Catanzaro

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Catanzaro si affaccia sul golfo di Squillace, nel mar Ionio, dove secondo alcuni studiosi si trovava il porto del regno dei Feaci, nel quale, come racconta Omero nell'OdisseaUlisse fu accolto e raccontò la sua storia.

È conosciuta come la "Città tra due mari", in quanto è situata nell'istmo di Catanzaro, ovvero la striscia di terra più stretta d'Italia, dove soli 30 km separano il mar Ionio dal mar Tirreno. Ciò consente di vedere contemporaneamente, dai quartieri nord della città in alcune giornate particolarmente limpide, i due mari e le isole Eolie. È detta inoltre Città dei tre colli corrispondenti ai tre colli rappresentati nello stemma civico che sono il colle di San Trifone (oggi San Rocco), il colle del Vescovato (oggi Piazza Duomo) e il colle del Castello (oggi San Giovanni).

Il territorio comunale si estende dal mare fino all'altezza di 668 metri. La casa comunale sorge a 320 m. Comprende una zona costiera sul mar Ionio che ospita 8 km di spiaggia e un porto turistico; da qui il centro abitato risale la valle della Fiumarella (anticamente detta fiume Zaro), sede di un forte sviluppo urbanistico, fino ai i tre colli: del Vescovato, di San Trifone (o di San Rocco) e di San Giovanni (o del Castello) su cui sorge il centro storico della città e che si ricollegano con la Sila verso Nord. Per la sua particolare orografia il territorio comunale è bagnato dal mare, ma soggetto a fenomeni nevosi d'inverno.  

I corsi d'acqua principali sono il torrente Fiumarella (nel dialetto locale Hjiumareddha, anticamente detto Zaro), nel quale confluisce il torrente Musofalo, il torrente Corace (anticamente detto Crotalo), il maggiore in termini di portata d'acqua e che delimita il confine comunale a sud, ed il torrente Alli, che delimita il confine comunale a nord. Per loro natura i corsi d'acqua sono a carattere torrentizio ed hanno una scarsa portata nella maggior parte dell'anno, mentre si gonfiano dopo le piogge.  

Centro storico

Il centro storico di Catanzaro è suddiviso in numerosi rioni storici sorti durante il periodo medievale, il cui tessuto urbanistico è costituito principalmente da angusti dedali di viuzze. Quartieri di connotazione popolare, caratterizzati in passato dalla presenza di numerose botteghe e la cui toponomastica spesso è collegata all'attività artigianale che veniva svolta, a retaggi storici caratterizzanti oppure a componenti naturali. Fra i più rilevanti:

- Grecìa: primo nucleo abitato della città, vi si insediò la popolazione greca proveniente dalla costa;

- Case Arse: anticamente Paradiso, il suo nome deriva dall'incendio che vi divampò in seguito alla cacciata dalla città del conte Centelles nel XV secolo.

- Filanda e Gelso Bianco: i nomi di questi due rioni derivano dall'importante retaggio serico della città.

- Pianicello: fra i rioni più antichi, il nome deriva dall'area pianeggiante sulla quale è edificato.

- Piazza mercanti: attuale piazza Grimaldi, è posta in posizione baricentrica rispetto all'abitato; ciò vi favoriva la confluenza dei mercanti provenienti da nord e da sud. Vi sorgevano le principali attività commerciali della città.

- Cocole: il nome deriva dai ciottoli che ne componevano la pavimentazione.

- Montecorvino: anticamente quartiere dei vasai. Deve il suo nome ai corvi che colonizzavano la zona.

I principali monumenti della città sono:

Cavatore: opera dello scultore Giuseppe Rito, è un'imponente statua bronzea collocata su una fontana, incastonata nelle mura del Complesso Monumentale del San Giovanni, alle porte del centro storico. Fu realizzata nella prima metà degli anni cinquanta e rappresenta, tramite l'immagine di un uomo nell'atto di scalfire la roccia sottostante con un piccone, la laboriosità, la forza e la tenacia dei catanzaresi. È considerata a pieno titolo uno fra i maggiori simboli della città.

Monumento ai caduti della grande guerra: sito in piazza Matteotti, è opera dello scultore calabrese Michele Guerrisi. È costituito da un gruppo scultoreo in bronzo, inaugurato nel 1933 ma parzialmente danneggiato dai bombardamenti che subì il centro storico della città nel 1943. La figura femminile col capo chino che costituiva parte dell'opera è andata perduta col tempo.

Monumento all'Assunta: anch'esso opera di Giuseppe Rito, è una statua in bronzo collocata sul pinnacolo del Duomo, collocazione che la rende identificabile da ogni zona della città, risultando dunque il punto più alto del centro storico. Fu commissionata e realizzata nel secondo dopoguerra.

Fontana di Santa Caterina: collocata in piazza Cavour, di fronte alla Questura, laddove sorgeva un tempo la Chiesa di Santa Caterina. È un'opera risalente alla fine del XIX secolo, composta da tre vasche di dimensioni diverse poste su vari livelli su cui spicca la caratteristica principale, una statua raffigurante con ogni probabilità una ninfa.

Monumento a Francesco Stocco: la statua raffigura il generale garibaldino catanzarese Francesco Stocco. Sebbene la sua collocazione originaria era in piazza Indipendenza (odierna Matteotti), è ubicata oggi nella piazza omonima. È composto da un corpo marmoreo poggiato su un basamento in stile neoclassico. Opera di Francesco Scerbo, fu realizzata nel 1898.

Giustizia e Libertà: ulteriore contributo di Giuseppe Rito a favore della città, è un gruppo scultoreo in bronzo raffigurante le due dee rappresentazione delle virtù alle quali è dedicata l'opera. Fu commissionata in seguito alla caduta del regime fascista in Italia ed è collocata nell'atrio del palazzo della Corte d'appello.

Madonna col Bambino: opera in marmo collocata nel portico del Duomo, risalente al 1591.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Il duomo sorge nell'omonima piazza, a 343 metri s.l.m., nel sito della prima cattedrale, eretta nel 1121 in epoca normanna e dedicata da Callisto II a Santa Maria Assunta e agli Apostoli Pietro e Paolo. La consacrazione della Cattedrale da parte di Papa Callisto II avvenne nel 1122.

Nel 1309 venne edificata la cappella di San Vitaliano addossata alla facciata laterale sinistra, vicino all'ingresso detto "porta dell'olmo" e, nel 1588, di fronte ad essa fu edificata la cappella del Santissimo Sacramento, conferendo all'edificio una sorta di schema planimetrico a croce latina. Nell'altare della cappella di San Vitaliano furono deposte in tre nicchie le reliquie di San Vitaliano, patrono della città, di San Fortunato e di Sant'Ireneo, già patroni della città bizantina. La chiesa venne anche rimaneggiata nel 1511 con una facciata rinascimentale, che crollò a causa del terremoto del 1638.

La cattedrale fu danneggiata dai bombardamenti nell'agosto del 1943, durante la seconda guerra mondiale e venne completamente stravolta nel dopoguerra. I bombardamenti provocarono solo il crollo del transetto sinistro e il danneggiamento del campanile, ma a ciò seguì un'anacronistica ristrutturazione ad opera degli architetti Franco Domestico e Vincenzo Fasolo; i lavori si protrassero fino al 1956. Nel 1959 venne costruito l'organo a canne dai Fratelli Ruffatti, con 29 registri su due manuali e pedale, collocato a pavimento nel transetto di destra.

Papa Giovanni Paolo II, dopo otto secoli da Callisto II, ha visitato la cattedrale nel 1984.

Chiesa del Santissimo Rosario

La quattrocentesca chiesa del Santissimo Rosario, inizialmente dedicata all'Annunziata, venne costruita sulle ceneri di un Ospedale per i poveri e, annesso ad essa, venne innalzato anche un convento gestito dai domenicani. Al giorno d'oggi, l'edificio del convento è adibito a caserma della Guardia di Finanza.

Secondo padre Giovanni Fiore, fu Nicolò Ruffo a fondare il monastero dell'Annunziata, dal quale poi derivò l'attuale chiesa, sotto la benedizione di papa Bonifacio IX.

Il complesso è stato ristrutturato numerose volte nel corso del tempo, soprattutto a causa dei danni riportati dai terremoti subìti dalla città di Catanzaro, come quelli del 16381783 e quelli nel XIX secolo. Proprio a causa di questi ultimi, la struttura della chiesa rimase gravemente ferita, tanto da dover rimanere chiusa per oltre mezzo secolo, dal 1832 al 1891.

La chiesa custodisce manufatti serici realizzati tra il 1500 e il 1800, tra cui la Pianeta dei Borgia, paramento sacro ordinato da Papa Alessandro VI in occasione delle nozze tra Goffredo Borgia e Donna Sancia D’Aragona, poi diventati Principi di Squillace.

È stata consacrata il 21 maggio 1499 da Alessandro della Marraarcivescovo di Santa Severina.

La struttura della chiesa presenta una facciata in stile neoclassico, ristrutturata nel XIX secolo a seguito dei continui terremoti che colpirono la Calabria in quegli anni. L'altare maggiore, di tipo barocco e realizzato in madreperla e marmi policromi, è realizzato da Giuseppe e Silvestro Troccoli.

All'interno dell'edificio, tra le decorazioni in stucco risalenti al 1770 e una serie di paraste sormontate da capitelli corinzi, vi sono numerose opere artistiche molto pregiate, tra cui una statua della Madonna della Purità, del 1613, commissionata dal gesuita Stefano de Maio e realizzata da Francesco Cassano, il dipinto della Madonna della Vittoria, che va a commemorare la battaglia di Lepanto, e quello della Madonna del Rosario, del pittore olandese Dirk Hendricksz realizzato nel 1615, e la scultura del Redentore, originario di Napoli e risalente al XV secolo. È presente nella chiesa il monumento funerario, realizzato nel 1712, di Gaetano Rocca.

La scalinata esterna venne costruita nel 1871 come conseguenza della sistemazione stradale di quel periodo, mentre l'edificio è a croce latina a navata unica, con quattro cappelle per lato.

Chiesa di Sant'Omobono

La leggenda narra che la chiesa venne costruita sopra un Tempio del Sole, nella parte occidentale di Catanzaro.

In origine era legata al rito greco-ortodosso di Costantinopoli.

A livello strutturale, a causa dei notevoli danni dei terremoti del 1744, 1783 e del 1832, ci furono molte ristrutturazioni. Tali rimaneggiamenti della chiesa sono tutt'oggi visibili, in quanto il lato sinistro risulta più corto del destro.

Durante il Regno di Napoli, l'edificio fu sequestrato e adibito a deposito per le munizioni, mentre nel Regno delle Due Sicilie, venne comprato da Luigi Varano per 320 ducati. Nel 1999, per merito dell'arcivescovo di Catanzaro-Squillace, la chiesa passa sotto la proprietà della Curia, venendo riconsacrata nel 2002.

Alcuni scavi archeologici hanno permesso di riportare alla luce numerosi reperti, tra cui diverse sepolture, delle monete del XVII secolo e delle ceramiche.

Fu la sede della Congrega dei Sarti, e ad oggi è il luogo di culto più antico del capoluogo calabrese, operante dal XVII secolo.

All'interno della chiesa vi è custodita una reliquia di sant'Omobono.

A questa chiesa è legata la leggenda della setta del Curatolo, organizzazione criminale formata dai peggiori criminali della zona, operante nel XIX secolo, che con raggiri avvicinavano le vittime che venivano portate presso la chiesa, dove venivano uccise e seppellite.

La struttura della chiesa si presenta ad aula unica e a pianta rettangolare con sei arcate poste intorno al perimetro dell'edificio in stile normanno-bizantino.

L'ingresso è preceduto da una gradonata ed è sormontato da un arco con doppio giro di conci, che a sua volta è sovrastato da una trifora, oggi murata. Alla destra dell'ingresso vi è una monofora cieca.

Nel lato destro della chiesa vi sono degli archi composti da conci e laterizi intervallati da tre monofore.

Basilica dell'Immacolata

La chiesa venne eretta nel 1254 nel centro storico, venendo inizialmente consacrata al culto della Santissima Trinità, mentre in seguito venne dedicata all'Immacolata Concezione, patrona della città, divenendo, per questo motivo, uno degli edifici più cari ai catanzaresi.

Venne elevata al titolo di basilica minore nel 1954.

Nel 1998 le viene attribuito il titolo di santuario mariano diocesano.

La basilica venne costruita ad una sola navata, poi nel corso dei secoli, ne vennero aggiunte altre due minori.

Nel 1750 l'edificio ha subìto la prima importante opera di restauro, venendo ampliato. I lavori durarono fino al 1763, quando il 6 dicembre, l'allora vescovo di Catanzaro, Mons. Antonio De Cumis, riaprì al pubblico e consacrò la chiesa in una solenne cerimonia. Sempre il vescovo De Cumis donò alla chiesa, nel 1775, l’altare maggiore in marmi policromi.

Particolarità della chiesa è la cupola: di forma ottagonale all'esterno, mentre rimane cilindrica vista dall'interno. 

La facciata è di stile neoclassico, mentre il campanile è stato ristrutturato nel XX secolo.

La sua forma è a croce latina, e all'interno sono presenti delle cappelle che in passato godevano del diritto di jus patronatus.

Tra le opere presenti in questo luogo si ricordano le statue settecentesche di san Rocco, di origine napoletana, sant'Alfonso, san Giuseppe, Addolorata e di san Michele, quest'ultime provenienti dalla non più esistente chiesa di Santa Caterina.

Chiesa di San Giovanni Battista

La Chiesa di San Giovanni Battista si erge sull'omonimo colle del Triavonà, il più alto di Catanzaro, ove nel XI secolo si innalzava il castello e le fortificazioni volute da Roberto il Guiscardo, che caddero in rovina verso il XV secolo per via delle continue ribellioni da parte dei cittadini catanzaresi al conte Antonio Centelles.

A partire dal XVI secolo, lì dove si ergevano le fortificazioni, vennero fondati nuovi edifici di culto, tra cui, nel 1532, la Chiesa di San Giovanni Battista, nel 1663, i Padri teresiani, fondarono il proprio convento nella parte posteriore della chiesa.

Durante degli scavi archeologici eseguiti sotto il pavimento della navata, sono stati rinvenuti numerosi reperti, tra cui delle tombe comuni e nobiliari e un affresco della Madonna e il Bambino. Si è ipotizzato che il dipinto raffiguri la Madonna di Costantinopoli.

E' decorata da affreschi, realizzati nel 1910 dal pittore crotonese Sesto Bruno con scene della vita del Battista (la predicazione di S. Giovanni e il Battesimo di Cristo) e scene della vita di S. Giovanni Evangelista (l’apocalisse). I quattro Evangelisti invece sono opera del pittore Catanzarese Attilio Armone sempre dei primi del '900. 

L'interno è impreziosito, da diversi dipinti ascrivibili tra il XVII ed il XVIII secolo la tela della Madonna di Costantinopoli nel coro; la tela dell’Immacolata del ‘600 e l’Estasi di S. Teresa e il S. Francesco Saverio del ‘700 nel transetto; la tela della Madonna del Carmine e della Salus Populi Romani tra i santi Vitaliano e Giovanni Evangelista del XVIII sec. nella cappella di S. Giorgio il cui culto fu trasferito nel 1834 dall'antica chiesa regia altomedievale di San Giorgio distrutta dal terremoto del 1832; i più preziosi sono sicuramente i due quadri dei Santi Patroni dell'Arciconfraternita dono Di Papa Clemente VIII al Sodalizio, ovvero i Santi Giovanni Battista ed Evangelista attribuiti alla Scuola dei Carracci. 

Il cinquecentesco Crocefisso ligneo nel coro, le statue settecentesche di S. Francesco di Paola, caratteristica per avere il volto, le mani e i piedi realizzati in cera, di S. Filomena in legno con abito in velluto di seta verde di manifattura catanzarese, l’ottocentesca statua in cartapesta di S. Giorgio opera dello scultore catanzarese Vincenzo Pignatari, la statua del SS Cuore di Gesu con ai piedi Santa Margherita Alacoque di scuola napoletana proveniente dal Duomo, la Statua di S.Antonio proveniente dal Convento di S.Maria degli Angeli.

La chiesa è costruita a pianta longitudinale con una sola navata a croce latina, sormontata da una volta a botte illuminata da finestre a lunetta raffiguranti la croce gerosolimitana dei Cavalieri di Malta, con tre cappelle per lato ed un presbiterio coperto da una cupola.

La facciata è scolpita da una serie di capitello ionici e corinzi, sovrastati da un timpano alla sommità.

Il portone dell'ingresso principale è del XVII secolo, bordato ai lati con colonne di pietra verde di Gimigliano con a capo dei capitelli ionici, mentre al di sopra vi è una nicchia con all'interno la statua di San Giovanni Battista, realizzata a Napoli nel 1632 e attribuita a Giandomenico Monterosso (Mario Panarello: Artisti della tarda maniera del Viceregno di Napoli- Rubbettino Editore).

Nel 1877 venne ribassato il piano stradale e, per facilitare l'accesso alla chiesa, venne costruita una doppia rampa di scale di forma semicircolare.

Al giorno d'oggi, adiacente alla chiesa, vi è un palazzo in cui hanno sede l'Assessorato comunale alla cultura e della Sovrintendenza ai beni artistici e ambientali.

Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia

Nel XV secolo alcuni facoltosi cittadini calabresi fondarono a Catanzaro il Monte della Misericordia, organizzazione destinata alla raccolta fondi da destinare ai defunti, con sede in uno dei locali della Chiesa di Santa Maria del Mezzogiorno, organizzazione che fu rafforzata in seguito grazie ad un lascito di Francesco Susanna e con l'arrivo a Catanzaro, nel 1560, dei gesuiti.

Nel 1630 venne acquistato Palazzo Morano, dove al suo interno venne creato un oratorio dedicato alle Anime del Purgatorio, il quale, inizialmente affidato a don Ignazio don Ignazio Marincola, dal 1885, verrà gestito dai Cappuccini.

All'interno del giardino del palazzo, nel 1715 vennero iniziati i lavori per la costruzione della chiesa, che verra ultimata e consacrata il 25 maggio 1739 dall'allora vescovo di Catanzaro Ottavio Del Pozzo.

Con la bolla del 30 aprile 1892, emanata dal vescovo di Catanzaro Bernardo De Riso, concede ai cappuccini la completa gestione della chiesa.

Il 4 novembre 1924, alla presenza del vescovo di Catanzaro, Giovanni Fiorentini e di rappresentanti del Governo, vennero collocate sulla facciata, ai due lati del portale, due lapidi recanti i 178 nomi dei caduti catanzaresi durante la prima guerra mondiale.

La chiesa si presenta con una pianta a croce greca, inscritta in un quadrato.

All'interno vi sono quattro cappelle laterali, due delle quali formano il transetto. In origine, tali cappelle erano dedicate all'Immacolata Concezione, san Filippo Neri, san Francesco d’Assisi e sant'Antonio di Padova.

Nella facciata, il portale del XVIII secolo in stile tardo barocco con arco a tutto sesto, è adonato da merletti di pietra, ed è sovrastato da un grande finestrone, sopra il quale vi è un teschio, ed una nicchia che ospita una statua della Madonna.

La scalinata fu inizialmente costruita in pietra nel 1740 dal patrizio Emanuele De Riso, che fu demolita dall'Amministrazione della città nel 1892 e ricostruita in ghisa e mattoni.

La cupola, priva di tamburo, è eretta nel 1769, è decorata all'interno da un quadro raffigurante san Filippo Neri con gli evangelisti, opera di Giovanni Spadea del 1796.

Tra il 1765 e il 1769 la chiesa subì dei lavori di abbellimento, per opera del rettore don Emanuele Grimaldi. Tra gli interventi effettuati vi è la scritta sulla facciata, ad oggi ancora visibile, che recita: «SANCTA MARIA MATER MISERICORDIAE ERGA ANIMAS DEFUNCTORUM».

Nel presbiterio, l'altare è dedicato alle Anime del Purgatorio, ed è sormontato da un fastigio contenente un dipinto sulla SS. Trinità con la Madonna e le Anime Purganti.

Tra le altre opere d'arte presenti, si ricordano paramenti sacri e tessuti si origine catanzarese, damaschi del XVIII secolo, e una pala d'altare raffigurante la Madonna degli Angeli tra san Bonaventura, san Francesco d’Assisi e san Michele, opera di Giovanni del Prete del 1642.

Chiesa di Santa Maria del Carmine

La chiesa di Santa Maria del Carmine a Catanzaro è situata nel rione Grècia, antico quartiere di origine greca a sud-est del centro storico. Il nome originario era chiesa di Santa Maria di Cataro.

La chiesa fu edificata nel XVII secolo e rimaneggiata nel secolo seguente, presenta una facciata modificata nel XX secolo e l'interno a navata unica con cappelle laterali. La chiesa era annessa all'omonimo convento carmelitano ed all'oratorio del XVII secolo. 

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, intorno agli anni cinquanta, la facciata della chiesa, subì notevoli trasformazioni, insieme alla torre campanaria, in cui la facciata, al centro della quale era posto un affresco, fu rivestita da lastre di travertino.

L'interno è composto da un'unica navata con quattro cappelle laterali, un presbiterio ampio e profondo, rimaneggiato negli anni '50-'60 da alcuni lavori, che hanno sostituito il vecchio altare. Le cappelle ospitano altari in muratura, di epoca tardo barocca e rococò, dedicati a santi e sante carmelitane ed impreziositi da tele che ancora sono visibili nella loro sede originaria.

Chiesa Santa Maria del Mezzogiorno

La chiesa di Santa Maria del Mezzogiorno, inizialmente dedicata a Santa Maria de Meridie venne costruita, secondo gli storici, tra il IX e il XI secolo, congiuntamente al periodo di fondazione della città.

Secondo la leggenda, prima della sua costruzione, al posto della chiesa ci fosse un campo coltivato, su cui primeggiava un albero di fico, ai piedi del quale puntualmente appariva una giovane donna, identificata dai cittadini nella Madonna, intenta a sfamare la gente con del pane e dei fichi. Un dipinto posto sul campanile della chiesa, opera del pittore catanzarese Gioacchino Lamanna del 1991, racconta questa storia.

Nel 1991, Monsignor Antonio CantisaniArcivescovo di Catanzaro, eleva la chiesa alla dignità di Santuario.

La chiesa prende il suo nome dal suo orientamento liturgico verso sud-est.

Nel 1945, subito dopo la Seconda guerra mondiale, venne ricostruita la facciata e sopraelevato il campanile, la pavimentazione interna risale a dei lavori eseguiti nel 1957, mentre il resto degli interni presentano dei tratti sette-ottocenteschi.

La navata unica è adornata da tre cappelle per lato, una delle quali è arricchita dalla fonte battesimale, la quale è sormontata da una immagine del Battista.

L'ingresso della chiesa è presente sul lato sinistro della navata.

All'altezza dell'altare maggiore è presente una tela della Madonna col Bambino, opera di Battistello Caracciolo risalente al XVII secolo.

Tra le altre opere presenti nella chiesa occorre citare la tela della Madre del Buon Consiglio, sita nella cappella omonima e affiancata dall'immagine di San Nicola, e un altro dipinto, probabile opera di Francesco Colelli, che ha come soggetto la Sacra Famiglia, affiancata dalle immagini di San Giovanni BattistaSan Zaccaria e Sant'Elisabetta.

Chiesa Santa Maria della Stella

Sia Luise Gariano nella sua opera Cronica di Catanzaro, che Giovanni Fiore in Della Calabria illustrata, confermano il completamento della chiesa e monastero di Santa Maria della Stella al 4 ottobre 1585, sotto il vescovato di Nicolò Orazi e il pontificato di Sisto V. Poco dopo la costruzione del complesso , il ristretto parrocchiale che lo ospitava prese il nome del quartiere Stella.

È stato il quarto monastero femminile costruito a Catanzaro.

Secondo una relazione del 1955 realizzata dal parroco Alberto Mancini, nel XVII secolo la chiesa subì, ad opera delle suore del 3º Ordine di san Francesco d’Assisi, dei lavori di restauro: venne prolungata la chiesa con sei arcate, sotto ognuna delle quali venne posto un altare, sormontati tutti da fastigi lignei con colonne dorate, vennero ingranditi i finestroni e ingrandito il convento.

Durante dei lavori di restauro nel 1999, vennero trovate delle tracce di un affresco lungole pareti perimetrali e cornicioni a ovuli e dentelli su cui sormonta una cornice modanata con decorazioni a svolazzi acantiformi e nastri.

La chiesa dispone di diversi affreschi: il primo, raffigurante gli angeli, posto all'altezza dell'altare maggiore, il secondo raffigurante Santa Fara, ed un terzo dedicato alla Stella Maris, tutte opere di Guido Parentela realizzate nel XX secolo. Sempre nel XX secolo andarono distrutti altri affreschi per via di un crollo di una parte della volta.

Chiesa della Maddalena  

La chiesa della Maddalena venne edificata nel 1560 sotto il papa Pio IV e il Vescovo di Catanzaro Ascanio Geraldini e consacrata con il titolo di Santa Caterina.

Successivamente la chiesa venne trasformata in un Conservatorio di Convertite, in quanto il frate cappuccino Tiberio da Milano convertì ventidue donne di malavita e facendole ospitare nella chiesa, da questo fatto questo luogo prende il nome di Monastero delle Convertite della Maddalena.

Come testimonia una lapide posta all'entrata, la chiesa venne consacrata il 23 aprile 1690 dal Vescovo Francesco Gori e Suor Domenica de Aznar era la Badessa del monastero. Sulla lapide vi è incisa la scritta: «ANNO DO.NI MDCXC DIE VERO XX APRILIS ECCLESIA HAEC CONSECRATA FUIT AB ILL.mo ET REV.mo D.INO D. FRANCISCO GORI EPI.P? CATAC? ABBATISSA B. SOR D. DOMENICA DE AZNAR».

Nel 1784 la chiesa e il convento vennero chiusi con un dispaccio reale e riaperti nel 1796, quando al suo interno fu spostata la parrocchia di San Biagio, acquisendo così il titolo di San Biagio alla Maddalena. la struttura venne di nuovo chiusa al culto il 29 novembre del 1810, ma vennero riaperti in seguito al decennio francese. Il 17 febbraio 1861 un decreto luogotenenziale sopprimeva le case monastiche, così le monache domenicane che vivevano nel convento di San Rocco vennero espulse e si accasarono presso la chiesa della Maddalena, portando con sé le campane e gli arredi sacri.

La chiesa ha subìto diversi restauri nel corso del tempo: nel 1888 il parroco don Vitaliano dei baroni Perrone fece rifare il tetto; nel 1930 venne restaurata, con rifacimento del prospetto, e riaperta al culto dopo essere stata adibita, dal 1914, ad alloggio per i militari.

La facciata in stile neoclassica si presenta con delle coppie di paraste in ordine corinzio, dalle quali parte una trabeazione molto alta che si conclude con un accentuato timpano.

Negli anni '30, don Giovanni Apa fece restaurare gli altari, l'interno della chiesa, la sagrestia e l'ufficio parrocchiale. Fece realizzare anche alcuni affreschi, come quelli di Santa Chiara e Maria Maddalena sulla volta della navata, i Cori degli Angeli sulla cupola e nel presbiterio,Dottori della Chiesa Sant'AgostinoSan BernardoSant'AlfonsoSan Tommaso, raffigurati nelle vele dei pilastri che sorreggono la cupola.

La chiesa si presenta a navata unica con due cappelle per lato e un ampio presbiterio, dove, al centro, si trova l'Altare maggiore del 1768 e realizzato da Silvestro e Giuseppe Troccoli.

Chiesa di Sant'Angelo de Siclis

Il primo documento storico che cita questa chiesa risale all'anno 1267, in cui il Trinchera pubblica un tabulae nuptiales in greco, dove menziona questo luogo di culto con il titolo di S. Angeli Malfitanorum. La chiesa adottò tale titolo fino al 1540, come viene documentato dalla Cancelleria Vaticana, anno in cui gli ebrei vennero allontanati da Catanzaro. Da questo periodo gli amalfitani della loro sinagoga di Santo Stefano, convertendola in luogo di culto cristiano e aggiungendo, al titolo originario, la denominazione de Amalphitanis.

Nel XVI secolo, data la scacciata degli ebrei e Catanzaro che attraversa un momento di prosperità economica, le varie colonie di mercanti si spostarono da una zona all'altra della città: la comunità siciliana, inizialmente stabilitasi nella parrocchia di San Nicolao Sicilli, (l'attuale chiesa di San Nicola di Morano), si spostò verso quella di Sant'Angelo.

Dal XVII secolo, la chiesa di Sant'Angelo viene identificata con il titolo di San Michele Arcangelo de Siclis, in quanto divenuta il centro religioso di alcuni mercanti siciliani.

Dopo il terremoto del 1783 la chiesa venne soppressa e, con il Piano Regolatore del 3 gennaio 1799 ordinato dal Marchese di Fuscaldo, ne venne affidata la cura spirituale alla parrocchia di San Giorgio. La chiesa fu riaperta nel XIX secolo dopo la ristrutturazione ad opera della famiglia Marincola.

La chiesa si presenta ad aula unica, e, come presentano molte altre chiese catanzaresi dello stesso periodo, anch'essa ha delle tracce di un ingresso laterale.

Fino agli anni '80 quando crollò il tetto, la copertura interna era disposta in una controsoffittatura in canne e gesso, mentre oggi dispone di una volta formana con capriate a vista.

All'interno della chiesa è custodita una pala d'altare raffigurante San Michele arcangelo, attribuita al pittore Domenico Antonio Colelli.

Chiesa di San Francesco di Paola

Le date sull'edificazione della chiesa sono incerte: infatti, secondo lo storico Vincenzo D’Amato attribuisce la costruzione al 1572, mentre per Luise Gariano e il frate cappuccino Giovanni Giovanni Fiore, attestano la costruzione tra il 1577 e il 1581. Quest'ultima ipotesi appare la più probabile, in quanto, secondo gli Acta Capitulorum Generalium Ordinis Minimorum, questa chiesa venne accettata dall'Ordine dei frati minori cappuccini nel Capitolo di Barcellona nel 1581.

La chiesa sorge sul colle San Trifone, conosciuto oggi come colle San Rocco, dopo la costruzione, nel 1565, della chiesa di San Rocco.

La sua consacrazione avvenne nel 1727, per mano del vescovo di Oppido Giuseppe Maria Perrimezzi.

È sede della parrocchia di Santa Barbara.

La facciata risale alla fine del XVIII secolo, quando fu ricostruita a seguito dei danni ripo.rtati dal terremoto del 1783. In precedenza, la chiesa subì altri resturi, in particolare dopo il sisma del 1638. Nel 1715 la struttura fu rialzata di dodici palmi.

La facciata presenta due campanili, tra le quali spicca il timpano decorato in stile neoclassico, sorretto da due paraste di ordine corinzio poggiate su un grande basamento.

L'interno ha una pianta a navata unica affiancata da due cappelle per ogni lato e quattro paraste sormontate da capitelli di ordine composito. Il presbiterio si presenta molto ampio, sovrastato da una falsa cupola e una volta a botte, entrambe di recente restaurazione.

L’arco santo è decorato con stucchi in stile tardo barocco, al cui interno sono visibili la torre e la palma, simboli caratteristici di Santa Barbara, mentre nella nicchia adiacente all'ingresso minore è presente la statua di Francesco di Sales.

Il coro è stato oggetto din restauri tra il 1901 e il 1903, finanziati da Tommaso Pudia e Filippo Catanzaro. Tra i lavori effettuati, c'è la costruzione dell'altare maggiore in stile neo gotico, con al centro la statua di San Francesco di Paola.

Tra le opere d’arte all'interno della chiesa si notano la tela del XVIII secolo della Madonna della Lettera, ed una seconda raffigurante Gesù nell’orto del Getsemani.

Chiesa di Sant'Anna

La storia di questa chiesa è strettamente collegata ad un'antica parrocchia intitolata a Santa Maria de Plateis, che venne distrutta a causa del terremoto del 1783 che colpì, tra le altre, anche Catanzaro.

In un primo momento, il titolo di Santa Maria de Plateis venne traslato nella vicina chiesa del Gesù e, dopo il 1832, nella cappella di Sant'Anna, ubicata nel palazzo delle famiglie Grimaldi e Bianchi.

Questa chiesa fu edificata nel 1740 per volere di Giovanbattista Grimaldi e sua moglie Chiara Sculco che, a lavori ultimati, apposero il loro stemma nello scudo e nella croce gerosolimitana, in parte visibile ancora oggi.

catanzaresi sono molto legati al culto di Sant'Anna, protettrice delle partorienti, tant'è vero che ancora oggi è in uso deporre ai piedi dell'altare maggiore della chiesa, come ex voto, dei fiocchi azzurri o rosa.

Nel XIX secolo, uno dei parroci della chiesa consacrò l'altare maggiore a Sant'Anna, mentre un secondo altare venne posto sul lato sinistro e dedicato alla Presentazione di Maria Vergine al Tempio.

All'interno vi sono ubicate due tele del pittore catanzarese Garibaldi Gariani, una che raffigura la Presentazione di Maria Vergine al Tempio, mentre l'altra la Madonna col Bambino.

La facciata della chiesa è ottocentesca ed è sovrastata da un piccolo campanile a vela centrale, con due campane inserite in due archi a sesto acuto. La facciata è preceduta da una piccola scalinata, divisa dalla strada da un cancello in ferro battuto di scuola napoletana del XIX secolo. Il portale architravato è decorato da una semplice cornice modanata, sormontato da un finestrone neogotico.

All'interno della chiesa vi è un busto di Sant'Anna e la Madonna Bambina, posto al centro del fastigio tardobarocco.

Chiesa di San Nicola di Morano

É una delle chiese più antiche di Catanzaro, fatto dimostrato da un documento che attesta la vendita, nel XIII secolo, di due abitazioni poste nel ristretto parrocchiale di San Nicola Ustunci o de Rustunci.

L'attributo delle Donne, gli è stato concesso dal fatto che san Nicola è protettore, tra gli altri, delle donne in età da marito, attributo datogli in seguito ad un fatto curioso: un vicino di casa del Santo cadde in miseria e, non potendo provvedere alla dotte per le nozze delle sue tre figlie, decise di farle prostituire, ma san Nicola, venuto a sapere del fatto, passò per tre notti dalla loro casa, gettando di volta in volta dell'oro in una delle finestre, risolvendo la situazione.

Secondo Luise Gariano, a fondare la chiesa sarebbe stato un contadino di Catanzaro originario di Morano Calabro (da cui il nome della chiesa).

Alla fine del XVII secolo quello di San Nicola è uno dei ventuno ristretti parrocchiali in cui era divisa Catanzaro prima del terremoto del 1783, in cui la chiesa riscontrò pochi danni.

La chiesa ebbe dei primi lavori di ristrutturazione nel 1904 pre riparare i danni dovuti ai terremoti del 1783 e del 1832. Seguirono altri lavori di abbellimento rispettivamente nel 1933 e 1950. Questi tre interventi donano all'edificio l'attuale sovrastruttura neoclassica interna ed esterna.

Sempre in occasione di lavori di restauro, venne alla luce un portale svevo laterale con arco a sesto acuto in conci di pietra, visibile dall'interno dell'edificio. Sulla facciata principale vennero individuate invece delle tracce linguistiche risalenti all'epoca della fondazione della chiesa.

L'interno si presenta ad aula unica terminante con una profonda abside illuminata da una monofora a sesto acuto con tracce, nel suo intradosso, di pitture risalenti all'epoca della fondazione. La calotta dell'abside, invece, è decorata con affreschi a trompe-l'œil.

L'aula è sormontata da una volta a padiglione, al centro della quale vi è l'immagine di san Nicola con suoi attributi iconografici.

All'interno della chiesa sono presenti opere d'arte come le statue di san Nicola, dell'Addoloratasan Giuseppe e del Sacro Cuore di Gesù, e un crocifisso del XVII secolo.

Chiesa di San Rocco

Secondo alcuni storici dell'epoca, la chiesa di Tutti i Santi fu ristrutturata o ricostruita dopo la costruzione, nel 1565 con il finanziamento di Guglielmina De Cumis, del convento di monache domenicane intitolato a santa Caterina da Siena con l’annessa chiesa dedicata a san Rocco.

La fondazione della chiesa è legata ad una leggenda che vuole san Rocco apparire ad un moribondo di peste, Pignero Cimino, al quale consegna un unguento in grado di guarire l'epidemia che in quegli anni si abbatteva su Catanzaro. In cambio del miracolo, il santo volle che si costruisca un luogo di culto sul colle San Trifone, nello stesso luogo in cui, anni prima, i catanzaresi promisero di erigere un tempio a lui dedicato. Da allora, il colle San Trifone è conosciuto come colle San Rocco.

Insieme alla chiesa fu scolpita una statua di marmo, divenuta nel tempo un oggetto di devozione popolare.

Alcuni lavori di restauro che hanno interessato la chiesa e l'intero quartiere tra gli anni '50 e '60 hanno completamente stravolto il prospetto esterno dell'edificio, cancellando le sue forme originali. Tali forme sono state przialmente recuperate nel portale d'ingresso, nell'edicola al di sopra di esso, contenente un affresco di San Rocco e il cane, e nell'edicola di lato, raffigurante santa Lucia.

L'interno della chiesa è composto da un'unica navata, tre cappelle per lato e quattro paraste decorate con capitelli in stile corinzio, realizzati in stucco, in versione rococò. Ogni parasta sorregge una trabeazione in rilievo, che seguono tutto il perimetro della navata.

Gli archi delle cappelle sono costruiti in chiave e decorati con stucchi tardo barocchi di fine XVIII secolo attribuiti a Pietro Joele di Fiumefreddo.

Il soffitto a botte è decorato da affreschi e decorazioni a trompe-l'œil del 1967.

Nel Coro della chiesa è posizionato l'altare maggiore in marmo policromo del 1898, sormontato da un fastigio del XVIII secolo, nella cui struttura architravata è presente una nicchia centrale chiusa tra due lesene composite con al centro un timpano, decorato da due vasi con fiori in stucco e un dipinto del Sacro Cuore di Gesù. Nella nicchia è posta la statua di san Rocco, attribuita a Giovanni Domenico D'Auria.

Le due cappelle laterali al coro sono dedicate a santa Lucia e al Cuore Immacolato di Maria.

Tra le opere d'arte presenti all'interno si ricordano il dipinto di Maria Addolorata e della Madonna del Carmine, create tra il XVII e il XVIII secolo e il Volto Santo di Nostro Signore Gesù Cristo, del pittore Guido Parentela, realizzato nel 1936.

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