Ibiza, biodiversità e cultura
Spagna

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1999

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Eivissa è il suo nome in catalano ed è quello che utilizzano i suoi abitanti mentre per gli spagnoli ed il resto del mondo essa è meglio conosciuta come Ibiza.

Come Formentera, anche Ibiza fa parte dell'arcipelago delle Baleari e le due isole vengono spesso chiamate "Illes Pitiuses", le isole dei pini, riprendendo il nome dato loro dagli antichi greci. Ibiza vanta una lunga storia che risale fino al II millennio a.C., della quale si sono conservate testimonianze importanti.  

Ibiza, con la sua biodiversità e la sua cultura, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1999. L’isola conserva importanti vestigia del suo glorioso passato: i siti archeologici di Sa Caleta e di Puig des Molins testimoniano il ruolo strategico e commerciale detenuto da Ibiza nel bacino del Mediterraneo, specialmente in epoca fenicia e cartaginese, mentre la Città Alta, cinta da poderose fortificazioni, rappresenta un gioiello di architettura militare del Rinascimento. Dal punto di vista naturalistico questo sito è uno straordinario esempio di interazione fra gli ecosistemi marini e costieri. Le praterie sottomarine di posidonia, una pianta acquatica che vive esclusivamente nei fondali mediterranei, ospitano e alimentano varie forme di vita sottomarina.  

Nel 654 a.C. coloni fenici fondarono un porto nelle isole Baleari, chiamandolo Ibossim. Divenne noto fra i Romani (che lo chiamarono Ebusus) per il suo vino, marmo e piombo. I greci, che arrivarono a Ibiza al tempo dei fenici, furono i primi a chiamare Ibiza e Formentera Pityûssai, "isole coperte dai pini". Con il declino fenicio dopo le invasioni assire, Ibiza passò sotto la protezione di Cartagine. L'isola produceva tinta, sale, garum e lana.

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Nella caverna di Es Cuyrram fu eretto un tempio per le offerte alla dea Tanit.

Il resto delle Baleari entrò nell'orbita commerciale di Eivissa dopo il 400 a.C. Ibiza divenne un notevole centro di traffici lungo le rotte del Mediterraneo. L'Iberia cominciò a stabilire le sue stazioni commerciali nella vicina Maiorca, da dove Cartagine reclutava come mercenari grandi quantità dei famosi frombolieri delle Baleari per le numerose guerre che combatteva.

Durante la seconda guerra punica l'isola fu assalita dai due fratelli Scipioni (Publio, padre dell'Africano, e Gneo Cornelio) nel 209 a.C. ma rimase fedele a Cartagine. Esauritasi la fortuna militare cartaginese sul continente iberico, Ibiza venne usata dal generale cartaginese Mago per radunare approvvigionamenti e uomini prima di navigare verso Minorca e quindi in Liguria. Ibiza riuscì a negoziare un trattato favorevole con i Romani che ne risparmiarono la distruzione e le permisero di sopravvivere con le sue istituzioni punico-cartaginesi fino ai giorni dell'Impero, quando divenne ufficialmente un municipio romano. Questo fece di Ibiza un luogo eccellente per studiare la civiltà punico-cartaginese ai giorni nostri, ma trasformò l'isola in un sonnolento avamposto imperiale, dato rimase distaccato dalle importanti rotte commerciali del tempo. L'isola fu conquistata da Giacomo I d'Aragona nel 1235.

Durante il periodo franchista Ibiza entrò nel sistema nazionalista e dipendentista spagnolo. Vennero costruite varie fortificazioni contro i francesi e inglesi per evitare un'invasione in caso di entrata in guerra della Spagna a fianco dell'Asse.

La Città Alta, Puig des Molins e Sa Caleta - Il primo elemento incluso nel Patrimonio dell'Umanità è la Città Alta, la parte più antica di Ibiza. Edificata su un promontorio affacciato sul mare, costituisce un eccellente esempio di acropoli fortificata. 

La Città Alta fortificata (Dalt Vila) è un esempio eccezionale di architettura militare rinascimentale, costruita per difendere le comunicazioni tra Spagna e Italia. Tra il 1554 e il 1585, furono costruite nuove fortificazioni da due ingegneri italiani: Giovanni Battista Calvi e Jacobo Paleazzo Fratin. Queste difese influenzarono lo sviluppo delle fortificazioni spagnole in America. Con più di 2.500 anni, la Città Alta conserva un labirinto di strade, vicoli e passaggi che ricordano la sua disposizione medievale, ed edifici storici di grande interesse come la Cattedrale, l'Università, il Castello dell'Almudaina e il convento di Santo Domingo. 

La sua architettura e la sua fisionomia non sono state alterate dagli in terventi cinquecenteschi, e ciò ha consentito un'eccezionale conservazione della stratificazione sia delle mura sia del tessuto urbano dei primi insediamenti fenici, così come del periodo arabo e catalano, fino ai bastioni rinascimentali.

Il secondo elemento è la necropoli fenicio-punica di Puig des Molins, che si estende nella parte sudoccidentale della Città Alta. I metodi di sepoltura cambiarono nel corso del tempo: al principio, a partire da VI secolo a.C., dopo la cremazione le ceneri dei defunti venivano deposte in grotte naturali; in seguito si procedette all'escavazione di pozzi e di camere mortuarie. Utilizzata anche in epoca romana e fino al VII secolo d.C., Puig des Molins, con oltre 50.000 metri quadrati di superficie e circa 3000 ipogei, è una delle necropoli più estese al mondo. 

Dal punto di vista archeologico riveste un altissimo valore, dal momento che costituisce un modello di riferimento che offre una sequenza cronologica singolarmente prolungata. Dal punto di vista paesaggistico è un interessante esempio di concentrazione di valori naturali e culturali all'interno di un centro urbano.

Il terzo elemento è il sito archeologico di Sa Caleta, che si trova a ovest di Ibiza, su una penisola pianeggiante tra la spiaggia di Godolar e Punta Yondal. L'insediamento fu fondato dai Fenici verso la metà del VII secolo a.C. e abbandonato nel 590 a.C, quando i suoi abitanti si trasferirono in una nuova città situata in un luogo migliore: la baia di Ibiza.

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce muri dello spessore da 45 a 60 centimetri che delimitano costruzioni di pianta quadrata, distinte tra loro e collegate da vie e piazzette irregolari, una delle quali conserva la base del forno comune per il pane. L'insediamento occupava un'area di quattro ettari e doveva essere composto da circa 800 persone, con una struttura sociale egualitaria e un'economia basata sull'agricoltura, la metallurgia, l'estrazione del sale e la pesca.  

L'elemento naturalistico è costituito dalle praterie di posidonia che caratterizzano i fondali della costa di Ibiza e Formentera. Questa pianta acquatica (Posidonia oceanica), che viene spesso confusa con un'alga, è un vegetale superiore che produce fiori, frutti e semi. È composta da un insieme di filamenti sotterranei piantati nei sedimenti, dai quali si dipartono verso il basso radici avventizie e verso l'alto ciuffi di foglie; queste ultime sono larghe un centimetro e lunghe da 20 centimetri fino a un metro e più.

Le sue foglie crescono fitte e la prateria si innalza creando una barriera simile a quella costruita dai coralli nei mari tropicali. Il ruolo svolto dalle praterie di posidonia è fondamentale: ossigenano l'acqua attraverso la fotosintesi e la purificano, proteggono le spiagge sabbiose e le dune, ma soprattutto ospitano una comunità animale e vegetale ricchissima di specie.

Le praterie di posidonia di Ibiza e Formentera sono tra le più importanti del Mediterraneo, sia per l'eccellente stato di conservazione sia per l'estensione, soprattutto nella zona di Ses Salines, riserva naturale inclusa nel Patrimonio dell'Umanità.