Pirenei - Mont Perdido
Francia - Spagna
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1997

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Benché nell'ultimo mezzo secolo lo sviluppo industriale del continente europeo abbia profondamente mutato anche le abitudini delle comunità montane, in primavera non è raro, passeggiando lungo i versanti dei Pirenei, incontrare pastori che portano le greggi verso i pascoli in alta quota. È questa la transumanza, una tecnica di allevamento iniziata con i pastori seminomadi del Neolitico, poi diffusasi in tutta l'Europa meridionale e tuttora praticata, seppur limitatamente alle piccole comunità.

Gli antichi europei si adattarono al rigido clima delle valli pirenaiche del Mont Perdu (Monte Perdido, in spagnolo) già in epoca paleolitica, come dimostrano tracce di insediamenti umani risalenti a circa 40.000 anni fa, convivendo con una natura tanto affascinante quanto ostile e plasmandone incessantemente le forme fino ai giorni nostri. 

L'area dichiarata Patrimonio dell'Umanità è caratterizzata da villaggi, fattorie e pascoli sopravvissuti allo sviluppo turistico. Si estende su 30.639 ettari, 20.134 dei quali appartengono al territorio spagnolo. Questa parte, che include due dei canyon più grandi d'Europa, comprende i 15.608 ettari del Parco Nazionale di Ordesa-Monte Perdido, i 3200 del Santuario faunistico di Vinamala e una zona di protezione periferica. Il settore francese include i 7451 ettari del Parco Nazionale dei Pirenei e altri 3045 ettari dove si innalzano tre grandi anfiteatri rocciosi di origine glaciale, il più spettacolare dei quali è il Cirque de Gavarnie.  

Las Tres Sorores - Protagonista di leggende e con un ruolo significativo nella mitologia tradizionale che lo vuole centro del mondo che unisce il Paradiso con la Terra, il massiccio sorse nel corso del processo che portò alla formazione dei Pirenei. Tutto ebbe inizio nel periodo carbonifero dell'era primaria, quando, nel luogo oggi occupato da questa catena montuosa, movimenti orogenetici generarono uno zoccolo, sul quale durante l'era secondaria si accumularono detriti che diedero origine al complesso sistema di rocce calcaree.

Verso la metà dell'era terziaria, fra i 60 e i 20 milioni di anni fa, un intenso movimento orogenetico causò il sollevamento dell'attuale catena dei Pirenei. Il fenomeno da un lato comportò l'emersione del vecchio zoccolo ercinico e dall'altro piegò le rocce calcaree. Il rilievo attuale è stato successivamente modellato dalle glaciazioni del quaternario e dal carsismo, tanto che tutta l'area può essere considerata un museo geologico all'aperto.

I due versanti nord, francese, e sud, spagnolo, sono molto differenti. Nel fianco meridionale le falde che partono dal Monte Perdido digradano con relativa dolcezza, creando una serie di spettacolari valli e gole, che cadono entro i confini del Parco Nazionale di Ordesa-Monte Perdido. Diversamente, quello francese, molto più scosceso, è caratterizzato da anfiteatri glaciali come quelli di Gavarnie e di Troumouse, e da ghiacciai come quelli di Tallon e della Cascata.

Le quattro valli di Ordesa - Nell'area dichiarata Patrimonio Mondiale spicca - per estensione e per ricchezza naturalistica - il Parco Nazionale di Ordesa-Monte Perdido, creato il 15 agosto del 1918 su 2100 ettari e successivamente ampliato nel 1982 fino agli attuali 15.608 ettari. Al Parco appartiene la parte anteriore della bellissima Valle di Pineta - o del Cinca, dal nome del fiume che la percorre in tutta la sua lunghezza - denominata la Via Appia del Monte Perdido. La chiude lo spettacolare anfiteatro glaciale di Pineta, formato da enormi muraglie, le Pareti di Marboré, alte oltre 1000 metri, da cui precipitano una serie di maestose cascate alimentate dai ghiacciai delle Tres Sorores. Nella parte alta del settore nordorientale si estende il lago ghiacciato di Marboré, situato su un altopiano in cui è localizzato anche il cosiddetto Belvedere di Pineta, dal quale si può contemplare tutta la valle godendo di un eccezionale panorama.  

Le Gole di Escuain, con il tempestoso fiume che scorre sul fondo fra alte e scoscese pareti, costituiscono uno degli angoli naturali più spettacolari di tutto il Parco. Numerose cascate gettano le loro acque in queste singolari gole, alimentando il fiume Yaga.

La Valle di Anisclo occupa la parte alta della Valle di Vio. Gli imponenti precipizi, i numerosi dirupi, i macigni impressionanti, le fitte masse boschive contribuiscono a rendere questa valle un'area naturale di straordinaria e dirompente bellezza. Dalla Fuen Bianca, che nasce nel ventre pietroso delle Tres Sorores formando una spettacolare cascata, trae origine il fiume Bellos, che lungo tutto il suo percorso raccoglie diversi corsi d'acqua a regime torrentizio. La più visitata e splendida delle quattro valli è tuttavia quella di Ordesa, che, a differenza delle altre, è disposta, anziché perpendicolarmente, parallelamente all'asse della cordigliera pirenaica. L'angusta valle, lunga solo 15 chilometri, si estende fra l'anfiteatro di Cotatuero e il Picco di Diazas, alto 2237 metri, raggiungendo un'ampiezza massima di 3 chilometri. Situata ad un'altitudine che oscilla fra i 1000 e i 2500 metri sul livello del mare, in sezione presenta un profilo a "U", caratteristico di molte valli pirenaiche, generate dallo scorrimento dei ghiacciai, ed è circondata da quelle che nella zona montuosa dell'Alto Aragón si denominano "fasce": si tratta di cornici sporgenti modellate dall'erosione eolica lungo le alte muraglie rocciose, nelle quali si è insediata una vegetazione che contrasta visibilmente con le brulle pareti circostanti, spazzate dai venti.

Costretto e racchiuso da questi aspri dirupi, scorre il fiume Arazas, disseminato lungo il suo rapido cammino verso il mare da numerose cascate, che dalle Gradas de Soaso fino a quella del Molinieto rappresentano, ognuna con la sua peculiare bellezza, un inno alla forza vitale della natura.  

Una flora e una fauna di straordinaria ricchezza - Sui due versanti, anche il clima è molto differente. Nell'area francese prevale il clima marino, umido, mentre in quella spagnola il clima è secco, mediterraneo. Questa varietà rende l'area del Monte Perdido una zona unica, caratterizzata da una flora estremamente abbondante e diversificata.

Nella zona sono state censite più di 3500 piante vascolari, delle quali 200 specie endemiche. Nei boschi che crescono fra gli 800 e i 2000 metri d'altitudine sono presenti principalmente quattro specie: il pino silvestre o albo, il più abbondante, che si estende specialmente a sud; il faggio ai 1200 metri d'altitudine; il pino nero, la specie forestale che più di tutte s'inerpica lungo le pareti rocciose e compare a partire dai 1700 metri; e l'abete, che predilige le zone più umide e ombrose.

Di particolare importanza le baite (tascas), localizzate fra i 1800 e i 3300 metri d'altitudine, che per quattro o cinque mesi all'anno restano sommerse dalla neve. Queste sono parte di un ambiente pastorizio intelligentemente sfruttato dalle comunità locali, sia francese sia spagnola. Nelle aree più umide si trovano i cosiddetti cervunales, costituiti da specie acidofìle.

La fauna non è di particolare rilievo. Le alture sono dominate dai camosci, i boschi dal gallo cedrone e i cieli dal gipeto o avvoltoio degli agnelli.