Parco Nazionale di Sehlabathebe
Parco Nazionale uKhahlamba Drakensberg
(Area di conservazione transfrontaliera Maloti-Drakensberg)
Lesotho - Repubblica Sudafricana
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2000 - 2013
  

  

Intorno a 8000 anni fa, all'alba del Neolitico in Europa e in Medio Oriente, l'Africa meridionale era ancora abitata da gruppi di cacciatori-raccoglitori seminomadi che vivevano in grotte, o al riparo di speroni di roccia, nelle vallate del Drakensberg. Uno di quei popoli, quello dei San, inaugurò la tradizione di decorare le grotte con pitture raffiguranti idoli, scene di caccia e di vita quotidiana in un ambiente in cui la lotta per la vita era pratica abituale. 

Così, benché si presuma che la regione fosse abitata già un milione di anni fa, sono le pazienti "cronache" rupestri dei San a offrirci la più concreta testimonianza del Paleolitico sudafricano, coprendo un arco temporale che giunge al secolo scorso, epoca in cui i San - comunemente chiamati "Boscimani" - furono costretti da altre popolazioni, come Zulù e Xhosa, e dai colonizzatori europei a lasciare le montagne e a rimanere confinati ai margini delle torride pietraie del Kalahari. 

Dediti prevalentemente alla raccolta e alla caccia, questi uomini vivevano in gruppi e abitavano nelle caverne o negli anfratti rocciosi, le cui pareti venivano spesso adornate con pitture rupestri di figure umane e animali. Alcune di queste preziosissime espressioni artistiche sono giunte fino a noi, e oggi si sta cercando con ogni mezzo di impedirne il deterioramento e, soprattutto, di proteggerle da atti di vandalismo. A tale scopo, oltre a limitare l'attività umana in tutta la regione del Parco dei Drakensberg, l'accesso alle grotte è consentito soltanto con l'accompagnamento di una guida autorizzata. Le autorità, inoltre, hanno deciso di tenere segreta l'ubicazione di taluni siti, non indicandoli sulle carti­ne turistiche.  

La bellezza e la natura selvaggia di quei monti ispirarono al governo coloniale del Natal l'istituzione di un parco faunistico, che vide la luce nel 1903 e divenne il Natal National Park nel 1916. Ampliata e ribattezzata "Royal Natal National Park" nel 1947, l 'area protetta cambiò ancora nome nel 1998, in seguito alla decisione del governo sudafricano di ripristinare l'ufficialità degli idiomi africani: nacque così l'Ukhahlamba-Drakensberg Park. Distribuiti tra i 1280 e i 3500 metri di altitudine, i 242.813 ettari del parco sono caratterizzati da una straordinaria varietà topografica articolata in vette aguzze velate di nebbia, ripide pareti di scuro basalto che si stagliano contro le chiare colline di arenaria, corsi d'acqua impetuosi che precipitano in gole profonde, valli scoscese e verdi macchie di foreste, boschi e prati.

Il percorso dei torrenti presenta forti dislivelli che originano fragorose cascate: quella di Lone Creek, lungo un affluente del fiume Sabie, è alta 68 metri . Il punto di confluenza del Blyde River e del Treur consente di valutare la potenza dell'erosione fluviale, che nel corso dei secoli ha ricavato nella roccia un complesso di cavità frastagliate. Proprio qui, nel 1870, fu scoperto un giacimento d'oro che richiamò pionieri provenienti da ogni parte del globo. Oggi sono le ricchezze naturalistiche a spingere gli appassionati che si inerpicano per queste montagne per assaporare la sensazione di immergersi in un paradiso primordiale ai confini del mondo.  

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Il clima del Parco subisce l'influenza degli anticicloni sub­tropicali: l'inverno è contraddistinto da una certa stabilità atmosferica con tempo asciutto, mentre in estate l'influsso di aria umida proveniente dall'Oceano Indiano è all'origine di intense precipitazioni, prevalentemente a carattere temporalesco.

La vegetazione risente del clima e delle caratteristiche topografiche e si differenzia in tre fasce principali: le valli adiacenti ai fiumi, le colline e gli altipiani. Alle basse quote (1280- 1830 metri ) prevalgono le foreste di latifoglie, alle medie (1830-2865 metri) le formazioni cespugliose e alle alte (2865- 3500 metri ) la tundra alpina. Sono oltre 2000 le specie vegetali individuate nel Parco, di cui alcune rarissime o in via di estinzione, con una percentuale di endemismi superiore al 29%.  

La fauna comprende 48 specie di mammiferi, quasi 300 di uccelli, 48 di rettili, 26 di anfibi e otto di pesci, ma anche gli invertebrati rivestono grande importanza nell'equilibrio ecologico. Tra questi ultimi sono state individuate 74 specie di farfalle, il sette per cento del totale sudafricano, 32 di millepiedi e 44 di libellule. 

Gli anfibi comprendono tre specie di rane, assai interessanti (Rana vertebralis, Rana dracomontana e Strongylopus hymenopus) perché vivono solo ad alta quota e a bassa temperatura, e tra gli uccelli sono segnalati numerosi endemismi. 

I mammiferi comprendono 16 specie di roditori, con la più numerosa popolazione di lontre del Paese, 15 carnivori, comprese 1500 antilopi Pelea capriolus e 2000 Eland, la più grande antilope del mondo. Il parco non ospita mammiferi a rischio di estinzione e, sorprendentemente, manca del tutto di grandi predatori, le cui uniche tracce si ritrovano nelle pitture rupestri dei San.  

Il Parco Nazionale di Sehlabathebe si trova sui Monti Maloti nel distretto di Qacha's Nek, nello stato africano del Lesotho. È parte di un'area di conservazione naturalistica nota come Maloti-Drakensberg Transfrontier Conservation Area.

Il parco fu fondato l'8 maggio 1969 per preservarne sia la biodiversità ospitata, sia la cultura locale. L'ecosistema del parco è inoltre un'importante fonte di acqua per il Lesotho, il Sudafrica e la Namibia.

Nel 2013 il parco è stato aggiunto alla lista UNESCO del Patrimonio dell'umanità insieme al parco sudafricano uKhahlamba / Drakensberg, con il nome di Area di conservazione transfrontaliera Maloti-Drakensberg.