Centro storico di Vienna
Austria

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2001 - SITO PATRIMONIO IN PERICOLO
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Graben

Fiancheggiata da prestigiosi palazzi ed eleganti negozi, questa piazza dalla forma rettangolare molto allungata, costituisce uno dei punti più significativi della città. Già luogo di mercato e scenario di feste e processioni, oggi vi si trovano i migliori ristoranti e negozi del Paese.

Le origini del Graben risalgono all'epoca romana. Qui vi si trovava il fossato meridionale del castrum di Vindobona, addossato alla cinta muraria della fortezza legionaria che si ergeva lungo l'odierna Naglergasse. Il fossato restò anche durante il Medioevo, fino al XII secolo, quando i Babenberg fecero ingrandire la città grazie alla taglia riscossa per la liberazione di Riccardo Cuor di Leone

Durante queste trasformazioni il fossato venne colmato e trasformato in una via cittadina. Tuttavia in questa zona, recentemente urbanizzata, restavano ancora numerosi lotti vacanti; i quali contribuirono a mantenere il nome di Graben.

L'espansione della città di Vienna si manifesta anche nell'urbanizzazione irregolare dei due lati del Graben. Il lato nord appare assai serrato fra le costruzioni, interrotte solo dal passaggio verso la Chiesa di San Pietro. Il lato sud era invece intervallato regolarmente da cinque vie tracciate nel XIII secolo, ma ancora in gran parte non urbanizzato.

Gli edifici sul Graben erano soprattutto delle costruzioni a graticcio che nel 1327 portarono alla catastrofe. Un incendio divampò dalla casa del prete Heinrich da Lucerna, nella Wallnerstrasse, incenerì completamente il Kohlmarkt e si propagò rapidamente in tutto il quartiere. Il re Federico il Bello in persona collaborò con i soccorritori.

Tra il XIII e il XIV secolo il Graben viene chiuso dalle costruzioni in ambedue i capi, creando non pochi problemi alla viabilità, e sembra divenire più una piazza che una via. Iniziano anche a installarvisi i primi artigiani: fabbri e forgiatori. Non era ancora un indirizzo esclusivo, ma pian piano i primi notabili e commercianti borghesi iniziarono ad arrivare.

Dal 1295 si ha notizia della presenza di un mercato della frutta che nel 1350 si allargò alle erbe e circa un secolo dopo alle verdure, tanto che verrà comunemente detto Grüner Markt e Kräutermarkt.

Dall'inizio del '300 anche i mugnai e i panettieri vi si stabiliscono, anche se ebbero il diritto di cuocere il pane solo dal 1442; e in seguito anche fabbricanti di rosari. Dal 1424 sono menzionati i primi macellai, che tuttavia, a causa degli odori, videro arrivare un editto di espulsione nel 1564 da parte di Ferdinando I d'Asburgo. Nel XVI secolo vi viene costruito l'Arkadenhof sorta di mercato coperto rinascimentale che dominerà la via fino al 1873.

La struttura del Graben non cambia molto durante quest'epoca, ma sarà piuttosto l'uso a evolversi. Infatti grazie alla sua posizione centrale diviene la scena di numerose festività e cortei. Le processioni del Corpus Domini vi si tengono già dal 1438.

I proprietari degli edifici che si affacciano sul Graben iniziano a trasformare e arricchire le facciate dei loro immobili. Tra il 1683 e il 1693 viene innalzata la maestosa Colonna della Peste, barocca, e nel 1701 la vecchia Chiesa di San Pietro viene distrutta e ricostruita nel 1708 ad opera del grande architetto Johann Lukas von Hildebrandt.

Con la nascita del protestantesimo le manifestazioni della fede cattolica si fanno sempre più sontuose e importanti. All'epoca di Carlo VI d'Asburgo era indetta una messa giornaliera alla Colonna della Peste, e nel XVIII secolo vi ha luogo una processione a settimana. Maria Teresa d'Austria cercherà già di limitare le processioni tanto che sotto Giuseppe II d'Asburgo-Lorena si ritornerà alla sola processione del Corpus-domini.

Il Graben è anche scena di marce trionfali e cortei, specialmente per l'entrata degli Arciduchi d'Austria e Imperatori del Sacro Romano Impero. Dal 1620, con Ferdinando II d'Asburgo, gli omaggi cerimoniali vengono svolti al Graben.

Nel corso del XVIII secolo il Graben perde il ruolo di mercato per lasciar il posto ai commerci più eleganti che si stabilirono nelle case attorno. Infatti il mercato delle verdure parte nel 1753 e dal 1772 il Mercatino di Natale si stabilisce altrove. Il Graben diviene la scena principale della vita urbana e una passeggiata privilegiata non limitata alla sola nobiltà. Lo sviluppo degli imprenditori è al suo apogeo e nel 1773 il tipografo Thomas von Trattner fece costruire un grande edificio di appartamenti che prese il nome di Trattnerhof. Non mancherà la prostituzione, le ragazze vengono dette le Grabennymphen, Ninfe del Graben.

Nel XIX secolo il Graben conosce un momento florido, vi si installano sempre più negozi di lusso e gli edifici vengono man mano rifatti, ampliati, o demoliti per dar spazio alla viabilità. La Erste Bank nel 1835 fa demolire numerose abitazioni per ergervi il suo palazzo, nel 1860-66 vengono demoliti gli edifici del lato nord-est così il Graben si aprì direttamente su Stock-im-Eisen-Platz e Stephansplatz. Alla fine di questi lavori di ristrutturazione resterà originale solo l'antico Palazzo Bartolotti-Partenfeld, del XVIII secolo. Nel 1974 fu la prima area pedonale viennese.

Posta a metà strada tra la Vienna delle tradizioni civili, rappresentata dalla Hofburg, e quella delle tradizioni religiose, simboleggiata dal Duomo di S. Stefano, la piazza ospita l'esempio forse più eclatante del barocco viennese: la Colonna della Peste, detta anche "Dreifaltigkeitssàule" (Colonna della Trinità). La colonna costituisce un ex-voto dedicato alla SS. Trinità dall'imperatore Leopoldo I per far cessare la terribile epidemia di peste del 1679 e fu eretta qui perché durante il flagello i corpi degli appestati vennero frettolosamente inumati nel fossato. 

Nel 1679 venne eretta una prima colonna, lignea, ad opera di Johann Frühwirth. Era una colonna corinzia sormontata da un gruppo della Santissima Trinità con nove angeli scolpiti, a simboleggiare i nove Cori angelici.

Nel 1683 Matthias Rauchmüller venne commissionato di rifare l'opera in marmo, ma morì già nel 1686 lasciando solo qualche scultura di angeli. Numerosi altri artisti si susseguirono, fra cui il grande architetto di corte Johann Bernhard Fischer von Erlach, che disegnò le sculture alla base della colonna. Alla fine il progetto venne assegnato a Paul Strudel che si basò sui concetti teatrali dell'architetto e scenografo italiano Lodovico Burnacini. 

Domina in alto il gruppo in rame dorato della Trinità, e al di sotto di esso Burnacini previde una piramide vorticosa di nuvole dalle quali escono sculture di angeli, e in primo piano la statua dell'Imperatore in ginocchio che prega davanti la statua della Fede: assai bella e di grande effetto è la rappresentazione della Fede che trionfa sulla Peste.  

Anche gli scultori Tobias Kracker e Johann Bendel contribuirono all'opera. La colonna, alta ben 21 metri venne, infine, inaugurata nel 1693.

Nonostante il lungo periodo di costruzione, le differenti modifiche apportate al progetto e i numerosi artisti coinvolti; il monumento presenta una notevole unità stilistica. Rappresenta un capolavoro della scultura barocca viennese nella sua fase di transizione verso il Rococò.

Questo tipo di obelisco "a nuvola" ebbe un tale successo che, copiatissimo, si può trovare in tutta l'Austria. All'estremità della piazza si trovano due fontane: la Josefsbrunnen e la Leopoldsbrunnen. Erette all'inizio dell'Ottocento testimoniano il particolare affetto che da sempre i viennesi nutrono per questi due santi.  

Karntner Strasse (Strada della Carinzia)

Letteralmente "strada della Carinzia", essa costituì fin dal Medioevo il principale percorso verso il sud: attraverso il passo del Semmering conduceva in Carinzia e alla costa adriatica. Ciò conferì un carattere spiccatamente commerciale a quella parte della "Innere Stadt" (città interna), che ne era attraversata e che divenne un importante punto di arrivo per le merci provenienti dal sud. Chiusa al traffico automobilistico dal 1974, costituisce, assieme al Graben e alla piazza di S. Stefano, una vasta area pedonale, assai vivace, soprattutto la sera, quando si accendono migliaia di luci colorate. Vi si trovano negozi eleganti, celebri locali alla moda, banche e uffici. 

Una curiosità: all'angolo della Kàrntner Strasse con il Graben, dentro una nicchia nello spigolo del palazzo dell'Equitable, si trova il tronco detto "Stock im Eisen", in cui sono infissi centinaia e centinaia di chiodi: era tradizione, infatti, che nel Cinquecento ogni fabbro, che partisse da Vienna dopo avervi imparato il mestiere, conficcasse un chiodo nell'albero.

Peterskirche (Chiesa di San Pietro)
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Non si direbbe, osservando la barocca facciata della Chiesa di San Pietro (Peterskirche), che la chiesa sia stata fondata, secondo la leggenda, addirittura da Carlo Magno.

La chiesa, che sorge sulla Petersplatz, in un lato del Graben, fu cominciata all'inizio del XVIII secolo da Gabriele Montani e completata, secondo un nuovo progetto, probabilmente da Lukas von Hildebrandt: a quest'ultimo si devono la costruzione della facciata ad andamento concavo, stretta lateralmente da due campanili, e la bella cupola ovale, di un caldo color rame patinato dal tempo. 

Tuttavia, la Peterskirche colpisce soprattutto per il fastoso interno, sontuosamente decorato con affreschi e sculture anch'esse di gusto spiccatamente barocco. 

La vasta aula ovale, in cui si aprono ad ampliare lo spazio nicchie poco profonde con gli altari, ospita le opere di numerosi, celebri esponenti dello stile barocco: Martino Altomonte, che ornò due altari rispettivamente con una Sacra Famiglia e un S. Antonio da Padova e realizzò il grande quadro dell'altare maggiore con Pietro e Giovanni che guariscono lo storpio; Johann Michael Rottmayr, che eseguì gli affreschi della cupola; Antonio Galli Bibiena, al quale si deve il progetto dell'altare maggiore, realizzato poi da Santino Bussi. 

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Sui pilastri che racchiudono il coro si trovano un gruppo che raffigura il Martirio del patrono della Boemia, S. Giovanni Nepomuceno di L. Mattielli e un sontuoso pulpito coperto da un baldacchino con angeli e una SS. Trinità di M. Steindl.  

Volksgarten 

Ideato da Ludwig Remy fra il 1819 e il 1823, in occasione della già ricordata sistemazione dell'area del distrutto bastione della Hofburg, costituisce oggi il proseguimento della Heldenplatz.

Tipico giardino all'italiana, ospita il cosiddetto Theseus-Tempel, riproduzione di un classico tempio greco. Lo costruì, fra il 1820 e il 1825, l'architetto Pietro Nobile per ospitare il gruppo del Canova che rappresenta Teseo che uccide il Minotauro, oggi sulla scalinata del Kunsthistorisches Museum. Per la sua edificazione, l'architetto si ispirò al tempio di Theséion-Efaistieion dell'Agorà ateniese, di cui riprese la struttura a periptero esastilo, in stile dorico, con sei colonne trabeate sulla fronte. 

Idealmente collegato al tempietto di Teseo troviamo, nell'angolo occidentale del giardino, il monumento all'imperatrice Elisabetta che, nelle sue irrequiete fughe dalla opprimente corte, predilesse l'isola di Corfù, dove poté soddisfare la sua passione per le antichità greche. 

Il monumento, progettato dall'architetto Friedrich Ohmann e realizzato dallo scultore Hans Bitterlich, fu scoperto al pubblico il 4 giugno 1907.  

Burggarten 
Le fortificazioni che cingevano Vienna erano piuttosto antiquate quando, nel 1809, spinto forse da ragioni psicologiche piuttosto che strategiche, Napoleone fece saltare il bastione antistante il palazzo imperiale. Questo costituì l'occasione per pensare ad un ampliamento del palazzo e ad un abbellimento della zona. Nacque così, nel 1820, il Burggarten come giardino della Hofburg. 
Al limite del parco, sul Ring, proprio dopo il Teatro, si trova il monumento a Goethe, eretto da Hellmer nel 1900. Altre statue e monumenti commemorativi, eretti ai grandi viennesi, si trovano all'interno del parco, seminascosti dal verde: quello di Mozart, opera di Viktor Tilgner del 1896, situato precedentemente nella Albertinerplatz, e quello di Francesco Giuseppe I.
Burgtheater 
Vienna vanta un'illustre tradizione nel campo teatrale: fra i numerosi teatri che si contano nella città, forse il più glorioso è il Burgtheater, che rappresenta un importante momento della tradizione classica delle costruzioni teatrali.
Realizzato dal 1874 al 1888, secondo il progetto di Gottfried Semper e sotto la direzione di Karl Hasenauer, fu inaugurato con il dramma di Schiller "Wallensteins Lager". I bombardamenti dell'ultima guerra non risparmiarono il teatro: nel 1945 un furioso incendio lo distrusse in gran parte, ma fortunatamente non raggiunse le due ali laterali, cosicché è ancora possibile vedere sulle volte sopra gli scaloni i meravigliosi affreschi di Gustav Klimt e di Franz Matsch.

Il restauro post-bellico fu intrapreso sotto la direzione di Michael Engelhart e il Burgtheater si riaprì al pubblico nel 1955 e da allora esso rappresenta, nella cultura viennese ed europea, una delle tappe fondamentali del teatro.  

Liechtenstein Museum 

Il Palais Liechtenstein, che ospita il Liechtenstein Museum, è uno degli edifici barocchi più belli di Vienna. Fu costruito per volere del principe Johann Adam Andreas I von Liechtenstein (che aveva già fatto costruire anche lo Stadtpalais nel centro di Vienna). Il progetto iniziale fu affidato a Johann Bernhard Fischer von Erlach, in seguito a Domenico Egidio Rossi. La costruzione del palazzo iniziò nel 1692: i lavori furono diretti dall'architetto Domenico Martinelli, che per la realizzazione si ispirò a entrambi i progetti precedenti. Il Gartenpalais è concepito come un "palazzo in villa": al piano terra si trovano la Sala Terrena, due scalinate che portano al piano superiore e alcuni appartamenti dei principi. In uno di essi nel 1910 è stata trasferita dalla Majorathaus nella Herrengasse anche la biblioteca, un capolavoro del primo classicismo austriaco. Al primo piano invece si trova la monumentale sala di Ercole (Herkulessaal).

Per la decorazione del palazzo furono ingaggiati vari artisti. Gli stucchi sono stati eseguiti da Santino Bussi e sono un raro esempio di ornamenti barocchi realizzati con questo materiale, perché generalmente nel tardo XIX secolo essi venivano modificati in base al nuovo gusto dell'epoca. I dipinti alle pareti sono dell'artista preferito del principe Johann Adam Andreas I, l'italiano Marcantonio Franceschini.

Particolarmente belli sono gli affreschi che ornano tutto il palazzo. I soffitti delle stanze del piano terra, così come i vani delle scale, sono stati affrescati da Johann Michael Rottmayr; mentre la Herkulessaal è stata realizzata a partire dal 1704 da Andrea Pozzo, il grande maestro del barocco romano, che ha raffigurato L'accoglienza di Ercole nell'Olimpo.  

Il Liechtenstein Museum, aperto il 29 marzo 2004, ospita una delle più importanti collezioni private del mondo, quella del principe Hans-Adam II del Liechtenstein. Le opere raccolte sono il risultato della passione per l'arte dei principi del Liechtenstein, che iniziarono la loro raccolta nel XVI secolo. Il primo collezionista significativo fu Carlo I (1569-1627), che possedeva non soltanto mobili costosi, ma anche oggetti d'oro, d'argento, con le pietre dure e numerosi quadri. In seguito molti principi hanno incrementato la sua raccolta: in particolar modo Johann Adam Andreas I (1657-1712), che acquistò numerosi capolavori del barocco fiammingo, tra cui opere di Rubens (Ciclo di Decius Mus) e di Van Dyck, e Johann II (1840-1929), che si concentrò sugli artisti del XIV, XV e XVI secolo, impadronendosi di alcuni capolavori della pittura italiana e olandese. La collezione fu sistemata ed esposta per la prima volta nel Gartenpalais nel 1807 e vi rimase fino al 1938, quando venne chiusa. Verso la fine della seconda guerra mondiale essa fu spostata a Vaduz, la capitale del Liechtenstein.

Oggi la raccolta possiede circa 1600 dipinti con opere che vanno dal primo Rinascimento fino al Romanticismo austriaco. Nel Liechtenstein Museum sono rappresentati artisti del calibro di Lucas Cranach il Giovane, Raffaello, Peter Paul Rubens, Anthonis van Dyck e Sebastiano Ricci. Molto importante è anche la collezione di bronzi italiani, con capolavori del XVI e XVIII secolo. Inoltre, molto ricca è anche la raccolta di lavori con le pietre dure, con gli smalti e in avorio, esposta nella sala X. Un'attrazione unica è la Carrozza d'Oro: costruita per il principe Joseph Wenzel I, è una carrozza di gala francese in stile rococò sopravvissuta alle vicende della rivoluzione francese.  

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Rathaus 

Realizzato sul modello del municipio di Bruxelles, il Rathaus viennese ci appare come una delle costruzioni più monumentali del Ring ed è dovuto all'iniziativa di Cajetan Felder, sindaco dal 1868 al 1883 secondo i progetti di Friedrich von Schmidt, che fu chiamato da Colonia come architetto per il Duomo di Santo Stefano. L'edificio neogotico ha un torrione centrale a guglia alto circa 100 metri, ed è sormontato dall'Eiserne Rathausmann, cioè "uomo di ferro del municipio" alto 3 metri, opera di Alexander Nehr (1882).

Questo luogo era, fino alla metà del XIX secolo, un vasto campo per esercizi militari e fu il sindaco Felder ad ottenere dall'imperatore di trasformarlo in area edificabile. Erano gli anni in cui la città conosceva una nuova grande espansione - il Ring era appena stato costruito al posto delle antiche mura - ed il trasferimento della sede municipale in un edificio più spazioso non poteva più essere rimandato. Tutta l'area assunse cosi il ruolo di "centro amministrativo": vi sorse infatti, oltre al Rathaus e al Parlamento, l'Università.

Kunsthistorisches Museum

La vasta Maria-Theresien-Platz, sorta intorno al 1870 nell'ambito della sistemazione del Ring, è il principale polo museografico viennese. Al centro si trova il monumento all'imperatrice Maria Teresa eretto nel 1888 con le statue bronzee di Kaspar Zumbusch: Maria Teresa siede in trono circondata dai suoi consiglieri (figure in piedi) e dai suoi generali (figure a cavallo) Laudon, Daun, Khevenhùller e Traun. 

Ai lati della piazza si fronteggiano i due edifici simmetrici del Museo di Storia Naturale (Naturhistorisches Museum) e del Museo di Storia dell'Arte (Kunsthistorisches Museum), eretti fra il 1872 e il 1881 da Gottfried Semper e Karl Hasenauer, nello stile tipico del Rinascimento italiano. Identici, sono sormontati da un'alta cupola, con la balaustra ornata di statue di uomini illustri e la lunga facciata decorata con colonne e lesene. Il primo è considerato uno dei più ricchi e completi musei al mondo nel suo genere: fra i suoi numerosi reperti dell'età del ferro, è esposta la Venere di Willendorf. Il secondo, il Kunsthistorisches Museum, è universalmente conosciuto come una delle più importanti raccolte artistiche mondiali, soprattutto per ciò che riguarda la galleria di pittura.

La storia della pinacoteca viennese è assai complessa e coincide con la storia degli stessi Asburgo, appassionati collezionisti.

Già all'epoca di Massimiliano I (1459-1519) esisteva, se non una galleria vera e propria, una collezione di ritratti, espressione non tanto di alta qualità artistica quanto soprattutto di un interesse genealogico. Anche l'arciduca Ferdinando II (1529-1595) concentrò il suo gusto e il suo interesse esclusivamente sul "ritratto" ma, durante i 17 anni della sua luogotenenza in Boemia (dal 1547 al 1563), gettò le basi di una più grande collezione, che nei secoli successivi fu trasferita ad Ambras, vicino ad Innsbruck. Contemporaneamente, anche nell'altra capitale dell'Impero asburgico, Praga, Rodolfo II (1552-1612) raccoglieva con lo stesso interesse opere d'arte pittoriche, rivolgendosi tuttavia anche alle proprietà artistiche degli altri componenti della sua casata. Così si impossessò della collezione del castello di Ambras, quando Ferdinando II morì nel 1595, e allo stesso modo si impadronì dei pezzi più notevoli della raccolta di suo fratello, l'arciduca Ernesto. Costui, durante la luogotenenza nei Paesi Bassi (1593-1595), era venuto in possesso di molte opere di pittori fiamminghi: il gran numero di dipinti di Pieter Bruegel il Vecchio, che costituiscono oggi il nucleo forse più prezioso del museo di Vienna, proviene proprio dalla passione e dal gusto di questo principe di casa Asburgo che per primo li capì, li amò e li acquistò. 

Le raccolte si ammassavano nelle mani dei vari successori, aumentando per numero ed importanza. Già all'epoca dell'arciduca Leopoldo Guglielmo (1614-1622), che predilesse la pittura veneziana, le opere d'arte sistemate provvisoriamente nelle scuderie del castello imperiale ammontavano, secondo un inventario del 1659, a ben 1400. Con il testamento dell'arciduca (9 ottobre 1661) tutte queste ricchezze venivano assegnate al nipote, l'imperatore Leopoldo I, nelle cui mani, nel giro di pochi anni, venne a confluire un'immensa eredità di tesori d'arte. Oltre all'eredità paterna, infatti, la galleria di Praga entrò in possesso di quella di Vienna e di quella di Innsbruck. Una volta trasferite tutte le opere di Vienna, sorse il problema di una sistemazione adatta, anche perché continuarono le acquisizioni, sia al tempo di Maria Teresa che a quello di Giuseppe II. Solo con Francesco Ferdinando fu progettato il raggruppamento definitivo delle varie collezioni in un unico ambiente e fu allora che venne costruito sul Ring l'attuale Kunsthistorisches Museum. 

La Pinacoteca occupa il I piano, mentre nel piano rialzato sono ordinate le preziose collezioni di arte antica (Antikensammlung), egizia e orientale (Àgyptisch-Orientalistische Sammlung) e quella di scultura e arte applicata (Kunstkammer). Vi sono esposti oggetti d'ogni tipo: dai bronzi alle oreficerie, dagli arazzi agli avori, oltre ad antichità egizie, greche e romane; tutti pervenutici grazie alla generosità degli Asburgo. Citiamo, per esempio, l'imponente sarcofago egizio in granito nero, di epoca tolemaica; la camera di culto, completa di arredi, del principe Kaninisut, proveniente da Giza; la copia romana in bronzo di un originale greco detto Efebo di Magdalenesberg, dalla località della Carinzia in cui venne ritrovato; il cammeo in sardonice, detto Gemma Augustea, raffigurante il trionfo dell'Imperatore Tiberio. Notevolissima la sezione dedicata alla scultura, dove spiccano oltre alla Madonna di Krumau, numerosi e splendidi esempi di scultura rinascimentale italiana. Notissima, infine, la superba saliera in oro che Benvenuto Cellini realizzò verso il 1540 per Francesco I di Francia.

Tra i pittori rappresentati nella Pinacoteca ricordiamo in particolare Van Eyck, Bruegel il Vecchio, Van Dyck, Rubens, Rembrandt. Per la scuola italiana: Tiziano, presente con numerose opere che ne documentano l'intera attività, e ancora Giorgione, Veronese, Raffaello, Caravaggio.  

Parlamento

Il primo parlamento austriaco eletto fu il cosiddetto "Kremsierer Reichstag", nato in seguito alle rivolte del 1848. Tuttavia solo a partire dal 1870 l'assemblea si evolve in senso modernamente democratico. L'edificio che si affaccia sul Dr. Karl Renner Ring ospita le due camere del Parlamento Federale Austriaco (Bundesmt e Nationalrat).

L'architetto danese Theophil von Hansen trasse l'ispirazione per la costruzione del Parlamento viennese da un lungo soggiorno ad Atene. Eretto fra il 1874 e il 1883, esso mostra un padiglione centrale aggettante, con otto colonne corinzie sormontate dal frontone, e due ali, anch'esse a colonne, che terminano con altri due tempietti minori. Qui tutto è il trionfo del classicismo: la bella fontana monumentale con Pallade Atena davanti all'edificio, eretta da Karl Kundmann nel 1902; i quattro gruppi bronzei di domatori di cavalli, modellati dal Lax; le statue sedute di storici greci e romani; la fila delle statue che svettano contro il cielo.

Votivkirche

Erletta dal 1855 al 1879 su imitazione delle cattedrali gotiche francesi del Duecento, la Votivkirche fu voluta dal fratello di Francesco Giuseppe I, Massimiliano, come ex-voto per essere l'imperatore sfuggito all'attentato del 1853 dell'anarchico Libeny. Le spese della costruzione furono coperte da una sottoscrizione indetta nel 1856, alla quale parteciparono ben 300.000 cittadini. 

La sua ardita struttura neogotica si deve all'architetto Heinrich von Ferstel, appena ventisettenne e già autore dell'Università: due torri alte 99 metri e terminanti a guglia stringono la facciata, in cui si apre il bel rosone.  

31 Maggio 2015

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