Al
confine tra Germania, Olanda e
Belgio Aquisgrana antica città di
circa 250,000 (Aachen in tedesco,
Aix-la-Chapelle in francese) sta lì
al centro delle stesse vie di
comunicazione europee che l'hanno
resa celebre nella storia.
Di
origine romana (Aquae Granni,
150), occupata dai galli ripuari
(sec. V), acquistò importanza
sotto Carlo Magno che la scelse
come sede della propria corte,
tenendovi le diete imperiali e
fondandovi la Schola Palatina,
centro della rinascita culturale
carolingia e europea. Nel 794
Carlo Magno, l'imperatore franco
che restaurò l'Impero romano
d'Occidente, scelse l'Aquae Granni
romana come propria residenza;
ancora oggi tutto nella città
sembra rimandare a questo fatto
storico.
Aquisgrana
non sembra abbia avuto, in età
romana, alcuna particolare
importanza. Verso il 400, i Ripuarî
occuparono la regione di
Aquisgrana; più tardi, la casa
dei Carolingi vi ebbe dei
possedimenti: il re Pipino vi
soggiornò dal Natale 765 alla
Pasqua 766; Carlo Magno che,
secondo Eginardo, amava
particolarmente la città, prese
qui, dal 795-6, una sempre più
stabile residenza. Anche Lodovico
il Pio seguì questo proposito,
che però non poteva avere
esplicazione duratura, date le
condizioni economico-naturali del
luogo.
In
seguito, in Aquisgrana ebbero
luogo una serie di grandi
assemblee dell'Impero, nelle quali
si provvide all'ordinamento
ecclesiastico e statale:
specialmente importante quella
tenuta sotto Lodovico, nell'817,
nella quale fu pronunciato il
giuramento per la famosa divisione
dell'Impero. Alla distruzione del
palazzo per opera dei Normanni
(881) seguì un nuovo periodo di
splendore.
La
cappella, chiamata anche Münster,
che conteneva il trono di Carlo
Magno e che aveva visto le
incoronazioni imperiali dell'813 e
dell'817, divenne da Ottone I
(936) in poi il luogo
d'incoronazione dei re tedeschi;
nel 961, 983, 1029, 1054, e dopo
d'allora regolarmente. In tutto,
vi sono stati incoronati 37
regnanti, dall'813 fino a
Ferdinando I, che fu l'ultimo a
prender la corona in Aquisgrana
(1531). In seguito,
l'incoronazione fu connessa con
l'elezione, in Francoforte sul
Meno.
In
questa sua qualità di luogo
d'incoronazione dei re, Aquisgrana
fu il simbolo del regno germanico.
I Carolingi franchi occidentali
tentarono spesso d'impadronirsene;
e Lotario, re di Francia, ancora
nel 978 fece voltare verso Oriente
l'aquila bronzea di Carlo Magno
sulla cima del palazzo. Accrebbe
l'importanza di Aquisgrana anche
la tomba di Carlo Magno, fatta
aprire da Ottone III, nel 1000, (e
lì, presso di lui, egli fu
sepolto) e riaperta da Federico I
nel 1165.
Il
Barbarossa anzi fece canonizzare
il suo grande predecessore da
Rainaldo di Dassel, arcivescovo di
Colonia e arcicancelliere, col
permesso dell'antipapa Pasquale
III; e una delle poche concessioni
fatte dal papa legittimo
Alessandro III nella pace di
Venezia (1177) fu di riconoscere
questo "santo
imperiale". Allora si sviluppò,
in Aquisgrana, la leggenda di
Carlo Magno, che in Francia era già
molto diffusa; e fino alla fine
del Medioevo, la tomba del grande
sovrano fu la meta di
pellegrinaggi provenienti anche da
lontano. Lo stesso sviluppo della
città, che del resto non è molto
importante, ha il suo inizio dai
privilegi di Federico I (1166) e
dei suoi successori. La riforma si
fece presto strada in Aquisgrana,
ma fu oppressa dal bando imperiale
del 1598 e più tardi
definitivamente dalle truppe
spagnole dello Spinola (1614).
Sono ben note le paci di
Aquisgrana del 1668 e del 1748 (v.
sotto). Il vescovado, eretto nel
1801, rimasto vacante dal 1810, fu
soppresso nel 1826.

Aquisgrana
acquistò maggiore importanza
allorché Carlo Magno ne fece una
delle capitali, anzi la più
importante, dell'impero, e vi
costruì il proprio palazzo e la
cappella palatina. Del palazzo,
grandioso e sontuoso edificio
rettangolare terminato da
un'abside semicircolare e protetto
ad est da una torre quadrata (il Granusturm
ancora in parte esistente),
rimane poco più della pianta nel
palazzo civico sorto in suo luogo
alla metà del '300, ed occupato
al primo piano dalla cosiddetta
sala imperiale, la più vasta
delle aule medievali della
Germania (m. 18,50 × 45), dove si
serviva il tradizionale banchetto
dopo l'incoronazione
degl'imperatori nella cattedrale.
Questa
sala è divisa da poderosi
pilastri in dieci campate a volta;
ha le pareti decorate da Alfred
Rethel e da Joseph Kehren con
affreschi raffiguranti scene della
vita di Carlo Magno, pitture
murali d'oltralpe. Nell'attigua
stanza del tesoro si conservano
fedeli riproduzioni dei cimelî
preziosi che servivano alla
cerimonia dell'incoronazione e che
si trovano a Vienna; ed oreficerie
e argenterie di proprietà del
comune. Di fronte al palazzo
civico sta, sulla piazza omonima,
la Fontana del mercato col
grandioso bacino di bronzo di
Franz von Trier (1620) e la statua
di Carlo Magno, anch'essa di
bronzo, ma di scarso pregio.
A
sud il palazzo civico è unito per
mezzo del Katschof, edificio sorto
su parte del palazzo imperiale,
alla cattedrale (Münster),
poderoso fabbricato costituito da
un ottagono e dal coro gotico.
L'ottagono è la cappella palatina
fatta costruire da Carlo Magno ad
imitazione del S. Vitale di
Ravenna, e consacrata nell'805;
ripetutamente rimaneggiata e
ripristinata nel 1845.
All'interno
ha otto lati (sedici all'esterno)
nei quali, su poderosi pilastri e
arcate si aprono un ambulacro
terreno e due logge superiori con
aperture trifore le cui colonne
provengono in parte da antichi
edifici d'Italia, mentre le porte
e le transenne di bronzo furono
eseguite probabilmente in
Aquisgrana stessa. La cupola fu
rivestita nel 1882 da un vasto
musaico raffigurante Cristo tra i
24 seniori, ad imitazione del
musaico primitivo; da essa pende
la gigantesca lampada di bronzo, a
foggia di corona, donata da
Federico Barbarossa (c. 1150).
Nella
loggia imperiale si
conserva il trono
dell'incoronazione,
originariamente sedile marmoreo di
un teatro romano. Il coro, svelta
e slanciata costruzione ogivale
sorta al posto del presbiterio
carolingio (tra il 1355 e il
1414), ha vòlte sostenute da 14
pilastri ai quali sono addossate
14 statue in arenaria raffiguranti
Carlo Magno, la Vergine e i dodici
apostoli, di scuola tedesca
(1430); mentre al centro sta
sospesa una doppia immagine della
Vergine, del 1488.
Nel
coro si conservano, tra l'altro,
l'ambone di Enrico II adorno di
rilievi alessandrini in avorio, di
pezzi degli scacchi arabi di agata
e di gemme; un leggio con l'aquila
di bronzo fuso, probabilmente
opera di artisti locali del '400;
e sull'altar maggiore la pala
d'oro, magnifico lavoro
d'oreficeria fatto eseguire circa
il 1000 da Ottone III ad orefici
di Aquisgrana.
Demoliti
i porticati dell'atrio carolingio,
furono addossate all'ottagono
alcune cappelle risalenti ai
secoli XV e XVIII. Di esse la più
notevole per l'architettura è la
cappella di S. Anna terminata nel
1489; ma sono degne di ricordo
anche le cappelle di S. Matteo e
di S. Carlo, la cappella ungherese
ricostruita negli anni 1756-1767
da un architetto italiano che la
decorò di magnifici stucchi, e la
cappella di S. Niccolò, a due
piani, che nel piano superiore
conserva l'antico sarcofago
marmoreo con figurazioni di
Proserpina, il quale custodì le
spoglie di Carlo Magno.
Ma
i cimeli di maggior pregio si
conservano nel tesoro custodito
nella cappella delle Anime del
purgatorio, la cui facciata sul
chiostro è decorata in tardo
stile romanico (c. 1200). Tra
essi, importantissimi, un
Evangelario carolingio con rilievo
bizantino di avorio sulla coperta,
ed un Evangelario miniato di
Ottone III (morto nel 1002); la
croce di Lotario con un grande
cammeo di Augusto; il cofano di
Maria (1237) con le reliquie della
Vergine, di Cristo e di S.
Giovanni Battista; il cofano di
Carlo Magno, splendido lavoro
romanico del 1215; reliquiarî
gotici del '300, quali quello a
cristalli e quello di Simeone,
opera di orafi di Aquisgrana;
oreficerie preziosissime come il
busto di Carlo Magno con la
corona, del'300; tessuti
pregevolissimi in seta,
alessandrini e sassanidi, la cappa
di Leone III, regalata
probabilmente da Riccardo di
Cornovaglia; la cosiddetta pianeta
di Bernardo, ricamata in oro a
ornati e figure; numerosi
paramenti medievali e barocchi con
ricami a figure, e infine i parati
del coro; mentre gli arazzi
fiamminghi del sec. XVII ornano
fino dal 1818 le pareti del coro
stesso.

Le
altre chiese di Aquisgrana non
hanno l'importanza che ci
aspetteremmo in rapporto
all'antichità ed alla posizione
della città. Le chiese romaniche
di S. Salvatore e di S. Adalberto
(con ricco tesoro), entrambe
dell'XI secolo, e quelle gotiche
di S. Niccolò e di S. Foilano,
distrutte in gran parte
dall'incendio devastatore del
1656, furono quasi del tutto
ricostruite nell'800.
Sono
invece ben conservate le chiese
barocche degli Agatiniani nella
Pontstrasse, e di S. Michele o dei
Gesuiti, nella via omonima; esse
conservano decorazione e
suppellettile originale. Sono
anche da ricordare S. Teresa
(1748), dell'architetto
Mefferdatis, e S.
Michael-Burtscheid e S. Giovanni,
pure settecentesche e
dell'architetto Couven, grandiose
costruzioni, ambedue con ricchi
tesori sacri.
Sono
interessanti anche le costruzioni
civili quali, oltre il rammentato
palazzo civico; la Prepositura, in
stile romanico, all'angolo del
Klosterplatz; e la casa comunale
(Grashaus) sul mercato del pesce,
eretta, secondo l'iscrizione della
facciata, nel 1267, ed ove, nelle
nicchie ogivali sotto il
cornicione, sono le statue in
pietra dei sette elettori, copie
degli originali che si trovano nel
lapidario del museo Suermondt.
L'aspetto
della città antica viene
essenzialmente determinato dagli
edifici che Mefferdatis
(1677-1744) e più ancora Johann
Joseph Couven (1705-1763) e suo
figlio Jacob (1735-1812) eressero
dopo l'incendio del 1656; edifici
tipici per le graziose facciate in
mattoni e pietra. Quasi tutte
queste case patrizie hanno la
cosiddetta corte d'onore che usava
allora in Francia, e
particolarmente i palazzi della
Kleinkölnstrasse, Jakobstrasse,
Seilgraben, che è la casa Fey
nella quale si trova oggi il museo
Couven. Un gioiello dell'epoca dei
Couven, era il Wespienhaus che è
purtroppo conservato soltanto
esternamente e dovette anzi essere
rinnovato del tutto al piano
terreno, mentre una parte
dell'arredamento si trova al Museo
germanico di Norimberga. Fra gli
edifici di stile classico, più
recenti, si notano il teatro, sui
disegni del Cremer, e
l'Elisenbrunnen (fontana di
Elisa), sui piani dello Schinkel.
Le
due grandiose porte castellane, il
Marschiertor ed il Ponttor sono
avanzi delle fortificazioni
medievali; nell'interno di
quest'ultimo è collocato il Museo
storico, con oggetti di scavi
preistorici e storici fatti
intorno ad Aquisgrana. Il museo
principale della città è il
Museo Suermondt, con magnifica
facciata copiata da quella della
Biblioteca di San Marco a Venezia;
esso contiene, tra l'altro, una
grande raccolta di sculture dal
secolo XIII al XVIII, e una
galleria di quadri ove le scuole
fiamminghe ed olandesi sono
particolarmente rappresentate. Ma
vi sono anche molte pregevoli
opere di scuola spagnola e
italiana, quali La vigilia di
Natale del Ribera, Frate
che prega dello Zurbarán, Sacra
conversazione di Francesco
Rizzo da Santacroce, due Paesaggi
di Francesco Zuccarelli, due Paesaggi
di Salvator Rosa, Eremiti
penitenti del Magnasco, Bacco
e Satiro del Canlassi, ecc.
Cattedrale
di Aquisgrana
La
Cattedrale di Aquisgrana (Aachener
Dom), a cui ci si riferisce spesso
come "Cattedrale
imperiale" di Aquisgrana, è la più antica cattedrale
del Nord Europa. Si tratta di un
conglomerato di architetture
di vari periodi, tra cui la cappella bizantina/carolinga di Carlo
Magno (Cappella Palatina o Kaiserkapelle),
che è la parte più antica del
Duomo. Carlo Magno iniziò la
costruzione della cappella nel 786.
Alla sua morte nel 814,
fu sepolto nella sua cattedrale,
dove i suoi resti sono tuttora
conservate in uno scrigno.
Oltre a Carlo Magno, anche Ottone III è inumato nel Duomo.
La
cattedrale di Aquisgrana è stata
il primo monumento tedesco ad
essere incluso, nel 1978, nelle lista dell'UNESCO dei Patrimonio dell'umanità, come pure è stato
uno dei primi tre beni storici in Europa. È inoltre candidato come una
delle sette meraviglie moderne.
La
cattedrale ha assunto il suo
aspetto attuale nel corso di oltre
un millennio. Il cuore della
cattedrale di Aquisgrana è la
Cappella Palatina; pur essendo
oggi sorprendentemente piccola al
confronto delle aggiunte
successive, al tempo della sua
costruzione era la più grande
cupola a Nord delle Alpi. La sua affascinante architettura
con elementi classici, bizantini
e franco-germanici
è l'essenza di un edificio
monumentale di primaria
importanza; per 600 anni, dal 936
al 1531, la cattedrale di Aquisgrana fu
la chiesa di incoronazione per 30 regnanti del Sacro Romano Impero.

Per
sopportare l'enorme flusso di
pellegrini nel periodo gotico fu costruito un coro: una cappella vitrea in due parti che fu consacrata nel 600mo
anniversario della morte di Carlo
Magno. Fino ad oggi alla magnifica
architettura della "stanza di
vetro" di Aquisgrana non è
mai mancato di essere ammirata.
Il
tesoro della cattedrale di
Aquisgrana mette in mostra
capolavori dell'arte sacra dei
periodi tardo-classico,
carolingio, ottoniano e staufiano;
tra di essi ve ne sono di unici
come la "Croce di
Lotario", il "busto di
Carlo Magno" e il
"sarcofago di
Persefone". Il tesoro della
cattedrale è considerato tra i più
importanti tesori ecclesiastici
dell'Europa settentrionale.
Nell'anno
1000, Ottone III fece aprire la cripta di
Carlo Magno. Si disse che il corpo
dell'imperatore fu trovato in
notevole stato di conservazione,
seduto su un trono di marmo,
vestito con gli abiti imperiali,
con la sua corona in testa, con i
Vangeli aperti in grembo e lo
scettro in mano. Un grande
affresco che rappresenta Ottone e
i suoi nobili che ammirano
l'imperatore defunto fu dipinto
sulla parete della sala grande del
municipio.
Nel
1165, l'imperatore Federico Barbarossa aprì ancora la
cripta e fece disporre le spoglie
in un sarcofago
scolpito nel marmo, che si diceva
essere quello in cui Augusto fu sepolto. Le ossa vi riposarono
fino al 1215,
quando Federico II le fece trasferire in uno scrigno
di oro e argento.
La
cripta della cattedrale contiene
alcuni dei più importanti tesori
artistici del Medioevo europeo,
come la croce di Lotario (990), in
oro massiccio e intarsiata di
pietre preziose, con al centro un
cammeo di epoca romana che
appartenne all'imperatore Augusto;
la pianeta di velluto blu con un
ricamo di perle donata da san
Bernardo di Chiaravalle nel 1147,
in occasione di una sua visita ad
Aquisgrana; un busto-reliquiario
di Carlo Magno d'oro e d'argento;
e infine il sarcofago di marmo
decorato con un rilievo
raffigurante il ratto di
Proserpina, nel quale è
conservato il corpo di Carlo
Magno.
Il
palazzo imperiale di
Aquisgrana, che
i contemporanei spesso chiamavano
il Laterano, si proponeva di
evocare la residenza romana del
papa presso San Giovanni che la
leggendaria donazione
costantiniana definiva palazzo
dell'imperatore, da questi
consegnato al pontefice come
simbolo dell'autorità sovrana
della Chiesa sull'Urbe.
L'abbinamento tra il palazzo e la
Cappella, la grande aula absidata
ornata di mosaici, simile al
triclinio lateranense, la statua
equestre di Teodorico trasportata
da Ravenna (che corrisponde al
Marco Aurelio, allora creduto
un'immagine di Costantino,
collocato accanto alla basilica
romana), indicano un costante
richiamo al modello romano dal
preciso significato ideologico:
tutti questi elementi connotano
infatti l'edificio di Aquisgrana
come la dimora del nuovo
Costantino.
Se
il complesso imperiale di
Aquisgrana si rifaceva al modello
illustre del Laterano, la
struttura della Cappella palatina
è derivata da modelli orientali e
tardo antichi, come il tempio di
San Lorenzo a Milano e soprattutto
San Vitale, la chiesa ravennate
fatta costruire nel 530
dall'imperatore Giustiniano e
considerata, insieme a Santa
Sofia, un capolavoro
dell'architettura bizantina. Non
sorprende che Carlo Magno
rivolgesse la sua attenzione a
Ravenna, nel V secolo residenza
degli imperatori romani e
successivamente parte dei domini
bizantini in Italia, poiché egli
stesso aspirava a costruire un
impero cristiano diretto
discendente del lascito politico
romano, che avesse nell'Europa
occidentale lo stesso ruolo
dell'Impero bizantino in Oriente.
Su imitazione di San Vitale, la
chiesa di corte assunse le forme
di un ottagono coperto da una
cupola, circondato da due piani di
gallerie, e proprio da Ravenna
giunsero colonne e marmi antichi
per il palazzo.
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