Le Ahwar
dell'Iraq meridionale sono
un sito inserito dal 2016 nella lista
dei patrimoni dell'umanità con
il nome "Ahwar dell'Iraq
meridionale: rifugio di
biodiversità e paesaggio reliquia
delle città mesopotamiche"
per la sua importanza culturale e
naturale.
Questo
patrimonio consiste di sette
diversi siti: tre siti
archeologici e quattro zone
paludose (ahwar) dell'Iraq meridionale,
nella regione della Mesopotamia.
Questi siti sono:
Città
archeologica di Uruk
Città
archeologica di Ur
Sito
archeologico del tell di
Eridu
Paludi
di Al-Hawizeh
Paludi
di Qurna
Paludi
di Hammar orientali
Paludi
di Hammar occidentali

Uruk (la
sumerica Unug, la biblica Erech,
la greca Orchoë e
l'araba
وركاء,
l'odierna Warka) è un'antica
città dei Sumeri e
successivamente dei Babilonesi,
situata nella Mesopotamia meridionale.
Nel IV millennio a.C. il
piccolo insediamento divenne una
vera e propria città, la prima
per cui sia possibile utilizzare
questo termine; questo perché fu
la prima ad avere due caratteri
fondamentali per una città: la stratificazione
sociale e la specializzazione
del lavoro.
Uruk
si trova oggi 20 chilometri ad est
del fiume Eufrate, in una
regione paludosa a circa 230
chilometri a sud-est di Bagdad.
Secondo una moderna ipotesi,
tuttora puramente speculativa, il
nome "Iraq" deriverebbe
da Uruk.
Nel
suo momento di massimo splendore,
Uruk contava una popolazione di
circa 80.000 abitanti che vivevano
in 6 chilometri quadrati racchiusi
da una doppia cinta di mura lunga
10 chilometri, rappresentando, al
suo tempo, la più grande e
popolosa città del mondo, oltre
che una delle più antiche nella
storia dell'uomo.
Il
sito di Uruk fu occupato per
almeno 5.000 anni, dal tardo
periodo di Ubaid (4000
a.C.) fino all'inizio del III
secolo a.C. Alla fine del IV
millennio a.C. era uno dei più
grandi insediamenti urbani della
Mesopotamia, se non del mondo.
L'origine
della città sembra derivare da
due primi insediamenti,
successivamente conosciuti come Kullab
(anche Kulaba o Kullaba)
ed Eanna. Queste due
zone della città erano
caratterizzate da ampie
piattaforme costruite con mattoni
di fango aventi in cima i templi
dedicati al cultu: Kullab
era l'area dedicata al dio
maggiore del pantheon, Anu,
nell'Eanna vi erano
invece i templi associati al culto
della dea dell'amore Inanna (Ishtar).
Uruk,
fin dai primi tempi, ebbe un ruolo
molto importante nella storia
politica e religiosa del paese.
Agli inizi del III millennio a.C.
la città, sotto la terza
dinastia di Uruk, estese la sua
egemonia sulla Babilonia e divenne
un grande centro di culto del dio Anu e
in generale uno dei maggiori
centri religiosi del regno.
Uruk
fu la città dello storico re Gilgameš,
eroe della famosa epopea. Le
mura di Uruk si dice fossero state
costruite proprio da questo re,
oppure dal suo predecessore Enmerkar (il
fondatore della città secondo la Lista
dei re), che fece anche costruire
il famoso tempio di Eanna,
dedicato al culto di Inanna
(Isthar).
Attorno
al 2100 a.C., con il governo
della terza dinastia di Ur, il
prestigio e il potere di Uruk
iniziano a declinare.
Successivamente la città ebbe un
ruolo primario nelle lotte dei
Babilonesi contro gli Elamiti
fino al 2004 a.C., anno in
cui fu gravemente danneggiata; i
ricordi di alcuni di questi
conflitti si ritrovano nell'epopea
di Gilgamesh.
La
città continuò ad esistere sino
all'epoca seleucide, nel III-II
secolo a.C., periodo nel quale la
città trovò nuovo splendore, con
la costruzione di alcuni templi.
Anche in epoca posteriore, sotto i
Parti (141 a.C. - 225
d.C.) furono erette nuove
costruzioni, come l'imponente
santuario di Eanna. La città fu
definitivamente abbandonata a
partire dal V secolo d.C.
Il
centro della città era il
quartiere di Kullaba che
probabilmente era il toponomastico
di un primigenio insediamento che
si perde nella notte dei tempi,
successivamente inglobato
nell'agglomerato urbano
dell'antichissima metropoli. Ad
Uruk vi erano tre zone sacre. La
più importante era quella di
Eanna, dove erano raggruppati la
maggior parte dei santuari. La
zona sacra di Eanna era separata
dal resto della città con un
muraglione. Fu dapprima consacrata
al dio Anu, in seguito alla dea Inanna.
Il principale monumento di questa
zona era lo ziqqurat, oggi
quasi totalmente eroso. Il primo
documento scritto della
Mesopotamia fu scoperto proprio
nell'Eanna, benché sia difficile
datarlo con precisione.
La
seconda zona sacra era quella
dello ziqqurat di Anu. In realtà
non era propriamente uno ziqqurat,
ma un'alta terrazza su cui si
trovava lo splendido Tempio Bianco
di Anu. La terza zona comprendeva
un tempio di epoca seleucide.

Secondo
la Lista dei re, Uruk
fu fondata da Enmerkar che portò
la regalità dalla città di
Eanna. Suo padre,
Mesh-ki-Aag-gasher, secondo la
leggenda "entrò nel mare
e sparì". Altri re
storici di Uruk sono Lugalzagesi di
Umma (oggi Djokha) che conquistò
Uruk (III millennio a.C.) e Utuhegal.
Il più famoso re di Uruk secondo
la leggenda fu Gilgameš a
cui è dedicata l'antichissima
raccolta di vicende della
cosiddetta Epopea di
Gilgamesh del 2500 a.C.
Secondo
la Bibbia, Erech, quasi
certamente Uruk, è indicata come
la seconda città fondata dal
biblico re Nimrod. Inoltre
sembra essere la sede del
Archavites, esiliato da Asnapper a Samaria (Libri
di Esdra 4:9 - 10). I luoghi
accennati nei "Libri di
Esdra" appartengono tutti
alla Mesopotamia del sud e sembra
che Asnapper possa essere il re
assiro Assurbanipal, che
condusse una campagna contro i
Babilonesi del sud.
I
resti della città furono
esplorati per la prima volta
dall'inglese W.K. Loftus nel 1849 e
nel 1853. I primi scavi
furono condotti nel 1912 da
una squadra tedesca sotto la
supervisione di Julius Giordano e
furono poi interrotti con la prima
guerra mondiale. Questi furono poi
ripresi a partire dal 1928 e
interrotti nuovamente nel 1939 per
la seconda guerra mondiale. Dopo
la guerra gli scavi sono stati
ripresi dai tedeschi e sono
tuttora in corso.
Le
ricerche testimoniano la
successione di più di 18 livelli
di insediamenti urbani e sono
stati riportati alla luce alcuni
dei più antichi documenti
sumerici. I risultati delle
scoperte sono stati pubblicati da
Adam Falkenstein ed altri
epigrafisti tedeschi.

Tra
i principali livelli, che si
susseguono, dall'alto in basso, si
possono citare:
Uruk
I,
databile all'inizio del III
millennio a.C., in cui si
ritrovano costruzioni in mattoni
crudi;
Uruk
II-III,
appartenente all'epoca di
Gemdet-Nasr (3000-2900 a.C.), in
cui si hanno costruzioni in
mattoni crudi piatti a sezione
quadrata e decorazioni murali;
Uruk
IV,
periodo in cui fu costruito il
"tempio rosso" e
inventata la scrittura. Si trattò,
in generale, di un periodo molto
fiorente;
Uruk
V-VI,
costruzioni in mattoni piatti e
rettangolari; in questo periodo
vengono costruiti splendidi
complessi, come il “tempio
bianco”;
Uruk
XI,
periodo nel quale compaiono i
primi manufatti in bronzo.
Ad
Uruk è stato ritrovato il più
grande tempio sumerico, il famoso
tempio D, che misurava 80 x 30
metri. La navata centrale
era grande 62 x 11,30 metri. La
struttura comprendeva nartece,
navata, transetto, abside centrale
con due annessi, diaconicon e protiro.
Si tratta della stessa struttura
con cui saranno costruite le
chiese cristiane, dopo tre
millenni. Altri splendidi edifici
ritrovati sono lo Scrigno di Anu,
l'archivio e la già menzionata
ziggurat.
Altri
famosi reperti portati alla luce
sono il cosiddetto Vaso di
Warka, un vaso in pietra scolpito
con scene del mito della dea
‘In-ninn', datato circa al 3000
a.C., e la Dama di Warka, un
volto femminile in marmo, forse
della dea Inanna, del periodo
protostorico.
Dagli
scavi degli ultimi anni si
apprende dell'esistenza di colonie
commerciali urukite in Iran, Turchia, Siria e Palestina nelle
quali la cultura di Uruk si
trasmise alle popolazioni locali.

Ur fu
un'antica città della
bassa Mesopotamia, situata
vicino all'originale foce del Tigri e
dell'Eufrate, sul golfo
Persico. A causa dell'accumulo di
detriti, oggi le sue rovine si
trovano nell'entroterra,
nell'odierno Iraq, 15
chilometri a occidente
dell'attuale corso dell'Eufrate
vicino alla città di Nasiriyah (Governatorato
di Dhi Qar), a sud di Baghdad.
Oggi è chiamata Tell el-Mukayyar.
Da un punto di vista archeologico
gli scavi condotti a Ur hanno
offerto centinaia di documenti
scritti.
La
maggiore fonte di reperti, nonché
l'area di scavo più estesa,
consiste nel cimitero di Ur. Le
tombe scoperte superano le 1850
unità, fra le quali 16 si sono
distinte per la ricchezza di
corredi funerari, principalmente
vasellame, oltre ad armi, monili
in metalli preziosi e addirittura
strumenti musicali decorati con
pietre preziose.
Nel
sito archeologico di Ur spiccano
le rovine di una imponente ziqqurat (alta
21 metri) ed ancora in gran parte
intatto un tempio dedicato a Nanna,
la divinità della luna nella mitologia
sumera. La Ziqqurat fu costruita
in mattoni, i quali nella parte
bassa sono tenuti uniti con il
bitume, invece nella parte
superiore venne utilizzata a tale
scopo la malta per aumentare la
leggerezza della struttura. Ur,
nel suo momento di massimo
splendore, poteva raggiungere una
popolazione di oltre 30.000
abitanti. Secondo un'altra stima,
Ur fu la più grande città del
mondo dal 2030 a.C. al 1980
a.C. con una popolazione di
circa 65.000 abitanti.
Ur
fu uno dei primi insediamenti
abitati della bassa Mesopotamia i
cui reperti più antichi sono
databili antecedentemente al 4000
a.C. Ur crebbe e da centro
agricolo e pastorale si trasformò
divenendo una vera e propria città
con uno sviluppo delle attività
artigianali e commerciali. Attorno
al 2600 a.C., il clima della
Bassa Mesopotamia mutò
gradualmente da relativamente
umido a secco, causando lo
spostamento degli abitanti dalla
città alle piccole comunità di
villaggi di agricoltori dove
risultava più facile far fronte
ai periodi di forte siccità.
Nella seconda metà del terzo
millennio a.C. si ebbe dunque una
contrazione della città, la quale
rimase tuttavia fiorente durante
tutta l'Antica Dinastia sumerica
III e divenne parallelamente il
principale centro di culto della
dea Inanna.
Dopo
la fase di Ubaid si riscontra uno
strato di fango alluvionale, che
l'archeologo Woolley interpretò
come la prova di un'alluvione locale
all'origine del mito del diluvio
sumerico ripreso in seguito
dalla Torah e dalla Bibbia,
poi una fase in cui la città fu
sotto l'egemonia di Uruk, e
infine la fase di Gemdet-Nasr
nella quale furono elevati alcuni
edifici, come una ziqqurat e delle
tombe.
La
posizione di Ur era molto
favorevole in quanto nell'antichità
il fiume Eufrate scorreva
nei pressi delle mura della città;
grazie al controllo di questa
importante via di comunicazione,
che collegava la regione al mare,
Ur raggiunse un notevole sviluppo
commerciale. È noto che la città
commerciava via mare e via terra
con l'Arabia.
In
questo periodo vennero costruite
molte belle tombe, compresa quella
della regina Puabi. In questi
sacrari sono stati ritrovati
alcuni manufatti che accennano ai
nomi dei re Meskalamdug e
Akalamdug. Dopo la fase di
Gemdet-Nasr, i re di Ur divennero
infatti gli effettivi governanti
di Sumer, durante la Prima
dinastia di Ur (2550-2340 a.C.)
stabilita dal re Mesannepada (o
Mesanepada, Mes-Anni-Padda), il
cui nome appare sulla lista
dei re, oltre ad essere menzionato
come figlio di Meskalamdug su un
manufatto ritrovato. Durante
questa dinastia, forse proprio a
opera di Mesennepada, fu costruita
una ziqqurat che verrà poi
incorporata in quella della terza
dinastia. Nella fase conclusiva
della Prima dinastia, Ur perse
importanza e prestigio a favore di Lagash e
infine la Prima dinastia si
concluse con l'attacco degli Accadi guidati
dal re Sargon, intorno al
2340 a.C.
Della
Seconda dinastia che seguì si
conosce assai poco, in quanto la
città era in piena decadenza.
La terza
dinastia fu stabilita quando
il re Ur-Nammu (o
Urnammu) salì al potere, regnando
dal 2112 al 2094 a.C. Durante il
suo regno furono costruiti mura,
templi, inclusa la nuova ziggurat
basata sulle fondazioni di quella
della Prima dinastia, e fu
migliorata l'agricoltura
attraverso l'uso di impianti di
irrigazione. Il suo codice di
leggi (un frammento è stato
identificato a Istanbul nel 1952)
è uno dei più vecchi documenti
conosciuti, anteriore anche al
codice di Hammurabi. Lui e il
suo successore, il figlio Shulgi,
furono entrambi deificati durante
i loro regni e, dopo la morte,
Ur-Nammu continuò a sopravvivere
come figura leggendaria: una delle
opere della letteratura sumerica
giunte fino a noi ci descrive la
morte di Ur-Nammu e il suo viaggio
negli inferi (Viaggio di
Urnammu agli inferi).
La
terza dinastia cadde nel 2004
a.C. (secondo il computo
della cronologia media, 1940
a.C. secondo quella breve)
quando gli Elamiti catturarono
il re Ibbi-Sin e
distrussero la città; il Lamento
per Ur commemora questo
evento. Successivamente la città
venne catturata dai Babilonesi.
Sotto
i re di Isin e di Larsa (2000-1800
a.C.) la città fu restaurata. Di
questo periodo i resti più
significativi sono le case
private, che ci danno un ritratto
fedele della vita della città fra
il III e il II millennio a.C. Le
case avevano l'aspetto di odierne
ville, per lo più con due piani
per un totale di 13 o 14 stanze.
Il piano inferiore era costituito
solidamente da mattoni cotti,
quello superiore di quadroni di
argilla; le pareti erano lisce,
intonacate e imbiancate. L'entrata
era succeduta da un piccolo atrio
dove erano situate vasche per
lavarsi mani e piedi. Da lì si
entrava nell'ampio e luminoso
cortile interno pavimentato con
bellissime lastre. Intorno al
cortile erano distribuite la sala
da ricevimento, la cucina, le
stanze d'abitazione e della servitù,
la cappella di culto. Una
scalinata portava al piano
superiore dove erano situate le
stanze da letto e i bagni. Tra le
mura delle case sono venuti alla
luce tutti gli arredamenti e la
dotazione di ciascuna residenza
patrizia sumera: frammenti di
pentole, vasi, anfore e tavolette
d'argilla piene di iscrizioni.
La
penultima fase di costruzione
avvenne sotto re cassiti,
attorno al 1400 a.C. Di
questo periodo si ricorda
Kurigalzu II che ricostruì il
grande cortile del santuario di
Nannar e il santuario di Ninga.
Nel
VI secolo a.C. ad Ur ci fu
l'ultima ricostruzione edilizia
sotto il re Nabucodonosor II di
Babilonia. L'ultimo re bibilonese,
Nabonido, restaurò la ziggurat di Nanna.
Attorno al 550 a.C., con la
caduta dell'impero babilonese ad
opera dei Persiani, la città
iniziò il suo declino ed essa non
venne più abitata dal 500
a.C., probabilmente a causa della
sempre maggiore siccità, del
cambiamento del corso del fiume
Eufrate e dell'interramento del
golfo Persico.

Ur
è considerata da molti come la
città di Ur Kasdim che viene
nominata più volte nel libro
della Genesi come il
luogo di nascita del patriarca Abramo.
Questa identificazione, tuttavia,
non è accettata da tutti.
Ur
è nominata quattro volte nell'Antico
Testamento, con la distinzione
"di Kasdim/Kasdin" -
reso tradizionalmente in italiano
come "Ur dei Caldei"
riferendosi alla popolazione dei Caldei che
si erano stanziati lì vicino già
intorno al 900 a.C. Nella Genesi,
il nome appare in 11,28, in 11,31 e
in 15,7. Nel Neemia 9,7 il
singolo passaggio che accenna ad
Ur è una parafrasi della Genesi.
Nel libro
dei Giubilei si afferma
che Ur è stata fondata nel 1687 Anno
Mundi da Ur figlio di
Kesed, probabile discendente di
Arphaxad, inoltre si afferma che
durante quello stesso anno
iniziarono le guerre sulla Terra.
Nella
prima metà del XVIII secolo, il
luogo fu visitato da Pietro
Della Valle, che registrò la
presenza di mattoni antichi
timbrati con simboli sconosciuti,
cementati insieme a bitume, così
come parti di marmo nero incise.
Il
primo scavo fu eseguito dal
console britannico J.E. Taylor,
che riportò alla luce una parte
della ziggurat. Furono ritrovati
cilindri di terracotta recanti
iscrizioni in caratteri cuneiformi
ai quattro angoli sulla sommità
della ziggurat. Le iscrizioni
appartenevano a Nabonido, l'ultimo
re di Babilonia (539 a.C.), le
quali si concludevano con una
preghiera per suo figlio
Belshar-uzur (Bel-ŝarra-Uzur),
il Baldassarre del libro di
Daniele. Furono trovate tracce di
una antecedente restaurazione ad
opera di Ishme-Dagan di Isin, di
Gimil-Sin di Ur e di Kuri-galzu,
un re cassito di Babilonia del XIV
secolo a.C. Taylor fece ulteriori
scavi e in tutta la città trovò
abbondanti resti di sepolture di
epoca posteriore. Apparentemente,
negli ultimi tempi Ur si era
trasformata in un luogo di
sepoltura, e quindi la città,
anche dopo il suo abbandono,
continuò ad essere usata come necropoli.
La
prima campagna di scavi vera e
propria ebbe luogo nel 1919 e
fu diretta da H. R. Hall; in
seguito, dal 1922, una
missione comune del British
Museum e dell'università di
Pennsylvania, diretta da L.
Woolley, vi scavò per dodici anni
consecutivi. Furono scoperte un
totale di circa 1.850 sepolture,
comprese sedici che furono
descritte come “tombe reali”
in quanto non solo contenevano un
gran numero di importanti
manufatti, ma anche a causa del
diverso rituale di sepoltura nel
quale intervenivano sacrifici
umani. Infatti, per scortare il re
o la regina nell'aldilà, erano
immolati, più o meno
volontariamente, cortigiani,
domestici, guardie e musicisti di
corte. La maggior parte delle
tombe reali erano datate al 2600
a.C. circa. I ritrovamenti
includevano anche la tomba intatta
della regina Puabi. Ben
diciassette vittime umane, tra cui
dieci dame della corte con addosso
bellissimi ornamenti d'oro, di
lapislazzuli e di corniola furono
sepolte insieme a lei. Anche in
molte altre tombe sono state
scoperte vittime umane e stupendi
manufatti, come lo Stendardo
di Ur.
Vicino
allo ziggurat di Nanna furono
inoltre scoperti il tempio di
E-nun-mah e le costruzioni di
E-dub-lal-mah (eretto per un re),
E-gi-par (residenza del sommo
sacerdote) e E-hur-sag (una
costruzione tempiale). Fuori dalla
zona dei templi, furono ritrovate
molte case usate nella vita di
tutti. Gli scavi, inoltre, si
spinsero sotto lo strato reale
delle tombe portando alla luce uno
strato spesso 3,5 metri di argilla
alluvionale e altri strati più
antichi come quelli del periodo di
Ubaid, nella quale si formarono i
primi insediamenti nella
Mesopotamia del sud. Woolley
successivamente scrisse molti
articoli e libri sulle sue
scoperte.
La
maggior parte dei tesori
dissotterrati ad Ur si trovano ora
al British Museum e
all'University of Pennsylvania
Museum of Archaeology and
Anthropology.
Di
Ur è il più antico reperto
completo di un gioco da
tavolo che sia mai stato
scoperto ossia il gioco reale
di Ur.
Non
c'è un villaggio moderno nelle
vicinanze di Ur, e a causa di ciò
non ha mai ricevuto molti
visitatori, anche se il sito è
stato reso accessibile. Durante il
regime di Saddam Hussein fu
costruita una base militare
adiacente al sito, il quale
divenne inaccessibile per
qualsiasi viaggiatore. All'inizio
degli anni novanta fu consentito a
una manciata di viaggiatori di
fare un giro del luogo, scortati
dai soldati, ma non fu loro
permesso arrampicarsi sulla
ziggurat a causa della possibilità
di osservare la vicina base
militare. Subito dopo questo
episodio, l'invasione irachena del Kuwait rese
impossibile ulteriori visite e vi
fu grande preoccupazione per la
prossimità della base militare al
sito archeologico. Preoccupazioni
che si sono ridestate quando
l'Iraq è stato invaso nel 2003
dalle forze di coalizione guidate
dagli Stati Uniti per
abbattere il regime di Saddam
Hussein.
La
prima ziggurat di Ur fu costruita
nel 2550 a.C. durante la prima
dinastia, poi fu distrutta dagli
Accadi. Il re Ur-Nammu della terza
dinastia più o meno nel 2100 a.C.
fece costruire una nuova ziggurat
sulle fondazioni di quella
precedente. La ziggurat era in
onore del dio della luna Nanna (o
Nannar) e alla sua paredra Ningal.
Intorno ad essa si trovava un
recinto sacro in cui c'erano un
piccolo tempio-tesoriera, un
palazzo e la casa della
sacerdotessa.
La
base della ziggurat misura 62,5 x
43 metri e l'altezza quasi 21 metri.
Come le altre ziggurat, è una
piramide a gradoni. L'altezza dei
piani diminuisce progressivamente:
il più basso è di 12 metri,
il mediano di 5, il più alto di
3.
Le
pareti, invece di alzarsi
verticalmente, si inclinano molto
verso l'interno, suggerendo l'idea
del moto ascensionale. Per creare
un armonioso legame tra i piani
tre scalinate, ognuna di 100
gradini convergono sotto una torre
di guardia a forma di cupola. Le
scalinate laterali erano riservate
ai civili, mentre la scala
centrale poteva essere percorsa
solo dai sacerdoti. Le pareti sono
leggermente curvate per evitare
l'effetto ottico che esse si
pieghino verso l'interno. Il
tempio di Nanna si trovava in
cima. Il materiale con cui è
stata costruita è il mattone.

Eridu era
un'antica città sumera della
bassa Mesopotamia,
corrispondente all'odierno Tell
Abu Shahrain (Governatorato di Dhi
Qar, Iraq), posta a undici
chilometri a sud-ovest di Ur.
Eridu
fu per lungo tempo considerata la
città più antica della Mesopotamia meridionale
e tuttora si discute se sia stata
la città più antica del mondo.
Eridu
era la più meridionale di un
gruppo di città sumere che
crebbero attorno a templi, quasi
in vista l'una dell'altra.
Nella mitologia
sumera, Eridu era la patria di Enki,
che era considerato il suo
fondatore e che fu noto agli Accadi come Ea.
Il suo tempio era chiamato E-Abzu,
per il fatto che si riteneva che
Enki vivesse nell'Abzu ("acqua
profonda"), un acquifero dal
quale si credeva traesse origine
tutta la vita.
Eridu
era la più meridionale fra le
città che si erano sviluppate
attorno ai templi nella
bassa Mesopotamia. Molto
probabilmente fu fondata vicino al golfo
Persico, alla foce del fiume Eufrate,
ma, a causa dell'accumulo di fango
e detriti sulla linea costiera
avvenuti attraverso i millenni,
oggi i resti della città si
trovano ad una certa distanza dal
golfo, nella località di Abu
Shahrain, in Iraq.
Eridu
sembra essere il primo agglomerato
urbano dei Sumeri, cresciuto
probabilmente attorno al V o IV
millennio a.C. Secondo
Gwendolyn Leick, la città di
Eridu era disposta alla confluenza
di tre ecosistemi separati
che avevano dato vita a tre
culture differenti.
Da
una parte le prime comunità di contadini che
sembra si basassero su
un'agricoltura di sussistenza
supportata da un'intensa irrigazione.
Questi derivavano dalla civiltà
di Samarra a nord,
caratterizzata dalla costruzione
di canali e di edifici con mattoni
di fango.
La
cultura dei pescatori-cacciatori del
litorale arabo, installata in
capanne di canne.
La
terza cultura che contribuì ad
erigere la città di Eridu fu
quella dei pastori nomadi
di greggi di pecore e capre, che
vivevano in tende nelle zone
semideserte.
Tutte
e tre le culture sembrano
implicate nei primi sviluppi della
città. Lo stabilimento urbano si
concentrava attorno ad un
imponente complesso templare
costruito in mattoni, all'interno
di una piccola depressione che
permetteva all'acqua di
accumularsi.
Negli
strati più antichi di Eridu
(strati 17-15, appartenenti alla
fase detta appunto "di
Eridu", ca. 5000 a.C.)
è stata rintracciata
un'importante novità in ambito
urbanistico: è infatti qui che si
hanno le prime evidenze di una
sistemazione apposita, in spazi
dedicati, dell'attività cultuale.
Si tratta di piccoli edifici, di
"cappelle", un inizio
modesto ma certamente
rivoluzionario rispetto alla
tipologia abitativa, ad esempio,
di Çatalhöyük, dove il
culto veniva effettuato dentro le
abitazioni private,
caratterizzandosi come culto
"familiare".
Kate
Fielden afferma: "Il primo
insediamento (ca. 5000 a.C.) si
era sviluppato fino a divenire una
stabile città di mattoni e case
di canne nel 2900 a.C.,
avente un'estensione di circa 8-10
ettari (20-25 acri). Dal 2050
a.C. la città cadde in
declino; ci sono alcune prove di
una occupazione dopo questa data.
Diciotto templi di mattoni
sovrapposti sono alla base della ziggurat non
finita di Amar-Sin (ca.
2047-2039 a.C.). L'apparente
continuità dell'occupazione e dei
riti religiosi ad Eridu,
forniscono la prova convincente
per l'origine indigena della
civiltà sumerica. Il sito è
stato scavato principalmente fra
il 1946 e il 1949 dal
dipartimento di antichità
dell'Iraq."
Queste
indagini archeologiche hanno
dimostrato, secondo Oppenheim,
che "alla fine l'intero sud
decadde in ristagno rinunciando
all'iniziativa politica in favore
dei re delle città del nord"
e la città venne abbandonata nel 600
a.C.
Nella Lista
dei re sumeri Eridu viene
detta la città dei primi re:
"Dopo che la regalità calò
dal cielo, il regno ebbe dimora in
Eridu. In Eridu, Alulim divenne
re; regnò per 28.800 anni.
Alaljar regnò per 36.000 anni.
Questi 2 re hanno regnato per
64.800 anni. Quindi Eridu cadde e
la regalità passò a Bad-tibira'".
La
lista dei re attribuisce regni
particolarmente lunghi ai re
antecedenti il “diluvio” e
mostra come il centro del potere
progressivamente si mosse dal sud
al nord del paese. Adapa (U-an),
altrove detto il primo uomo che fu
metà-uomo e metà-dio, fu
chiamato con il titolo Abgallu (Ab =
acqua, Gal =
grande, Lu =
uomo) di Eridu. Adapa è
considerato colui che portò la
civiltà nella città e che servì
il re Alulim.

Nella mitologia
sumera Eridu era il nome del
tempio di Abzu del dio Enki,
la controparte sumera del dio
accadico dell'acqua Ea. Come
tutti gli dei sumerici e
babilonesi Enki/Ea nasce come dio
locale, e viene poi a condividere,
secondo la tarda cosmologia, con Anu ed Enlil il
dominio del cosmo. Il suo regno
erano le acque che avevano
circondato il mondo e che stavano
sotto di esso (il sumerico Ab =
"acqua"; Zu =
"lontano").
La
storia di Inanna la dea
di Uruk descrive come
essa dovette andare ad Eridu per
ricevere i doni della civiltà.
Inizialmente Enki, il dio di
Eridu, fu tentato di non dare i
suoi doni, ma poi accettò
volentieri che Uruk diventasse il
centro della terra. Ciò sembra
essere un riferimento mitico al
trasferimento di potere verso il
nord, come accennato
precedentemente.
Anche
i testi babilonesi parlano della
creazione di Eridu per mano del
dio Marduk come la prima
città la città santa, la
dimora del loro [gli altri dei]
piacere.
Alcuni
ricercatori moderni, seguendo David
Rohl, hanno ipotizzato che Eridu e
non Babilonia fosse Babele ed
il luogo originale della torre
di Babele. Questo in base a
svariate ragioni:
Le
rovine della ziggurat di
Eridu sono ben più grandi e più
antiche di tutte le altre e
sembrano coincidere bene con la
descrizione biblica
dell'incompleta torre di Babele.
Un
nome di Eridu nei logogrammi
cuneiformi viene pronunciato
"Nun.Ki" (il
luogo potente) in sumerico, ma
molto più tardi lo stesso "Nun.Ki"
venne inteso ad indicare la città
di Babilonia.
La
più recente versione greca della
Lista dei re di Berosso (ca. 200
a.C.) indica, nelle prime
versioni, Babilonia, al posto di
Eridu, come la più antica città
in cui "la regalità calò
dal cielo".
Rohl
ed altri, inoltre, identificano il
re biblico Nimrod,
costruttore di Erech (Uruk) e
Babele, con il nome del
leggendario Enmerkar (Kar significa
"cacciatore" ) della
Lista dei re, noto per aver
costruito templi sia nella sua
capitale Uruk, che in Eridu.

Le paludi
di Al-Hawizeh (Hawizeh
Marshes (Haur Al-Hawizeh),
nel sud dell'Iraq, erano tra le
aree umide più vaste del mondo.
In origine coprivano una
superficie compresa tra i 12.000 e
i 15.000 chilometri quadrati.
Oggi, queste aree umide sono a
rischio; il progressivo
prosciugamento ha messo in grave
pericolo le risorse ambientali,
territoriali e sociali di questa
regione che ha dato origine
all'antica civiltà sumera e alla
cultura dei Ma’dan (termine
che indica genericamente gli
abitanti della pianura), noti come
"arabi delle paludi" che
ancora oggi abitano questi
territori dell’Iraq meridionale.
L'opera
di prosciugamento è iniziata con
le prime bonifiche avviate negli
anni cinquanta del Novecento; lo
scopo era di rendere disponibili
queste terre fertili per
l'agricoltura e per le attività
di estrazione del petrolio. Ma
l'opera di prosciugamento dagli
effetti più gravi è stata quella
compiuta negli anni Ottanta e
Novanta da Saddam Hussein;
l'obiettivo dichiarato del suo
intervento di bonifica era quello
di sanare quel territorio
rendendolo maggiormente adatto a
certe attività umane e più
salubre; in realtà il piano era
molto più politico, mirato
all'annientamento della
popolazione Ma’dan, di religione
musulmana sciita, avversaria del
regime sunnita. Nel 2003, l'area
paludosa occupava solo il 10%
della superficie originale.
Altra
causa del prosciugamento della
Mesopotamia meridionale è
l'eccessivo sfruttamento della
risorsa idrica a monte. Le acque
dei fiumi Tigri ed Eufrate
provengono dalla Turchia (in
particolare dai territori del
Kurdistan turco) che ne ha
valorizzato il potenziale
attraverso un progetto di
costruzione di 22 dighe (8 sul
Tigri e 14 sull'Eufrate) dotate di
centrale idroelettrica. Queste
dighe sono quasi tutte
funzionanti. Servono per coprire
il fabbisogno elettrico ed idrico
della Turchia (e si sta pensando
di far arrivare l'acqua anche ad
Israele). Siria ed Iraq raccolgono
invece gli effetti negativi di
questo prelevamento a monte
compromettendo il loro stesso
rifornimento in termini energetici
ed agricoli (per approfondimenti
leggi l'articolo Tigri
ed Eufrate). La scarsità
della risorsa idrica è una delle
cause del conflitto in Medio
Oriente.

Le
paludi delle Marshlands nel sud
dell’Iraq, sono entrate a far
parte dei siti tutelati
dall’Unesco come patrimonio
dell’umanità, e assieme a
questo straordinario eco-sistema
deltasico è stata accettata anche
l’immissione di tre città che
fiorirono proprio in questo
ambiente naturale oltre seimila
anni fa, Ur, Eridu ed Uruk. Il
riconoscimento del valore
culturale delle aree irachene,
sede dei primi insediamenti della
civiltà sumerica, è stato
possibile anche grazie al
contributo fornito dalle ricerche
della missione archeologica della
Sapienza, co-diretta da Franco
D’Agostino e Licia Romano.
Siamo
a sud-ovest della città di
Nasiriyah, nell’Iraq
meridionale. Il cuore della
missione è il sito di Abu
Tbeirah, un’area di 42 ettari a
circa una ventina di chilometri
dalla grande capitale di Ur, cioè
nel cuore della regione che è
stata la culla della civiltà
sumerica nel corso del III
millennio a.C. Le attività della
missione italiana si sono
concentrate sullo scavo di un
grande edificio in mattoni crudi
di più di 600 mq che ha
consentito di portare alla luce
evidenze di cultura materiale,
come per esempio cesti e stuoie
risalenti a quasi 4500 anni fa e
ancora perfettamente conservati
nei loro intrecci. I manufatti
documentano come la vita
quotidiana del mondo sumerico
avesse delle sorprendenti e
puntuali analogie con pratiche
ancora correntemente in uso presso
gli abitanti della zona delle
paludi irachene.
Attiva
dal 2011, la missione della
Sapienza è stato il primo scavo
archeologico nel sud della nuova
Repubblica irachena affidato a una
missione straniera, in
collaborazione con archeologi
locali, dopo le guerre del Golfo e
tuttora condotto dal team Sapienza
coordinato da Franco D’Agostino
e Licia Romano. Gli scavi
precedenti in quest’area
risalivano agli anni ’60, quando
i sistemi di datazione e le
tecnologie applicate alla ricerca
archeologica non consentivano di
giungere all’eccezionalità dei
risultati raggiunti fino ad oggi e
che hanno permesso alle autorità
locali di rinnovare
l’autorizzazione a lavorare per
altri 5 anni nel sito iracheno.
È
anche grazie alla collaborazione e
al clima di fiducia che si sono
creati tra i ricercatori della
Sapienza e le autorità e la
popolazione locale che è stato
possibile far emergere il
patrimonio ambientale e culturale
di questi siti e farli conoscere
alla comunità internazionale.
“Proprio questo clima di fattiva
cooperazione ha fatto sì che le
autorità irachene offrissero al
nostro team l’opportunità di
indagare e valorizzare anche il
sito di Eridu, ormai sito sotto
protezione Unesco”.
