Antica Tebe e necropoli
Egitto

patrimonio dell'umanità dal 1979

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La Valle delle Regine

Chiamata dagli antichi Egizi "Ta Set Neferu", che può essere tradotto come "luogo dei figli del re", poiché in questa valle meridionale di Tebe Ovest trovarono posto in un primo tempo i sepolcri di principi e principesse, insieme a quelli di alcuni alti dignitari di corte, la Valle delle Regine ospitò in seguito soprattutto le tombe delle cosiddette "spose reali". Dominato da una grotta naturale, rievocazione simbolica del ventre della Vacca Celeste, ossia la dea Hathor, da cui sgorga l'acqua che rigenera i defunti, il sito comprende un centinaio di sepolture, tra semplici pozzi, ipogei incompiuti e autentici appartamenti funerari. L'indagine archeologica della Valle ebbe inizio con Ernesto Schiaparelli, direttore del Museo Egizio di Torino, che - tra il 1903 e il 1906 - riuscì a scoprire alcune delle più belle sepolture locali, comprese quella di Nefertari (moglie di Ramesse II) e dei figli di Ramesse III. Alla Missione Archeologica Italiana subentrò una squadra francese, che ha proseguito nell'opera di studio e di ripulitura e restauro di tutte le sepolture del sito. 

In questi ultimi anni si sono verificati molti ritrovamenti interessanti, che hanno nel contempo generato una serie di interrogativi ai quali, almeno per ora, è difficile dare risposte certe. Per esempio: chi sono e quando furono sepolti nella Valle delle Regine i figli di Ramesse III, compreso forse uno dei successori del sovrano, personaggio destinato ad assurgere al trono con il nome di Ramesse VIII e quindi a essere sepolto nella Valle dei Re. 

Le pitture murali di alcune di queste tombe, soprattutto quella di Nefertari, sono tra le più raffinate dell'intera necropoli tebana, sia per la qualità del disegno sia per la brillantezza dei colori.

Tomba di Nefertari

Nefertari, "grande sposa del re" Ramesse II, fu sepolta nella più ricca e affascinante tomba della Valle delle Regine, portata alla luce nel 1904 dall'italiano Ernesto Schiaparelli, allora direttore del Museo Egizio di Torino. Lo splendore di questa sepoltura non ha eguali tra le altre tombe di regine dell'epoca; perciò si ipotizza un ruolo straordinario per questa donna, sempre raffigurata in primo piano con Ramesse II, almeno fino al momento della morte, avvenuta in data e per cause sconosciute.

Altro dato eccezionale è il fatto che questa regina sia stata raffigurata in proporzioni grandiose sulla facciata del Tempio Piccolo di Abu Simbel, posto a fianco di quello più grande del marito, che celebra l'identificazione di Ramesse II con il dio sole. L'importanza di Nefertari è confermata anche da altri documenti, che la vedono protagonista di una politica attiva e detentrice di una posizione sociale non trascurabile, sul modello forse della sua antesignana più diretta, Nefertiti, moglie del riformatore religioso Akhenaton. 

La tomba, lunga 27 metri e mezzo, si trova a circa otto metri sotto il livello del suolo: fu scavata in uno strato di roccia molto friabile, per cui le pareti vennero ricoperte da uno spesso strato di intonaco gessoso, su cui la decorazione pittorica assume l'aspetto di un rilievo. Al momento della scoperta, il sepolcro appariva già violato fin da tempi antichissimi: tutto il corredo funerario era scomparso e la mummia di colei che era stata una delle regine più famose d'Egitto era ridotta a miseri resti. 

Il repertorio iconografico e testuale appare desunto per lo più da una serie di capitoli tratti dal libro dei Morti, autentica sintesi della fin qui perenne ambivalenza cosmogonica Ra-Osiride nella risolutiva formula: "ecco Ra che riposa in Osiride, ecco Osiride che riposa in Ra". In una delle scene parietali più celebri del sepolcro, Nefertari è impegnata in una partita (con se stessa e con il proprio destino) di senet, un gioco simile alla nostra dama, con palesi finalità di salvezza ultraterrena.ValleRegine_Nefertari.jpg (285997 byte)

La grande camera sepolcrale, decorata sul soffitto con motivi astronomici, presenta quattro pilastri sui quali campeggiano la regina Nefertari e grandi figure di divinità, alcune abbigliate con pelli di leopardo: al centro della sala in origine era collocato il sarcofago in granito rosa della regina.

ValleRegine_Nefertari6.jpg (115350 byte)Nonostante le numerose campagne di restauro condotte fra il 1934 e il 1977 per cercare di arrestare il degrado della tomba, le tecniche usate non avevano portato a risultati apprezzabili, anzi, alcuni trattamenti avevano alterato i colori delle pitture. Nel 1986, la collaborazione fra le Antichità Egizie e il Getty Conservation Institute dette l'avvio ad un vero progetto per il recupero sistematico della tomba. Una équipe internazionale iniziò a studiare le diverse problematiche: il sale di roccia, costituito principalmente da cloruro di sodio, era il maggior responsabile dei danni sofferti dalla tomba. I restauri iniziarono nel 1988 e, per prima cosa, si fissarono i frammenti staccati dall'intonaco con della carta giapponese per impedire che cadessero, la polvere fu asportata con strumenti da dentista, l'intonaco fu rinforzato e un apposito prodotto venne iniettato nelle crepe, mentre i punti di giunzione furono riempiti con calce fresca. I colori, ripuliti con dell'ovatta imbevuta di una particolare sostanza, tornarono alla loro originaria brillantezza senza che vi fosse bisogno di ulteriori ritocchi. I lavori si conclusero nell'aprile 1992 e per i tre anni successivi la tomba rimase sotto la diretta osservazione degli esperti fino a che, nel novembre 1995, è stata riaperta al pubblico.

A. Rampa - B. Porta - C. Anticamera - D. Passaggio che conduce all'anticamera - E. Anticamera - F. Annesso - G. Porta - 
H. Rampa interna - I. Porta - J. Camera funeraria - K. Annesso occidentale - L. Annesso orientale - M. Accesso alla dimora di Osiride

Tomba di Amonherkhepshef

Il giovane principe ereditario Amonherkhepshef, un figlio di Ramesse III morto presumibilmente nell'adolescenza, fu sepolto in una delle tombe più belle del periodo ramesside. 

Di struttura semplicissima - una scala che porta ad una stanza quadrata e un corridoio che conduce alla sala del sarcofago - la tomba è caratterizzata da una decorazione dai colori vivaci e intensi. Un insolito turchese, infatti, è il colore predominante in tutto il sepolcro. Il vero protagonista delle scene parietali è però sempre il faraone Ramesse III, intento a presentare il suo giovane erede alle diverse divinità raffigurate: Thot, Ptah e i quattro figli di Horo (Hapi, Imseti, Duamutef e Qebehsenuf). Questi ultimi quattro dei, dopo avere partecipato con Anubi al rito della mummificazione di Osiride, divennero patroni dei vasi canopi.

Nella sala del sarcofago si trovano testi e illustrazioni provenienti dai capitoli 145 e 146 del Libro dei Morti, silloge originariamente prevista su papiro, ma talvolta riprodotta anche sulle pareti dei sepolcri, e non solo reali. Il sarcofago del proprietario della tomba, scolpito nel granito rosa, fu rinvenuto spezzato da Schiaparelli, artefice del ritrovamento nei primi anni del Novecento, e venne quindi trasportato a Torino per essere esposto nel locale Museo Egizio. 

Nella piccola camera situata al termine del percorso interno, al di là della sala del sarcofago, si trova attualmente, conservato in un'apposita teca, lo scheletro di un feto, rinvenuto da Schiaparelli all'interno di un cofanetto ligneo in una diramazione della Valle delle Regine.

Tomba della Regina Thiti

Thiti fu la moglie di uno dei numerosi Ramesse della XX dinastia, forse Ramesse IV. La sua tomba, abbandonata e ridotta a stalla per gli asini, è nonostante questo ben conservata e presenta una interessante decorazione a rilievo su calcare dominata da un leggero colore rosato.

Tomba  di Paraherunemef

Paraherunemef era un altro dei figli di Ramesse III, morto assai giovane e che, come i suoi fratelli, trovò sepoltura in questa vallata. Come nelle altre tombe, anche qui la decorazione è più o meno la stessa, cioè la presentazione del principe defunto, da parte del padre, alle varie divinita. I colori predominanti sono invece il giallo ocra e il rosa.

Tomba di Khaemuaset

Figlio di Ramesse III e probabilmente fratello minore di Amonherkhepshef, il principe Khaemuaset ebbe una tomba che, nella planimetria, ricorda quella dei re, anche se naturalmente in forma assai ridotta. Anche in questa tomba la decorazione è assai vivace, con le scene di offerta e di tributo dai colori intensi e brillanti. 

Fra tutte le tombe dei figli di Ramesse III questa è la più grande: una galleria divisa in due settori su cui si apre un vestibolo con due annessi laterali, la camera sepolcrale e un annesso posteriore. Il corridoio, al momento della scoperta nel 1903, era quasi del tutto occupato da numerosi sarcofagi: questa tomba era stata infatti riutilizzata in altre occasioni.

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