Santuario
di Maria Santissima del Carmelo
Il santuario di Maria
Santissima del Carmelo è ubicato nel centro storico e prospetta sulla piazza
del Carmine. È sede dell'omonima confraternita e di un convento di
frati dell'ordine carmelitano. Al suo interno è custodita la miracolosa
statua della Madonna del Carmine.
Attorno
al 1540 sorse a Palmi, ad opera del maestro provinciale Angiolo
Emiliano, un angusto convento di carmelitani. La chiesa accanto al
convento, che era ubicato fuori le mura cittadine, fu inizialmente dedicata alla Madonna
di Loreto, ed è citata nella visita ex limina a Palmi di
mons. Marcantonio Del Tufo, vescovo della diocesi di Mileto,
effettuata nel 1586. La chiesa, con bolla vescovile del 9 giugno 1609,
venne concessa all'ordine Carmelitano.
Il
21 aprile 1652, con la riforma papale di Papa Innocenzo X, il
convento dei carmelitani venne soppresso. Dopo la soppressione del
convento, la rendita di 110 ducati che se ne ricavò venne assegnata
dalla diocesi di Mileto ad un cappellano, con alcuni obblighi. Ai
padri carmelitani subentrarono quindi dei sacerdoti secolari che, con la
collaborazione dei fedeli, istituirono intorno al 1689 la confraternita di
"Nostra Signora del Carmine". Nell'antica chiesa, più piccola
dell'attuale, in una cornice sopra l'altare maggiore era posta un'immagine
su tela ad olio della Madonna del Carmine nell'atto di consegnare lo
scapolare a san Simone Stock.
La
chiesa subì delle lesioni a seguito del terremoto del 1638, e venne in
seguito riparata. In quel secolo e nel successivo (fino al
1795), il luogo di culto fu adoperato anche per la sepoltura dei fedeli e,
tra gli altri, nel 1678 vi trovò sepoltura l'architetto e scultore Innocenzo
Mangani.
Nei
documenti della visita del 1707 di mons. Domenicantonio
Bernardini vescovo della diocesi di Mileto, la chiesa già intitolata
a Santa Maria di Monte Carmelo presentava ancora l'altare laterale dedicato
a Santa Maria Lauretana.
Il
luogo di culto è citato nuovamente come «dentro le mura» nella deposizione
del 1740 dell'arciprete di san Nicola don Bruno Trifiletti, per
l'elevazione della chiesa madre a collegiata.
La
chiesa cadde invece rovinosamente a seguito del terremoto del 1783. Dopo
tale evento, la congrega si accinse alla ricostruzione dell'edificio e
ne completò l'opera rustica, abbellendola per il culto ed arredandola di scanni
per i numerosi confratelli. La provvide di dipinti, tra cui due grandi pale
d'altare alle pareti laterali della chiesa, pregevoli opere del maestro Carmelo
La Scala, delle quali una raffigurante il Sacro Cuore di Gesù e
l'altra santa Monica e sant'Agostino.
Il terremoto
del 1894, che il 16 di novembre distrusse la città di Palmi, rovinò anche
la chiesa del Carmine. Lasciando una parte degli stucchi eseguiti dallo
scultore Francesco Morani da Polistenae come da contratto datato 17 giugno 1850,
ancora conservato presso la famiglia e cioè gli Angeli dell'arco maggiore e
forse altri ornati. Durante questo evento sismico, e nei giorni che lo
precedettero, si verificarono dei prodigi attribuiti alla statua della
Madonna del Carmine, riconosciuti in seguito come veritieri dalla chiesa
cattolica. Il 27 gennaio 1895, la congrega del Carmine deliberò
che la chiesa fosse riaperta al culto.
Ancora
con il terremoto del 1908 la chiesa subì nuovamente danni gravissimi,
ma la congrega provvide alle riparazioni e ricostruzioni, che durarono
dal 1918 al 1930, su progetto di padre Carmelo Umberto
Angiolini, con successive modifiche dell'ing. Vittorio Storchi, ad opera di
maestranze calabresi. I Padri Carmelitani di Puglia, dopo un'assenza
di circa tre secoli, il 1º luglio 1927 presero possesso del santuario
ed il 6 ottobre fu canonicamente eretto il Terz'Ordine Carmelitano. Il
16 novembre 1944, in occasione del 50º anniversario del miracolo del
1894, la chiesa venne consacrata.
Nel secondo
dopoguerra vennero realizzate l'attuale facciata (tra il 1947 e
il 1949), gran parte del convento e una scuola materna.
Nel 1970 vi
fu invece l'adeguamento della chiesa alla riforma liturgica post Concilio
Vaticano II, con l'aggiunta di una mensa marmorea sul presbiterio e la rimozione
delle balaustre che lo dividevano dall'aula.
Nel 1979 il
luogo di culto e tutta la città di Palmi passarono dalla giurisdizione della diocesi
di Mileto a quella nuova di Oppido Mamertina-Palmi.
Nel 1983 vennero
inaugurate delle opera d'arte nel sagrato e nella piazza davanti alla
chiesa mentre nel 1988 vennero eseguiti alcuni lavori di restauro
dell'intero complesso.
Il
16 novembre 1994 la chiesa, con bolla vescovile, venne eretta a
santuario.
Nel 2007 e
nel 2012 (questi ultimi su progetto dell'arch. Santino Paladino) sono
stati eseguiti ulteriori lavori di restauro del santuario e del sagrato.
Esterno
- La facciata del
santuario è a capanna, risulta incorniciata da due coppie di lesene in
travertino bianco con ornamenti corinzi, poste all'estremità della stessa e che
si innalzano da una zoccolatura in marmo, che si sviluppa per tutta la larghezza
della facciata. le due coppie di lesene sorreggono un frontone triangolare, delimitato
da una modanatura con cornice, al cui interno è posto lo stemma in marmo dell'Ordine
carmelitano. Centralmente è collocato un piccolo portale composto
da due colonne composite, entro il quale si apre l'unico ingresso del
santuario, posto a livello del sagrato e alla cui cima si trova un timpano spezzato.
Sopra il portale si trova una finestra centinata nei cui vetri,
dal 2012, è riprodotta l'immagine della Madonna del Carmine. Sulle
coppie di lesene sono collocati gli stemmi vescovili e papali, in bronzo,
riferiti al 1894 e al momento di realizzazione degli stessi (mons.
Antonio Maria de Lorenzo, mons. Benigno Luigi Papa, papa Leone XIII e papa
Giovanni Paolo II). Ai lati del portale sono invece apposte due iscrizioni,
anch'esse in bronzo. La facciata è conclusa, nel punto più alto, da una croce
di Gerusalemme in ferro.
Le facciate
laterali risultano libere solamente nella parte alta, poiché inglobate dal
complesso del convento, e in esse sono collocate tre piccole finestre per
entrambi i lati.
La copertura,
con manto in tegole, è a doppia falda tranne per l'abside, nella quale
risulta a padiglione.
Il campanile è a
vela, realizzato nella parte posteriore dell'edificio.
Nel
sagrato si trovano, ai lati del portone d'ingresso al santuario, due leoni in
bronzo. I due leoni rappresentano l'allegoria rispettivamente del «terremoto»
e de «la fiducia del popolo nella protezione da parte della Madonna». Il
16 novembre 1944, cinquant'anni dopo miracolo della Madonna del
Carmine di Palmi, l'amministrazione comunale intitolò la piazza antistante
la chiesa come «Piazza Carmine nel 50° del miracolo». Sempre
nella suddetta piazza è collocato l'obelisco dedicato alla Madonna del Carmine.
L'inaugurazione dell'obelisco avvenne l'8 maggio 1983, in concomitanza con
il secondo centenario del terremoto del 1783. Il monumento è formato da
un'alta stele di granito, sulla cui cima vi è collocata una
statua in bronzo della Madonna del Carmine. L'opera fu realizzata dalla
ditta Attilio De Luca di Napoli e la stele venne squadrata da maestri
d'arte locali, guidati da Antonio Romeo.
Interno
- Al
suo interno il santuario è formato da una sola navata rettangolare, che
termina con un'abside curvilinea. La navata corrisponde all'aula, mentre il presbiterio,
rialzato di due gradini rispetto al resto dell'edificio, è collocato
all'interno dell'abside.
Nella controfacciata è
posta, in corrispondenza dell'ingresso, una bussola sovrastata da una cantoria,
con diverse profondità e avente larghezza pari a tutta la controfacciata
stessa. Nel parapetto della cantoria sono disposti tre medaglioni a
tempera su intonaco raffiguranti angeli musicanti (XX
secolo), opera di Sebastiano Corti Consoli. Ai lati della bussola sono
collocate due cornici con dipinte altrettante Stazioni della Via Crucis (XX
secolo), realizzate in legno intagliato e scolpito dall'artista Fortunato
Messina, mentre alla sommità della parete è posto un medaglione raffigurante
la Croce di Gerusalemme.
Le pareti
laterali risultano scandite verticalmente da capitelli corinzi addossati,
che le suddividono in cinque campate ciascuna con arcate cieche, entro
le quali sono disposti gli altari laterali e le opere d'arte. Sopra di esse
si sviluppa una cornice aggettante, sormontata da tre finestre per
lato. Tutti gli altari laterali, progettati da padre Carmelo Umberto
Angiolini, sono realizzati in marmo bianco scolpito e policromo intarsiato.
Partendo
dall'ingresso, nella prima campata di sinistra si trova la porta d'accesso ai
locali adibiti a confessionale. Sopra la porta è posizionata una lapide in marmo bianco
screziato inciso, commemorativa degli eventi del 1894, che recita:
"NEL
I° CENTENARIO / DEL MIRACOLO / LA NOBILE CONGREGA / E / IL TERZ'ORDINE
CARMELITANO / RICORDANO CON / DEVOZIONE FILIALE / LA PROTEZIONE / DELLA MADONNA
/ DEL CARMINE / 16 NOVEMBRE 1894-1994"
Nella
seconda campata è collocata una mensola che sorregge una statua in legno scolpito
e dipinto della Madonna di Fátima.
Nella
terza campata si trova l'altare laterale di San Giuseppe (XX secolo), con dipinto in olio
su tela raffigurante San Giuseppe con Gesù bambino (1933),
opera del pittore Roberto Sgrò, sovrastato da un medaglione a tempera su
muro, con soggetto un angelo con scritta "ite ad Joseph",
dipinto da Sebastiano Conti Consoli.
Nella
quarta campata è collocato l'altare laterale del Sacro Cuore di Gesù (XX
secolo), con nicchia contenente una statua in legno scolpito e dipinto del Sacro
Cuore di Gesù (XX secolo) realizzata dall'artista Luigi
Santifaller di Ortisei, sovrastato da un medaglione a tempera su muro,
con soggetto un angelo, dipinto da Consoli.
Nella
quinta campata è posizionato l'altare laterale del Crocifisso (XX secolo),
con crocifisso ligneo dipinto (XX secolo) anch'esso scolpito
da Luigi Santifaller, disposto davanti a un dipinto murale a
tempera (XX secolo), opera di scuola dell'Italia meridionale, raffigurante un
paesaggio e sovrastato da un medaglione a tempera su muro, con soggetto un angelo con
scritta "passus est pro nobis", dipinto da Consoli. Di fronte l'altare
è collocato l'organo.
Sempre
partendo dall'ingresso, nella prima campata di destra si trova la porta
d'accesso ai locali della confraternita e del museo. Sopra la porta è
posizionata un'altra lapide in marmo bianco screziato
inciso, commemorativa degli eventi del 1894, che recita:
"IN
QUESTO TEMPIO / LA DIVA VERGINE DEL CARMELO / CON UN PRODIGIO NON MAI VISTO
NELLE TRASCORSE ETA' / IL MERCOLEDI' 31 OTTOBRE 1894 / MOSTRO' / QUANTA PENA
AFFATICAVA IL SUO CUORE / NEL PATROCINARE PRESSO DIO / LA CAUSA DEI SUOI FIGLI
TRAVIATI / I QUALI / LA SERA DEL 16 DEL SEGUENTE NOVEMBRE / COL TERREMOTO
SPAVENTEVOLE CHE SCONQUASSO' LA CITTA' TUTTA QUANTA / SAREBBERO MISERAMENTE
PERITI / FU NON DUBBIO SEGNO / DEL FERVIDO PREGARE DI TANTA MADRE / UNA QUASI
RUGIADA / CHE BAGNO' L'ALTARE I PILASTRI TUTTI I BASSORILIEVI / E PER 17 GIORNI
CONTINUI / IL MUOVERE DELLE SUE CELESTI PUPILLE / IL CHIUDERE ED APRIRE DELLE
PALPEBRE / LO SCOLORIRSI DELLA FACCIA DIVINA / VIDERO IL PORTENTO / MISCREDENTI
E FEDELI / E STUPEFATTI CREDETTERO E AMMIRARONO / A PERENNARE LA MEMORIA DI SI
STUPENDO AVVENIMENTO / LA CONGREGA QUESTO MARMO POSE"
Nella
seconda campata è collocato l'altare laterale di Santa Lucia (XX secolo),
con dipinto in olio su tela raffigurante Santa Lucia (2002),
realizzato da Antonio Gambacorta, sovrastato da un medaglione a
tempera su muro, con soggetto un angelo con rose, dipinto da Consoli.
Nella
terza campata si trova l'altare laterale di Santa Maria Maddalena de' Pazzi
(XX secolo), con dipinto in olio su tela raffigurante Santa Maria Maddalena
de' Pazzi (1936), opera di Sebastiano Conti Consoli, sovrastato da
un medaglione a tempera su muro, con soggetto un angelo con giglio,
dipinto anch'esso da Consoli.
Nella
quarta campata è posizionato l'altare laterale di Sant'Elia profeta (XX
secolo), con dipinto in olio su tela raffigurante Sant'Elia profeta (XX
secolo), realizzato da Pina Calì, sovrastato da un medaglione a
tempera su muro, con soggetto un angelo con scritta "surrexit
elias quasi ignis", dipinto da Consoli.
Nella
quinta campata è collocato l'altare laterale di Santa Teresa d'Avila e
Santa Teresa di Lisieux (XX secolo), con dipinto in olio su tela
raffigurante Santa Teresa d'Avila e Santa Teresa di Lisieux con
angeli (XX secolo), opera di scuola dell'Italia meridionale,
sovrastato da un medaglione a tempera su muro, con soggetto un angelo con
scritta "deus amor meus", dipinto da Consoli;
Completano
le pareti laterali le restanti Stazioni della Via Crucis (XX
secolo), in legno intagliato e scolpito, collocate nei capitelli
corinzi addossati e realizzate come detto dall'artista Fortunato
Messina.
Nella parete
di fondo si apre, tramite un arco trionfale, l'abside. Nella chiave
di volta dell'arco è collocato un rilievo in stucco raffigurante due angeli
reggi stemma mentre, più in basso, sono posizionate le ultime due Stazioni
della Via Crucis.

Il soffitto della
navata è formato da una volta a botte, suddivisa in riquadri a stucco.
Il soffitto presenta, in corrispondenza delle finestre posizionate nelle pareti
laterali, dei dipinti murali a tempera raffiguranti coppie
di angeli cherubini, realizzati nel periodo 1932-1936 da Sebastiano
Conti Consoli. Gli affreschi realizzati nel soffitto sono sempre opere
del pittore Consoli e raffigurano Maria Vergine e angeli (1932), la Madonna
che consegna lo scapolare a San Simone Stock (1934), l'Incoronazione
della Vergine (1933) e quattro medaglioni raffiguranti i santi
carmelitani San Cirillo d'Alessandria, San Battista
Mantovano, San Pietro Tommaso e San Giovanni della
Croce (1933).
Tutte
le pareti e il soffitto sono decorati in stile barocco, in oro a
foglia su progetto dell'architetto Nino Bagalà.
La pavimentazione è
invece formata da lastre di marmo bianco e grigio disposte
in diagonale. Nel corridoio centrale sono disposte invece a scacchiera, mentre
inserimenti di altra coloratura a creare dei disegni geometrici.
Nell'abside,
a pianta rettangolare conclusa da una parete di fondo curvilinea, è
posizionato il presbiterio. Nella parete sinistra è posta una porta che conduce
ai locali del convento, mentre in quella destra è posizionata una porta
che immette alla sacrestia. Le pareti risultano decorate da affreschi di
Sebastiano Conti Consoli rappresentanti la Annunciazione (1936) e
la Adorazione del Bambino (1936), dono del sacerdote
Gambacorta, che fanno da cerchio all'altare maggiore.
L'altare
maggiore della Madonna del Carmine (1777), addossato alla parete di fondo
curvilinea, è realizzato in marmo bianco scolpito e policromo intarsiato
ad opera di Paolo Rechichi e Antonio Chitton. Sopra l'altare
è posta un'edicola contenente al suo interno il gruppo scultoreo di Maria
Santissima del Carmelo e angeli (1782), realizzato in legno di tiglio scolpito
e dipinto dallo scultore Domenico De Lorenzo.
Il soffitto dell'abside è
chiuso da una semi-cupola e, nel catino absidale, sono
raffigurati affreschi rappresentanti l'Esaltazione della Vergine del Carmelo (1933) e
della Navicella di Pietro (1936), anch'essi
realizzati dal Consoli. Il candelabro pasquale è opera di
Fortunato Messina.
La pavimentazione dell'abside
è in marmo.
Chiesa
del Santissimo Crocifisso
La chiesa del Santissimo
Crocifisso è ubicata nel rione Cittadella e
prospetta sulla piazzetta dell'Annunziata. Chiamata anche chiesa
dei Monaci, è sede del sacrario diocesano della diocesi
di Oppido Mamertina-Palmi, che conserva numerose reliquie di santi.
Al suo interno è custodito e venerato un pregevole Crocifisso
ligneo risalente al XVII
secolo, segnalato nell'Inventario degli Oggetti d'Arte d'Italia.
Nel 1537 venne
eretto, da un certo frate Antonio, un piccolo monastero di religiosi dell'ordine
dei Frati
Minori Osservanti, chiamato La Annunziata, e contiguo alla
congregazione laicale di santa Maria De Caravellis. Con
ogni probabilità il luogo di culto del monastero venne edificato sulle rovine
di una preesistente chiesa, intitolata anch'essa a Santa Maria de Caravellis.
Nel 1621 il
convento dell'Annunziata passò all'Ordine
dei Frati Minori Cappuccini e,
nel 1638, la
chiesa venne eretta a "provincia religiosa". In quel
secolo e nel successivo (fino
al 1795), il
luogo di culto fu adoperato anche per la sepoltura dei fedeli. Inoltre,
nel periodo feudale, la chiesa era adibita a parlamento cittadino e in essa, il
22 dicembre 1635,
il popolo chiamato in parlamento dal
suono della campana, espresse la volontà di distaccarsi da Seminara e
far divenire Palmi universitas autonoma.
Il
21 aprile 1652,
con la riforma papale di Papa
Innocenzo X, il convento dell'Annunziata di Palmi venne
soppresso. La
chiesa venne citata, nel 1693,
dall'abate Giovan
Battista Pacichelli nell'opera Il Regno di Napoli in
Prospettiva.
Nel 1704 il
convento venne demolito e ricostruito, e la chiesa fu abbellita. Nel 1707 In occasione della visita
di mons. Domenicantonio
Bernardini vescovo della diocesi
di Mileto, venne evidenziata la presenza nella chiesa di una confraternita
del Santissimo Crocifisso.
La
chiesa ed il convento subirono gravi danni a seguito del terremoto
del 1783. La chiesa inoltre fu il luogo di seppellimento di tutte le
vittime cittadine provocate dal sisma e
venne riaperta al culto nel 1798,
con i lavori effettuati tramite l'obolo dei fedeli.
Le
leggi francesi soppressero il convento il 7 agosto 1809,
ma lo stesso venne ripristinato nel 1822.
Il
convento fu nuovamente soppresso il 7 luglio 1866,
quando il governo del Regno
d'Italia decretò la cancellazione di tutti gli ordini religiosi. L'anno seguente lo stato
italiano donò l'edificio al Comune di Palmi, che
in un primo tempo si adoperò affinché continuasse ad essere officiato, anche se, negli anni seguenti, venne adibito a seggio elettorale,
ad aula di tribunale,
a sala per comizi ed altro.
Nel 1875,
a seguito della proposta di istituzione di una nuova «diocesi di Palmi», la
chiesa fu ipotizzata come sede della cattedrale e
del vescovado. Nel maggio del 1883 la
popolazione, con il supporto del reverendo Lopresti, insorse contro la giunta
municipale del tempo, che invece aveva deciso l'abbattimento del
monumento religioso per far posto ad un battaglione di soldati.
La
chiesa fu uno dei pochi luoghi di culto cittadini che non riportarono danni a
seguito del terremoto
del 1894.
Nemmeno
il terremoto
del 1908 distrusse l'edificio, a differenza del monastero che non venne
mai più ricostruito.
Fino
al 1918 i
riti vennero ancora officiati dai Frati
Minori Riformati, ridotti allo stato secolare e, nel 1933,
il podestà Vincenzo
Silipigni concesse la chiesa alla diocesi
di Mileto, che
nel frattempo aveva assunto la sede provvisoria della parrocchia
di Maria Santissima del Soccorso, poiché la chiesa parrocchiale era in
ricostruzione post sisma del 1908.
La seconda
guerra mondiale apportò gravi danni alla copertura dell'edificio e,
nel periodo tra il 1970 e
il 1984,
vennero eseguiti dei lavori di restauro per l'interno.
Nel 1979 il
luogo di culto e tutta la città di Palmi passarono
dalla giurisdizione della diocesi
di Mileto a quella nuova di Oppido
Mamertina-Palmi.
Nel 1990 vi
fu l'adeguamento
liturgico della chiesa alla riforma post Concilio
Vaticano II, con l'aggiunta di una mensa al
centro del presbiterio, e
nel 1992 venne
effettuato un nuovo restauro dell'edificio, da parte della Soprintendenza di Reggio
Calabria e di Vincenza Posterino Bagalà, riguardante la copertura,
l'abside e la facciata, con cerimonia di riapertura al culto il 3 luglio 1993.
Nel 2008 venne
effettuato il trasferimento di proprietà della chiesa dal Comune di Palmi alla diocesi
di Oppido Mamertina-Palmi.
L'ultima
ristrutturazione del luogo di culto, interna ed esterna, è del 2019,
realizzata con i fondi dell'otto
per mille.
Esterno
- La facciata della
chiesa è a
capanna e presenta un portale d'ingresso
incorniciato da due lesene corinzie che
sorreggono un timpano curvilineo
spezzato. Ai
lati del portale sono invece collocate due coppie di paraste che
sorreggono a loro volta un frontone triangolare, delimitato
da modanatura con cornice,
che chiude dalla parte superiore il prospetto. Le due paraste all'estremità del
prospetto smussano gli angoli dell'edificio. Tra il portale ed il frontone è
collocata una monofora semicircolare. Nella
parte inferiore della facciata si innalza una zoccolatura in pietra che si
sviluppa per tutta la larghezza della stessa, che è conclusa, nel punto più
alto, da una croce in ferro.
Le facciate
laterali e quella tergale non presentano alcun tipo di elemento
architettonico, eccezion fatta per una serie di monofore.
Le monofore corrispondenti al transetto interno sono semicircolari.
La copertura dell'edificio
è a doppia falda, con manto in coppi e tegole.
Il campanile è a
vela, realizzato nella parte posteriore dell'edificio, sopra la copertura.
Interno
- Al
suo interno la chiesa è
formata da una sola navata rettangolare, che
termina con un transetto e
la successiva abside,
anch'essi di forma rettangolare. L'aula corrisponde
alla navata mentre il presbiterio,
rialzato di tre gradini rispetto al resto dell'edificio, equivale al transetto e
all'abside.
La controfacciata presenta,
ai lati dell'ingresso, due paraste e
quattro cornici con dipinte altrettante Stazioni
della Via Crucis, opera del pittore Saverio
Ungheri.
Le pareti
laterali risultano scandite verticalmente da lesene alternate
ad arcate
a tutto sesto che creano delle nicchie profonde e che le suddividono in
cinque campate ciascuna,
entro le quali sono disposti alternati gli altari laterali e le finestre.
Quasi al ridosso della copertura è presente una trabeazione. Tutti
gli altari laterali sono realizzati ad opera di maestranze calabresi, in
muratura intonacata e stucco modellato,
dipinti e raffiguranti ornamenti vegetali, con tabernacolo in legno intagliato.
Le finestre sono invece realizzate con vetrate artistiche rappresentanti i
quattro santi
evangelisti.
Partendo
dall'ingresso, nella prima campata di sinistra è collocato l'altare
laterale di Sant'Antonio da Padova (XVIII
secolo), alla
cui sommità è posta la colomba dello Spirito
Santo. Lo sportello di tabernacolo illustra
un calice (XX
secolo) mentre
la pala
d'altare, di scuola
calabrese, realizzata in olio
su tela rappresenta Sant'Antonio
da Padova (XIX
secolo).
Nella
seconda campata è posizionata una finestra,
con sottostante confessionale in legno opera
di artigiani locali.
Nella
terza campata si trova l'altare
laterale della Deposizione di Gesù (XVIII
secolo), alla
cui sommità è posta una testa di angelo.
Lo sportello di tabernacolo illustra
un ostensorio (XX
secolo) mentre
la pala
d'altare, in olio
su tela, rappresenta la Deposizione
di Gesù.
Nella
quarta campata è posizionata una finestra,
con sottostante base
processionale in legno (XX
secolo) utilizzata per il trasporto a spalla in processione del
Crocifisso ligneo collocato nel transetto.
Nella
quinta campata è collocato l'altare
laterale dell'Immacolata Concezione (XVIII
secolo), alla
cui sommità è posta la colomba dello Spirito
Santo. La pala
d'altare raffigura l'Immacolata
Concezione con San
Francesco d'Assisi e Sant'Antonio
da Padova (XVII
secolo), opera
del pittore napoletano Francesco
De Rosa.
Sempre
partendo dall'ingresso, nella prima campata di destra è collocato l'altare
laterale della Madonna Assunta (XVIII
secolo), alla
cui sommità sono poste due statue di angeli. Lo sportello di tabernacolo illustra
un ostensorio (XX
secolo) mentre
la pala
d'altare, di ambito
calabrese, in olio
su tela rappresenta la Madonna
Assunta e angeli (XIX
secolo) ed
è sovrastata dalla scritta "per divozione e fede - Domenico
Basili".
Nella
seconda campata è posizionata una .
Nella
terza campata si trova l'altare
laterale della Madonna Addolorata (XVIII
secolo), alla
cui sommità è posta una testa di angelo.
Lo sportello di tabernacolo raffigura
un ostensorio (XX
secolo) e,
sotto di esso, è collocato un paliotto in raso ricamato
(XX sec.) mentre
nella parte superiore è posta una nicchia contenente un manichino in legno scolpito
e dipinto, unico nel suo genere in tutte le chiese cittadine, rappresentante la Madonna
Addolorata (XIX
secolo), di scuola
napoletana.
Nella
quarta campata è posizionata una finestra,
con sottostante base
processionale in legno realizzata
nel 1878 ed
utilizzata per il trasporto a spalla in processione del
Crocifisso ligneo collocato nell'altare maggiore.
Nella
quinta campata è collocato l'altare
laterale del Sacro Cuore di Gesù (XVIII
secolo), alla
cui sommità è posta la colomba dello Spirito
Santo e, al di sotto, una pala
d'altare in olio
su tela rappresentante il Sacro
Cuore di Gesù (XIX
secolo), opera
dell'architetto locale Nino
Bagalà.
Completano
le pareti laterali ulteriori Stazioni
della Via Crucis, opera del pittore Saverio
Ungheri e
collocate nelle lesene.
Nei
due brevi tratti di parete che
dividono la navata dal transetto,
sono collocate le ultime due Stazioni
della Via Crucis.
Il soffitto della
navata è formato da un tetto in legno,
a doppia falda inclinata, sorretto da capriate a
vista anch'esse in legno e
posizionate in corrispondenza delle lesene delle pareti
laterali.
La pavimentazione è
invece formata da lastre di pietra
granitica Sono
state mantenute a vista nel pavimento le lapidi marmoree,
con vetro di protezione, in corrispondenza delle sepolture che venivano fatte
nella chiesa nei secoli passati. Nel corridoio centrale sono collocate ulteriori
lastre di vetro a protezione delle aperture di collegamento con i locali che
esistevano sotto la chiesa.
Il transetto si
sviluppa trasversalmente per la stessa larghezza della navata.
Alle estremità presenta delle pareti con,
nella parte alta, una apertura a lunetta e, nella parte bassa, due altari
laterali realizzati in muratura intonacata e stucco modellato
e dipinti ad opera di maestranze locali.
Alla
sinistra è posto l'altare
laterale del Santissimo Crocifisso (XVIII
secolo), con paliotto mobile
del secondo dopoguerra in tessuto ricamato
in seta,
opera di manifattura
calabrese, sovrastato
da un Crocifisso (1981)
in legno scolpito
e dipinto.
Alla
destra invece è collocato l'altare
laterale della Madonna (XVIII
secolo), con
sportello di tabernacolo in
legno intagliato (XX secolo), di bottega
calabrese, e pala
d'altare in olio
su tela raffigurante la Madonna con Gesù
Bambino e santi (XVIII
secolo), di scuola dell'Italia
meridionale.
La pavimentazione del transetto è
formata da piastrelle in cotto e
nella quale, davanti alla mensa, è collocata una botola con
grata in ferro per
l'accesso alla cripta sottostante. Il soffitto ripropone
la stessa tipologia della navata, seppur diviso da quest'ultima e dall'abside da
ulteriori due imponenti travi in legno.
L'abside,
a pianta rettangolare, presenta due pareti
laterali ognuna con una porta d'accesso rispettivamente alla sacrestia e
ai locali annessi della chiesa, e una parete
di fondo, inaccessibile per la presenza di una inferriata, nella quale sono
collocate due monofore.
Al
centro dell'abside è collocato l'altare
maggiore del Santissimo Crocifisso (XVIII
secolo), anch'esso
realizzato in muratura intonacata e stucco modellato
e dipinti, ad opera di maestranze locali. Nella parte inferiore dell'altare è
posizionato un paliotto in tessuto di seta bianco
ricamato con le insegne francescane (XX
secolo), manifattura
dell'Italia
meridionale, sovrastato
da un tabernacolo ligneo intagliato
(XIX
secolo) di scuola
calabrese e
da un'edicola che
conserva al suo interno un Crocifisso ligneo del XVII
secolo, realizzato in legno scolpito
e cartapesta modellata
policromi, opera
di bottega dell'Italia
meridionale ed attribuito a frate Umile
da Petralia. La scultura è segnalata nell'Inventario degli Oggetti d'Arte
d'Italia con la seguente descrizione:
«Statua
in legno CROCIFISSO; figura intera eretta su croce, di proporzioni al
naturale; opera forse monastica del sec. XVII-XVIII. La statua lignea è
l'opera maggiore della chiesa, collocata alle spalle dell'altare maggiore,
scolpito forse da Fra' Umile
da Petralia,
dallo stile scarno e dall'espressione calma e serena, da cui pur tuttavia
promana una profonda sofferenza.»
Ai
lati dell'edicola sono
collocate quattro colonne corinzie,
due per lato, che sorreggono una lunetta con raffigurato l'occhio
della Provvidenza. Al suo interno l'edicola è rivestita di stoffa damascata rossa e
l'icona del Crocifisso è protetta da una cornice dorata con vetro. Completano
l'altare due statue policrome
di angeli reggicandelabro (XXI
secolo), poste anch'esse ai lati dell'edicola, davanti alle colonne.
Completano
le opere d'arte dell'abside tre antiche tele della Via
Crucis, situate alle pareti e attribuite all'artista calabrese Cristoforo
Santanna di Rende.
La pavimentazione e
il soffitto dell'abside
risultano essere, per tipologia e materiali, la continuazione di quelli presenti
nel transetto.
Cripta
- Sottostante
al transetto e
all'abside è
collocata una cripta,
dove anticamente trovavano sepoltura i frati del convento annesso,
andato perduto, ed è raggiungibile tramite una botola che
si apre al centro del presbiterio,
dalla quale inizia una scala che conduce al luogo interrato. Attualmente la
cripta è utilizzata come sacrario diocesano e,
nelle nicchie presenti nelle murature perimetrali (usate in passato come loculi per
i frati), sono collocate alcune reliquie di santi.
Tra le numerose reliquie ve ne è una di San
Rocco.
Altri
edifici relegiosi
Oratorio
del Santissimo Rosario (1966),
luogo di culto in stile moderna che conserva un antico dipinto della Madonna
del Rosario.
Chiesa
di San Fantino (1953),
architettura moderna di Taureana
di Palmi che
al suo interno conserva la venerata statua della Madonna
dell'Alto Mare;
Chiesa
di Maria Santissima Assunta (1977),
chiesa del Pietrenere;
Chiesa
di San Marco (1959),
piccola chiesa della Tonnara
di Palmi,
dedicata al protettore dei pescatori del luogo;
Chiesa
di Sant'Elia (1958),
chiesetta posta sulla sommità dell'omonimo
monte a
ricostruzione del luogo di culto realizzato nell'884 da
Sant'Elia
lo Juniore.
All'interno sono collocate le statue della Madonna della Montagna e
di Sant'Elia profeta;
Chiesa
di San Giuseppe (1960),
luogo di culto di Palmi Scalo. La chiesa venne realizzata in occasione dei
lavori per il raddoppio dei binari della Ferrovia
Tirrenica Meridionale,
a «perenne memoria» dei crolli avvenuti nel 1955 all'interno
della galleria tra Palmi e Bagnara Calabra, che causarono la morte di 23 operai
addetti al consolidamento ed alla posa dei binari.
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