Centro storico di Strasburgo, Grande Ile e Neustadt
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988 - 2017

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Strasburgo, "la città delle strade", è una città della Francia orientale, capoluogo della regione Grande Est e del dipartimento del Basso Reno, al confine con la Germania sulla riva sinistra del Reno.

Il nome è tedesco perché in passato il territorio dell'Alsazia fu dominio sia della Francia che della Germania.

Gli abitanti sono chiamati strasburghesi. La città fa parte di un agglomerato urbano transfrontaliero di 1 145 000 abitanti che comprende anche la città tedesca di Kehl.

Strasburgo è sede, con Bruxelles, del parlamento europeo. Ospita, inoltre, il Consiglio d'Europa. Insieme a Basilea, Ginevra e New York fa parte delle poche città al mondo che sono sede di organizzazioni internazionali di prim'ordine, pur non essendo la capitale di un paese.

Vi operano l'Università di Strasburgo, la seconda più importante università francese, e la prestigiosa Scuola Nazionale della Pubblica Amministrazione (ENA) fondata dal presidente De Gaulle.

Il sito su cui sorge Strasburgo fu inizialmente occupato dall'accampamento militare romano di Argentorate dopo le campagne di Germanico del 14-16, all'interno della provincia di Germania superiore. A partire dal IV secolo, Strasburgo fu sede di un vescovato.

Presso le sue porte fu combattuta una grande battaglia nel 357, tra gli Alemanni e l'imperatore Giuliano l'Apostata, il quale riuscì a respingerli mentre il loro re, Conodomario, fu fatto prigioniero. Pochi anni più tardi (nel 361), Giuliano, diventava imperatore romano. Un nuovo attacco viene sferrato il 2 gennaio del 366, approfittando della superficie ghiacciata del Reno ed all'inizio del V secolo gli Alemanni risultano insediati nell'area oggi occupata dall'Alsazia ed in una grande parte dell'attuale Svizzera.

Nel corso del V secolo la città passa dal dominio degli Alemanni a quello degli Unni e poi dei Franchi; nell'842 vi viene siglato il Giuramento di Strasburgo.

Grande centro di scambi commerciali nel tardo medioevo, nel 1262 diventa una città libera del Sacro Romano Impero con un governo autonomo dal 1332. Nel 1439 viene completata la realizzazione della Cattedrale di Strasburgo, destinata a diventare l'edificio più alto del mondo. Negli anni successivi al 1520 la città fa propria la dottrina religiosa di Martin Lutero, i cui adepti fondano a Strasburgo nel secolo successivo una loro università.

La Francia annette Strasburgo nel 1681, sotto il regno di Luigi XIV, e la conquista viene ratificata dal Trattato di Ryswick nel 1697. La politica di intolleranza religiosa verso i protestanti adottata in Francia con l'Editto di Fontainebleau ma non applicata a Strasburgo, unita alla crescita dell'industria e del commercio, porta la popolazione cittadina a triplicare fino a 150.000 abitanti.

L'inno nazionale francese, "La Marsigliese", viene composto a Strasburgo il 25 aprile del 1792 da Claude Joseph Rouget de Lisle, durante una cena organizzata dal sindaco della città, Frédéric de Dietrich.

Nel 1871, terminata col Trattato di Francoforte la guerra franco-prussiana, la città torna ad essere parte del Reichsland di Alsazia-Lorena dell'Impero tedesco. Strasburgo diventa nuovamente francese dopo la prima guerra mondiale, con la sigla nel 1919 del Trattato di Versailles e di nuovo tedesca durante gli anni della seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1945.

La linea del fronte tra Francia e Germania che nei secoli ha attraversato Strasburgo e la sua regione ha anche diviso le comunità e le famiglie, spesso trovatesi su fronti opposti nei diversi conflitti. Per questo il monumento cittadino ai caduti di tutte le guerre raffigura una madre che regge i corpi di due figli volutamente nudi, cioè privi di qualsiasi divisa o insegna riconducibile ad una particolare fazione.

Il simbolo della città, esaltato già da Goethe, è la sua cattedrale, uno degli edifici sacri più significativi del medioevo. La costruzione di questo capolavoro iniziò nel 1015, ovvero in epoca romanica, sui resti di un edificio preesistente, ma il protrarsi dei lavori per diversi secoli fece sì che la chiesa presentasse anche elementi stilistici gotici. Di particolare importanza è la facciata, straordinaria per le proporzioni e per la decorazione scultorea dei portali; essa rappresenta l'autocelebrazione della cittadinanza, che dal 1286 finanziò il proseguimento dei lavori che portarono al completamento di questa gigantesca opera. Di grande interesse storico e artistico sono anche le magnifiche vetrate policrome e l'orologio astronomico.

La piazza antistante è delimitata da edifici a graticcio con un massimo di cinque piani come la Maison Kammerzell edificata nel 1589 di fronte alla cattedrale, con i suoi portici, le sculture in legno e la facciata inclinata in avanti. e il Palais Rohan, costruito in stile Luigi XV intorno al 1740. 

La Grande Île affascina sia per le case a graticcio, i canali e i cortili lastricati ricoperti di vite vergine sia per i nomi delle strade evocatori del passato: rue du Vieux-Marché-aux-Poissons (dove visse Goethe nel 1770), pont du Corbeau, pont des Moulins, rue du Fossé des Tanneurs, rue du Bain aux Plantes, rue des Dentelles...

Infine, il centro storico è completato dalla Petite France, il pittoresco quartiere dei conciatori costruito fra il XVI e il XVII secolo, dai ponts couverts (ponti che in origine erano coperti). 

Questo quartiere che avrebbe affascinato Walt Disney, deve il suo nome all'ospedale costruito nel XVI secolo per i soldati di Francesco I che avevano portato dall'Italia il vaiolo. Ma la Petite France era soprattutto il quartiere dei pescatori, dei mugnai e dei conciatori. 

Le case a graticcio che si riflettono nell'acqua del canale risalgono alla fine del '500 o del '600. La più celebre è quella detta "des Tanneurs" (dei conciatori) edificata nel 1572. Sono tutte costruite con le tipiche gallerie in legno, le logge su mensole dove i conciatori facevano asciugare le pelli dopo averle lavate e grattate nell'acqua del canale.

È a Strasburgo che vissero dal XVII al XVIII secolo i più celebri fabbricanti di organi d'Europa, i Silbermann, fabbricanti di padre in figlio, e i cui strumenti, cari al grande Jean-Sébastien Bach, sono tuttora considerati la perfezione stessa, come gli stradivari per il violino... Potrai ammirare una delle loro realizzazioni (del 1741) nella chiesa St-Thomas.  

Ma la tradizione dell'organo si è perpetuata a Strasburgo! Gli appassionati devono assolutamente visitare anche la Cité de la Musiqueet de la Danse inaugurata nel mese di  maggio 2006 e che ospita un organo nuovo fiammante di 7 tonnellate, alto 11 metri, fabbricato dalla manifattura strasburghese  Mühleisen. 

Situato in una sala a forma di cono alto 18 metri, circondato di pietra antracite per ragioni acustiche, questo strumento appartiene al Conservatorio Nazionale della Regione di Strasburgo (CNR). La cassa disegnata dall'architetto Henri Gaudin affascina per le sue linee pure e racchiude non meno di 26 registri per tutti i repertori. Di notevole fattura e armonizzazione, quest'organo moderno, uno dei più belli di Francia, soddisfa già 35 allievi del CNR ma anche i più grandi oganisti invitati, come Martin Gester, specialista di Bach, e il compositore Thierry Escaich.  

Cattedrale di Notre Dame 

La cattedrale di Strasburgo (chiamata Notre-Dame e Liebfrauenmünster in francese e in tedesco) è una delle chiese più note di Francia e del mondo. Da sempre è stata un importante parametro di riferimento per gli edifici più alti del mondo.  

Gli scavi archeologici sotto e intorno alla cattedrale sono stati condotti nel 1896–1897, 1907, 1923–1924, 1947–1948, tra il 1966 e il 1972, e infine tra il 2012 e il 2014.

Il sito dell'attuale cattedrale è stato utilizzato per diversi edifici religiosi precedenti, a partire dal periodo Argentoratum, quando un santuario romano occupava il sito fino all'edificio che si trova oggi.

Si sa che una cattedrale fu eretta dal vescovo sant'Arbogaste della diocesi di Strasburgo alla fine del VII secolo, sulla base di un tempio dedicato alla Vergine Maria, ma oggi non ne rimane nulla. La precedente cattedrale di Strasburgo, i cui resti risalenti alla fine del IV secolo o all'inizio del V secolo sono stati riportati alla luce nel 1948 e nel 1956, si trovava nel sito dell'attuale chiesa di Santo Stefano.

Nell'VIII secolo, la prima cattedrale fu sostituita da un edificio più importante che sarebbe stato completato sotto il regno di Carlo Magno. Il vescovo Remiglio di Strasburgo (detto anche Rémi) volle essere sepolto nella cripta, secondo il suo testamento del 778. Fu certamente in questo edificio che nell'842 furono pronunciati i giuramenti di Strasburgo. Gli scavi hanno rivelato che questa cattedrale carolingia aveva tre navate e tre absidi. Una poesia descrive questa cattedrale come decorata con oro e pietre preziose dal vescovo Ratho (anche Ratald o Rathold). La basilica prese fuoco in diverse occasioni, nell'873, nel 1002, a causa del duca di Svevia Ermanno II e del di lui genero e duca di Carinzia Corrado, nel contesto della successione al trono imperiale di quell'anno, e nel 1007.

Nel 1015 il vescovo Guarniero I d'Asburgo posò la prima pietra di una nuova cattedrale sulle rovine della basilica carolingia. In seguito, costruì una cattedrale in stile romanico, ma fu poi continuata secondo i canoni dell'architettura gotica sia francese che tedesca. Quel duomo fu raso al suolo nel 1176 perché all'epoca le navate erano coperte da un'intelaiatura di legno.

Dopo quel disastro, il vescovo Enrico di Hasenburg decise di costruire una nuova cattedrale, per essere più bella di quella di Basilea, che era appena terminata. La costruzione del nuovo duomo iniziò sulle fondamenta della struttura precedente, e si concluse solo secoli dopo. La cripta del duomo di Guarniero, che non era bruciata, fu conservata e ampliata verso ovest. I lavori proseguirono fino al 1439.

Fu costruita a partire dal 1176 ed iniziata in stile romanico, anche se fu poi continuata secondo i canoni dell'architettura gotica sia francese che tedesca. Essenzialmente, i lavori proseguirono fino al 1439. Si basava sulle fondamenta della precedente costruzione del periodo ottoniano. Per la sua fattezza, è un illustre esempio di costruzione in pietra arenaria dei Vosgi (grès rouge des Vosges). Questa pietra tipica delle zone renane le conferisce il tipico colore rossiccio, che caratterizza anche opere situate in città vicine, come la cattedrale di Friburgo in Brisgovia o il münster di Basilea.  

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Ha la forma di una basilica a tre navate, con transetto. È rimasta incompiuta anche in funzione delle enormi dimensioni del progetto, che il comune di Strasburgo ed il vescovo Henri de Hasenbourg perseguivano in concorrenza con altre città nelle zone limitrofe. Per questo, oggi si distingue da molte altre cattedrali gotiche per l'evidente mancanza di una delle due torri campanarie, quella meridionale, il che ha causato uno forte effetto asimmetrico dell'insieme (in contrasto con la regolarità che caratterizza la facciata, la cui struttura a scacchiera è facilmente riconoscibile).

La parte posteriore della chiesa, soprattutto il presbiterio ma anche il transetto, è quella maggiormente caratterizzata da elementi romanici che peraltro sono evidenti nella cripta dell'XI secolo.  

Ciononostante, l'interno è caratterizzato da una spiccata dissoluzione delle pareti secondo i parametri delle cattedrali gotiche francesi dell'epoca.

D'altro canto, le sculture della chiesa lasciano trasparire nuove tendenze dell'arte gotica, dato che in opere come la morte della Vergine il drappeggio dei vestiti non nasconde più completamente le forme del corpo: la scultura riacquista così una parte della plasticità che il gotico tendeva in precedenza a tralasciare per assecondare le forme snelle e lo slancio verso l'alto tipico della scultura gotica.  

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Si distingue per un orologio astronomico di grande fattura che riproduce, unico nel suo genere, la precessione degli equinozi. È in grado di battere anche le 13.  

Costruito durante il XVI secolo, l'orologio astronomico di Strasburgo è un capolavoro del Rinascimento, all'epoca considerato una delle sette meraviglie della Germania. È stato portato alle forme attuali nel corso di diversi secoli.

Verso la fine del secolo XIII con l'invenzione dell'orologio meccanico si produsse un grande cambiamento nel modo di misurare il tempo in precedenza affidato alle clessidre e agli orologi solari. Avvenne allora che molti edifici pubblici furono dotati di grandi orologi meccanici e Strasburgo fu una delle prime città a realizzarne uno costruendo all'interno della cattedrale negli anni fra il 1352 e il 1354 il cosiddetto Orologio dei Re Magi. Si trattava di una costruzione dotata di una cassa contenente il dispositivo meccanico alta circa dodici metri e di un calendario, un astrolabio e, in alto la statua della Vergine col Bambino davanti al quale s'inginocchiavano ogni ora i Re Magi mentre un carillon suonava e un gallo cantava innalzando le ali. 

Nel 1547, essendosi l'orologio ormai irrimediabilmente deteriorato, si decise di costruirne uno nuovo anziché cercare di ripararlo. Questa costruzione andò per le lunghe, la cattedrale fu adibita al rito protestante poi a quello cattolico e poi ancora a quello protestante sicché cambiarono i preposti alla chiesa, i lavori iniziarono tardi, furono poi interrotti, lunghi furono i tempi per reperire uomini capaci di fare avanzare il progetto iniziale, finché l'ingranaggio in ferro battuto smise di funzionare definitivamente poco prima della Rivoluzione francese.  

Finalmente nel 1838 fu dato l'incarico a Jean Baptiste Schwilgué (1776-1856) di restaurare l'orologio. Il restauro durò fino al 1842, si realizzò così il compito che Schwilgué si era prefisso fin da giovane di far ripartire l'orologio, per cui aveva studiato da autodidatta tutta la vita per acquisire le conoscenze e le capacità necessarie. 

Formò gli operai in modo che fossero in grado di seguirlo, realizzò le macchine per costruire le parti dell'orologio in modo più preciso possibile e le macchine per intagliare il legno per sbozzare le figure mobili partendo dai modelli in gesso. Avrebbe voluto costruire un orologio ex novo ma la comunità arretrò dinanzi al costo che avrebbe dovuto sostenere e gli affidò soltanto l'incarico del restauro. Questo consentì che non andassero perdute le decorazioni pittoriche rinascimentali della grande cassa.

La struttura dell'orologio è composta dalla cassa alta 18 metri che poggia su un basamento alto più di 4 metri e largo 7,30 metri dal quale s'innalzano anche una scala a chiocciola per accedere alla parte superiore e al quadrante esterno e da una torre entro la quale scorrono i cinque pesi che forniscono la forza motrice dei meccanismi contenuti nella cassa; la ricarica avviene ogni settimana cioè quanto impiegano i pesi a compiere la discesa. Il tutto è ornato da pitture e sculture in legno.

L'indicazione dell'ora è data da un quadrante sul quale le lancette argentate indicano l'ora ufficiale e quelle dorate, in ritardo di circa mezz'ora su quelle argentate, indicano l'ora locale alla quale sono sincronizzate le sonerie dei vari personaggi meccanici: il primo quarto d'ora è scoccato da un putto alato, il secondo da un fanciullo adolescente, il terzo da un adulto e il quarto da un vecchio a simboleggiare le quattro età della vita. Tutti sfilano davanti alla morte che ha in una mano una falce e nell'altra un battaglio col quale batte le ore senza mai fermarsi mentre le età, come gli uomini, riposano durante la notte; dopo i rintocchi dell'ora un'altra figura di putto alato rovescia la clessidra che tiene in mano. 

Allo scoccare del mezzogiorno le statue rappresentanti gli apostoli sfilano davanti al Cristo che, passato l'ultimo apostolo, benedice i visitatori; durante la sfilata degli apostoli un gallo canta per tre volte. Da sempre questo animale ha infatti rappresentato la misura del tempo e, ricordando la rinnegazione del Cristo da parte dell'apostolo Pietro prima che il gallo canti , simboleggia anche la fragilità umana. 

I giorni sono rappresentate da statue delle divinità mitologiche dalla domenica con Apollo e successivamente i vari giorni della settimana rappresentati da Diana, Marte, Mercurio, Giove, Venere fino al sabato che vede Saturno raffigurato mentre divora i suoi figli e rappresenta il tempo che divora ciò che crea . La freccia tenuta da Apollo ha anche la funzione di indicare sul calendario il giorno attuale. L'anno è descritto da un calendario perpetuo a forma di anello con i mesi, i giorni e i rispettivi santi, le feste fisse e mobili.  

Un globo celeste riproduce i movimenti della volta stellata intorno alla terra immobile al centro secondo la visione tolemaica. Ha più di 5000 stelle e gira in un giorno siderale, cioè nel tempo intercorrente fra due passaggi successivi di una stella sullo stesso meridiano, più breve di circa quattro minuti del giorno solare medio. È pure indicato il tempo apparente, o vero tempo solare, dato dal tempo intercorrente fra due passaggi successivi del sole sul meridiano. Due lancette indicano il movimento apparente del sole e quello della luna intorno all'emisfero terrestre settentrionale e indicano quindi con la loro posizione anche le eclissi del sole e della luna.

Il complesso delle pitture, opera dell'artista Tobias Stimmer e del fratello Josias, operanti nel XVI secolo, evoca il tempo sotto i diversi aspetti, cronologico, storico e teologico ma sempre tendendo a dimostrare che l'uomo e l'umanità sono indirizzati verso la fine. Così è evocata la creazione degli uomini mediante la estrazione di Eva da una costola d'Adamo da parte di Dio, che, secondo la tradizione protestante, non è rappresentato direttamente ma è soltanto indicato da una scritta al centro di un globo di fuoco. 

Il giudizio universale a rappresentare la fine è illustrato in tre scene di contenuto teologico. Di concezione teologica luterana sono la rappresentazione della Caduta e della Salvezza mediante la Fede e la Grazia. Le quattro stagioni rappresentano le età dell'uomo e il tempo irreversibile della vecchiaia perché dietro all'inverno si scorge la morte con la sua clessidra. 

Altre pitture rappresentano uomini che hanno illustrato la scienza e le arti. Copernico è raffigurato con in mano un ramo di mughetto a significare il fatto che fu un medico, ma non in relazione alla sua teoria astronomica eliocentrica vista dai suoi contemporanei e dall'ideatore dell'orologio soltanto come una geniale ma bizzarra ipotesi, tant'è che il complesso dello strumento abbraccia ancora la teoria geocentrica tolemaica. Il planetario mostra la circolazione dei pianeti visibili e i segni dello zodiaco tracciati sul quadrante permettono di determinare in quale costellazione si trovano i pianeti, le fasi lunari sono determinate dal globo della luna per metà bianco e per metà nero che compie una rotazione completa della durata del mese lunare di 29 giorni e 55 minuti. I moti dei pianeti e della luna sono realizzati con estrema precisione rispetto alla realtà, precisione che stupisce se si pensa che è ottenuta con congegni meccanici di oltre 150 anni fa.

In sintesi l'orologio realizza una completa visione dell'astronomia del Cinquecento oltre che un esempio dell'abilità raggiunta dalla tecnologia meccanica nella metà dell'Ottocento, un bel esempio di arte rinascimentale tedesca e un motivo di riflessione sul mistero del tempo.

Le prime notizie circa la presenza di un organo all'interno della cattedrale di Strasburgo risalgono al 1260, quando, benché la navata non fosse ancora stata completata, era presente un piccolo organo positivo vicino la cappella di San Giovanni Battista. Guncelin (o Gunzelin, Guncelinus) da Francoforte, nel 1292, realizzò un nuovo strumento, forse già ubicato nella posizione attuale. Il 15 agosto 1298, però, l'organo andò distrutto da un incendio.

Un nuovo strumento venne realizzato da Claus Karlé (o Karlen, Carlé) fra il 1324 e il 1327. Benché fosse certamente di piccole dimensioni, l'organo era accompagnato da due automi soprannominati "rohraffes", realizzati da Karlé e posti ai lati inferiori della cassa. Questi automi, ancora esistenti, sono l'araldo cittadino, rappresentato da un trombettiere vestito con una giubba e un paio di calzoni bianchi e rossi, i colori di Strasburgo, e il venditore di brezel, una figura corpulenta con una folta barba nera. Grazie a dei meccanismi l'araldo poteva muovere il braccio e portare lo strumento alla bocca, mentre il venditore di brezel apriva la bocca e agitava le braccia. Nel grande pendaglio centrale posto sotto la cassa, inoltre, alla fine del Trecento venne aggiunta una scultura raffigurante la vicenda di Sansone e il leone, al quale un meccanismo faceva spalancare le fauci.

Nei giorni di Pentecoste, quando i pellegrini giungevano in cattedrale da tutta la diocesi, era tradizione che il loro ingresso nell'edificio fosse accompagnato da un vero a proprio spettacolo prodotto dai "rohraffes", manovrati da alcuni inservienti nascosti sulla tribuna dell'organo: l'araldo imboccava la tromba, il leone apriva e chiudeva le fauci (e forse ruggiva) e il venditore di brezel accoglieva i fedeli con urla, commenti satirici e canzoni profane. Il nome "rohraffes" deriva da "rohn" (canna) e da "affes" (scimmie), e significa scimmie delle canne, con riferimento all'organo. Altre fonti, invece, fanno derivare il termine "rohn" da "röhren" (urlare), dando al nome degli automi il significato di scimmie urlatrici.

Poiché anche la celebrazione della messa era continuamente disturbata da rumori e interventi sarcastici provenienti dall'automa del venditore di brezel, Jean Geiler de Kaysersberg, alla fine del XV secolo, invocò a più riprese la soppressione di questa tradizione, ma gli automi continuarono a essere utilizzati. La tradizione fu interrotta dalla Riforma, nella seconda metà del XVI secolo, anche se gli automi vennero lasciati al loro posto.

Il 17 marzo 1384 l'organo bruciò in un incendio, andando completamente distrutto. I due "rohraffes", però, scamparono alle fiamme. Si decise allora di costruire subito un nuovo strumento, il quale venne ultimato già l'anno successivo. È a questo periodo che risale il grande pendaglio posto sotto la cassa, ornato dalla già citata scena di Sansone e il leone e da un sostegno con tre angeli che suonano un liuto, una chitarra e un organo portativo. Appeso al positivo tergale è presente un pendaglio più piccolo, decorato da due selvaggi che si arrampicano a un albero. L'organaro è sconosciuto, anche se si ipotizza il nome di Corrado da Rotenburg. La cassa, invece, è opera di Michele da Friburgo.

Nel 1434 lo strumento venne sostituito da un organo nuovo, realizzato da Michel Gerlach (o Grolach) e da Pierre Generis (o Gereis). Frédéric Krebs (o Krebser), nel 1491, collocò l'organo all'interno della cassa attuale, alta 24 metri e larga 8. Erano presenti anche delle ante a protezione delle canne: quelle del corpo centrale erano dipinte con l'adorazione dei Magi, mentre quelle del positivo erano decorate da una natività. Lo strumento di Krebs era dotato di tre manuali, i primi due accoppiabili, e dieci mantici. 

A differenza degli strumenti precedenti, nei quali tutte le canne suonavano insieme contemporaneamente, lo strumento di Krebs era invece sicuramente dotato di registri inseribili e disinseribili, a eccezione però del grand'organo, nel quale i registri erano ancora indivisibili. Poiché Krebs, in tedesco, significa granchio, l'organaro posizionò due ornamenti a forma di chele sopra il positivo. L'organo fu rinnovato fra il 1507 e il 1511 da Hans Süss, il quale modificò numerosi registri e alzò il corista del La. Nel 1542 Hans Schentzer eseguì alcune riparazioni, seguite da altre nel 1564 a opera di Sigmund Peistle.

Circa un secolo dopo, Antoine Neuknecht ricevette l'incarico di rinnovare lo strumento. Neuknecht aumentò l'estensione dei manuali e della pedaliera e cambiò qualche registro, ultimando i lavori nel 1609. I mantici erano dodici, a cuneo, i manuali disponevano di 42 note e il corista del La era molto alto, forse intorno ai 510 Hz. 

Dopo la guerra dei trent'anni Mathias Tretzscher (o Troestler, Tretscher, Tretzscher) ricevette l'incarico di restaurare lo strumento, lavorandoci dal 1624 al 1660. Tretzscher realizzò un vero grand'organo (fino ad allora tutti i registri presenti suonavano contemporaneamente), aumentò l'estensione dei manuali e abbassò il corista del La. La facciata e la cassa furono preservate, ma le ante vennero rimosse. 

Andreas Silbermann, nel 1713, descrisse lo strumento come inaccordabile e non riparabile, parlando anche di numerosi registri non funzionanti. Silbermann voleva realizzare un nuovo strumento, con una cassa nuova, da posizionare sotto il rosone centrale. I superiori della chiesa, invece, gli imposero di mantenere la cassa gotica e la posizione nella navata. Il contratto venne firmato il 23 febbraio 1714 e i lavori si conclusero nell'agosto 1716. Si trattava di un grande strumento, dotato di tre manuali, pedaliera, 39 registri, 2.242 canne, sei somieri e dodici mantici, sul quale era presente una placca con l'iscrizione: «Er heisset Silbermann Werk und seine seynd Gülden» (tedesco arcaico: Il suo nome è Silbermann, ma i suoi lavori sono d'oro, giocando sul fatto che silbermann, letteralmente, significa uomo d'argento). 

Nel 1833 i superiori della chiesa decisero di rinnovare lo strumento, affidando i lavori a Georges Wegmann. Il maestro di cappella Joseph Wackenthaler, tuttavia, desiderava un organo sinfonico: nel 1850 elaborò il progetto per un organo completamente nuovo, e, per il 1869, aveva programmato un intervento di rifacimento a opera di Aristide Cavaillé-Coll. La guerra franco-prussiana del 1870, però, fece sfumare qualsiasi progetto.

Il conflitto danneggiò lievemente lo strumento, che venne riparato da Charles Wetzel nel 1873 e nel 1876. Heinrich Koulen, nel 1880, propose di modificare completamente la trasmissione dell'organo, dotandolo di un sistema pneumatico. La sua idea venne accettata nel 1889 e i lavori si conclusero nel 1897, ma gli fu impedito di manomettere la cassa gotica. Koulen, inoltre, aggiunse sette registri al positivo, quattro al grand'organo, nove al recitativo e quattro alla pedaliera, dando allo strumento una sonorità prettamente ottocentesca. Al termine dei lavori, Koulen, accusato di aver irreparabilmente manomesso un capolavoro dell'arte organaria antica, venne duramente contestato.

All'inizio del XX secolo si aprì una crepa su uno dei pilastri che sostengono il peso della volta. Per poter costruire le impalcature, l'organo venne smontato e rimosso poco prima dello scoppio della Prima guerra mondiale. Purtroppo, a causa del conflitto, le autorità militari ordinarono di requisire tutto il metallo disponibile, e le canne vennero così fuse a scopi bellici. Solamente alcune delle canne della facciata, risalenti all'organo di Frédéric Krebs, si salvarono.

Dopo la guerra vennero proposti diversi progetti per la realizzazione di un nuovo strumento, dotato di trasmissione meccanica, il più simile possibile all'organo di Andreas Silbermann. Alla fine, la chiesa commissionò i lavori a Edmond-Alexandre Roethinger. Quest'ultimo, tuttavia, non era esperto nel realizzare strumenti a trasmissione meccanica. Inoltre, la profondità della cassa gotica era molto limitata (da 120 a 150 centimetri), rendendo il lavoro ancora più complesso. Per risolvere la situazione, Roethinger decise di costruire un organo a trasmissione pneumatica, terminando i lavori nel 1935. 

Lo strumento, tuttavia, si rivelò insoddisfacente, anche per via dell'acustica della cattedrale, non adatta alle sonorità di un organo sinfonico. Max Roethinger, nel 1959, eseguì alcune modifiche. Durante gli anni Settanta la chiesa decise di rinnovare l'organo. I lavori vennero affidati ad Alfred Kern, il quale si avvalse della collaborazione di Michel Chapuis per realizzare uno strumento stilisticamente adatto alla cattedrale.

Il nuovo organo, completato nel 1981, è dotato di trasmissione meccanica, l'aria è fornita da due mantici, il corista del La corrisponde a 440 Hz e il temperamento è equabile. 

Un organo nel coro, detto dei tre re, venne citato per la prima volta nel 1352 e restò nell'edificio fino al 1400. Fra il 1400 e il 1402 fu realizzato un nuovo strumento, sostituito nel 1478 da un piccolo organo costruito da Frédéric Krebs (o Krebser). Mathias Tretzscher (o Troestler, Tretscher, Tretzscher), nel 1660, realizzò uno strumento di piccole dimensioni e lo pose sul jubé, e lì restò fino al 1681, anno in cui fu trasferito nella chiesa di Temple Neuf. Nel 1694, però, è attestata nuovamente la presenza di un piccolo organo all'interno della cattedrale. I superiori della chiesa, all'inizio del XVIII secolo, decisero di far realizzare un nuovo strumento, affidando i lavori a Joseph Waltrin, il quale li ultimò nel 1712. Intorno al 1727 lo strumento venne spostato dal jubé al coro e andò completamente distrutto durante la Rivoluzione francese. Per gran parte del XIX secolo la cattedrale restò priva dell'organo del coro, finché, nel 1878, Joseph Merklin portò a termine un nuovo strumento. Edmond-Alexandre Roethinger eseguì alcune riparazioni nel 1909, seguite da altre nel 1958. Nel 1970 la chiesa si rivolse a Jean-Georges Koenig per rinnovare lo strumento, che venne ultimato nel 1976.

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