Seguendo il
tracciato della Capac Nan, la Strada reale, partendo da Cuzco e
inoltrandosi a nord nel canyon creato dalle correnti del rio Urubamba, a
un'altezza di circa 3000 metri, si giunge alla città misteriosa per
antonomasia. Perfettamente incastonata nella sella che collega due
cuspidi nessuno sa il suo vero nome, tutti la conoscono come Machu
Picchu, vecchia montagna, che identifica la cima più alta, mentre più
a nord si erge l'Huayna Picchu, giovane montagna.
Il nome,
deriva dai termini quechua, machu (vecchio) e pikchu (cima o montagna).
Nell'estate
del 1988 un incendio divampò nella fitta foresta che circonda il Machu
Picchu, distruggendo 4000 ettari di vegetazione, mettendo in pericolo la
sopravvivenza di numerose specie di animali indigeni e arrivando persino
a lambire le rovine. Considerato il peggior disastro ecologico nella
storia del Perù, aggravò la già precaria situazione dell'ecosistema
della magnifica valle di Urubamba, minacciata dalla crescente pressione
antropica conseguente allo sviluppo turistico dell'area, così come
dagli scarsi fondi e dallo scarso controllo del governo peruviano.
Forse
può sembrare azzardato considerare il sito archeologico del Machu
Picchu un elemento fondamentale dell'ecosistema. Tuttavia, la bellezza
delle rovine - che emergono quasi magicamente dalla foresta pluviale -
non si può scindere da quella del paesaggio. Anzi, furono proprio
queste montagne, l'acqua del fiume Urubamba e gli animali a determinare
la fondazione di questa favolosa città. Il popolo inca, infatti,
credeva che
la Pacha Marna
, o "Madre Terra", fosse una creatura dotata di poteri
soprannaturali, e il Machu Picchu era per loro il luogo sacro dove aveva
avuto origine il mondo.

La
gola di Picchu, situata a metà strada fra le Ande e la foresta
amazzonica, fu colonizzata da popolazioni montane, non selvatiche,
provenienti dalle aree di Vilcabamba e della Valle Sacra, nella regione
di Cusco, e in cerca di espansione alle loro frontiere agricole. Le
prove archeologiche indicano che l'agricoltura è praticata nella
regione almeno dal 760 a.C. A partire dal periodo dell'Orizzonte medio
(dall'anno 900 d.C.), si registra un'esplosione demografica da parte di
gruppi non documentati storicamente ma probabilmente legati all'etnia
Tampu dell'Urubamba. Si ritiene che questi popoli possano aver fatto
parte della federazione ayarmaca, rivale dei primi inca della regione di
Cusco. In questo periodo si espande considerevolmente la superficie
agricola "artificiale" (terrazze). Ciò nonostante, il sito
specifico della città di Machu Picchu (la cresta rocciosa che unisce i
monti Machu Picchu e Huayna Picchu) non reca traccia di essere stato
edificato prima del XV secolo.
Verso
il 1440 la gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec, primo
imperatore inca (1438-1470), durante la sua campagna nei pressi di
Vilcabamba. Il sito di Machu Picchu dovette impressionare il monarca per
le sue peculiari caratteristiche nell'ambito della geografia sacra della
regione di Cusco, e perciò egli avrebbe ordinato di costruirvi, verso
il 1450, un complesso urbano con edifici di gran lusso, civili e
religiosi.
Si
ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas
incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000
abitanti: membri di un'élite (probabilmente la panaca di Pachacútec) e
acllas. È stato dimostrato che la manodopera agricola era composta di
coloni mitimaes o mitmas (mitmaqkuna) provenienti da luoghi diversi
dell'impero.
Machu
Picchu non era da nessun punto di vista un compleso isolato, per cui il
mito della "città perduta" e del "rifugio segreto"
degli imperatori inca è privo di fondamento. Le valli che confluivano
nella gola formavano una regione densamente popolata che crebbe
spettacolarmente in produttività agricola a partire dall'occupazione
inca, nel 1440. Gli inca costruirono sul posto molti centri
amministrativi - i più importanti dei quali furono Patallacta e Quente
Marca - e numerosi complessi agricoli formati da terrazze di
coltivazione. Machu Picchu dipendeva da questi complessi per la sua
alimentazione, poiché i campi del settore agrario della città
sarebbero risultati insufficienti per rifornire la colonia. La
comunicazione intraregionale era possibile grazie alla rete delle strade
incaiche: otto di esse conducevano a Machu Picchu. La cittadina di
Picchu giunse a differenziarsi dalle colonie vicine per la singolare
qualità dei suoi principali edifici.
Alla
morte di Pachacútec, conformemente alle usanze reali incaiche, Machu
Picchu e il resto delle sue proprietà personali sarebbero state
trasferite all'amministrazione della sua panaca, che doveva destinare le
entrate prodotte al culto della mummia del defunto re. Si presume che
questa situazione si sia mantenuta durante i governi di Túpac Yupanqui
(1470-1493) e di Huayna Cápac (1493-1529).
Machu
Picchu dovette perdere in parte la sua importanza trovandosi a competere
in prestigio con le proprietà personali dei successori. Di fatto,
l'apertura di una via più ampia e sicura fra Ollantaytambo e Vilcabamba
(quella della valle di Amaybamba) disimpegnò la strada della gola di
Picchu.

La
guerra civile Inca (1531-1532) e l'irruzione spagnola nel territorio di
Cusco nel 1534 incisero profondamente sulla vita di Machu Picchu. La
collettività rurale del posto era composta principalmente da mitmas,
coloni di varie nazioni conquistate dagli inca e condotti a forza
nell'area. Essi approfittarono del crollo del sistema economico della
regione per tornare alle terre d'origine. La resistenza inca agli
spagnoli, comandata da Manco II, nel 1536 convocò i nobili delle
regioni vicine per integrare la corte del re nell'esilio di Vilcabamba,
ed è molto probabile che la miglior nobiltà di Picchu abbia
abbandonato la città in quel momento. Documenti dell'epoca indicano che
la regione era, all'epoca, piena di "sfollati". Picchu sarebbe
rimasta abitata e la sua esistenza attestata, come dimostra
l'annotazione della città fra le colonie tributarie dell'encomienda
spagnola di Ollantaytambo. Ciò non vuol dire necessariamente che gli
spagnoli la frequentassero: sappiamo infatti che i tributi di Picchu
erano versati ai colonizzatori una volta all'anno nel villaggio di
Ollantaytambo, e non "riscossi" sul posto. In ogni modo, è
chiaro che gli spagnoli conoscevano il luogo, sebbene non esistano
indizi che ne apprezzassero l'importanza di un tempo. I documenti
coloniali fanno anche menzione del curaca (forse l'ultimo) di Machu
Picchu nel 1568: Juan Mácora. Il nome Juan indica che era stato almeno
formalmente battezzato e perciò sottomesso all'influenza spagnola.
Un
altro documento attesta che l'inca Titu Cusi Yupanqui, che regnava
all'epoca su Vilcabamba, chiese che i frati agostiniani venissero a
evangelizzare "Piocho" verso il 1570. Non è noto alcun luogo
della zona il cui nome suoni simile a "Piocho" e non sia
"Piccho" o "Picchu"; ciò che fa supporre a
Lumbreras che i celebri "estirpatori di idolatrie" siano
giunti sul posto e abbiano avuto che fare con la distruzione e
l'incendio della Torre del Tempio del Sole.
Il
soldato spagnolo Baltasar de Ocampo scrisse alla fine del XVI secolo di
un villaggio di edifici suntuosissimi "in cima al fianco di una
montagna", che conteneva anche una grande acllahuasi (Casa delle
Elette), negli ultimi anni della resistenza inca. La descrizione breve
che Ocampo fa dei luoghi riconduce a Picchu, ed è significativo che si
riferisca al villaggio con il nome di "Pitcos". L'unico
toponimo affine sembra essere Vitcos, ma individua un insediamento
incaico completamente diverso a Vilcabamba. L'altro solo
"candidato" possibile è naturalmente Picchu. Tuttavia, non è
definitivamente accertato se si tratti dello stesso luogo. Secondo
Ocampo, nel villaggio sarebbe cresciuto Túpac Amaru, successore di Titu
Cusi e ultimo sovrano inca di Vilcabamba.


Dopo
la caduta del regno di Vilcabamba nel 1572 e la consolidazione del
potere spagnolo nelle Ande Centrali, Machu Picchu si mantenne
all'interno della giurisdizione di diverse haciendas che cambiarono
spesso di mano fino all'avvento della repubblica (dal 1821). Ciò
nonostante, era già diventato un luogo remoto, distante dalle nuove
rotte e assi economici del Perù. La regione fu praticamente ignorata
dal regime coloniale, che non edificò templi cristiani nè amministrò
nessuna popolazione della zona, ma l'uomo se ne prese cura.
In
effetti, il settore agricolo di Machu Picchu non sembra esser mai stato
completamente disabitato nè sconosciuto: documenti del 1657 e del 1782
alludono a Machu Picchu, come terre di interesse agricolo. Le sue
principali costruzioni, tuttavia, quelle dell'area urbana, non sembrano
esser state occupate e furono presto vinte dalla vegetazione del bosco
nuboso.
Nel
1865, nel corso dei suoi viaggi esplorativi in Perù, il naturalista
italiano Antonio Raimondi passa ai piedi delle rovine senza saperlo e
allude a quanto scarsamente popolate fosse la regione in quel tempo.
Tuttavia, questo indica che fu in quegli anni che la zona comincia a
ricevere visite per interessi diversi da quelli puramente scientifici.
In
effetti un'indagine attualmente in corso e divulgata recentemente rivela
informazioni su un impresario tedesco chiamato Augusto Berns che nel
1867 non solo avrebbe "scoperto" le rovine ma avrebbe anche
fondato un'impresa mineraria per sfruttare i presunti "tesori"
che vi albergavano (la Compañía Anónima Explotadora de las Huacas del
Inca). Secondo questa fonte, tra il 1867 e il 1870 e con l'aiuto del
diritto concessogli dal governo di José Balta, la compagnia avrebbe
operato nella zona e successivamente venduto "tutto quello che trovò"
a collezionisti europei e nordamericani.
In
relazione o no con tale presunta impresa (la cui esistenza attende
conferma da altre fonti e autori), sono certamente questi i tempi in cui
le mappe di prospezione mineraria iniziano a menzionare Machu Picchu.
Così, nel 1870, il nordamericano Harry Singer colloca per la prima
volta in una carta geografica l'ubicazione del monte Machu Picchu,
riferendosi allo Huayna Picchu con il nome di Punta Huaca del Inca. Tale
nome rivela un inedito collegamento fra gli inca e la montagna e
suggerisce anche un carattere religioso (la huaca
era un luogo sacro delle antiche Ande).
Una
seconda mappa del 1874, stilata dal tedesco Herman Gohring, menziona e
colloca nella sua esatta ubicazione ambo le montagne.
Verso
la fine del 1880 l'esploratore francese Charles Wiener confermò
l'esistenza di rovine archeologiche nel luogo (affermando testualmente
"ci sono rovine a Machu Picchu"), ma non poté raggiungerlo.
In ogni caso è chiaro che l'esistenza della presunta "città
perduta" non era stata dimenticata, come si credeva fino ad alcuni
anni or sono.

Le
prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu
indicano che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero del Cusco,
giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida dei conterranei Gabino Sánchez,
Enrique Palma e Justo Ochoa. I visitatori lasciarono un graffito con i
propri nomi su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, come
verificarono in seguito vari osservatori. Alcune informazioni
suggeriscono che Lizárraga avesse già visitato Machu Picchu insieme a
Luis Béjar nel 1894. Lizárraga mostrava gli edifici ai
"visitatori", ma la vera natura delle sue attività non è
stata finora indagata.
Fu
così che lo storico statunitense Hiram Bingham, interessato alla
ricerca degli ultimi ruderi incaici di Vilcabamba, apprese di Lizárraga
dai suoi contatti con i possidenti locali. Guidato da un altro
proprietario terriero, Melchor Arteaga, e accompagnato da un sergente
della guardia civile peruviana (il cui cognome era Carrasco), Bingham
giunse a Machu Picchu il 24 giugno 1911. La spedizione trovò due
famiglie di contadini che si erano stabilite sul posto: i Recharte e gli
Álvarez. Essi sfruttavano le terrazze a sud delle rovine per coltivare
la terra, e utilizzavano un canale incaico ancora funzionante, che
traeva acqua da una sorgente. Pablo Recharte, uno dei bambini di Machu
Picchu, condusse Bingham fino alla "zona urbana" coperta di
erbacce.
Bingham
restò assai impressionato da quel che vide, e sollecitò l'appoggio
dell'Università Yale, della National Geographic e del governo peruviano
per attivare il prima possibile lo studio del sito. Così, con
l'ingegnere Ellwood Erdis, l'osteologo George Eaton, la collaborazione
di Toribio Recharte e Anacleto Álvarez, e un gruppo di lavoratori della
zona, Bingham diresse gli scavi archeologici a Machu Picchu dal 1912 al
1915, pulendo le erbacce e portando alla luce tombe incaiche fuori città.
La "vita pubblica" di Machu Picchu iniziò nel 1913, con la
pubblicazione del tutto in un articolo della rivista della National
Geographic.
Anche
se è chiaro che Bingham non scoprì davvero Machu Picchu (in realtà
non la scoprì nessuno, non essendo mai stata realmente
"perduta"), non c'è dubbio che ebbe il merito di essere stato
il primo a riconoscere l'importanza delle rovine, studiandole con
l'aiuto di un'équipe multidisciplinare e divulgando le sue scoperte. Ciò
a dispetto del fatto che i principî archeologici impiegati non fossero
i più adeguati in prospettiva attuale, e inoltre a dispetto della
polemica che, fino ai giorni nostri, circonda l'esportazione irregolare
dal paese del materiale archeologico trovato. La collezione consta di
almeno 46.332 reperti, e fino al 2008 non è mai stata restituita al
governo peruviano.

Alcuni studiosi
suppongono che fu edificata cento anni prima della conquista del Perù
da parte di Pizarro, per altri essa è molto più antica. Il tipo di
architettura, elencata come ultimo stile dagli studiosi, poligonale
monumentale, caratterizzata dall'uso di costruire i muri con una leggera
inclinazione, in modo che la base fosse più larga e quindi più adatta
a sopportare il peso delle pietre superiori, fa supporre che fosse stata
creata sotto il regno di Pachacuti Inca Yupanqui, grande ricostruttore
dell'impero.
La facilità con
cui poteva essere difesa tanto era inerpicata sulle pendici della
montagna e la protezione data da due muraglie, una interiore e l'altra
esteriore, fece pensare fin dall'inizio che si trattasse di una fortezza
militare o di un baluardo molto importante nell'impero tanto da dover
essere difeso: un santuario dedicato al culto degli antenati e al Dio
Sole.
È anche
possibile, però, che Machu Picchu sia stata una llactas dell'impero. Le
llactas sono la miglior prova dello spirito imperiale degli inca e la
loro ansia di dominare permanentemente i popoli che conquistavano. Si
tratta di insediamenti costruiti lungo la Strada reale, con la finalità
di controllare e amministrare l'economia delle differenti regioni
conquistate, erano città burocratiche, dove risiedevano gli
amministratori e i funzionari della corte dell’inca e per il loro
carattere di città autosufficienti possedevano propri inservienti,
artigiani, guerrieri e Vergini del sole.
LA FINE DELL'IMPERO INCA
Quando Pizarro
navigò per la prima volta lungo le coste peruviane, l'impero inca stava
vivendo una fase di crisi. L'ultimo re, Huayna Capac, era morto senza
designare il suo successore. Nello stato incaico non esisteva una regola
fissa per la discendenza, tuttavia, il figlio più stimato dell'inca era
Huàscar, il primogenito nato dalla coya, la regina. Alla proclamazione
del nuovo sovrano l'esercito, fermatosi nell'ultima dimora del sovrano,
Quito, si ribellò scegliendosi come re, Atahualpa, figlio del sovrano e
di una concubina.
Durante la
battaglia finale, Huascar fu catturato, e in seguito assassinato, mentre
il suo esercito venne completamente distrutto. A questo punto Atahualpa
inviò a Cuzco i suoi generali per preparare il suo ingresso trionfale,
intanto egli si sarebbe fermato a Cajamarca dove si sarebbe purificato
dalla lunga battaglia alle terme dei bagni caldi. Fu in questo momento
che egli ricevette ambasciate dalla costa sull'arrivo degli spagnoli e,
sottovalutando la forza dell'esercito straniero, decise di incontrarli.
Il mattino del
16 novembre 1532 nella piazza principale di Cajamarca Atahualpa fu
catturato con l'inganno dopo aver visto morire tutto il suo esercito
venuto disarmato per onorare l'ospite. Durante la prigionia conobbe il
nemico e capì che era stato spinto fino alle sue terre dalla sete
dell'oro. Si accordò quindi con Pizarro perché fosse liberato dopo la
consegna di un lauto riscatto. Tutti i sudditi del regno furono
ingaggiati per consegnare quanto oro potessero: vennero smontate le
coperture d'oro degli edifici, raccolto il vasellame delle case reali,
sequestrate le statue degli dei.
Suddiviso il
bottino gli spagnoli pensarono che non fosse possibile lasciare di nuovo
libero l'uomo che avrebbe potuto raccogliere una folla di eserciti
contro di loro. Il 29 agosto 1533 dopo un falso processo Atahualpa fu
condannato a morte.

Le mura
ciclopiche che la proteggono avevano anche la funzione di contenere le
tipiche terrazze, le andenes, presenti lungo tutta la Cordigliera,
tagliate nella roccia e create per aumentare lo spazio abitabile e
coltivabile. Un lavoro immane poiché la terra fu portata a spalla entro
ceste direttamente dal fondovalle.
L'area
edificata di Machu Picchu è di 530 metri di lunghezza per 200 di
larghezza ed include almeno 172 livelli: Il complesso è chiaramente
diviso in due grandi zone, la zona agricola, formata dall'insieme delle
terrazze per la coltivazione, ubicata a sud, e la zona urbana, che è
quella dove vivevano gli occupanti e dove si svilupparono le principali
attività civili e religiose.
Entrambe
le parti son separate da un muro, un fosso e una scalinata, elementi che
corrono paralleli alla costa est della montagna.
La
zona agricola - I terrazzamenti di Machu Picchu appaiono come grandi
scale costruite sul lato della collina. Sono strutture formate da un
muro di pietra con un riempimento di diversi strati di materiale(pietre
grandi, pietre piccole, ghiaia, argilla e terra da coltivazione) che
facilitano il drenaggio, evitando che l'acqua si fermi in esse (è
necessario considerare la grande piovosità della zona) e sgretoli la
struttura. Questo tipo di struttura ha permesso la coltivazione sopra di
esso fino alla prima decade del XX secolo.
Altri
terrazzamenti meno importanti si incontrano nella parte bassa di Machu
Picchu intorno a tutta la città. La loro funzione non era agricola bensì
servivano come muri di contenimento. Sul lato est del camino inca, che
arriva a Machu Picchu da sud, si possono vedere 5 grandi costruzioni.
Esse furono utilizzate come granaio o magazzino. Ad ovest del camino si
incontrano due grandi insiemi di terrazzamenti: uno concentrico a forma
semicircolare e l'altro rettilineo.

La
zona urbana -
Un
muro lungo 400 metri divide la città dalla zona agricola. Parallelo al
muro corre un fosso usato come drenaggio principale della città. Nella
parte alta del muro si trova la porta di Machu Picchu che aveva un
sistema di chiusura interna.
La
zona urbana è stata divisa dagli archeologi odierni in un gruppo di
edifici che vanno dal n'1 al n.18. Ha ancora validità lo schema di
Chavez Ballon(nel 1961) che ha diviso la città in 2 settori: hanan
(alta) e hurin (bassa),
in accordo alla divisione tradizionale bipartizione della società e
della gerarchia andina. Il centro di questa divisione fisica è la plaza
alargada, costruita su terrazze a differenti livelli che si
accordano al naturale declive della montagna.
Il
secondo asse in importanza della città, forma una croce con il primo,
attraversando praticamente tutta la larghezza delle rovine da est a
ovest. Consiste di 2 elementi: una lunga e larga scalinata che fa le
veci di strada principale ed un insieme di corsi d'acqua che corrono
parallelo ad esso. Nella intersezione di entrambi sta' ubicata la
residenza dell'Inca, il tempio osservatorio del Sol o Torreon ove si trova la la prima e la più importante delle fonti
d'acqua.

Zona
Alta - Complesso 1 -
Il
complesso 1 include strutture correlate alle necessità di chi arrivava
alla città dalla porta (area vestibolare), stabili per i camelidi
(lama...), laboratori, cucine ed abitazioni. Tutto il lato est del
camino è una successione di strade parallele che scendono lungo la
costa della montagna. La costruzione più importante il
vestibolo, aveva 2 piani e vari accessi. Nella parte sinistra
della zona di accesso si trovano le abitazioni di rango inferiore che
sono in relazione al lavoro nella cava, situata vicino a questo settore.
Tutte le costruzioni erano di fattura comune ed, nel passato, intonacate
e pitturate.
Tempio
del Sole -
Si
accede per una porta a doppio battente, che era permanentemente chiusa
(di cui rimangono i resti del meccanismo di chiusura). La costruzione
principale è conosciuta come El
Torreon, ovvero torrione dai blocchi lavorati finemente. Fu usato
per cerimonie legate al solstizio di giugno. Una delle sue finestre
mostra ancora resti di incrostazioni ornamentali che furono rimosse in
momento non specificato della storia di Machu Picchu. In più, vi sono i
residui di un grande incendio.
Il
Torreon è costruito sopra la grande roccia sotto la quale c'è una
piccola grotta che è stata riempita completamente con pietre fini. Si
crede fosse un mausoleo e che nelle sue grandi nicchie riposassero
alcune mummie. Luis Lumbrera ritiene possa essere il mausoleo di
Pachacutec e che la sua mummia riposasse fino a poco dopo l'irruzione
degli spagnoli.

Residenza
reale -
Tra
le costruzioni adibite ad abitazione, questa è la più fine, grande e
meglio disposta. La sua porta di accesso è il primo ingresso della città.
Include 2 abitazioni con grandi architravi monolitici e muri di pietra
ben tagliati. Una di queste abitazioni ha l'accesso ad un bagno di
servizio con scolo igienico. Il complesso comprende un caravanserraglio
per lama ed una terrazza privata con vista al lato est della città.
Piazza
sacra -
Si
chiama così un complesso di costruzioni disposte intorno ad un patio
quadrato. Tutte le evidenze indicano che il luogo era destinato a
rituali differenti. Essa include due tra i maggiori edifici di Machu
Picchu, formate da rocce tagliate con molta proprietà: il Templo
de la tres ventanas i cui muri composti da grandi blocchi
poligonali furono assemblati come un puzzle, ed il Templo
Principal, con blocchi molto regolari, che si crede fosse il
principale punto cerimoniale della città.
Addossato
ad esso troviamo la cosiddetta Casa
del sacerdote o Cámara
de los ornamentos. Alcuni indizi fanno pensare che non fu
terminata la costruzione di questo complesso.

Gruppo
del condor -
È
un ampio gruppo di costruzioni, di aspetto non sempre regolare, che
segue il contorno delle rocce. Include alcune grotte ad uso rituale ed
una gran pietra tagliata al centro di un ampio patio nella quale molti
credono vedere la rappresentazione di un condor: a sud del
"condor" si incontrano abitazione delle élite che avevano
l'unico accesso privato ad una delle fonti di Machu Picchu. Tra le
abitazioni ed il patio del condor si sono identificati dei chiari resti
di una costruzione dedicata all'allevamento dei cuyes (Cavia porcellus).
Intihuatana
- Trattasi
di una collina, le cui coste sono state terrazzate , prendendo così la
forma di una piccola piramide di base poligonale. Include 2 grandi
scalinate di accesso sia dal lato nord che dal lato sud. Quest'ultima è
molto interessante essendo stata intagliata, per un lungo tratto,su
un'unica pietra.
Più
in alto,circondata da costruzioni, si incontra la pietra Intihuatana, uno degli oggetto più studiati di Machu Picchu, che
è stato messo in relazione con una serie di luoghi considerati sacri,
dal quale si stabilirono allineamenti con avvenimenti astronomici e con
le montagne circostanti.

Zona bassa - Roca
Sagrada -
Si
chiama così una pietra di superficie chiara posta su un ampio
piedistallo. Essa segna l'estremo nord della città ed il punto di
partenza del sentiero a Huayna Picchu.
Gruppo
de los morteros o acllahuasi -
È
il più grande complesso della città nonostante abbia una sola porta di
accesso, che può suggerire che si tratti dell'Acllahuasi
di Machu Picchu (o casa delle donne scelte) dedicate al servizio
religioso e all'artigianato fine. Include una famosa abitazione di
pietra ben lavorata, nel cui interno si trovano due affioramenti di
roccia tagliati a forma di mole circolari, probabilmente usata per
macinare il grano. Alcuni autori pensano che venisse riempito con acqua
ed in esso si riflettessero gli astri. Il complesso era verosimilmente
usato per rituali, vi si trovano infatti altari, incluso un portale
costruito attorno ad una roccia. Vi sono evidenze che si trattasse della
residenza dell'elite.
Gruppo
dei tre portali -
È
un ampio complesso architettonico dominato dai 3 grandi portali disposti
simmetricamente ed in contatto tra di loro. I portali, di identica
fattura, sono orientati verso la piazza principale di Machu Picchu.
Include silos e laboratori.

ASPETTI
COSTRUTTIVI
Ingegneria
idraulica e del suolo -
Una
città di pietra costruita in cima ad un "istmo" tra due
montagne e tra due faglie è una regione costantemente sottoposta a
terremoti ed, in particolare, ad abbondanti piogge durante tutto l'anno.
Tutto ciò costituisce una sfida per qualsiasi costruttore. Secondo
Alfredo Valencia e Keneth Wright il segreto della longevità di Machu
Picchu è il suo sistema di
drenaggio. In effetti il suolo delle aree non terrazzate è
provvisto di un sistema di drenaggio costituito da una copertura di
pietre triturate e rocce per evitare il ristagno delle acque della
pioggia. 129 canali di drenaggio si estendono per tutta l'area urbana,
progettati per evitare frane ed erosioni, e sboccano nel
"foso" che separa la parte urbana alla parte agricola della
città (che è quindi il principale drenaggio della città). Si calcola
che il 60% dello sforzo costruttivo di Machu Picchu fu nel gettare le
fondamenta delle terrazze riempite con ghiaia per un buon drenaggio
delle acque.
Orientamento
delle costruzioni -
Esiste
una solida evidenza (secondo gli studi di Dearborn, White, Thomson,
Reinhard ed altri) che furono seguiti criteri astronomici e sacri per la
costruzione di Machu Picchu. Infatti l'allineamento di alcuni edifici
importanti coincide con l'azimuth solare durante i solstizio, in maniera
costante e per niente casuale e con i punti di aurora e tramonto del
sole in determinati periodi dell'anno con le vette dei monti
circostanti.
Materiali
- Tutte le costruzioni sono di granito, di color biancoazzurro, composto per
il 60% di feldespato, per il 30% quarzo e per il 10% di mica.
Tutto il
materiale deriva da cave situate nei pressi del complesso incaico.
La pietra possiede una durezza compresa tra il sesto ed il settimo grado
della scala di Mohs.
Ai tempi degli Inca essa fu lavorata con strumenti in bronzo
(nell'antico Perù non si usavano strumenti in ferro)e percosse con
pietre più dure. Le pietre furono lisciate
per abrasione con sabbia.

Morfologia
- Quasi tutti gli edifici sono di pianta
rettangolare. Vi sono uno, due e fino a otto porte, di solito in uno dei
lati lunghi del rettangolo. Ci sono pochi edifici di impianto di curva e
circolari.
Sono frequenti le costruzioni chiamate huayrana. Esse hanno solo 3 pareti. In questi casi, al posto del muro mancante
esiste una colonnata di pietra per sostenere una trave di legno che
sopportava un tetto. Inoltre esistono anche huayrana doppie, ovvero due
huayrana unite per un muro mediano che si chiama masmas.
Le costruzioni normalmente seguono lo schema della kanchas, ovvero costruzioni rettangolari disposte attorno ad un patio centrale,
uniti attraverso un centro di simmetria trasversale.
In questo patio si aprono tutte le porte.
Muri
- La finitura dei muri di pietra è fondamentalmente di due tipi:
- Di pietra regolare combinata con malta di fango e di altre sostanze. Vi è
la prova che tali costruzioni sono state ristrutturate con uno strato di
argilla
e dipinto con colori giallo e rosso, anche se la prematura distruzione
dei tetti la resero vulnerabile alla pioggia permanente della zona e per
ciò, non furono conservati.
- Di pietra finemente lavorata a forma di prisma rettangolari o poligonali. Le loro superfici esterne potrebbero essere
lavorate, ovvero con protuberanze, oppure perfettamente lisce. In questi
casi l'unione dei blocchi sembra perfetta anche se si è sostenuto che
non venne usato alcun tipo di malta. In realtà lo possiede, solo un sottile strato di materiale legante che si
trova tra pietra e pietra, ma è invisibile sulla parte esterna
Il valore di queste realizzazioni in una società senza ferramenta di
ferro è notevole (vivevano all'età del bronzo).
Coperture - Non
si è conservata nessuna copertura originale; c'è però consenso
nell'affermare che la maggior parte delle costruzione avevano un tetto
composto da due a quattro falde, con incluso un tetto conico sopra un
"torrione", consistente in una cornice di tronchi di ontano
(Alnus acuminata) legati e coperti da strati di ichu. La fragilità di
questo tipo di copertura e la quantità delle piogge nella regione,
resero necessario che queste falde avessero una pendenza fino a 63º.
Così l'altezza dei tetti duplicava molte volte l'altezza del resto
dell'edificio.

Facciate,
finestre e nicchie - Come è tipico nella architettura
inca, la maggior parte delle
facciate, finestre e nicchie (chiamate false finestre, nicchie o
dispense), hanno forma trapezoidale, più larga alla base che alla cima.
Gli
architravi potevano essere di legno o pietra (spesso di un solo grande
blocco). Le facciate dei recinti più importanti erano di doppio
stipite, ed in alcuni casi includevano un meccanismo di chiusura
interna.
Le pareti interne di buona parte delle
costruzioni hanno nicchie per immagini di forma trapezoidale, vicino
alle finestre. Blocchi cilindrici o rettangolari escono spesso dai muri
come grandi attaccapanni , disposte in modo simmetrico con le nicchie e
le finestre, quando esistono.
