegno è
stato attribuito all'architetto
nizzardo Giovanni Andrea Guibert,
fu riaperto al culto. Dopo la soppressione
dell'ordine da parte
di papa Clemente
XIV nel 1773 i
gesuiti furono espulsi da Nizza.
L'edificio venne quindi adibito
dalle autorità sabaude a scuola.
Nel 1802,
in seguito al concordato
siglato l'anno precedente,
la chiesa del Gesù fu elevata al
rango di parrocchiale e dedicata a
San Giacomo Maggiore.
Nel 1825 fu
realizzata l'attuale facciata
neobarocca su progetto
dell'ingegnere nizzardo Icart.
L'edificio
è di spiccato gusto barocco e
si richiama alla chiesa
del Gesù di Roma e la chiesa
dei Santi Martiri di Torino.
L'interno
presenta una navata unica
sormontata da una volta a botte.
Alla semplicità della struttura
interna fa da contrasto l'opulenza
delle decorazione della navata, un
insieme di stucchi di epoca tardomanierista che
richiamano quelli della basilica
della Santissima Annunziata del
Vastato di Genova.
Chiesa
di San Francesco di Paola
Saint-François-de-Paule
è una delle chiese nizzarde la
cui architettura e decorazione
somigliano maggiormente alle
chiese del Piemonte.
La
sua costruzione è legata allo
sviluppo della città nuova
all’estremità occidentale della
vecchia Nizza in un’antica zona
paludosa chiamata Préaux-Oies, un
intervento urbanistico reso
possibile dalla distruzione delle
antiche fortificazioni della città.
La
chiesa e il convento attiguo sono
stati costruiti nel 1722-1723 dai
Minimi, un ordine di eremiti
mendicanti creato da François de
Paule nel 1436 e presenti a Nizza
dal 1633.
La
chiesa di Saint-Françoisde-Paule
fu ingrandita e ristrutturata nel
1736-1741, poi raggiunse
l’aspetto che ha attualmente
durante i lavori del 1762- 1767.
La
sua facciata, installata nel 1773,
reca il motto dei Minimi, Charitas
(l’amore per il prossimo) su un
medaglione a raggiera. La via che
prese il nome del santo patrono
dell’edificio fu la strada più
elegante di Nizza nel XVIII
secolo. I Minimi scomparvero con
la Rivoluzione.
La
chiesa fu eletta parrocchia nel
1838, unita a quella di Sainte-Réparatenel
1934 e affidata ai Domenicani.
I
caratteri neoclassici monumentali
della facciata appena bombata da
alcuni elementi barocchi, come
quello dell’oculo che piega la
cornice, si ritrovano
all’interno della chiesa. La sua
pianta rigorosa a navata singola
è addolcita dall’uso di curve
leggere, archi doppi modanati
sulle volte, emiciclo a ferro di
cavallo del coro.
Altrettante
scelte architettoniche che rendono
Saint-François-de-Paul simile
alla chiesa della Madonna del
Carmelo di Torino del celebre
architetto Filippo Juvara. Il
rivestimento grigio che ricopre
tutti i muri della volta, che era
anche il colore della facciata
prima del restauro nel 2004, rende
la chiesa nizzarda ancora più
simile agli edifici torinesi.
Chiesa
dei Santi Martino e Agostino
Monumento
storico dal 1946 Gli eremiti di
Sant’Agostino, instauratasi a
Nizza alla fine del XIII secolo,
nel 1406 ottengono
l’autorizzazione di instaurarsi
nella parrocchiale Saint-Martin
situata vicino ai bastioni nord
della città e servirla. Vi
aggiungono un convento poi
riedificano la chiesa nel 1424. Fu
interamente ricostruita in stile
barocco dal 1683 al 1689 e il
convento rinnovato nel 1716- 1719.
Nel
1793, il complesso conventuale fu
venduto come bene nazionale,
trasformato in caserma nel
1821-1822; è ancora di proprietà
del Ministero della difesa.
La
chiesa fu sottoposta a importanti
modifiche nel XIX secolo. La
facciata sulla strada fu aperta
per ospitare la porta d’entrata
nel 1854 (fino ad allora
l’accesso era laterale, dal
convento) e fu interamente
ridecorata in stile barocco 1895.
Contemporaneamente,
il coro fu ampliato nel senso
della profondità e la volta fu
decorata con affreschi. Infine, il
terremoto del 1887 rese
pericolante uno dei due campanili
del XVIII secolo e fu necessario
abbatterlo.
Saint-Martin-Saint-Augustin è una
delle chiese nizzarde più
originali.
La
sua pianta ellissoidale scandita
dalle tre grandi campate
conferisce a questa grande navata
un potente effetto di movimento
rafforzato dall’illuminazione
laterale proveniente dalle sei
cappelle laterali e dal coro. È
la prima chiesa della contea di
Nizza a rompere con la pianta
rettangolare tradizionale,
contemporanea in ciò alla scelta
dell’ellisse per molti edifici
religiosi liguri come il santuario
della Madonnetta a Genova
edificato ugualmente dagli
Agostiniani. Il suo decoro è
ricco di altari, colonne e
barriere in marmi policromi,
statue in legno dorate, decori
stuccati e retaboli tra cui una
Pietà nel coro attribuita a Louis
Bréa.
Tra
i numerosi visitatori citiamo
Martin Luther, all’epoca monaco
agostiniano, che vi celebrò messa
il 20 giugno 1510 e Giuseppe
Garibaldi che vi fu battezzato il
19 luglio 1807.
Abbazia
di San Ponzio
L'abbazia
di San Ponzio (Abbaye
Saint-Pons) è un edificio
di culto cattolico situato
nella periferia della città francese.
È stata classificata monumento
storico il 25 ottobre 1913.
Insieme all'abbazia di Lerino è
uno dei più antichi complessi
monastici della Costa
Azzurra.
La
tradizione locale vuole che
l'abbazia sia stata fondata dal
vescovo Siagrio, un'altra
leggenda vuole che sia sorto sul
luogo del martirio di San Ponzio.
Pur restando le sue origini
avvolte nel mistero è certo che
sorse come monastero benedettino nella
seconda metà dell'VIII secolo.
Con l'arrivo dei saraceni sulle
coste provenzali nel IX
secolo iniziò per la regione
un periodo di forte instabilità.
Nel 890 Nizza fu
assediata dai musulmani e
l'abbazia di San Ponzio fu
saccheggiata. Dopo l'espulsione
dei saraceni dalla Provenza alla
fine del X secolo il
monastero poté finalmente fiorire
diventando un importante centro
politico, economico e culturale. I
monaci di San Ponzio furono tra i
principali fondatori di chiese e
monasteri nel territorio nizzardo.
 Nell'XI
secolo, con la comparsa di nuovi
ordini monastici, il calo delle
rendite e la progressiva
indipendenza di molte pievi,
l'abbazia entrò in una fase di
declino. L'8 febbraio 1366,
con una bolla papale di Urbano V,
il monastero venne posto sotto
l'autorità di quello di San
Vittore di Marsiglia. Il 28
settembre 1388 sulla
piazza antistante l'abbazia fu
firmata la dedizione degli
abitanti di Nizza ad Amadeo
VII di Savoia.
Nel 1543 il
monastero fu saccheggiato dagli
ottomani durante l'assedio di
Nizza.
Nel 1724 la
chiesa fu completamente rifatta in stile
barocco. Nel 1792 l'abbazia
venne secolarizzata da Vittorio
Amedeo III di Savoia al
finire di garantire i numerosi
prestiti contratti per la
realizzazione di varie opere
pubbliche. Dopo l'occupazione
francese della città il complesso
venne convertito in ospedale
militare. Fu restituito alla
diocesi nizzarda in seguito al concordato
del 1801. In seguito ad un
concordato siglato nel 1828 tra Carlo
Felice di Savoia e papa leone
XII l'abbazia di San Ponzio
passò nelle mani dello Stato
sardo pur conservando la sua
destinazione di luogo di culto.
Nel 1835, dopo un lungo
restauro, s'insediarono nel
complesso gli Oblati di Maria
Vergine.
Dopo
l'annessione di Nizza alla Francia nel 1860 l'abbazia
passò nelle mani dello Stato
francese. Nel 1908 il
complesso, ormai degradato, fu
acquistato dal comune nizzardo che
lo convertì in un ospedale. La
chiesa fu invece elevata al rango
di parrocchia il 20
agosto 1914.
Palazzo
della Prefettura
All’inizio
palazzo ducale, poi residenza dei
monarchi degli Stati di Savoia,
sovrani di Nizza dal 1388, era in
questo palazzo che aveva la sede
il governatore della Contea di
Nizza. Venne trasformato in
Prefettura una prima volta durante
il Primo Impero sotto il regno di
Napoleone I. Successivamente, dopo
l’unione di Nizza alla Francia
il 14 giugno 1860, diventò
ufficialmente la sede della
Prefettura del nuovo dipartimento
delle Alpi Marittime. Lo stesso
anno accolse l’Imperatore
Napoleone III con la moglie Eugénie.
Da questo momento i grandi
monarchi di tutta Europa vi
saranno accolti durante i loro
soggiorni invernali sulla Riviera.
Tra il 1867 e il 1907, il palazzo
prende il suo aspetto definitivo.
Nel
1960, in occasione del centenario
dell’unione di Nizza alla
Francia, il Generale De Gaulle fu
qui ospitato per presiedere ad una
cena di gala.
Nel
febbraio del 2001 i ministri degli
Affari Esteri dell’Unione
Europea firmarono qui il Trattato
di Nizza.
La
scalinata d’onore: ricostruita
tra il 1821 e il 1825, è stata
rinnovata nel 1999-2000. Il
restauro ha permesso di restituire
sia l’arredamento originale di
stucco ferrato e incerato, che gli
affreschi torinesi al secondo
piano.
L’anticamera:
l’artista Jean-Charles Blais nel
1998 creò in questo spazio
un’opera d’arte intitolata:
“Tre parole, tre colori”.
Delle cornici circondano tele
tricolori che si riflettono in
diversi specchi nei quali si
possono leggere le parole Liberté,
Egalité, Fraternité, incise alla
rovescia nello specchio opposto.
La
sala delle feste e la galleria
degli specchi: delle colonne
corinzie sostengono il soffitto
decorato in stile neo barocco. I
dipinti del soffitto che
rappresentano la “caduta del
Fetonte” sono circondati dagli
stemmi delle città delle Alpi
Marittime. Diciassette tele
raffigurano il tema della danza
attraverso le età e i continenti.
Sul muro ovest la nicchia in stile
barocco contiene delle sculture di
Henri Lombard che rappresentano
“Nizza che si dona alla
Francia”.
Il
grande salone: risistemato nel
1905 secondo il gusto della Belle
Epoque, ha un mobilio che risale
ai secoli XVII-XIX. Tappeti e
specchi completano
l’arredamento. Un pendolo
realizzato da Mazy-Perez troneggia
sul camino. Sul muro dei quadri di
Nicolas-Antoine Taunay (1775-1830)
e Giuseppe Bisi (1787-1869)
rappresentano la predicazione di
San Giovanni Battista e la sede di
Cuneo nel 1748.
Il
giardino invernale: delle tele
paesaggistiche decorano la stanza
in stile eclettico-barocco.
Il
salone della musica e la sala
fumatori: sui muri due quadri
paesaggistici di Paulin Bertrand e
Cyrille Besset rappresentano
“l’Estérel” e “Cagnes”.
Inoltre vi sono esposti una
collezione di porcellane di Sèvres
e un pendolo Luigi XV.
La
piccola e la grande sala da
pranzo: in stile rococo, è stata
restaurata “alla veneziana” da
Jansen tra il 1958 e il 1959.
La
galleria Jules Chéret: Jules Chéret
(1836-1932) è un artista-pittore
e litografo francese maestro
nell’arte del manifesto. Le sue
parole d’ordine sembrano essere
state leggerezza e movimento. La
galleria, terminata nel 1908,
celebra le feste nizzarde della
Belle Epoque in sei pannelli.
Chiesa
dell'Annunciazione
Monumento
storico dal 1942 È più nota con
il nome di una delle sue cappelle,
Sainte-Rita, che è molto popolare
tra i nizzardi perché Santa Rita
de Cascia è la “Santa patrone
delle cause perse e delle cause
disperate“. Prima del X secolo i
Benedettini avevano eretto in
questo luogo un priorato dedicato
a San Giacomo il maggiore.
Nel
1558 gli succedettero i
Carmelitani. Nel 1604, vi
stabilirono la confraternita
Notre-Damedu Mont-Carmel e
decisero di ampliare la cappella e
costruire un convento attiguo
acquisendo le dimore vicine. Ma la
città rifiutò di spostare la
loggia municipale che era stata
appena costruita nel 1584. Questa
loggia esiste ancora.
Dal
1677 al 1690, la chiesa fu
completamente trasformata in stile
barocco e venne elevato il
campanile nel 1740-1741. Il
campanile, che si eleva dagli
immobili che un tempo costituivano
il convento, è sormontato da un
bulbo rococò coperto di scaglie
verniciate e dominato dalle tre
stelle dei Carmelitani.
Devastato
da un incendio nel 1834,
l’edificio fu affidato agli
Oblati della Vergine Maria che lo
fecero riammodernate con nuovi
affreschi sulle volte e una
facciata più semplice. Venne
quindi chiamata l’Annonciation e
quella di Saint-Jacques fu data
alla chiesa vicina del Gesù.
La
congregazione degli Oblati
gestisce ancora la chiesa. Quanto
a Santa Rita, il suo culto è
stato introdotto solo nel 1934 da
padre Andrea Bianco.
La
pianta della chiesa scinde molto
nettamente la navata rettangolare
e il cuore a emiciclo con un arco
trionfale.
Le
campagne di restaurazione degli
anni ‘80 hanno permesso di
ritrovare la magnificenza del
decoro barocco interno con le
grandi finestre a loggione
dell’abside, le sei cappelle
laterali dall’opulente
decorazione di stucchi, marmi,
dorature, statue e retaboli.
Cappella
della Santissima Trinità e della
Santa Sindone
La cappella
della Santissima Trinità e della
Santa Sindone (Chapelle de
la Très-Sainte-Trinité et du
Saint-Suaire) è un edificio
di culto cattolico situato
in rue Gilly, nel centro storico
di Nizza. È sede della
confraternita dei penitenti rossi.
Una
prima cappella dedicata alla sacra
Sindone fu costruita accanto
al convento della Visitazione;
tuttavia quando si procedette
all'ingrandimento di quest'ultimo
complesso il tempietto venne
smantellato. Dopo aver occupato
diversi edifici, si decise, nella
seconda metà del XVII secolo, di
installarlo nel sito degli edifici
delle gabelle.
Nel 1750,
il presidente del Senato di Nizza
chiese al re Carlo Emanuele
III il permesso di ingrandire
la cappella. Dopo aver visionato
un primo progetto elaborato
dall'ingegnere Devincenti, il
sovrano chiese il parere
dell'architetto Giuseppe Michaud
il quale ne presentò un secondo
il 4 gennaio 1763 che
prevedeva una giunzione tra
l'edificio del Senato e la
Cappella della Sacra Sindone.
La
facciata del tempio fu invece
progettata dall'architetto
Gio-Battista Borra insieme alla
sala delle udienze accanto e alla
loggia del Senato.
Dopo
l'occupazione francese di Nizza
nel settembre 1792, la
cappella fu occupata dai militari
e trasformata in caserma. A causa
del cattivo stato di manutenzione
la volta della cappella crollò.
Nel 1824 la cappella in
rovina fu restituita dalle autorità
sabaude ai religiosi. Grazie ad
una donazione del re Carlo
Felice l'edificio poté
essere restaurato ed ingrandito
secondo il gusto neoclassico in
voga all'epoca. Gli interni furono
decorati da Paolo Emilio
Barberi.
L'edificio,
neoclassico, ha una pianta
rettangolare.
L'interno,
a navata unica, è finemente
decorato. Sull'altare La
Santa Trinità di Barberi
sulla parete settentrionale tela
del 1660 del pittore
nizzardo Giovanni Gaspare Baldoino
che raffigura su due registri la Deposizione e
l'Ostensione della Santa
Sindone.
Opéra
de Nice
Il
Teatro dell'Opera è uno
scenografico edificio eretto nel
1882 dall'architetto François
Aune, il cui progetto venne
avallato da Charles
Garnier.
Nizza
è celebre per aver avuto in
passato l'Opera più
prestigiosa di Francia dopo quella
di Parigi. Fino alla seconda
metà degli anni ottanta
dell'Ottocento, quando la città
è stata già ceduta alla Francia da
quasi un trentennio, tutte le
rappresentazioni sono date in lingua
italiana, anche quelle, tradotte,
di autori francesi. È necessaria
una delibera del Consiglio
municipale (agosto 1887) per
rovesciare la situazione e imporre
la lingua francese in
ambito melodrammatico. Ciò
nonostante il grand-opéra allo
stile francese stenta a imporsi in
città ed è necessario tutto il
carisma del parigino Albert
Wolff, direttore artistico
dell'Opera di Nizza, per renderlo
più popolare negli anni
trenta, quando però il genere può
considerarsi oramai storicizzato.
Alla
metà del XVIII secolo esisteva,
nelle vicinanze della porta Saint-Éloi
(Sant'Eligio), nei pressi
dell'attuale Opéra, un teatro
chiamato Teatro Maccarani, che
venne ingrandito nel 1789 e
occupato nel 1792 dalle truppe
francesi che lo trasformarono in
un club patriottico con il nome di
Théâtre de la Montagne.
Nel
1826, per desiderio del re Carlo
Felice di Savoia, il teatro venne
acquistato dalla città che lo
demolì e fece costruire un nuovo
edificio neoclassico ispirato al Teatro
San Carlo di Napoli.
Il
teatro venne chiamato Teatro Reale
e fu inaugurato nel 1827. Nel
corso del Secondo Impero venne
ridenominato Théâtre Impérial,
quindi nel 1871 Théâtre
Municipal.
Il
23 marzo 1881 il Théâtre
Municipal venne distrutto da un
incendio, sviluppatosi durante una
rappresentazione di Lucia di
Lammermoor, in cui morirono circa
200 persone.
La
ricostruzione, iniziata nel 1882,
venne affidata all'architetto François
Aune il cui progetto venne
avallato da Charles Garnier.
L'inaugurazione
del nuovo Théâtre Municipal
avvenne il 7 febbraio 1885 con
l'Aida di Giuseppe Verdi.
Nel
1902 il Théâtre Municipal
assunse l'attuale denominazione di Opéra
de Nice.

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