Sansa, monasteri buddhisti di montagna in Corea
(Corea del Sud)

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2018

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Sansa è il termine con cui sono chiamati i monasteri buddisti di montagna in Corea del Sud. La parola sansa è composta da due parole san e sa che significano montagna e monastero/tempio.  

Sette monasteri buddisti, appollaiati tra le vette delle montagne in Corea del Sud, sono stati riconosciuti in questi giorni dall’Unesco come patrimonio universale dell’Umanità. Sansa, così si chiama nella lingua locale l’itinerario dei templi di montagna, si concentra nella catena montuosa meridionale del Paese. L’Unesco ha concesso ai siti sacri il massimo riconoscimento in quanto i sette monasteri vantano caratteristiche architettoniche che sono uniche del buddhismo coreano: il madang, o cortile all’aperto, circondato da quattro edifici, la sala del Budda, la sala della lettura, la struttura del dormitorio e di alcuni padiglioni.

I monasteri furono fondati tra il settimo e nono secolo e sono decritti dall’Unesco come “luoghi sacri, che sono sopravvissuti come centri per vivere la fede e per la pratica religiosa quotidiana fino ad oggi”. 

I templi di montagna sud-coreani hanno una particolarità che li differenzia da quelli di tutti gli altri paesi: una perfetta integrazione tra il buddismo e le religioni indigene locali. Così, quando il confucianesimo divenne la scuola di pensiero dominante nella penisola coreana, gli unici monasteri buddisti a rimanere aperti furono i sette della montagna. 

In dettaglio i loro nomi sono: Tongdosa, Buseoksa, Bongjeongsa, Beopjusa, Magoksa, Seonamsa e Daeheungsa. Offrono anche ai viaggiatori l’esperienza unica in Corea di trascorrere un paio di giorni in un tempio, condividendo la quotidiana vita buddista con la comunità locale. In particolare, i monasteri di Beopjusa and Magoksa fanno parte di un programma di ospitalità offerto dal sito sudcoreano Templestay.

Tempio di Tongdosa

Tongdosa, a Yangsan nella regione Kyŏngsangnam-do, è uno dei più importanti templi buddisti della Corea. È famoso per non avere una statua del Budda nella sala principale. Il motivo di questa mancanza è dato dal fatto che a Tongdosa sono conservate le vere reliquie di Sakyamuni, il Budda storico, e per questo il tempio non ha bisogno di una statua del Budda. Certo è che la bellezza del paesaggio e l'atmosfera serena del tempio danno al visitatore l'impressione che qui il Budda continui a vivere.

Si dice che molti anni fa nella sala principale del tempio si sia tenuta una messa buddista sul sutra Avatamsaka. Poi, nel cuor della notte, una luce cominciò a brillare da uno stupa che si trovava nel recinto del tempio e la luminosità era così intensa da essere paragonabile alla luce del giorno, tanto da allertare molti monaci che si erano riuniti nel tempio per officiare un servizio religioso. Dicono che, a partire da quel momento, lo stesso stupa abbia emesso un'intensa luminosità di tanto in tanto, prima che un evento importante o un grave disastro colpissero il paese, e che la luce sia stata così forte da essere vista da lontano.

Questa storia miracolosa è una leggenda trasmessa fino a noi a proposito del tempio Tongdosa. Tongdosa è uno dei cinque templi in cui vengono conservate le reliquie autentiche del Budda.

Il monaco Chajang yulsa di Silla portò alcuni sarira del Budda dalla Cina Tang e li ripartì fra i cinque templi. Lo speciale mistero e la meraviglia associati a questo fatto sono molto evidenti a T'ongdosa.

Tongdosa si trova posizionato sul pendio meridionale del monte Yŏngch'wi-san, che è alto 1.050 metri s.l.m., non lontano dal fiume Naktong-gang e dal Mare Orientale. Il nome della montagna deriva da quello del monte Grdhrakuta nel Magadha orientale, uno dei quattro principali regni dell'India al tempo del Budda. 

Il monte Grdhrakuta, che i coreani chiamavano Yŏngch'wi-san, è famoso per essere stato il luogo in cui Sakyamuni, il Budda storico, pronunciò il Sutra del Loto. Si dice che su quella montagna, il cui nome significa “Picco dell'avvoltoio”, vivessero vari immortali e molti avvoltoi. Siccome in Corea il monte su cui si trova il tempio era ritenuto essere significativo come la sua controparte in India in termini di provvidenza del Budda, gli fu dato lo stesso nome.

A proposito del nome del tempio, Tongdo-sa significa “Tempio del passaggio nell'illuminazione”. Siccome gli edifici del tempio, le sue pagode, le lanterne di pietra, il bell'ambiente naturale e i grandi maestri che vi hanno insegnato la legge buddista sono tutti considerati come dovuti alla provvidenza del Budda, T'ongdo-sa era ritenuto essere eccezionale come il monte Grdhrakuta in India, dove il Budda insegnò il canone.

Come suggerisce il nome, Tongdo-sa ha una dignità particolare che è immediatamente evidente nel momento stesso in cui si entra nel tempio. Il primo portale, Ilchumun, presenta l'insegna “Yŏngch'wisan T'ongdosa” la cui calligrafia è quella del principe reggente Hŭngsŏn Taewŏn'gun, padre del re Kojong. La dignità della scritta è adatta alla maestà del monte Yŏngch'wi-san.

Dopo essere passati per il portale Ilchumun, si scorge alla destra il Museo Sŏngbo e poi, seguendo verso l'alto il cammino da quel punto, si arriva al portale Ch'ŏnwangmun, che custodisce i quattro guardiani celesti che si dice puniscano i cattivi e premino i buoni. Con il potere dei quattro re celesti, il portale Ch'ŏnwangmun protegge il tempio dagli spiriti malvagi. Questo portale fu eretto allo scopo di rendere il tempio un luogo incontaminato, incoraggiando i visitatori a pensare due volte al proprio comportamento. Il portale è stato dichiarato Proprietà culturale tangibile numero 250 della regione Kyŏngsang-namdo.

Superando il portale Ch'ŏnwangmun e il padiglione Pŏmjonggak che si trova accanto a esso e che contiene la campana il cui suono ha lo scopo di salvare tutte le anime, si arriva al portale chiamato Purimun. Il termine Puri significa “non due”. Vuol dire che la vita e la morte, i desideri terreni e l'illuminazione, il bene e il male, cioè tutti gli opposti non sono due, ma una cosa sola. 

Il portale Purimun viene anche chiamato Haet'almun perché, passando attraverso questa porta ci si lascia dietro tutte le preoccupazioni terrene, si diventa Budda e si raggiunge la salvezza, chiamata appunto haet'al. Purimun è anche la porta che conduce alla parte centrale del tempio. 

Questo portale è unico nell'architettura dei templi buddisti coreani in quanto il suo tetto non è sostenuto da una trave maestra centrale, ma dalle figure di un elefante e di una tigre che, unendo le loro teste, sostengono il tetto.

Il portale Purimun conduce alla sala principale, Taeungjŏn, che si trova al centro del tempio. Questa sala fu costruita alla metà del periodo Chosŏn (dinastia Yi) ed è anch'essa unica per la sua epoca, il che la rende molto importante per lo studio dell'architettura lignea dei templi buddisti coreani. È stata dichiarata Tesoro nazionale numero 290. La sala Taeungjŏn ha insegne con scritte diverse per ognuno dei quattro lati: “Taeungjŏn” sul lato Est, “Taebanggwangjŏn” sul lato Ovest, “Kŭmganggyedan”sul lato Sud e “Chŏngmyŏlbogung” sul lato Nord. L’insegna frontale “Kŭmganggyedan” fu scritta dal principe Hŭngsŏn Taewŏngun, lo stesso che scrisse i caratteri del portale Ilchumun.

Come si è detto all'inizio, la sala principale è unica perché non contiene alcuna statua del Budda. Invece un sarira del Budda è venerato sulla piattaforma-altare del diamante, o Kŭmganggyedan, che si trova a Nord dell'edificio. Siccome non contiene statue del Budda, la sala Taeungjŏn viene usata solo per funzioni buddiste.

La sala ove si venera il sarira del Budda è chiamata Chŏngmyŏlbogung e il sarira stesso si trova sulla piattaforma-altare del diamante, come si è detto. L'altare (o piattaforma) è considerato il luogo più sacro del tempio in quanto conserva in sé lo spirito fondamentale con cui il tempio fu originariamente costruito.

Uno dei più antichi testi storici della Corea, il Samguk yusa, o “Memorabilia dei Tre Regni”, dice che la piattaforma fu costruita inizialmente alla metà del settimo secolo. Da allora però è stata riparata sette volte e oggi è molto diversa dall'originale. La piattaforma attuale, a giudicare dalla forma a campana dello stupa e dalla tecnica di scultura di ciascuna delle figure, dovrebbe risalire a dopo il XVII secolo. Anche se l'aspetto della piattaforma è cambiato, secondo le registrazioni scritte questa resta però la più antica piattaforma d'altare esistente.

Più grande e più bella di esempi simili che si trovano nei templi Kŭmsan-sa e Yongyŏn-sa, è considerata essere il più bell'esempio di piattaforma a scalini della Corea.

Accanto a Kŭmganggyedan si trova uno stagno con un ponte che lo attraversa, stagno che gioca un ruolo centrale nella leggenda della fondazione di Tongdosa. Quando il monaco Chajang yulsa cominciò a costruire il tempio, nel sito da lui scelto vi era un grande stagno abitato da nove dragoni. Il monaco riempì di terra lo stagno uccidendo tutti i dragoni eccetto uno, che lasciò a proteggere il tempio. Questo è il motivo per cui quello stagno viene chiamato Kuryongji, o “Stagno dei nove dragoni”.

Non solo il tempio, ma il paesaggio attorno è così bello che certi punti sono ora noti come “le otto meraviglie panoramiche di Tongdosa”. Queste comprendono il grosso tamburo e la campana del tempio, il bagliore del sole che tramonta sullo stagno, la cascata e le rocce dietro al tempio, e un pino che ha varie centinaia d'anni.

Il monaco capo del tempio è attualmente Hyŏnmun, sotto la cui guida il tempio si concentra sulla divulgazione degli insegnamenti del Budda mediante speciali funzioni religiose, quali la messa annuale sul sutra Avatamsaka e le cerimonie religiose che si tengono ogni mese nella notte della luna piena. Oltre a ciò, grazie a una grande messa estiva si dà ai credenti buddisti laici l'opportunità di sperimentare di prima mano la vita del tempio, per far crescere la loro familiarità con la cultura buddista e per aiutarli a incorporare questa cultura nella loro vita di ogni giorno.

L'insegnamento del Budda è evidente in ogni angolo di Tongdosa. Tutte le cose cambiano e alla fine scompaiono col passare del tempo, ma nel fluire del tempo il tempio Tongdosa continua a esistere, conservando e diffondendo i precetti del Budda.

Tempio di Buseoksa

Il Tempio di Buseoksa, noto anche come il "Tempio della pietra galleggiante", è un tempio buddista situato vicino al monte Bonghwang a Buseok-myeon, città di Yeonju, Gyeongsangbuk-do, fondato dal famoso monaco studioso Uisang nel 676, il XVI anno di Munmu di Silla

La scuola coreana Huayan è stata molto celebrata qui dalle lezioni di Uisang, che in seguito fu chiamato il rispettato studioso di Buseok e in seguito la scuola ottenne anche il nome di scuola Buseok. Il tempio ospita il Muryangsujeon, il secondo edificio in legno più antico della Corea del Sud , ricostruito nel 1376.  

Nel 1372, un gran numero di annessi furono ristabiliti dal grande monaco Won-eung all'epoca sotto il regno di re Gongmin nel 1376. Alcuni edifici eretti durante l'era Goryeo (dal IX secolo alla fine del XIV secolo) rimangono fino ad oggi, uno dei quali è la sala principale chiamata Muryangsujeon situata al livello più alto, dove è custodito Amitabha.

Secondo Samgukyusa, che è la più antica testimonianza storica rimasta di questa regione, c'era una signora cinese di nome Sunmyo che ammirava Uisang mentre studiava nella Cina Tang. Uisang doveva lasciare Tang dopo aver terminato il suo studio, e lei si dedicò così profondamente a lui, fino a trasformarsi in un drago, per aiutarlo a superare le sfide sulla via del ritorno a Shilla. Si dice che abbia espulso i mali che hanno impedito a Uisang di costruire il tempio nel sito attuale. 

Nell'era di Uisang c'erano diversi conflitti tra le norme del buddismo. Per armonizzare le persone sottomesse, il potere reale era tenuto a stabilire il centro dei contenuti spirituali, uno dei quali era costruire i templi basati sulla scuola Huayan di Uisang. In questo modo ogni area centrale arrivò a contenere un tempio Huayan, portando a ritirarsi dalla caotica instabilità sociale e politica alla fine del VII secolo.

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