Cosenza
  
  

Architetture civili del centro storico

Il centro storico di Cosenza incarna nelle sue forme architettoniche l'apice dell'espansione e della cultura dei Bruzi. Elementi caratteristici della parte antica della città di estensione ragguardevole, nella comparazione con le altre città del Mezzogiorno, sono la concentrazione di edifici monumentali, i numerosi palazzi padronali e di pregio, il disegno urbano, caratterizzato da un dedalo di strette strade che si snodano attorno agli antichi edifici, chiese, conventi, case fortezze, slarghi e piazze. Lo spazio urbano è inserito tra i fiumi Crati e Busento.

Sul colle Triglio, dal latino Tribulum, la mola dell'antico mulino in cui si macinava, in campagna, il grano per nutrire la città, si trova palazzo Arnone, ex sede del tribunale e del carcere, poi trasformato in sede della galleria nazionale. Piazza XV Marzo, la piazza più importante della città antica ospita il Teatro Alfonso Rendano, la Villa Vecchia e il Palazzo del Governo. In piazza Antonio Toscano, che ospita i ruderi archeologici di epoca bruzia e romana, è ubicata la biblioteca nazionale.

Diversi anche gli edifici e architetture pubbliche di particolare pregio architettonico e storico.

- Casa delle Culture (XVI secolo)

- Palazzo del Governo (XVII secolo) - È stato costruito in stile neoclassico intorno alla metà del 1800, più precisamente tra il 1844 e il 1847 sulle strutture di un monastero, quello di Santa Maria di Costantinopoli, realizzato nel 1711 per volontà dell'Arcivescovo Andrea Brancaccio a sua volta impiantato su preesistenti palazzi nobiliari risalenti al XV secolo del quale nucleo originario rimane traccia nei sotterranei del Palazzo, in particolare nei resti di tre altari. Il fine dell'Arcivescovo fu quello di realizzare un complesso monastico femminile e un nuovo luogo di culto, una chiesa dedicata a Santa Maria di Costantinopoli in grado di venerare l'immagine della Madonna proveniente dalla chiesa di San Giovanni Gerosolomitano che era considerata miracolosa dai cosentini.

Nel 1807 il monastero venne adibito ad uso militare per l'alloggio di truppe dopo l'invasione francese e l'espropriazione dei luoghi di culto in conseguenza della soppressione degli Ordini religiosi. Tra il 1815 ed il 1820 l'ex monastero venne restaurato sotto la direzione del regio ingegnere del Corpo di Ponti e Strade di Napoli Alessandro Villacci diventando sede dell'Intendenza di Calabria Citeriore, degli uffici dell'Archivio Provinciale e alloggio dello stesso intendente. Il Palazzo assunse l'aspetto attuale a partire dal 1840 per volontà dell'Intendente De Sangro che fu l'artefice dei lavori di ristrutturazione e ripristino e cambiò destinazione d'uso allo stabile che divenne sede della Prefettura e della Provincia. Gli interventi di ristrutturazione modificarono la struttura d originaria e segnarono l'edificazione di nuovi spazi attraverso un linguaggio architettonico di stampo classico; in particolare vennero creati due vasti cortili a quote differenti, una scala monumentale di accesso al piano nobile, una spaziosa galleria per le feste pubbliche. Il palazzo divenne la sede della Provincia di Cosenza, istituita con un decreto del 2 gennaio 1861.

Il prospetto centrale dell'edificio si affaccia su piazza XV marzo, è in stile neoclassico ed è diviso in due ordini la cui scansione è evidenziata dal materiale differente impiegato; il piano terra che rispecchia la tradizione del Cinquecento è rivestito da pietre a bugna, mentre il primo piano presenta una superficie intonacata. Il portale d'ingresso dell'edificio si presenta con una leggera sporgenza, ideata per contenere e sostenere l'ampia balconata del piano superiore, secondo un'impostazione che rispetta la tradizione architettonica dei palazzi nobiliari del XVI secolo.

All'interno sono presenti pregevoli pitture e vari affreschi realizzati nella Sala Consiliare dai fratelli Enrico e Federico Andreotti giunti a Cosenza da Firenze nel 1879 per decorare le sale del palazzo in occasione dell'arrivo in città di Umberto I di Savoia e Margherita di Savoia. La sala IV in particolare è incentrata sugli affreschi che raffigurano Dante e Machiavelli quali importanti rappresentanti dell'Italia, e Federico II di Svevia e Ruggero I d'Altavilla che segnarono momenti di grande splendore per la città ed il Mezzogiorno. Il genio della Provincia è invece simboleggiato da quattro medaglioni circondati da immagini allegoriche con i ritratti in onore di quattro personaggi cosentini che si sono contraddistinti per i risultati eccelsi raggiunti nella scienza del sapere: Bernardino Telesio per la filosofia, Antonio Serra per l'economia, Gian Vincenzo Gravina per la letteratura, Gaetano Argento per il diritto. Lo stile decorativo richiama la tradizione del Cinquecento accostata ai temi neoclassici e lo stile romantico e naturalistico tipico dell'Ottocento. La sintesi di qualità artistica raggiunta ne fa una delle migliori rappresentazioni artistiche e architettoniche del Meridione d'Italia. Nel cortile interno troviamo un busto di Vittorio Emanuele II.

- Ponte ferrovie mediterranee - calabrolucane - 1895

- Teatro di tradizione Alfonso Rendano (XIX secolo) - Il Teatro Comunale di Cosenza è ubicato in Piazza XV Marzo, la piazza più ampia del centro storico bruzio, a 267 metri s.l.m., ed è dedicato al pianista e compositore Alfonso Rendano. Rappresenta l'unico Teatro di tradizione della regione Calabria.

La storia del Teatro Alfonso Rendano affonda le sue radici nel Rinascimento, epoca che vide nascere in città le prime opere teatrali e le prime esperienze musicali, ed è preceduta dalle vicende di tre teatri cosentini dei quali oggi non è quasi rimasta traccia, ma che sono testimonianza del fermento culturale che ha sempre caratterizzato la città di Cosenza sino all’Ottocento-. Infatti, con regio decreto dell’8 giugno 1810, Gioacchino Murat dispone che l’amministrazione cittadina realizzi la costruzione di un teatro, ma soltanto nel 1819 re Ferdinando di Borbone ne decretò ufficialmente la costruzione, e nel 1830 sorse il Teatro Real Ferdinando, sul posto di un'antica chiesa del soppresso ordine dei Gesuiti, area oggi occupata dal vecchio liceo “Bernardino Telesio”. Nel 1853 il Teatro Real Ferdinando venne demolito, tranne il pronao templare con quattro colonne doriche e il frontone in stile neoclassico. L’edificio demolito restò per anni un rudere, finché non venne destinato a sede del Liceo Classico.

Intanto nel 1857 per iniziativa di alcuni privati cittadini amanti dell’arte, di fronte al palazzo della Prefettura venne eretto un teatro in legno, chiamato Baraccone ligneo, utilizzando gli arredi provenienti dallo smantellamento del vecchio Real Ferdinando.

Nel 1877 il Comune decise la costruzione del Teatro Comunale sull’area occupata dal Baraccone, su progetto dell’ing. Nicola Zumpano, dell’Ufficio tecnico comunale. I lavori procedettero a fatica, furono sospesi più volte. Finalmente il 20 novembre 1909 con la rappresentazione dell'Aida di Giuseppe Verdi, eseguita dalla compagnia Corsi-Bruno-Areson-Minolfi, e accompagnata dall’orchestra diretta dal Maestro Perosio, il Teatro Comunale (o Massimo) apre le sue porte alla città tra polemiche e disapprovazioni per il costoso sfarzo della soirée e le eleganti toilettes delle signore e signorine dell’alta borghesia e dell’aristocrazia cittadina.

 

Il Teatro Comunale presentava una vasta sala con tre ordini di palchi rivestiti in velluto rosso cremisi, aveva belle decorazioni pittoriche ed in stucco realizzate da Giovanni Diana di Napoli nella sala, da Enrico Salfi nel soffitto che presentava in distinti gruppi di figure l’allegoria delle arti.

Il sipario storico disegnato da Domenico Morelli ed eseguito dal napoletano Paolo Vetri nel 1901, e che si conserva ancora oggi, illustra il festoso arrivo a Cosenza, nel 1433, di Luigi III d’Angiò, duca di Calabria e della sua giovane sposa Margherita di Savoia.

Nel periodo che va dal 1916 al 1920 l’attività teatrale venne notevolmente ridimensionata a causa della dello scoppio della prima guerra mondiale, quando il Massimo fu temporaneamente adibito a caserma militare.

Le attività teatrali ripresero nel 1920 e nel 1935, e fu proprio in quegli anni che il Teatro Comunale venne intitolato al pianista e compositore Alfonso Rendano.

Nel 1943, una bomba destinata al vicino Castello Normanno-Svevo, sede della contraerea, colpì in pieno il teatro distruggendone il soffitto e danneggiando gravemente tutte le suppellettili.

I lavori di ricostruzione iniziarono nel 1953, e furono affidati dal Comune all’architetto partenopeo Ezio Gentile. Il nuovo Teatro fu ricostruito in stile neoclassico, ricalcando quasi fedelmente lo schema originario, impreziosito da stucchi e decorazioni che adornano tutti gli spazi interni. Fu ricavato, in corrispondenza dell’ultimo piano dell’edificio, un ampio foyer, più tardi intitolato al Maestro e compositore cosentino Maurizio Quintieri. Il 7 gennaio 1967 i cosentini assistettero all’inaugurazione del nuovo Teatro con la rappresentazione della Traviata di Verdi, diretta dal Maestro Armando La Rosa Parodi e interpretata da Virginia ZeaniLuciano SaldariLino Puglisi.

Il 16 novembre 1976 il Teatro Comunale “A. Rendano” venne riconosciuto Teatro di Tradizione «per la qualificata attività culturale e artistica svolta» e per il particolare impulso alle locali tradizioni artistiche e musicali.

Ancora oggi il Teatro Rendano è il fulcro delle attività artistiche dell'intera regione.

Tra i cantanti che sono andati in scena sul palco del Rendano nella sua storia ultracentenaria si ricordano: i soprani Raina KabaivanskaAnna MoffoKatia RicciarelliGemma Bellincioni, Isabellaa de FrateVirginia ZeaniAyres Borghi-Zerni, Marcella PobbeMaria Carla CuriaGiusy Devinu, Olivia StappClara PetrellaPatrizia Pace; i mezzosoprani: Fiorenza Cassotto, Viorica Cortez, Martha Senn; i tenori: Mario Del MonacoTito SchipaGiacomo Lauri VolpiFerruccio Tagliavini, Giovanni MartinelliLuciano SaldariErnesto PalacioLando Bartolini, Pietro BalloTullio Verona, Gianfranco PastineVittorio Grigolo, Giorgio Merighi, Giuseppe Giacomini;i baritoni: Titta RuffoTito GobbiBenvenuto FranciLino PuglisiRolando Panerai, Giangiacomo GuelfiSimone AlaimoBruno Praticò.

Tra i direttori d'orchestra figurano: Armando La Rosa Parodi, Massimo de BernartOttavio ZiinoEdoardo MüllerAlberto ZeddaErmanno Wolf-FerrariFrancesco Saverio SalfiEmilio Capizzano, Carlo Franci, Giacomo Zani.

Tra i musicisti che si sono esibiti al Teatro Rendano vi sono: Paco de LucíaChet BakerMichel PetruccianiTony ScottDizzy Gillespie, Lionel HamptonJimmy WitherspoonJoy GarrisonJohn McLaughlinTom Kirkpatrick e diversi altri.

Nel 2002-2003 venne nuovamente restaurato e puo' vantare un'eccezionale varietà artistica.  

Di stile neoclassico ottocentesco, con tre ordini di palchi, spiccavano belle decorazioni pittoriche e in stucco. In particolare spiccava la decorazione del soffitto, il cui fulcro della composizione era il dipinto del pittore cosentino Enrico Salfi raffigurante cinque grandi allegorie (che alludevano alle Arti teatrali): il trionfo di Venere (su un carro trainato da colombe) circondato dalle Muse della danza, della poesia lirica, della commedia e della tragedia. Le decorazioni originali del soffitto andarono distrutte in seguito ad un bombardamento del 1943 che colpì in pieno il teatro. Tra le parti originali ancora presenti ricordiamo Il sipario storico, che illustra il festoso arrivo a Cosenza, nel 1433, del Duca di Calabria e Re titolare di Napoli Luigi III d'Angiò e della sua giovane sposa Margherita di Savoia dipinto dal napoletano Paolo Vetri nel 1901.

La facciata esterna del Teatro ripercorre il tema architettonico del periodo della rivisitazione classica, tipico dell'eclettismo umbertino che si manifestò a Cosenza nelle architetture dal 1904 al 1934 circa. È caratterizzata dal porticato con grandi pilastri che dominano Piazza XV Marzo, decorato a bugne lisce discontinue separate con alcune cornici dal piano superiore. Il piano soprastante invece è segnato da un sistema binato di lesene che delimitano l'archivolto dei balconi. L'apparato è sormontato da un cornice che si estende per tutto il perimetro, sul quale spicca una balaustra traforata sulla quale al centro si trova lo stemma civico.

La sala ha forma a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e una galleria e dispone di 800 posti: 336 in platea e 479 distribuiti in tre ordini di palchi più galleria. Il palcoscenico (con una profondità di 14 metri, boccascena di 14 metri e graticcia alta 19 metri) è capace di ospitare allestimenti, anche impegnativi, di spettacoli lirici e di prosa.

 La configurazione dei volumi consente di ospitare concerti sinfonici, spettacoli di danza, convegni importanti. Dispone inoltre di un laboratorio di falegnameria, di sartoria, di sala trucco, di infermeria. La Sala “Maurizio Quintieri” all'interno del teatro ha una dimensione di metri 16 per metri 16,5, può essere allestita con 150 posti a sedere; è dotata di una pedana di metri 5 x 3,90 illuminata da quattro riflettori e dotata di due pianoforti.

- Teatro Morelli

- Galleria Nazionale di Cosenza o Palazzo Arnone (XVI secolo) - La Galleria Nazionale di Cosenza è ubicata nell'antico Palazzo Arnone sul colle Triglio. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la gestisce tramite il Polo museale della Calabria, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.  

Il palazzo, iniziato a costruire agli inizi del XVI secolo da Bartolo Arnone, fu venduto allo Stato prima del suo completamento. Nella sua lunga storia ospitò i presidi di Calabria Citeriore e il Grande Archivio di Giustizia, fu prima sede del Tribunale e della Regia Udienza e col tempo assunse la funzione di carcere. Nel 1734 in seguito ad un tumulto popolare e nel 1747 a causa di una rivolta delle donne che vi erano detenute, subì due incendi abbastanza gravi che lo resero inagibile per un determinato periodo di tempo. In seguito alla sua ristrutturazione, per volontà dell'allora Governatore delle Calabrie, nel 1758 venne arricchito dalla costruzione agli angoli di quattro bastioni (un primo era stato eretto dal preside Filomarino nel 1747). Subì gravi danni durante il catastrofico terremoto del 1854 che fece crollare l'ultimo piano ed in seguito assunse la duplice funzione di tribunale ubicato nel piano superiore e di carcere mandamentale ubicato nel piano inferiore. Dopo il trasferimento del carcere, ed un periodo di abbandono, iniziarono i lavori per l'adattamento della struttura a sede museale. Nella piazza antistante venne piantato uno degli alberi della libertà e nel vasto androne con volta a botte è affrescato lo stemma del Reame di Spagna datato 1775.  

Nel museo trova collocazione permanente una pinacoteca costituita dalla collezione dei dipinti ed opere che, a partire dagli anni ottanta del Novecento, sono stati acquisiti al patrimonio dello Stato e documenta momenti significativi dell'arte italiana, in particolare meridionale, dal Cinquecento al Novecento. Espone opere del Settecento di pittori nati in Calabria da Pietro Negroni a Mattia Preti, nonché Luca Giordano e altri, ed in considerazione della storica dipendenza della Calabria da Napoli, di artisti napoletani che hanno influenzato gli esiti della pittura locale.

La Galleria Nazionale, aperta al pubblico con un allestimento in linea con gli standard europei, ha ricevuto il riconoscimento istituzionale ufficiale con Decreto Regionale istitutivo del 30 maggio 2009. Annovera pregevoli opere di Marco Pino, Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro, Pacecco De Rosa, Dirk van Baburen, Carlo Maratta, Mattia Preti (le Fatiche di Ercole con le tele di Ercole che libera Prometeo ed Ercole che libera Teseo, il Martirio di San Sebastiano, San Girolamo, Giacobbe, Labano il suo gregge e Rachele, Corred con Rebecca che nasconde gli idoli e la Sofonisba, opera proveniente dalla Collezione Ruffo del Seicento), Francesco Cozza, Pietro Novelli, Giuseppe Recco, Carlo Maratta, il Baciccio, Paolo De Matteis, Francesco De Mura, due bozzetti di Sebastiano Conca, un dipinto di Stefano Liguoro, una Sacra Famiglia del cosentino Pietro Negroni; due bozzetti di Corrado Giaquinto che raffigurano L'Olimpo e Apoteosi della Spagna e la Gloria di San Giovanni di Dio, splendide tele di Luca Giordano (Morte di Lucrezia, Morte di Cleopatra, Veduta di Napoli con rovine classiche e figura, Jezabel dilaniata dai cani).

 

Altre opere sono state acquisite al patrimonio dello Stato e destinate alla Galleria Nazionale di Cosenza nel 1996 e provengono dalla galleria privata di Lydia Winston Malbin, importante collezionista americana. Il nucleo più rappresentativo è costituito da studi anatomici e di figure, di paesaggi ed architetture. Tra i pezzi più interessanti Gisella, puntasecca del 1907; l'acquaforte La madre con l'uncinetto; gli studi per Contadini al lavoro e Campagna lombarda; i disegni preparatori per il dipinto La risata nonché il pastello su cartoncino raffigurante Gisella. Oltre alle opere grafiche è presente anche una copia di Forme uniche della continuità nello spazio, donata al museo con atto del Direttore del Polo Museale Angela Acordon e del direttore del Museo Domenico Belcastro. L'esemplare donato è l'unico dichiarato d'interesse particolarmente importante con un decreto, il nº 77/2013 del Ministero dei Beni Culturali[7] ed è pubblicato sul catalogo generale a cura di Calvesi-Dambruso (pag. 452) Allemandi Torino 2016.

A partire dal 29 maggio 2010 si è arricchita di 38 opere in comodato d'uso della Collezione Carime, per le quali è stata allestita una nuova ala del complesso espositivo. Sono presenti varie mostre temporanee di alto profilo, tra le quali quella dedicata ad Umberto Boccioni terminata il 31 dicembre 2009. La raccolta è strutturata in sessantacinque disegni e incisioni con opere che mostrano l’interesse di Boccioni per la grafica appresa come disegnatore a Roma. I disegni siglati o firmati sono compresi in un arco temporale che va dal 1906 al 1915, documentano l’arte di Boccioni dagli anni della formazione fino alla consolidata affermazione futurista e nel 1961, in occasione della mostra The Graphic Work of Umberto Boccioni, sono stati esposti nel Museum of Modern Art di New York. L’allestimento e il percorso espositivo sono stati impostati secondo logiche e criteri di comunicatività ed idonei standard museali condivisi a livello europeo; la fruibilità delle opere ai visitatori risponde ad un criterio analitico di tipo cronologico e tematico.

La Galleria ha ospitato negli anni molteplici mostre temporanee. Tra le più importanti si citano: "Umberto Boccioni. Disegni e Incisioni della Galleria Nazionale" curata da Nella Mari nel 2003, "Argenti in Calabria" curata da Salvatore Abita nel 2007, "Carlo Levi: opere scelte" curata da Michele Saponaro e Pia Vivarelli nel 2007, "Open Space 2. Incursioni figurative" curata da Fabio De Chirico e Carmelo Cipriani nel 2012, "Giovanni Gasparro versus Mattia Preti" curata da Fabio De Chirico nel 2015, "Rembrandt. I cicli grafici, le sue più belle incisioni" curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano nel 2019, "Il Bambin Gesù delle mani del Pinturicchio" nel 2019-20, "Japan. Maestri d'Oriente: Hokusai, Hiroshige, Kuniyoshi, Kunisada..." curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano nel 2022, "Manet. Noir et blanc" curata da Alessandro Mario Toscano e Marco Toscano nel 2023.

- Palazzo Compagna, piazza Duomo centro storico - 1700

- Vecchio Palazzo di città (poi Casa delle Culture) - XVII secolo

- Palazzo Orsomarsi - XVIII secolo

- Palazzo Bombini, centro storico - XVII secolo

- Palazzo Giannuzzi-Savelli - XV secolo

- Palazzo Archi di Vaccaro- XV secolo

- Palazzo Grisolia

- Palazzo Persiani - 1500

- Palazzo Collice

- Palazzo Magliocchi

- Palazzo Gervasi

- Palazzo Maria Greco

- Palazzo Vercillo

- Palazzo Vitari

- Palazzo Caselli Vaccaro

- Palazzo Cicala - 1400

- Palazzo Falvo - 1400

- Palazzo Quintieri

- Palazzo Sersale - 1592

- Palazzo di Città, ex sede del Decurionato Cittadino e sede municipale fino al 1969 - centro storico 1600

- Palazzo del Contestabile Ciaccio poi Sedile dei Nobili e infine Palazzo di Giustizia sino alla metà del XVI secolo, centro storico

- Villa Salfi: realizzata nella seconda metà dell'Ottocento sorge al limite nord del quartiere delle Paparelle. La facciata è di stile neoclassico con influsso napoletano, in particolare dello stile pompeiano. L'atrio è decorato da due colonne in stile dorico, mentre il resto della facciata è caratterizzata da balconi con stipiti modanati, bugnato piatto regolare, mensole di arcotrave, fascia marcapiano con la cornice e la trabeazione con fregio, bugnato piatto regolare e triglifi e metope. Enrico Salfi curò i dipinti e gli interni della propria villa.

- Villa Rendano: sorge al limite sud del quartiere Paparelle e viene completata nel 1891. Si sviluppa su tre piani con volume rettangolare fasciato con disegni a lesene. Il prospetto decorativo della facciata si presenta abbastanza ricco e ornato, i balconi sono caratterizzati da balaustra in ghisa, e timpani superiori triangolari e arcuati. Si nota inoltre nella facciata una ricca balaustra con cimase d'angolo su cui si erge una vela scenografica ornata in muratura. Anche l'interno si presenta elegante e ornato con pitture, soffitti dipinti, pannelli decorativi e stucchi della tradizione napoletana dell'Ottocento.

A Cosenza l'architettura pubblica e privata nel primo novecento fu caratterizzata da una separazione netta tra le rivisitazioni classiche dell'Ottocento in cui coesistevano le visioni neogotiche e neorinascimentali, e le proiezioni moderne e futuriste. 

L'architettura dell'espansione urbana dal 1904 al 1934 circa fu quindi segnata dal cosiddetto "eclettismo umbertino" connesso a decorazioni e impianti formali di rivisitazione classica, dal 1935 in poi e nel dopoguerra fu invece contraddistinta da innovazioni formali e da un salto di visione funzionale a un rinnovamento delle proposte architettoniche in ottica moderna e di qualità. Si raggiunsero dei buoni risultati anche grazie all'apporto di maestranze, professionisti e architetti esterni che indirizzarono il percorso futuro dell'edilizia cittadina e agli interventi a diretta partecipazione dello Stato. Tra le architetture del Novecento inserite nel contesto urbano sono degne di menzione le seguenti:

Palazzo della Cassa di Risparmio - Venne realizzato su Corso Telesio su progetto redatto nel 1904, completato nel 1909 e inaugurato nel 1910. L'edificio di notevoli dimensioni si presenta con un portale di ispirazione classica e una struttura architettonica segnata dal bugnato liscio e lesene di prospetto. L'atrio interno presenta delle colonne marmoree e una bella scalinata principale inserita nel contesto.

Edificio ex Banca di Calabria - Edificio che richiama lo stile sobrio di ispirazione coloniale, che emerge anche nella struttura del giardino perimetrale.

Banca d'Italia - L'edificio richiama lo stile di ispirazione coloniale sia nella facciata esterna che nel giardino che impegna tutto il perimetro. È caratterizzato da un'impronta neoclassica riconoscibile dall'accentuazione delle cornici orizzontali di piano e dai terrazzi laterali che ne equilibrano il prospetto. L'insieme è completato da un ampio spazio verde attrezzato a giardino.

Ferrovie dello Stato edificio della sezione Lavori - 1926 - La facciata dell'edificio propone un prospetto caratterizzato da lesene segnate da bugne emergenti che si estendono fino al portale d'accesso. Il disegno complessivo è segnato dalle aperture che si alternano in un rapporto di vuoto e pieno.

Edificio ex Banca Popolare Cosentina - 1926 - L'edificio opera dell'architetto Giovanni Battista Milani presenta espressioni di recupero rinascimentale e di ispirazione barocca tipiche di fine Ottocento. Il prospetto mostra il portale segnato da due colonne con accenni di timpano curvo, e imponenti decorazioni come l'arco del piano superiore con fregio scultoreo e il bugnato di base. Il salone e l'atrio sono decorati con stucco, ferro lavorato e lavori artigiani che richiamano lo stile classico.

Edificio Regie Poste e Telegrafi - 1927 - È uno degli edifici più imponenti di Cosenza che per la centralità e il servizio pubblico segnava un punto di incontro tra la città vecchia e la nuova. A pianta trapezoidale, è caratterizzato da elementi architettonici di ispirazione classica. Il salone interno di forma ovale presenta decori e cornici di ispirazione neoclassica e rinascimentale e lesene scanalate.

Hotel Excelsior - 1927 - Venne costruito dopo la stazione ferroviaria e presenta un ampio prospetto su Viale Trieste ben curato e caratterizzato da richiami neorinascimentali. La facciata del prospetto principale con relativo decoro superiore di facciata e gli arredi interni sono invece ornati con decori tardo-liberty.

Acquedotto del Merone - 1932 - Fu progettato dall'ingegner Tommaso Gualano ed edificato a 330 metri sul livello del mare, su una collina che domina la città nuova ispirando il richiamo al castello con due torri, con il fine di esaltare il ruolo di rilevante importanza nei servizi urbani di Cosenza. Il prospetto richiama lo stile neogotico e neorinascimentale; l'area annessa fu completata con il verde del Parco delle Rimembranze.

Istituto Tecnico Commerciale Nitti (Ex Casa Littoria Michele Bianchi) - 1934 - La Casa Littoria ripropone il recupero di elementi rinascimentali tipici del tardo Ottocento. Il prospetto principale evidenzia le bugne e lesene a fascia orizzontale, nei piani superiori si ricorre alle finestre con aggetti a timpani triangolari e cornici orizzontali. Nelle sezioni murarie esterne spicca l'apparato decorativo.

Villino Castiglionei - 1930 - Il Villino interpreta lo sviluppo di temi eclettici di quel periodo storico a Cosenza con il recupero formale di stile romanico e rinascimentale soprattutto nell'attuazione esteriore; il taglio grafico infatti è di derivazione romanica mentre i decori e i dettagli di qualità richiamano lo stile rinascimentale.

Edificio Unione Agricoltura - Il fabbricato manifesta uno stile del tardo periodo liberty attraverso la facciata esaltata con fascia di sommità ornata di medaglioni senza il ricorso a richiami decorativi. Sulla faccia prospettica di colmo campeggia la denominazione di fabbrica inserita in una vela con sagoma curva, adorna di ghirlande stilizzate.

Villa Valentini, Via Alimena - 1935 - La villa esprime il ritorno agli assunti di matrice classica anche se senza l'apporto di elementi decorativi. L'impostazione risente ancora dell'articolazione dei volumi nella ricerca di spazi introversi.

Istituto Magistrale statale "Lucrezia Della Valle" - 1936 - Progettato dall'ingegnere Gualano nel 1936, i lavori vennero parzialmente conclusi nel 1941 e completati nel dopoguerra. Il progetto prevedeva su una superficie di 1900 m² 18 aule con servizi complementari, palestra coperta di 240 m² e aree scoperte. Il prospetto è segnato dal "gigantismo" della facciata che si esprime attraverso i grossi pilastri che solcano la facciata di entrata. L'impianto venne raccordato alle strade di piano, Via Somalia, Via Asmara, Via Balilla e l'ingresso su piazza delle Colonie.

Palazzo degli Uffici Finanziari - 1936 - Progettato nel 1929 dall'ingegnere Bonetti in stile neo-rinascimentale, fu ridisegnato dall'architetto Camillo Autore e completato nel 1936. Il prospetto principale è segnato dal riquadro verticale a rilievo dei pilastri per tutta la sua altezza, con un'ampia corte centrale con volume monolitico su cui si apre il sistema delle aperture in modo indistinto. Un'ampia gradinata su Corso Mazzini enfatizza il ruolo istituzionale e monumentale della struttura, mentre all'interno è caratterizzato da un vasto atrio di ingresso a cui fa seguito una scala semicircolare. Gli ambienti vengono collegati da un ampio corridoio centrale con il cortile aperto.  

Palazzo della Camera di Commercio, Industria e Agricoltura - 1935 - Rappresenta l'edificio più interessante dell'architettura del Novecento a Cosenza e tra i più significativi dell'architettura contemporanea italiana. La totalità del prospetto centrale su Via Alimena è contraddistinta da una parete curva è raccordata al volume della sala delle adunate con piani orizzontali che ne suddividono le funzioni. La base del corpo di fabbrica a sezione di circonferenza è rivestita con lastre in pietra, mentre l'esposizione seriale delle aperture superiori evidenzia delle griglie riquadrate con cornice a doppia altezza in posizione trasversale all'ingresso. Nella pianta del piano terra risaltano il grande atrio centrale collegato allo scalone a cui fanno da sfondo i pilastri dell'ampia vetrata curva, la sala convegni e il vestibolo di ingresso in cui sono collocati gli uffici amministrativi e il Salone del Consiglio illuminato dalla griglia centrale di prospetto. Gli interni evidenziano degli eleganti pilastri rivestiti in lastre di marmo, si armonizzano con i pavimenti chiari e il flusso di luce immesso dalla vetrata in vetro cemento; l'arredo interno è complessivamente contraddistinto da un'architettura di qualità mediante l'uso di materiali durevoli.  

Edificio INPS - 1938 - La facciata ripropone lo schema del portale su pilastri e della planimetria regolare del tipo a blocco su ampia base di travertino e il sistema originale dei balconi d'angolo curvo fino al terzo livello della facciata. La disposizione simmetrica prevede al centro la scala al servizio degli alloggi superiori.

Edificio INAIL - 1939 - L'edificio che risale al 1939 presenta l'ingresso su un portico pilastrato in travertino che si stacca dalla facciata dell'edificio stesso. Il prospetto principale invece corre parallelo al marciapiede su via Montegrappa e mostra la qualità innovativa del progetto, attraverso una composizione architettonica che evidenzia il rapporto con il contesto urbano attraverso un uso adeguato dei rapporti spaziali. Sul lato opposto si trovano gli ingressi degli alloggi su via Sabotino.

Palazzo Banco di Napoli - 1941 - L'edificio venne progettato e poi approvato il 4 luglio 1938 dall'ufficio tecnico del Banco di Napoli - Direzione generale e poi completato nel 1941. Il prospetto principale in cui viene utilizzato sia il travertino che il laterizio, presenta una variante al sistema dei pilastri della facciata, che evidenzia una piccola accentuazione del prospetto nella parte centrale, e la riduzione in altezza dei pilastri in corrispondenza dei vari ingressi. La funzione principale delle attività bancarie viene svolta nel salone centrale arredato da eleganti pilastri in marmo verde, su cui sono posti a filo per tre lati i banconi degli sportelli e i banchi riservati al pubblico realizzati in marmo verde venato; i due piani superiori sono destinati rispettivamente a uffici della direzione e ad alloggi. L'architettura complessiva dell'edificio richiama l'eclettismo di maniera, per l'utilizzo dei materiali e lo stile proporzionato e misurato nelle linee.

Casa Principe - Carino - 1945 - Venne progettata dall'architetto Salvatore Giuliani nel 1945 nel centro della città. Alcuni elementi quali oblò e finestre, balconata continua e telaio di sommità appartengono all'architettura modernista, altri quali le lastre trasversali in pietra, il gronde con le verande e lo spazio in arretramento, sono elementi di peculiarità e diversità dalla norma. Innovativo è anche l'utilizzo della pietra non lavorata per i muri trasversali e il contenimento del terreno.

Palazzo Rizzo - 1947 - Si contrappone visivamente al Palazzo degli Uffici Finanziari in Piazza XI Settembre e ripropone il tema del monumentalismo classico che risalta dall'avanzamento del fronte centrale, dalle lastre in pietra chiara del basamento e dai contorni di aperture e balconate.  

Ponte Mario Martire 1947 (ex ponte San Domenico 1914)

Ponte Alarico 1948 (ex ponte vecchio in ferro 1878)

Edificio ex INAM - 1949 - L'edificio pubblico evidenzia l'espressività modernista del periodo in cui venne realizzato. La facciata in lastre di travertino propone delle finestre seriale su due ordini e una parete curva che corre lungo l'andamento della strada esaltandone il percorso. Il prospetto a valle invece è segnato da una griglia vetrata trasparente lungo lo scalone interno e sul lato est dove si trova l'atrio.

Edificio ex ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia) - 1950 - Venne progettato dall'ingegnere Francesco Longobardi e dall'architetto Giuseppe Berardi e venne completato nel 1950. Il prospetto sud-est è caratterizzato da un impianto a sagoma mistilinea e dal raccordo ad angolo curvo con la veranda d'angolo. Nel prospetto centrale è compresa un'ampia balconata sorretta da un sistema di pilastri che consente di evidenziare il ritmo delle aperture di facciata. L'impostazione planimetrica ha consentito un largo uso degli spazi esterni, e una suddivisione dei vari ambienti in base alla funzione e alla destinazione d'uso.

Palazzo dei Bruzi - 1959 - Anche il nuovo Palazzo del Comune, progettato dall'architetto cosentino Salvatore Giuliani, è frutto della concezione modernista del tardo periodo razionalista. L'edificio a pianta quadrangolare con la base in marmo scuro, presenta il prospetto principale sul fronte della piazza in cui emerge il porticato, l'apertura delle finestre del corpo superiore e una raffinata ricerca della tessitura dei materiali e dei piani visivi. Lo stile nel complesso è frutto del rapporto prevalente della proporzione e della progettazione degli spazi di qualità tipiche dell'architettura razionalista.  

Siti archeologici

Piazzetta Toscano - La più grande area archeologica cittadina per estensione e complessità stratigrafica è rappresentata dai resti archeologici di Piazzetta Antonio Toscano nel centro storico alle spalle del Duomo di Cosenza, quasi a ridosso dell'abside, fra la stessa Cattedrale e la Piazza Parrasio antistante la Curia, venuti alla luce dopo i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Al periodo del IV-III secolo a.C., periodo ellenistico in cui Cosenza era capitale dei Bruzi risale un edificio in blocchi parallelepipedi di calcarenite insieme ai resti di strutture abitative utilizzate probabilmente fino al I secolo a.C. Risale al periodo romano la fase più importante della piazza che ne conserva i suoi mosaici; è del periodo imperiale romano infatti la presenza di una articolata domus (casa ricca romana) con tracce significative di eleganti pavimenti in mosaico, pareti decorate da intonaci policromi nei vani più lussuosi, e altri vani probabilmente utilizzati come magazzini dell'abitazione almeno fino al II-III secolo a.C. Alla fine degli anni 90 avviene il tanto criticato intervento di restyling urbanistico della piazza dell'architetto Marcello Guido; i vetri che pavimentano la piazza consentono di guardare sotto i piedi e ammirare i ruderi di epoca romana e pre-romana.  

Scavi di San Tommaso - Il Palazzo di via San Tommaso nel centro storico risalente al XV secolo come si evince dall'architettura dei portali di ingresso e degli archi ribassati di stile catalano-durazzesco e sede del settore cultura del comune di Cosenza, è stato oggetto da parte della Sovrintendenza archeologica della Calabria di alcuni scavi al piano terra che hanno evidenziato un opus reticolatum, un troncone di muro romano in opera reticolata che delimitava un grosso edificio romano su cui si è poggiato il palazzo. Oltre a un grande vano centrale in opus signinum, sono stati recuperati limbi di intonaci dipinti, frammenti di ampolle di vetro e ceramica databili tra il I sec. A.C. al IV sec. D.C. che testimoniano la continuità storica a Cosenza dal 356 A.C. dell'epoca bruzia, ellenistica e romana.  

Scavi biblioteca nazionale - In seguito agli scavi svolti nella biblioteca nazionale dalla soprintendenza archeologica della Calabria sono emersi sotto i basamenti dell'ex edificio vescovile resti della città dei Bruzi (o Bretti) risalenti al IV secolo a.C. e della successiva cultura romana, ospitati nei sotterranei della biblioteca stessa. Le sale che ospitano i reperti archeologici sono state restaurate e aperte al pubblico negli anni 1990.

Tombe romane su Via Popilia - Nel 2022 sull'attuale Via Popilia, arteria della città che prende il nome dall'antica strada romana Via Capua-Regium che attraversava Cosenza dal 132 a.C., a seguito di alcuni scavi preventivi da parte dell’Enel sotto la guida della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Cosenza sono state rinvenute sei tombe alla cappuccina di epoca romana. All'interno delle tombe databili intorno al II secolo a.C. sono state recuperate delle ampolle insieme ad altri oggetti a corredo di complementi funerari.  

Vie principali

Corso Giuseppe Mazzini - Caratterizzato da edifici in stile Liberty e contraddistinto da una spiccata vivacità commerciale, è il cuore della città moderna il cui tracciato è stato definito negli anni Venti con l'avvento del fascismo. Rappresenta l'isola pedonale più estesa della regione dal 2002 ed è sede del Museo all'aperto Bilotti che si estende su tutto il corso da Piazza Bilotti a Piazza dei Bruzi. Tra le numerose traverse che lo intersecano, la gradinata di Via Arabia adorna delle fontane artistiche con giochi di acqua e di luce.

Corso Telesio - Tortuoso e in pendenza, è tra le strade più suggestive del centro storico, che attraversa interamente. Fino al 1898 la prima parte di questa strada, fino alla Piazza Piccola, era nota come strada dei mercanti e degli orefici, per la presenza di numerose botteghe artigiane e del piccolo commercio.

Via Giostra Vecchia - Rappresenta l'anima della Cosenza del Rinascimento. Gli scavi effettuati nella zona nel corso del XIX secolo, la collocano nell'ambito urbano della vecchia città romana e del più antico impianto bruzio. Il sito doveva essere il fulcro delle attività del tempo libero, sfruttando la favorevole posizione pianeggiante, nel periodo successivo divenne sede di uffici pubblici e di palazzi signorili.

Viale Giacomo Mancini - Realizzato sulla base del progetto di Piano Regolatore prodotto dal Vittorini sul finire degli anni Settanta del XX secolo, viale Giacomo Mancini è la più grande rivoluzione urbanistica dell'area urbana cosentina dell'inizio del nuovo secolo. Il progetto che vide definitivamente la luce risale alla metà degli anni novanta, a cura dell'ingegnere Vito Avino e dall'architetto Riccardo Wallach (docente di Urbanistica presso l'Università di Roma La Sapienza), che permise la realizzazione di Viale Parco (ora "Viale Giacomo Mancini", nel tratto cosentino inaugurato nel 2011, e "Viale Francesco e Carolina Principe" nel tratto rendese inaugurato nel 2009). L'opera, con caratteristiche di boulevard, è stata facilitata da un territorio che si espande completamente in pianura in tutta l'area urbana, e si sviluppa sul tracciato dell'ex rilevato ferroviario per una lunghezza di circa 6 km e una larghezza variabile tra i 40 e i 70 metri nel tratto cosentino. È caratterizzata da due carreggiate per i due sensi di marcia, separata al centro da una fascia di verde attrezzato con pista ciclabile, attrezzi ginnici, panchine, aiuole e impianti di illuminazione, e ha permesso un collegamento diretto longitudinale tra la parte storica della città e il resto del territorio urbanizzato del comune. Il viale dovrebbe diventare l'asse strutturante della parte di più recente costruzione di Cosenza, con una edificazione che comprenda oltre a nuove costruzioni residenziali, anche attrezzature pubbliche e collettive per servizi, per la cultura e per il tempo libero.: Nei giorni antecedenti al 19 marzo, festa di San Giuseppe, si tiene proprio in viale Mancini l'omonima fiera.  

Piazze

Piazza Bilotti - Nota come Piazza Luigi Fera fino all'inizio del nuovo millennio, è stata intitolata al mecenate Bilotti che ha donato alla città una serie di opere realizzate da artisti di fama internazionale ed esposte nel Museo all'aperto Bilotti sull'isola pedonale di Corso Mazzini. È posta a 238 metri sul livello del mare la nuova piazza inaugurata il 16 dicembre 2016 è un luogo cardine della vita culturale cittadina, patrimonio di tutti i soggetti che operano nel territorio nell’ambito della cultura e della creatività e nello stesso tempo è funzionale alle esigenze di accessibilità e di mobilità sostenibile per l’intera area urbana. L'articolazione dell'opera dal punto di vista funzionale e architettonico è la seguente:

A livello strada una piazza che si inserisce in maniera coerente nel museo all’aperto, esaltandone i contenuti con nuove opere d’arte.

Il primo livello sottostrada ospita laboratori artistici e spazi espositivi e in parte parcheggi.

Il secondo livello sottostrada è adibito a parcheggio sotterraneo con trecentosei posti auto.

Piazza del Duomo - Nota anche come piazza Grande, piazza del Seggio (per la sua vicinanza con il Sedile) e infine dal XVI secolo piazza degli aromatici e degli speziali, perché vi si svolgeva la vendita dei farmaci, nell'Ottocento era il fulcro della città e resta tra gli luoghi più suggestivi grazie alla presenza del duomo del 1200, dichiarato dall'UNESCO "Testimone di Cultura e di Pace". Circolare e intervallata da scalinate, su di essa si affacciano diversi palazzi signorili, le botteghe degli artisti e l'importante Museo Diocesano.

Piazza Parrasio - Posta a breve distanza da piazza del Duomo, al termine della via un tempo nota come "strada degli orefici", è dedicata all'umanista cosentino Aulo Giano Parrasio. Vi si affaccia il palazzo arcivescovile che appartenne alla famiglia Cicala che lo alienò in favore dell'arcivescovo di Cosenza nel 1523 e in cui i francesi vi posero l'Intendenza della provincia nel 1811. Con la Restaurazione borbonica, nel 1819, venne spostata nella struttura dell'ex monastero della Madonna di Costantinopoli; il seminario fu fatto costruire a partire dal 1892 dal rettore del tempo Francesco Parise. Passando sotto un imponente portale al cui centro è posto uno stemma nobiliare, si accede agli uffici della Curia. Sulla piazza dove per anni ebbe luogo la vendita di attrezzi agricoli e opere in ferro battuto si affaccia anche Palazzo Spada.

Piazza Tommaso Ortale - Piazza antistante chiesa di san Gaetano, poco sopra piazza Arenella. Tommaso Ortale Avvocato del Foro di Cosenza, scelto come avvocato di ufficio nel processo ai fratelli Bandiera divenne un punto di riferimento dei carbonari, chiamato a presiedere il Circolo Nazionale sorto dopo i disordini del 1848.

Piazza Europa - Rappresenta una delle piazze più importanti della città nuova è rappresentata da uno spazio ovale che comprende due fontane con giochi di acqua e di luce, diverse specie arboree e del verde attrezzato con una scalinata che funge da attraversamento pedonale. È uno dei punti nevralgici del traffico cittadino, in quanto unisce diversi quartieri cittadini ed è caratterizzata da una spiccata vivacità commerciale.  

Piazza XV Marzo - Tra le più rappresentative del centro storico, ricorda nel nome i moti insurrezionali del 15 marzo 1844 quando molti cosentini morirono nel tentato assalto al Palazzo dell'Intendenza Borbonica. Nella piazza ha sede la biblioteca civica, strettamente legata alla storica Accademia cosentina che la istituì nel 1871, il teatro di tradizione Alfonso Rendano, lo storico palazzo del Governo, sede della Provincia, nonché la Villa Vecchia e il monumento dedicato a Bernardino Telesio.

Piazza Archi di Ciaccio - Identificata nel Cinquecento come "Capopiazza", è nota per le quattrocentesche arcate a sesto ribassato della facciata del palazzo del Contestabile Ciaccio.  

Piazza Arenella - Piazza degna di menzione per la sua importanza storico-culturale, dalla quale è possibile ammirare un suggestivo panorama del centro storico cosentino. In passato era uno spazio importante in cui si svolgeva il mercato, dal 1998 ospita il festival musicale "San Giuseppe Rock" durante il periodo della Fiera di San Giuseppe che si svolge a marzo nel capoluogo bruzio senza soluzione di continuità dal 1200. La kermesse negli anni ha ospitato artisti di levatura internazionale quali Subsonica, Quintorigo, Banda Bassotti e Marlene Kuntz.

Piazza Spirito Santo - Il quartiere in cui è ubicata nel Cinquecento era il più popoloso di Cosenza e veniva identificato come quartiere delle Concerie per la presenza di numerosi artigiani e conciatori. Si affaccia su numerosi palazzi signorili del centro storico e sulla chiesa dello Spirito Santo appartenuta dal 1513 al ministero delle Suore Domenicali. Al centro della piazza che ha dato il nome all'intero quartiere sorge una moderna fontana circolare, insieme a una scuola di epoca fascista intitolata a Carmela Borrelli.

Piazza Piccola (o piazza dei Pesci) - Circondata da scalinate e palazzi e sormontata da una balconata con ringhiera in ferro battuto un tempo deputata alla vendita del pesce, era chiamata "piccola" per distinguerla dalla "grande", ma si chiamò anche dei "mercanti" o delle "chianche", termine che deriva dalle panche sulle quali i macellai lavoravano e vendevano le carni. Alla fine del Cinquecento, come si evince da un disegno rinvenuto alla Biblioteca Angelica di Roma, a fianco delle "chianche", v'era una fontana pubblica detta "dello Mastro Andrea" e nel 1799 vi venne piantato uno degli alberi della libertà.

Piazza dei Valdesi - Ricorda la strage dei Valdesi di Calabria consumata ai danni dei valdesi che professavano una fede in contrasto con i canoni del Concilio di Trento. Alla fine di giugno del 1561 erano rinchiusi nelle carceri del castello di Montalto Uffugo quasi 1.400 valdesi, mentre proseguiva la caccia agli sbandati. Un altro centinaio di valdesi, rinchiusi nei sotterranei del Castello normanno-svevo (Cosenza), erano in attesa del processo. In quella che è piazza Valdesi, il 27 giugno quattro o cinque furono bruciati dopo essere stati unti di resina, affinché «soffrano di più per correzione della loro empietà», e per il 28 giugno era previsto il rogo di cinque donne. Morì sul rogo il predicatore Bernardino Conte, mentre il vecchio barba Stefano Negrin, destinato a essere mandato di fronte all'Inquisizione di Roma, morì invece di stenti in carcere.  

Piazza Tommaso Campanella - Costituisce la linea di demarcazione tra il centro storico e la nuova Cosenza in quanto fa da collante tra Corso Mazzini e il cuore della città antica. È dominata dalla chiesa di San Domenico la cui consacrazione risale al 1468 con la sua cupola barocca rivestita di rame dopo l'ultimo conflitto mondiale ed è porta di ingresso anche del Chiostro medioevale di San Domenico e del Bocs Art Museum. Con i lavori di riqualificazione del 2019 si è proceduto a realizzare una pavimentazione in linea con il contesto storico con relativa scalinata di collegamento alla soprastante Via Sertorio Quattromani, con nuovi arredi urbani, illuminazione e sistemazione del verde che hanno valorizzato l'intero complesso monumentale.  

Piazza dei Follari - Fu realizzata nel 1840 con l'eliminazione del giardino del monastero delle Vergini nel cuore della città vecchia. Le sue origini sono da ricercare nel fatto che in quest'area si vendevano i "follari" o "cuculli", nomi popolari dei bozzoli del baco da seta.  

Piazza dei Bruzi - Prende il nome da palazzo dei Bruzi, il municipio costruito verso la metà degli anni sessanta del novecento. Vi è posta una scultura realizzata da Palladino che raffigura un elmo di bronzo posto su una vasca piena di acqua che rievoca la leggenda di Alarico e la sua sepoltura nel letto del fiume Busento. È posta a 233 metri sul livello del mare.

Piazza XI Settembre - Già Piazza Duca D'Aosta, si trova al centro della grande isola pedonale di Corso Mazzini ed è stata rinominata in seguito ai tragici eventi delle Torri Gemelle avvenuti l'undici settembre 2001. Si presenta con un moderno impianto di illuminazione, immersa nel verde di numerosi alberi e con numerose sedute per il tempo libero. Sulla piazza troneggia Palazzo degli Uffici risalente al 1936 e Palazzo Rizzo del 1947 e vi si trovano, oltre a diverse attività commerciali, alcune opere di artisti internazionali che fanno parte del Museo all'aperto Bilotti.

Piazza Riforma - La piazza che prende il nome dal vicino Complesso monumentale dei Frati Riformati, rappresenta uno spazio che nella storia della città era un luogo di incontro e di riferimento per le relazioni socioeconomiche dei cittadini che arrivavano dalla periferia, che collegava la campagna con l'antico quartiere dei Rivocati in cui durante la dominazione sveva si rifugiavano i fuoriusciti dalla città che venivano "revocati", cioè chiamati due volte; è il punto nevralgico di tutto il comparto urbano del quartiere e spazio pubblico di particolare importanza sotto l'aspetto delle connessioni stradali, come snodo logistico di arrivi e partenze per i centri dell'hinterland. Dopo il restyling del 2017 con la realizzazione di un'area pedonale omogenea, attrezzata con arredi urbani moderni e caratterizzata da un incremento del verde esistente e una maggiore fruibilità dell'area da parte dei pedoni, la piazza è coinvolta nella vita cittadina come fulcro di attività commerciali con utenze quotidiane puntuali e numerose.

Piazza XXV Luglio - La piazza nel cuore della città è stata oggetto nel 2017 da alcuni lavori di ammodernamento che hanno riguardato il recupero dell’area che è stata adibita all'uso esclusivo dei pedoni, nel rispetto della distribuzione degli spazi originari, nella cornice rappresentata dall’edilizia popolare di gran pregio degli anni Venti e Trenta. Lo spazio dotato di un moderno impianto di illuminazione e adornato da aiuole con diverse specie arboree, ospita il monumento dedicato al poeta Michele De Marco detto "Ciardullo" installato su un basamento di granito.

Piazza Cappello - La piazza situata nella città moderna era originariamente dedicata all'esponente di primo piano del regime fascista, il primo segretario del partito Michele Bianchi, e dopo la caduta del regime venne intitolata a Paolo Cappello. Si presenta con una struttura moderna adorna di diverse specie arboree e arredi urbani ed è dominata da un maestoso palazzo in stile rinascimentale del tardo Ottocento realizzato nel 1934 da Tommaso Arnoni su progetto dell'ingegnere Gualano. L'edificio, adibito a istituto scolastico, evidenzia nel prospetto principale le bugne e lesene a fascia orizzontale, nei piani superiori ricorre alle finestre con aggetti a timpani triangolari e cornici orizzontali, mentre nelle sezioni murarie esterne spicca l'apparato decorativo fiorentino.

Piazza Kennedy - Lungo l'isola pedonale di corso Mazzini, all'occorrenza viene impiegata per gli eventi pubblici della città.

Piazza Loreto - È la piazza antistante la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù e Madonna di Loreto costruita nel 1959 nel cuore della città moderna. La piazza adorna di numerosi alberi e arredi urbani tra cui due fontane luminose, ha subito nei primi anni del 2000 un'opera di restyling strutturale.  

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