Palazzo
del Bufalo - Palazzo
del Bufalo,
sede di uffici, occupa la parte ad angolo dell'isolato che affaccia sul Corso
Vittorio Emanuele III e
via Cavour, in pieno centro
storico.
In passato l'edificio ha ospitato la cassa nazionale per le assicurazioni
sociali.
Progettado
dall'ingegnere Tommaso Del Bufalo, da cui il nome del palazzo, nel 1922 fu
completato nel 1926.
Rappresenta
uno degli esempi degni di nota di architettura liberty.
Il manufatto architettonico è costituito da un seminterrato e da due piani
fuori terra con un impianto planimetrico di forma quadrata che racchiude un
cortile centrale. Il prospetto principale che affaccia sul Corso
Vittorio Emanuele III si
presenta con un ingresso decorato costituito da doppi portali ad arco
a tutto sesto con
cornice in finta pietra ed ai lati due colonne, inoltre le aperture del
pianoterra architravate con cornice in finta pietra poggiano su un basamento
trattato con la stessa tipologia di materiali in cui sono collocate le finestre
architravate del seminterrato dotate di inferriate. Le pareti del piano
superiore sono trattate con intonaco liscio con aperture architravate, talune
con balconi appoggiati su mensole con ringhiera in ferro
battuto artistico,
nel prospetto laterale si ripetono le stesse tipologie di elementi
architettonici, inoltre per tutte le facciate corre una fascia riccamente
decorata a motivi floreali sormontata da un cornicione e balaustra lineare
rialzata in corrispondenza dell'ingresso.
Palazzo
Barbera - Palazzo
Barbera (o Casa Barbera) è un importante edificio che affaccia sul Lungomare.
Sorge
sull'area dell'antico lotto dell'isolato 169 del piano regolatore ed è
precisamente il primo fabbricato, ad angolo tra il corso
Vittorio Emanuele III e
l'attuale largo Cristoforo
Colombo,
che si affaccia su viale Genoese Zerbi.
Il
progetto, redatto nel 1924 dall'ingegner
Antonio Marino, fu rivisto e presentato alla commissione edilizia per le
modifiche relative ai confini, alla distribuzione interna e alla nuova
determinazione dei prospetti, nel gennaio del 1926 dall'ingegner Domenico
Corigliano.
Inizialmente
a due piani fuori terra oltre lo scantinato, poi sopraelevato negli anni
sessanta,
l'edificio fu destinato a negozi al pian terreno e a civili abitazioni ai piani
superiori. Si presenta con una soluzione d'angolo a curva e nei suoi prospetti
con un'architettura imponente.
Il
fronte che si affaccia sul lungomare mette
in risalto il corpo di fabbrica centrale, al centro di due coppie di colonne con
alto basamento dallo stile
ionico usato
nel XVI
secolo appaiono
al piano superiore tre aperture con arco semicircolare con chiave di volta
allungata circondata da un bugnato in muratura rustica con giunzioni smussate.
Al
primo piano in corrispondenza delle tre aperture inferiori: tre balconi con
balaustra in cemento, l'apertura ad arco piatto e le mensole che sorreggono la
cornice ed il frontone, segue per tutto il prospetto un fregio con scanalature
ed infine il parapetto ornato con cartelle.
Gli
altri due tratti del prospetto si distinguono, il primo per la definizione
dell'ingresso con il portone al piano terra e di una finestra al piano
superiore, l'altro come già detto, per la sua definizione d'angolo curva che
ripete come prima, ai due livelli, il ritmo delle aperture ad eccezione della
balaustra che collega i tre balconi che si affacciano su viale Genoese Zerbi.
Palazzo
Corigliano
-
Palazzo Corigliano
è un edificio in stile Liberty formato
da un corpo di fabbrica il cui affaccio principale si trova prospiciente il corso
Garibaldi,
mentre gli altri prospetti sono compresi tra il corso
Vittorio Emanuele III e
le vie Tenente Panella e XXIV Maggio.
Il
palazzo fu progettato nel 1921 dall'Ingegnere
Cesare Prato e finito di costruire nel 1925.
Alla fine degli anni
settanta del
secolo scorso subì gravi danni a causa di un rovinoso incendio. Dopo un lungo
periodo di abbandono e di degrado fu restaurato e riportato all'antico
splendore. Nel ventunesimo secolo l'edificio ospita un punto vendita di un brand
di abbigliamento.
L'edificio
dal punto di vista architettonico è costituito da due piani fuori terra e
presenta un impianto planimetrico rettangolare. La facciata al piano terra è
dominata da tre grandi ingressi con porte in vetro mentre al primo piano sono
presenti aperture con infissi metallici decorati con artistici elementi in ferro
battuto, un grande balcone fornito di ringhiera sempre in ferro
battuto a
motivo floreale prettamente di stile liberty,
decorazioni che vengono richiamate dai lampioncini con bracci pendenti ai bordi
delle aperture della ringhiera.
Palazzo
De Blasio - Palazzo
De Blasio è un importante edificio liberty.
È
uno dei due istituti scolastici che sorgono sul corso
Vittorio Emanuele III,
costruito nel 1911 su progetto dell'ingegnere Domenico
Genoese Zerbi,
ospitava inizialmente la Scuola Normale Femminile, poi divenuta Liceo
statale Tommaso Gullì.
Il
fabbricato fu il primo tra gli edifici pubblici ad essere costruito dopo il terremoto
del 1908.
L'appalto dei lavori avveniva nel settembre del 1911 ed alle spese contribuì il
"Comitato Lombardo", che aveva curato il funzionamento dell'istituto
fin dalla sua nascita.
L'impianto
del manufatto si presenta con una forma irregolare a "C" a due piani
con un cortile interno destinato alle attività ricreative della scuola.
Il
prospetto principale si affaccia sul Lungomare con
i due corpi di fabbrica posti agli angoli più avanzati rispetto al corpo
centrale, l'ingresso si presenta più alto rispetto al livello della strada,
questo anche per consentire alla linea del dislivello che parte della metà di
via 2 settembre a mantenersi costante.
Due rampe di
scale con una balaustra in
ferro legata con dei pilastrini, circonda tutto l'edificio; al piano terra nel
corpo centrale tre grandi portoni in ferro e vetro di originale fattura fungono
da ingresso principale, le altre aperture si distribuiscono regolarmente in simmetria sia
la piano terra che al primo piano con ampie finestre in
vetro intelaiato in piccoli listelli di ferro. Per tutta la linea di gronda
corre una cornice interrotta dai fregi delle lesene con motivi
decorativi.
Palazzo
Fiaccadori - Palazzo
Fiaccadori è un importante palazzo storico posto sul centralissimo Corso
Vittorio Emanuele III.
Il palazzo presenta il suo ingresso principale sulla via Biagio
Camagna e
i due prospetti laterali sul corso
Vittorio Emanuele III e
sulla via Zaleuco.
L'edificio,
sede di residenze private, fu progettato dagli ingegneri Pietro Fiaccadori,
Arata e Del Piano nel 1922 e
ultimato nel 1924.
Il manufatto architettonico, di impianto planimetrico quadrangolare, è formato
da due corpi di fabbrica costituiti da un seminterrato, un piano rialzato ed un
primo piano. I prospetti si presentano permeati da un linguaggio artistico rinascimentale con
influssi dell'architettura liberty.
Il palazzo poggia su un grande basamento sul quale hanno affaccio le finestre
del seminterrato definito da una fascia orizzontale bugnata a rilievo.
L'ingresso si trova su via Camagna ed è preservato da una pensilina in muratura
sorretta da mensole a motivi geometrici.
Sul lato nord domina un bowindow con
una grande apertura di forma quadrata con davanzale rialzato su appoggi
tripartiti e sostenuto da due robuste mensole. Nel livello superiore l'edificio
termina con una veranda con parapetto merlato sormontato da una balaustra
lineare. La parete della veranda è arretrata rispetto al piano della facciata
prospiciente il corso Vittorio Emanuele e prosegue sul muro d'attico sul quale
si aprono tre finestre. Nella parte superiore del marcadavanzale si appoggia una
fascia decorata e creata in pietra con rifiniture bugnate lungo la quale si
trovano tre finestre con arco semicircolare e chiave di volta a rilievo
allungata. Le finestre vicino all'angolo si trovano tra due grandi mensole che
sostengono il balcone del primo piano. La soluzione d'angolo gioca sulla
volumetria complessiva che, tra pieni e vuoti, evidenziano una veranda, con
panorama sullo stretto, coperta da una pensilina in tegole. La parete della
veranda è arricchita da decorazioni geometriche e floreali di diverso colore.
Palazzo
Guarna -
Palazzo Guarna è
uno storico palazzo del centro della
città e occupa parte dell'isolato delimitato dal corso
Vittorio Emanuele III e le vie Osanna e Fata Morgana. Al
tempo della costruzione, iniziata nel 1921,
durante i lavori di scavo delle fondamenta del palazzo è venuto alla luce un
mosaico romano di età imperiale raffigurante scene di palestra.
Nel
1922 nell'area di Palazzo Guarna, presso l'angolo sud, fu scoperto un pavimento
in mosaico con la raffigurazione di scene di palestra. Il soggetto del mosaico,
in tessere bianche e nere, rappresenta due gruppi: da un lato, a sinistra, vi
sono due atleti nudi che si affrontano in un incontro di pancrazio,
con accanto un uomo ammantato, il giudice, che in mano regge un ramo di palma,
dall'altro due atleti impegnati in un incontro, forse di pugilato, e il loro
allenatore - giudice di gara. In alto, ai margini sono scritti in greco con
tessere nere i nomi dei lottatori. Uno, Primoros, porta un nome
egiziano, l'altro, Damas, è un noto lottatore figlio di un omonimo
campione di lotta, Marco Antonio Damas: entrambi professionisti
itineranti che partecipavano a gare in tutto l'impero
romano. Il mosaico misura m 3,55x5,50, la densità delle
tessere varia da 40 a 55 unità circa per decimetro quadrato. È stato datato
all'età severiana (200-225 d.C.) e per il soggetto della scena si è ipotizzato
che fosse il pavimento della palestra di un edificio termale.
Il
palazzo richiama alla mente forme neoclassiche con influssi dell'architettura liberty nelle
ricche decorazioni a motivi floreali presenti nelle cornici delle aperture e
nella balaustra del terrazzo. Il fronte principale è composto da un
seminterrato e da un pianterreno trattato a bugnato poco
accentuato e da un primo piano a intonaco liscio con bugnatura agli spigoli e
nella parte centrale. Al palazzo vi si accede attraverso un grande portale ad arco
a tutto sesto affiancato da due grandi colonne con
capitello classico che sostengono il balcone balaustrato del piano nobile. Al
piano terra per tutti i prospetti si aprono una serie di finestre architravate
con cornice in leggero aggetto nella parte superiore e adorna di ricche
decorazioni floreali. Al piano superiore, su entrambi i lati del balcone
centrale e per tutti i prospetti, affacciano due serie di balconi balaustrati e
sorretti da grandi mensole le cui aperture ad arco risultano forninte di una cimasa superiore
curva in aggetto, arricchita da disegni che riprendono le linee decorative delle
aperture del piano inferiore, e di lesene piatte con capitello ionico ai lati.
Il tutto è concluso da un ricco cornicione di gronda che si innalza per formare
un arco in corrispondenza delle aperture dei balconi ad angolo e da una
balaustra ritmata da una serie di pilastrini che protegge il terrazzo.
Palazzo
Giuffrè
-
Palazzo Giuffrè è
un edificio storico del centro della
città ad opera dell'ing. Carlo Perissinotti Bisoni. Il palazzo, confinante
con Palazzo
Spinelli, occupa parte dell'isolato ad angolo tra il Corso
Vittorio Emanuele III e la via Giudecca.
L'edificio, ultimato nel 1921,
è formato da un corpo di fabbrica costituito da un seminterrato, un
piano rialzato e un primo piano; presenta pianta rettangolare. Il palazzo poggia su un
grande basamento sul quale hanno affaccio le finestre con inferriate del
seminterrato definito da uno zoccolo in pietra
artificiale. I prospetti risultano permeati da canoni classici
con influssi dell'architettura liberty.
Il
prospetto principale, posto sul Corso
Vittorio Emanuele III, presenta al piano terra il portale
principale ad arco
a tutto sesto, incorniciato da un trattamento a bugnato e
racchiuso entro due colonne con capitello classico che sostengono il balcone del
piano nobile. Le finestre del piano terra si presentano architravate con cornice
in bugnato liscio.
Le pareti sopra la zoccolatura e
la cornice
marcapiano sono trattate a bugnato liscio che diventa più
evidente nella parte centrale del prospetto e nelle parti ad angolo, tanto da
creare una partitura in verticale dei prospetti. Al piano superiore troviamo una
successione di finestre e balconi con ringhiera in ferro battuto caratterizzate
da timpani triangolari
ornati al centro da un acroterio a
conchiglia e da decorazioni a motivo floreale. Nell'altro prospetto si ripetono
gli stessi elementi architettonici che si differenziano per la presenza nella
sua parte centrale di finestre ad arco e di minore dimensione. L'ingresso
secondario, posto sulla via Giudecca, si caratterizza per la presenza nella
parte sopra l'architrave di una finestra di forma ovale chiusa da un'inferriata.
L'edificio termina con un cornicione dentellato e una balaustra ritmata da una
serie di pilastrini che si innalza in corrispondenza del portale principale dove
è posto un grande stemma nobiliare in rilievo tra ricche decorazioni.
Palazzo
Mazzitelli è
un importante edificio della città che occupa la parte ad angolo dell'isolato che
affaccia su via Fata Morgana, sul Corso
Garibaldi e a lato confina con la piazzetta di San
Giorgio.
Progettato
dall'architetto Camillo
Autore fu ricostruito nello stesso luogo in cui sorgeva
prima del terremoto
del 1908 e completato nel 1927 con
un piano in meno. L'edificio attualmente è sede di uffici e negozi. Il
manufatto architettonico si articola su due piani fuori terra con planimetria di
forma quadrata e con un cortile interno.
I prospetti risultano permeati da canoni classici con influssi dell'architettura liberty.
Il
prospetto principale, posto sulla via Fata Morgana, presenta al piano terra un
trattamento delle pareti a bugnato sopra un basamento, l'ingresso, che conduce
ad un atrio ed alla scala a gomito che porta al primo piano, è racchiuso entro
due colonne che sostengono un balcone e le finestre sono architravate. Al primo
piano le pareti sono trattate con intonaco liscio ad esclusione delle parti ad
angolo, le aperture sono caratterizzate da timpani ricurvi racchiusi entro una
fascia che corre per tutte le facciate riccamente decorata a motivi floreali,
negli altri prospetti si ripetono gli stessi elementi architettonici che si
differenziano per la disposizione dei balconi con caratteristica ringhiera in
ferro battuto artistico. Il palazzo termina con un cornicione dentellato e una
balaustra con un ritmo seriale di pilastrini.
Palazzo
Miccoli Bosurgi è
uno storico edificio posto al centro della
città. L'edificio, sede di residenze private, occupa la
parte ad angolo dell'isolato delimitato dalle vie Tagliavia ed Arcovito.
Il manufatto nasce dal progetto redatto nel 1930 dagli
ingegneri Giuseppe Bonifati e G. Sacerdote e ultimato negli stessi anni trenta
del XX secolo.
Il
manufatto architettonico è formato da un piano seminterrato e due piani fuori
terra con un impianto planimetrico a forma di C che racchiude
un cortile interno. I prospetti esterni risultano caratterizzati da un
linguaggio architettonico classico con
ricchi elementi decorativi in stile liberty.
Le facciate si presentano, al piano terra con un basamento in cui sono collocate
le finestre del seminterrato, architravate e chiuse da inferriate, segue una
fascia di pareti trattata a bugnato con
una sequenza di finestre ad arco e portale di ingresso su via Tagliavia
preceduto ai lati da colonne con capitelli classici che sorreggono il balcone
con balaustra in stile classico del piano nobile e con lo stemma nobiliare della
famiglia; inoltre, sempre al livello superiore si ripetono in asse le aperture
architravate talune complete di balconi con la caratteristica soluzione ad
angolo di un balcone che rigira e aperture a bifora.
Lungo tutte le facciate corre una fascia riccamente decorata a motivi floreali
seguita dal cornicione, dalle falde aggettanti e dalla balaustra lineare
all'altezza dell'attico.
Palazzo
Nesci -
Palazzo Nesci è
un antico edificio in stile
neoclassico del centro
storico che occupa parte dell'isolato ad angolo tra il Corso
Garibaldi e la via Valentino. Si tratta dell'unica
costruzione del corso Garibaldi sopravvissuta al terremoto
del 1908.
L'edificio
fu costruito nel 1824 su
progetto dell'ingegnere reggino Porchi nel periodo successivo al terremoto
del 1783 quando il piano di ricostruzione del Mori diede
nuovi assetti in linea alla pianta urbana della città per realizzare il corso
borbonico - l'attuale Corso
Garibaldi. Il palazzo attualmente appartiene alla famiglia
Nesci ma in origine era stata la residenza della nobile famiglia reggina dei
Melissari e occupava parte della piazza dove sorgeva la distrutta cattedrale dei
bizantini. Grazie alla sua costruzione in muratura di pietra di elevato spessore
e a rinforzi in legno e alla sua ossatura portante forte e resistente annegata
nei paramenti, secondo un'immagine che revoca lo scheletro umano, resistette
quasi integralmente al potente sisma del 1908.
I danni furono limitati al crollo di alcuni soffitti dell'ultimo piano. Anni
dopo, alla stesura della nuova normativa antisismica, il sindaco Giuseppe
Valentino stabilì la distanza minima dal mare e
l'altezza massima delle costruzioni. Il palazzo nobiliare contava un'elevazione
in più rispetto a quella prevista dalla nuova legge comunale. Ciò costrinse il
suo proprietario, tra le polemiche, a demolire il piano superiore danneggiato
dal sisma per ottemperare all'ordinanza del primo cittadino. Ai proprietari del
tempo furono poi concessi altri locali dirimpetto all'edificio di sua
costruzione come parziale risarcimento della demolizione attuata.
Il
palazzo si presenta a pianta rettangolare che racchiude un cortile, con facciata
minore che guarda la via Valentino e prospetto principale il corso
Garibaldi. L'edificio si articola su tre livelli: il piano
terra dove sono allocate alcune attività commerciali, l'ammezzato e
il primo piano dove si trovano i locali per la residenza. Al piano terra, sul
lato del prospetto principale, si apre il portale principale in pietra e,
simmetricamente ad esso, tre aperture per lato che consentono l'accesso agli
esercizi commerciali. Ogni portale si presenta ad arco tondo, che inscrive al
suo interno l'ingresso ai locali e le finestre con ringhiera dell'ammezzato, con
attorno decorazioni in bugnato liscio
che caratterizza la prima fascia in cui risulta suddiviso orizzontalmente il
palazzo. La fascia superiore, in intonaco liscio e iniziata da un leggero cornicione,
è divisa da una sequenza di lesene con capitello
di stile ionico che separano gli spazi tra i balconi
sorretti da mensole in pietra e con ringhiere in ferro battuto. Le
porte-finestre dei balconi di entrambi i prospetti sono architravate e chiuse da
persiane in legno. La parte sommitale dell'intero edificio culmina con un architrave decorata
da disegni geometrici e una leggera merlatura sulla quale poggia la cornice di
gronda. Il tutto è concluso da un parapetto che protegge il tetto in tegole.
Palazzo
Pellicano -
Palazzo Pellicano occupa
parte dell'isolato ad angolo posto tra il Corso
Vittorio Emanuele III e la via Tommaso Gulli.
L'edificio
prende il nome dal proprietario Luciano Pellicano e fu progettato nel 1922 dall'architetto
Pietro Borradori. Il palazzo rappresenta un importante costruzione del waterfront cittadino.
Attualmente l'edificio è sede di residenze ed uffici.
Il
corpo di fabbrica, costituito da due piani fuori terra e da un seminterrato,
presenta un impianto planimetrico rettangolare. L'edificio presenta un ampio
cortile interno fornito di scala, con angolo smussato, e due entrate a servizio
dei due corpi di fabbrica di cui si compone il palazzo. I prospetti esterni sono
di stile classicheggiante arricchiti da elementi artistici e decorativi di
connotazione tipicamente liberty. Le facciate sono costituite da un basamento
lungo il quale si aprono le piccole finestre del seminterrato, dal primo piano
che è caratterizzato da finestre architravate tra lesene rettangolari
e dall'entrata principale, prospiciente il corso Vittorio Emanuele III e
decentrata rispetto all'asse di simmetria dell'edificio, chiusa da un cancello
in ferro battuto decorato a motivi liberty e sormontato da un timpano di
forma triangolare; al secondo livello le aperture sono sempre architravate e
alcune risultano scandite da lesene mentre
altre sono complete di balconi sostenuti
da mensole e protetti da ringhiere in ferro artisticamente decorato. Originale
risulta la scelta della soluzione ad angolo arrotondato che al piano terra
presenta finestre divise in tre parti da colonnine mentre al piano superiore,
pur essendo mantenuta la stessa tipologia architettonica di finestra, è
presente un balcone circolare sostenuto da mensole. La parte terminale
dell'edificio è caratterizzata da cornicione e balaustra lineare
con la presenza di elementi architettonici appoggiati in corrispondenza delle lesene poste
al di sotto.
Palazzo
Romeo Retez (o Casa
Romeo Retez)
- Palazzo Romeo Retex
è un edificio storico. Situato
sul corso
Vittorio Emanuele III ad angolo con via Tenente Panella,
fu costruito secondo il progetto del 7 giugno 1929 redatto
dall'ing. Dante Ciccioli per conto del dott. Stefano Romeo Retez, poi modificato
da quello del febbraio 1933 a
firma dell'ing. Carlo Perissinotti Bisoni, che apportava modifiche alle piante e
il rifacimento dei due prospetti alla prima proposta progettuale.
Rispetto
alla distribuzione i prospetti, invece, subirono sostanziali modifiche
soprattutto nel nuovo stile architettonico adottato e voluto dal proprietario.
Al fabbricato, in origine a due piani più seminterrato fu aggiunto negli anni
settanta un terzo livello sopraelevato; l'ingresso
principale si trova sulla via Tenente Panella mentre al seminterrato, destinato
a negozi, si accede
dal Lungomare.
Il
prospetto principale rivolto verso il mare si presenta con modelli
architettonici rinascimentali, e sfruttando l'uso di diversi materiali si riesce
ad ottenere un accettabile movimento cromatico: i blocchi in pietra per il
bugnato al seminterrato, il rivestimento in cotto per la facciata, il bianco
calce che definisce i balconi le chiavi di volta delle aperture e delle cornici.
Il
primo piano, dopo il seminterrato, presenta un ritmo irregolare di finestrature:
monofore e bifore, tutte ad arco a tutto sesto con cornice; situata
lateralmente, verso l'angolo, una apertura tripartita con archi sempre
semicircolari sostenuti da paraste che si dipartono da una balaustra in cemento
sottolineata da una modanatura a toro.
Agli
altri due livelli viene ripetuta la sequenza delle finestre, contrapponendo il
tipo di apertura a bifora o monofora rispetto al primo piano; viene quindi la
variazione della balaustra dei balconi che crea con le paraste una sorta di
continuità sino al piano superiore, sempre in cemento con una decorazione
floreale. Un cornicione definito con piccoli archi anticipa il parapetto del
terrazzo che ripete gli stessi motivi usati nella balaustra dei balconi del
secondo e terzo piano.
Palazzo
Spanò Bolani
- Palazzo Spanò Bolani è
un importante edificio del centro
storico. Esso occupa l'intero isolato delimitato dal Corso
Vittorio Emanuele III e dalle vie Cattolica dei greci,
Miraglia e Spanò Bolani.
Il
palazzo, caratteristico per le loggette presenti ai piani superiori, sorge sul
luogo dove insisteva, prima del terremoto
del 1908, il convento dei frati Salesiani e deve il suo nome
ad uno degli uomini più illustri della città avendo ricoperto le cariche di
deputato, di sindaco della città e di direttore del museo civico. Il manufatto
fu progettato nel 1925 e
il suo completamento avvenne in periodi diversi: la prima fase si concluse nel 1927 mentre
l'ultimo intervento che ha interessato la sopraelevazione della parte inferiore
si concluse negli anni cinquanta del XX secolo.
L'edificio
è composto da un seminterrato e da tre livelli fuori terra e presenta un
impianto planimetrico di forma rettangolare con spigoli arrotondati e con due
cortili interni.
I
prospetti sono permeati da canoni stilistici neorinascimentali con
influssi dell'architettura liberty nelle
decorazioni a motivi floreali. Al palazzo si accede attraverso tre portali posti
rispettivamente sul corso Vittorio Emanuele e le vie Cattolica dei greci e Spanò
Bolani. I prospetti si presentano sfalsati per l'andamento del terreno
dell'isolato ed in particolare si caratterizzano per un basamento trattato a bugnato liscio
e per la presenza nella sua parte inferiore di finestre architravate protette da
inferriate. Ai piani superiori si mantengono le pareti trattate a bugnato liscio
con parti rivestite di mattoni a vista e caratterizzate solo al piano nobile da
balconi sorretti da mensole decorate e con balaustre neoclassiche e da finestre bifore e monofore talune
architravate altre ad arco
a tutto sesto e lesene laterali di ordine corinzio. La
parte sommitale dell'edificio termina con un cornicione ed
una parapetto lineare.
Palazzo
Spinelli -
Palazzo Spinelli è
un edificio stile liberty che
sorge sul Lungomare.
È stato sede del rettorato dell'Università
Mediterranea di Reggio Calabri
a.
Il palazzo si colloca tra i due edifici di Villa
Zerbi e Palazzo
Giuffrè, nell'area delimitata dalle via Giulia, via Zecca e Corso
Vittorio Emanuele III. Il progetto fu presentato all'esame
della Commissione Edilizia nel luglio del 1920 a
firma dell'ing. Pietro Spinelli (stesso proprietario), sebbene l'edificio fosse
stato progettato dall'ing. Gino
Zani.
Nel
disegno dell'edificio, Zani riesce a sostituire l'imponenza dell'architettura
usata per gli edifici pubblici, con l'eleganza dello stile e la finezza delle
decorazioni: Casa Spinelli rappresenta infatti uno degli edifici più originali
di architettura liberty presente sul territorio reggino.
Il
palazzo si distingue per lo stile sobrio ed elegante: le finestre ad arco, le
colonne, la balaustra, la veranda superiore con il giardino pensile, il grande
portale d'ingresso ne fanno un simbolo della Reggio Bella e Gentile del passato.
Casa Spinelli rappresenta, infatti, uno degli edifici più originali di
architettura liberty presente sul territorio reggino. Nel disegno dell'edificio,
Zani riesce a sostituire l'imponenza dell'architettura usata per gli edifici
pubblici, con l'eleganza dello stile e la finezza delle decorazioni.
Il
manufatto architettonico è costituito da un seminterrato e da due piani fuori
terra con un impianto planimetrico di forma rettangolare.
L'ingresso affaccia su
via Zecca, preceduto da un cortile con giardino e recinzione con elementi in
ferro battuto artistico introduce un ampio atrio caratterizzato da pareti
rivestite di tessuti e soffitto cassettonato in legno decorato con una scala in
legno che conduce al piano superiore; vi è poi la sala riunioni dove è
collocato un camino con arredi originari.
Il
prospetto principale, su via Zecca, presenta nella parte centrale un corpo
avanzato che comprende al piano terra l'ingresso con arco a tutto sesto con
decorazioni a motivi floreali ed al piano superiore finestre sorrette da mensole
e ornate di cornici.
Gli
altri due prospetti si presentano al piano terra con un basamento nel quale sono
collocate le finestre del piano seminterrato dotate di inferriate sul quale
poggia il piano terra trattato a bugnato con finestre ad arco a tutto sesto e ad
angolo tripartite con colonne.
Al piano superiore si articolano le aperture
talune complete di balconi con balaustre a motivi geometrici con la
caratteristica soluzione ad angolo di un'ampia veranda con giardino pensile
usando nell'utilizzo del ferro battuto elementi in stile
liberty; lungo tutte le facciate corre una cornice sormontata
da balaustra lineare.
Palazzo
Trapani Lombardo -
Palazzo Trapani Lombardo è
un antico palazzo del centro
storico. Occupa parte dell'isolato posto tra il Corso
Garibaldi e le vie Biagio Camagna e Diana.
Appartenne
alla famiglia del senatore Antonio
Trapani Lombardo. Fu edificato dopo il terremoto
del 1908, e progettato
dall'iingegnere Gino
Zani nei primi anni '20.
Il
palazzo presenta motivi appartenenti alla tradizione neoclassica con
influssi liberty nelle
ricche decorazioni. I prospetti appaiono come un reticolo le cui linee sono
rappresentate proprio dalle membrature architettoniche:da un lato le lesene dividono
verticalmente il prospetto , dall'altro le cornici
marcapiano definiscono la partitura orizzontale.
Il
corpo di fabbrica è costituito, in alzato, da due piani fuori terra e un
piccolo attico. Il prospetto principale, affacciato sul corso, risulta scomposto
in due ordini che vedono al piano terra la presenza di locali adibiti ad attività
commerciali con grandi aperture mentre al piano superiore si trovano locali ad
uso residenza o ufficio. Al palazzo si accede dalla via Biagio Camagna
attraverso un grande portale con arco a tutto sesto, affiancato da due colonne
abbellite da capitelli
corinzi e sormontate da un ricco architrave e
un passante cornicione. Dalle colonne si dipartono in asse due mensole
diversamente modulate che sorreggono il balcone del piano nobiliare, che
presenta aperture architravate e sovrastate da un imponente timpano curvo
spezzato al cui interno si trova uno stemma incorniciato da decorazioni
floreali.
Ai
lati del portale si aprono due ingressi minori con una piccola apertura
superiore, incorniciati dalle colonne del portone principale, una coppia di
lesene e una trabeazione sormontata da una piccola vetrata. I prospetti sono in bugnato liscio
e presentano per l'intera altezza una serie di lesene,
coronate da ricchi capitelli
corinzi, che separano gli spazi tra le varie aperture.
Al
primo livello troviamo una sequenza di balconi chiusi da balaustre con
colonnine panciute, alcuni con spigoli retti e altri smussati, in asse con le
aperture del piano sottostante, con basamento e mensole riccamente decorate così
come le cimase curve
di alcune aperture, che richiamano la stessa linea architettonica di quella
sovrastante il balcone del portale principale, mentre le altre aperture sono o
ad arco
a tutto sesto con decorazioni floreali e al centro un
grande mascherone a gorgone o
architravate. Il tutto è coronato dalla cornice di gronda poggiata su piccole
mensole e interrotta nella sua linearità da una serie di timpani curvi spezzati
e concluso da una balaustra ritmata da paraste e parapetti con
colonnine che proteggono l'attico e
il terrazzo.
Palazzo
Vitrioli -
Palazzo Vitrioli è
un importante edificio storico, posto al centro della
città, appartenuto ad una delle più nobili e colte famiglie reggine. La
costruzione occupa l'isolato delimitato dal Corso
Giuseppe Garibaldi e le vie Diego Vitrioli, Fratelli
Plutino e Capobianco.
Situato
sul Corso
Garibaldi di fronte Piazza
Camagna, il palazzo si inserisce nel circuito della
ricostruzione della città post terremoto
1908. Il primo progetto risalente al 1915, si basava sulla
proposizione di apparati decorativi liberty.
Ma già l'anno successivo l'edificio presentava motivi tradizionali appartenenti
alla tradizione neoclassica.
Il Palazzo nasce come residenza privata per la famiglia Vitrioli, il cui
esponente più illustre, Diego, viene ricordato come primo alfabetizzatore della
Calabria. Presumibilmente negli anni '50, il Palazzo cambia la propria
destinazione d'uso: il piano nobile viene adibito ad albergo, mentre il piano
inferiore viene destinato ad esercizi commerciali di vario genere, subendo così
sostanziali modifiche nell'assetto distributivo. Nell'aprile 2008, l'edificio
viene destinato in parte ad abitazione privata ed in parte alla sede di
"Banca Generali".
La
famiglia Vitrioli è sicuramente tra le famiglie reggine la più evocata, sia
per il patrimonio letterario prodotto dal latinista Diego
Vitrioli, cantore dello “Xiphias”, poemetto di grande fama
e sia per il patrimonio di opere pittoriche realizzate da Annunziato e Tommaso
Vitrioli. Tra i componenti di questa famiglia ritroviamo
musicisti, pittori, poeti, letterati e avvocati di indiscusso valore, nonché
professionisti di alto merito.
Nel
2007 gli eredi della storica famiglia Vitrioli hanno ceduto al Comune di Reggio
Calabria il patrimonio librario appartenuto al celebre Umanista Diego
Vitrioli, la Pinacoteca di proprietà di famiglia composta da
circa 130 quadri, svariati mobili ed oggetti di importanza storica ed economica
rilevati dallo studio personale del latinista,
amico di Giovanni
Pascoli. Nel dettaglio l'imponente patrimonio culturale ed
artistico donato, farà parte integrante del nascituro museo civico di Reggio
Calabria, che sarà ospitato presso l'ex monastero della
Visitazione, in fase di completamento.
Palazzo
Zani-Spadaro -
Palazzo Zani-Spadaro è
un edificio storico della città che occupa parte dell'isolato ad angolo
tra le vie Aschenez e Giulia.
L'edificio,
completato nel 1926,
è stato progettato dall'ingegnere Gino
Zani anche se il progetto porta la firma dell'ingegnere
Pietro Spinelli e rappresenta uno degli esempi più significativi di
architettura Liberty della
città post terremoto.
Attualmente è ad uso di civile abitazione. Il palazzo si articola su due piani,
ha un impianto planimetrico di forma quadrangolare e vi si accede da due
ingressi posti sui due prospetti attraverso una scala interna che serve gli
appartamenti.
Al
piano terra le facciate si presentano con un basamento con motivi geometrici a
rilievo per assorbire i dislivelli dell'andamento del terreno ai cui angoli sono
collocati gli ingressi con arco a tutto sesto, e due finestre tripartite con
colonnine, di cui quello principale affaccia su via Giulia. Le finestre sono
architravate di forma rettangolare con particolari inferriate in ferro battuto
in stile liberty.
Al
primo piano in linea con i due ingressi corre ad angolo un balcone con balaustra
con colonnine e aperture bifore e trifore con archi e per i restanti prospetti
si ripetono aperture ad arco a tutto sesto talune complete di balcone della
stessa tipologia di quello ad angolo. Lungo tutti i prospetti si sviluppa una
fascia riccamente decorata con motivi floreali sovrastata dal cornicione e dagli
elementi aggettanti delle falde che si chiudono con una balaustra rettilinea.
La
pietra artificiale, ottenuta miscelando malta di cemento con sabbia ed inerti di
marmo o travertino, è stata utilizzata soprattutto per i basamenti e per gli
elementi decorativi, levigata e lucidata per le colonne ad imitazione del marmo.
Alcuni edifici del Centro Storico come Palazzo Zani Spadaro o Villino Nesci,
hanno una tale accuratezza e buona fattura della pietra artificiale da essere
giunti ad oggi in ottime condizioni a distanza di quasi un secolo.
Villa
Nesci -
Villa Nesci è
una storica costruzione ubicata in via Reggio Campi, nella parte collinare del centro
storico della città.
La ricchezza plastico-decorativa, felice ricerca chiaroscurale nell'alternanza
degli sbalzi scultorei, sottolineano la grazia e l'eleganza
compositivo-architettonica dell'edificio, caratterizzata dalla sinuosità della
linea dei prospetti, tipica espressione dello stile
liberty.
All'interno
di un grande giardino privato, perimetrato da un lungo muro a mattoni, sorge il
villino Nesci, costruzione del periodo successivo al terremoto
del 1908. In puro stile liberty,
la costruzione rappresenta uno dei più bei esempi di espressività decorativa
che raggiungono il massimo grado nelle decorazioni delle architravi delle
aperture ad arco
a tutto sesto, degli ampi balconi sostenuti da colonne e dei
cornicioni della parte sommitale dell'edificio. Affascinante è la ricchezza dei
decori delle finestre realizzati anche grazie all'uso di una nuova tecnica di
modellazione della malta, del cemento (materia
prima per la costruzione dei decori e degli intonaci dell'epoca) e della pietra
artificiale. Quest'ultima, ottenuta miscelando malta di
cemento con sabbia ed inerti
di marmo o travertino,
utilizzata soprattutto per i basamenti e per gli elementi decorativi, levigata e
lucidata per le colonne ad imitazione del marmo.
Villino Nesci, ha una tale
accuratezza e buona fattura della pietra artificiale da essere giunto ad oggi in
ottime condizioni a distanza di quasi un secolo. Le finestre ed i portali sono
sormontate da fregi con motivi floreali, incorniciate da colonne e lesene piatte
con capitelli classici, impreziosite di particolari plastico-decorativi di raro
equilibrio compositivo. I prospetti, studiati con sobrietà distributiva
nell'alternanza dei vuoti e dei pieni e nell'eleganza dei pilastri e delle
colonne, appaiono ricercati sia nei cornicioni decorati che nelle inferriate.
Particolari risultano il cornicione di gronda che in corrispondenza delle
finestre si innalza formando un timpano semicircolare al cui interno si trovano
lo stemma nobiliare della famiglia con al lato una coppia di putti e
la balaustra, scandita da una serie di pilastrini decorati con festoncini
appuntati e sormontati da alcuni elementi architettonici rappresentati da acroteri a
conchiglietta e da grandi vasi contenenti globi in pietra.
Villa
Benassai
- L'edificio,
occupa un lotto arretrato rispetto alla via nazionale Pentimele. Il monumento
architettonico è caratterizzato da un linguaggio stilistico classico ma
con influssi dello stile liberty ed
è costituito da un piano seminterrato e da due livelli fuori terra, con un
armonioso sistema di pieni e di vuoti ed impianto planimetrico con la seguente
disposizione dei locali: al piano terra vi è un salone, la scala e quattro
camere, al piano superiore ci sono due camere ai lati e una centrale.
L'accesso
dalla strada principale è costituito da due pilastri con cancelletto in ferro
battuto artistico segue un percorso che conduce all'ingresso principale
sopraelevato rispetto ad un basamento che contiene le aperture del piano
seminterrato, attraverso due scalinate; sono presenti una serie di finestre di
forma rettangolare racchiuse entro cornici di forma circolare talune complete di
balcone con balaustra classica; al piano superiore si ripetono in asse le
aperture ma con arco a tutto sesto e talune diventano tripartite sempre con
balconi. Tutti i prospetti sono interamente trattati a bugnato con cornicione
dentellato seguito da una balaustra scandita da pilastrini.
Villa
Genoese Zerbi (talvolta
chiamata villa Zerbi) - Villa Genoese Zerbi è
un edificio storico della città. Sorge sul corso
Vittorio Emanuele III nell'area dove, prima del 1860,
vi era l'antica villa in stile barocco della
famiglia dei Marchesi Genoese, antica famiglia del patriziato reggino che alla
fine del XIX
secolo aggiunse al proprio cognome quello degli Zerbi da
cui Genoese Zerbi. Distrutta dal terremoto
del 1908, la villa fu riedificata con un progetto redatto
dagli ingegneri Zerbi,
Pertini e Marzats nel 1915.
Attualmente la Villa non appartiene più alla famiglia Genoese Zerbi e per
alcuni anni è stata un centro espositivo gestito dal Comune di Reggio Calabria.
Il
nuovo edificio fu costruito con caratteristiche completamente diverse
dall'antica villa, e con nuove scelte di stile architettonico e tipologico, che
si differenziano dagli altri edifici del fronte sulla via marina.
L'area
in cui sorge è definita da via Giulia, via Zaleuco,
via Camagna ed
il corso
Vittorio Emanuele III.
La
villa è composta da un corpo centrale di forma trapezoidale a due piani che si
affaccia sul mar
Mediterraneo quindi sullo stretto,
nell'area confinante con la via Zaleuco vi
è il giardino che si estende fino alle dépendance ricavate negli angoli
opposti che incontrano la via Giulia e la via Camagna.
L'edificio
si presenta con una serie di articolazioni dove si alternano degli ambienti
destinati ad abitazione: loggiati, ed elementi a torre;
lo stile architettonico usato si rifà ai modelli neogotici
veneziani del XIV
secolo, con archi in
stile gotico,
accostando elementi decorativi insieme a scelte cromatiche molto evidenti: colonne sorreggono
gli archi dei loggiati, colonnine adoperate per le balaustre dei balconi e per
finire i merli che sovrastano come parapetto tutto il terrazzo.
Villa
Genoese Zerbi, fino a pochi anni fa, è stata un polo culturale della città di Reggio e
ha offerto periodiche mostre di pittura, scultura, architettura, fotografia. È
stata, infatti, sede espositiva delle mostre della Biennale
di Venezia nel Mezzogiorno
d'Italia.
Villino
Fiaccadori
- L'edificio,
attualmente destinato a casa di cura, progettato dall'architetto Fiaccadori,
occupa la parte ad angolo dell'isolato che affaccia su via Crocifisso e
l'omonima piazza. L'edificio in esame insieme a Palazzo Fiaccadori ed al grande
albergo Miramare è caratterizzato da un linguaggio classico con influssi di
architettura liberty anche se la sua ultima destinazione d'uso ne ha
notevolmente modificato le caratteristiche architettoniche.
Il manufatto
edilizio si articola su tre livelli con un impianto planimetrico di forma
triangolare con un armonico sistema di pieni e di vuoti caratteristico della
tipologia villino unito alla vegetazione. I prospetti si presentano con un
basamento rivestito di pietra ed ingresso principale su via Crocifisso, le
aperture sono ad arco a tutto sesto e ribassato; caratteristica è la soluzione
ad angolo con la ringhiera ricurva in stile classico all'altezza del terrazzo da
cui si dipartono le scalinate esterne che conducono ai livelli superiori.
Lungomare - Un chilometro
di passeggiata
Bello per la
luminosità quasi abbagliante, per le palme svettanti, i giganteschi ficus
magnolioidi, i monumenti e le statue, il celebre lungomare di Reggio Calabria è
perfino magico quando, in particolari condizioni meteorologiche, per il fenomeno
ottico della Fata Morgana la costa della Sicilia sembra così vicina da poterla
raggiungere con un salto. Un miraggio incantevole che si verifica soprattutto
nelle albe d’estate e solo da questa parte dello Stretto.
E' citata
dappertutto la frase attribuita a Gabriele d’Annunzio (1863-1938) che
definisce questo lungomare come “il più bel chilometro d’Italia”.
Tuttavia è più
lungo, 1.700 metri, e non è neppure tanto una strada, quanto un sistema viario
formato da due carreggiate con in mezzo una fascia verde piena di alberi
tropicali e da due passeggiate pedonali, una delle quali si snoda al livello del
mare. Da qui si possono ammirare panorami incantevoli a ogni ora del giorno,
splendidi soprattutto verso sera, quando la costa siciliana al di là del mare
si ingioiella di una collana di lucine scintillanti.
Sul lungomare
sorgono molti monumenti, ma il più famoso per la sua struggente bellezza è il
cippo marmoreo con la statua in bronzo di Athena promachos (1932) la
dèa combattente protettrice di Reggio, che guarda verso la città dal pontone
in fondo all’Arena dello Stretto, un teatro panoramico affacciato sul mare. La
statua, opera dello scultore messinese Antonio Bonfiglio (1895-1995), fu
collocata nel punto in cui Vittorio Emanuele III mise piede per la prima volta
da re sul suolo italiano dopo aver ricevuto la notizia della morte del padre,
Umberto I, nell’attentato del 31 luglio 1900. Originariamente era rivolta
verso il mare, ma ora è girata verso Reggio.