Ahwar dell'Iraq meridionale:
rifugio di biodiversità e paesaggio reliquia delle città mesopotamiche
Iraq
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2017

 

   

Le Ahwar dell'Iraq meridionale sono un sito inserito dal 2016 nella lista dei patrimoni dell'umanità con il nome "Ahwar dell'Iraq meridionale: rifugio di biodiversità e paesaggio reliquia delle città mesopotamiche" per la sua importanza culturale e naturale.

Questo patrimonio consiste di sette diversi siti: tre siti archeologici e quattro zone paludose (ahwar) dell'Iraq meridionale, nella regione della Mesopotamia. Questi siti sono:

Città archeologica di Uruk

Città archeologica di Ur

Sito archeologico del tell di Eridu

Paludi di Al-Hawizeh

Paludi di Qurna

Paludi di Hammar orientali

Paludi di Hammar occidentali

Uruk (la sumerica Unug, la biblica Erech, la greca Orchoë e l'araba وركاء, l'odierna Warka) è un'antica città dei Sumeri e successivamente dei Babilonesi, situata nella Mesopotamia meridionale. Nel IV millennio a.C. il piccolo insediamento divenne una vera e propria città, la prima per cui sia possibile utilizzare questo termine; questo perché fu la prima ad avere due caratteri fondamentali per una città: la stratificazione sociale e la specializzazione del lavoro.

Uruk si trova oggi 20 chilometri ad est del fiume Eufrate, in una regione paludosa a circa 230 chilometri a sud-est di Bagdad. Secondo una moderna ipotesi, tuttora puramente speculativa, il nome "Iraq" deriverebbe da Uruk.

Nel suo momento di massimo splendore, Uruk contava una popolazione di circa 80.000 abitanti che vivevano in 6 chilometri quadrati racchiusi da una doppia cinta di mura lunga 10 chilometri, rappresentando, al suo tempo, la più grande e popolosa città del mondo, oltre che una delle più antiche nella storia dell'uomo.  

Il sito di Uruk fu occupato per almeno 5.000 anni, dal tardo periodo di Ubaid (4000 a.C.) fino all'inizio del III secolo a.C. Alla fine del IV millennio a.C. era uno dei più grandi insediamenti urbani della Mesopotamia, se non del mondo.

L'origine della città sembra derivare da due primi insediamenti, successivamente conosciuti come Kullab (anche Kulaba o Kullaba) ed Eanna. Queste due zone della città erano caratterizzate da ampie piattaforme costruite con mattoni di fango aventi in cima i templi dedicati al cultu: Kullab era l'area dedicata al dio maggiore del pantheon, Anu, nell'Eanna vi erano invece i templi associati al culto della dea dell'amore Inanna (Ishtar).

Uruk, fin dai primi tempi, ebbe un ruolo molto importante nella storia politica e religiosa del paese. Agli inizi del III millennio a.C. la città, sotto la terza dinastia di Uruk, estese la sua egemonia sulla Babilonia e divenne un grande centro di culto del dio Anu e in generale uno dei maggiori centri religiosi del regno.

Uruk fu la città dello storico re Gilgameš, eroe della famosa epopea. Le mura di Uruk si dice fossero state costruite proprio da questo re, oppure dal suo predecessore Enmerkar (il fondatore della città secondo la Lista dei re), che fece anche costruire il famoso tempio di Eanna, dedicato al culto di Inanna (Isthar).

Attorno al 2100 a.C., con il governo della terza dinastia di Ur, il prestigio e il potere di Uruk iniziano a declinare. Successivamente la città ebbe un ruolo primario nelle lotte dei Babilonesi contro gli Elamiti fino al 2004 a.C., anno in cui fu gravemente danneggiata; i ricordi di alcuni di questi conflitti si ritrovano nell'epopea di Gilgamesh.

La città continuò ad esistere sino all'epoca seleucide, nel III-II secolo a.C., periodo nel quale la città trovò nuovo splendore, con la costruzione di alcuni templi. Anche in epoca posteriore, sotto i Parti (141 a.C. - 225 d.C.) furono erette nuove costruzioni, come l'imponente santuario di Eanna. La città fu definitivamente abbandonata a partire dal V secolo d.C.

Il centro della città era il quartiere di Kullaba che probabilmente era il toponomastico di un primigenio insediamento che si perde nella notte dei tempi, successivamente inglobato nell'agglomerato urbano dell'antichissima metropoli. Ad Uruk vi erano tre zone sacre. La più importante era quella di Eanna, dove erano raggruppati la maggior parte dei santuari. La zona sacra di Eanna era separata dal resto della città con un muraglione. Fu dapprima consacrata al dio Anu, in seguito alla dea Inanna. Il principale monumento di questa zona era lo ziqqurat, oggi quasi totalmente eroso. Il primo documento scritto della Mesopotamia fu scoperto proprio nell'Eanna, benché sia difficile datarlo con precisione.

La seconda zona sacra era quella dello ziqqurat di Anu. In realtà non era propriamente uno ziqqurat, ma un'alta terrazza su cui si trovava lo splendido Tempio Bianco di Anu. La terza zona comprendeva un tempio di epoca seleucide.

Secondo la Lista dei re, Uruk fu fondata da Enmerkar che portò la regalità dalla città di Eanna. Suo padre, Mesh-ki-Aag-gasher, secondo la leggenda "entrò nel mare e sparì". Altri re storici di Uruk sono Lugalzagesi di Umma (oggi Djokha) che conquistò Uruk (III millennio a.C.) e Utuhegal. Il più famoso re di Uruk secondo la leggenda fu Gilgameš a cui è dedicata l'antichissima raccolta di vicende della cosiddetta Epopea di Gilgamesh del 2500 a.C.  

Secondo la Bibbia, Erech, quasi certamente Uruk, è indicata come la seconda città fondata dal biblico re Nimrod. Inoltre sembra essere la sede del Archavites, esiliato da Asnapper a Samaria (Libri di Esdra 4:9 - 10). I luoghi accennati nei "Libri di Esdra" appartengono tutti alla Mesopotamia del sud e sembra che Asnapper possa essere il re assiro Assurbanipal, che condusse una campagna contro i Babilonesi del sud.  

I resti della città furono esplorati per la prima volta dall'inglese W.K. Loftus nel 1849 e nel 1853. I primi scavi furono condotti nel 1912 da una squadra tedesca sotto la supervisione di Julius Giordano e furono poi interrotti con la prima guerra mondiale. Questi furono poi ripresi a partire dal 1928 e interrotti nuovamente nel 1939 per la seconda guerra mondiale. Dopo la guerra gli scavi sono stati ripresi dai tedeschi e sono tuttora in corso.

Le ricerche testimoniano la successione di più di 18 livelli di insediamenti urbani e sono stati riportati alla luce alcuni dei più antichi documenti sumerici. I risultati delle scoperte sono stati pubblicati da Adam Falkenstein ed altri epigrafisti tedeschi.

Tra i principali livelli, che si susseguono, dall'alto in basso, si possono citare:

Uruk I, databile all'inizio del III millennio a.C., in cui si ritrovano costruzioni in mattoni crudi;

Uruk II-III, appartenente all'epoca di Gemdet-Nasr (3000-2900 a.C.), in cui si hanno costruzioni in mattoni crudi piatti a sezione quadrata e decorazioni murali;

Uruk IV, periodo in cui fu costruito il "tempio rosso" e inventata la scrittura. Si trattò, in generale, di un periodo molto fiorente;

Uruk V-VI, costruzioni in mattoni piatti e rettangolari; in questo periodo vengono costruiti splendidi complessi, come il “tempio bianco”;

Uruk XI, periodo nel quale compaiono i primi manufatti in bronzo.

Ad Uruk è stato ritrovato il più grande tempio sumerico, il famoso tempio D, che misurava 80 x 30 metri. La navata centrale era grande 62 x 11,30 metri. La struttura comprendeva nartece, navata, transetto, abside centrale con due annessi, diaconicon e protiro. Si tratta della stessa struttura con cui saranno costruite le chiese cristiane, dopo tre millenni. Altri splendidi edifici ritrovati sono lo Scrigno di Anu, l'archivio e la già menzionata ziggurat.

Altri famosi reperti portati alla luce sono il cosiddetto Vaso di Warka, un vaso in pietra scolpito con scene del mito della dea ‘In-ninn', datato circa al 3000 a.C., e la Dama di Warka, un volto femminile in marmo, forse della dea Inanna, del periodo protostorico.

Dagli scavi degli ultimi anni si apprende dell'esistenza di colonie commerciali urukite in Iran, Turchia, Siria e Palestina nelle quali la cultura di Uruk si trasmise alle popolazioni locali.

Ur fu un'antica città della bassa Mesopotamia, situata vicino all'originale foce del Tigri e dell'Eufrate, sul golfo Persico. A causa dell'accumulo di detriti, oggi le sue rovine si trovano nell'entroterra, nell'odierno Iraq, 15 chilometri a occidente dell'attuale corso dell'Eufrate vicino alla città di Nasiriyah (Governatorato di Dhi Qar), a sud di Baghdad. Oggi è chiamata Tell el-Mukayyar. Da un punto di vista archeologico gli scavi condotti a Ur hanno offerto centinaia di documenti scritti.  

La maggiore fonte di reperti, nonché l'area di scavo più estesa, consiste nel cimitero di Ur. Le tombe scoperte superano le 1850 unità, fra le quali 16 si sono distinte per la ricchezza di corredi funerari, principalmente vasellame, oltre ad armi, monili in metalli preziosi e addirittura strumenti musicali decorati con pietre preziose.

Nel sito archeologico di Ur spiccano le rovine di una imponente ziqqurat (alta 21 metri) ed ancora in gran parte intatto un tempio dedicato a Nanna, la divinità della luna nella mitologia sumera. La Ziqqurat fu costruita in mattoni, i quali nella parte bassa sono tenuti uniti con il bitume, invece nella parte superiore venne utilizzata a tale scopo la malta per aumentare la leggerezza della struttura. Ur, nel suo momento di massimo splendore, poteva raggiungere una popolazione di oltre 30.000 abitanti. Secondo un'altra stima, Ur fu la più grande città del mondo dal 2030 a.C. al 1980 a.C. con una popolazione di circa 65.000 abitanti.  

Ur fu uno dei primi insediamenti abitati della bassa Mesopotamia i cui reperti più antichi sono databili antecedentemente al 4000 a.C. Ur crebbe e da centro agricolo e pastorale si trasformò divenendo una vera e propria città con uno sviluppo delle attività artigianali e commerciali. Attorno al 2600 a.C., il clima della Bassa Mesopotamia mutò gradualmente da relativamente umido a secco, causando lo spostamento degli abitanti dalla città alle piccole comunità di villaggi di agricoltori dove risultava più facile far fronte ai periodi di forte siccità. Nella seconda metà del terzo millennio a.C. si ebbe dunque una contrazione della città, la quale rimase tuttavia fiorente durante tutta l'Antica Dinastia sumerica III e divenne parallelamente il principale centro di culto della dea Inanna.  

Dopo la fase di Ubaid si riscontra uno strato di fango alluvionale, che l'archeologo Woolley interpretò come la prova di un'alluvione locale all'origine del mito del diluvio sumerico ripreso in seguito dalla Torah e dalla Bibbia, poi una fase in cui la città fu sotto l'egemonia di Uruk, e infine la fase di Gemdet-Nasr nella quale furono elevati alcuni edifici, come una ziqqurat e delle tombe.

La posizione di Ur era molto favorevole in quanto nell'antichità il fiume Eufrate scorreva nei pressi delle mura della città; grazie al controllo di questa importante via di comunicazione, che collegava la regione al mare, Ur raggiunse un notevole sviluppo commerciale. È noto che la città commerciava via mare e via terra con l'Arabia.

In questo periodo vennero costruite molte belle tombe, compresa quella della regina Puabi. In questi sacrari sono stati ritrovati alcuni manufatti che accennano ai nomi dei re Meskalamdug e Akalamdug. Dopo la fase di Gemdet-Nasr, i re di Ur divennero infatti gli effettivi governanti di Sumer, durante la Prima dinastia di Ur (2550-2340 a.C.) stabilita dal re Mesannepada (o Mesanepada, Mes-Anni-Padda), il cui nome appare sulla lista dei re, oltre ad essere menzionato come figlio di Meskalamdug su un manufatto ritrovato. Durante questa dinastia, forse proprio a opera di Mesennepada, fu costruita una ziqqurat che verrà poi incorporata in quella della terza dinastia. Nella fase conclusiva della Prima dinastia, Ur perse importanza e prestigio a favore di Lagash e infine la Prima dinastia si concluse con l'attacco degli Accadi guidati dal re Sargon, intorno al 2340 a.C.

Della Seconda dinastia che seguì si conosce assai poco, in quanto la città era in piena decadenza.

La terza dinastia fu stabilita quando il re Ur-Nammu (o Urnammu) salì al potere, regnando dal 2112 al 2094 a.C. Durante il suo regno furono costruiti mura, templi, inclusa la nuova ziggurat basata sulle fondazioni di quella della Prima dinastia, e fu migliorata l'agricoltura attraverso l'uso di impianti di irrigazione. Il suo codice di leggi (un frammento è stato identificato a Istanbul nel 1952) è uno dei più vecchi documenti conosciuti, anteriore anche al codice di Hammurabi. Lui e il suo successore, il figlio Shulgi, furono entrambi deificati durante i loro regni e, dopo la morte, Ur-Nammu continuò a sopravvivere come figura leggendaria: una delle opere della letteratura sumerica giunte fino a noi ci descrive la morte di Ur-Nammu e il suo viaggio negli inferi (Viaggio di Urnammu agli inferi).

La terza dinastia cadde nel 2004 a.C. (secondo il computo della cronologia media, 1940 a.C. secondo quella breve) quando gli Elamiti catturarono il re Ibbi-Sin e distrussero la città; il Lamento per Ur commemora questo evento. Successivamente la città venne catturata dai Babilonesi.

Sotto i re di Isin e di Larsa (2000-1800 a.C.) la città fu restaurata. Di questo periodo i resti più significativi sono le case private, che ci danno un ritratto fedele della vita della città fra il III e il II millennio a.C. Le case avevano l'aspetto di odierne ville, per lo più con due piani per un totale di 13 o 14 stanze. Il piano inferiore era costituito solidamente da mattoni cotti, quello superiore di quadroni di argilla; le pareti erano lisce, intonacate e imbiancate. L'entrata era succeduta da un piccolo atrio dove erano situate vasche per lavarsi mani e piedi. Da lì si entrava nell'ampio e luminoso cortile interno pavimentato con bellissime lastre. Intorno al cortile erano distribuite la sala da ricevimento, la cucina, le stanze d'abitazione e della servitù, la cappella di culto. Una scalinata portava al piano superiore dove erano situate le stanze da letto e i bagni. Tra le mura delle case sono venuti alla luce tutti gli arredamenti e la dotazione di ciascuna residenza patrizia sumera: frammenti di pentole, vasi, anfore e tavolette d'argilla piene di iscrizioni.

La penultima fase di costruzione avvenne sotto re cassiti, attorno al 1400 a.C. Di questo periodo si ricorda Kurigalzu II che ricostruì il grande cortile del santuario di Nannar e il santuario di Ninga.  

Nel VI secolo a.C. ad Ur ci fu l'ultima ricostruzione edilizia sotto il re Nabucodonosor II di Babilonia. L'ultimo re bibilonese, Nabonido, restaurò la ziggurat di Nanna. Attorno al 550 a.C., con la caduta dell'impero babilonese ad opera dei Persiani, la città iniziò il suo declino ed essa non venne più abitata dal 500 a.C., probabilmente a causa della sempre maggiore siccità, del cambiamento del corso del fiume Eufrate e dell'interramento del golfo Persico.

Ur è considerata da molti come la città di Ur Kasdim che viene nominata più volte nel libro della Genesi come il luogo di nascita del patriarca Abramo. Questa identificazione, tuttavia, non è accettata da tutti.

Ur è nominata quattro volte nell'Antico Testamento, con la distinzione "di Kasdim/Kasdin" - reso tradizionalmente in italiano come "Ur dei Caldei" riferendosi alla popolazione dei Caldei che si erano stanziati lì vicino già intorno al 900 a.C. Nella Genesi, il nome appare in 11,28, in 11,31 e in 15,7. Nel Neemia 9,7 il singolo passaggio che accenna ad Ur è una parafrasi della Genesi.

Nel libro dei Giubilei si afferma che Ur è stata fondata nel 1687 Anno Mundi da Ur figlio di Kesed, probabile discendente di Arphaxad, inoltre si afferma che durante quello stesso anno iniziarono le guerre sulla Terra.  

Nella prima metà del XVIII secolo, il luogo fu visitato da Pietro Della Valle, che registrò la presenza di mattoni antichi timbrati con simboli sconosciuti, cementati insieme a bitume, così come parti di marmo nero incise.

Il primo scavo fu eseguito dal console britannico J.E. Taylor, che riportò alla luce una parte della ziggurat. Furono ritrovati cilindri di terracotta recanti iscrizioni in caratteri cuneiformi ai quattro angoli sulla sommità della ziggurat. Le iscrizioni appartenevano a Nabonido, l'ultimo re di Babilonia (539 a.C.), le quali si concludevano con una preghiera per suo figlio Belshar-uzur (Bel-ŝarra-Uzur), il Baldassarre del libro di Daniele. Furono trovate tracce di una antecedente restaurazione ad opera di Ishme-Dagan di Isin, di Gimil-Sin di Ur e di Kuri-galzu, un re cassito di Babilonia del XIV secolo a.C. Taylor fece ulteriori scavi e in tutta la città trovò abbondanti resti di sepolture di epoca posteriore. Apparentemente, negli ultimi tempi Ur si era trasformata in un luogo di sepoltura, e quindi la città, anche dopo il suo abbandono, continuò ad essere usata come necropoli.  

La prima campagna di scavi vera e propria ebbe luogo nel 1919 e fu diretta da H. R. Hall; in seguito, dal 1922, una missione comune del British Museum e dell'università di Pennsylvania, diretta da L. Woolley, vi scavò per dodici anni consecutivi. Furono scoperte un totale di circa 1.850 sepolture, comprese sedici che furono descritte come “tombe reali” in quanto non solo contenevano un gran numero di importanti manufatti, ma anche a causa del diverso rituale di sepoltura nel quale intervenivano sacrifici umani. Infatti, per scortare il re o la regina nell'aldilà, erano immolati, più o meno volontariamente, cortigiani, domestici, guardie e musicisti di corte. La maggior parte delle tombe reali erano datate al 2600 a.C. circa. I ritrovamenti includevano anche la tomba intatta della regina Puabi. Ben diciassette vittime umane, tra cui dieci dame della corte con addosso bellissimi ornamenti d'oro, di lapislazzuli e di corniola furono sepolte insieme a lei. Anche in molte altre tombe sono state scoperte vittime umane e stupendi manufatti, come lo Stendardo di Ur.

Vicino allo ziggurat di Nanna furono inoltre scoperti il tempio di E-nun-mah e le costruzioni di E-dub-lal-mah (eretto per un re), E-gi-par (residenza del sommo sacerdote) e E-hur-sag (una costruzione tempiale). Fuori dalla zona dei templi, furono ritrovate molte case usate nella vita di tutti. Gli scavi, inoltre, si spinsero sotto lo strato reale delle tombe portando alla luce uno strato spesso 3,5 metri di argilla alluvionale e altri strati più antichi come quelli del periodo di Ubaid, nella quale si formarono i primi insediamenti nella Mesopotamia del sud. Woolley successivamente scrisse molti articoli e libri sulle sue scoperte. 

La maggior parte dei tesori dissotterrati ad Ur si trovano ora al British Museum e all'University of Pennsylvania Museum of Archaeology and Anthropology.  

Di Ur è il più antico reperto completo di un gioco da tavolo che sia mai stato scoperto ossia il gioco reale di Ur.  

Non c'è un villaggio moderno nelle vicinanze di Ur, e a causa di ciò non ha mai ricevuto molti visitatori, anche se il sito è stato reso accessibile. Durante il regime di Saddam Hussein fu costruita una base militare adiacente al sito, il quale divenne inaccessibile per qualsiasi viaggiatore. All'inizio degli anni novanta fu consentito a una manciata di viaggiatori di fare un giro del luogo, scortati dai soldati, ma non fu loro permesso arrampicarsi sulla ziggurat a causa della possibilità di osservare la vicina base militare. Subito dopo questo episodio, l'invasione irachena del Kuwait rese impossibile ulteriori visite e vi fu grande preoccupazione per la prossimità della base militare al sito archeologico. Preoccupazioni che si sono ridestate quando l'Iraq è stato invaso nel 2003 dalle forze di coalizione guidate dagli Stati Uniti per abbattere il regime di Saddam Hussein.

La prima ziggurat di Ur fu costruita nel 2550 a.C. durante la prima dinastia, poi fu distrutta dagli Accadi. Il re Ur-Nammu della terza dinastia più o meno nel 2100 a.C. fece costruire una nuova ziggurat sulle fondazioni di quella precedente. La ziggurat era in onore del dio della luna Nanna (o Nannar) e alla sua paredra Ningal. Intorno ad essa si trovava un recinto sacro in cui c'erano un piccolo tempio-tesoriera, un palazzo e la casa della sacerdotessa.

La base della ziggurat misura 62,5 x 43 metri e l'altezza quasi 21 metri. Come le altre ziggurat, è una piramide a gradoni. L'altezza dei piani diminuisce progressivamente: il più basso è di 12 metri, il mediano di 5, il più alto di 3.

Le pareti, invece di alzarsi verticalmente, si inclinano molto verso l'interno, suggerendo l'idea del moto ascensionale. Per creare un armonioso legame tra i piani tre scalinate, ognuna di 100 gradini convergono sotto una torre di guardia a forma di cupola. Le scalinate laterali erano riservate ai civili, mentre la scala centrale poteva essere percorsa solo dai sacerdoti. Le pareti sono leggermente curvate per evitare l'effetto ottico che esse si pieghino verso l'interno. Il tempio di Nanna si trovava in cima. Il materiale con cui è stata costruita è il mattone.

Eridu era un'antica città sumera della bassa Mesopotamia, corrispondente all'odierno Tell Abu Shahrain (Governatorato di Dhi Qar, Iraq), posta a undici chilometri a sud-ovest di Ur.

Eridu fu per lungo tempo considerata la città più antica della Mesopotamia meridionale e tuttora si discute se sia stata la città più antica del mondo.

Eridu era la più meridionale di un gruppo di città sumere che crebbero attorno a templi, quasi in vista l'una dell'altra.

Nella mitologia sumera, Eridu era la patria di Enki, che era considerato il suo fondatore e che fu noto agli Accadi come Ea. Il suo tempio era chiamato E-Abzu, per il fatto che si riteneva che Enki vivesse nell'Abzu ("acqua profonda"), un acquifero dal quale si credeva traesse origine tutta la vita.  

Eridu era la più meridionale fra le città che si erano sviluppate attorno ai templi nella bassa Mesopotamia. Molto probabilmente fu fondata vicino al golfo Persico, alla foce del fiume Eufrate, ma, a causa dell'accumulo di fango e detriti sulla linea costiera avvenuti attraverso i millenni, oggi i resti della città si trovano ad una certa distanza dal golfo, nella località di Abu Shahrain, in Iraq.

Eridu sembra essere il primo agglomerato urbano dei Sumeri, cresciuto probabilmente attorno al V o IV millennio a.C. Secondo Gwendolyn Leick, la città di Eridu era disposta alla confluenza di tre ecosistemi separati che avevano dato vita a tre culture differenti.

Da una parte le prime comunità di contadini che sembra si basassero su un'agricoltura di sussistenza supportata da un'intensa irrigazione. Questi derivavano dalla civiltà di Samarra a nord, caratterizzata dalla costruzione di canali e di edifici con mattoni di fango.

La cultura dei pescatori-cacciatori del litorale arabo, installata in capanne di canne.

La terza cultura che contribuì ad erigere la città di Eridu fu quella dei pastori nomadi di greggi di pecore e capre, che vivevano in tende nelle zone semideserte.

Tutte e tre le culture sembrano implicate nei primi sviluppi della città. Lo stabilimento urbano si concentrava attorno ad un imponente complesso templare costruito in mattoni, all'interno di una piccola depressione che permetteva all'acqua di accumularsi.

Negli strati più antichi di Eridu (strati 17-15, appartenenti alla fase detta appunto "di Eridu", ca. 5000 a.C.) è stata rintracciata un'importante novità in ambito urbanistico: è infatti qui che si hanno le prime evidenze di una sistemazione apposita, in spazi dedicati, dell'attività cultuale. Si tratta di piccoli edifici, di "cappelle", un inizio modesto ma certamente rivoluzionario rispetto alla tipologia abitativa, ad esempio, di Çatalhöyük, dove il culto veniva effettuato dentro le abitazioni private, caratterizzandosi come culto "familiare".

Kate Fielden afferma: "Il primo insediamento (ca. 5000 a.C.) si era sviluppato fino a divenire una stabile città di mattoni e case di canne nel 2900 a.C., avente un'estensione di circa 8-10 ettari (20-25 acri). Dal 2050 a.C. la città cadde in declino; ci sono alcune prove di una occupazione dopo questa data. Diciotto templi di mattoni sovrapposti sono alla base della ziggurat non finita di Amar-Sin (ca. 2047-2039 a.C.). L'apparente continuità dell'occupazione e dei riti religiosi ad Eridu, forniscono la prova convincente per l'origine indigena della civiltà sumerica. Il sito è stato scavato principalmente fra il 1946 e il 1949 dal dipartimento di antichità dell'Iraq."

Queste indagini archeologiche hanno dimostrato, secondo Oppenheim, che "alla fine l'intero sud decadde in ristagno rinunciando all'iniziativa politica in favore dei re delle città del nord" e la città venne abbandonata nel 600 a.C.

Nella Lista dei re sumeri Eridu viene detta la città dei primi re: "Dopo che la regalità calò dal cielo, il regno ebbe dimora in Eridu. In Eridu, Alulim divenne re; regnò per 28.800 anni. Alaljar regnò per 36.000 anni. Questi 2 re hanno regnato per 64.800 anni. Quindi Eridu cadde e la regalità passò a Bad-tibira'".

La lista dei re attribuisce regni particolarmente lunghi ai re antecedenti il “diluvio” e mostra come il centro del potere progressivamente si mosse dal sud al nord del paese. Adapa (U-an), altrove detto il primo uomo che fu metà-uomo e metà-dio, fu chiamato con il titolo Abgallu (Ab = acqua, Gal = grande, Lu = uomo) di Eridu. Adapa è considerato colui che portò la civiltà nella città e che servì il re Alulim.

Nella mitologia sumera Eridu era il nome del tempio di Abzu del dio Enki, la controparte sumera del dio accadico dell'acqua Ea. Come tutti gli dei sumerici e babilonesi Enki/Ea nasce come dio locale, e viene poi a condividere, secondo la tarda cosmologia, con Anu ed Enlil il dominio del cosmo. Il suo regno erano le acque che avevano circondato il mondo e che stavano sotto di esso (il sumerico Ab = "acqua"; Zu = "lontano").

La storia di Inanna la dea di Uruk descrive come essa dovette andare ad Eridu per ricevere i doni della civiltà. Inizialmente Enki, il dio di Eridu, fu tentato di non dare i suoi doni, ma poi accettò volentieri che Uruk diventasse il centro della terra. Ciò sembra essere un riferimento mitico al trasferimento di potere verso il nord, come accennato precedentemente.

Anche i testi babilonesi parlano della creazione di Eridu per mano del dio Marduk come la prima città la città santa, la dimora del loro [gli altri dei] piacere.

Alcuni ricercatori moderni, seguendo David Rohl, hanno ipotizzato che Eridu e non Babilonia fosse Babele ed il luogo originale della torre di Babele. Questo in base a svariate ragioni:

Le rovine della ziggurat di Eridu sono ben più grandi e più antiche di tutte le altre e sembrano coincidere bene con la descrizione biblica dell'incompleta torre di Babele.

Un nome di Eridu nei logogrammi cuneiformi viene pronunciato "Nun.Ki" (il luogo potente) in sumerico, ma molto più tardi lo stesso "Nun.Ki" venne inteso ad indicare la città di Babilonia.

La più recente versione greca della Lista dei re di Berosso (ca. 200 a.C.) indica, nelle prime versioni, Babilonia, al posto di Eridu, come la più antica città in cui "la regalità calò dal cielo".

Rohl ed altri, inoltre, identificano il re biblico Nimrod, costruttore di Erech (Uruk) e Babele, con il nome del leggendario Enmerkar (Kar significa "cacciatore" ) della Lista dei re, noto per aver costruito templi sia nella sua capitale Uruk, che in Eridu.

Le paludi di Al-Hawizeh (Hawizeh Marshes (Haur Al-Hawizeh), nel sud dell'Iraq, erano tra le aree umide più vaste del mondo. In origine coprivano una superficie compresa tra i 12.000 e i 15.000 chilometri quadrati. Oggi, queste aree umide sono a rischio; il progressivo prosciugamento ha messo in grave pericolo le risorse ambientali, territoriali e sociali di questa regione che ha dato origine all'antica civiltà sumera e alla cultura dei Ma’dan (termine che indica genericamente gli abitanti della pianura), noti come "arabi delle paludi" che ancora oggi abitano questi territori dell’Iraq meridionale.

L'opera di prosciugamento è iniziata con le prime bonifiche avviate negli anni cinquanta del Novecento; lo scopo era di rendere disponibili queste terre fertili per l'agricoltura e per le attività di estrazione del petrolio. Ma l'opera di prosciugamento dagli effetti più gravi è stata quella compiuta negli anni Ottanta e Novanta da Saddam Hussein; l'obiettivo dichiarato del suo intervento di bonifica era quello di sanare quel territorio rendendolo maggiormente adatto a certe attività umane e più salubre; in realtà il piano era molto più politico, mirato all'annientamento della popolazione Ma’dan, di religione musulmana sciita, avversaria del regime sunnita. Nel 2003, l'area paludosa occupava solo il 10% della superficie originale.

Altra causa del prosciugamento della Mesopotamia meridionale è l'eccessivo sfruttamento della risorsa idrica a monte. Le acque dei fiumi Tigri ed Eufrate provengono dalla Turchia (in particolare dai territori del Kurdistan turco) che ne ha valorizzato il potenziale attraverso un progetto di costruzione di 22 dighe (8 sul Tigri e 14 sull'Eufrate) dotate di centrale idroelettrica. Queste dighe sono quasi tutte funzionanti. Servono per coprire il fabbisogno elettrico ed idrico della Turchia (e si sta pensando di far arrivare l'acqua anche ad Israele). Siria ed Iraq raccolgono invece gli effetti negativi di questo prelevamento a monte compromettendo il loro stesso rifornimento in termini energetici ed agricoli (per approfondimenti leggi l'articolo Tigri ed Eufrate). La scarsità della risorsa idrica è una delle cause del conflitto in Medio Oriente.

Le paludi delle Marshlands nel sud dell’Iraq, sono entrate a far parte dei siti tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, e assieme a questo straordinario eco-sistema deltasico è stata accettata anche l’immissione di tre città che fiorirono proprio in questo ambiente naturale oltre seimila anni fa, Ur, Eridu ed Uruk. Il riconoscimento del valore culturale delle aree irachene, sede dei primi insediamenti della civiltà sumerica, è stato possibile anche grazie al contributo fornito dalle ricerche della missione archeologica della Sapienza, co-diretta da Franco D’Agostino e Licia Romano.

Siamo a sud-ovest della città di Nasiriyah, nell’Iraq meridionale. Il cuore della missione è il sito di Abu Tbeirah, un’area di 42 ettari a circa una ventina di chilometri dalla grande capitale di Ur, cioè nel cuore della regione che è stata la culla della civiltà sumerica nel corso del III millennio a.C. Le attività della missione italiana si sono concentrate sullo scavo di un grande edificio in mattoni crudi di più di 600 mq che ha consentito di portare alla luce evidenze di cultura materiale, come per esempio cesti e stuoie risalenti a quasi 4500 anni fa e ancora perfettamente conservati nei loro intrecci. I manufatti documentano come la vita quotidiana del mondo sumerico avesse delle sorprendenti e puntuali analogie con pratiche ancora correntemente in uso presso gli abitanti della zona delle paludi irachene.

Attiva dal 2011, la missione della Sapienza è stato il primo scavo archeologico nel sud della nuova Repubblica irachena affidato a una missione straniera, in collaborazione con archeologi locali, dopo le guerre del Golfo e tuttora condotto dal team Sapienza coordinato da Franco D’Agostino e Licia Romano. Gli scavi precedenti in quest’area risalivano agli anni ’60, quando i sistemi di datazione e le tecnologie applicate alla ricerca archeologica non consentivano di giungere all’eccezionalità dei risultati raggiunti fino ad oggi e che hanno permesso alle autorità locali di rinnovare l’autorizzazione a lavorare per altri 5 anni nel sito iracheno.

È anche grazie alla collaborazione e al clima di fiducia che si sono creati tra i ricercatori della Sapienza e le autorità e la popolazione locale che è stato possibile far emergere il patrimonio ambientale e culturale di questi siti e farli conoscere alla comunità internazionale. “Proprio questo clima di fattiva cooperazione ha fatto sì che le autorità irachene offrissero al nostro team l’opportunità di indagare e valorizzare anche il sito di Eridu, ormai sito sotto protezione Unesco”.