Architetture
civili del centro storico
Il
centro storico di Cosenza incarna nelle sue forme architettoniche l'apice
dell'espansione e della cultura dei Bruzi.
Elementi caratteristici della parte antica della città di estensione
ragguardevole, nella comparazione con le altre città del Mezzogiorno, sono la
concentrazione di edifici monumentali, i numerosi palazzi padronali e di pregio,
il disegno urbano, caratterizzato da un dedalo di strette strade che si snodano
attorno agli antichi edifici, chiese, conventi, case fortezze, slarghi e piazze.
Lo spazio urbano è inserito tra i fiumi Crati e Busento.
Sul
colle Triglio, dal latino Tribulum, la mola dell'antico mulino in
cui si macinava, in campagna, il grano per nutrire la città, si trova palazzo
Arnone, ex sede del tribunale e del carcere, poi trasformato in sede della galleria
nazionale. Piazza XV Marzo, la piazza più importante della città antica ospita
il Teatro Alfonso Rendano, la Villa Vecchia e il Palazzo del
Governo. In piazza Antonio Toscano, che ospita i ruderi archeologici di epoca
bruzia e romana, è ubicata la biblioteca nazionale
.
Diversi
anche gli edifici e architetture pubbliche di particolare pregio architettonico
e storico.
-
Casa
delle Culture (XVI secolo)
-
Palazzo
del Governo (XVII
secolo)
- È
stato costruito in stile neoclassico intorno alla metà del 1800, più
precisamente tra il 1844 e il 1847 sulle strutture di un monastero, quello di
Santa Maria di Costantinopoli, realizzato nel 1711 per volontà dell'Arcivescovo
Andrea Brancaccio a sua volta impiantato su preesistenti palazzi nobiliari
risalenti al XV secolo del quale nucleo originario rimane traccia nei
sotterranei del Palazzo, in particolare nei resti di tre altari. Il fine
dell'Arcivescovo fu quello di realizzare un complesso monastico femminile e un
nuovo luogo di culto, una chiesa dedicata a Santa Maria di Costantinopoli in
grado di venerare l'immagine della Madonna proveniente dalla chiesa di San
Giovanni Gerosolomitano che era considerata miracolosa dai cosentini.
Nel
1807 il monastero venne adibito ad uso militare per l'alloggio di truppe dopo
l'invasione francese e l'espropriazione dei luoghi di culto in conseguenza della
soppressione degli Ordini religiosi. Tra il 1815 ed il 1820 l'ex monastero venne
restaurato sotto la direzione del regio ingegnere del Corpo di Ponti e Strade di
Napoli Alessandro Villacci diventando sede dell'Intendenza di Calabria
Citeriore, degli uffici dell'Archivio Provinciale e alloggio dello stesso
intendente. Il Palazzo assunse l'aspetto attuale a partire dal 1840 per volontà
dell'Intendente De Sangro che fu l'artefice dei lavori di ristrutturazione e
ripristino e cambiò destinazione d'uso allo stabile che divenne sede della
Prefettura e della Provincia. Gli interventi di ristrutturazione modificarono la
struttura d originaria e segnarono l'edificazione di nuovi spazi attraverso un
linguaggio architettonico di stampo classico; in particolare vennero creati due
vasti cortili a quote differenti, una scala monumentale di accesso al piano
nobile, una spaziosa galleria per le feste pubbliche. Il palazzo divenne la sede
della Provincia di Cosenza, istituita con un decreto del 2 gennaio 1861.
Il prospetto
centrale dell'edificio si affaccia su piazza XV marzo, è in stile neoclassico
ed è diviso in due ordini la cui scansione è evidenziata dal materiale
differente impiegato; il piano terra che rispecchia la tradizione del
Cinquecento è rivestito da pietre a bugna, mentre il primo piano presenta una
superficie intonacata. Il portale d'ingresso dell'edificio si presenta con una
leggera sporgenza, ideata per contenere e sostenere l'ampia balconata del piano
superiore, secondo un'impostazione che rispetta la tradizione architettonica dei
palazzi nobiliari del XVI secolo.
All'interno
sono presenti pregevoli pitture e vari affreschi realizzati nella Sala
Consiliare dai fratelli Enrico e Federico Andreotti giunti a Cosenza
da Firenze nel 1879 per decorare le sale del palazzo in occasione dell'arrivo in
città di Umberto I di Savoia e Margherita di Savoia. La sala IV
in particolare è incentrata sugli affreschi che
raffigurano Dante e Machiavelli quali importanti
rappresentanti dell'Italia, e Federico II di Svevia e Ruggero I
d'Altavilla che segnarono momenti di grande splendore per la città ed il
Mezzogiorno. Il genio della Provincia è invece simboleggiato da quattro
medaglioni circondati da immagini allegoriche con i ritratti in onore di quattro
personaggi cosentini che si sono contraddistinti per i risultati eccelsi
raggiunti nella scienza del sapere: Bernardino Telesio per
la filosofia, Antonio Serra per l'economia, Gian Vincenzo
Gravina per la letteratura, Gaetano Argento per il diritto. Lo
stile decorativo richiama la tradizione del Cinquecento accostata ai temi
neoclassici e lo stile romantico e naturalistico tipico dell'Ottocento. La
sintesi di qualità artistica raggiunta ne fa una delle migliori
rappresentazioni artistiche e architettoniche del Meridione d'Italia. Nel
cortile interno troviamo un busto di Vittorio Emanuele II.
-
Ponte ferrovie mediterranee - calabrolucane - 1895
-
Teatro
di tradizione Alfonso Rendano (XIX
secolo)
- Il Teatro
Comunale di Cosenza è ubicato in Piazza XV Marzo, la piazza più ampia del
centro storico bruzio, a 267 metri s.l.m., ed è dedicato al pianista e
compositore Alfonso
Rendano. Rappresenta l'unico Teatro di tradizione della regione Calabria.
La
storia del Teatro Alfonso Rendano affonda le sue radici nel Rinascimento,
epoca che vide nascere in città le prime opere teatrali e le prime esperienze
musicali, ed è preceduta dalle vicende di tre teatri cosentini dei quali oggi
non è quasi rimasta traccia, ma che sono testimonianza del fermento culturale
che ha sempre caratterizzato la città di Cosenza sino
all’Ottocento-. Infatti, con regio decreto dell’8 giugno 1810, Gioacchino
Murat dispone che l’amministrazione cittadina realizzi la
costruzione di un teatro, ma soltanto nel 1819 re Ferdinando
di Borbone ne decretò ufficialmente la costruzione, e nel 1830
sorse il Teatro Real Ferdinando, sul posto di un'antica chiesa del
soppresso ordine dei Gesuiti,
area oggi occupata dal vecchio liceo “Bernardino Telesio”. Nel 1853 il
Teatro Real Ferdinando venne demolito, tranne il pronao templare con quattro
colonne doriche e il frontone in stile neoclassico. L’edificio demolito restò
per anni un rudere, finché non venne destinato a sede del Liceo Classico.
Intanto
nel 1857 per iniziativa di alcuni privati cittadini amanti dell’arte, di
fronte al palazzo della Prefettura venne eretto un teatro in legno,
chiamato Baraccone ligneo, utilizzando gli arredi provenienti dallo
smantellamento del vecchio Real Ferdinando.
Nel
1877 il Comune decise la costruzione del Teatro Comunale sull’area
occupata dal Baraccone, su progetto dell’ing. Nicola Zumpano,
dell’Ufficio tecnico comunale. I lavori procedettero a fatica, furono sospesi
più volte. Finalmente il 20 novembre 1909 con la rappresentazione dell'Aida di Giuseppe
Verdi, eseguita dalla compagnia
Corsi-Bruno-Areson-Minolfi, e accompagnata dall’orchestra diretta dal
Maestro Perosio, il Teatro Comunale (o Massimo) apre le sue porte alla
città tra polemiche e disapprovazioni per il costoso sfarzo
della soirée e le eleganti toilettes delle signore e
signorine dell’alta borghesia e dell’aristocrazia cittadina.
Il
Teatro Comunale presentava una vasta sala con tre ordini di palchi rivestiti in
velluto rosso cremisi, aveva belle decorazioni pittoriche ed in stucco
realizzate da Giovanni
Diana di Napoli nella
sala, da Enrico
Salfi nel soffitto che presentava in distinti gruppi di figure
l’allegoria delle arti.
Il
sipario storico disegnato da Domenico
Morelli ed eseguito dal napoletano Paolo
Vetri nel 1901, e che si conserva ancora oggi, illustra il festoso
arrivo a Cosenza,
nel 1433, di Luigi
III d’Angiò, duca di Calabria e
della sua giovane sposa Margherita di Savoia.
Nel
periodo che va dal 1916 al 1920 l’attività teatrale venne notevolmente
ridimensionata a causa della dello scoppio della prima
guerra mondiale, quando il Massimo fu temporaneamente adibito a
caserma militare.
Le
attività teatrali ripresero nel 1920 e nel 1935, e fu proprio in quegli anni
che il Teatro Comunale venne intitolato al pianista e compositore Alfonso
Rendano.
Nel 1943,
una bomba destinata al vicino Castello
Normanno-Svevo, sede della contraerea, colpì in pieno il teatro
distruggendone il soffitto e danneggiando gravemente tutte le suppellettili.
I
lavori di ricostruzione iniziarono nel 1953,
e furono affidati dal Comune all’architetto partenopeo Ezio
Gentile. Il nuovo Teatro fu ricostruito in stile neoclassico, ricalcando
quasi fedelmente lo schema originario, impreziosito da stucchi e decorazioni che
adornano tutti gli spazi interni. Fu ricavato, in corrispondenza dell’ultimo
piano dell’edificio, un ampio foyer, più tardi intitolato al Maestro e
compositore cosentino Maurizio
Quintieri. Il 7 gennaio 1967 i cosentini assistettero all’inaugurazione
del nuovo Teatro con la rappresentazione della
Traviata di
Verdi, diretta dal Maestro Armando
La Rosa Parodi e interpretata da Virginia
Zeani, Luciano
Saldari, Lino
Puglisi.
Il
16 novembre 1976 il Teatro Comunale “A. Rendano” venne riconosciuto Teatro
di Tradizione «per la qualificata attività culturale e artistica svolta» e
per il particolare impulso alle locali tradizioni artistiche e musicali.
Ancora
oggi il Teatro Rendano è il fulcro delle attività artistiche dell'intera
regione.
Tra
i cantanti che sono andati in scena sul palco del Rendano nella sua storia
ultracentenaria si ricordano: i soprani Raina
Kabaivanska, Anna
Moffo, Katia
Ricciarelli, Gemma
Bellincioni, Isabellaa
de Frate, Virginia
Zeani, Ayres
Borghi-Zerni, Marcella
Pobbe, Maria
Carla Curia, Giusy
Devinu, Olivia
Stapp, Clara
Petrella, Patrizia
Pace; i mezzosoprani: Fiorenza
Cassotto, Viorica
Cortez, Martha
Senn; i tenori: Mario
Del Monaco, Tito
Schipa, Giacomo
Lauri Volpi, Ferruccio
Tagliavini, Giovanni
Martinelli, Luciano
Saldari, Ernesto
Palacio, Lando
Bartolini, Pietro
Ballo, Tullio
Verona, Gianfranco
Pastine, Vittorio
Grigolo, Giorgio Merighi, Giuseppe Giacomini;i baritoni: Titta
Ruffo, Tito
Gobbi, Benvenuto
Franci, Lino
Puglisi, Rolando
Panerai, Giangiacomo
Guelfi, Simone
Alaimo, Bruno
Praticò.
Tra
i direttori d'orchestra figurano: Armando
La Rosa Parodi, Massimo
de Bernart, Ottavio
Ziino, Edoardo
Müller, Alberto
Zedda, Ermanno
Wolf-Ferrari, Francesco
Saverio Salfi, Emilio
Capizzano, Carlo Franci, Giacomo Zani.
Tra
i musicisti che si sono esibiti al Teatro Rendano vi sono: Paco
de Lucía, Chet
Baker, Michel
Petrucciani, Tony
Scott, Dizzy
Gillespie, Lionel
Hampton, Jimmy
Witherspoon, Joy
Garrison, John
McLaughlin, Tom
Kirkpatrick e diversi altri.
Nel 2002-2003 venne
nuovamente restaurato e puo' vantare un'eccezionale varietà artistica.
Di stile
neoclassico ottocentesco,
con tre ordini di palchi, spiccavano belle decorazioni pittoriche e in stucco.
In particolare spiccava la decorazione del soffitto, il cui fulcro della
composizione era il dipinto del pittore cosentino Enrico
Salfi raffigurante cinque grandi allegorie (che alludevano alle Arti
teatrali): il trionfo di Venere (su un carro trainato da colombe) circondato
dalle Muse della danza, della poesia lirica, della commedia e della tragedia. Le
decorazioni originali del soffitto andarono distrutte in seguito ad un
bombardamento del 1943 che colpì in pieno il teatro. Tra le parti originali
ancora presenti ricordiamo Il sipario storico, che illustra il festoso
arrivo a Cosenza, nel 1433,
del Duca di Calabria e Re titolare di Napoli Luigi
III d'Angiò e della sua giovane sposa Margherita
di Savoia dipinto dal napoletano Paolo
Vetri nel 1901.
La
facciata esterna del Teatro ripercorre il tema architettonico del periodo della
rivisitazione classica, tipico dell'eclettismo umbertino che si manifestò a
Cosenza nelle architetture dal 1904 al 1934 circa. È caratterizzata dal
porticato con grandi pilastri che dominano Piazza XV Marzo, decorato a bugne
lisce discontinue separate con alcune cornici dal piano superiore. Il piano
soprastante invece è segnato da un sistema binato di lesene che
delimitano l'archivolto dei balconi. L'apparato è sormontato da un cornice che
si estende per tutto il perimetro, sul quale spicca una balaustra traforata
sulla quale al centro si trova lo stemma civico.
La
sala ha forma a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e una galleria e
dispone di 800 posti: 336 in platea e 479 distribuiti in tre ordini di palchi
più galleria. Il palcoscenico (con una profondità di 14 metri, boccascena di
14 metri e graticcia alta 19 metri) è capace di ospitare allestimenti, anche
impegnativi, di spettacoli lirici e di prosa.
La configurazione dei volumi
consente di ospitare concerti sinfonici, spettacoli di danza, convegni
importanti. Dispone inoltre di un laboratorio di falegnameria, di sartoria, di
sala trucco, di infermeria. La Sala “Maurizio Quintieri” all'interno del
teatro ha una dimensione di metri 16 per metri 16,5, può essere allestita con
150 posti a sedere; è dotata di una pedana di metri 5 x 3,90 illuminata da
quattro riflettori e dotata di due pianoforti.
-
Teatro Morelli
-
Galleria
Nazionale di Cosenza o Palazzo Arnone (XVI
secolo) -
La Galleria Nazionale
di Cosenza è ubicata nell'antico Palazzo Arnone sul colle Triglio. Dal
dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la
gestisce tramite il Polo museale della Calabria, nel dicembre 2019 divenuto Direzione
regionale Musei.
Il palazzo,
iniziato a costruire agli inizi del XVI secolo da Bartolo Arnone, fu venduto
allo Stato prima del suo completamento. Nella sua lunga storia ospitò i presidi
di Calabria Citeriore e il Grande Archivio di Giustizia, fu prima sede
del Tribunale e della Regia Udienza e col tempo assunse la funzione di
carcere. Nel 1734 in seguito ad un tumulto popolare e nel 1747 a causa di una
rivolta delle donne che vi erano detenute, subì due incendi abbastanza gravi
che lo resero inagibile per un determinato periodo di tempo. In seguito alla sua
ristrutturazione, per volontà dell'allora Governatore delle Calabrie, nel 1758
venne arricchito dalla costruzione agli angoli di quattro bastioni (un primo era
stato eretto dal preside Filomarino nel 1747). Subì gravi danni durante il
catastrofico terremoto del 1854 che fece crollare l'ultimo piano ed in seguito
assunse la duplice funzione di tribunale ubicato nel piano superiore e di
carcere mandamentale ubicato nel piano inferiore. Dopo il trasferimento del
carcere, ed un periodo di abbandono, iniziarono i lavori per l'adattamento della
struttura a sede museale. Nella piazza antistante venne piantato uno degli
alberi della libertà e nel vasto androne con volta a botte è affrescato lo
stemma del Reame di Spagna datato 1775.
Nel museo trova
collocazione permanente una pinacoteca costituita dalla collezione dei dipinti
ed opere che, a partire dagli anni ottanta del Novecento, sono stati acquisiti
al patrimonio dello Stato e documenta momenti significativi dell'arte
italiana, in particolare meridionale, dal Cinquecento al Novecento. Espone opere
del Settecento di pittori nati in Calabria da Pietro Negroni a Mattia
Preti, nonché Luca Giordano e altri, ed in considerazione della
storica dipendenza della Calabria da Napoli, di artisti napoletani che hanno
influenzato gli esiti della pittura locale.
La Galleria
Nazionale, aperta al pubblico con un allestimento in linea con gli standard
europei, ha ricevuto il riconoscimento istituzionale ufficiale con Decreto
Regionale istitutivo del 30 maggio 2009. Annovera pregevoli opere di Marco
Pino, Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro, Pacecco
De Rosa, Dirk van Baburen, Carlo Maratta, Mattia Preti (le
Fatiche di Ercole con le tele di Ercole che libera Prometeo ed Ercole che libera
Teseo, il Martirio di San Sebastiano, San Girolamo, Giacobbe, Labano il suo
gregge e Rachele, Corred con Rebecca che nasconde gli idoli e la Sofonisba,
opera proveniente dalla Collezione Ruffo del Seicento), Francesco Cozza,
Pietro
Novelli, Giuseppe Recco, Carlo Maratta, il Baciccio, Paolo
De Matteis, Francesco De Mura, due bozzetti di Sebastiano Conca, un
dipinto di Stefano Liguoro, una Sacra Famiglia del cosentino Pietro
Negroni; due bozzetti di Corrado Giaquinto che raffigurano L'Olimpo e
Apoteosi della Spagna e la Gloria di San Giovanni di Dio, splendide tele di Luca
Giordano (Morte di Lucrezia, Morte di Cleopatra, Veduta di Napoli con
rovine classiche e figura, Jezabel dilaniata dai cani).
Altre opere
sono state acquisite al patrimonio dello Stato e destinate alla Galleria
Nazionale di Cosenza nel 1996 e provengono dalla galleria privata di Lydia
Winston Malbin, importante collezionista americana. Il nucleo più
rappresentativo è costituito da studi anatomici e di figure, di paesaggi ed
architetture. Tra i pezzi più interessanti Gisella, puntasecca del 1907;
l'acquaforte La madre con l'uncinetto; gli studi per Contadini al lavoro e
Campagna lombarda; i disegni preparatori per il dipinto La risata nonché il
pastello su cartoncino raffigurante Gisella. Oltre alle opere grafiche è
presente anche una copia di Forme uniche della continuità nello spazio,
donata al museo con atto del Direttore del Polo Museale Angela Acordon e del
direttore del Museo Domenico Belcastro. L'esemplare donato è l'unico dichiarato
d'interesse particolarmente importante con un decreto, il nº 77/2013 del Ministero
dei Beni Culturali[7] ed è pubblicato sul catalogo generale a cura di
Calvesi-Dambruso (pag. 452) Allemandi Torino 2016.
A partire dal
29 maggio 2010 si è arricchita di 38 opere in comodato d'uso della Collezione
Carime, per le quali è stata allestita una nuova ala del complesso espositivo.
Sono presenti varie mostre temporanee di alto profilo, tra le quali quella
dedicata ad Umberto Boccioni terminata il 31 dicembre 2009. La
raccolta è strutturata in sessantacinque disegni e incisioni con opere che
mostrano l’interesse di Boccioni per la grafica appresa come disegnatore a
Roma. I disegni siglati o firmati sono compresi in un arco temporale che va dal
1906 al 1915, documentano l’arte di Boccioni dagli anni della formazione fino
alla consolidata affermazione futurista e nel 1961, in occasione della mostra
The Graphic Work of Umberto Boccioni, sono stati esposti nel Museum of
Modern Art di New York. L’allestimento e il percorso espositivo sono
stati impostati secondo logiche e criteri di comunicatività ed idonei standard
museali condivisi a livello europeo; la fruibilità delle opere ai visitatori
risponde ad un criterio analitico di tipo cronologico e tematico.
La Galleria ha
ospitato negli anni molteplici mostre temporanee. Tra le più importanti si
citano: "Umberto Boccioni. Disegni e Incisioni della Galleria
Nazionale" curata da Nella Mari nel 2003, "Argenti in Calabria"
curata da Salvatore Abita nel 2007, "Carlo Levi: opere scelte" curata
da Michele Saponaro e Pia Vivarelli nel 2007, "Open Space 2. Incursioni
figurative" curata da Fabio De Chirico e Carmelo Cipriani nel 2012,
"Giovanni Gasparro versus Mattia Preti" curata da Fabio De
Chirico nel 2015, "Rembrandt. I cicli grafici, le sue più belle
incisioni" curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano nel 2019,
"Il Bambin Gesù delle mani del Pinturicchio" nel 2019-20,
"Japan. Maestri d'Oriente: Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi, Kunisada..."
curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano nel 2022, "Manet. Noir
et blanc" curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano nel 2023.
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Palazzo
Compagna, piazza Duomo centro storico - 1700
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Vecchio
Palazzo di città (poi Casa delle Culture) -
XVII secolo
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Palazzo
Orsomarsi - XVIII secolo
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Palazzo
Bombini, centro storico -
XVII secolo
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Palazzo
Giannuzzi-Savelli - XV secolo
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Palazzo
Archi di Vaccaro- XV secolo
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Palazzo Grisolia
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Palazzo
Persiani
- 1500
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Palazzo Collice
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Palazzo Magliocchi
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Palazzo Gervasi
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Palazzo Maria Greco
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Palazzo Vercillo
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Palazzo Vitari
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Palazzo Caselli Vaccaro
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Palazzo Cicala - 1400
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Palazzo Falvo - 1400
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Palazzo Quintieri
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Palazzo Sersale - 1592
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Palazzo
di Città, ex sede del Decurionato Cittadino e sede municipale fino al 1969
- centro storico 1600
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Palazzo
del Contestabile Ciaccio poi Sedile dei Nobili e infine Palazzo di Giustizia
sino alla metà del XVI secolo, centro storico
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Villa
Salfi: realizzata nella seconda metà dell'Ottocento sorge al limite nord
del quartiere delle Paparelle. La facciata è di stile neoclassico con influsso
napoletano, in particolare dello stile pompeiano. L'atrio è decorato da due
colonne in stile dorico, mentre il resto della facciata è caratterizzata da
balconi con stipiti modanati, bugnato piatto
regolare, mensole di arcotrave, fascia marcapiano con la cornice e la
trabeazione con fregio, bugnato piatto regolare e triglifi e metope.
Enrico Salfi curò i dipinti e gli interni della propria villa.
-
Villa
Rendano:
sorge al limite sud del quartiere Paparelle e viene completata nel 1891. Si
sviluppa su tre piani con volume rettangolare fasciato con disegni a lesene.
Il prospetto decorativo della facciata si presenta abbastanza ricco e ornato, i
balconi sono caratterizzati da balaustra in ghisa, e timpani superiori
triangolari e arcuati. Si nota inoltre nella facciata una ricca balaustra con
cimase d'angolo su cui si erge una vela scenografica ornata in muratura. Anche
l'interno si presenta elegante e ornato con pitture, soffitti dipinti, pannelli
decorativi e stucchi della tradizione napoletana dell'Ottocento.

A
Cosenza l'architettura pubblica e privata nel primo novecento fu caratterizzata
da una separazione netta tra le rivisitazioni classiche dell'Ottocento in cui
coesistevano le visioni neogotiche e neorinascimentali, e le proiezioni moderne
e futuriste.
L'architettura dell'espansione urbana dal 1904 al 1934 circa fu
quindi segnata dal cosiddetto "eclettismo umbertino" connesso a
decorazioni e impianti formali di rivisitazione classica, dal 1935 in poi e nel
dopoguerra fu invece contraddistinta da innovazioni formali e da un salto di
visione funzionale a un rinnovamento delle proposte architettoniche in ottica
moderna e di qualità. Si raggiunsero dei buoni risultati anche grazie
all'apporto di maestranze, professionisti e architetti esterni che indirizzarono
il percorso futuro dell'edilizia cittadina e agli interventi a diretta
partecipazione dello Stato. Tra le architetture del Novecento inserite nel
contesto urbano sono degne di menzione le seguenti:
Palazzo
della Cassa di Risparmio
- Venne
realizzato su Corso Telesio su progetto redatto nel 1904, completato nel 1909 e
inaugurato nel 1910. L'edificio di notevoli dimensioni si presenta con un
portale di ispirazione classica e una struttura architettonica segnata dal bugnato liscio
e lesene di prospetto. L'atrio interno presenta delle colonne marmoree
e una bella scalinata principale inserita nel contesto.
Edificio
ex Banca di Calabria
- Edificio
che richiama lo stile sobrio di ispirazione coloniale, che emerge anche nella
struttura del giardino perimetrale.
Banca
d'Italia
- L'edificio
richiama lo stile di ispirazione coloniale sia nella facciata esterna che nel
giardino che impegna tutto il perimetro. È caratterizzato da un'impronta
neoclassica riconoscibile dall'accentuazione delle cornici orizzontali di piano
e dai terrazzi laterali che ne equilibrano il prospetto. L'insieme è completato
da un ampio spazio verde attrezzato a giardino.
Ferrovie
dello Stato edificio della sezione Lavori - 1926
- La
facciata dell'edificio propone un prospetto caratterizzato da
lesene segnate
da bugne emergenti che si estendono fino al portale d'accesso. Il disegno
complessivo è segnato dalle aperture che si alternano in un rapporto di vuoto e
pieno.
Edificio
ex Banca Popolare Cosentina - 1926
- L'edificio
opera dell'architetto Giovanni
Battista Milani presenta espressioni di recupero rinascimentale e di
ispirazione barocca tipiche di fine Ottocento. Il prospetto mostra il portale
segnato da due colonne con accenni di timpano curvo, e imponenti decorazioni
come l'arco del piano superiore con fregio scultoreo e il bugnato di
base. Il salone e l'atrio sono decorati con stucco, ferro lavorato e lavori
artigiani che richiamano lo stile classico.
Edificio
Regie Poste e Telegrafi - 1927
- È
uno degli edifici più imponenti di Cosenza che per la centralità e il servizio
pubblico segnava un punto di incontro tra la città vecchia e la nuova. A pianta
trapezoidale, è caratterizzato da elementi architettonici di ispirazione
classica. Il salone interno di forma ovale presenta decori e cornici di
ispirazione neoclassica e rinascimentale e lesene scanalate.
Hotel
Excelsior - 1927
- Venne
costruito dopo la stazione ferroviaria e presenta un ampio prospetto su Viale
Trieste ben curato e caratterizzato da richiami neorinascimentali. La facciata
del prospetto principale con relativo decoro superiore di facciata e gli arredi
interni sono invece ornati con decori tardo-liberty.
Acquedotto
del Merone - 1932
- Fu
progettato dall'ingegner Tommaso Gualano ed edificato a 330 metri sul livello
del mare, su una collina che domina la città nuova ispirando il richiamo al
castello con due torri, con il fine di esaltare il ruolo di rilevante importanza
nei servizi urbani di Cosenza. Il prospetto richiama lo stile neogotico e
neorinascimentale; l'area annessa fu completata con il verde del Parco delle
Rimembranze.
Istituto
Tecnico Commerciale Nitti (Ex Casa Littoria Michele Bianchi) - 1934
- La
Casa Littoria ripropone il recupero di elementi rinascimentali tipici del tardo
Ottocento. Il prospetto principale evidenzia le bugne e lesene a
fascia orizzontale, nei piani superiori si ricorre alle finestre con aggetti a
timpani triangolari e cornici orizzontali. Nelle
sezioni murarie esterne spicca l'apparato decorativo.
Villino
Castiglionei - 1930
- Il
Villino interpreta lo sviluppo di temi eclettici di quel periodo storico a
Cosenza con il recupero formale di stile romanico e rinascimentale soprattutto
nell'attuazione esteriore; il taglio grafico infatti è di derivazione romanica
mentre i decori e i dettagli di qualità richiamano lo stile rinascimentale.
Edificio
Unione Agricoltura
- Il
fabbricato manifesta uno stile del tardo periodo liberty attraverso
la facciata esaltata con fascia di sommità ornata di medaglioni senza il
ricorso a richiami decorativi. Sulla faccia prospettica di colmo campeggia la
denominazione di fabbrica inserita in una vela con sagoma curva, adorna di
ghirlande stilizzate.
Villa
Valentini, Via Alimena - 1935
- La
villa esprime il ritorno agli assunti di matrice classica anche se senza
l'apporto di elementi decorativi. L'impostazione risente ancora
dell'articolazione dei volumi nella ricerca di spazi introversi.
Istituto
Magistrale statale "Lucrezia Della Valle" - 1936
- Progettato
dall'ingegnere Gualano nel 1936, i lavori vennero parzialmente conclusi nel 1941
e completati nel dopoguerra. Il progetto prevedeva su una superficie di 1900 m²
18 aule con servizi complementari, palestra coperta di 240 m² e aree scoperte.
Il prospetto è segnato dal "gigantismo" della facciata che si esprime
attraverso i grossi pilastri che solcano la facciata di entrata. L'impianto
venne raccordato alle strade di piano, Via Somalia, Via Asmara, Via Balilla e
l'ingresso su piazza delle Colonie.
Palazzo
degli Uffici Finanziari - 1936
- Progettato
nel 1929 dall'ingegnere Bonetti in stile neo-rinascimentale, fu ridisegnato
dall'architetto Camillo Autore e completato nel 1936. Il prospetto principale è
segnato dal riquadro verticale a rilievo dei pilastri per tutta la sua altezza,
con un'ampia corte centrale con volume monolitico su cui si apre il sistema
delle aperture in modo indistinto. Un'ampia gradinata su Corso Mazzini enfatizza
il ruolo istituzionale e monumentale della struttura, mentre all'interno è
caratterizzato da un vasto atrio di ingresso a cui fa seguito una scala
semicircolare. Gli ambienti vengono collegati da un ampio corridoio centrale con
il cortile aperto.
Palazzo
della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura - 1935
- Rappresenta
l'edificio più interessante dell'architettura del Novecento a Cosenza e tra i
più significativi dell'architettura contemporanea italiana. La totalità del
prospetto centrale su Via Alimena è contraddistinta da una parete curva è
raccordata al volume della sala delle adunate con piani orizzontali che ne
suddividono le funzioni. La base del corpo di fabbrica a sezione di
circonferenza è rivestita con lastre in pietra, mentre l'esposizione seriale
delle aperture superiori evidenzia delle griglie riquadrate con cornice a doppia
altezza in posizione trasversale all'ingresso. Nella pianta del piano terra
risaltano il grande atrio centrale collegato allo scalone a cui fanno da sfondo
i pilastri dell'ampia vetrata curva, la sala convegni e il vestibolo di ingresso
in cui sono collocati gli uffici amministrativi e il Salone del Consiglio
illuminato dalla griglia centrale di prospetto. Gli interni evidenziano degli
eleganti pilastri rivestiti in lastre di marmo, si armonizzano con i pavimenti
chiari e il flusso di luce immesso dalla vetrata in vetro cemento; l'arredo
interno è complessivamente contraddistinto da un'architettura di qualità
mediante l'uso di materiali durevoli.
Edificio
INPS - 1938