Castelli della Valle della Loira
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2000

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Castello di Angers, il castello dell'Apocalisse
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Il castello di Angers, detto anche Castello dei Duchi d’Angiò, si trova nella città francese di Angers, capoluogo del dipartimento della Maine-et-Loire. Per quanto si trovi sulla Maine, il Castello è annoverato tra i Castelli della Loira. Il sito fu frequentato sin dall'antichità per la sua posizione difensivo-strategica. Successivamente i conti di Angiò vi posero la loro capitale, finché, sotto i Plantageneti, il regno di Francia acquisì la contea di Angiò. Luigi IX fece costruire l'attuale castello nel XIII secolo, che i duchi d'Angiò trasformarono in palazzo signorile nel XV secolo. Yolanda d'Aragona vi partorì Renato d'Angiò. Nel XVII secolo, a seguito delle guerre di religione, il re ordinò la distruzione del castello, ma solo la parte superiore delle torri viene abbattuta. La fortezza venne poi trasformata in una prigione, poi in presidio e deposito di munizioni durante la seconda Guerra Mondiale. Dall'inizio del XXI secolo ospita l'arazzo dell'Apocalisse ed è una delle attrazioni più visitate del Maine-et-Loire. L'apertura al turismo è gestita dal Centre des monuments nationaux.

La posizione del castello di Angers è strategica in quanto si trova sulla collina occidentale della città, nel punto più alto di Angers, a 47 metri. L'elevazione del castello oscilla tra i 35 e i 45 metri. Si affaccia sul fiume Maine, che scorre ad un’altitudine di circa 20 metri. La collina è composta di scisto d’ardesia, materiale molto estratto nel periodo medioevale.

Nel 1997 venne rinvenuto un tumulo a ovest della corte, sotto i resti del castello del vecchio conte. Costruito intorno al 4500 a.C., il tumulo consisteva in quattro o cinque camere sepolcrali. È di circa 17 metri di diametro ed è costruito interamente in lastre di scisto; la lavorazione delle lastre lascia intendere che il sito fosse attivo nel neolitico.

La teoria di un insediamento gallico della tribù degli Andecavi sul luogo è stata respinta per le poche prove a sostegno dell’ipotesi. Tuttavia la campagna di scavi preventivi condotta tra il 1992 e il 2003 potrebbe finalmente dimostrare l'esistenza di un villaggio esistito tra la fine degli insediamenti di La Tène (80-70 a.C.) ed il periodo augusteo (10 a.C.). La presenza di reperti archeologici, i resti di un muro con travi orizzontali e la scoperta di una definizione in settori permettono di riconsiderare l'ipotesi di un villaggio gallico sul sito del castello.

Durante l'occupazione romana, verso la fine del I secolo, il sito venne trasformato in una vasta piattaforma di 3600 m² circondato da mura con contrafforti che si affacciava sul Maine. Vennero edificati un tempio e le sue dipendenze. Alla fine del III secolo, la migrazione dei popoli germanici fece piombare la zona un crescente stato di insicurezza. La gente del posto si rifugiò nella città di Giuliomago ed un’alta cinta di 10-12 metri venne eretta intorno alla città. Parte dei bastioni gallo-romani che attraversano l'attuale castello da ovest ad est, lungo l’antica rocca del primo secolo, sono stati distrutti per costruire le attuali mura. All’estremità occidentale, nella galleria dell'Apocalisse, nella cappella di Saint-Laud, si trovano i resti di una antica torre difensiva. Esiste anche una porta denominata "porta Chanzé", i cui resti sono sepolti nel bastione sud-ovest.

Gli scavi condotti tra il 1992 e il 2003 hanno dimostrato l'occupazione del sito tra il VII e il IX secolo. Sono stati trovati resti di edifici di buona qualità costruttiva e di giardini che corrisponderebbero ad una residenza episcopale, infatti il vescovo risulta il proprietario del sito del castello durante la metà del IX secolo.

Nell’851 il vescovo di Angers, Dodon, permise al conte di Angiò di stabilirsi sulla propria terra, "vicino la cinta". Questa posizione permetteva una perfetta visuale del Maine in un momento in cui Angers era vulnerabile alle incursioni dei Normanni. Ciò tuttavia non impedì loro di saccheggiare più volte in città. Allo stesso tempo anche i Bretoni compirono diverse incursioni e conquistarono una parte del territorio angioino. In quel periodo di incertezza e di invasioni i conti di Angiò costruirono quello che sarebbe diventato il palazzo del Conte. Tale castello non fu mai assediato e venne molto poco fortificato, perché i conti di Angiò gradualmente sottomisero Poitou, il Maine, la Normandia e l’Aquitania. Viene menzionato come una sala conferenze e non come fortezza. Pertanto era prevalentemente composto da edifici abitativi.

Venne costruita una grande sala da pranzo all’estremità occidentale del promontorio, che poggiava sull'antica cinta gallo-romana. La cappella di Sainte-Geneviève, la chiesa del palazzo, accolse alla fine del IX secolo le reliquie di San Laud, che gradualmente diedero il nome al luogo di culto. Nel X secolo venne eretto un forno su basi di colonne trovate durante gli scavi di fondazione. Nell’XI secolo fu ampliata la Sala Grande verso nord da 300 a 500 m².

Nel XII secolo il palazzo passò sotto il controllo della dinastia dei Plantageneti. Nel 1131 o 1132 venne devastato da un incendio. Durante la ricostruzione, la Sala Grande fu restaurata e dotata dell’attuale porta. Gli appartamenti continuarono ad ampliarsi verso la parte nord e sud del cortile. Infine, la nuova cappella Saint-Laud fu eretta immediatamente fuori dalle mura romane, che rimangono nelle fondazioni del suo lato settentrionale. Si tratta di una cappella ad una sola navata a volta a botte spezzata, con una sola abside rivolta a sud. L’Angiò diventò parte del regno Plantageneto: il palazzo perse il suo ruolo di centro politico ed i Plantageneti radunarono la loro corte ad Angers molto raramente. L’intero palazzo piombò nel degrado.

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Nel 1214, dopo la battaglia di Bouvines e Roche-aux-Moines, il re di Francia Filippo Augusto conquistò l’Angiò a Giovanni Senza Terra ed unì la provincia al territorio del regno, che così si avvicinò al Ducato di Bretagna, territorio ostile al regno di Francia. 

I Bretoni riuscirono a conquistare Angers nel 1227, ma furono subito cacciati dalle truppe della reggente Bianca di Castiglia e Luigi IX. Bianca iniziò subito dopo la costruzione di una fortezza reale. Perciò i religiosi di Saint-Laud e parte degli abitanti della città vennero espulsi per erigere una fortezza estesa oltre 2,5 ettari. 

Quasi un quarto del vecchio quartiere religioso di Saint-Maurice d'Angers fu distrutto per permettere l'espansione del forte. Per la costruzione del castello il re pagò più di 5.000 lire e venne istituita una tassa per i cittadini di Angers. 

La costruzione richiese una decina di anni (1230-1242), che segnò la nascita della fortezza così come si presenta oggi: una cinta di oltre 800 metri di lunghezza intervallata da 17 torri. Solo il lato nord, ripido, di fronte al Maine, non fu mai fortificato. Luigi IX decise anche di inglobare la fortezza nelle mura della città.

Nell’Angiò venne confinato il fratello di Luigi IX, Carlo I di Sicilia, che diede origine alla linea Capetingia dell’Angiò. Anche se Carlo venne richiamato dal papa in Italia, non trascurò il castello di Angers, garantendo il suo mantenimento e miglioramento. Si ispirò proprio a questo castello per costruire il suo Castel Nuovo a Napoli. I suoi successori, però, si preoccuparono poco della fortezza, che ritorna di proprietà del re nel 1290. Angers perde il suo ruolo politico ed il palazzo tornò nuovamente nell’oblio.

L’Angiò divenne un ducato nel 1360, dopo che una nuova dinastia, dopo la casa di Valois, si insediò ad Angers. Luigi I d'Angiò vi soggiornò di rado, così come il suo successore Luigi II. Luigi I, tuttavia, prima, nel 1370, sistemò l'alloggiamento del siniscalco dietro la porta della Città, poi restaurò la Sala Grande, che fu dotata di nuove finestre più grandi e dove venne posto un enorme camino. Fece anche costruire una nuova cucine, quattro volte più grande della precedente, risalente al periodo ducale. Incaricò il suo architetto contabile, Macé-Delarue, della manutenzione e riparazione del castello.

Il suo successore, Luigi II, fece erigere intorno al 1410 l’ala Reale. Yolanda d'Aragona, moglie di Ludovico II, fece costruire una nuova cappella per ospitare la reliquia della Vera Croce d'Angiò, che in precedenza era ospitata presso l'Abbazia di La Boissiere, minacciata dagli Inglesi. Nel 1409 diede alla luce, negli appartamenti del castello, suo figlio Renato. Il castello venne anche rinforzato in previsione delle incursioni inglesi. Nel 1443 il Duca di Somerset sbarcò in Normandia con 8.000 uomini e giunse alle porte di Angers. Una salva di artiglieria sparata dal castello uccise uno dei capitani di Somerset, che decise di togliere l'assedio per porlo al castello di Pouancé. Sotto il regno del duca Renato d'Angiò, l’ala Reale fu arricchita di una galleria. Renato, nel 1450, fece costruire anche un corpo di guardia e vari altri edifici.

Renato d'Angiò entrò in conflitto con suo nipote, re Luigi XI di Francia, riguardo l'eredità del ducato. Luigi XI decise di prenderlo con la forza e si presentò ad Angers nel 1474 con il suo esercito, costringendo Renato a cedergli le terre. Luigi XI installò subito un presidio nel castello e ne affidò il comando a Guillaume de Cerisay. Nel 1485 Carlo VIII fece riscavare i fossati fino ad allora inutilizzati. Successivamente, Jean Bourre venne nominato capitano del castello e lo dotò di artiglieria.

Nel 1562 venne deciso di adeguare il castello alle nuove tecniche di guerra. L'architetto Philibert Delorme fu nominato responsabile dei lavori da Jehan de l’Espine. Venne posta l’artiglieria sulle terrazze a sud, dal lato del cortile, e dietro alla parete nord tra la porta e la casa del governatore. Venne costruito un bastione davanti alla porta ai Campi. I fossati vennero nuovamente ingranditi.

Nel 1585, durante le guerre di religione, i cattolici ed i protestanti combatterono per il castello. Enrico III diede l'ordine di raderlo al suolo, in modo che nessun’altra fazione potesse più usarlo contro di lui. Fu il governatore del castello, Donadieu de Puycharic, l’incaricato di demolire il castello. Le torri vennero abbassate e la merlatura abbattuta, ma la demolizione fu lenta e venne sospesa per sei volte, poi finalmente abbandonata alla fine delle guerre. Le gru incaricate di distruggere la fortezza restarono piantate fino alla metà del XVIII secolo.

Nel 1595 vennero collocate le nuove terrazze di artiglieria, dotando il castello di poderose opere di difesa. Il castello era ancora abitato nel 1648, quando i cittadini di Angers si ribellarono contro il governatore, e poi di nuovo durante il movimento de La Fronda. Il castello fu utilizzato come prigione militare e casa di riposo. Nel 1661 Luigi XIV ordinò a d’Artagnan di arrestare Nicolas Fouquet, sovrintendente delle finanze reali, che il sovrano sospettava di appropriazione indebita di dodici milioni di lire dal Tesoro Reale. Dopo il suo arresto nel castello di Nantes, Fouquet fu portato al castello di Angers, dove visse per tre settimane. Nel corso del XVIII secolo alloggiò nel palazzo una piccola guarnigione comandata da un luogotenente del re, ed il castello cominciò a soffrire la mancanza di manutenzione.

Durante la Rivoluzione, nel 1789, il castello divenne la sede del Comitato rivoluzionario di Angers. A inizio del messidoro dell’anno I (fine giugno 1793), i Vandei, di ritorno dalla Virée de Galerne, invano assediarono la città e la sua fortezza. Questa venne poi nuovamente utilizzata come prigione durante il Terrore e le guerre di Vandea.

Nel 1806 venne autorizzata la demolizione del fortino della porta dei Campi per la costruzione di un viale. Il castello fu trasformato l'anno seguente in carcere civile e militare. Nel 1813 la cappella venne modificata per contenere duecento marinai inglesi prigionieri delle guerre napoleoniche. Due anni più tardi, dopo la definitiva sconfitta dell'imperatore, i prussiani occuparono la fortezza. Venne ripresa nel 1817 dall'esercito francese, che l'adibì ad arsenale e guarnigione. Nel 1857 il Consiglio Generale divenne il proprietario del castello per la somma di 20.000 franchi, ma si dovette occupare della manutenzione delle parti storiche del sito. Il castello fu classificato come monumento storico nel 1875 per proteggere il palazzo dai danni provocati dai soldati, che danneggiavano la casa Reale e la cappella costruendo strutture militari.

Nel 1912 la città di Angers prese in affitto i fossati ed i giardini e vi collocò cervi e caprioli nel 1936. Si aprirono negoziati sulla proprietà del castello tra l'esercito e la Direzione Generale di Belle Arti. Nel mese di luglio del 1939 le trattative si conclusero e vennero attuati piani di restauro. Il progetto fu interrotto dalla seconda Guerra Mondiale. I tedeschi occuparono il sito e vi depositarono le loro munizioni. Il 15 e 16 maggio 1944 l'esercito tedesco evacuò gli uomini presenti e le munizioni per paura dei bombardamenti alleati. Dieci giorni dopo, il 25 e 26 maggio, Angers subì il primo bombardamento. Sei bombe caddero sul castello, di cui tre all’interno della cinta muraria. Una volta della cappella cedette, la casa Reale prese fuoco ed i tetti crollarono.

Nel 1945 iniziò la ricostruzione della cappella sotto la direzione dell'architetto Bernard Vitry. Gli edifici militari furono smantellati. Nel 1948 vennero sistemati i giardini e il castello venne aperto al pubblico. Il restauro della cappella venne completato in tre anni e questa venne inaugurata dal vescovo di Angers. Nel 1952 fu presa la decisione di costruire un edificio per ospitare l'arazzo dell'Apocalisse. Questo nuovo stabile fu aperto il 30 luglio 1954.

Tra il 1992 e il 2003, una serie di scavi archeologici preventivi furono condotti dall’AFAN e dall’INRAP sotto la galleria dell'Apocalisse, che stava venendo restaurata. Questi scavi permisero la scoperta dei resti del palazzo conteale e delle tracce delle occupazioni neolitiche, galliche e romane. Nel 2007 venne rimodernata la zona della reception e della biglietteria. Nel febbraio 2009 fu preparato un nuovo spazio per la galleria dell’Apocalisse, dove inoltre si possono ammirare, tramite una vetrata, i resti degli insediamenti antichi e delle mura del palazzo conteale.

Il 10 gennaio 2009 un incendio scoppiato a causa di un malfunzionamento di un radiatore distrusse la casa Reale. Grazie alla prontezza dei dipendenti i preziosi arazzi vennero messi al sicuro e non subirono danni; il tetto dell'edificio, tuttavia, fu distrutto. Il danno fu stimato 2 milioni di euro. Il ministro della Cultura Christine Albanel promise la ricostruzione dell’edificio danneggiato il secondo trimestre dello stesso anno, anche se alla fine ci vollero ben tre anni ed il costo triplicò. L'incendio danneggiò il tetto, ma l’apporto d’acqua per spegnere l’incendio rovinò anche la muratura, richiedendone una radicale ricostruzione

L'aspetto esterno della fortezza risale quasi interamente ai tempi di Luigi IX, noto come San Luigi, e richiama il ruolo militare del castello in modo monumentale. Al contrario, gli interni e gli edifici della corte, successivamente costruiti tra Luigi I d'Angiò e Renato d'Angiò, ricordano il ruolo residenziale della Corte d'Angiò tra i secoli XIV e XV.  

La struttura si sviluppa su un'altura, quasi trenta metri più in alto rispetto al sottostante fiume. I giardini del castello circondano il complesso palatino a sud e a est e sono racchiusi dalle mura; queste cominciano dalla cosiddetta Torre del Molino, affacciata sul fiume sottostante, esposta verso nord, e sono arricchite da diciassette torrioni: proseguendo verso sud-est, tra il terzo e il quarto si apre la porta della Città, rivolta a nord-est, dopo che le mura hanno curvato bruscamente verso sud-ovest, tra il nono e il decimo si apre la porta dei Campi, diametralmente opposta ed esposta a sud-ovest. Dove i bastioni costituiscono le torri laterali di una porta, sono posti più ravvicinati tra di loro. In corrispondenza della porta dei Campi, il muro che circonda il complesso svolta verso nord-ovest, per poi proseguire, con una leggera curvatura, in questa direzione.

Il lato verso il fiume, che prospetta verso nord-ovest, non è fortificato. È lungo questo lato che si sviluppa, attorno a una corte, il nucleo centrale del complesso: ponendo il punto d'osservazione al centro della corte, verso il fiume si trova un'area che un tempo ospitava la cosiddetta Sala Grande, della quale rimane solo la porta d'accesso; proseguendo in senso antiorario la corte è circondata su due lati dal loggiato dell'Apocalisse, culminante nella sua estremità orientale in quello che è noto come Castelletto; chiude la corte il corpo principale del complesso, costituito dalla loggia reale e dalla cappella palatina. Nell'area più orientale della struttura, al di là del cortile e a ridosso della Porta dei Campi, si trovano un cortiletto posto su una terrazza e l'alloggio del Governatore.

  
Mappa del complesso. 
A: porta della città; 
B: porta dei campi; 
C: torre del mulino; 
D: loggia regale; 
E: castelletto; 
F: galleria dell'Apocalisse; 
G: sala grande; 
H: cappella; 
I: alloggio del governatore; 
J: corte; 
K: giardino; 
L: giardino sulla terrazza.

MURA E TORRI  - La più saliente caratteristica del castello sono le sue poderose torri a terminazione piatta. Ma queste non furono costruite così. Sono il risultato di un inizio di demolizione del complesso. Quando, nel 1584, morì l’ultimo discendente in linea diretta del re Enrico II, si creò una situazione assai pericolosa: l’erede al trono del sovrano di allora, Enrico III, che non aveva figli, diventò l’esponente di un’altra dinastia, Enrico di Navarra. Quest’ultimo era ugonotto, cioè protestante: prospettiva inacetibile per l’aristocrazia del regno, riunita nella cosiddetta Lega cattolica. Pressato dalla corte, Enrico III decise nel 1585 di scendere in campo contro la fazione ugonotta. Poiché esisteva il rischio che gli avversari si arroccassero nei castelli esistenti sul loro territorio (era il caso di Angers, con le sue mura formidabili), il sovrano impartì l’ordine che venissero rasi al suolo.

Tre anni dopo, tuttavia, Enrico III cambiò fronte e si alleò con gli ugonotti contro la Lega cattolica. I lavori di demolizione vennero quindi sospesi quando erano stati abbattuti solo i dieci metri superiori dei torrioni, lasciando il castello nella situazione in cui si presenta oggi, con le torri sostanzialmente allineate alle cortine: un’immagine possente e affascinante, ma certo non corrispondente a quella iniziale, di tipo più ‘consueto’, cioè con le torri più alte delle cortine.

I secoli successivi segnarono l’inizio della decadenza del castello che, con Luigi XIV, divenne prigione del Stato fino all’Ottocento. Solo nel 1875 fu dichiarato ‘monumento nazionale’; dal 1945 iniziarono i lavori di restauro.

La fortezza fatta costruire da San Luigi nel 1230 comprende diciassette torri costituite da un’alternanza di scisto e tufo. Queste sono alte trenta metri circa e larghe diciotto metri. Prima del XVIII secolo esisteva, fuori dalle mura, verso il Maine, la torre Guillon, che veniva utilizzata per l’approvvigionamento del castello, e che fu demolita nel 1832. Le imponenti mura costruite tra il 1230 e il 1240 su iniziativa di San Luigi hanno una circonferenza di circa 800 m. In tutto la fortezza copre un'area di 25.000 m². Nel lato nord, il ripido strapiombo ha fatto sì che non fosse ritenuto necessario applicarvi opere difensive.

La torre del mulino è la torre più alta. Deve il suo nome al fatto che nel XVI secolo sorreggeva un mulino a vento, ma fungeva pure da torre di guardia. Fu ristrutturata nel XVI secolo dopo il livellamento delle torri, finalizzato a far spazio ai cannoni; le torri, un tempo, erano alte più di 12 metri e coperte da una garitta in ardesia. È alta 40 metri. Era una torre da guardia. È stata ristrutturata nel XVI secolo dopo il livellamento delle torri (il livellamento serviva per far spazio ai cannoni). Le torri, un tempo, erano più alte di 12 metri e coperte da una garitta in ardesia. A destra di questa torre troviamo i Bastioni di Donadieu de Puyaric che fece rinforzare le vecchie cortine di Luigi d'Angiò. Oggi sono state trasformate in giardini. A nord troviamo un muro di sostegno per ammortizzare i colpi delle armi da fuoco, a sud troviamo una semplice scarpata a fianco di una passeggiata all'ombra.

La fortezza fatta costruire da San Luigi nel 1230 comprende diciassette torri costituite da un'alternanza di scisto e tufo. Queste sono alte trenta metri circa, larghe diciotto metri di diametro e collegate le une con le altre. In passato esisteva una diciottesima torre, fuori dalle mura verso la Maine, la torre Guillon, che veniva utilizzata per l'approvvigionamento del castello e che fu demolita nel 1832. Le imponenti mura costruite tra il 1230 e il 1240 su iniziativa di San Luigi si sviluppano su una circonferenza di circa 800 m di lunghezza. In tutto la fortezza copre un'area di 25 000 mq. Nel lato nord, il ripido strapiombo ha fatto sì che non fosse ritenuto necessario applicarvi opere difensive. Tra i torrioni terzo e quarto e nono e decimo si aprono due porte, note come Porta della Città e Porta dei Campi.

I sistemi di difesa del castello comprendevano anche le mura della città: nel 1422, durante la guerra dei cent'anni, si diceva che il centro abitato era una sorta di bastione inferiore della fortezza. Nel 1537 la città di Angers era detta addirittura "il cortile del castello".

La porta dei Campi consente il collegamento tra il castello e la città. Questo è l’elemento architettonico più importante del castello. Si presenta per due terzi costituita da pietra calcarea, mentre l’ultimo terzo contiene strati alternati di calcare e scisto.

Due torri fiancheggiano un cancello, a cui si accedeva tramite un ponte levatoio, poi da un altro ponte che doveva essere azionato da una singola corda a partire da un'apertura sopra la porta. Questa veniva difesa principalmente da una serie di arcieri disposti in quattro piani all’interno di ciascuna torre; al posto degli arcieri vennero in seguito collocati dei cannoni. Nel XVII o XVIII secolo due delle cannoniere furono dotate di piccoli balconi semicircolari.

L'ingresso era poi protetto da quattro arcieri (due per lato) posti allo stesso livello dell’ingresso; questo venne poi difeso con un sistema di doppia saracinesca. Infine, a rafforzare quest’ingresso molto ben difeso, venne aggiunta una porta, della quale rimangono le tracce di una cerniera e una chiusura.

All'ingresso si trova una sala a volta del XIII secolo che sosteneva le camere di guardia e che ora sorregge le stanze del governatore. L'interno delle torri si compone di tre camere a volta a vela sulla base di sei pilastri. Questi sono più elaborati rispetto a quelli delle altre torri della fortezza e rappresentano volti o motivi vegetali.

Per ricordare i 600 anni del regno di Renato, l’Atelier Perrault Frères costruì un ponte provvisorio.

I fossati furono scavati durante la costruzione della fortezza sotto il regno di San Luigi: a sud separavano il castello, costruito sull'omonima collina, dal sobborgo di Esvière, a nord segnavano il confine tra la città e il castello. Vennero ampliati nei secoli XIV e XVI e attualmente raggiungono 11 m di profondità e 30 m di larghezza. Sebbene la Maine passi ai piedi del castello, quindi ci sia abbondanza di acqua, i fossati non ne vennero mai riempiti interamente, soprattutto a causa della pendenza del terreno.

Sotto il re Renato i fossati furono trasformati in corridoi per lo svolgimento di tornei, molto amati dal duca; Nel XVIII secolo divennero giardini e orti. La città di Angers li acquisì nel 1912, e dal 1936 al 1999 vi furono introdotti daini e cervi. Attualmente i fossati ospitano dei giardini.

Anche la porta della città, rivolta verso nord, assicura il collegamento tra il castello e la città. Rispetto alla porta dei Campi è di costruzione meno curata e costruita principalmente di scisto, con delle sottili linee di calcare. L'ingresso della porta della città è affiancato da due torri circolari, la terza e la quarta. Questa porta fu ricostruita nel XV o XVI secolo per ospitare due ponti levatoi: uno doppio per far passare i carri, e l'altro per l'attraversamento pedonale.

La sua difesa era simile alla porta dei Campi. C'erano diverse saracinesche e guardiole per molti arcieri, alcune delle quali vennero trasformate in cannoniere. Dietro alla porta c'erano le sale delle guardie, sovrastate da un arco. Queste stanze vennero poi rimaneggiate sotto Luigi I.

COMPLESSO INTERNO

Il cortile è diviso in due parti. L'organizzazione degli edifici costruiti tra i secoli XIV e XV divide l'interno della fortezza tra il cortile basso, detto cortile della guarnigione, e il cortile signorile delimitato dalla Casa Reale, la cappella, il corpo di guardia e altri edifici demoliti (aree comuni, cucine), ora sostituiti dalla galleria dell'Apocalisse.

La sala Grande del castello di Angers risale al periodo comitale, cioè il IX secolo: si tratta di una sala per riunioni e cerimoniali dove il conte esercitava il potere. La prima sala, grande 300 m², fu ampliata nell'XI secolo fino a 500 mQ. Nel XII secolo, probabilmente dopo l'incendio del 1131, la sala Grande fu dotata di piccole finestre ad arco e della porta attuale, anch'essa semicircolare, decorata "a spina di pesce" (o "a zig-zag"). L'antica aula carolingia fu modificata nuovamente verso la fine del XIV secolo e vennero aperte grandi finestre "a montante" con doppio reticolo, dotate di sedili nella parte inferiore; tra l'una e l'altra di queste furono aperte piccole finestrelle. Fu anche installato un camino monumentale. La porta del XII secolo si è conservata fino a oggi, e dei documenti risalenti dal 1370 menzionano, dal lato della Maine, il progetto di costruzione delle finestre e del camino.

Cappella di Saint-Laud - Probabilmente nel castello esisteva già alla fine del IX secolo una cappella intitolata a santa Genoveffa, che ricevette in questo periodo le reliquie del vescovo di Coutances, Laudo, che diede il nome alla chiesa.

Verso il 1060 il conte d'Angiò Goffredo Martello creò un capitolo di canonici al fine di garantire il culto. La cappella fu distrutta una volta all'inizio del XII secolo, quindi ricostruita e consacrata dal vescovo di Angers Renaud Martigné l'8 giugno 1104. La chiesa venne nuovamente distrutta da un incendio e fatta ricostruire nel 1131 da Enrico II. Anche se parzialmente nascosta dalla ricostruzione del castello per opera di San Luigi, funse da cappella del castello fino al XIV secolo, quando venne sostituita dalla nuova cappella voluta da Iolanda d'Aragona.

I resti della cappella sono stati scoperti nel 1953 durante lo scavo della galleria dell'Apocalisse: si scoprì che misurava cinque metri per cinque ed era chiusa da una volta a botte in pietra semicircolare. Ci sono ancora, sulle colonne della parete nord, dei capitelli scolpiti. Ora la cappella è visibile dalla galleria dell'Apocalisse insieme ai resti di una torre gallo-romana.

Galleria dell'Apocalisse - La galleria fu costruita tra il 1953 e il 1954 dal capo architetto dei monumenti storici Bernard Vitry per ospitare l'omonimo arazzo, che misura complessivamente 103 metri di lunghezza per 4,5 metri di altezza. La galleria è alta nove metri ed è leggermente ribassata rispetto al suolo in modo da non superare l'altezza delle pareti. La galleria forma un angolo retto e cade sul percorso dei vecchi edifici che chiudevano la corte signorile. La prima parte è lunga 40 metri, la seconda 56. Per renderla armonica con gli edifici circostanti le facciate furono rivestite interamente con dello scisto. All'interno, la galleria presenta dei rigonfiamenti in larghezza dovuti alla presenza delle torri della cinta.

L'arazzo dell'Apocalisse fu conservato qui sin dal 1954, nonostante le aperture lasciassero passare la luce esterna che ne avrebbe potuto rovinare i colori. Nel 1975 furono perciò installate delle tende, e nel 1980 vennero posizionate delle barre affinché l'arazzo non venisse a contatto con il muro. Inizialmente la galleria aveva uno sfondo rosso, quindi, nel 1982, questo venne sostituito da uno beige e nel 1996 da uno blu scuro. Per limitare il degrado dei colori, la temperatura viene oggi mantenuta costante e la luce è filtrata. L'arazzo non solo rappresenta l'Apocalisse, ma fornisce anche una grande quantità di informazioni riguardanti gli usi e i costumi tipici del XIV secolo.  

L'arazzo fu commissionato da Luigi I nel 1373. Questa grandiosa opera di tessitura, originariamente lunga 140 m , si basa su cartoni del pittore Hennequin de Bruges e fu realizzata da Nicolas Bataille. La lunga serie di pannelli, illustranti l’ultimo libro della Bibbia opera di San Giovanni, fu nell’arcivescovado di Arles nel 1400 e dal 1474 nella chiesa di Saint Maurice ad Angers. Scomparsi nel 1782, gli arazzi vennero recuperati nel 1848 dal canonico Joubert, che ne curò il restauro. Ogni singolo pannello è accompagnato dall’immagine di San Giovanni, che assiste ed illustra le scene. Le didascalie originariamente presenti furono rimosse nel corso del restauro ottocentesco, a causa delle loro cattive condizioni.

Il racconto scritto di Giovanni è di difficile comprensione e ricco d’allegorie il cui senso non è sempre chiaro. Anche negli arazzi quest’oscurità di significato è rispettata. L’inizio oggi conservato è dato dal pannello in cui il santo, su invito divino, inizia a descrivere le proprie visioni per il bene delle sette chiese, raffigurate come cappelle. Il simbolismo presente in questa scena pervade tutto il resto dell’opera tessuta: qui Giovanni vede il Messia, dotato d’attributi particolari tra personaggi che raffigurano, per allegorie, le qualità del Creato. 

Dopo una scena d’omaggio al Messia, si ha il pianto del santo e l’inizio della spiegazione dei segreti divini dopo l’ostentazione dell’agnello divino. Si rivelano così i quattro cavalieri dell’Apocalisse, su cavalli di colori diversi, dietro ai quali segue la salvazione delle anime dei morti al servizio di Dio. Dopo il riconoscimento del popolo degli eletti si ha l’introduzione ha nuovi segreti, alla presenza di Dio ed un angelo. 

Gli ambienti naturali mostrano la loro forza scatenata ai quattro squilli delle trombe divine nei pannelli della tempesta, dell’astro di fuoco e dell’aquila; al quinto e al sesto squillo il disordine nell’universo aumenta. San Giovanni, nei pannelli seguenti, viene a conoscenza delle misteriose parole dei sette tuoni e, simbolicamente, divora il libro dell’angelo. Dopo la valutazione di Giovanni dell’armonia celeste (con la misurazione del tempio), si ha il racconto, in quattro pannelli, dell’avventura dei due testimoni salvati da Dio e l’annunzio dell’imminenza dell’arrivo del Messia e del Giudizio Universale.

Segue quindi il capitolo in cui Satana, sotto forme diverse, insidia il Creato prima come dragone, attaccando una donna partoriente difesa da San Michele e guerreggiando coi fedeli, poi come mostro marino idolatrato, ed infine come mostro della terra. Dopo queste scene si ha l’annuncio da parte degli angeli del Nuovo Testamento, della caduta di Babilonia e delle pene dei dannati. Quindi, dopo che i giusti sono stati salvati, questi vengono raccolti da Dio, mentre gl’infedeli affrontano la collera divina (che simbolicamente li coglie come grappoli alla vendemmia). Alla raffigurazione dei sette flagelli che accompagnano l’ira di Dio fa seguito la comparsa dei tre mostri satanici e quella di Babilonia, madre degli abomini, che infine crolla, assieme alla sconfitta dei tre mostri e di Satana stesso. 

La serie d’arazzi si conclude con l’immagine della Gerusalemme celeste, città di cui San Giovanni misura la perfezione per infine prostrarsi davanti alla Trinità.

La parte giunta sino a oggi (70 delle più di 90 scene originali, un’enorme fascia di 107 m di lunghezza e 5,50 m di altezza) costituisce il ciclo più grande e importante che esiste al mondo. Viene conservata in un edificio costruito appositamente all’interno del castello

Il castelletto è l'entrata al cortile signorile venendo da ambo le porte. Fu fatto costruire dal duca Renato d'Angiò e venne completato nel 1456. È opera dell'architetto angioino Guillaume Robin.

Sopra il passaggio per accedere al cortile, si compone di due piani con una torretta che ospita la scala. È affiancato da tre torri sporgenti sostenute da contrafforti e coperte da un tetto conico, proprio come nel castelletto del castello di Saumur. Le torrette sono fuori dall'asse dell'edificio, così da conferirgli un aspetto asimmetrico. Il tetto dell'edificio principale è il risultato di una modifica apportata durante la costruzione. Il portico d'ingresso ha un arco ribassato sormontato da un archivolto "a parentesi graffa": dal lato del cortile l'arco parte da un lato da un capitello, mentre dall'altro scende a terra direttamente.

L'interno è costituito da un piano e da un sottotetto. Il piano venne in seguito abitato dal figlio di Renato, Giovanni II di Lorena; quindi divenne una prigione nel 1707.

All'interno del castello si trova la cappella costruita su volontà di Iolanda d'Aragona, moglie di Luigi II d'Angiò. La sua costruzione iniziò nel 1405 e si concluse nel 1413. Dedicata a San Giovanni Battista, con la sua navata unica rettangolare e i tre archi angioini, essa riprende lo stile architettonico gotico-angioino. L'edificio è ampio (lungo 22,85 metri e largo 11,90) e basso (le volte sono di 14,90 metri) con le decorazioni tipiche del XV secolo. Le tre chiavi di volta sono finemente scolpite: la prima rappresenta gli stemmi di Luigi II e Iolanda, la seconda è decorata con lo scudo coronato di Luigi II, la terza contiene una doppia croce, simbolo della Vera croce d'Angiò, reliquiario di proprietà della Casa d'Angiò che venne esposto nella cappella tra il 1412 e il 1456. Le porte visibili ora sono quelle gotiche originali.

Angers_Cappella4.jpg (250695 byte)Sul lato sud è stato collocato un oratorio signorile, o loggia: costruito sotto Iolanda, venne migliorato da Renato che vi aggiunse un triplo arco scolpito con vista sull'altare. L'oratorio è decorato, dal lato della cappella, con cornici di pietra, anche se tutti gli ornamenti più importanti sono stati distrutti durante l'occupazione militare dell'edificio. Vi si accede tramite una porta esterna o dalla cappella; un camino, nascosto dall'esterno da un contrafforte e un pinnacolo, riscaldava la struttura.

L'illuminazione avviene principalmente attraverso il lato rivolto verso est, e inoltre ogni campata è illuminata da due finestre, una a nord e una a sud. Le finestre originali sono state distrutte, tuttavia è ancora possibile trovare nel baldacchino sud della prima campata i resti di un vetro colorato quattrocentesco originariamente appartenente all'abbazia di Louroux: trasportato nel 1812 presso la chiesa di Vernantes, fu posto nel 1901 presso il Museo di Archeologia e ricomposto nella cappella del vecchio ospedale di San Giovanni d'Angers. Giunse nella cappella del castello nel 1951. Un ritratto raffigura il re Renato e sua moglie Giovanna di Laval inginocchiati in preghiera di fronte alla Vergine.

La casa Reale fu fatta costruire da Luigi II d'Angiò nel 1410: in quel periodo gli edifici si allungavano fino quasi al Maine per tornare alla sala Grande, chiudendo il cortile, mentre oggi rimane solo il tratto di edificio adiacente alla cappella, essendo stata parzialmente distrutta nel 1858.

Alloggio del governatore - L'edificio attuale risale al XVIII secolo, mentre le due ali che lo fiancheggiano sono della seconda metà del XVI secolo. Durante la costruzione del palazzo attuale venne aperta una grande vetrata sul lato est. L'edificio ha quattro camere al primo piano; nel secondo, le finestre furono posizionate per ottimizzare l'illuminazione e non lasciare nessun angolo al buio.

Angers_AlloggioGovernatore.jpg (373271 byte)La Galleria del re Renato fu costruita tra il 1435 e il 1453 dal duca Renato d'Angiò. È composta da quattro blocchi separati da contrafforti, sotto ognuno dei quali sono state costruite due finestre per l'illuminazione dei due piani della galleria. Gli architetti del duca d'Angiò, Jean Gendrot e André Robin, eseguirono una facciata in gran parte in vetro, molto insolita nel XV secolo. La galleria misura quindici metri di larghezza con una lunghezza di ventitré metri e vi sono ben undici finestre. Le chiavi di volta del primo piano sono decorate con disegni degli stemmi di Renato d'Angiò o con la croce d'Angiò, mentre nella parte inferiore della galleria una porta murata testimonia l'antica presenza di altri edifici, ora distrutti.

La scala è nell'angolo formato dalla cappella e dalla Casa reale e collega il primo e il secondo piano della casa; inoltre, tramite la stessa scala, si accede alla soffitta della cappella. La parte superiore della scala è chiusa da sedici volte separate da nervature, e dove queste si incontrano si leggono due lettere del motto di Renato: EN DI EU EN SO IT (En Dieu, en soit, contrazione di soit selon la volonté de Dieu; in italiano: Sia secondo la volontà di Dio).

La costruzione della galleria e della scala permise l'accesso indipendente ad alcune parti del palazzo. Fornisce anche un doppio accesso e all'alloggio del Siniscalco d'Angiò e al cortile nord, dove si tenevano feste e cerimonie.

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