Intorno
a
8000
anni
fa,
all'alba
del
Neolitico
in
Europa
e
in
Medio
Oriente,
l'Africa
meridionale
era
ancora
abitata
da
gruppi
di
cacciatori-raccoglitori
seminomadi
che
vivevano
in
grotte,
o
al
riparo
di
speroni
di
roccia,
nelle
vallate
del
Drakensberg.
Uno
di
quei
popoli,
quello
dei
San,
inaugurò
la
tradizione
di
decorare
le
grotte
con
pitture
raffiguranti
idoli,
scene
di
caccia
e
di
vita
quotidiana
in
un
ambiente
in
cui
la
lotta
per
la
vita
era
pratica
abituale.
Così,
benché
si
presuma
che
la
regione
fosse
abitata
già
un
milione
di
anni
fa,
sono
le
pazienti
"cronache"
rupestri
dei
San
a
offrirci
la
più
concreta
testimonianza
del
Paleolitico
sudafricano,
coprendo
un
arco
temporale
che
giunge
al
secolo
scorso,
epoca
in
cui
i
San
-
comunemente
chiamati
"Boscimani"
-
furono
costretti
da
altre
popolazioni,
come
Zulù
e
Xhosa,
e
dai
colonizzatori
europei
a
lasciare
le
montagne
e
a
rimanere
confinati
ai
margini
delle
torride
pietraie
del
Kalahari.
Dediti
prevalentemente
alla
raccolta
e
alla
caccia,
questi
uomini
vivevano
in
gruppi
e
abitavano
nelle
caverne
o
negli
anfratti
rocciosi,
le
cui
pareti
venivano
spesso
adornate
con
pitture
rupestri
di
figure
umane
e
animali.
Alcune
di
queste
preziosissime
espressioni
artistiche
sono
giunte
fino
a
noi,
e
oggi
si
sta
cercando
con
ogni
mezzo
di
impedirne
il
deterioramento
e,
soprattutto,
di
proteggerle
da
atti
di
vandalismo.
A
tale
scopo,
oltre
a
limitare
l'attività
umana
in
tutta
la
regione
del
Parco
dei
Drakensberg,
l'accesso
alle
grotte
è
consentito
soltanto
con
l'accompagnamento
di
una
guida
autorizzata.
Le
autorità,
inoltre,
hanno
deciso
di
tenere
segreta
l'ubicazione
di
taluni
siti,
non
indicandoli
sulle
cartine
turistiche.

La
bellezza
e
la
natura
selvaggia
di
quei
monti
ispirarono
al
governo
coloniale
del
Natal
l'istituzione
di
un
parco
faunistico,
che
vide
la
luce
nel
1903
e
divenne
il
Natal
National
Park
nel
1916.
Ampliata
e
ribattezzata
"Royal
Natal
National
Park"
nel
1947,
l
'area
protetta
cambiò
ancora
nome
nel
1998,
in
seguito
alla
decisione
del
governo
sudafricano
di
ripristinare
l'ufficialità
degli
idiomi
africani:
nacque
così
l'Ukhahlamba-Drakensberg
Park.
Distribuiti
tra
i
1280
e
i
3500
metri
di
altitudine,
i
242.813
ettari
del
parco
sono
caratterizzati
da
una
straordinaria
varietà
topografica
articolata
in
vette
aguzze
velate
di
nebbia,
ripide
pareti
di
scuro
basalto
che
si
stagliano
contro
le
chiare
colline
di
arenaria,
corsi
d'acqua
impetuosi
che
precipitano
in
gole
profonde,
valli
scoscese
e
verdi
macchie
di
foreste,
boschi
e
prati.
Il
percorso
dei
torrenti
presenta
forti
dislivelli
che
originano
fragorose
cascate:
quella
di
Lone
Creek,
lungo
un
affluente
del
fiume
Sabie,
è
alta
68
metri
.
Il
punto
di
confluenza
del
Blyde
River
e
del
Treur
consente
di
valutare
la
potenza
dell'erosione
fluviale,
che
nel
corso
dei
secoli
ha
ricavato
nella
roccia
un
complesso
di
cavità
frastagliate.
Proprio
qui,
nel
1870,
fu
scoperto
un
giacimento
d'oro
che
richiamò
pionieri
provenienti
da
ogni
parte
del
globo.
Oggi
sono
le
ricchezze
naturalistiche
a
spingere
gli
appassionati
che
si
inerpicano
per
queste
montagne
per
assaporare
la
sensazione
di
immergersi
in
un
paradiso
primordiale
ai
confini
del
mondo.

Il clima
del
Parco
subisce
l'influenza
degli
anticicloni
subtropicali:
l'inverno
è
contraddistinto
da
una
certa
stabilità
atmosferica
con
tempo
asciutto,
mentre
in
estate
l'influsso
di
aria
umida
proveniente
dall'Oceano
Indiano
è
all'origine
di
intense
precipitazioni,
prevalentemente
a
carattere
temporalesco.
La
vegetazione
risente
del
clima
e
delle
caratteristiche
topografiche
e
si
differenzia
in
tre
fasce
principali:
le
valli
adiacenti
ai
fiumi,
le
colline
e
gli
altipiani.
Alle
basse
quote
(1280-
1830
metri
)
prevalgono
le
foreste
di
latifoglie,
alle
medie
(1830-2865
metri)
le
formazioni
cespugliose
e
alle
alte
(2865-
3500
metri
)
la
tundra
alpina.
Sono
oltre
2000
le
specie
vegetali
individuate
nel
Parco,
di
cui
alcune
rarissime
o
in
via
di
estinzione,
con
una
percentuale
di
endemismi
superiore
al
29%.
La fauna
comprende
48
specie
di
mammiferi,
quasi
300
di
uccelli,
48
di
rettili,
26
di
anfibi
e
otto
di
pesci,
ma
anche
gli
invertebrati
rivestono
grande
importanza
nell'equilibrio
ecologico.
Tra
questi
ultimi
sono
state
individuate
74
specie
di
farfalle,
il
sette
per
cento
del
totale
sudafricano,
32
di
millepiedi
e
44
di
libellule.
Gli
anfibi
comprendono
tre
specie
di
rane,
assai
interessanti
(Rana
vertebralis,
Rana
dracomontana
e
Strongylopus
hymenopus)
perché
vivono
solo
ad
alta
quota
e
a
bassa
temperatura,
e
tra
gli
uccelli
sono
segnalati
numerosi
endemismi.
I
mammiferi
comprendono
16
specie
di
roditori,
con
la
più
numerosa
popolazione
di
lontre
del
Paese,
15
carnivori,
comprese
1500
antilopi
Pelea
capriolus
e
2000
Eland,
la
più
grande
antilope
del
mondo.
Il
parco
non
ospita
mammiferi
a
rischio
di
estinzione
e,
sorprendentemente,
manca
del
tutto
di
grandi
predatori,
le
cui
uniche
tracce
si
ritrovano
nelle
pitture
rupestri
dei
San.
Il
Parco
Nazionale
di
Sehlabathebe
si
trova
sui
Monti
Maloti
nel
distretto
di
Qacha's
Nek,
nello
stato
africano
del
Lesotho.
È
parte
di
un'area
di
conservazione
naturalistica
nota
come
Maloti-Drakensberg
Transfrontier
Conservation
Area.
Il
parco
fu
fondato
l'8
maggio
1969
per
preservarne
sia
la
biodiversità
ospitata,
sia
la
cultura
locale.
L'ecosistema
del
parco
è
inoltre
un'importante
fonte
di
acqua
per
il
Lesotho,
il
Sudafrica
e
la
Namibia.
Nel
2013
il
parco
è
stato
aggiunto
alla
lista
UNESCO
del
Patrimonio
dell'umanità
insieme
al
parco
sudafricano
uKhahlamba
/
Drakensberg,
con
il
nome
di
Area
di
conservazione
transfrontaliera
Maloti-Drakensberg.
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