Sansa è
il termine con cui sono chiamati i monasteri buddisti di
montagna in Corea
del Sud. La parola sansa è composta da due parole san
e sa che significano montagna e monastero/tempio.
Sette
monasteri buddisti, appollaiati tra le vette delle montagne in Corea del
Sud, sono stati riconosciuti in questi giorni dall’Unesco come
patrimonio universale dell’Umanità. Sansa, così si chiama nella
lingua locale l’itinerario dei templi di montagna, si concentra nella
catena montuosa meridionale del Paese. L’Unesco ha concesso ai siti
sacri il massimo riconoscimento in quanto i sette monasteri vantano
caratteristiche architettoniche che sono uniche del buddhismo coreano:
il madang, o cortile all’aperto, circondato da quattro edifici, la
sala del Budda, la sala della lettura, la struttura del dormitorio e di
alcuni padiglioni.
I
monasteri furono fondati tra il settimo e nono secolo e sono decritti
dall’Unesco come “luoghi sacri, che sono sopravvissuti come centri
per vivere la fede e per la pratica religiosa quotidiana fino ad
oggi”.
I
templi di montagna sud-coreani hanno una particolarità che li
differenzia da quelli di tutti gli altri paesi: una perfetta
integrazione tra il buddismo e le religioni indigene locali. Così,
quando il confucianesimo divenne la scuola di pensiero dominante nella
penisola coreana, gli unici monasteri buddisti a rimanere aperti furono
i sette della montagna.
In
dettaglio i loro nomi sono: Tongdosa, Buseoksa, Bongjeongsa, Beopjusa,
Magoksa, Seonamsa e Daeheungsa. Offrono anche ai viaggiatori
l’esperienza unica in Corea di trascorrere un paio di giorni in un
tempio, condividendo la quotidiana vita buddista con la comunità
locale. In particolare, i monasteri di Beopjusa and Magoksa fanno parte
di un programma di ospitalità offerto dal sito sudcoreano Templestay.
- Tempio
di Tongdosa

Tongdosa,
a Yangsan nella regione Kyŏngsangnam-do, è uno dei più importanti
templi buddisti della Corea. È famoso per non avere una statua del
Budda nella sala principale. Il motivo di questa mancanza è dato dal
fatto che a Tongdosa sono conservate le vere reliquie di Sakyamuni, il
Budda storico, e per questo il tempio non ha bisogno di una statua del
Budda. Certo è che la bellezza del paesaggio e l'atmosfera serena del
tempio danno al visitatore l'impressione che qui il Budda continui a
vivere.
Si dice
che molti anni fa nella sala principale del tempio si sia tenuta una
messa buddista sul sutra Avatamsaka. Poi, nel cuor della
notte, una luce cominciò a brillare da uno stupa che si
trovava nel recinto del tempio e la luminosità era così intensa da
essere paragonabile alla luce del giorno, tanto da allertare molti
monaci che si erano riuniti nel tempio per officiare un servizio
religioso. Dicono che, a partire da quel momento, lo stesso stupa abbia
emesso un'intensa luminosità di tanto in tanto, prima che un evento
importante o un grave disastro colpissero il paese, e che la luce sia
stata così forte da essere vista da lontano.
Questa
storia miracolosa è una leggenda trasmessa fino a noi a proposito del
tempio Tongdosa. Tongdosa è uno dei cinque templi in cui vengono
conservate le reliquie autentiche del Budda.
Il
monaco Chajang yulsa di Silla portò alcuni sarira del Budda
dalla Cina Tang e li ripartì fra i cinque templi. Lo speciale mistero e
la meraviglia associati a questo fatto sono molto evidenti a T'ongdosa.
Tongdosa
si trova posizionato sul pendio meridionale del monte Yŏngch'wi-san,
che è alto 1.050 metri s.l.m., non lontano dal fiume Naktong-gang e dal
Mare Orientale. Il nome della montagna deriva da quello del monte
Grdhrakuta nel Magadha orientale, uno dei quattro principali regni
dell'India al tempo del Budda.
Il
monte Grdhrakuta, che i coreani chiamavano Yŏngch'wi-san, è famoso per
essere stato il luogo in cui Sakyamuni, il Budda storico, pronunciò il
Sutra del Loto. Si dice che su quella montagna, il cui nome significa
“Picco dell'avvoltoio”, vivessero vari immortali e molti avvoltoi.
Siccome in Corea il monte su cui si trova il tempio era ritenuto essere
significativo come la sua controparte in India in termini di provvidenza
del Budda, gli fu dato lo stesso nome.
A
proposito del nome del tempio, Tongdo-sa significa “Tempio del
passaggio nell'illuminazione”. Siccome gli edifici del tempio, le sue
pagode, le lanterne di pietra, il bell'ambiente naturale e i grandi
maestri che vi hanno insegnato la legge buddista sono tutti considerati
come dovuti alla provvidenza del Budda, T'ongdo-sa era ritenuto essere
eccezionale come il monte Grdhrakuta in India, dove il Budda insegnò il
canone.
Come
suggerisce il nome, Tongdo-sa ha una dignità particolare che è
immediatamente evidente nel momento stesso in cui si entra nel tempio.
Il primo portale, Ilchumun, presenta l'insegna “Yŏngch'wisan
T'ongdosa” la cui calligrafia è quella del principe reggente Hŭngsŏn
Taewŏn'gun, padre del re Kojong. La dignità della scritta è adatta
alla maestà del monte Yŏngch'wi-san.
Dopo
essere passati per il portale Ilchumun, si scorge alla destra il Museo Sŏngbo
e poi, seguendo verso l'alto il cammino da quel punto, si arriva al
portale Ch'ŏnwangmun, che custodisce i quattro guardiani celesti che si
dice puniscano i cattivi e premino i buoni. Con il potere dei quattro re
celesti, il portale Ch'ŏnwangmun protegge il tempio dagli spiriti
malvagi. Questo portale fu eretto allo scopo di rendere il tempio un
luogo incontaminato, incoraggiando i visitatori a pensare due volte al
proprio comportamento. Il portale è stato dichiarato Proprietà
culturale tangibile numero 250 della regione Kyŏngsang-namdo.
Superando
il portale Ch'ŏnwangmun e il padiglione Pŏmjonggak che si trova
accanto a esso e che contiene la campana il cui suono ha lo scopo di
salvare tutte le anime, si arriva al portale chiamato Purimun. Il
termine Puri significa “non due”. Vuol dire che la vita e
la morte, i desideri terreni e l'illuminazione, il bene e il male, cioè
tutti gli opposti non sono due, ma una cosa sola.
Il
portale Purimun viene anche chiamato Haet'almun perché, passando
attraverso questa porta ci si lascia dietro tutte le preoccupazioni
terrene, si diventa Budda e si raggiunge la salvezza, chiamata appunto haet'al.
Purimun è anche la porta che conduce alla parte centrale del tempio.

Questo
portale è unico nell'architettura dei templi buddisti coreani in quanto
il suo tetto non è sostenuto da una trave maestra centrale, ma dalle
figure di un elefante e di una tigre che, unendo le loro teste,
sostengono il tetto.
Il
portale Purimun conduce alla sala principale, Taeungjŏn, che si trova
al centro del tempio. Questa sala fu costruita alla metà del periodo
Chosŏn (dinastia Yi) ed è anch'essa unica per la sua epoca, il che la
rende molto importante per lo studio dell'architettura lignea dei templi
buddisti coreani. È stata dichiarata Tesoro nazionale numero 290. La
sala Taeungjŏn ha insegne con scritte diverse per ognuno dei quattro
lati: “Taeungjŏn” sul lato Est, “Taebanggwangjŏn” sul lato
Ovest, “Kŭmganggyedan”sul lato Sud e “Chŏngmyŏlbogung” sul
lato Nord. L’insegna frontale “Kŭmganggyedan” fu scritta dal
principe Hŭngsŏn Taewŏngun, lo stesso che scrisse i caratteri del
portale Ilchumun.
Come si
è detto all'inizio, la sala principale è unica perché non contiene
alcuna statua del Budda. Invece un sarira del Budda è
venerato sulla piattaforma-altare del diamante, o Kŭmganggyedan, che si
trova a Nord dell'edificio. Siccome non contiene statue del Budda, la
sala Taeungjŏn viene usata solo per funzioni buddiste.
La sala
ove si venera il sarira del Budda è chiamata Chŏngmyŏlbogung
e il sarira stesso si trova sulla piattaforma-altare del
diamante, come si è detto. L'altare (o piattaforma) è considerato il
luogo più sacro del tempio in quanto conserva in sé lo spirito
fondamentale con cui il tempio fu originariamente costruito.
Uno dei
più antichi testi storici della Corea, il Samguk yusa, o “Memorabilia
dei Tre Regni”, dice che la piattaforma fu costruita inizialmente alla
metà del settimo secolo. Da allora però è stata riparata sette volte
e oggi è molto diversa dall'originale. La piattaforma attuale, a
giudicare dalla forma a campana dello stupa e dalla tecnica di scultura
di ciascuna delle figure, dovrebbe risalire a dopo il XVII secolo. Anche
se l'aspetto della piattaforma è cambiato, secondo le registrazioni
scritte questa resta però la più antica piattaforma d'altare
esistente.

Più
grande e più bella di esempi simili che si trovano nei templi Kŭmsan-sa
e Yongyŏn-sa, è considerata essere il più bell'esempio di piattaforma
a scalini della Corea.
Accanto
a Kŭmganggyedan si trova uno stagno con un ponte che lo attraversa,
stagno che gioca un ruolo centrale nella leggenda della fondazione di
Tongdosa. Quando il monaco Chajang yulsa cominciò a costruire il
tempio, nel sito da lui scelto vi era un grande stagno abitato da nove
dragoni. Il monaco riempì di terra lo stagno uccidendo tutti i dragoni
eccetto uno, che lasciò a proteggere il tempio. Questo è il motivo per
cui quello stagno viene chiamato Kuryongji, o “Stagno dei nove
dragoni”.
Non
solo il tempio, ma il paesaggio attorno è così bello che certi punti
sono ora noti come “le otto meraviglie panoramiche di Tongdosa”.
Queste comprendono il grosso tamburo e la campana del tempio, il
bagliore del sole che tramonta sullo stagno, la cascata e le rocce
dietro al tempio, e un pino che ha varie centinaia d'anni.
Il
monaco capo del tempio è attualmente Hyŏnmun, sotto la cui guida il
tempio si concentra sulla divulgazione degli insegnamenti del Budda
mediante speciali funzioni religiose, quali la messa annuale sul sutra
Avatamsaka e le cerimonie religiose che si tengono ogni mese nella notte
della luna piena. Oltre a ciò, grazie a una grande messa estiva si dà
ai credenti buddisti laici l'opportunità di sperimentare di prima mano
la vita del tempio, per far crescere la loro familiarità con la cultura
buddista e per aiutarli a incorporare questa cultura nella loro vita di
ogni giorno.
L'insegnamento
del Budda è evidente in ogni angolo di Tongdosa. Tutte le cose cambiano
e alla fine scompaiono col passare del tempo, ma nel fluire del tempo il
tempio Tongdosa continua a esistere, conservando e diffondendo i
precetti del Budda.
- Tempio
di Buseoksa

Il
Tempio di Buseoksa, noto anche come il "Tempio della pietra
galleggiante", è un tempio buddista situato
vicino al monte Bonghwang a Buseok-myeon, città
di Yeonju, Gyeongsangbuk-do, fondato dal famoso monaco studioso Uisang nel
676, il XVI anno di Munmu
di Silla.
La
scuola coreana Huayan è stata molto celebrata qui dalle
lezioni di Uisang, che in seguito fu chiamato il rispettato studioso di
Buseok e in seguito la scuola ottenne anche il nome di scuola Buseok. Il
tempio ospita il Muryangsujeon, il secondo edificio in legno più antico della
Corea del Sud , ricostruito nel 1376.
Nel
1372, un gran numero di annessi furono ristabiliti dal grande monaco
Won-eung all'epoca sotto il regno di re Gongmin nel 1376. Alcuni
edifici eretti durante l'era Goryeo (dal IX secolo alla fine del XIV
secolo) rimangono fino ad oggi, uno dei quali è la sala principale
chiamata Muryangsujeon situata al livello più alto, dove è custodito
Amitabha.
Secondo Samgukyusa,
che è la più antica testimonianza storica rimasta di questa regione,
c'era una signora cinese di nome Sunmyo che ammirava Uisang mentre
studiava nella Cina
Tang. Uisang doveva lasciare Tang dopo aver terminato il suo
studio, e lei si dedicò così profondamente a lui, fino a trasformarsi
in un drago, per aiutarlo a superare le sfide sulla via del ritorno a
Shilla. Si dice che abbia espulso i mali che hanno impedito a Uisang di
costruire il tempio nel sito attuale.
Nell'era
di Uisang c'erano diversi conflitti tra le norme del buddismo. Per
armonizzare le persone sottomesse, il potere reale era tenuto a
stabilire il centro dei contenuti spirituali, uno dei quali era
costruire i templi basati sulla scuola Huayan di Uisang. In questo
modo ogni area centrale arrivò a contenere un tempio Huayan, portando a
ritirarsi dalla caotica instabilità sociale e politica alla fine del
VII secolo.

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