Cattedrale di Aquisgrana
Germania

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1978

 

   

Al confine tra Germania, Olanda e Belgio Aquisgrana antica città di circa 250,000 (Aachen in tedesco, Aix-la-Chapelle in francese) sta lì al centro delle stesse vie di comunicazione europee che l'hanno resa celebre nella storia. 

Di origine romana (Aquae Granni, 150), occupata dai galli ripuari (sec. V), acquistò importanza sotto Carlo Magno che la scelse come sede della propria corte, tenendovi le diete imperiali e fondandovi la Schola Palatina, centro della rinascita culturale carolingia e europea. Nel 794 Carlo Magno, l'imperatore franco che restaurò l'Impero romano d'Occidente, scelse l'Aquae Granni romana come propria residenza; ancora oggi tutto nella città sembra rimandare a questo fatto storico.

Aquisgrana non sembra abbia avuto, in età romana, alcuna particolare importanza. Verso il 400, i Ripuarî occuparono la regione di Aquisgrana; più tardi, la casa dei Carolingi vi ebbe dei possedimenti: il re Pipino vi soggiornò dal Natale 765 alla Pasqua 766; Carlo Magno che, secondo Eginardo, amava particolarmente la città, prese qui, dal 795-6, una sempre più stabile residenza. Anche Lodovico il Pio seguì questo proposito, che però non poteva avere esplicazione duratura, date le condizioni economico-naturali del luogo. 

In seguito, in Aquisgrana ebbero luogo una serie di grandi assemblee dell'Impero, nelle quali si provvide all'ordinamento ecclesiastico e statale: specialmente importante quella tenuta sotto Lodovico, nell'817, nella quale fu pronunciato il giuramento per la famosa divisione dell'Impero. Alla distruzione del palazzo per opera dei Normanni (881) seguì un nuovo periodo di splendore.

La cappella, chiamata anche Münster, che conteneva il trono di Carlo Magno e che aveva visto le incoronazioni imperiali dell'813 e dell'817, divenne da Ottone I (936) in poi il luogo d'incoronazione dei re tedeschi; nel 961, 983, 1029, 1054, e dopo d'allora regolarmente. In tutto, vi sono stati incoronati 37 regnanti, dall'813 fino a Ferdinando I, che fu l'ultimo a prender la corona in Aquisgrana (1531). In seguito, l'incoronazione fu connessa con l'elezione, in Francoforte sul Meno. 

In questa sua qualità di luogo d'incoronazione dei re, Aquisgrana fu il simbolo del regno germanico. I Carolingi franchi occidentali tentarono spesso d'impadronirsene; e Lotario, re di Francia, ancora nel 978 fece voltare verso Oriente l'aquila bronzea di Carlo Magno sulla cima del palazzo. Accrebbe l'importanza di Aquisgrana anche la tomba di Carlo Magno, fatta aprire da Ottone III, nel 1000, (e lì, presso di lui, egli fu sepolto) e riaperta da Federico I nel 1165. 

Il Barbarossa anzi fece canonizzare il suo grande predecessore da Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia e arcicancelliere, col permesso dell'antipapa Pasquale III; e una delle poche concessioni fatte dal papa legittimo Alessandro III nella pace di Venezia (1177) fu di riconoscere questo "santo imperiale". Allora si sviluppò, in Aquisgrana, la leggenda di Carlo Magno, che in Francia era già molto diffusa; e fino alla fine del Medioevo, la tomba del grande sovrano fu la meta di pellegrinaggi provenienti anche da lontano. Lo stesso sviluppo della città, che del resto non è molto importante, ha il suo inizio dai privilegi di Federico I (1166) e dei suoi successori. La riforma si fece presto strada in Aquisgrana, ma fu oppressa dal bando imperiale del 1598 e più tardi definitivamente dalle truppe spagnole dello Spinola (1614). Sono ben note le paci di Aquisgrana del 1668 e del 1748 (v. sotto). Il vescovado, eretto nel 1801, rimasto vacante dal 1810, fu soppresso nel 1826.

Aquisgrana acquistò maggiore importanza allorché Carlo Magno ne fece una delle capitali, anzi la più importante, dell'impero, e vi costruì il proprio palazzo e la cappella palatina. Del palazzo, grandioso e sontuoso edificio rettangolare terminato da un'abside semicircolare e protetto ad est da una torre quadrata (il Granusturm ancora in parte esistente), rimane poco più della pianta nel palazzo civico sorto in suo luogo alla metà del '300, ed occupato al primo piano dalla cosiddetta sala imperiale, la più vasta delle aule medievali della Germania (m. 18,50 × 45), dove si serviva il tradizionale banchetto dopo l'incoronazione degl'imperatori nella cattedrale. 

Questa sala è divisa da poderosi pilastri in dieci campate a volta; ha le pareti decorate da Alfred Rethel e da Joseph Kehren con affreschi raffiguranti scene della vita di Carlo Magno, pitture murali d'oltralpe. Nell'attigua stanza del tesoro si conservano fedeli riproduzioni dei cimelî preziosi che servivano alla cerimonia dell'incoronazione e che si trovano a Vienna; ed oreficerie e argenterie di proprietà del comune. Di fronte al palazzo civico sta, sulla piazza omonima, la Fontana del mercato col grandioso bacino di bronzo di Franz von Trier (1620) e la statua di Carlo Magno, anch'essa di bronzo, ma di scarso pregio.

A sud il palazzo civico è unito per mezzo del Katschof, edificio sorto su parte del palazzo imperiale, alla cattedrale (Münster), poderoso fabbricato costituito da un ottagono e dal coro gotico. L'ottagono è la cappella palatina fatta costruire da Carlo Magno ad imitazione del S. Vitale di Ravenna, e consacrata nell'805; ripetutamente rimaneggiata e ripristinata nel 1845. 

All'interno ha otto lati (sedici all'esterno) nei quali, su poderosi pilastri e arcate si aprono un ambulacro terreno e due logge superiori con aperture trifore le cui colonne provengono in parte da antichi edifici d'Italia, mentre le porte e le transenne di bronzo furono eseguite probabilmente in Aquisgrana stessa. La cupola fu rivestita nel 1882 da un vasto musaico raffigurante Cristo tra i 24 seniori, ad imitazione del musaico primitivo; da essa pende la gigantesca lampada di bronzo, a foggia di corona, donata da Federico Barbarossa (c. 1150). 

Nella loggia imperiale si conserva il trono dell'incoronazione, originariamente sedile marmoreo di un teatro romano. Il coro, svelta e slanciata costruzione ogivale sorta al posto del presbiterio carolingio (tra il 1355 e il 1414), ha vòlte sostenute da 14 pilastri ai quali sono addossate 14 statue in arenaria raffiguranti Carlo Magno, la Vergine e i dodici apostoli, di scuola tedesca (1430); mentre al centro sta sospesa una doppia immagine della Vergine, del 1488. 

Nel coro si conservano, tra l'altro, l'ambone di Enrico II adorno di rilievi alessandrini in avorio, di pezzi degli scacchi arabi di agata e di gemme; un leggio con l'aquila di bronzo fuso, probabilmente opera di artisti locali del '400; e sull'altar maggiore la pala d'oro, magnifico lavoro d'oreficeria fatto eseguire circa il 1000 da Ottone III ad orefici di Aquisgrana. 

Demoliti i porticati dell'atrio carolingio, furono addossate all'ottagono alcune cappelle risalenti ai secoli XV e XVIII. Di esse la più notevole per l'architettura è la cappella di S. Anna terminata nel 1489; ma sono degne di ricordo anche le cappelle di S. Matteo e di S. Carlo, la cappella ungherese ricostruita negli anni 1756-1767 da un architetto italiano che la decorò di magnifici stucchi, e la cappella di S. Niccolò, a due piani, che nel piano superiore conserva l'antico sarcofago marmoreo con figurazioni di Proserpina, il quale custodì le spoglie di Carlo Magno.

Ma i cimeli di maggior pregio si conservano nel tesoro custodito nella cappella delle Anime del purgatorio, la cui facciata sul chiostro è decorata in tardo stile romanico (c. 1200). Tra essi, importantissimi, un Evangelario carolingio con rilievo bizantino di avorio sulla coperta, ed un Evangelario miniato di Ottone III (morto nel 1002); la croce di Lotario con un grande cammeo di Augusto; il cofano di Maria (1237) con le reliquie della Vergine, di Cristo e di S. Giovanni Battista; il cofano di Carlo Magno, splendido lavoro romanico del 1215; reliquiarî gotici del '300, quali quello a cristalli e quello di Simeone, opera di orafi di Aquisgrana; oreficerie preziosissime come il busto di Carlo Magno con la corona, del'300; tessuti pregevolissimi in seta, alessandrini e sassanidi, la cappa di Leone III, regalata probabilmente da Riccardo di Cornovaglia; la cosiddetta pianeta di Bernardo, ricamata in oro a ornati e figure; numerosi paramenti medievali e barocchi con ricami a figure, e infine i parati del coro; mentre gli arazzi fiamminghi del sec. XVII ornano fino dal 1818 le pareti del coro stesso.

Le altre chiese di Aquisgrana non hanno l'importanza che ci aspetteremmo in rapporto all'antichità ed alla posizione della città. Le chiese romaniche di S. Salvatore e di S. Adalberto (con ricco tesoro), entrambe dell'XI secolo, e quelle gotiche di S. Niccolò e di S. Foilano, distrutte in gran parte dall'incendio devastatore del 1656, furono quasi del tutto ricostruite nell'800.

Sono invece ben conservate le chiese barocche degli Agatiniani nella Pontstrasse, e di S. Michele o dei Gesuiti, nella via omonima; esse conservano decorazione e suppellettile originale. Sono anche da ricordare S. Teresa (1748), dell'architetto Mefferdatis, e S. Michael-Burtscheid e S. Giovanni, pure settecentesche e dell'architetto Couven, grandiose costruzioni, ambedue con ricchi tesori sacri.

Sono interessanti anche le costruzioni civili quali, oltre il rammentato palazzo civico; la Prepositura, in stile romanico, all'angolo del Klosterplatz; e la casa comunale (Grashaus) sul mercato del pesce, eretta, secondo l'iscrizione della facciata, nel 1267, ed ove, nelle nicchie ogivali sotto il cornicione, sono le statue in pietra dei sette elettori, copie degli originali che si trovano nel lapidario del museo Suermondt.

L'aspetto della città antica viene essenzialmente determinato dagli edifici che Mefferdatis (1677-1744) e più ancora Johann Joseph Couven (1705-1763) e suo figlio Jacob (1735-1812) eressero dopo l'incendio del 1656; edifici tipici per le graziose facciate in mattoni e pietra. Quasi tutte queste case patrizie hanno la cosiddetta corte d'onore che usava allora in Francia, e particolarmente i palazzi della Kleinkölnstrasse, Jakobstrasse, Seilgraben, che è la casa Fey nella quale si trova oggi il museo Couven. Un gioiello dell'epoca dei Couven, era il Wespienhaus che è purtroppo conservato soltanto esternamente e dovette anzi essere rinnovato del tutto al piano terreno, mentre una parte dell'arredamento si trova al Museo germanico di Norimberga. Fra gli edifici di stile classico, più recenti, si notano il teatro, sui disegni del Cremer, e l'Elisenbrunnen (fontana di Elisa), sui piani dello Schinkel.

Le due grandiose porte castellane, il Marschiertor ed il Ponttor sono avanzi delle fortificazioni medievali; nell'interno di quest'ultimo è collocato il Museo storico, con oggetti di scavi preistorici e storici fatti intorno ad Aquisgrana. Il museo principale della città è il Museo Suermondt, con magnifica facciata copiata da quella della Biblioteca di San Marco a Venezia; esso contiene, tra l'altro, una grande raccolta di sculture dal secolo XIII al XVIII, e una galleria di quadri ove le scuole fiamminghe ed olandesi sono particolarmente rappresentate. Ma vi sono anche molte pregevoli opere di scuola spagnola e italiana, quali La vigilia di Natale del Ribera, Frate che prega dello Zurbarán, Sacra conversazione di Francesco Rizzo da Santacroce, due Paesaggi di Francesco Zuccarelli, due Paesaggi di Salvator Rosa, Eremiti penitenti del Magnasco, Bacco e Satiro del Canlassi, ecc.

Cattedrale di Aquisgrana

La Cattedrale di Aquisgrana (Aachener Dom), a cui ci si riferisce spesso come "Cattedrale imperiale" di Aquisgrana, è la più antica cattedrale del Nord Europa. Si tratta di un conglomerato di architetture di vari periodi, tra cui la cappella bizantina/carolinga di Carlo Magno (Cappella Palatina o Kaiserkapelle), che è la parte più antica del Duomo. Carlo Magno iniziò la costruzione della cappella nel 786. Alla sua morte nel 814, fu sepolto nella sua cattedrale, dove i suoi resti sono tuttora conservate in uno scrigno. Oltre a Carlo Magno, anche Ottone III è inumato nel Duomo.

La cattedrale di Aquisgrana è stata il primo monumento tedesco ad essere incluso, nel 1978, nelle lista dell'UNESCO dei Patrimonio dell'umanità, come pure è stato uno dei primi tre beni storici in Europa. È inoltre candidato come una delle sette meraviglie moderne.

La cattedrale ha assunto il suo aspetto attuale nel corso di oltre un millennio. Il cuore della cattedrale di Aquisgrana è la Cappella Palatina; pur essendo oggi sorprendentemente piccola al confronto delle aggiunte successive, al tempo della sua costruzione era la più grande cupola a Nord delle Alpi. La sua affascinante architettura con elementi classici, bizantini e franco-germanici è l'essenza di un edificio monumentale di primaria importanza; per 600 anni, dal 936 al 1531, la cattedrale di Aquisgrana fu la chiesa di incoronazione per 30 regnanti del Sacro Romano Impero.

Per sopportare l'enorme flusso di pellegrini nel periodo gotico fu costruito un coro: una cappella vitrea in due parti che fu consacrata nel 600mo anniversario della morte di Carlo Magno. Fino ad oggi alla magnifica architettura della "stanza di vetro" di Aquisgrana non è mai mancato di essere ammirata.

Il tesoro della cattedrale di Aquisgrana mette in mostra capolavori dell'arte sacra dei periodi tardo-classico, carolingio, ottoniano e staufiano; tra di essi ve ne sono di unici come la "Croce di Lotario", il "busto di Carlo Magno" e il "sarcofago di Persefone". Il tesoro della cattedrale è considerato tra i più importanti tesori ecclesiastici dell'Europa settentrionale.

Nell'anno 1000, Ottone III fece aprire la cripta di Carlo Magno. Si disse che il corpo dell'imperatore fu trovato in notevole stato di conservazione, seduto su un trono di marmo, vestito con gli abiti imperiali, con la sua corona in testa, con i Vangeli aperti in grembo e lo scettro in mano. Un grande affresco che rappresenta Ottone e i suoi nobili che ammirano l'imperatore defunto fu dipinto sulla parete della sala grande del municipio.

Nel 1165, l'imperatore Federico Barbarossa aprì ancora la cripta e fece disporre le spoglie in un sarcofago scolpito nel marmo, che si diceva essere quello in cui Augusto fu sepolto. Le ossa vi riposarono fino al 1215, quando Federico II le fece trasferire in uno scrigno di oro e argento.

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La cripta della cattedrale contiene alcuni dei più importanti tesori artistici del Medioevo europeo, come la croce di Lotario (990), in oro massiccio e intarsiata di pietre preziose, con al centro un cammeo di epoca romana che appartenne all'imperatore Augusto; la pianeta di velluto blu con un ricamo di perle donata da san Bernardo di Chiaravalle nel 1147, in occasione di una sua visita ad Aquisgrana; un busto-reliquiario di Carlo Magno d'oro e d'argento; e infine il sarcofago di marmo decorato con un rilievo raffigurante il ratto di Proserpina, nel quale è conservato il corpo di Carlo Magno.  

Il  palazzo imperiale di Aquisgrana, che i contemporanei spesso chiamavano il Laterano, si proponeva di evocare la residenza romana del papa presso San Giovanni che la leggendaria donazione costantiniana definiva palazzo dell'imperatore, da questi consegnato al pontefice come simbolo dell'autorità sovrana della Chiesa sull'Urbe. L'abbinamento tra il palazzo e la Cappella, la grande aula absidata ornata di mosaici, simile al triclinio lateranense, la statua equestre di Teodorico trasportata da Ravenna (che corrisponde al Marco Aurelio, allora creduto un'immagine di Costantino, collocato accanto alla basilica romana), indicano un costante richiamo al modello romano dal preciso significato ideologico: tutti questi elementi connotano infatti l'edificio di Aquisgrana come la dimora del nuovo Costantino.  

Se il complesso imperiale di Aquisgrana si rifaceva al modello illustre del Laterano, la struttura della Cappella palatina è derivata da modelli orientali e tardo antichi, come il tempio di San Lorenzo a Milano e soprattutto San Vitale, la chiesa ravennate fatta costruire nel 530 dall'imperatore Giustiniano e considerata, insieme a Santa Sofia, un capolavoro dell'architettura bizantina. Non sorprende che Carlo Magno rivolgesse la sua attenzione a Ravenna, nel V secolo residenza degli imperatori romani e successivamente parte dei domini bizantini in Italia, poiché egli stesso aspirava a costruire un impero cristiano diretto discendente del lascito politico romano, che avesse nell'Europa occidentale lo stesso ruolo dell'Impero bizantino in Oriente. Su imitazione di San Vitale, la chiesa di corte assunse le forme di un ottagono coperto da una cupola, circondato da due piani di gallerie, e proprio da Ravenna giunsero colonne e marmi antichi per il palazzo.  

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