Palazzo e giardini di Schönbrunn
Austria

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1996
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Il castello di Schönbrunn e gli edifici annessi, insieme all'ampio parco, è ritenuto uno dei maggiori monumenti della civiltà austriaca, grazie alla sua lunga e movimentata storia. L'intero complesso, dichiarato monumento nazionale, del quale fanno parte il castello, il parco con le sue numerose costruzioni, le fontane e le statue nonché il giardino zoologico, il più antico del mondo, è entrato a far parte nel 1996 del patrimonio culturale dell'umanità dell'UNESCO. 

La storia di Schönbrunn e degli edifici che lo precedettero risale al Medioevo. L'intera tenuta veniva definita "Katterburg" sin dagli inizi del Trecento, ed apparteneva ai domini feudali del convento di Klosterneuburg. Nei secoli seguenti passò a vari affittuari, fra cui alcuni prestigiosi, come il borgomastro di Vienna Hermann Bayer nel 1548, che fece ampliare la costruzione trasformandola in una dimora signorile.

Nel 1569 la tenuta e la residenza divennero di proprietà degli Asburgo grazie a Massimiliano II con un contratto di vendita che comprendeva un edificio, un mulino, una stalla, un parco e un frutteto. Era così posta la prima pietra per una residenza di rappresentanza nonché per il parco e il giardino zoologico.  

L'interesse di Massimiliano fu rivolto principalmente alla trasformazione del giardino zoologico, che era destinato soprattutto alla selvaggina e al patrimonio avicolo locale. Nella fagianaia "Fasangarten" si allevavano però anche gallinacei esotici, come i pavoni e i tacchini.

Dopo la morte improvvisa di Massimiliano II nel 1576 la Katterburg passò a Rodolfo II, che stanziò esclusivamente i fondi che servivano alla manutenzione. L'imperatore Mattia sfruttò la tenuta come riserva di caccia. La leggenda vuole che durante una battuta di caccia nel 1612 scoprisse la "bella fonte" ("schöner Brunnen"), dalla quale derivò il nome di Schönbrunn.  

Anche il suo successore Ferdinando II e la consorte di questi Eleonora di Gonzaga, entrambi appassionati cacciatori, scelsero Schönbrunn come luogo di soggiorno durante le battute di caccia. Dopo la morte di Ferdinando nel 1637 la tenuta divenne la residenza vedovile di Eleonora, la quale, amante dell'arte, vi condusse un'animata vita di società per la quale aveva bisogno di una cornice architettonica di rappresentanza. Per questo intorno al 1642 ella fece costruire un castelletto, cambiandone il nome da Katterburg a Schönbrunn, la cui prima menzione in documenti ufficiali risale proprio a quell'anno.

Nel 1683 il castello e il giardino zoologico di Schönbrunn furono preda delle devastazioni per l'assedio di Vienna da parte dei Turchi. L'imperatore Leopoldo I, che ne entrò in possesso nel 1686, prese la decisione di affidare Schönbrunn all'erede al trono Giuseppe, e di costruire per questi un edificio di rappresentanza. Quando ben presto, grazie alla mediazione degli ambienti aristocratici, l'architetto Johann Bernhard Fischer von Erlach, che si era formato a Roma, giunse alla corte imperiale, nel 1688 egli disegnò il cosiddetto "progetto Schönbrunn I" per l'imperatore, con il quale intendeva dar prova del proprio talento architettonico e risvegliare l'interesse del sovrano. Nel 1689 Fischer fu quindi nominato precettore di architettura dell'erede al trono, e si affermò ben presto come il più richiesto architetto della corte e della nobiltà. Nel 1693 Leopoldo I lo incaricò di eseguire i progetti concreti per la costruzione di un castello di caccia, eretto nel 1696 in parte ancora sulle fondamenta del castelletto distrutto dai Turchi.

Nella primavera del 1700 era terminata la costruzione del tratto centrale del castello, ormai abitabile. Il progetto di ampliamento con l'edificazione delle ali laterali si arenò nel 1701 in seguito alle difficoltà finanziarie causate dalle guerre spagnole di successione, mentre i lavori ancora necessari si bloccarono del tutto alla morte improvvisa di Giuseppe. Fischer von Erlach era responsabile non soltanto della progettazione del castello, ma presiedeva anche i lavori che sorvegliava di persona. Proprio a questo grande incarico eminentemente rappresentativo si deve probabilmente anche il conferimento del predicato nobiliare "von Erlach", che gli fu concesso dall'imperatore Leopoldo.  

Il castello incompiuto servì in seguito come residenza vedovile di Guglielmina Amalia. Nel 1728 l'imperatore Carlo VI entrò in possesso di Schönbrunn, dov'egli tuttavia si recava soltanto per la caccia ai fagiani. Infine egli donò il complesso alla figlia Maria Teresa, che come testimoniano le fonti nutriva già da sempre una predilezione per il castello e il giardino. Il regno di Maria Teresa fu per Schönbrunn un'epoca di grande sfarzo, e il castello divenne il centro della vita politica e di corte. Sotto la sua influenza personale e sotto la direzione dell'architetto Nikolaus Pacassi, l'ex castello di caccia di Giuseppe I fu trasformato ed ampliato sino a divenire una residenza. Nell'inverno del 1742/43 ebbero inizio i primi lavori di costruzione nel castello incompiuto, che culminarono in seguito in un progetto di rifacimento di ampio respiro al quale il complesso deve in gran parte l'aspetto odierno. La prima fase, dal 1743 al 1749, fu già dominata da Nikolaus Pacassi, che grazie al suo talento soprattutto pratico fu promosso primo architetto e quindi nel 1749 architetto di corte. Dapprima si iniziò a costruire i locali destinati alle udienze e ad abitazione nell'ala orientale per la futura coppia imperiale, che ne prese possesso nel 1746.

Un anno prima si era svolta la cerimonia di consacrazione nella cappella del castello, che pur nella nuova sistemazione conservava la struttura e articolazione spaziale voluta da Fischer von Erlach.  

Durante i lavori di rifacimento dell'ala orientale furono creati anche i due cortili interni e fu costruita la cosiddetta scala della cappella, che consentiva di accedere al piano nobile.

I lavori seguenti, nel 1746, compresero la demolizione della scalinata centrale all'aperto di Fischer von Erlach sul lato del cortile d'onore, per creare al piano terra del risalto centrale un ampio passaggio coperto e al piano nobile sovrastante la Piccola e Grande Galleria. Contemporaneamente fu edificato il cosiddetto Scalone azzurro nell'ala occidentale come accesso di rappresentanza al piano nobile, senza però distruggere l'articolazione delle pareti della sala da pranzo, voluta all'epoca da Fischer von Erlach, con il soffitto affrescato da Sebastiano Ricci nel 1702/03. Poiché la famiglia imperiale si era fatta più numerosa, già nel 1747 nell'ala orientale si rese necessario un nuovo intervento, inserendo un piano ammezzato fra il piano nobile e il piano superiore, destinato ad alloggiare i figli dell'imperatrice e la loro corte.  

Le due gallerie al centro del castello offrivano spazio per i grandi ricevimenti, mentre la Piccola Galleria era adibita a salone per le feste di famiglia in cerchia più intima. Mancavano ancora in questo primo rifacimento la ricca decorazione di stucchi e gli affreschi del soffitto nei due saloni delle feste. Alla Grande Galleria, in occasioni private, si poteva accedere anche direttamente attraverso il nuovo scalone del cortile d'onore, dalle passatoie arcuate. Nelle occasioni ufficiali i visitatori dovevano invece seguire l'intero percorso come voleva la tradizione del "fare anticamera"', dallo scalone azzurro alle sale delle udienze dell'imperatore e consorte, come prevedeva il cerimoniale di corte.

Fra gli ulteriori rifacimenti di quell'epoca si annoverano anche le arcate di collegamento lungo il cortile d'onore con le ali laterali, definite "ali dei cavalieri" nelle quali alloggiava il personale di corte di rango superiore. Adiacenti ad esse furono costruiti ampi fabbricati di servizio in direzione di Meidling (fra l'altro l'Orangerie) e Hietzing. Questi fabbricati si erano resi urgentemente necessari, poiché l'utilizzazione del castello come residenza della famiglia imperiale e la presenza dell'intera corte che ciò comportava richiedeva il necessario approvvigionamento. Dopo tutto Schönbrunn doveva dare vitto e alloggio ad oltre 1500 persone. Per esplicito desiderio di Maria Teresa nel tratto del cortile nord fu costruito anche un teatro del castello, inaugurato solennemente nel 1747. Come cantanti ed attori vi si esibivano fra l'altro anche i numerosi figli dell'imperatrice, mentre Maria Teresa in persona dava prova del suo talento canoro.

Ben presto dopo il 1750 Maria Teresa si vide costretta a intraprendere nuovamente un ampliamento del castello, la cui progettazione ed esecuzione nel 1753 - 1763 fu affidata esclusivamente a Pacassi. La famiglia imperiale era rallegrata quasi da una nascita l'anno, e per sopperire al fabbisogno di stanze si rese necessario l'inserimento di una piano intermedio anche nell'ala occidentale.

Grazie a questo intervento la simmetria esterna dell'edificio fu ripristinata e si poté quindi procedere ad ultimare le facciate. I lavori della seconda fase di rifacimenti non si limitarono all'ampliamento spaziale e agli esterni, ma si concentrarono anche sulla decorazione dei saloni di rappresentanza.

Le due gallerie in quanto saloni delle feste furono dotate di un soffitto a volta, che fu decorato di magnifici stucchi ed affreschi che ne fanno la maggiore testimonianza del rococò in una reggia imperiale. Gli affreschi furono realizzati da Gregorio Guglielmi fra il 1755 ed il 1761, mentre nel 1761/62 Albert Bolla eseguì gli stucchi.

Anche le sale prospicienti il giardino furono decorate in gran parte in stile rococò, con forme estremamente manierate, le cosiddette rocaille, inserendo specchi e dipinti fissati al muro oppure ricorrendo alle cosiddette "cineserie", all'epoca di gran moda.

Dopo la morte improvvisa dell'imperatore Francesco Stefano I nel 1765, che addolorò profondamente Maria Teresa, si ebbe una nuova fase di rifacimenti. La vedova fece adibire varie sale nell'ala orientale del castello a memoriale del marito, senza badare a spese nel decorarle con preziosi pannelli di lacca cinese e pregiatissime pannellature di legno tuttora conservate. Al pianterreno Maria Teresa fece decorare fra il 1769 ed il 1777 le cosiddette stanze Bergl, in cui abitò sino alla morte durante i caldi mesi estivi, di pitture paesaggistiche esotiche.

Dopo la morte di Maria Teresa il castello di Schönbrunn restò disabitato e fu riutilizzato come residenza estiva soltanto ai primi dell'Ottocento, sotto l'imperatore Francesco II. A quell'epoca risalgono anche le due occupazioni di Vienna da parte di Napoleone, nel 1805 e nel 1809, durante le quali l'imperatore francese alloggiò fra l'altro nelle stanze destinate a memoriale di Francesco Stefano I, nell'ala orientale.

In occasione del Congresso di Vienna nel 1814/15 ci si rese conto che a Schönbrunn erano necessari urgenti rifacimenti. Nel corso di tali lavori Francesco II fece eseguire fra il 1817 e il 1819 anche una trasformazione della facciata secondo i progetti dell'architetto di corte Johann Aman, che comportò cambiamenti decisivi. Aman asportò la ricca decorazione rococò della facciata di Pacassi e conferì al castello il suo aspetto attuale, nell'ormai classico "giallo Schönbrunn", con una facciata sobria, ridotta a pochi elementi decorativi.

Nel 1830 Francesco Giuseppe nacque nell'ala orientale del castello, abitata dai suoi genitori Francesco Carlo e Sofia. Educato dalla madre sin dai primi anni di vita al futuro ruolo di erede al trono, Francesco Giuseppe trascorse i mesi estivi dell'infanzia e giovinezza a Schönbrunn. Con la sua ascesa al trono nel 1848 il castello avrebbe vissuto una nuova epoca di splendore, poiché l'imperatore scelse Schönbrunn come sua residenza preferita, in cui trascorse gran parte della vita. Da giovane imperatore Francesco Giuseppe andò a vivere nelle stanze dell'ala occidentale che affacciavano sul cortile d'onore, dov'egli abitò fino alla morte, avvenuta il 21 novembre del 1916. Mentre le sale di rappresentanza rimasero quasi identiche, gli appartamenti privati dell'imperatore ricevettero nuovi arredi. I mobili che si sono conservati fino ad oggi, mostrano nel loro carattere sobrio e borghese una peculiarità del carattere di Francesco Giuseppe.

In occasione delle imminenti nozze con Elisabetta, duchessa di Baviera, nel 1854, già durante l'inverno si ebbero gli interventi di rifacimento per la futura imperatrice nell'ala occidentale che dava sui giardini privati di Hietzing. Anche l'appartamento di Elisabetta comprendeva varie stanze, al centro delle quali si trovava il salotto dell'imperatrice, in cui ella teneva udienza. I locali adiacenti verso nord, come la Camera da letto comune, la Camera della toeletta e il Gabinetto della scala erano le stanze private di Elisabetta e furono arredate con pesanti mobili di palissandro. Il cosiddetto Gabinetto della scala le serviva da studio. Qui nel 1862 Elisabetta fece inserire una scala a chiocciola che le consentiva di accedere direttamente ai locali a pianterreno. Le sale del pianterreno sottostanti l'appartamento furono arredate un anno dopo come autentiche "camere private" che davano sul giardino, come più tardi a Gödöllö, con un grande salotto e probabilmente la palestra che era di prammatica. Le pareti furono rivestite e i mobili tappezzati del suo colore preferito, il violetto.  

Al pianterreno del castello furono arredati anche gli appartamenti dei figli di Elisabetta e Francesco Giuseppe. Per la figlia maggiore, Gisella, erano state allestite le stanze adiacenti a quelle dell'imperatrice, mentre per Rodolfo fu arredato nel 1867 il cosiddetto "appartamento del principe ereditario", che dava verso Meidling.

In tutto il pianterreno nell'intervento di arredamento per la famiglia di Francesco Giuseppe si conservarono quasi tutte le decorazioni di stucchi dei soffitti, dell'epoca di Maria Teresa, le pannellature di legno in bianco e oro e i paesaggi dipinti alle pareti. Gli stucchi di altissimo pregio artistico alle pareti e ai soffitti di queste stanze testimoniano dell'alto livello raggiunto dall'artigianato artistico all'epoca di Maria Teresa.

In occasione dell'imminente esposizione universale nel 1873 a Vienna, dal 1869 in poi si ebbero ampi interventi di restauro rispettando le antiche decorazioni rococò del Settecento, che furono integrate o ripristinate in neo-rococò come espressione dello stile imperiale. I lavori si concentrarono sulle due gallerie e sulle stanze nell'ala orientale, destinate ad appartamenti per gli ospiti. In queste sale le pareti furono rivestite a nuovo o di parati delle collezioni imperiali o di damasco ananas rosso, come si vede tuttora.

Nel corso di questi lavori si intervenne nella Piccola galleria applicando sulla scagliola, della metà del Settecento, una monocromia nella tecnica del bianco lustrato, riccamente decorata con composizioni di agrafi, trofei ed armi.

Le sale e le stanze del castello di Schönbrunn

 
  1. La Stanza della Guardia

  2. La Stanza del biliardo

  3. La Stanza di noce

  4. Lo Studio di Francesco Giuseppe

  5. La Camera da letto e camera mortuaria di Francesco Giuseppe

  6. Il Gabinetto occidentale a terrazza

  7. Il Gabinetto della scala

  8. La Camera della toeletta

  9. La Camera da letto comune di Elisabetta e Francesco Giuseppe

  10. Il Salotto dell'imperatrice

  11. La Stanza di Maria Antonietta

  12. La Stanza dei bambini

  13. Il Gabinetto della prima colazione

  14. Il Salone giallo

  15. La Stanza del balcone

  16. La Stanza degli specchi

  17. La Stanza grande di Rosa

  18. La prima Stanza piccola di Rosa

  19. La seconda Stanza piccola di Rosa

  20. La Stanza delle lanterne

 

 
  1. La Grande Galleria

  2. La Piccola Galleria

  3. Il Gabinetto cinese rotondo

  4. Il Gabinetto cinese ovale

  5. La Stanza del carosello

  6. La Sala delle cerimonie

  7. La Stanza dei cavalli

  8. Il Salone cinese azzurro

  9. La Stanza Vieux-Laque

  10. La Stanza di Napoleone

  11. La Stanza delle porcellane

  12. La Stanza del milione

  13. Il Salone degli arazzi

  14. Lo Studio dell'arciduchessa Sofia

  15. Il Salone rosso

  16. Il Gabinetto a terrazza

  17. La Camera ricca

  18. Lo Studio di Francesco

  19. Il Salone di Francesco Carlo

  20. La Stanza della caccia

 

Ala Occidentale

In cima allo Scalone azzurro, dietro un'imponente porta, ha inizio la romantica visita degli appartamenti imperiali, un affascinante percorso attraverso i secoli. Le sale del castello di Schönbrunn furono non soltanto teatro di innumerevoli festeggiamenti e residenza della dinastia asburgica, ma furono anche il luogo in cui operarono celebri artisti e artigiani delle più svariate epoche stilistiche.  

Nell'ex castello di caccia di Giuseppe I lo Scalone azzurro fungeva da sala da pranzo e fu trasformato intorno al 1745 da Nikolaus Pacassi in scalone di rappresentanza, intervento necessario per il castello di residenza e di famiglia della sovrana asburgica Maria Teresa. I rifacimenti non intaccarono l'affresco del soffitto, eseguito nel 1701/1702 dal pittore italiano Sebastiano Ricci, che descrive la glorificazione dell'erede al trono Giuseppe, ritratto come eroe di guerra ed uomo virtuoso. Il nome dello scalone deriva dalla tinteggiatura azzurro chiaro delle pareti, che risale all'epoca di Maria Teresa.

La Stanza del biliardo apre la sequela delle sale da udienza e delle camere private di Francesco Giuseppe, penultimo imperatore asburgico. Gli arredi del suo appartamento testimoniano il mondo del sovrano e raccontano come si svolgesse la sua vita privata e lavorativa nel castello: ad esempio il tavolo da biliardo, gioco all'epoca assai apprezzato a corte, menzionato per la prima volta in questa sala nel 1837.

Varie volte la settimana l'imperatore Francesco Giuseppe riceveva i membri del suo governo e le maggiori cariche militari. Mentre i ministri, i generali e gli ufficiali aspettavano in questa sala, si dilettavano al tavolo da biliardo di epoca Biedermeier.  

I dipinti al centro la cerimonia di conferimento dell'Ordine di Maria Teresa nel 1758, a sinistra il banchetto nella Grande Galleria e a destra la partecipazione di Francesco Giuseppe al convivio nel parco in occasione del centenario della fondazione dell'Ordine), ritraggono eventi memorabili della storia asburgica.

La Stanza di noce fungeva da sala delle udienze per Francesco Giuseppe, e deve il suo nome ai preziosi pannelli in legno di noce che ne rivestono le pareti e risalgono al 1765, quando l'ala occidentale, dopo la morte improvvisa di Francesco Stefano I, fu arredata per Giuseppe II, reggente insieme a Maria Teresa. I pannelli sono incorniciati di listelli dorati ed adorni di rocaille anch'esse dorate. Di questa notevole decorazione rococò fanno parte anche le consolle dorate e riccamente intagliate e il lampadario intagliato di legno, a quarantotto bracci. Un secolo dopo furono realizzati nello stile del neorococò gli arredi della Sala delle udienze per Francesco Giuseppe.

Qui l'imperatore Francesco Giuseppe teneva le numerose udienze con i suoi ministri, i funzionari di corte e i capi di governo. Il lunedì e il giovedì persino ogni suddito dell'impero che ne facesse richiesta era ammesso alle udienze dell'imperatore. Fu grazie alle udienze che Francesco Giuseppe divenne un eccezionale fisionomista, attitudine che serbò fino ad età avanzata.

Lo Studio di Francesco Giuseppe contrasta in maniera eclatante con la Stanza di noce, che aveva funzioni di rappresentanza. Gli arredi sobri nello stile dello storicismo, nel gusto tradizionale borghese degli anni 1860/70, erano consoni alla natura parsimoniosa dell'imperatore. Instancabile, Francesco Giuseppe, che amava definirsi il primo funzionario del suo stato, lavorava allo scrittoio nel vano della finestra, di solito vestito del suo "bonjourl" grigio lupo. 

La giornata lavorativa del sovrano aveva inizio alle 5 del mattino, e tutte le pratiche venivano sbrigate con il medesimo zelo, sia quelle importanti che quelle minori, a testimonianza del suo accentuato amore per l'ordine che si spingeva fino alla pedanteria. Mentre lavorava l'imperatore prendeva dei pasti frugali che si faceva servire allo scrittoio, tra i pacchi di pratiche sbrigate e quelle non evase. 

I due ritratti di grande formato raffigurano Francesco Giuseppe all'età di 33 anni e l'imperatrice Elisabetta, divenuta un mito e universalmente nota con il soprannome di Sisi, entrata nella leggenda assai prima dei film nei quali il suo ruolo fu interpretato da Romy Schneider. A corroborare il mito, quando l'imperatrice era ancora viva, furono la sua intelligenza, lo spirito indomito, l'eccentricità e la straordinaria avvenenza. Incompresa a corte, Elisabetta soffriva di depressioni, che si acuirono dopo il tragico suicidio a Mayerling del figlio Rodolfo.  

La Camera da letto e camera mortuaria di Francesco Giuseppe fu arredata nel 1868 con gli stessi mobili imbottiti dello studio, e sarebbe rimasta quasi identica per i cinquant'anni seguenti, fino alla morte dell'imperatore. Nel corso di quel mezzo secolo tuttavia vi si aggiunsero numerose fonografie e dipinti di membri della famiglia, figli e nipoti, nonché gli oggetti ricordo. 

Di questi fa parte anche il paravento, adorno di tanti quadretti di pellegrinaggi portati in ricordo da Katharina Schratt, l'amica del cuore dell'imperatore. Fu proprio Elisabetta a creare il contatto fra la celebre attrice viennese e Francesco Giuseppe, e a incoraggiarlo sempre più, perché preferiva sapere l'imperatore in fidata compagnia durante le sue continue assenze. Gli arredi della camera da letto dall'aspetto così poco imperiale, il letto di ferro, l'inginocchiatoio e il lavabo di marmo, con gli accessori dell'epoca, testimoniano della parsimonia e della semplicità dell'imperatore, che si alzava già alle quattro del mattino. 

Dopo aver fatto le abluzioni mattutine con l'acqua fredda, Francesco Giuseppe era solito recitare le preghiere del mattino, da cattolico osservante qual era. Nel letto di ferro spartano l'imperatore si spense all'età di 86 anni il 21 novembre del 1916, in piena Prima guerra mondiale. Il dipinto di Franz Matsch lo ritrae 24 ore dopo la morte. All'uscita della camera è collocato nel vano della porta il gabinetto, che fu installato nel 1899 per Francesco Giuseppe.  

Il Gabinetto occidentale della terrazza conduce all'appartamento dell'imperatrice Elisabetta. Vi è esposto un dipinto del pittore francese Pierre Benevaux, che ritrae le figlie minori di Maria Teresa: Maria Antonietta, futura regina di Francia, e Maria Giuseppa.

Per Sisi, come Elisabetta veniva affettuosamente chiamata in famiglia, la vita da imperatrice in Austria ebbe inizio in un certo senso proprio a Schönbrunn. Dopo il suo arrivo a Vienna, il 22 aprile del 1854, ella trascorse la prima notte a Schönbrunn, mentre il giorno seguente si ebbe l'ingresso solenne nella città, residenza imperiale.

Il Gabinetto della scala fungeva da studio di Elisabetta, che qui curava la sua fitta corrispondenza, scriveva i suoi diari e componeva liriche. Dopo la prima crisi coniugale, nel 1859, Elisabetta si rifugiò a Madeira e per un anno non fece più ritorno alla corte di Vienna; al suo ritorno soggiornò frequentemente a Schönbrunn.

Nel suo studio fu costruita una scala a chiocciola, che oggi non esiste più, che conduceva alle stanze private di Elisabetta al pianterreno, per lei allestite a quell'epoca. Di qui l'imperatrice, che amava la libertà e rifiutava il rigido cerimoniale di corte, poteva uscire quando voleva dal castello, inosservata agli occhi di portieri e guardie.

Queste camere, che oggi non esistono più, non erano arredate secondo le norme vigenti a corte, ma secondo il gusto dell'imperatrice, erano tappezzate di parati viola ed ammobiliate con oggetti di proprietà di Elisabetta. 

Inoltre l'appartamento sul giardino disponeva di una palestra con camerino per i massaggi e di un "luogo di decenza elegante, inodore, all'inglese": una toilette. Poiché l'imperatrice, estremamente schiva di carattere, amava fare frequenti passeggiate nel parco del castello, l'appartamento sul giardino le consentiva di uscire quando voleva e di rientrare senza essere osservata dai portieri e dalla guardia.  

La Camera della toeletta dell'imperatrice Elisabetta non poteva mancare in alcun appartamento di Elisabetta, poiché la giornata dell'imperatrice era scandita dalle cure estetiche e dallo sport per conservare una figura asciutta. L'imperatrice austriaca era ritenuta una delle donne più belle del mondo, fama alla quale avevano contribuito in maniera decisiva soprattutto i ritratti di Franz Xaver Winterhalter. Ricette speciali di bellezza, la ginnastica quotidiana e le diete servivano a mantenere snella la sua figura, cosa che Elisabetta sottolineava ulteriormente indossando abiti attillati. 

Varie ore erano dedicate ogni giorno alla cura della magnifica chioma, che le sfiorava le caviglie e che ella amava far acconciare a forma di corona intrecciata. Fu cosi che la parrucchiera Franziska Feifalik divenne una delle sue più intime confidenti, e se la situazione lo consentiva la parrucchiera spesso fungeva persino da controfigura dell'imperatrice, che rifuggiva dal contatto con il pubblico.

Fu Elisabetta stessa a creare il mito della propria bellezza eterna. Una volta compiuti i trent'anni non si fece mai più ritrarre, e quando si trovava in pubblico nascondeva il viso dietro un ventaglio.

La Camera da letto comune di Elisabetta e Francesco Giuseppe fu rivestita nel 1854, l'anno delle nozze, di tessuti bianchi e blu e arredata con pesanti mobili di palissandro, che probabilmente poco rispondevano al gusto della stravagante imperatrice. La camera da letto fu utilizzata dalla coppia soltanto nei primi anni di matrimonio; ben presto all'imperatore ne venne negato l'accesso, oppure Elisabetta s'intratteneva soltanto nelle sue camere private, a pianterreno. 

Nonostante Elisabetta gli opponesse questi rifiuti e l'avesse tante volte respinto, Francesco Giuseppe esaudiva ogni desiderio della sua amata Sisi, che ben presto imparò ad usare il potere della propria bellezza. Fu così che dagli anni Settanta dell'Ottocento in poi le fu possibile condurre vita autonoma e dedicarsi a lunghi viaggi, mentre Francesco Giuseppe divenne sempre più solitario a causa della sua assenza. 

Adorata da Francesco Giuseppe anche dopo la morte, Elisabetta fu assassinata il 10 settembre 1898 dall'anarchico italiano Luigi Lucheni a Ginevra.

La cosiddetta Stanza di Maria Antonietta, dai pannelli in bianco ed oro e i candelabri da parete di vetro boemo, fungeva all'epoca di Elisabetta da sala da pranzo per la famiglia. 

La tavola è imbandita per la famiglia con porcellane viennesi, argenterie da tavola viennesi della ditta Mayerhofer & Klinkosch e bicchieri di cristallo con sfaccettatura a forma di prisma della ditta Lobmeyr. Quando vi pranzava la famiglia imperiale in cerchia ristretta, il cerimoniale era meno rigido che nei banchetti di corte. L'imperatore stesso decideva la disposizione dei posti a tavola ed era concesso anche chiacchierare da un lato all'altro della tavola, mentre nei banchetti di corte ci si poteva intrattenere soltanto con il commensale seduto accanto, bisbigliando.  

Nelle occasioni ufficiali si servivano piatti della cucina francese, mentre nei pranzi di famiglia si apprezzava la cucina viennese e le ricette semplici come Wiener Schnitzel (una sorta di cotoletta alla milanese), gulasch, arrosto alle cipolle, brioche o Kaiserschmarren (frittatine con uva passa). I fiori per le decorazioni a centrotavola erano forniti dall'amministrazione dei giardini di corte di Schönbrunn. Oltre alle azalee e ai giacinti per le decorazioni più preziose si utilizzavano le orchidee. Nel 1900 nelle serre del castello crescevano 25.000 orchidee di 1500 varietà, all'epoca la maggiore raccolta d'Europa. Il dipinto al centro ritrae l'imperatrice Elisabetta ai tempi delle nozze d'argento, adorna di rubini e diamanti. La stanza deve il nome ad un arazzo che raffigura Maria Antonietta con i figli. Era un dono di Napoleone III a Francesco Giuseppe, ed è proprietà privata della famiglia.  

Nel Salotto dell'imperatrice l'atmosfera è dominata dai pannelli bianco-dorati, dalle tappezzerie di seta chiara e dai sontuosi arredi nello stile del neorococò. L'orologio collocato dinanzi allo specchio presenta una particolarità: grazie al quadrante con le lancette a rovescio montato sul retro, si può leggere l'ora anche allo specchio.

Particolarmente interessanti sono i dipinti che adornano il salone. Il ritratto di Maria Antonietta in costume da caccia alla moda dell'epoca è opera di Joseph Kranzinger, mentre gli altri dipinti a pastello vengono attribuiti al pittore ginevrino Jean-ÈtienneLiotard, per il quale Maria Teresa nutriva una particolare predilezione. Ritraggono l'erede al trono Giuseppe all'età di undici anni ed alcune delle sue sorelle.

Il salotto faceva parte dell'appartamento dell'imperatrice Elisabetta, cui era collegato mediante lo scalone azzurro e l'anticamera dell'imperatrice. Negli anni Sessanta dell'Ottocento Elisabetta soggiornò prevalentemente a Vienna e grazie alla sua costante presenza riuscì ad esercitare influenza crescente sull'imperatore in materia politica. E fu in fondo proprio Elisabetta a favorire il compromesso con l'Ungheria: l'unica volta in cui esercitò il suo ruolo di imperatrice.

La cosiddetta Stanza dei bambini è adorna dei ritratti di varie figlie di Maria Teresa. 

I dipinti, che risalgono al 1765 circa, ritraggono la figlia maggiore Maria Anna, appassionata di scienze naturali, in un abito con il corpetto blu; vestita di pizzo con il fiocco rosso Maria Cristina, la figlia preferita di Maria Teresa, che fu l'unica a poter sposare l'uomo che aveva scelto, il duca di Sassonia-Teschen; Maria Elisabetta, un tempo così graziosa, in abito dorato adorno di rose di stoffa variopinta, rimase talmente sfigurata dal vaiolo e in seguito dal gozzo, da venir soprannominata in famiglia "Liesl con il gozzo"; Maria Amalia, in abito di velluto rosso con le maniche di pizzo bianco, andò sposa al duca di Borbone-Parma, che aveva cinque anni meno di lei; Maria Carolina, che regge tra le mani un ritratto del padre che lei stessa aveva eseguito, andò sposa a Ferdinando, re di Napoli e di Sicilia, ed oppose poi veemente resistenza a Napoleone. 

Maria Antonietta, in abito azzurro con pizzi bianchi, lasciò la corte viennese all'età di quindici anni per andare in sposa al Delfino francese e risiedere a Versailles come futura regina di Francia. 

Sulla sinistra s'intravede la camera da bagno che fu installata per l'ultima imperatrice austriaca, Zita, nel 1917.

Il Gabinetto della prima colazione è adorno di medaglioni fiorati incorniciati. Questi lavori d'applicazione montati in cornice di rocaille furono eseguiti da Elisabetta Cristina, la madre di Maria Teresa. 

Per intere generazioni fu consuetudine della famiglia asburgica che i figli svolgessero attività artistiche e seguissero una formazione artigiana. Maria Teresa e Francesco Stefano I promossero anch'essi le attività artistiche dei loro figli, che parteciparono attivamente anche alla decorazione di varie sale di Schönbrunn.

Il Salone giallo, situato sul lato del castello che da verso il parco, è arredato con mobili originali dell'epoca di Maria Teresa. 

Definita già intorno alla metà del Settecento "stanza gialla fiammingheggiante", solo di recente la sala è stata ripristinata nella sua forma originale grazie al rinnovo della doratura dei mobili, datati intorno al 1770, e al rivestimento con una stoffa di stile adatto. 

A questo insieme di arredi tipici dello stile dell'epoca di Maria Teresa si aggiunge il secretaire Luigi XVI realizzato dal celebre ebanista Adam Weisweiler, uno scrittoio da donna che giunse a Vienna come unico oggetto ricordo della regina di Francia Maria Antonietta, che fu ghigliottinata nel 1793. 

Notevoli sono inoltre in questa sala i numerosi ritratti a pastello di bambini borghesi del pittore ginevrino Liotard, che furono acquistati personalmente da Maria Teresa: questi ritratti di fanciulli contrastano fortemente con i tipici ritratti di corte dei figli dell'imperatrice.

Nella Stanza del Balcone sono esposti i ritratti dei figli di Maria Teresa, eseguiti dal pittore di corte Martin van Meytens. Fra essi vediamo Maria Elisabetta, che veniva considerata la più avvenente fra le figlie di Maria Teresa ed era ritenuta quindi un ottimo partito. Tuttavia ella non fu risparmiata dal temuto vaiolo nero, e sopravvisse alla malattia ma il suo volto rimase sfigurato dalle cicatrici e non poté più pertanto essere maritata. 

L'unica alternativa per l'arciduchessa fu andarsene in convento, il che tuttavia non equivaleva necessariamente ad una punizione, visto che le figlie degli imperatori, in qualità di badesse dei propri conventi, risiedevano in appartamenti degni del loro rango e potevano liberamente coltivare i propri interessi.  

Particolare attenzione merita il quadro a grande formato, datato 1751/1752, che ritrae gli arciduchi Giuseppe, Carlo Giuseppe e Pietro Leopoldo, che già in tenera età furono nominati condottieri di reggimenti.

Il principe ereditario Giuseppe undicenne, raffigurato al centro, è ritratto come comandante di un reggimento di dragoni, benché in un'uniforme adeguata al cerimoniale tradizionale di corte. Carlo Giuseppe (a destra) è ritratto nell'uniforme del suo reggimento ungherese di fanteria, e Leopoldo (a sinistra) come piccolo corazziere.

La Stanza degli specchi (dal 1762 in poi detta anche Salone degli specchi), dalla magnifica decorazione bianco-dorata e dagli specchi di cristallo, è una tipica sala di rappresentanza dell'epoca di Maria Teresa. Le pareti e il soffitto sono adorni di rocaille dorate, fra cui sono montati grandi specchi incorniciati da girandole di bronzo: la decorazione rococò risale al 1755 circa e faceva da cornice ad udienze e piccole cerimonie.

Fu qui probabilmente che il 13 ottobre 1762 l'imperatrice ricevette anche Leopold Mozart con i suoi figli, Anna, di undici anni, e Wolfang, che ne aveva sei. Il piccolo Wolfgang si esibì al cospetto di Maria Teresa al clavicembalo, "saltandole poi in grembo, abbracciandola e sbaciucchiandola per bene", come raccontava il padre orgoglioso.

Ala centrale

L'insieme delle tre Stanze di Rosa, realizzate nel 1763/1764 unendo insieme una camera grande e due piccole, deve il nome al pittore Joseph Rosa, che eseguì su incarico di Maria Teresa 15 paesaggi di grande formato, montati nei pannelli murali. 

Il primo dipinto a sinistra nella Stanza grande di Rosa mostra la residenza originaria della dinastia, la Fortezza detta Habichtsburg, in seguito Habsburg (Asburgo), come rovina idealizzata, situata nella legione dell'Aargau in Svizzera. Questo quadro stava probabilmente a sottolineare anche l'interesse di Maria Teresa per la storia della dinastia asburgica. Gli altri dipinti mostrano paesaggi fluviali e montani idealizzati con figure accessorie di contadini, nonché greggi di capre e pecore al riposo, e creano un contrasto con la tipica decorazione rococò in bianco ed oro. 

Nella Stanza grande di Rosa fra gli stucchi dorati e le rocaille manierate sono incastonati vari strumenti musicali, un'allusione al fatto che probabilmente la stanza veniva usata anche come sala della musica. Qui si trova il ritratto di Maria Teresa regina d'Ungheria, di Martin van Meytens.

Dalla seconda Stanza piccola di Rosa si vede la cosiddetta scala di Kaunitz, che consentiva al conte Kaunitz, cancelliere di stato ed uno dei più intimi consiglieri di Maria Teresa che risiedeva al piano superiore, di avere accesso diretto al piano nobile.

Nella Stanza delle lanterne, i cui rivestimenti di marmo delle porte risalgono all'epoca di Giuseppe I, prima dell'elettrificazione del castello i servitori sostavano con le lanterne per indicare la strada nell'oscurità, in caso di necessità, ai sovrani e alla corte.

Lunga 43 metri e larga quasi 10, la Grande Galleria rappresentava a cornice ideale per le cerimonie di corte. Vi si tenevano balli, ricevimenti in grande stile e banchetti. Maria Teresa adorava festeggiare soprattutto gli onomastici dei familiari. Le cerimonie prevedevano di solito, oltre ad un ballo, spettacoli teatrali e di danza in cui si esibivano i figli dell'imperatrice. Nella vita normale a corte l'enorme sala fungeva da anticamera ai visitatori ammessi all'udienza presso i sovrani nell'ala orientale.

Con l'avvento della Repubblica, proclamata nel 1918, la Grande Galleria seguendo la tradizione ha continuato a fungere da cornice a ricevimenti e concerti. Nel 1961 vi si svolse il leggendario incontro fra il presidente americano J.F. Kennedy e il capo di stato russo Nikita Kruscev.

Gli stucchi in bianco ed oro, i grandi specchi di cristallo e la volta affrescata della Grande Galleria creano un'opera d'arte totale: uno dei più grandiosi esempi di salone delle feste rococò nell'architettura delle regge europee, realizzato intorno al 1760 da Nikolaus Pacassi coadiuvato dal pittore Gregorio Guglielmi e dallo stuccatore Albert Bolla. Fra i pilastri che delimitano archi a tutto sesto la sala si apre verso il cortile d'onore, e sul lato opposto verso la Piccola Galleria, attraverso arcate inframmezzate da specchi montati in oro. La magnifica decorazione di stucchi dorati pare quasi far dileguare il confine fra le pareti e il soffitto, mentre le ghirlande dorate di fiori e i modiglioni sospesi creano il trait d'union con le volte affrescate del soffitto, collegate da trofei e motivi araldici a tutto tondo.

Gli affreschi della volta, opera del pittore italiano Guglielmi, sono raffigurazioni allegoriche che alludono chiaramente alla situazione politica, militare ed economica dell'epoca. L'affresco centrale datato 1760, nonostante la contemporanea guerra con la Prussia, mostra il benessere della monarchia sotto Maria Teresa, che troneggia al centro con Francesco Stefano I, circondata dalle personificazioni delle virtù Prudentia, Fortitudo e Justitia. Intorno a questo gruppo si raccolgono le allegorie dei territori della corona asburgica con le loro ricchezze, e fra essi Mercurio, il dio del commercio, che collega il divino al terreno.

L'affresco ad ovest, realizzato l'anno dopo, mostra un'allegoria della pace e raffigura la prosperità delle terre della corona, resa possibile da Concordia, allo zenit dell'affresco, circondata da Abundantia e Pax. L'affresco ad est, che raffigura un'allegoria militare, fu distrutto dai bombardamenti nell'aprile del 1945, nelle ultime giornate della Seconda guerra mondiale, e fu sostituito da una copia nel 1947/1948. Al centro dell'affresco compare su un cavallo bianco il dio della guerra Marte, e sotto di esso Minerva, la dea dell'arte della guerra. Quest' ultima troneggia inoltre librandosi come patrona al di sopra di una lezione nell'Accademia militare di Maria Teresa, descritta con grande efficacia pittorica. Infine vi sono raffigurate la fanteria, la cavalleria e l'artiglieria. L'illuminazione originale della sala, con innumerevoli candele di cera che rischiaravano la Grande Galleria nel riverbero della monocromia nella tecnica del bianco, fu sostituita nel 1901 da ben 1104 lampadine.

La Piccola Galleria fu arredata contemporaneamente alla Grande Galleria e serviva ai tempi di Maria Teresa per le feste in cerchia familiare ristretta. Durante i restauri avvenuti intorno al 1870 la scagliola originaria bianco-rosata delle pareti, dell'epoca di Maria Teresa, fu eliminata e sostituita dalla monocromia nella tecnica del bianco lustrato e vi fu apposta una esuberante decorazione di stucchi in bianco ed oro in stile neorococò. 

L'affresco del soffitto, anch'esso di Gregorio Guglielmi, non fu intaccato da tali rifacimenti. Anche questo affresco raffigura un'allegoria, la glorificazione del saggio e mite governo della casa d'Asburgo in Austria. 

Al centro si staglia Aeternitas, caratterizzata dalla ruota dell'eternità, che regge la corona arciducale sopra ad una gru bianca retta da Chronos. 

Ai suoi piedi il dio della guerra Marte occupa la posizione centrale. Protetta dal suo mantello vediamo la lupa con i gemelli, e lo stendardo con S.P.Q.R. che allude all'origine romana dell'impero e quindi a Francesco Stefano I, imperatore del Sacro Romano impero della nazione germanica. 

Come personificazione del Sacro Romano impero sul lato breve a destra è raffigurato un vecchio, il capo cinto d'alloro, con la corona imperiale, lo scettro, il globo imperiale, la bandiera e il toson d'oro, cui un genio alato mostra la pietra filosofale. Sul lato opposto si allude alla mitezza e giustizia di Maria Teresa: vediamo Clementia come personificazione della mitezza, con le fiamme sulla fronte, che indica l'iscrizione "Regnum me comite (eri)t (iust)um" (Il mio regno sia giusto), mentre di fronte a lei troneggia Justitia, caratterizzata dalla bilancia e la spada. 

La Piccola Galleria si apre sul grande parterre del parco e verso la Gloriette, sulla sommità dell'altura di Schönbrunn.

Sui lati della Piccola Galleria si trovano i Gabinetti cinesi, a sinistra quello ovale, a destra quello rotondo, due stanze dal carattere squisitamente intimo che Maria Teresa amava adoperare come salottini, ad esempio per giocare a carte. Prima che vi venissero applicate le cineserie, il gabinetto rotondo veniva usato anche come saletta delle conferenze, in cui si svolgeva la cosiddetta "Table de Conspiration", la tavola delle cospirazioni: erano conferenze segrete i cui partecipanti venivano rifocillati grazie ad un montavivande che saliva dalla sala inferiore al pianterreno, senza essere disturbati o spiati dai servitori.

Intorno al 1760 i due gabinetti vennero adornati di preziose cineserie, e sono una testimonianza della passione ed ammirazione per i lavori in lacca dell'Estremo Oriente, le tappezzerie di seta e le porcellane cinesi e giapponesi, sempre più diffuse nelle regge europee a partire dai primi del Settecento.

Anche Maria Teresa amava queste cineserie, che comparvero in varie sale di Schönbrunn. I gabinetti cinesi sono adorni di un'intelaiatura di legno bianco con rocaille riccamente dorate. Fra gli specchi sono montati pannelli cinesi di lacca di varie misure e forme, su cui sono dipinti paesaggi, fiori e uccelli. Dalle loro cornici dorate sporgono piccole consolle su cui poggiano statuine e vasi di porcellana bianca e blu.

Notevoli sono anche i lampadari rococò dorati a fuoco della stessa epoca, con boccioli e piattelli di smalto, nonché i preziosi pavimenti ad intarsio di vari legni esotici e locali, dal complesso disegno.

La Stanza del carosello fungeva da sala d'attesa prima delle udienze di Maria Teresa e del consorte Francesco Stefano I di Lorena. La stanza prende il nome da uno dei dipinti che l'adornano, il Carosello di dame, organizzato nel 1743 nella Cavallerizza d'inverno della Hofburg per celebrare la ritirata di Francesi e Bavaresi dalla Boemia, che dopo la morte del padre Carlo VI incalzavano Maria Teresa. 

La giovane sovrana è ritratta su un cavallo bianco nell'atto di condurre la quadriglia a cavallo, seguita da altre quadriglie in carrozzette a conchiglia intarsiate e argentate, una delle quali è conservata nel Museo delle carrozze.

Il dipinto che ritrae il conferimento dell'Ordine di Santo Stefano documenta un altro evento significativo del regno di Maria Teresa. I due ritratti, quello di Carlo VI e di Giuseppe II fanciulli, li raffigurano con indosso i sontuosi abiti di corte spagnoli.

L'adiacente Sala delle cerimonie fungeva non soltanto da seconda anticamera per Francesco Stefano I ma anche da salone delle feste per cerimonie di famiglia come battesimi, compleanni e onomastici, matrimoni del personale di corte aristocratico e banchetti di corte. 

Degli arredi che risalgono intorno al 1760 fa parte anche la magnifica decorazione a rocaille, ulteriormente esaltata dagli ornamenti plastici della volta. La decorazione di stucchi dorati sulle pareti intelaiate di bianco è opera di Albert Bolla, come nella Grande Galleria; ricorda l'antico nome di "Sala delle battaglie" la decorazione della volta, che presenta giavellotti, trofei, bandiere ed altri strumenti di guerra, che alludono al potere della monarchia. 

La Sala delle cerimonie si distingue soprattutto per i dipinti monumentali commissionati da Maria Teresa. Il ciclo pittorico raffigura un evento politico-sociale nonché familiare, ossia le nozze fra l'erede al trono Giuseppe ed Isabella di Parma, della casa reale francese dei Borbone, avvenute nel 1760. 

Anche questo matrimonio, come la maggior parte degli altri combinati per i suoi figli, fu un'abile mossa politica di Maria Teresa, per alleare la Francia all'Austria. Il dipinto più grande della serie ritrae l'ingresso a Vienna della principessa di Parma, il 5 ottobre 1760, con la Hofburg sullo sfondo. 

L'enorme spiazzo immaginario davanti agli edifici della Hofburg ospita 94 carrozze a sei cavalli. Il corteo si chiude con la carrozza dorata dell'ambasciatore della sposa, il principe di Liechtenstein, e la carrozza blu e argento della sposa, scortata dalle guardie svizzere imperiali in uniformi nere e gialle. Gli altri dipinti del ciclo raffigurano le nozze nella chiesa degli Agostiniani, il banchetto nuziale nella grande Anticamera della Hofburg, la cena e la serenata nella Sala della ridotta. A pranzo la mensa a ferro di cavallo era stata imbandita nella Hofburg con un nuovo servizio d'oro: a capotavola siedono Francesco Stefano I e Maria Teresa, ai loro lati gli sposi e quindi la famiglia imperiale. 

L'orchestra in primo piano offre l'accompagnamento musicale per il banchetto, servito da alti aristocratici nell'abito di corte spagnolo. Per il banchetto serale nella Sala della ridotta la mensa dei dolci è stata imbandita in porcellana. La parte interna della tavola a ferro di cavallo è decorata da un centrotavola allungato con un giardino fatto di zucchero colorato e numerose figure. Pochi giorni dopo si svolse nella Sala della ridotta anche la serenata, cui la famiglia imperiale assistette seduta in prima fila.

Ciò che colpisce in questi dipinti, oltre al formato, è la fedeltà ai dettagli negli edifici, nei personaggi e negli abiti, fino ad arrivare ai servizi da tavola. Mentre la bottega di van Meytens era impegnata nella realizzazione di questi dipinti, che durò vari anni, nell'ultimo quadro qui descritto fu aggiunto Mozart bambino nella fila di spettatori, poiché la sua leggendaria esibizione al cospetto della famiglia imperiale a Schönbrunn aveva fatto scalpore. E' inserito in questo ciclo di dipinti il ritratto forse più celebre di Maria Teresa, raffigurata come "prima donna d'Europa" con indosso un abito di pizzi brabantini al tombolo.

Dalla Sala delle Cerimonie si vede la Stanza dei cavalli, dov'è apparecchiata la cosiddetta "tavola del maresciallo" secondo un modello del 1852: era una tavola solennemente imbandita per le cariche supreme di corte e gli alti ufficiali quando non era presente l'imperatore. 

La stanza prende il nome dai quadri equestri che vi sono esposti, risalenti all'epoca della vedova dell'imperatore Guglielmina Amalia, e che furono riutilizzati in altra collocazione con i nuovi arredi del 1760 circa. 

Questo ensemble unico, cui si aggiunge il dipinto in grande formato di una caccia ad inseguimento di Giuseppe I presso Marchegg, testimonia di quanto fosse centrale il ruolo dei cavalli nella società di corte. 

I destrieri nobili ed eleganti, allevati nelle scuderie di corte, erano considerati l'espressione di uno stile di vita raffinato e di una corte altamente rappresentativa.

Ala Orientale

Con il Salone cinese azzurro avevano inizio un tempo le stanze private di Francesco Stefano I. In origine rivestite soltanto di pannelli di noce, le pareti vennero tappezzate nel 1806 di preziosi parati di carta di riso cinesi. 

I parati, che risalgono alla metà del Settecento, furono probabilmente già acquistati da Maria Teresa, che era appassionata di cineserie, e poi messi da parte, per cui fu soltanto sotto l'imperatore Francesco II/I che trovarono la loro definitiva utilizzazione in cinque stanze del castello di Schönbrunn. 

I parati si sono tuttavia conservati nel Salone cinese azzurro: sono realizzati in carta di riso e presentano motivi floreali su uno sfondo chiaro. Nelle strisce verticali si alternano un campo ovale ed uno rettangolare, con scene disegnate su sfondo azzurro, dipinto con il prezioso colorante azzurrite. 

Le scene eseguite in inchiostro nero e color bronzo dovevano far conoscere all'osservatore europeo quattro ambiti tematici importanti per il mondo cinese: l'allevamento del baco e la produzione della seta, la coltivazione del riso, la fabbricazione delle pregiate porcellane e la coltivazione del te. 

I quadretti sono incorniciati da spalliere di fiori e bambù e sovrastati da cesti ricolmi di fiori intorno a cui svolazzano uccelli, farfalle ed insetti.

Notevoli sono anche i tavoli, con lastre di marmo nero in cui sono inseriti preziosi lavori ad intarsio in pietra dura.

In questa stanza si svolsero le trattative con l'ultimo imperatore, Carlo, che condussero infine, l'11 novembre 1918, alla sua rinuncia agli affari di stato. Il giorno seguente fu proclamata la repubblica, il che mise fine anche alla storia di Schönbrunn come residenza imperiale.

Alla morte improvvisa dell'amato consorte Francesco Stefano I, la Stanza Vieux-Laque fu trasformata da Maria Teresa in sala commemorativa. La decorazione con i preziosi e costosi pannelli neri di lacca provenienti dalle manifatture imperiali di Pechino, fu probabilmente creata secondo un progetto dell'architetto Isidor Canevale. Concepiti in origine come paraventi per il mercato europeo, questi pannelli di lacca furono tagliati e montati nell'intelaiatura di noce. 

Le pareti e le porte, coronate da sovrapporte, sono composte da fasce verticali con cornici riccamente intagliate e dorate, mentre sui pannelli di lacca che vi sono montati sono dipinte scene di genere, paesaggi e raffigurazioni di fiori ed uccelli. Nello stile delle cornici già si preannuncia il passaggio dal rococò al primo classicismo.

Particolare attenzione meritano i ritratti commissionati da Maria Teresa per questa sala commemorativa. Il ritratto postumo di Francesco Stefano I è opera di Pompeo Batoni, ch eseguì anche il duplice ritratto di Giuseppe II e del fratello Leopoldo, realizzato a Roma nel 1769, quando i due fratelli vi soggiornavano per l'elezione del Papa. 

Davanti a Giuseppe, sul tavolo, c'è il testo dell'"Esprit des lois" di Montesquieu, una delle principali opere dell'Illuminismo, ai cui principi s'ispirava l'operato del giovane imperatore. Il terzo dipinto di Anton von Maron ritrae la consorte di Leopoldo, Maria Ludovica di Spagna, con la numerosa figliolanza. Il ritratto di piccolo formato raffigura Maria Teresa in lutto. 

Dopo la morte del marito, l'imperatrice non avrebbe mai più deposto le vesti vedovili. Di sublime qualità è anche il pavimento, che si distingue non soltanto per i legni pregiati e la particolarità degli ornamenti, ma anche per le varie sfumature e gli effetti ottici che ne risultano.

La Stanza di Napoleone fu utilizzata come camera da letto da Napoleone Bonaparte negli anni 1805 e 1809. Egli aveva occupato per due volte Vienna, scegliendo entrambe le volte Schönbrunn come quartier generale. Le nozze con Maria Luisa, la figlia dell'imperatore Francesco II/I, avvenute nel 1810, dovevano sigillare la pace fra i due sovrani. Da quelle nozze nacque un figlio maschio, passato alla storia con il nome di duca di Reichstadt. 

Dopo che Napoleone, sconfitto, ebbe abdicato, Maria Luisa portò il piccolo che all'epoca aveva due anni a Vienna, dove crebbe alla corte del nonno Francesco I al sicuro e protetto dal mondo esterno. Era il nipotino preferito dell'imperatore, con cui condivideva a passione per la botanica. Il ritratto lo raffigura bambino nelle vesti di giardiniere nel parco del castello di Laxenburg. 

Il giovane duca morì nel 1832 di tubercolosi, in questa stanza, a soli 21 anni. La sua maschera mortuaria e l'allodola capelluta che fu il suo animale domestico prediletto, ricordano ancora oggi l'unico figlio legittimo di Napoleone Bonaparte.  

La Stanza delle porcellane, arredata nel 1763/1764 secondo un progetto dell'artista francese Jean Pillement, attivo alla corte di Vienna, serviva a Maria Teresa come studio e stanza da gioco. L'intelaiatura di legno intagliato dipinta in bianco e azzurro, a imitazione della porcellana, ne riveste interamente le pareti sino al soffitto. 

I pannelli murali sono scanditi da ghirlande di fiori e frutta che s'innalzano da una ringhiera e vengono trattenuti da ombrellini cinesi. Nei pannelli sono montati 213 disegni a inchiostro di china azzurro con scene di genere cinesi, eseguiti da Francesco Stefano I e dai suoi figli. Fanno parte della decorazione anche quattro medaglioni in cornice ritratto di Maria Cristina e del consorte Alberto di Sassonia-Teschen, di Isabella di Parma, prima moglie del principe ereditano Giuseppe, e dell'imperatore stesso.

La cosiddetta Stanza del milione è così chiamata per i pannelli murali di una pregiata qualità esotica di legno di rosa, detto "feketin" o anche "vicatin". La decorazione era stata in origine realizzata per il palazzo del Belvedere, e nel 1766, per ordine di Maria Teresa, fu trasportata a Schönbrunn

Nei pannelli di legno pregiato, la cui superficie crea un disegno di straordinario pregio estetico, sono incastonate miniature indo-persiane del Seicento, montate in delicate cornici dorate a rocaille. Per adattarle alle forme delle cornici, le miniature furono tagliate da membri della famiglia imperiale e composte a formare nuovi quadri in una sorta di collage. 

Le cesure che necessariamente ne risultano furono integrate da raffigurazioni del cielo o paesaggi. Il collage di un unico cartiglio è composto talvolta da ben 27 pezzi.

Le miniature raffigurano scene di vita del regno indiano dei gran mogol dell'India del XVI e XVII sec. La sequela di 61 fogli era stata scritta in origine per la corte dei mogol e decorata di quadri che descrivono in unità straordinariamente compiuta la vita privata e di corte di questi principi indiani di origine persiana.

Durante la Seconda guerra mondiale i pannelli della Stanza del milione furono smontati e messi in salvo nelle saline di Altaussee, per sottrarli al pericolo incombente ed evitarne la distruzione. Per rispettare i criteri di conservazione, nel 1980 si è deciso di sostituire alle miniature, altamente sensibili alla luce, delle stampe facsimile di alto pregio e di custodire gli originali nel deposito dei manoscritti della Biblioteca Nazionale austriaca.

Dalla Stanza del milione s'intravede il Gabinetto delle miniature, con numerosi quadretti in parte firmati opera dei figli e del marito di Maria Teresa. La tavola della prima colazione è imbandita di porcellane dell'Ottocento provenienti dalle manifatture Thun-Klöslerle e realizzate pel la corte di Praga dell'imperatore Ferdinando II, che nel 1948 aveva abdicato a favore di Francesco Giuseppe.

La sala definita Salone degli arazzi fece parte dal 1837 al 1873 dell'appartamento dei genitori di Francesco Giuseppe; Francesco Carlo, fratello dell'imperatore Ferdinando I, e la moglie Sofia, utilizzavano come salotto questa stanza dagli arredi semplici e borghesi, nello stile del Biedermeier.

Nel 1873 a questi arredi furono sostituiti degli arazzi di Bruxelles del Settecento: scene di mercato e portuali, realizzate secondo progetti di David Teniers il giovane e giunte a Vienna nel 1850 dal palazzo reale di Ofen (Budapest). 

Contemporaneamente vi si aggiunsero le notevoli poltrone, anch'esse rivestite di arazzi che raffigurano i dodici mesi e i segni zodiacali.

Il cosiddetto Studio dell'arciduchessa Sofia fu arredato per l'ambiziosa madre di Francesco Giuseppe. Sofia perseguì energicamente e con successo l'obiettivo che si era prefissa, ossia portare suo figlio sul trono asburgico. Era non soltanto la suocera ma anche la zia dell'imperatrice Elisabetta, eppure le due donne ebbero per tutta la vita un rapporto conflittuale e difficile.

Gli interni neorococò, tipici dell'epoca di Francesco Giuseppe, sono adorni di numerosi ritratti di famiglia e souvenir. Di quelli che un tempo furono gli arredi della camera si conserva soltanto il secretaire da donna con elaborati intarsi di madreperla, che testimonia dell'eccezionale qualità artigiana degli ebanisti della corte viennese ancora nell'Ottocento.

 

Nel Salone rosso, un tempo biblioteca di Maria Teresa, sono esposti vari ritratti di imperatori Asburgo, ad iniziare con Leopoldo II, che succedette al fratello Giuseppe II (1765-1790) per un breve periodo di regno (1790-1792). Accanto a lui vediamo il figlio Francesco, che dal 1792 era l'ultimo imperatore del Sacro Romano Impero col nome di Francesco II. Nel 1806 egli si vide costretto a sciogliere il Sacro Romano Impero a causa delle guerre napoleoniche. Già due anni prima aveva elevato le Terre della corona asburgica alla dignità d'Impero d'Austria. Così Francesco II, ultimo imperatore del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica, divenne Francesco I, primo imperatore d'Austria.

Francesco II/I (1792-1835) diede in sposa la sua prima figlia Maria Luisa a Napoleone, e la secondogenita Leopoldina, di cui è esposto sul cavalletto un ritratto, all'imperatore del Brasile. Leopoldina ebbe un ruolo determinante nel movimento indipendentista del Brasile, dove tuttora viene celebrata come eroina nazionale.

Gli altri ritratti raffigurano l'imperatore Francesco I (1835-1848) e la consorte Maria Anna. Ferdinando era il primogenito di Francesco II/I, e dovette per questo succedergli al trono, benché gravemente malato sin dalla tenera infanzia. Nel 1848 egli abdicò in favore del nipote Francesco Giuseppe, e si ritirò con la moglie a vivere a Praga. Quando nel 1875 si spense a Praga senza aver avuto figli, nominò Francesco Giuseppe erede universale unico del suo immenso patrimonio privato. Da quel momento in poi   Francesco Giuseppe fu sufficientemente facoltoso per poter finanziare senza problemi i desideri stravaganti e costosi della moglie Elisabetta.

Il Gabinetto a terrazza, detto anche gabinetto fiorato a partire dal 1775 viene detto anche Gabinetto dei fiori per le pareti affrescate di ghirlande di fiori. Si affaccia sul lato del Cortile d'onore e consentiva ai membri della famiglia imperiale di accedere ad una terrazza al di sopra delle arcate che delimitano il Cortile d'onore. Il soffitto è decorato di dipinti pregevoli. Il trompe l'œil eseguito da Johann Zagelmann intorno al 1770 mostra un cielo popolato di putti nel colorismo tenue tipico del rococò.

La cosiddetta Camera ricca era un tempo la camera da letto dei genitori, e in essa nel 1830 nacque Francesco Giuseppe. I parati originali di carta, in parte ancora visibili, con le foglie stampate, risalgono all'epoca in cui vi abitarono Francesco Carlo e Sofia, genitori di Francesco Giuseppe. 

Oggi vi è esposto l'unico letto di parata della corte di Vienna che si sia conservato. Questo letto sontuoso, costosissimo, fu commissionato già nel 1723 per la camera da letto imperiale dei genitori di Maria Teresa, l'imperatore Carlo VI ed Elisabetta Cristina, per la Favorita, altra residenza degli Asburgo a Vienna e fu ultimato soltanto nel 1737. In seguito divenne di proprietà di Maria Teresa e fu esposto a scopi di rappresentanza al piano nobile dell'ala leopoldina della Hofburg di Vienna, dove nel 1740 si trasferirono Maria Teresa e suo marito Francesco Stefano.

In quanto letto di parata non faceva parte del mobilio di uso comune, ma veniva utilizzato come oggetto con funzioni cerimoniali, ad esempio per il battesimo del principe ereditario Giuseppe nel 1741. Gli arredi di questa sontuosa camera da letto consistono tuttora del letto di parata con il baldacchino, la coperta, i pannelli murali in tessuto e i tendaggi, tutti in velluto rosso con preziosi ricami in oro e argento.

Per garantire al massimo la conservazione di questi preziosi tessuti, il letto di parata viene presentato in vetrina insieme ai ritratti a pastello della coppia imperiale.

Nello Studio di Francesco Carlo, che un tempo apparteneva all'appartamento del padre di Francesco Giuseppe, i dipinti ci riportano un'ultima volta all'epoca di Maria Teresa. Il celebre ritratto di famiglia datato 1754, della bottega di van Meytens, mostra l'imperatore Francesco Stefano I e Maria Teresa con undici dei loro sedici figli: Ferdinando Carlo, nato nel giugno del 1754, nel lettino, il tredicenne Giuseppe nelle vestì di corte rosso ed oro, che si rivolge verso la madre vestita di raso azzurro, Francesco Stefano nel tradizionale abito di corte spagnolo, circondato dalle figlie maggiori. Inoltre vi sono esposti anche i ritratti delle dame che ebbero un ruolo importante nella vita di Maria Teresa, a sinistra accanto alla porta la sorella Maria Anna, morta in età giovanile, accanto la madre Elisabetta Cristina, un tempo celebre per la sua avvenenza, e la contessa Fuchs, ex istitutrice e fidata confidente, l'unica non appartenente alla casa d'Asburgo ad essere sepolta nella cripta imperiale. 

Sul lato opposto i dipinti di piccolo formato ci danno un'idea della produzione artistica dei figli di Maria Teresa. Fra l'altro vi è immortalata la scena della famiglia imperiale che festeggia san Niccolò e Giuseppe II al capezzale della puerpera, la sua amata consorte Isabella".

La Stanza della caccia conclude la visita del castello al primo piano, e allude fra l'altro all'antica funzione di Schönbrunn come castello dì caccia. Il dipinto "Pernici davanti a Schönbrunn" di Johann Georg Hamilton mostra sullo sfondo il castello così come fu costruito da Fischer von Erlach.

Cappella del castello - La cappella a pianterreno consacrata a santa Maria Maddalena fa parte del primo castello costruito da Fischer von Erlach, e non ha subito cambiamenti di rilievo. Nel 1728 ne erano stati comunque non soltanto terminati i lavori di costruzione, ma ultimati persino gli arredi (probabilmente su progetto di Andrea Pozzo). Dopo il 1740 Maria Teresa fece spostare il portale della cappella, trasformando e accrescendo il numero degli oratori e dei matronei, cui si poteva accedere dalla Sala delle cerimonie. 

Fino al 1744 furono anche rinnovati gli interni. L'imperatrice fece montare sul soffitto i dipinti di Daniel Gran e sostituì alla pala d'altare di Joh. Michael Rothmayr (La visione di santa Maria Maddalena, oggi nella chiesa degli Agostiniani), un dipinto di Paul Tröger (Le nozze di Maria). Per questo dipinto Georg Raphael Donner progettò l'altare di marmo e creò un rilievo per il tabernacolo, mentre il suo allievo Franz Kohl realizzò un nuovo dossale e la cornice. L'arcivescovo di Vienna, conte Sigismondo Kollonitsch, consacrò la cappella.  

Il pianterreno 

Al pianterreno del castello sul lato prospiciente il parco, fra il 1769 ed il 1777 Maria Teresa commissionò l'esecuzione di paesaggi esotici nelle cosiddette Stanze Bergl; lei stessa risiedeva nell'appartamento Goess, che si trovava a sinistra del vestibolo, mentre le altre stanze erano disposizione dei figli che abitavano ancora a corte. 

Maria Teresa diede incarico di decorare le stanze del proprio appartamento al pittore boemo Johann Wenzel Bergl, mentre quelle dei suoi figli furono affidate anche al pittore Martin Steinrucker. 

Le stanze sono caratterizzate soprattutto da paesaggi esotici, una pittura illusionistica che si proponeva di fondere gli interni alla natura che li circondava.  

L'Appartamento Goess e l'Appartamento del principe ereditario

L'appartamento Goess, in cui abitò Maria Teresa, è un complesso di quattro stanze unitarie dal punto di vista funzionale ed artistico, le cui pitture vanno dal paesaggio esotico vergine al giardino barocco costruito, progettato al tavolo da disegno. 

Nelle prime due sale fra la vegetazione tropicale svolazzano uccelli acquatici, e la natura pacifica è lussureggiante e rigogliosa ma si avverte anche la caducità dei frutti, disposti artisticamente. 

I particolari spaziali sono sottolineati soltanto da portali dipinti, mentre il soffitto e le pareti si dileguano fra la vegetazione che si arrampica in alto.

Nella terza stanza si arriva al giardino barocco come espressione del dominio sulla natura, cui alludevano già i drappeggi di seta, il pavone e i cesti di frutta nella seconda sala. 

L'ultima stanza è infine un padiglione dipinto, con una filigrana in legno come in un vero giardino. Nell'appartamento del principe ereditario, situato lungo la facciata che dà sui giardini privati Meidlinger Kammergarten (Giardini del principe ereditario), le pitture raffigurano invece paesaggi austriaci, cui si integrano tuttavia gli elementi scenografici esotici classici.

L'Appartamento di Gisella e "Vivere Schönbrunn"

L'Appartamento di Gisella, situato lungo la facciata sud-occidentale del castello che da sul parco, comprende tre stanze dalle pareti dipinte di paesaggi esotici, eseguite dai pittori Bergl e Steinrucker, la cosiddetta "stanza rococò", con ariose architetture a trompe l'oeil, ed altre due camere in bianco ed oro, in stile rococò. L'intera sequela di stanze sulla facciata occidentale verso il parco è oggi aperta al pubblico ed ospita il museo per i bambini, "Vivere Schönbrunn". Nei paesaggi illusionistici nelle cosiddette Stanze Bergl i motivi esotici delle pitture sono integrati da scorci naturalistici reali. In entrambe le stanze i paesaggi sono caratterizzati da un colorismo chiaro: nell'una predominano tuttavia la flora e la fauna esotica, nell'altra invece la raffigurazione prospettica di città orientali con moschee e palazzi, impreziosite da rovine classiche e monumenti sul limite anteriore del dipinto.

Alle stanze con le pitture paesistiche è anteposta una sala ovale nella quale all'epoca di Maria Teresa, prima del 1760, veniva apparecchiata la cosiddetta "tavola della cospirazione", che poi mediante un argano a manovella veniva sollevata al piano nobile, nell'attuale Gabinetto cinese rotondo. Le camere adiacenti alle Stanze Bergl ospitano oggi uno spazio dedicato alla partecipazione attiva di bambini e adulti, che possono qui fare l'esperienza autentica della vita quotidiana alla corte imperiale, e comprendere così la storia del castello e dei suoi abitanti.

Una cornice particolare offre la cosiddetta "stanza rococò", con la suddivisione spaziale trompe l'oeil fatta di porte dipinte e nicchie adorne di vasi di fiori, e caratterizzata soprattutto dal colorismo sfumato tipico del rococò.  

Maggio 2015

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