Bandiagara
è
una
regione
del
Mali,
situata
a
sud
del
fiume
Niger,
e
abitata
dal
popolo
Dogon;
nella
regione
c'è
anche
una
piccola
cittadina
omonima.
La
zona
di
Bandiagara
è
celebre
per
la
sua
rilevanza
etnologica,
archeologica
e
orografica.
Vi
si
trova
una
importante
formazione
rocciosa,
la
falesia
di
Bandiagara,
una
falesia
di
roccia
sedimentaria
che
si
eleva
a
circa
500
metri
sul
livello
sabbioso
sottostante.
Si
estende
da
sud
verso
nordest
per
circa
200
km,
sino
al
massiccio
Grandamia.
Il
massiccio
termina
con
l'Hombori
Tondo,
il
picco
più
alto
del
Mali
(1.115
m).
Queste
falesie
proteggono
strutture
architettoniche
di
grande
bellezza
(case,
granai,
altari,
santuari
e
toguna
-
luoghi
di
incontro),
che
per
secoli
sono
stati
l'anima
della
secolare
cultura
Dogon.
L'altopiano
di
Bandiagara
è
uno
degli
elementi
geologici
e
paesaggistici
più
impressionanti
dell'Africa
occidentale.
Ancora
oggi
i
Dogon
hanno
una
cultura
varia
e
complessa
e
sono
celebri
per
le
loro
opere
d'arte:
un
itinerario
a
piedi
è
quindi
la
soluzione
ideale
per
osservare
da
vicino
le
case
in
arenaria
rosa
e
i
granai
scavati
nelle
pareti
di
roccia,
e
per
imparare
qualcosa
sul
giardinaggio
in
spazi
minimi.
I
Dogon
coltivano
infatti
dei
minuscoli
appezzamenti
di
terra
lungo
il
ciglio
delle
pareti
rocciose.
Nel
mese
di
aprile
si
può
assistere
alla
spettacolare
Fête
des
Masques,
che
dura
cinque
giorni
ed
è
la
principale
festa
dei
Dogon,
con
danze
e
birra
di
miglio
a
volontà.
L'altra
importante
ricorrenza
della
società
dogon
è
il
giorno
di
mercato,
che
cade
ogni
cinque
giorni:
è
un
momento
di
grande
animazione
per
il
villaggio,
che
raggiunge
il
suo
apice
verso
mezzogiorno
e
viene
solitamente
ravvivato
da
burle
e
pettegolezzi
e
dall'onnipresente
birra
di
miglio.


L'area
della
falesia
fu
abitata
prima
dai
Tellem
e
dai
Toloy.
Si
ritiene
che
i
Tellem
fossero
un
popolo
di
Pigmei
provenienti
dall'Africa
subsahariana,
e
che
si
siano
stabiliti
nella
zona
intorno
all'XI
secolo.
In
un
primo
periodo
abitarono
le
grotte
sui
pendii
della
falesia;
in
seguito,
iniziarono
a
costruire
case
e
granai
dalla
caratteristica
forma
a
cono
tronco,
ancora
oggi
visibili
in
diversi
punti
della
scarpata.
Le
popolazioni
preesistenti
furono
soppiantate
dai
Dogon
intorno
al
XIV
secolo,
che
ancora
oggi
abitano
i
numerosi
villaggi
arroccati
fra
le
rocce
nella
parte
inferiore
della
scarpata.
Si
ritiene
che
i
Dogon
si
siano
insediati
dapprima
presso
l'odierno
villaggio
di
Kani
Bonzon,
per
poi
diffondersi
sul
pianoro,
nella
falesia
e
nelle
circostanti
pianure
di
Seno-Gondo.
I
Dogon
vivono
capanne
di
fango,
e
usano
le
grotte
dei
Tellem
come
luoghi
di
sepoltura.
Il
paesaggio
della
regione
di
Dogon
si
può
dividere
in
tre
parti:
un
altopiano
di
pietra
(plateau),
liscio,
bruciato
dal
sole;
più
in
basso
la
savana,
grande
e
sabbiosa,
disseminata
di
baobab
panciuti
e
acacie
frondose;
e
il
koko,
un'impressionante
parete
quasi
verticale
che
in
alcuni
punti
raggiunge
i
500
metri
di
altezza.
La
falesia
(scogliera)
è
stata
plasmata
dagli
agenti
erosivi
che
l'hanno
resa
estremamente
irregolare,
solcata
da
calanchi,
promontori,
gole
e
passaggi
rocciosi
che
collegano
la
pianura
sottostante
al
plateau.
Il
microclima
umido
e
ombreggiato
sostiene
una
densa
vegetazione,
alimentata
inoltre
dall'acqua
trattenuta
nelle
fessure
della
roccia
che
stagionalmente
si
raccoglie
nelle
cavità
e
negli
anfratti
degli
strati
orizzontali
o
lievemente
inclinati.
Straordinaria
è
la
presenza
dell'avifauna
che
annovera
specie
tipiche
degli
ambienti
di
scogliera,
come
il
gheppio
volpino,
l'astore
gabar,
l'averla
codalunga,
la
sassicola
ventre-cannella
e
il
piccione
selvatico.
Le pozze
d'acqua
sono
il
paradiso
del
guardiano
dei
coccodrilli
e
del
martin
pescatore
testa
grigia,
mentre
la
savana
e
gli
arbusteti
accolgono
l'otarda
del
Senegal
e
la
pernice
delle
rocce.
Circa
250
villaggi
dogon
si
spartiscono
questi
ambienti;
la
concentrazione
maggiore
è
localizzata
lungo
il
koko,
nei
suoi
anfratti
o
sopra
i
cumuli
di
roccia
che
l'erosione
ha
depositato
alla
base.
I Dogon
sono
agricoltori
e
allevatori
organizzati
in
villaggi
autonomi,
ma
federati,
retti
da
un
capo
tribù
elettivo
(hogon)
che
spesso
svolge
funzioni
anche
sacerdotali.
Si
installarono
ai
piedi
della
scogliera
circa
8
secoli
fa,
dopo
essere
stati
cacciati
dagli
Arabi
dai
loro
insediamenti
originari.
Prima
del
loro
arrivo
il
luogo
era
abitato
dai
Tellem,
il
cui
nome
significa
letteralmente,
in
lingua
dogon,
"li
incontriamo
qui":
questo
popolo
era
di
bassa
statura,
viveva
di
caccia
e
di
raccolta
e
conosceva
da
tempo
l'uso
dei
metalli.
Le
abitazioni
di
argilla
dei
Tellem
si
possono
ancora
vedere
incastonate
tra
le
fenditure
della
scogliera
e
attualmente
vengono
utilizzate
come
luoghi
di
sepoltura
dei
morti.
Per
i
Dogon,
animisti,
ogni
opera
umana
è
il
riflesso
di
un
mito
e
ogni
elemento
del
villaggio
ha
un
significato
che
rimanda
a
un
ricchissimo
mondo
di
credenze
ancestrali.
L'economia
dogon
si
basa
su
una
agricoltura
elementare
che
sfrutta
al
massimo
le
possibilità
offerte
da
terreni
estremamente
aridi,
ma
che
l'ombra
del
dirupo
riesce
a
mantenere
a
un
livello
accettabile
di
umidità.

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