Palazzo e giardini di Schönbrunn
Austria

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1996
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Per la sua lunga storia e le alterne vicende che l’accompagnarono, il parco imperiale di Schönbrunn è ritenuto uno dei maggiori monumenti dell’Austria. Dichiarato monumento nazionale, l’intero complesso formato dal castello con tutti gli edifici annessi, il parco con i suoi vari elementi architettonici, le fontane e le statue nonché il giardino zoologico, il più antico del mondo che si sia conservato, è stato dichiarato patrimonio culturale dell’umanità dall’UNESCO alla fine del 1996.

Il castello e il parco  costituiscono un’unità e sono in vario modo correlati l’uno l’altro, così come voleva la concezione barocca del castello dei sovrani, secondo cui l’architettura e la natura dovevano compenetrarsi a vicenda.  L’assetto barocco del giardino è rimasto praticamente immutato nel corso del tempo, sin dall’ultimo decennio di vita di Maria Teresa, ed è tuttora fortemente caratteristico del parco di Schönbrunn.

Nel 1569 la tenuta e la residenza divennero di proprietà degli Asburgo grazie a Massimiliano II. L’interesse dell’imperatore del Sacro romano impero della nazione germanica  era rivolto preminentemente alla costruzione di un serraglio, per poter soddisfare, oltre al proprio collezionismo, anche la passione della caccia condivisa da tutto il casato asburgico.  Il nuovo parco voluto da Massimiliano era quindi destinato non solo all’allevamento della selvaggina e del patrimonio avicolo locale, ma offriva anche spazio ai gallinacei  esotici, come tacchini e pavoni, che non potevano mancare nel parco di un sovrano.

Il parco recintato della Katterburg fu distrutto ne 1605 dalle truppe ungheresi. Una volta rimediato  ai danni più gravi, la tenuta fu sfruttata in seguito dall’imperatore Mattia soltanto come riserva di caccia. La leggenda vuole che durante una battuta di caccia nel 1612 egli scoprisse la “bella fonte” (“schöner Brunnen”), dalla quale derivò alcuni decenni più tardi il nome definitivo Schönbrunn.  

Anche il suo successore  Ferdinando II e la consorte di questi Eleonora di Gonzaga, entrambi appassionati cacciatori, scelsero Schönbrunn come luogo di soggiorno  durante le battute di caccia. Dopo la morte di Ferdinando nel 1637 la tenuta  divenne residenza vedovile, e cinque anni dopo vi fu fatto costruire un castelletto di rappresentanza, che da allora in poi porta il nome Schönbrunn, menzionato per la prima volta in documenti ufficiali nel 1642.

Oltre al castello, Eleonora di Gonzaga, appassionata d’arte alla stregua dell’omonima nipote e consorte dell’imperatore Ferdinando III, che risedette anch’ella a Schönbrunn da vedova, commissionò grandi lavori in giardino, per poterlo usare per l’animata vita di società. Nella seconda metà del Seicento nel “famose parco di Scheenbrunn“ si tennero fra l’altro vari spettacoli teatrali, cui partecipò come compositore ed attore  anche l’imperatore Leopoldo I. 

L’assedio di Vienna da parte dei Turchi, nel 1683, mise amaramente fine alla vita culturale. Anche il castello e il parco di Schönbrunn furono preda delle devastazioni degli ottomani.

L’imperatore Leopoldo I, che ne entrò in possesso nel 1686, prese la decisione  di affidare Schönbrunn all’erede al trono  Giuseppe, e di costruire per questi un edificio di rappresentanza. Quando ben presto, grazie alla mediazione degli ambienti aristocratici, l’architetto Johann Bernhard Fischer von Erlach, che si era formato a Roma, giunse alla corte imperiale, oltre ad un primo progetto utopico egli creò un progetto realizzabile di un castello di caccia, la cui costruzione ebbe inizio nel 1696  e che quattro anni dopo era già abitabile. Non fu però possibile ultimarne la costruzione a causa dei disagi finanziari sotto il regno di Giuseppe, dovuti alla guerra di successione spagnola.

Nel 1695 Jean Trehet, allievo del grande maestro francese dell’arte dei giardini André Le Notre, iniziò a disegnare il parco. Lungo l’asse centrale del parco del castello, Trehet tracciò il parterre centrale, accentuato da una vasca a stella e fiancheggiato da boschetti laterali. Il parco barocco, che già all’epoca probabilmente conteneva l’immancabile labirinto ed un aranceto a struttura circolare, era scandito da ampi viali.

Alla morte di Giuseppe I nel 1771, il castello incompiuto di caccia di Schönbrunn divenne la residenza vedovile dell’imperatrice Guglielmina Amalia. Nel 1728 l’imperatore Carlo VI entrò in possesso di Schönbrunn, dov’egli tuttavia si recava soltanto di rado per la caccia ai fagiani. Infine egli donò il complesso alla figlia Maria Teresa, che nutriva già da sempre una predilezione per il castello e i giardini circostanti. Il regno di Maria Teresa, iniziato nel 1740 alla morte improvvisa di Carlo VI,  fu per Schönbrunn un‘epoca di grande splendore, e il castello divenne il centro della vita politica e di corte. Sotto la direzione dell’architetto Nikolaus Pacassi, fra il 1743 ed il 1763 l’ex castello di caccia fu trasformato, ampliato e dotato di arredi di estremo pregio sino a divenire una sontuosa residenza di stile rococò.

Mentre i rifacimenti del castello e i suoi arredi si devono a Maria Teresa, il consorte dell’imperatrice, Francesco Stefano I di Lorena, insieme alla sua cerchia di artisti lorenesi, si dedicò alla realizzazione del parco, che fu ampliato e articolato da un nuovo sistema di viali a stella, collegati visivamente e da diversi vialetti. I grandi viali diagonali s’incontrano al centro del castello con l’asse centrale dominante. Il parco barocco di Schönbrunn aveva funzioni di rappresentanza per il sovrano, per cui era concepito come prosecuzione all’esterno dei saloni di rappresentanza.

Di fronte alla facciata del castello prospiciente il giardino, il parterre occupava l’estensione maggiore, con le sue aiuole dal disegno rigidamente simmetrico. Il contorno delle aiuole era tracciato in fine legno di bosso su pietrine colorate o sabbia, e da questi ornamenti, di solito ispirati ai ricami, derivava il nome di "broderieparterre", aiuole merlettate.  Lateralmente crescevano boschetti, orlati di siepi ed alberi tosati secondo rigide forme geometriche e provvisti di spiazzi e vani nascosti.
Nel 1753 l’imperatore Francesco Stefano I, appassionato di scienze naturali, fece tracciare nella parte occidentale del parco, in direzione di Hietzing, un giardino botanico olandese. Un anno prima era stato fondato il serraglio di Schönbrunn.

Mentre il castello e il giardino intorno al 1770 erano quasi ultimati, la collina di Schönbrunn nel prolungamento del grande parterre continuava a presentarsi come una radura nel bosco priva di ornamenti. Dopo che l’architetto di corte Johann Ferdinand Hetzendorf von Hohenberg ebbe realizzato elaborati progetti, Maria Teresa, vedova dal 1765, si decise a malincuore a favore di una versione semplificata del nuovo assetto del parco.

Ai piedi della collina di Schönbrunn sarebbe sorta la Fontana di Nettuno e sulla sommità dell’altura la Gloriette. La collina stessa, al posto di un complesso sistema di terrazzamenti, sarebbe stata accessibile mediante semplici sentieri a zig-zag.
Al nuovo assetto della collina di Schönbrunn  si accompagnò anche quello del Grande Parterre, che prevedeva fra l’altro la collocazione, nelle siepi che lo delimitavano lateralmente, di statue mitologiche, eseguite nel  1777 da Johann Wilhelm Beyer e dalla sua bottega. Allo stesso tempo furono costruiti anche vari elementi architettonici nel parco, fa cui la Rovina romana, la Fontana dell’obelisco, la Bella Fonte e presumibilmente anche la Piccola Gloriette. I lavori si conclusero nel 1780, ultimo anno di vita di Maria Teresa. Già un anno prima il parco, ad eccezione del Giardino privato, era stato aperto al pubblico.  

Nell’Ottocento il “Giardino olandese”, che a partire 1753 da Francesco Stefano I aveva fatto tracciare per la sua raccolta di piante, fu trasformato in un parco all’inglese.  Su quest’area fu costruita fra il 1880  ed il 1882 la grande Serra delle palme, edificio monumentale di vetro, e fu tracciato il relativo giardino. Poco lontano da questa, nel 1904 fu costruito l’ultimo edificio voluto dalla casa imperiale, la Serra della meridiana, anch’essa destinata ad ospitare piante esotiche.

Labirinto Classico - Tracciato fra il 1698 ed il 1740, il labirinto di Schönbrunn consisteva di quattro sezioni di diversa forma con un padiglione centrale presumibilmente sopraelevato, dal quale si abbracciava con lo sguardo l'intero percorso. 

Nel Settecento il labirinto fu gradualmente abbandonato, finché nel 1892 anche le ultime siepi che restavano furono tagliate. Nell'autunno del 1998 nel parco del castello di Schönbrunn è stato tracciato un nuovo labirinto della superficie complessiva di 1.715 m2 , rispettando il più possibile il modello storico. Al centro si trova una piattaforma panoramica.  

Grande parterre - Come prescrivevano i principi dell'arte barocca dei giardini, il parco aveva funzioni di rappresentanza per il sovrano, per cui, in stretto riferimento all'architettura del castello, era concepito come prosecuzione all'esterno dei saloni di rappresentanza: la "spina dorsale" del giardino era formata come nell'impianto del castello dall'asse centrale, la cui simmetria era determinata dagli assi ortogonali e diagonali. Di fronte alla facciata del castello prospiciente il giardino, il parterre raggiungeva la sua massima estensione con le aiuole dalla rigida simmetria. Il contorno delle aiuole era tracciato in fine legno di bosso su pietrine colorate o sabbia, e da questi ornamenti, di solito ispirati ai ricami, prendevano il nome di "broderieparterre", aiuole ricamate. Lateralmente crescevano i boschetti, orlati di siepi ed alberi tosati secondo rigide forme geometriche e provvisti di spiazzi e vani nascosti.  

Fontana di Nettuno - Ai piedi del pendio, al termine del grande parterre, sorge la Fontana di Nettuno, che faceva parte dell’assetto generale del parco voluto da Maria Teresa negli anni Settanta del Settecento. Nel 1776 si iniziò a scavare la vasca. I lavori durarono quattro anni, e la fontana fu ultimata prima della morte dell’imperatrice. Il progetto fu molto probabilmente opera di Johann Ferdinand Hetzendorf von Hohenberg, mentre il gruppo scultoreo di marmo di Vipiteno fu eseguito da Wilhelm Beyer. Il parapetto rientrante verso il pendio, provvisto di una balaustra ornata di vasi, crea la parete posteriore dell’enorme vasca. 

Al centro s’inarca in avanti un basamento semiovale sul quale si erge un paesaggio frastagliato popolato da Nettuno, dio del mare, con il suo seguito. Il parapetto e il basamento sono scanditi da lastre di rivestimento: sul basamento esse recano  mascheroni, mentre i sostegni verticali sono ornati di ghirlande di fiori. Al centro del gruppo scultoreo vediamo Nettuno, che brandisce il tridente, trasportato su una carrozza a forma di conchiglia al di sopra di una grotta aperta nella roccia. 

Alla sua sinistra si trova una ninfa, alla destra invece è inginocchiata la dea del mare, Tetide, che implora Nettuno di favorire il viaggio per mare di suo figlio Achille, partito alla conquista di Troia. Ai piedi della grotta si affollano i tritoni, creature per metà pesce e per metà uomo in grado di seminare angoscia e terrore fra gli uomini e gli animali, che fanno parte del seguito di Nettuno. Sono raffigurati con trombe a forma di conchiglia  e guidano gli ippocampi con cui Nettuno cavalca per i mari. Il viaggio per mare di Nettuno che domina l’elemento dell’acqua, motivo ricorrente dell’arte fra Cinquecento e Settecento, simboleggiava il sovrano che sa guidare le forze del suo stato. Al gruppo di Nettuno, in origine a sé stante, fu aggiunto nell’Ottocento uno sfondo di verzura.  

Piccola Gloriette - Al centro di un pendio boschivo e nei pressi dell’attuale porta di Maria Teresa, sorge la Piccola Gloriette , un padiglione a forma di torre a due piani, probabilmente costruito intorno al 1775 da Isidor Canevale. L’edificio ottagonale, provvisto di balconi con scala annessa, fungeva presumibilmente da padiglione panoramico. L’interno è decorato da ridenti pitture architettoniche in stile rococò: dal parapetto al piano superiore si apre lo sguardo verso un cielo dipinto.

Rovina romana - Denominata anticamente “Rovina di Cartagine”, la Rovina romana sorge ai piedi dell’altura boschiva di Schönbrunn. Progettata da Johann Ferdinand Hetzendorf von Hohenberg, fu costruita nel 1778 e perfettamente inserita nella natura circostante: era concepita come una scenografia romantica da giardino, sull’ispirazione di analoghi ruderi costruiti già prima della metà del Settecento in Inghilterra, ma che soltanto alcuni decenni più tardi trovarono ampia diffusione.

Hohenberg concepì la Rovina romana a Schönbrunn come  un edificio nuovo in tutte le sue parti, che si ispirava al modello romano dell’antico tempio di Vespasiano e Tito, i cui ruderi erano il soggetto di un’incisione del 1756 di Giovanni Battista Piranesi.

Diversamente da quanto accadde per la Gloriette, tutti gli elementi architettonici, dalle colonne ai rilievi, furono costruiti ex novo sotto la direzione dell’architetto di corte, come di recente si è potuto dimostrare. Le decorazioni in pietra furono eseguite dagli scultori Beyer, Henrici e Franz Zächerle. Soltanto per  le pietre sapientemente collocate a scopi decorativi intorno alla Rovina furono utilizzati frammenti architettonici provenienti dal castello di Neugebäude.

L’insieme è formato da un bacino rettangolare chiuso da un possente arco a tutto sesto e da ali laterali di mura, che crea l’impressione di un palazzo dell’età classica che sprofonda nel terreno. In posizione centrale c’è l’arco a tutto sesto con un frammento di architrave e fregio decorato secondo un modello romano, con rilievi che raffigurano  vari oggetti sacrificali. Le mura aggettanti ad angolo retto presentano, oltre al rilievo architettonico, una decorazione di sculture e busti classicheggianti.

Nello stagno  antistante il rudere c’è il gruppo scultoreo delle due divinità fluviali Danubio ed Enns, opera di Wilhelm Beyer. La radura nel bosco, che sale alle spalle dell’arco a tutto sesto centrale, era anticamente terrazzata, ad  emulare una cascata. Le terrazze portavano alla statua di Ercole ritratto nell’atto di lottare con Cerbero, il cane a tre teste che stava a guardia dell’inferno e personificava i vizi, mentre già poggia sull’Idra sconfitta dalla testa di serpente.

La definizione di Rovina di Cartagine,  diffusa all’epoca della costruzione, fa presumere che oltre alla valenza romantica voluta dall’architetto, si alluda qui alla vittoria di Roma  su Cartagine. Dal momento che gli Asburgo detennero per secoli e secoli la dignità di imperatori del Sacro romano impero della nazione germanica,  e si consideravano pertanto i legittimi successori dell’antico impero romano, in questo edificio doveva venire ad espressione anche la loro rivendicazione dinastica.

Giardino del principe ereditario - Il Giardino del principe ereditario fa parte dei Giardini di corte di Meidling, e corre proprio lungo la  facciata est del castello. Fu così battezzato intorno al 1870, quando al pianterreno fu arredato l’appartamento del principe ereditario Rodolfo. Le quattro aiuole del parterre sono delimitate da una bordura, e al centro cresce un vecchio tasso. 

Nei mesi estivi vi si conservano, al riparo dal vento, alcuni pregevoli esemplari della preziosa raccolta di agrumi  dell’Ente federale dei giardini “Bundesgärten”. 

La sezione adiacente del giardino detta  “Am Keller“ (ossia “sulla cantina”), una delle zone più antiche del parco di Schönbrunn, fu tracciata proprio al di sopra della cantina  delle cucine di corte, costruita intorno al 1700. 

Al centro del parterre a “broderie” diviso in tre parti, con un elaborato disegno a ricamo, si trova una vasca ottogonale. Questa parte del giardino è delimitata da un pergolato a ferro di cavallo con cinque padiglioni di grata, uno dei quali è una terrazza panoramica.    

Bella fonte - Collocata nell’angolo di un sentiero fra le siepi, la prima fontana, costruita dal  giardiniere di corte Stekhoven, fu sostituita nel 1771 da quella eseguita dall’architetto di corte Isidor Canevale.
Il parapetto a forma di padiglione quadrato si apre sia sul retro che sul davanti in un arco a tutto sesto. Nell’arco posteriore è collocata la statua della ninfa Egeria, opera di Wilhelm Beyer, sopra la vasca. Egeria regge sul braccio un’anfora dalla quale sgorga l’acqua sorgiva, un tempo tanto apprezzata alla corte di Vienna, per riversarsi quindi nella vasca.  

La facciata dell’edificio a tempietto è ricoperta da un motivo che ricorda le stalattiti, allo stesso modo del frontone triangolare e della cupola piatta, coronata da vasi, mentre  l’architrave è decorata di conchiglie. Anche all’interno le pareti presentano la stessa decorazione a concrezioni calcaree, mentre gli angoli sono decorati di fasci di canne e il soffitto di ghirlande di fiori.

In una delle pareti è incastonata una lapide  con la lettera “M” coronata, a ricordo dell’imperatore Mattia, che avrebbe scoperto la Bella Fonte (Schöner Brunnen).  

Fontana dell'obelisco - Anch’essa collocata  ai piedi della collina di Schönbrunn, la Fontana dell’obelisco crea un colpo d’occhio al limitare del viale diagonale orientale, e insieme alla Gloriette  ed alla Menagerie costituisce una delle attrazioni principali dell’asse del parco. 

Come gli altri elementi architettonici del parco,  anche questa fontana fu costruita da Johann Ferdinand Hetzendorf von Hohenberg  e secondo l’iscrizione sullo zoccolo dell’obelisco fu collocata  nel 1777. Benedict Henrici ne realizzò le sculture, in parte secondo progetti di Wilhelm Beyer.

La fontana è formata da una vasca circondata  da un parapetto, con una balaustra guarnita di vasi, appoggiato contro la scarpata retrostante. Al centro della parete si apre una grotta aggettante sulla vasca, che è popolata di divinità fluviali e coronata da un obelisco. 

La grotta è scandita da tre vasche, dalle quali  l’acqua si riversa fino alla vasca della fontana fuoriuscendo dalla bocca di un mascherone centrale e dai vasi delle divinità fluviali.

L’obelisco, sorretto da quattro tartarughe come simbolo della stabilità, doveva narrare con i suoi geroglifici la storia della dinastia asburgica. Ma i geroglifici sono frutto d’invenzione, poiché la decifrazione di questa scrittura risale al 1822. Fra la grotta e il muro una duplice scala sale verso una piattaforma dalla quale, guardando attraverso una piccola cavità nella grotta, si ammira il panorama del viale.

In quanto simboli cosmici, già secondo gli antichi egizi gli obelischi erano in collegamento con il culto del sole. Coronati da un disco d’oro come simbolo del sole, gli obelischi  simboleggiano il percorso dei raggi del sole fino alla terra, mentre i quattro angoli indicano i punti cardinali.  Nell’iconografia barocca  l’obelisco era il simbolo della stabilità del sovrano e della solidità del suo governo.  L’aquila sul disco solare, l’unico essere che potesse avvicinarsi al sole senza patir danno, simboleggia il sovrano, che media fra il cielo e la terra. La Fontana dell’obelisco di Schönbrunn  serviva inoltre probabilmente a simboleggiare  la rivendicazione inconfutabile e permanente del regno da parte del casato asburgico.  

Fontana dell'angelo - La Fontana dell'angelo risale probabilmente all'epoca in cui il parco fu dotato di sculture, intorno al 1777. In una descrizione del 1784 si legge: "... si giunge ad uno spiazzo, su un lato del quale si trova un traliccio verde, con un grande portale e sei nicchie che ospitano dei posti a sedere. 

Nel grande portale c'è una grande vasca d'acqua color rosa screziato di bianco; al di sopra due fanciulli siedono su una balena dalla quale l'acqua scorre nella vasca." Il suddetto reticolato fu sostituito nel 1820/30 dall'attuale ringhiera di ferro. L'interessante vasca a forma di conchiglia, in origine proveniente dal castello rinascimentale di Neugebäude nel sobborgo viennese di Simmering, si trova oggi nel foyer del castello. La fontana ha oggi una nuova vasca a forma di conchiglia di marmo rosa.

Fontana rotonda - Nei due punti d'intersezione dei viali a stella, ad est e ad ovest del Grande parterre, si apre uno spiazzo rotondo al centro di ciascuno dei quali è collocata una fontana con la statua di una naiade. Nella mitologia classica le naiadi, divinità delle acque e delle sorgenti, erano al seguito di Nettuno. I due gruppi scultorei furono realizzati da Beyer. Nella Fontana rotonda (Rundbassin), che dà sul lato di Meidling, la naiade è raffigurata nell'atto di giocare con un uccello acquatico.  

Colombaia - Costruita nel 1750/1776, la Colombaia è una voliera alta e rotonda di rete di filo di ferro, chiusa da un tetto di rame a cupola coronato da un pomello. Alla costruzione rotonda, leggera ed ariosa, furono addossate quattro nicchie in muratura per offrire un giaciglio agli uccelli. L'insieme di viali che circonda la Colombaia fu tracciato intorno al 1760 in percorsi a raggio e ad anello, detti "carosello" nella tradizione di Schönbrunn.

La Gloriette con la terrazza panoramica - Già Fischer von Erlach aveva previsto un belvedere, costruito sulla sommità della collina di Schönbrunn, che creasse il degno coronamento del parco barocco. Soltanto quando fu realizzato  l’assetto del parco voluto da Johann Ferdinand Hetzendorf von Hohenberg, fu finalmente eretto il complesso.  

La Gloriette , edificio a colonnato del primo classicismo, fu costruita sulla sommità dell’altura nel 1775 secondo un progetto dell’architetto von Hohenberg.

Il corpo dell’edificio è costituito da un elemento centrale a forma di arco di trionfo con ariose ali ad arcate a tutto sesto. Il corpo centrale,  che fu munito di vetrate nell’ultimo anno di vita di Maria Teresa, è coronato da una possente aquila imperiale che poggia sul globo terrestre, circondata da trofei d’armi. Il tetto piano è cinto da una balaustra e già ai primi dell’Ottocento fungeva da terrazza panoramica. Tuttora vi si può accedere tramite una scalinata.

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Giardino botanico - Nel 1753 l 'imperatore Francesco I Stefano, consorte di Maria Teresa appassionato di scienze naturali, acquistò dal comune di Hietzing un terreno abbandonato ricoperto di siepi, sul quale fece tracciare il "giardino olandese". Il giardino, che si trovava al posto dell'attuale Grande serra delle palme, seguiva un assetto geometrico ed era suddiviso in tre sezioni, ciascuna a sua volta suddivisa in quattro, con una fontana al centro. La parte settentrionale era dedicata alla floricoltura, quella centrale in cui si coltivava anche frutta a spalliera fungeva da orto, e quella meridionale da frutteto. 

Inoltre sul lato nord sorse anche una grande serra. Sotto gli imperatori Giuseppe II e Francesco III l'antico "Giardino botanico olandese" fu ampliato con l'acquisto di nuovi terreni. In questa nuova sezione sorsero alcune nuove serre e un cosiddetto "arboretum" a scopi di studio, in cui crescevano alberi esotici americani coltivati su terreno sabbioso, piantati in file regolari e ciascuno con una targhetta. Risalgono ad esempio a quell'epoca i quattro possenti platani nei pressi della "Grande serra delle palme". 

Un catalogo che riportava tutte le piante coltivate nel "Giardino botanico olandese", del 1799, comprendeva 4000 piante di quasi 800 specie. A partire dal 1828 il "Giardino botanico olandese", dopo la sua trasformazione in un giardino paesaggistico su modello inglese, venne chiamato anche "Giardino delle piante di corte". L'attuale "Giardino botanico" comprende i terreni acquistati sotto Giuseppe II e Francesco II. Per maggiori informazioni sul parco e sulle sue piante nonché sulla Serra delle palme. 

Dal serraglio al giardino zoologico - Alla fine dell’Ottocento  l’aspetto e la finalità del serraglio di Schönbrunn si trasformarono, e il serraglio barocco divenne un giardino zoologico. Le mura tra le gabbie furono abbattute intorno al 1880 e sostituite da sbarre, per “poter vedere meglio e più comodamente gli animali esposti”. Dopo il 1900 l’area del giardino zoologico fu ampliata verso est fino alla Fontana di Nettuno, là dove si trovava l’ex fagianaia, per poter ospitare il gran numero di animali, che nel 1914 raggiunsero il record storico di 3470 capi.  

Giardino zoologico - La fondazione del serraglio di Schönbrunn si deve a Francesco Stefano I. Come nella realizzazione del Giardino botanico di Schönbrunn, anche in questo caso fu decisivo soprattutto l’interesse del sovrano per le scienze naturali. Secondo un progetto del 1751 del suo architetto di corte Nicolas Jadot, l’imperatore fece costruire un giardino zoologico che prevedeva tredici gabbie disposte a raggiera intorno ad un padiglione centrale. Le gabbie furono ultimate già nel 1752, il padiglione centrale soltanto nel 1759.

Le gabbie per gli animali, ciascuna provvista di una fontana, erano separate da alte mura e rinchiuse, sul lato che dava verso il padiglione, da sbarre di ferro fra i pilastri coronati da vasi e sculture di animali. Sul retro di ciascuna gabbia c’era, visibile dall’esterno, una “loggia”, una sorta di casetta che fungeva da giaciglio notturno agli animali.
In un settore più a valle, verso ovest, sorge un edificio a due piani  che funge da abitazione per il guardiano degli animali, e uno  stagno con annesso edificio per gli uccelli acquatici.

Il  padiglione centrale ad un piano, in cui di quando in quando l’imperatore faceva prima colazione, crea il colpo d’occhio lungo il grande asse diagonale che parte dal centro del castello e lo congiunge con il padiglione. Il padiglione sorge su un basamento ottagonale e vi si può accedere mediante quattro scalinate.  I risalti piatti sui quattro lati del corpo dell’edificio presentano porte dall’arco a tutto sesto con frontone ornato di figure, inframmezzate dalle aperture delle finestre con archi a sesti ribassati.  Il tetto a campana è coronato tutt’intorno da una balaustra.

Gli interni, in origine dipinti di verde, furono decorati poco dopo il 1765, su incarico di Maria Teresa, con ricchi pannelli di legno ornati di rocaille, specchi e quadri di animali ed uccelli rari, per farne un memoriale dell’imperatore defunto.  

E’ accertato che i dipinti sono opera di Johann Michael Purgau e mostrano “i ritratti di gran numero degli animali presenti in questo serraglio fin dalla sua fondazione“. I dodici quadri raffigurano animali rarissimi che a quell’epoca non erano ancora presenti nel serraglio imperiale, benché fossero ambiti oggetti da collezionismo.

La cupola appiattita dell’interno  è decorata da un affresco di Josef Ignaz Mildorfer che mostra scene delle Metamorfosi di Ovidio. Oltre ad un baccanale, incentrato intorno alla coppia di amanti Bacco ed Arianna, vi sono raffigurati vari episodi in cui degli esseri umani vengono trasformati in animali.

Il nucleo originario della raccolta di animali di Schönbrunn era formato dalle collezioni dell’ex castello di Neugebäude e del serraglio del Belvedere, che ad eccezione degli animali feroci erano stati trasferiti nel nuovo giardino zoologico.  In seguito il numero di animali esotici si accrebbe grazie ad acquisti e donazioni. Un notevole allargamento della collezione botanica e zoologica si ebbe grazie alle spedizioni nelle Indie occidentali, finanziate da Francesco Stefano I.

Quando nel 1779 il parco fu aperto al pubblico, fu possibile anche visitare il giardino zoologico.  Anche Giuseppe II s’impegnò per il serraglio, che negli anni ottanta del Settecento si accrebbe nuovamente grazie a nuove spedizioni.  Alcuni animali però morivano perché non si disponeva di conoscenze su come allevarli e curarli.

Nel corso dell’Ottocento arrivarono nuovi animali, le gabbie esistenti vennero trasformate e nuove gabbie vennero costruite. Fra le attrazioni dello zoo c’erano elefanti, cammelli, canguri ed altri animali esotici.

Particolare scalpore fece l’arrivo della prima giraffa viva, che giunse a Schönbrunn nel 1828, dono del viceré d’Egitto. I viennesi entusiasti  accorrevano in massa nel giardino zoologico “per poter finalmente soddisfare la loro enorme curiosità osservando quella  rara creatura”.   L’arrivo della giraffa influenzò la moda e la vita di società. Erano in voga gli abiti, gli accessori e le acconciature  “à la giraffe“, e in una festa nel locale “Zur blauen Traube“, nel quartiere di Penzing, l’ospite d’onore fu il guardino della giraffa, originario di Alessandria d’Egitto.  Nonostante le attente cure, la giraffa morì appena dieci mesi dopo, e si dovettero attendere 23 anni prima che il giardino zoologico potesse rallegrarsi dell’arrivo di una nuova giraffa.

Serra delle palme - La Serra delle palme sorge al posto dell'ex Giardino olandese, e fu costruita nel 1881/82 secondo un progetto di Franz Xaver Segenschmid. Lunga 113 metri , è formata da un padiglione centrale alto 28 metri e da due padiglioni laterali di tre metri più bassi. 

Collegati da corridoi a forma di tunnel, i tre padiglioni creano tre diverse zone climatiche: una serra fredda a nord, una "temperata" nel padiglione centrale, e una serra tropicale a sud. Le varie temperature vengono raggiunte mediante un riscaldamento a vapore che consente di presentare specie rare della flora di tutti i continenti.  

Nel realizzare l'imponente costruzione in ferro, ispirata al tardo storicismo, ci si giovò della tecnologia allora all'avanguardia, operando scelte formali consone ai materiali adoperati. 

Le linee concave e convesse dei padiglioni laterali e di quello centrale creano un effetto di armonia delle proporzioni e conferiscono visibile leggerezza all'edificio metallico, nonostante le eccezionali dimensioni. 

Le lastre di vetro sono inserite fra l'ossatura della struttura metallica esterna, e combaciano come una membrana con le curvature delle travi di ferro. La Serra delle palme di Schönbrunn è l'ultima e la più grande del suo genere sul continente europeo.  

Fontana a stella - La Fontana a stella (Sternbassin) si trovava anticamente al centro del Grande parterre. Nel corso delle trasformazioni del Grande parterre volute da Hohenberg, nel 1772 la vasca fu trasportata nel sito attuale, lungo l'asse occidentale diagonale del giardino. Allo stesso tempo fu costruita la Fontana rotonda che le fa da pendant, al centro dei viali a stella sul lato est.

I gruppi scultorei delle naiadi, che in entrambe le fontane sono realizzati in marmo di Vipiteno, furono scolpiti contemporaneamente alla Fontana di Nettuno, fra il 1770 ed il 1780. Nella mitologia classica le naiadi, divinità delle acque e delle sorgenti, erano al seguito di Nettuno. La delimitazione degli spiazzi in cui sorgono la Fontana rotonda e quella a stella è marcata da otto grandi vasi di marmo, realizzati da Johann Baptist Hagenauer fra il 1772 e il 1780.  

Giardino del deserto - Quando l’imperatore Francesco Giuseppe I commissionò la costruzione di una serra secondo i progetti dell’architetto Alfons Custodis, pensava esclusivamente ad un posto per conservare la sua immensa  “Nuova collezione olandese”, di estremo valore dal punto di vista botanico, formata soprattutto da piante provenienti da Australia e Sudafrica.

La serra ultimata nel  1904 nello stile della fin de siècle, con una struttura in ferro che già anticipa a livello formale lo Jugendstil, era pertanto concepita per ospitare quelle piante difficili da coltivare e non adatte a svernare nell’Europa centrale, grazie alla sua parete posteriore murata a nord, alla parete vetrata che dava verso sud ed alla semplice vetratura.

Poco meno di cent’anni dopo, in occasione del restauro e consolidamento della struttura, resosi necessario, l’Ente dei giardini ha deciso  di presentare in questa serra al pubblico interessato gli esemplari più belli e di maggior  pregio della collezione di piante succulente (cactus ed altre piante dai tessuti acquiferi, resistenti ai climi aridi), fino a questo momento non aperta al pubblico. 

Per rendere l’esposizione il più interessante e varia possibile, in collaborazione con il Giardino zoologico verranno presentati tre diversi habitat aridi (Madagascar, deserti del mondo antico e del mondo nuovo), con una selezione della fauna e della flora autoctona di quelle regioni. A prescindere dall’esperienza avvincente che offre, l’esposizione si propone di mostrare le interessantissime e svariate strategie di sopravvivenza degli abitanti, terrestri e sotterranei, di questi habitat così inclementi. 

Orangerie - Già la vedova dell'imperatore Giuseppe I, Guglielmina Amalia, fece tracciare un aranceto, e per far svernare melangoli e aranci diede ordine di costruire una serra. Francesco Stefano I commissionò intorno al 1754 l 'Orangerie a Nicola Pacassi, che seguì presumibilmente un progetto di Nicolas Jadot. 

Lunga 189 metri e larga dieci, l'Orangerie di Schönbrunn viene considerata accanto a quella di Versailles la maggiore aranciera di epoca barocca. Sulla facciata sud, gli archi grandi e piccoli a tutto sesto si alternano alle lesene adorne di bugne rustiche e mascheroni. L'interno è scandito da soffitti a volte, il riscaldamento a pannelli radianti creava le condizioni climatiche adeguate.  

L'Orangerie non serviva però soltanto per far svernare gli agrumi e le piante da vaso, ma anche come giardino d'inverno fiorito per i festeggiamenti della casa imperiale. Giuseppe II amava le feste con le tavole riccamente imbandite nell'Orangerie, traboccante di fiori e agrumi illuminati, e in occasione di una festa nell'inverno del 1786 Mozart diresse proprio qui il suo singspiel "L'impresario". Il retro dell'Orangerie è tuttora destinato alla sua funzione originaria, mentre nella parte anteriore, ristrutturata, si tengono i "concerti al castello di Schönbrunn".

Museo delle carrozze - Nel 1922 il nucleo dell'ex "parco vetture" della corte di Vienna, che comprendeva carrozze da cerimonia, carrozze ufficiali, slitte e portantine della "K.u.K. Hofwagenburg" fu trasferito dalle stalle di corte della Hofburg di Vienna a Schönbrunn, e allestito nella ex cavallerizza d'inverno, riadattata per l'occasione. 

Fa parte di questa celebre e straordinaria collezione anche la carrozza imperiale che fu costruita probabilmente per l'incoronazione di Giuseppe II nel 1764, e che a partire da quel momento fu utilizzata per diverse incoronazioni regali e imperiali degli Asburgo. 

La carrozza da cerimonia, riccamente adorna di intagli in legno dorato e pitture di Franz Xaver Wagenschön, veniva trainata da otto cavalli bianchi, ma poiché aveva un peso complessivo di oltre 4000 kg poteva avanzare soltanto a passo d'uomo. Per poter essere trasportata, la carrozza da cerimonia veniva smontata, trasportata di solito per via d'acqua e rimontata sul posto.

Gli Asburgo - La nascita di un impero universale

La dinastia discendeva da una stirpe di conti alemanni dell’Aargau (nell’attuale Svizzera). Dopo che Rodolfo I d’Asburgo nel 1273 fu eletto re del Sacro Romano Impero della Nazione germanica, egli infeudò nel 1282 i suoi due figli degli ex ducati dei Babenberg di Austria e Stiria. In quella data ebbe inizio il regno asburgico in Austria, durato oltre 630 anni, che va dalla fine del Duecento alla fine della Prima guerra mondiale, nel 1918. Grazie ad una politica energica ed intelligente, nel corso dei secoli i piccoli possedimenti nella regione danubiana e in Stiria divennero un impero universale che si allargava dall’Europa centro-orientale all’America meridionale.

Federico III (1415/1452-1493) fu il primo Asburgo ad essere incoronato dal Papa a Roma imperatore del Sacro Romano Impero. Da quel momento in poi, sino allo scioglimento dell’Impero (con una sola interruzione nel 1741-1745) la dignità imperiale fu appannaggio degli Asburgo. Per le terre che rappresentavano l’origine dell’Austria Federico legalizzò il titolo di “arciduca”, che gli Asburgo usarono sino alla fine della monarchia. 

Federico preferì come residenza la città di Wiener Neustadt, mentre nei suoi soggiorni nella Burg di Vienna abitava nello Schweizertrakt, dove fece costruire anche la cappella di corte, nella quale tuttora la messa della domenica è accompagnata dai Piccoli cantori di Vienna.  

Massimiliano I (1459/1493-1519) fu il vero e proprio fondatore della politica matrimoniale asburgica: “Bella gerant alii, tu felix Austria nube”. Massimiliano, detto “l’ultimo dei cavalieri”, sposò nel 1477 Maria di Borgogna, erede del ricco ducato di Borgogna cui appartenevano anche i Paesi Bassi.

 Il figlio Filippo detto “il Bello” sposò Giovanna “ la Pazza ”, erede di Castiglia ed Aragona, per cui anche la Spagna e le sue ricche colonie sudamericane entrarono a far parte dell’impero asburgico. Il nipote Ferdinando convolò infine a nozze con Anna, erede dei regni di Boemia e Ungheria. In questo modo nel giro di tre generazioni, grazie ad un’abile politica matrimoniale, nacque l’impero universale degli Asburgo “sul quale non tramontava mai il sole”.

Carlo V (1500/1519-1558) dedicò il suo regno innanzitutto alla lotta contro la Riforma. Per poter meglio amministrare i suoi domini eterogenei, egli suddivise le terre asburgiche e le funzioni ad esse correlate fra sé stesso ed il fratello Ferdinando, e fondò così una linea austriaca ed una spagnola degli Asburgo, le cui residenze erano Vienna e Madrid.

Il Seicento fu caratterizzato dalle lotte per respingere gli Ottomani. Sotto Leopoldo I (1640/1658-1705) nel 1683 i Turchi misero per la seconda volta Vienna sotto assedio, conclusosi con la vittoria delle truppe imperiali e la disfatta del pericolo turco. Leopoldo fece ampliare la Hofburg e costruì il Leopoldinischer Trakt che a lui deve il nome (di fronte agli appartamenti imperiali), che oggi ospita gli uffici del Presidente federale austriaco.  

Ai primi del Settecento con le Guerre di successione di Spagna gli Asburgo cedettero ai Borbone di Francia i loro possedimenti spagnoli. Carlo VI (1658/1711-1740), che era cresciuto in Spagna, fece ritorno a Vienna nelle vesti di imperatore e fece ampliare la Hofburg con sfarzo barocco. Oltre alla Biblioteca nazionale e al Maneggio d’inverno, patria dei cavalli Lipizzani della Scuola spagnola di equitazione, durante il suo regno fu costruito anche il Reichskanzleitrakt, nel quale oggi si trova parte degli appartamenti imperiali.

Figlia dell'imperatore Carlo VI, Maria Teresa (1717-1780) si assicurò i diritti al trono grazie alla legge sancita dal padre e nota come "prammatica sanzione" (1713), che stabiliva la successione nell'eredità dei territori asburgici anche in linea femminile. Sposatasi nel 1736 con Francesco di Lorena, Maria Teresa assunse nel 1740 il governo dei paesi ereditari (Austria, Ungheria e Boemia).

Impegnata dapprima nella guerra di Successione e nella guerra dei Sette anni, l'imperatrice si dedicò a partire dagli anni sessanta del secolo a una decisa politica interna, conforme alle concezioni del dispotismo illuminato. Perseguì il rafforzamento dello Stato e, parallelamente, il miglioramento delle condizioni di vita dei propri sudditi, fondando tra l'altro una vasta rete di scuole pubbliche e popolari.

Sotto la sua direzione, che si avvalse della collaborazione dell'abile primo ministro Kaunitz, l'Austria si trasformò da Stato feudale a Stato burocratico-centralizzato, nel quale alla borghesia erano affidate importanti funzioni di amministrazione e in cui erano ridimensionati i tradizionali privilegi dell'aristocrazia. 

Il figlio Giuseppe II (coreggente e imperatore) le subentrò gradualmente nel governo, avviando una politica di riforme assai più radicale di quella materna.

Sotto il patronato di Maria Teresa riscossero grande fortuna due artisti italiani: il pittore romano Gregorio Guglielmi (1714-1773), che lavorò a Schönbrunn e all'università di Vienna, e i l poeta e librettista Pietro Metastasio (1698-1782); questi, chiamato da Carlo VI in Austria a rivestire l'incarico di poeta cesareo, scrisse i testi di numerosi melodrammi e diffuse negli ambienti della corte asburgica la cultura dell'Arcadia romana, intessuta di temi bucolici derivati dalla tradizione classica.

Ai primi dell’Ottocento Francesco II (1768-1835), in reazione all’incoronazione di Napoleone ad imperatore dei francesi nel 1804, proclamò l’impero ereditario austriaco e fu quindi il primo imperatore austriaco con il nome di Francesco I. Nel 1806, in seguito alle vittorie napoleoniche, egli dichiarò infine disciolto il Sacro Romano Impero, che cessò dunque di esistere dopo oltre mille anni come regno sovranazionale della cristianità.

Sotto il suo successore Ferdinando il Buono (1793-1875), che soffriva di epilessia, il cancelliere di stato Metternich costruì un sistema repressivo, basato sullo spionaggio e sulla censura. Eppure proprio quell’epoca, detta Biedermeier, fu una delle più fiorenti della storia della civiltà austriaca.

Francesco Giuseppe I (1830/1848-1916) nacque nel 1830 nel castello di Schönbrunn. A diciott’anni egli successe allo zio sul trono austriaco, dopo che Ferdinando I dovette abdicare in seguito alla rivoluzione nel 1848, e dopo la rinuncia al trono del padre arciduca Carlo. 

Con i suoi 56 milioni di abitanti, nel corso dei secoli l’impero era divenuto una monarchia plurinazionale nella quale convivevano sotto un’unica corona le nazionalità più svariate, fra cui tedeschi, ungheresi, cechi, rumeni, sloveni e italiani. 

I primi anni di governo di Francesco Giuseppe furono caratterizzati dalle sconfitte militari, con la perdita dei possedimenti italiani del Lombardo Veneto, e dopo la battaglia di Sadowa contro la Prussia anche della supremazia nella Confederazione germanica. 

Francesco Giuseppe proseguì la politica conservatrice dei suoi predecessori e fu confrontato soprattutto con l’insorgere del conflitto tra le nazionalità nella monarchia plurinazionale. Nel 1867 si ebbe il “compromesso” con l’Ungheria, da cui nacque la duplice monarchia austro-ungarica e che concesse ampia autonomia ai magiari. Quello stesso anno l’imperatore fu infine incoronato re d’Ungheria. Sotto Francesco Giuseppe furono costruiti la Neue Hofburg sulla Heldenplatz e il Michaelertrakt, che diedero alla Hofburg il suo aspetto attuale.

Nel 1854 egli sposò la cugina sedicenne, la principessa Elisabetta di Baviera, detta in famiglia Sisi. L’imperatrice Elisabetta (1837-1898) divenne una donna avvenente ed estrosa, adorata dal marito per tutta la vita. La coppia ebbe quattro figli: la primogenita, Sofia, morì alla tenera età di due anni, le figlie Gisella (1856-1932) e Maria Valeria (1868-1924) si sposarono ed ebbero numerosi discendenti. 

L’unico figlio maschio, il principe ereditario Rodolfo, nato nel 1858, si suicidò nel 1889 all’età di trent’anni insieme all’amante, la baronessa diciassettenne Mary Vetsera, nel castello di caccia di Mayerling. 

Dalle sue nozze con Stefania del Belgio nacque una figlia, Elisabetta detta Erzsi, che dopo il divorzio dal principe Windisch-Graetz aderì al Partito socialdemocratico, sposò il socialista Adolf Petznek e passò alla storia come “l’arciduchessa rossa”.  

La fine della monarchia - Dopo il tragico suicidio del principe ereditario Rodolfo Francesco Ferdinando (1863-1914), nipote dell’imperatore, fu nominato erede al trono della monarchia austro-ungarica. Ma anch’egli finì tragicamente, assassinato nel giugno del 1914 insieme alla moglie Sofia a Sarajevo, attentato che fu la scintilla dello scoppio della Prima guerra mondiale. 

Francesco Giuseppe si spense durante la guerra nel novembre del 1916, all’età di 86 anni, dopo 68 anni di regno. Gli successe il pronipote Carlo I (1887-1922) ultimo imperatore austriaco. La fine della Prima guerra mondiale significò anche la fine della monarchia austro-ungarica. 

L’11 novembre 1918 fu proclamata la prima repubblica austriaca, dopo la rinuncia di Carlo agli affari del regno. Dal momento però che egli non aveva rinunciato al trono, dovette andare in esilio con la famiglia. Nel 1922 morì all’età di 35 anni nell’isola portoghese di Madeira. 

La moglie Zita (1892-1989) di Borbone-Parma rifiutò anch’ella per tutta la vita di rinunciare ufficialmente al trono e visse quindi in esilio, gli ultimi anni in Svizzera, dove morì nel 1989. Le sue spoglie furono portate a Vienna, dove fu sepolta come ultima imperatrice d’Austria nella cripta dei Cappuccini dell’omonima chiesa.  

Maggio 2015

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