Antica Tebe e necropoli
Egitto

patrimonio dell'umanità dal 1979

  Video - Video 2 - Video 3 - Video 4 - Video 5 - Video 6

Una striscia di verde in mezzo al giallo del deserto, i campi coltivati e sullo sfondo le rosse rocce della «catena libica». Qui si stende Luxor che, con l'area di Karnak, costituiva una delle grandi capitali del mondo antico. Piena di fascino e di suggestione, con le rive del Nilo su cui si allineano i moderni hotels, le feluche che scivolano sulle tranquille acque del fiume, le piccole strade silenziose del bazar che si animano verso sera di colori, di suoni, di luci.

Tebe custodisce le più alte testimonianze della storia, dell'arte e della religione dell'antico Egitto, di cui fu capitale nell'epoca di maggior splendore. Centinaia di sovrani, dai faraoni agli imperatori romani, la glorificarono con architetture, obelischi e sculture. Secondo Omero, "Tebe dalle cento porte" possedeva una tale quantità di ricchezze da essere superata solo da quella dei granelli di sabbia. L'esaltazione della vita trovò espressione nella "Tebe dei vivi", identificabile nelle favolose Luxor e Karnak, sulla riva destra del Nilo, sedi dei templi dedicati alla triade divina di Montu, Amon e Mut, mentre la celebrazione della morte si materializzò nella "Tebe dei morti", cioè nelle grandiose necropoli distribuite sulla riva sinistra del grande fiume.

Dal Medio Regno alla fine dell'età antica, la città fu sacra all'antico dio Amon, suprema divinità solare: a lui vennero dedicati templi di dimensioni e di splendore incomparabili. Tra le cerimonie che vi si svolgevano, la più fastosa era quella che si svolgeva in occasione dell'anno nuovo, durante la quale i vascelli dorati degli dei partivano dai santuari di Karnak e giungevano attraverso il Nilo nella selva di colonne del tempio di Luxor. Qui aveva luogo il rito che legittimava il potere del faraone, cioè il suo congiungimento con il "ka", l'essenza soprannaturale degli dei. 

Questa era l'antica, grande città di Tebe, capitale dell'impero egizio per quasi mille anni, quella che Omero nei IX canto dell'Iliade aveva chiamato "Tebe dalle cento porte" e per cui "solo i granelli di sabbia del deserto superavano la quantità delle ricchezze che vi erano racchiuse". I copti la chiamarono Tape, da cui il greco Thebai, ma per gli abitanti egizi era Uaset, che vuole dire "la dominante" e Niut, "la Città"; in epoca tarda fu chiamata poi Diospolis Magna. Il nome attuale di Luxor deriva dall'arabo El-Qusùr, traduzione del castra latino con cui i romani avevano indicato la città dove avevano installato due accampamenti.

In epoca menfita era un piccolo villaggio: vi veniva adorato il dio della guerra Montu e i suoi templi segnavano i confini del territorio. A partire dal Medio Regno, grazie alla sua posizione geografica e a motivi politici, la sua importanza cominciò ad aumentare sensibilmente, finché i successi militari dei suoi principi ne fecero una potenza. L'apice della gloria è raggiunto con il Nuovo Regno: i Tebani sconfiggono le tribù degli Hyksos invasori, grazie all'appoggio del dio Amon, che diventa così il dio del regno e viene adorato con grande sfarzo associato nella triade a Mut e a Khonsu. Era l'epoca delle grandi vittorie e dei grandi trionfi in Asia Anteriore, nella Nubia e nella Libia. È un periodo felice, forse il più felice della storia egiziana e Tebe non ha rivali: i faraoni vittoriosi vi hanno accumulato incredibili ricchezze provenienti dal bottino bellico; Thutmosi III, Amenhotep III e Ramesse II costruiscono templi superbi; dal Mar Rosso, dal golfo Persico e perfino dal Sahara - attraverso la via delle oasi - giungono i mercanti per arricchirsi e per arricchire gli abitanti di Tebe, che, si dice, raggiungessero l'incredibile cifra di mezzo milione!

Sulla riva orientale del fiume sorgono i templi dimore degli dei, su quella occidentale si costruiscono gli edifici per il culto dei sovrani morti: al di là di questa teoria di templi, corre parallela al fiume la poderosa cortina di roccia che nasconde la Valle dei Re. Poi, inesorabile anche per Tebe, il declino. Quella posizione geografica che mille anni prima aveva favorito la nascita della sua potenza, adesso diventava il primo fattore della sua decadenza: troppo lontana dalla calda zona del Delta, dove i Ramessidi erano stati costretti a creare postazioni militari per arginare le invasioni straniere, Tebe perde la supremazia politica, spirituale e militare.

Le dinastie successive saranno originarie del Delta e le città di Tanis, Bubasti e Sais prenderanno il suo posto come capitale dell'Egitto. Lasciata senza difesa, Tebe è facile preda: le invasioni assire del VII secolo, quella di Assarhaddon prima e Assurbanipal poi, sono devastanti: gli abitanti deportati in schiavitù, le statue e i tesori saccheggiati, i templi distrutti. In età tolemaica Tebe è ridotta a città di provincia. Dopo un tentativo di ribellione sotto Tolomeo IX Sotere II e un'insurrezione a seguito dell'oppressione romana, viene distrutta da Cornelio Gallo. Nel 27 a.C. un terribile terremoto da a tutta la regione il colpo di grazia. Con il diffondersi del cristianesimo, i templi degli dei e le tombe dei faraoni perdono anche la loro originaria destinazione: case, capanne, stalle per gli animali, tutto viene costruito sopra o a ridosso di templi e di tombe. Così Tebe lentamente scompare e Luxor prende il suo posto. Nel corso dell'Ottocento Luxor era un tranquillo e operoso villaggio dell'Alto Egitto che sonnecchiava pigro mentre al Cairo e a Suez si svolgevano i grandi eventi politici e mondani. Nel 1811 Thomas Cook dette vita alla prima agenzia di viaggi e tutto l'Egitto si aprì velocemente alla nuova industria del turismo.

Luxor, con il fascino delle sue rovine, i facili approdi per le dahabieh lungo il fiume, il suo clima così dolce rispetto ai tristi e rigidi inverni europei, divenne ben presto un luogo di vacanza per i nuovi turisti o l'abituale residenza invernale per i ricchi inglesi o la sosta obbligata durante i lunghi trasferimenti dei funzionari europei. Luxor, con i suoi palazzi e il mistero della Valle che si stendeva al di là del fiume, attirò presto anche numerosi archeologi, scrittori, pittori che si installarono qui per studiare, documentare, descrivere quanto rimaneva del glorioso passato di Tebe o per scoprire quanto ancora vi si celava. Ed ecco allora arrivare Champollion e Rosellini, Heìnrich e Emit Brugsch e lady Lucy Duff-Gordon che visse per sei anni in una casa costruita sul tetto del tempio di Amon.

Ma a Luxor nasce anche un'altra categoria, quella degli archeologi improvvisati, dei ricercatori di antichità e di tesori, di collezionisti senza scrupoli ma con molto denaro, di tombaroli pronti a sparare o a tradire per un pugno di piastre. E con loro fiorisce tutto un mercato clandestino di antichità, di reperti autentici e di paccottiglia, di oggetti veri e di falsi clamorosi. Fu grazie a questi personaggi e alle loro storie e vicende talvolta stranamente intrecciate che fu possibile squarciare lo spesso velo di mistero che circondava ancora la civiltà egiziana.

Luxor, con la città in costante crescita, con gli alberghi sempre più numerosi e moderni, entrò a far parte dei più importanti circuiti turistici, storici e archeologici dell'Egitto.

Tempio di Amon-Ra - A Luxor, unica testimonianza del suo glorioso passato, è il tempio che gli egiziani antichi eressero alla gloria di Amon-Ra, re degli dei, e che chiamarono con il nome di "harem meridionale di Amon". Riportato alla luce nel 1883 da Gaston Maspero, il tempio è lungo 260 metri e la sua costruzione si deve essenzialmente a due faraoni, Amenhotep III, figlio di Hapu, architetto e uomo di fiducia del re Amenhotep III, che lo iniziò nel XIV secolo a.C. e Ramesse II che lo portò a termine aggiungendovi il grande cortile porticato con l'asse spostato verso est. Numerosi altri sovrani, fra i quali Tutankhamon, Horemheb e Alessandro Magno, contribuirono ad arricchirlo con rilievi, iscrizioni ed edifici minori.

Il tempio di Luxor era unito a quello di Karnak da un lungo dromos lastricato di pietra, un viale processionale, fiancheggiato da sfingi a testa umana. Questa strada non è stata riportata alla luce nella sua integrità e si sta ancora lavorando perché possa ritornare completamente visibile. Il viale terminava all'ingresso del tempio di Luxor, segnato dal grande pilone innalzato da Ramesse II, che presenta un fronte di ben 65 metri e che è ornato da bassorilievi che illustrano scene delle campagne militari del faraone contro gli Ittiti. Sul lato sinistro il campo egizio, il consiglio di guerra; sul lato destro la battaglia di Qadesh. In basso, su bande verticali, è inciso in geroglifici il poema detto "di Pentaur" che celebra il coraggio del faraone. 

Le quattro grandi fessure che si aprono verticalmente sulla facciata accoglievano le aste portabandiera. Il pilone anticamente era preceduto da due obelischi, da due colossi seduti e da quattro stanti. Oggi, dei due obelischi resta solo quello di sinistra alto 25 metri: l'altro fu portato nel 1833 a Parigi ed eretto dall'ingegnere Lebas il 25 ottobre 1836 nella Place de la Concorde. I due colossi in granito rappresentano il faraone seduto in trono, 15 metri e mezzo di altezza su una base di circa un metro. Delle altre quattro statue in granito rosa, addossate al pilone, una doveva rappresentare la regina Nefertari e un'altra, a destra molto rovinata, la figlia Merit-Amon.

A sinistra dell'obelisco si può ammirare una testa di Ramesse II appartenente a uno dei colossi antistanti il pilone. Oltrepassato l'ingresso trionfale, si entra nel cortile di Ramesse II, con doppia fila di colonne con capitello a papiro chiuso e statue negli intercolunni. Sul lato nord-ovest del cortile si trova il tempietto-deposito delle barche sacre costruito da Thutmosi III e dedicato alla triade Amon, Mut e Khonsu.

Iscrizioni commemorative, scene sacrificali e cerimonie religiose decorano le pareti interne del cortile. Da sinistra, personificazioni dei distretti minerari recanti tributi al dio, Ramesse II che sacrifica alla dea Seshat, cerimonia di inaugurazione dell'ingresso monumentale con i figli del faraone, che portano fiori, in testa alla processione.

Il possente muro di fondo costituisce il secondo pilone, eretto da Amennotep III; era l'ingresso originario del tempio, seguito da un imponente colonnato di due file di sette colonne campaniformi, lungo 52 metri.

Opera anche questa di Amenhotep, mentre le decorazioni, posteriori, sono di Tutankhamon e Horemheb e rappresentano con vivacità la grande festa di Opet con la processione di barche sacre che da Karnak giunge a Luxor e viceversa. La festa, che durava poco più di quindici giorni, iniziava il diciannovesimo giorno del secondo mese dell'inondazione, cioè verso la fine di agosto.

Il culmine della cerimonia era quando, dal tempio di Karnak, usciva la barca sacra di Amon-Ra che, portata da trenta sacerdoti e seguita da quella di Mut e da quella di Khonsu, percorreva tutto il viale di sfingi e arrivava al tempio di Luxor: qui le barche venivano chiuse nel santuario per alcuni giorni, dopo di che ritornavano al tempio di Karnak, sempre accompagnate da una folla festante, da canti e da danze sacre. All'inizio del colonnato si trovano due bei gruppi calcarei, raffiguranti il faraone e una regina. Percorso il colonnato, si entra nel secondo cortile, o cortile di Amenhotep III, circondato su tre lati da due file di colonne fascicolate a papiro chiuso. Il quarto lato è in realtà una sala ipostila trasversale con quattro file di otto colonne ciascuna, dello stesso tipo delle precedenti: vera e propria foresta pietrificata di grande suggestione.

Da qui si accede al vestibolo, affiancato da due ambienti; quello di sinistra consacrato a Mut, quello di destra, diviso in due, a Khonsu e ad Amon-Min (a Luxor, Amon, quale dio della fecondazione, aveva preso la forma dell'itifallico Min).

Si passa poi nella stanza delle offerte, con quattro colonne, decorata con scene di cerimonie religiose in cui compare Amenhotep, e successivamente nel sacrario o deposito delle barche sacre, trasformato in una cappella aperta lungo l'asse del tempio da Alessandro Magno che compare al cospetto di Amon nelle decorazioni parietali interne ed esterne.

Altri ambienti si aprono intorno al sacrario; particolarmente interessante è la "camera della nascita" le cui decorazioni a rilievo rappresentano varie scene dal concepimento divino alla nascita del re: Amon che parla con Thot, con il faraone e con la regina; Khnum che sulla ruota da vasaio da forma a due neonati (Amenhotep e il suo ka); Thot che annuncia il concepimento alla madre di Amenhotep, Mutemuya che, incinta, è portata al cospetto di Iside e Khnum; Mutemuya sul letto assistita dalle divinità preposte al parto; allattamento del neonato e sua presentazione ad Amon.

Dietro il sacrario, una sala a due file di otto colonne introduce all'ambiente più sacro del tempio, detto il "santo del santi", inaccessibile ai comuni mortali.

Qui era conservata la statua del grande Amon, al cui cospetto erano ammessi solo il faraone e i sacerdoti di rango più elevato per celebrare le cerimonie liturgiche.

TempioLuxor7.jpg (298463 byte) TempioLuxor8.jpg (149107 byte) TempioLuxor5.jpg (384324 byte) TempioLuxor9.jpg (138203 byte) TempioLuxor6.jpg (105938 byte) TempioLuxor4.jpg (471056 byte)

Al di là della sala ipostila, le cui colonne recano i cartigli di Ramsess IV e Ramsess VI, si trova il vestibolo, che in epoca romana venne trasformato in cappella di culto imperiale e in onore di Serapide.

Il sacrario, destinato a ospitare le barche sacre al tempo di Amenhotep III, fu ricostruito in forma di cappella da Alessandro Magno, che si fece così ritrarre in veste di faraone, offerente verso gli dei egizi, sulle pareti interne ed esterne, racchiudendo il proprio nome nel cartiglio.

E' un documento raro e importante, che attesta il passaggio breve ma oltremodo significativo del monarca macedone in terra egiziana. Nelle vicinanze del sacrario si trova un altro ambiente decorato di grande interesse: la sala della teogamia, o "nascita sacra", del re Amenhotep III. Per legittimare la propria autorità, questo sovrano scelse di farsi ritrarre in una serie di rilievi che enfatizzavano il so concepimento di origine divina, come aveva fatto prima di lui Hatshepsut sulle pareti del proprio tempio funerario a Deir el-Bahari.

Durante i lavori di consolidamento delle strutture, nel cortile porticato di Amenhotep III venne alla luce una serie di statue di straordinaria qualità artistica, raffiguranti divinità e re del Nuovo Regno: i simulacri erano collocati in una fossa all'interno del tempio destinata a custodire le immagini "depotenziate" e pur tuttavia ancora sacre, patrimonio dell'intera comunità. Oggi queste sculture affascinanti si possono ammirare nelle sale del Museo di Luxor.

   

   

  

Tempio di Amon: 

1 pilone di Ramses II - 2 cortile di Ramses II - 3 moschea di Abu el Haggag - 4 cappella delle barche di Thutmosi III - 5 pilone di Amenhotep III - 6 galleria di Amenhotep III - 7 grande cortile di Amenhotep III - 8 prima sala ipostila - 9 seconda sala ipostila - 10 cappella della barca sacra di Amon - 11 sala ipostila - 12 santuario.

Complesso monumentale di Karnak:

1 primo pilone del grande tenpio di Amon - 2 tempio di Sethi II - 3 grande cortile - 4 tempio di Ramses III - 5 sala ipostila - 6 santuario - 7 sala delle feste - 8 lago sacro - 9 Propilei del Sud - 10 tempio del giubileo di Amenhotep II - 11 tempio di Khonsu - 12 tempio di Opet - 13 viale delle sfingi - 14 tempio di Mut - 15 lago sacro - 16 tempio di Amenhotep III - 17 tempio di Ramses III - 18 tempio di Montu.

A circa tre chilometri dal tempio di Luxor si stende la vasta zona monumentale di Karnak, che i greci chiamarono Hermonthis: il sito archeologico comprende tre aree divise fra loro, separate da una cinta di mattoni crudi. La più grande è quella centrale, circa trenta ettari, che Diodoro Siculo ci tramanda come la più antica e racchiude il dominio di Amon; a sud, ancora inesplorato per circa la metà della sua estensione (quasi nove ettari) e collegato al precedente da un dromos di criosfingi, è il dominio della dea Mut, moglie di Amon e raffigurata simbolicamente sotto forma di un avvoltoio; a  nord, infine,  si estende su circa due ettari e mezzo il dominio di Montu, dio della guerra.

Ciascun complesso ha modificato, nel tempo, le sue dimensioni e i faraoni che si sono avvicendati sul trono vi hanno lasciato il segno, o ampliando il tempio, o aggiungendovi sale e cappelle. La struttura dei tre complessi sacri è la stessa: al centro di ciascuna cinta si trova il tempio principale dedicato al dio e accanto a questo si estende il lago sacro per le cerimonie, di forma generalmente quadrangolare.

Il grande tempio di Amon, principale divinità di Tebe almeno a partire dalla XII dinastia, epoca alla quale risalgono i primi edifici sacri attestati nell'area e oggi completamente scomparsi, è il santuario per eccellenza delle memorie storiche dell'intero Nuovo Regno, ossia delle dinastie tebane all'apogeo della loro gloria. Pressoché tutti i faraoni - da Thutmosi I, all'inizio della XVIII Dinastia, sino ad Amenhotep III e a Ramesse II e III, per giungere ai sovrani della XXII dinastia - contribuirono all'edificazione o all'ampliamento dei numerosissimi ambienti che si sono via via aggiunti al nucleo originario del tempio. 

Prima di entrare nel grande cortile interno, il visitatore si trova dinanzi ai grandiosi piloni d'ingresso, massicci murari fatti costruire probabilmente da Nectanebo I e II e dai primi Tolomei; qui si può osservare una piattaforma, o pontile da sbarco, per l'attracco dei natanti che solcavano i canali di collegamento tra i vari templi nel corso delle feste solenni in onore delle divinità. 

All'interno del primo cortile, porticato sui lati settentrionale e meridionale con colonne a capitelli papiriformi chiusi, sorgono diversi altri edifici sacri, tra i quali, a sinistra, un piccolo tempio dedicato da Sethi II alla triade tebana formata da Amon, Mut e Khonsu. All'ingresso di questo tempietto erano in origine collocate due statue di proporzioni colossali. Entrambe si trovano oggi fuori d'Egitto: una è conservata al Louvre di Parigi, l'altra al Museo Egizio di Torino. 

Sulla destra del cortile, inserito entro il cosiddetto "Portico dei Bubastiti", dal nome della città del Delta che diede origine a questa dinastia (la XXII) di regnanti, si trova l'importante tempio di Ramesse III, forse adibito alla celebrazione del giubileo reale o festa-sed, ossia il trentennale di regno che ciascun sovrano era chiamato a celebrare con solennità. Il primo cortile di tale tempio è decorato da una serie di pilastri osiriaci, mentre sulle pareti le raffigurazioni riguardano una processione in onore del dio Min. 

Una piccola rampa da accesso alla sala ipostila e al sacrario della barca di Amon, a sua volta affiancato da due altre cappelle più piccole per le barche di Mut e di Khonsu. Al centro del cortile sorgeva l'imponente chiosco di Taharqa (XXV dinastia), con colonne alte più di 20 metri (ne rimane attualmente una sola). 

Il secondo pilone, preceduto da un paio di statue colossali di Ramesse II, introduce alla grande sala ipostila, costituita da ben 134 colonne di proporzioni gigantesche: la navata centrale, sopraelevata rispetto alle altre file di colonne, permette l'apertura di grandi finestre sulla sommità per meglio illuminare  l'ambiente. Mentre il secondo pilone si deve all'opera di Horemheb, che si servì abbondantemente di materiali di recupero, soprattutto dell'epoca di Akhenaton, le 12 colonne della navata centrale furono innalzate da  Amenhotep III. La decorazione interna della  sala ipostila, iniziata da Ramesse I, fu completata in massima parte da Sethi I e Ramesse II, con scene devozionali e di offerte alle divinità, come d'abitudine in ambienti riservati ai sacerdoti e agli addetti al culto.  

Sulle pareti esterne della stessa sala ipostila si celebrano invece le virtù guerriere di due grandi faraoni della XIX dinastia: Sethi I, rappresentato nelle sue imprese militari in Siria e Palestina, oppure contro i Libici, e Ramesse II, ritratto nell'epico scontro di Qadesh contro gli Ittiti.

Il terzo pilone, eretto da Amenhotep III, nascondeva all'interno centinaia di blocchi di reimpiego, provenienti da una serie di edifici poi smantellati (due di questi, la "cappella bianca" di Sesostri I e quella in alabastro di Amenhotep I, sono stati ricostruiti in un'area riservata a nord del primo cortile). Sulla facciata interna del terzo pilone, piuttosto in degrado come struttura complessiva, venne però ritrovata una preziosa decorazione a rilievo che mostra il giovane Amenhotep IV nella tradizionale scena di "massacro dei prigionieri" davanti ad Amon. È la prova che, nei suoi primi anni di regno, anche il futuro Akhenaton promosse azioni militari contro i nemici dell'Egitto, smentendo così la sua fama di pacifista a oltranza. 

Un cortile, in cui si trovavano in origine anche quattro obelischi, mette in comunicazione con il quarto pilone, dovuto a Thutmosi I ma decorato sotto Thutmosi IV, che serviva d'accesso al più antico tempio del Nuovo Regno. 

Nel vestibolo, ricavato tra il quarto e il quinto pilone, si trovano statue che rappresentano il faraone abbigliato con la veste tipica della festa-sed e un obelisco, in granito rosa di Assuan, alto 30 metri, fatto elevare dalla regina Hatshepsut in occasione del proprio giubileo. 

Sulle pareti del sesto pilone, oltre a frammenti degli Annali di Thutmosi III, resoconto e cronaca delle numerose campagne militari del sovrano in Oriente, compaiono anche i nomi delle città e dei popoli soggiogati, chiusi in una sorta di "cartiglio-fortezza". Il tempietto delle barche sacre contiene molte interessanti raffigurazioni, tra le quali spicca la scena del trasporto del battello di Userhat; di fronte e attorno a quest'ultimo edificio, in un groviglio di piccoli ambienti più volte ricostruiti, si segnalano le due statue in arenaria rossa di Amon e Amonet, attribuite a Tutankhamon, e un'altra ricca sezione degli Annali di Thutmosi III, con l'elenco del bottino di guerra riservato come donazione al tempio di Amon a Karnak. 

Un vasto cortile spianato è quanto rimane del primitivo nucleo templare del Medio Regno, dopo i lavori effettuati da un gruppo di studiosi francesi, che hanno permesso la rilevazione dell'area e l'esame dei reperti affioranti. 

La cosiddetta "sala delle feste" o Akhmenu di Thutmosi III, che si trova al di là del cortile del Medio Regno, è un edificio a peristilio formato da 32 pilastri e 20 colonne, probabilmente destinato alla celebrazione della festa-sed, in occasione del trentesimo anniversario di regno di ciascun sovrano. Molti ambienti circostanti la sala principale contengono importanti testimonianze storielle o artistiche, fra le quali la celebre "camera degli antenati", ossia un rilievo in cui Thutmosi III compie offerte di fronte a 57 sovrani suoi predecessori (ora conservato al Louvre), e il "giardino botanico", le cui raffigurazioni parietali di piante e animali esotici, in parte realistiche in parte di fantasia, costituiscono un documento unico circa le conoscenze che si avevano in Egitto all'epoca di Thutmosi III (circa 1504-1450 a.C). 

Nelle immediate vicinanze del corpo principale del tempio di Amon sono situati molti altri edifici, già scavati o ancora da esplorare; le misteriose statue "espressioniste" di Akhenaton ritrovate poco oltre il muro di cinta perimetrale hanno permesso di riconoscere il luogo originario in cui furono collocate le prime costruzioni dedicate all'Aron, quando ancora il sovrano risiedeva a Tebe.

L'ampliamento verso sud del grande tempio di Amon comprende altri quattro piloni, eretti a partire da Thutmosi II e III fino a Horemheb, il quale si servì ampiamente dei materiali (talatat) adoperati per la costruzione dei templi dell'Aton come riempimento delle proprie strutture (oggi le migliaia di talatat recuperate giacciono in una sorta di museo all'aperto in un'area poco distante da qui).

Un lago sacro dell'epoca di Taharqa, riservato alle navigazioni rituali previste dal calendario liturgico locale, e uno splendido esempio di tempio a cella dedicato a Khonsu da Ramesse III e fatto decorare, fra gli altri, anche dal re-sacerdote Herihor (ritratto in veste di faraone e con il nome racchiuso nel cartiglio), completano idealmente la visita al complesso principale del santuario di Amon.

Altre due cinte murarie, consacrate rispettivamente alla dea Mut e al dio Montu, sorgono nell'area di Karnak. Il tempio di Montu, assai rovinato e tuttora oggetto di scavi, celebra il nume più antico della regione tebana, solo in un secondo tempo soppiantato da Amon, che presto sarebbe divenuto il dio dinastico e nazionale.

Costruito da Amenhotep III, l'edificio era collegato attraverso una serie di canali all'altro tempio di Montu a Medamud, località che, insieme a Tod ed Ermonti, rappresentava un sito privilegiato per officiare i riti in onore di questa divinità nel distretto tebano. Nella vasta area dedicata a Mut, in larga parte ancora inesplorata, oltre a un grande bacino sacro di forma irregolare si trovano un tempio destinato al culto della dea e due templi più piccoli, uno dedicato ad Amon-Ra e fatto costruire da Amenhotep III, l'altro edificato da Ramesse III: tutte le strutture sono assai deteriorate e attendono restauri e consolidamenti.

Ricordiamo infine che proprio dal tempio di Mut a Karnak provengono le tante statue raffiguranti la dea Sekhmet (data una possibile assimilazione di quest'ultima a Mut) esposte in diverse collezioni europee. Tutti i simulacri in oggetto (si tratta di 300 esemplari circa) furono scolpiti al tempo di Amenhotep III e, secondo un'interpretazione recente, costituivano, grazie alle formule che recano incise, una vera e propria "liturgia" in pietra, il cui significato più autentico ancora ci sfugge.

Karnak7.jpg (254746 byte)    Karnak8.jpg (320382 byte)   Karnak9.jpg (522395 byte)   Karnak10.jpg (512919 byte)   Karnak11.jpg (1162303 byte)   Karnak12.jpg (630606 byte)   Karnak13.jpg (142468 byte)

Karnak14.jpg (1093545 byte)   Karnak15.jpg (559238 byte)   Karnak16.jpg (574545 byte)   Karnak17.jpg (505919 byte)   Karnak18.jpg (805351 byte)   Karnak19.jpg (228096 byte)   Karnak20.jpg (806877 byte)

Karnak21.jpg (208395 byte)   Karnak22.JPG (158457 byte)   Karnak23.JPG (262171 byte)   Karnak24.JPG (167836 byte)   Karnak25.JPG (322555 byte)   Karnak26.jpg (302009 byte)

   Pag. 2