Tassili n'Ajjer
Algeria

patrimonio dell'umanità dal 1982  

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Il Tassili n'Ajjer, che in berbero significa "Altopiano (Tassili) dei tuareg Kel Ajjer", è un massiccio montuoso del deserto del Sahara, situato nel sud est dell'Algeria. Esso si estende per circa 500 chilometri ed il suo punto più elevato è costituito dal monte Afao, alto 2.158 metri. 

La sede amministrativa è nell'oasi di Djanet, la bianca perla del Tassili. Qui un interessante museo illustra i vari periodi dell’evoluzione umana e geologica. Attraverso tre sale si percorrono idealmente 2.500.000 anni di storia, attraverso riproduzioni fotografiche, oggettistica, reperti neolitici e manifatturieri come asce, punte di freccia e vasi di ceramica. 

Nel corso di milioni di anni la geomorfologia del Tassili è cambiata molto a causa dell’erosione fluviale oramai scomparsa e da quella eolitica che regalano un paesaggio molto vario, come la foresta di pietra di Sefar, le cupole di arenaria di Jabbaren, i canyon impressionanti di Tin-Zoumaitak e di Ihérir. Per contro a est i grandi erg sabbiosi libici di Murzuk e Ubari, a sud l'immenso Ténéré a sud/est l'erg Admer e a nord l'insieme di Issaouane n'Tifernine con dune alte più di 400 metri offrono un totale contrasto. 

La vegetazione è alquanto rara e a causa del suo isolamento il Tassili ha alcune specie endemiche, come i millenari cipressi (cupressus dupreziana). Di questi straordinari alberi oggi ne restano solo 230 esemplari localizzati tra i 1600 ed i 2000 metri di altezza, nella valle di Tamrit. Le attuali condizioni climatiche (troppo secche) non permettono più la germinazione, e almeno per ora non possono più riprodursi.

Per il suo immenso valore naturale e culturale, il Parco del Tassili dal 1982 è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità (UNESCO), e nel 1986 è stata classificata (dal MAB) come prima riserva della biosfera sahariana al mondo. 

Quello che comunque rende singolare ed unico il Tassili, sono le testimonianze impresse sulla roccia attraverso le pitture e le incisioni della straordinaria evoluzione dell’uomo. Henri Lhote disse che esse sono "cento volte più istruttive di tutti i giacimenti di vasellame, ossa e silice, che sono stati trovati nel Sahara". 

Un percorso iniziato all’incirca da 7.000 anni documentato da enormi graffiti parietali raffiguranti il bufalo antico, giraffe, elefanti. Si succedono via via diversi periodi intervallati da qualche migliaio di anni, caratterizzati da pitture che ricoprono le volte delle grotte del Tassili e del vicino Fezzan. 

In sequenza troviamo: il periodo pastorale (verso 4.000 anni) artisticamente il più significativo; il periodo cavallino (verso 1.200 anni) con l’introduzione del cavallo nel Sahara raffigurato con i famosi carri al galoppo; il periodo camelino che conferma l’avanzata del deserto con la conseguente variazione climatica, e iniziano i segni dell’impoverimento artistico.

Grazie alle esplorazioni di Henri Lhote abbiamo conosciuto la storia, gli usi e lo stile di vita delle antiche popolazioni del Sahara, sappiamo del clima totalmente diverso da oggi con fiumi impetuosi e la vegetazione lussureggiante, sappiamo delle molte specie di animali (giraffe, elefanti, rinoceronti, coccodrilli) che hanno popolato questo lembo di Sahara, sappiamo di un paradiso terrestre oggi scomparso, ma che rimane attuale grazie a queste forme artistiche.