Il
castello di Angers, detto
anche Castello dei Duchi
d’Angiò, si
trova nella città francese di
Angers, capoluogo del
dipartimento della
Maine-et-Loire. Per quanto si
trovi sulla Maine, il Castello
è annoverato tra i Castelli
della Loira.
Il
sito fu frequentato sin
dall'antichità per la sua
posizione
difensivo-strategica.
Successivamente i conti di
Angiò vi posero la loro
capitale, finché, sotto i
Plantageneti, il regno di
Francia acquisì la contea di
Angiò. Luigi IX fece
costruire l'attuale castello
nel XIII secolo, che i duchi
d'Angiò trasformarono in
palazzo signorile nel XV
secolo. Yolanda d'Aragona vi
partorì Renato d'Angiò. Nel
XVII secolo, a seguito delle
guerre di religione, il re
ordinò la distruzione del
castello, ma solo la parte
superiore delle torri viene
abbattuta. La fortezza venne
poi trasformata in una
prigione, poi in presidio e
deposito di munizioni durante
la seconda Guerra Mondiale.
Dall'inizio del XXI secolo
ospita l'arazzo
dell'Apocalisse ed è una
delle attrazioni più visitate
del Maine-et-Loire. L'apertura
al turismo è gestita dal Centre
des monuments nationaux.
La
posizione del castello di
Angers è strategica in quanto
si trova sulla collina
occidentale della città, nel
punto più alto di Angers, a
47 metri. L'elevazione del
castello oscilla tra i 35 e i
45 metri. Si affaccia sul
fiume Maine, che scorre ad
un’altitudine di circa 20
metri. La collina è composta
di scisto d’ardesia,
materiale molto estratto nel
periodo medioevale.
Nel
1997 venne rinvenuto un tumulo
a ovest della corte, sotto i
resti del castello del vecchio
conte. Costruito intorno al
4500 a.C., il tumulo
consisteva in quattro o cinque
camere sepolcrali. È di circa
17 metri di diametro ed è
costruito interamente in
lastre di scisto; la
lavorazione delle lastre
lascia intendere che il sito
fosse attivo nel neolitico.
La
teoria di un insediamento
gallico della tribù degli
Andecavi sul luogo è stata
respinta per le poche prove a
sostegno dell’ipotesi.
Tuttavia la campagna di scavi
preventivi condotta tra il
1992 e il 2003 potrebbe
finalmente dimostrare
l'esistenza di un villaggio
esistito tra la fine degli
insediamenti di La Tène
(80-70 a.C.) ed il periodo
augusteo (10 a.C.). La
presenza di reperti
archeologici, i resti di un
muro con travi orizzontali e
la scoperta di una definizione
in settori permettono di
riconsiderare l'ipotesi di un
villaggio gallico sul sito del
castello.

Durante
l'occupazione romana, verso la
fine del I secolo, il sito
venne trasformato in una vasta
piattaforma di 3600 m²
circondato da mura con
contrafforti che si affacciava
sul Maine. Vennero edificati
un tempio e le sue dipendenze.
Alla fine del III secolo, la
migrazione dei popoli
germanici fece piombare la
zona un crescente stato di
insicurezza. La gente del
posto si rifugiò nella città
di Giuliomago ed un’alta
cinta di 10-12 metri venne
eretta intorno alla città.
Parte dei bastioni
gallo-romani che attraversano
l'attuale castello da ovest ad
est, lungo l’antica rocca
del primo secolo, sono stati
distrutti per costruire le
attuali mura. All’estremità
occidentale, nella galleria
dell'Apocalisse, nella
cappella di Saint-Laud, si
trovano i resti di una antica
torre difensiva. Esiste anche
una porta denominata
"porta Chanzé", i
cui resti sono sepolti nel
bastione sud-ovest.
Gli
scavi condotti tra il 1992 e
il 2003 hanno dimostrato
l'occupazione del sito tra il
VII e il IX secolo. Sono stati
trovati resti di edifici di
buona qualità costruttiva e
di giardini che
corrisponderebbero ad una
residenza episcopale, infatti
il vescovo risulta il
proprietario del sito del
castello durante la metà del
IX secolo.
Nell’851
il vescovo di Angers, Dodon,
permise al conte di Angiò di
stabilirsi sulla propria
terra, "vicino la
cinta". Questa posizione
permetteva una perfetta
visuale del Maine in un
momento in cui Angers era
vulnerabile alle incursioni
dei Normanni. Ciò tuttavia
non impedì loro di
saccheggiare più volte in
città. Allo stesso tempo
anche i Bretoni compirono
diverse incursioni e
conquistarono una parte del
territorio angioino. In quel
periodo di incertezza e di
invasioni i conti di Angiò
costruirono quello che sarebbe
diventato il palazzo del
Conte. Tale castello non fu
mai assediato e venne molto
poco fortificato, perché i
conti di Angiò gradualmente
sottomisero Poitou, il Maine,
la Normandia e l’Aquitania.
Viene menzionato come una sala
conferenze e non come
fortezza. Pertanto era
prevalentemente composto da
edifici abitativi.
Venne
costruita una grande sala da
pranzo all’estremità
occidentale del promontorio,
che poggiava sull'antica cinta
gallo-romana. La cappella di
Sainte-Geneviève, la chiesa
del palazzo, accolse alla fine
del IX secolo le reliquie di
San Laud, che gradualmente
diedero il nome al luogo di
culto. Nel X secolo venne
eretto un forno su basi di
colonne trovate durante gli
scavi di fondazione. Nell’XI
secolo fu ampliata la Sala
Grande verso nord da 300 a 500
m².
Nel
XII secolo il palazzo passò
sotto il controllo della
dinastia dei Plantageneti. Nel
1131 o 1132 venne devastato da
un incendio. Durante la
ricostruzione, la Sala Grande
fu restaurata e dotata
dell’attuale porta. Gli
appartamenti continuarono ad
ampliarsi verso la parte nord
e sud del cortile. Infine, la
nuova cappella Saint-Laud fu
eretta immediatamente fuori
dalle mura romane, che
rimangono nelle fondazioni del
suo lato settentrionale. Si
tratta di una cappella ad una
sola navata a volta a botte
spezzata, con una sola abside
rivolta a sud. L’Angiò
diventò parte del regno
Plantageneto: il palazzo perse
il suo ruolo di centro
politico ed i Plantageneti
radunarono la loro corte ad
Angers molto raramente.
L’intero palazzo piombò nel
degrado.



Nel
1214, dopo la battaglia di
Bouvines e Roche-aux-Moines,
il re di Francia Filippo
Augusto conquistò l’Angiò
a Giovanni Senza Terra ed unì
la provincia al territorio del
regno, che così si avvicinò
al Ducato di Bretagna,
territorio ostile al regno di
Francia.
I
Bretoni riuscirono a
conquistare Angers nel 1227,
ma furono subito cacciati
dalle truppe della reggente
Bianca di Castiglia e Luigi
IX. Bianca iniziò subito dopo
la costruzione di una fortezza
reale. Perciò i religiosi di
Saint-Laud e parte degli
abitanti della città vennero
espulsi per erigere una
fortezza estesa oltre 2,5
ettari.
Quasi
un quarto del vecchio
quartiere religioso di
Saint-Maurice d'Angers fu
distrutto per permettere
l'espansione del forte. Per la
costruzione del castello il re
pagò più di 5.000 lire e
venne istituita una tassa per
i cittadini di Angers.
La
costruzione richiese una
decina di anni (1230-1242),
che segnò la nascita della
fortezza così come si
presenta oggi: una cinta di
oltre 800 metri di lunghezza
intervallata da 17 torri. Solo
il lato nord, ripido, di
fronte al Maine, non fu mai
fortificato. Luigi IX decise
anche di inglobare la fortezza
nelle mura della città.
Nell’Angiò
venne confinato il fratello di
Luigi IX, Carlo I di Sicilia,
che diede origine alla linea
Capetingia dell’Angiò.
Anche se Carlo venne
richiamato dal papa in Italia,
non trascurò il castello di
Angers, garantendo il suo
mantenimento e miglioramento.
Si ispirò proprio a questo
castello per costruire il suo
Castel Nuovo a Napoli. I suoi
successori, però, si
preoccuparono poco della
fortezza, che ritorna di
proprietà del re nel 1290.
Angers perde il suo ruolo
politico ed il palazzo tornò
nuovamente nell’oblio.
L’Angiò
divenne un ducato nel 1360,
dopo che una nuova dinastia,
dopo la casa di Valois, si
insediò ad Angers. Luigi I
d'Angiò vi soggiornò di
rado, così come il suo
successore Luigi II. Luigi I,
tuttavia, prima, nel 1370,
sistemò l'alloggiamento del
siniscalco dietro la porta
della Città, poi restaurò la
Sala Grande, che fu dotata di
nuove finestre più grandi e
dove venne posto un enorme
camino. Fece anche costruire
una nuova cucine, quattro
volte più grande della
precedente, risalente al
periodo ducale. Incaricò il
suo architetto contabile, Macé-Delarue,
della manutenzione e
riparazione del castello.
Il
suo successore, Luigi II, fece
erigere intorno al 1410
l’ala Reale. Yolanda
d'Aragona, moglie di Ludovico
II, fece costruire una nuova
cappella per ospitare la
reliquia della Vera Croce
d'Angiò, che in precedenza
era ospitata presso l'Abbazia
di La Boissiere, minacciata
dagli Inglesi. Nel 1409 diede
alla luce, negli appartamenti
del castello, suo figlio
Renato. Il castello venne
anche rinforzato in previsione
delle incursioni inglesi. Nel
1443 il Duca di Somerset sbarcò
in Normandia con 8.000 uomini
e giunse alle porte di Angers.
Una salva di artiglieria
sparata dal castello uccise
uno dei capitani di Somerset,
che decise di togliere
l'assedio per porlo al
castello di Pouancé. Sotto il
regno del duca Renato d'Angiò,
l’ala Reale fu arricchita di
una galleria. Renato, nel
1450, fece costruire anche un
corpo di guardia e vari altri
edifici.

Renato
d'Angiò entrò in conflitto
con suo nipote, re Luigi XI di
Francia, riguardo l'eredità
del ducato. Luigi XI decise di
prenderlo con la forza e si
presentò ad Angers nel 1474
con il suo esercito,
costringendo Renato a cedergli
le terre. Luigi XI installò
subito un presidio nel
castello e ne affidò il
comando a Guillaume de
Cerisay. Nel 1485 Carlo VIII
fece riscavare i fossati fino
ad allora inutilizzati.
Successivamente, Jean Bourre
venne nominato capitano del
castello e lo dotò di
artiglieria.
Nel
1562 venne deciso di adeguare
il castello alle nuove
tecniche di guerra.
L'architetto Philibert Delorme
fu nominato responsabile dei
lavori da Jehan de l’Espine.
Venne posta l’artiglieria
sulle terrazze a sud, dal lato
del cortile, e dietro alla
parete nord tra la porta e la
casa del governatore. Venne
costruito un bastione davanti
alla porta ai Campi. I fossati
vennero nuovamente ingranditi.
Nel
1585, durante le guerre di
religione, i cattolici ed i
protestanti combatterono per
il castello. Enrico III diede
l'ordine di raderlo al suolo,
in modo che nessun’altra
fazione potesse più usarlo
contro di lui. Fu il
governatore del castello,
Donadieu de Puycharic,
l’incaricato di demolire il
castello. Le torri vennero
abbassate e la merlatura
abbattuta, ma la demolizione
fu lenta e venne sospesa per
sei volte, poi finalmente
abbandonata alla fine delle
guerre. Le gru incaricate di
distruggere la fortezza
restarono piantate fino alla
metà del XVIII secolo.
Nel
1595 vennero collocate le
nuove terrazze di artiglieria,
dotando il castello di
poderose opere di difesa. Il
castello era ancora abitato
nel 1648, quando i cittadini
di Angers si ribellarono
contro il governatore, e poi
di nuovo durante il movimento
de La Fronda. Il castello fu
utilizzato come prigione
militare e casa di riposo. Nel
1661 Luigi XIV ordinò a
d’Artagnan di arrestare
Nicolas Fouquet,
sovrintendente delle finanze
reali, che il sovrano
sospettava di appropriazione
indebita di dodici milioni di
lire dal Tesoro Reale. Dopo il
suo arresto nel castello di
Nantes, Fouquet fu portato al
castello di Angers, dove visse
per tre settimane. Nel corso
del XVIII secolo alloggiò nel
palazzo una piccola
guarnigione comandata da un
luogotenente del re, ed il
castello cominciò a soffrire
la mancanza di manutenzione.

Durante
la Rivoluzione, nel 1789, il
castello divenne la sede del
Comitato rivoluzionario di
Angers. A inizio del messidoro
dell’anno I (fine giugno
1793), i Vandei, di ritorno
dalla Virée de Galerne,
invano assediarono la città e
la sua fortezza. Questa venne
poi nuovamente utilizzata come
prigione durante il Terrore e
le guerre di Vandea.
Nel
1806 venne autorizzata la
demolizione del fortino della
porta dei Campi per la
costruzione di un viale. Il
castello fu trasformato l'anno
seguente in carcere civile e
militare. Nel 1813 la cappella
venne modificata per contenere
duecento marinai inglesi
prigionieri delle guerre
napoleoniche. Due anni più
tardi, dopo la definitiva
sconfitta dell'imperatore, i
prussiani occuparono la
fortezza. Venne ripresa nel
1817 dall'esercito francese,
che l'adibì ad arsenale e
guarnigione. Nel 1857 il
Consiglio Generale divenne il
proprietario del castello per
la somma di 20.000 franchi, ma
si dovette occupare della
manutenzione delle parti
storiche del sito. Il castello
fu classificato come monumento
storico nel 1875 per
proteggere il palazzo dai
danni provocati dai soldati,
che danneggiavano la casa
Reale e la cappella costruendo
strutture militari.
Nel
1912 la città di Angers prese
in affitto i fossati ed i
giardini e vi collocò cervi e
caprioli nel 1936. Si aprirono
negoziati sulla proprietà del
castello tra l'esercito e la
Direzione Generale di Belle
Arti. Nel mese di luglio del
1939 le trattative si
conclusero e vennero attuati
piani di restauro. Il progetto
fu interrotto dalla seconda
Guerra Mondiale. I tedeschi
occuparono il sito e vi
depositarono le loro
munizioni. Il 15 e 16 maggio
1944 l'esercito tedesco evacuò
gli uomini presenti e le
munizioni per paura dei
bombardamenti alleati. Dieci
giorni dopo, il 25 e 26
maggio, Angers subì il primo
bombardamento. Sei bombe
caddero sul castello, di cui
tre all’interno della cinta
muraria. Una volta della
cappella cedette, la casa
Reale prese fuoco ed i tetti
crollarono.

Nel
1945 iniziò la ricostruzione
della cappella sotto la
direzione dell'architetto
Bernard Vitry. Gli edifici
militari furono smantellati.
Nel 1948 vennero sistemati i
giardini e il castello venne
aperto al pubblico. Il
restauro della cappella venne
completato in tre anni e
questa venne inaugurata dal
vescovo di Angers. Nel 1952 fu
presa la decisione di
costruire un edificio per
ospitare l'arazzo
dell'Apocalisse. Questo nuovo
stabile fu aperto il 30 luglio
1954.
Tra
il 1992 e il 2003, una serie
di scavi archeologici
preventivi furono condotti
dall’AFAN e dall’INRAP
sotto la galleria
dell'Apocalisse, che stava
venendo restaurata. Questi
scavi permisero la scoperta
dei resti del palazzo conteale
e delle tracce delle
occupazioni neolitiche,
galliche e romane. Nel 2007
venne rimodernata la zona
della reception e della
biglietteria. Nel febbraio
2009 fu preparato un nuovo
spazio per la galleria
dell’Apocalisse, dove
inoltre si possono ammirare,
tramite una vetrata, i resti
degli insediamenti antichi e
delle mura del palazzo
conteale.
Il
10 gennaio 2009 un incendio
scoppiato a causa di un
malfunzionamento di un
radiatore distrusse la casa
Reale. Grazie alla prontezza
dei dipendenti i preziosi
arazzi vennero messi al sicuro
e non subirono danni; il tetto
dell'edificio, tuttavia, fu
distrutto. Il danno fu stimato
2 milioni di euro. Il ministro
della Cultura Christine
Albanel promise la
ricostruzione dell’edificio
danneggiato il secondo
trimestre dello stesso anno,
anche se alla fine ci vollero
ben tre anni ed il costo
triplicò. L'incendio danneggiò
il tetto, ma l’apporto
d’acqua per spegnere
l’incendio rovinò anche la
muratura, richiedendone una
radicale ricostruzione

L'aspetto
esterno della fortezza risale
quasi interamente ai tempi di
Luigi IX, noto come San Luigi,
e richiama il ruolo militare
del castello in modo
monumentale. Al contrario, gli
interni e gli edifici della
corte, successivamente
costruiti tra Luigi I d'Angiò
e Renato d'Angiò, ricordano
il ruolo residenziale della
Corte d'Angiò tra i secoli
XIV e XV.
La
struttura si sviluppa su
un'altura, quasi trenta metri
più in alto rispetto al
sottostante fiume. I giardini
del castello circondano il
complesso palatino a sud e a
est e sono racchiusi dalle
mura; queste cominciano dalla
cosiddetta Torre del Molino,
affacciata sul fiume
sottostante, esposta verso
nord, e sono arricchite da
diciassette torrioni:
proseguendo verso sud-est, tra
il terzo e il quarto si apre
la porta della Città, rivolta
a nord-est, dopo che le mura
hanno curvato bruscamente
verso sud-ovest, tra il nono e
il decimo si apre la porta dei
Campi, diametralmente opposta
ed esposta a sud-ovest. Dove i
bastioni costituiscono le
torri laterali di una porta,
sono posti più ravvicinati
tra di loro. In corrispondenza
della porta dei Campi, il muro
che circonda il complesso
svolta verso nord-ovest, per
poi proseguire, con una
leggera curvatura, in questa
direzione.
Il
lato verso il fiume, che
prospetta verso nord-ovest,
non è fortificato. È lungo
questo lato che si sviluppa,
attorno a una corte, il nucleo
centrale del complesso:
ponendo il punto
d'osservazione al centro della
corte, verso il fiume si trova
un'area che un tempo ospitava
la cosiddetta Sala Grande,
della quale rimane solo la porta
d'accesso; proseguendo in
senso antiorario la corte è
circondata su due lati dal
loggiato dell'Apocalisse,
culminante nella sua estremità
orientale in quello che è
noto come Castelletto; chiude
la corte il corpo principale
del complesso, costituito
dalla loggia reale e dalla
cappella palatina. Nell'area
più orientale della
struttura, al di là del
cortile e a ridosso della
Porta dei Campi, si trovano un
cortiletto posto su una
terrazza e l'alloggio del
Governatore.

|
-
- Mappa
del complesso.
- A: porta
della città;
- B: porta
dei campi;
- C: torre
del mulino;
- D: loggia
regale;
- E: castelletto;
- F: galleria
dell'Apocalisse;
- G: sala
grande;
- H: cappella;
- I: alloggio
del governatore;
- J: corte;
- K: giardino;
- L:
giardino sulla
terrazza.
|
MURA
E TORRI
- La più saliente
caratteristica del castello
sono le sue poderose torri a
terminazione piatta. Ma queste
non furono costruite così.
Sono il risultato di un inizio
di demolizione del complesso.
Quando, nel 1584, morì
l’ultimo discendente in
linea diretta del re Enrico
II, si creò una situazione
assai pericolosa: l’erede al
trono del sovrano di allora,
Enrico III, che non aveva
figli, diventò l’esponente
di un’altra dinastia, Enrico
di Navarra. Quest’ultimo era
ugonotto, cioè protestante:
prospettiva inacetibile per
l’aristocrazia del regno,
riunita nella cosiddetta Lega
cattolica. Pressato dalla
corte, Enrico III decise nel
1585 di scendere in campo
contro la fazione ugonotta.
Poiché esisteva il rischio
che gli avversari si
arroccassero nei castelli
esistenti sul loro territorio
(era il caso di Angers, con le
sue mura formidabili), il
sovrano impartì l’ordine
che venissero rasi al suolo.
Tre
anni dopo, tuttavia, Enrico
III cambiò fronte e si alleò
con gli ugonotti contro la
Lega
cattolica. I lavori di
demolizione vennero quindi
sospesi quando erano stati
abbattuti solo i dieci metri
superiori dei torrioni,
lasciando il castello nella
situazione in cui si presenta
oggi, con le torri
sostanzialmente allineate alle
cortine: un’immagine
possente e affascinante, ma
certo non corrispondente a
quella iniziale, di tipo più
‘consueto’, cioè con le
torri più alte delle cortine.
I
secoli successivi segnarono
l’inizio della decadenza del
castello che, con Luigi XIV,
divenne prigione del Stato
fino all’Ottocento. Solo nel
1875 fu dichiarato
‘monumento nazionale’; dal
1945 iniziarono i lavori di
restauro.
La
fortezza fatta costruire da
San Luigi nel 1230 comprende
diciassette torri costituite
da un’alternanza di scisto e
tufo. Queste sono alte trenta
metri circa e larghe diciotto
metri. Prima del XVIII secolo
esisteva, fuori dalle mura,
verso il Maine, la torre
Guillon, che veniva utilizzata
per l’approvvigionamento del
castello, e che fu demolita
nel 1832. Le imponenti mura
costruite tra il 1230 e il
1240 su iniziativa di San
Luigi hanno una circonferenza
di circa 800 m. In tutto
la fortezza copre un'area di
25.000 m². Nel lato nord, il
ripido strapiombo ha fatto sì
che non fosse ritenuto
necessario applicarvi opere
difensive.

La
torre del mulino
è la torre più alta. Deve il
suo nome al fatto che nel XVI
secolo sorreggeva un mulino a
vento, ma fungeva pure da
torre di guardia. Fu
ristrutturata nel XVI secolo
dopo il livellamento delle
torri, finalizzato a far
spazio ai cannoni; le torri,
un tempo, erano alte più di
12 metri e coperte da una
garitta in ardesia. È
alta 40 metri. Era una torre
da guardia. È stata
ristrutturata nel XVI secolo
dopo il livellamento delle
torri (il livellamento serviva
per far spazio ai cannoni). Le
torri, un tempo, erano più
alte di 12 metri e coperte da
una garitta in ardesia. A
destra di questa torre
troviamo i Bastioni di
Donadieu de Puyaric che fece
rinforzare le vecchie cortine
di Luigi d'Angiò. Oggi sono
state trasformate in giardini.
A nord troviamo un muro di
sostegno per ammortizzare i
colpi delle armi da fuoco, a
sud troviamo una semplice
scarpata a fianco di una
passeggiata all'ombra.
La
fortezza fatta costruire da
San Luigi nel 1230 comprende
diciassette torri costituite
da un'alternanza di scisto e
tufo. Queste sono alte
trenta metri circa, larghe
diciotto metri di diametro e
collegate le une con le altre.
In passato esisteva una
diciottesima torre, fuori
dalle mura verso la Maine, la
torre Guillon, che veniva
utilizzata per
l'approvvigionamento del
castello e che fu demolita nel 1832. Le
imponenti mura costruite tra
il 1230 e il 1240 su
iniziativa di San Luigi si
sviluppano su una
circonferenza di circa 800 m
di lunghezza. In tutto la
fortezza copre un'area di 25 000
mq. Nel lato nord, il
ripido strapiombo ha fatto sì
che non fosse ritenuto
necessario applicarvi opere
difensive. Tra i torrioni
terzo e quarto e nono e decimo
si aprono due porte, note come
Porta della Città e Porta dei
Campi.
I
sistemi di difesa del castello
comprendevano anche le mura
della città: nel 1422,
durante la guerra dei
cent'anni, si diceva che il
centro abitato era una sorta
di bastione inferiore della
fortezza. Nel 1537 la
città di Angers era detta
addirittura "il cortile
del castello".
La
porta dei Campi
consente il collegamento tra
il castello e la città.
Questo è l’elemento
architettonico più importante
del castello. Si presenta per
due terzi costituita da pietra
calcarea, mentre l’ultimo
terzo contiene strati
alternati di calcare e scisto.
Due
torri fiancheggiano un
cancello, a cui si accedeva
tramite un ponte levatoio, poi
da un altro ponte che doveva
essere azionato da una singola
corda a partire da un'apertura
sopra la porta. Questa veniva
difesa principalmente da una
serie di arcieri disposti in
quattro piani all’interno di
ciascuna torre; al posto degli
arcieri vennero in seguito
collocati dei cannoni. Nel
XVII o XVIII secolo due delle
cannoniere furono dotate di
piccoli balconi semicircolari.

L'ingresso
era poi protetto da quattro
arcieri (due per lato) posti
allo stesso livello
dell’ingresso; questo venne
poi difeso con un sistema di
doppia saracinesca. Infine, a
rafforzare quest’ingresso
molto ben difeso, venne
aggiunta una porta, della
quale rimangono le tracce di
una cerniera e una chiusura.
All'ingresso
si trova una sala a volta del
XIII secolo che sosteneva le
camere di guardia e che ora
sorregge le stanze del
governatore. L'interno delle
torri si compone di tre camere
a volta a vela sulla base di
sei pilastri. Questi sono più
elaborati rispetto a quelli
delle altre torri della
fortezza e rappresentano volti
o motivi vegetali.
Per
ricordare i 600 anni del regno
di Renato, l’Atelier
Perrault Frères costruì un
ponte provvisorio.
I
fossati furono scavati
durante la costruzione della
fortezza sotto il regno di San
Luigi: a sud separavano il
castello, costruito
sull'omonima collina, dal
sobborgo di Esvière, a nord
segnavano il confine tra la
città e il castello. Vennero
ampliati nei secoli XIV e XVI
e attualmente raggiungono 11 m
di profondità e 30 m di
larghezza. Sebbene la
Maine passi ai piedi del
castello, quindi ci sia
abbondanza di acqua, i fossati
non ne vennero mai riempiti
interamente, soprattutto a
causa della pendenza del
terreno.
Sotto
il re Renato i fossati furono
trasformati in corridoi per lo
svolgimento di tornei, molto
amati dal duca; Nel XVIII
secolo divennero giardini e
orti. La città di Angers li
acquisì nel 1912, e
dal 1936 al 1999 vi
furono introdotti daini e
cervi. Attualmente i
fossati ospitano dei giardini.
Anche
la porta della città,
rivolta verso nord, assicura
il collegamento tra il
castello e la città. Rispetto
alla porta dei Campi è di
costruzione meno curata e
costruita principalmente di
scisto, con delle sottili
linee di calcare. L'ingresso
della porta della città è
affiancato da due torri
circolari, la terza e la
quarta. Questa porta fu
ricostruita nel XV o XVI
secolo per ospitare due ponti
levatoi: uno doppio per far
passare i carri, e l'altro per
l'attraversamento pedonale.
La
sua difesa era simile alla
porta dei Campi. C'erano
diverse saracinesche e
guardiole per molti arcieri,
alcune delle quali vennero
trasformate in cannoniere.
Dietro alla porta c'erano le
sale delle guardie, sovrastate
da un arco. Queste stanze
vennero poi rimaneggiate sotto Luigi
I.

COMPLESSO
INTERNO
Il
cortile è diviso in
due parti. L'organizzazione
degli edifici costruiti tra i
secoli XIV e XV divide
l'interno della fortezza tra
il cortile basso, detto
cortile della guarnigione, e
il cortile signorile
delimitato dalla Casa Reale,
la cappella, il corpo di
guardia e altri edifici
demoliti (aree comuni,
cucine), ora sostituiti dalla
galleria dell'Apocalisse.
La
sala Grande del
castello di Angers risale al
periodo comitale, cioè il IX
secolo: si tratta di una sala
per riunioni e cerimoniali
dove il conte esercitava il
potere. La prima sala, grande
300 m², fu ampliata nell'XI
secolo fino a 500 mQ. Nel
XII secolo, probabilmente dopo
l'incendio del 1131, la sala
Grande fu dotata di piccole
finestre ad arco e della porta
attuale, anch'essa
semicircolare, decorata
"a spina di pesce"
(o "a zig-zag"). L'antica
aula carolingia fu modificata
nuovamente verso la fine del
XIV secolo e vennero aperte
grandi finestre "a
montante" con doppio
reticolo, dotate di sedili
nella parte inferiore; tra
l'una e l'altra di queste
furono aperte piccole
finestrelle. Fu anche
installato un camino
monumentale. La porta del XII
secolo si è conservata fino a
oggi, e dei documenti
risalenti dal 1370 menzionano,
dal lato della Maine, il
progetto di costruzione delle
finestre e del camino.
Cappella
di Saint-Laud - Probabilmente
nel castello esisteva già
alla fine del IX secolo una
cappella intitolata a santa
Genoveffa, che ricevette in
questo periodo le reliquie del vescovo
di Coutances, Laudo, che
diede il nome alla chiesa.
Verso
il 1060 il conte d'Angiò
Goffredo Martello creò un
capitolo di canonici al fine
di garantire il culto. La
cappella fu distrutta una
volta all'inizio del XII
secolo, quindi ricostruita e
consacrata dal vescovo di
Angers Renaud Martigné l'8
giugno 1104. La chiesa
venne nuovamente distrutta da
un incendio e fatta
ricostruire nel 1131 da Enrico
II. Anche se parzialmente
nascosta dalla ricostruzione
del castello per opera di San
Luigi, funse da cappella del
castello fino al XIV
secolo, quando venne
sostituita dalla nuova
cappella voluta da Iolanda
d'Aragona.
I
resti della cappella sono
stati scoperti nel 1953 durante
lo scavo della galleria
dell'Apocalisse: si scoprì
che misurava cinque metri per
cinque ed era chiusa da una
volta a botte in pietra
semicircolare. Ci sono ancora,
sulle colonne della parete
nord, dei capitelli scolpiti.
Ora la cappella è visibile
dalla galleria dell'Apocalisse
insieme ai resti di una torre
gallo-romana.

Galleria
dell'Apocalisse - La
galleria fu costruita tra il
1953 e il 1954 dal capo
architetto dei monumenti
storici Bernard Vitry per
ospitare l'omonimo arazzo, che
misura complessivamente 103
metri di lunghezza per 4,5
metri di altezza. La
galleria è alta nove metri ed
è leggermente ribassata
rispetto al suolo in modo da
non superare l'altezza delle
pareti. La galleria forma un
angolo retto e cade sul
percorso dei vecchi edifici
che chiudevano la corte
signorile. La prima parte è
lunga 40 metri, la seconda 56. Per
renderla armonica con gli
edifici circostanti le
facciate furono rivestite
interamente con dello scisto.
All'interno, la galleria
presenta dei rigonfiamenti in
larghezza dovuti alla presenza
delle torri della cinta.
L'arazzo
dell'Apocalisse fu conservato
qui sin dal 1954, nonostante
le aperture lasciassero
passare la luce esterna che ne
avrebbe potuto rovinare i
colori. Nel 1975 furono
perciò installate delle
tende, e nel 1980 vennero
posizionate delle barre
affinché l'arazzo non venisse
a contatto con il muro.
Inizialmente la galleria aveva
uno sfondo rosso, quindi, nel
1982, questo venne sostituito
da uno beige e nel 1996 da uno
blu scuro. Per limitare il
degrado dei colori, la
temperatura viene oggi
mantenuta costante e la luce
è filtrata. L'arazzo non
solo rappresenta l'Apocalisse,
ma fornisce anche una grande
quantità di informazioni
riguardanti gli usi e i
costumi tipici del XIV
secolo.
L'arazzo
fu commissionato da Luigi I
nel 1373. Questa grandiosa
opera di tessitura,
originariamente lunga 140 m
, si basa su cartoni del
pittore Hennequin de Bruges e
fu realizzata da Nicolas
Bataille. La lunga serie di
pannelli, illustranti
l’ultimo libro della Bibbia
opera di San Giovanni, fu
nell’arcivescovado di Arles
nel 1400 e dal 1474 nella
chiesa di Saint Maurice ad
Angers. Scomparsi nel 1782,
gli arazzi vennero recuperati
nel 1848 dal canonico Joubert,
che ne curò il restauro. Ogni
singolo pannello è
accompagnato dall’immagine
di San Giovanni, che assiste
ed illustra le scene. Le
didascalie originariamente
presenti furono rimosse nel
corso del restauro
ottocentesco, a causa delle
loro cattive condizioni.
Il
racconto scritto di Giovanni
è di difficile comprensione e
ricco d’allegorie il cui
senso non è sempre chiaro.
Anche negli arazzi
quest’oscurità di
significato è rispettata.
L’inizio oggi conservato è
dato dal pannello in cui il
santo, su invito divino,
inizia a descrivere le proprie
visioni per il bene delle
sette chiese, raffigurate come
cappelle. Il simbolismo
presente in questa scena
pervade tutto il resto
dell’opera tessuta: qui
Giovanni vede il Messia,
dotato d’attributi
particolari tra personaggi che
raffigurano, per allegorie, le
qualità del Creato.

Dopo
una scena d’omaggio al
Messia, si ha il pianto del
santo e l’inizio della
spiegazione dei segreti divini
dopo l’ostentazione
dell’agnello divino. Si
rivelano così i quattro
cavalieri dell’Apocalisse,
su cavalli di colori diversi,
dietro ai quali segue la
salvazione delle anime dei
morti al servizio di Dio. Dopo
il riconoscimento del popolo
degli eletti si ha
l’introduzione ha nuovi
segreti, alla presenza di Dio
ed un angelo.
Gli
ambienti naturali mostrano la
loro forza scatenata ai
quattro squilli delle trombe
divine nei pannelli della
tempesta, dell’astro di
fuoco e dell’aquila; al
quinto e al sesto squillo il
disordine nell’universo
aumenta. San Giovanni, nei
pannelli seguenti, viene a
conoscenza delle misteriose
parole dei sette tuoni e,
simbolicamente, divora il
libro dell’angelo. Dopo la
valutazione di Giovanni
dell’armonia celeste (con la
misurazione del tempio), si ha
il racconto, in quattro
pannelli, dell’avventura dei
due testimoni salvati da Dio e
l’annunzio dell’imminenza
dell’arrivo del Messia e del
Giudizio Universale.
Segue
quindi il capitolo in cui
Satana, sotto forme diverse,
insidia il Creato prima come
dragone, attaccando una donna
partoriente difesa da San
Michele e guerreggiando coi
fedeli, poi come mostro marino
idolatrato, ed infine come
mostro della terra. Dopo
queste scene si ha
l’annuncio da parte degli
angeli del Nuovo Testamento,
della caduta di Babilonia e
delle pene dei dannati.
Quindi, dopo che i giusti sono
stati salvati, questi vengono
raccolti da Dio, mentre
gl’infedeli affrontano la
collera divina (che
simbolicamente li coglie come
grappoli alla vendemmia). Alla
raffigurazione dei sette
flagelli che accompagnano
l’ira di Dio fa seguito la
comparsa dei tre mostri
satanici e quella di
Babilonia, madre degli
abomini, che infine crolla,
assieme alla sconfitta dei tre
mostri e di Satana stesso.
La
serie d’arazzi si conclude
con l’immagine della
Gerusalemme celeste, città di
cui San Giovanni misura la
perfezione per infine
prostrarsi davanti alla Trinità.
La
parte giunta sino a oggi (70
delle più di 90 scene
originali, un’enorme fascia
di
107 m
di lunghezza e
5,50 m
di altezza) costituisce il
ciclo più grande e importante
che esiste al mondo. Viene
conservata in un edificio
costruito appositamente
all’interno del castello

Il
castelletto è
l'entrata al cortile signorile
venendo da ambo le porte. Fu
fatto costruire dal duca
Renato d'Angiò e venne
completato nel 1456. È
opera dell'architetto angioino Guillaume
Robin.
Sopra
il passaggio per accedere al
cortile, si compone di due
piani con una torretta che
ospita la scala. È affiancato
da tre torri sporgenti
sostenute da contrafforti e
coperte da un tetto conico, proprio
come nel castelletto del castello
di Saumur. Le torrette
sono fuori dall'asse
dell'edificio, così da
conferirgli un aspetto
asimmetrico. Il tetto
dell'edificio principale è il
risultato di una modifica
apportata durante la
costruzione. Il portico
d'ingresso ha un arco
ribassato sormontato da un archivolto "a
parentesi graffa": dal
lato del cortile l'arco parte
da un lato da un capitello,
mentre dall'altro scende a
terra direttamente.
L'interno
è costituito da un piano e da
un sottotetto. Il piano
venne in seguito abitato dal
figlio di Renato, Giovanni
II di Lorena; quindi divenne
una prigione nel 1707.
All'interno
del castello si trova la cappella
costruita su volontà di
Iolanda d'Aragona, moglie di
Luigi II d'Angiò. La sua
costruzione iniziò nel 1405 e
si concluse nel 1413. Dedicata
a San Giovanni Battista, con
la sua navata unica
rettangolare e i tre archi
angioini, essa riprende lo
stile architettonico
gotico-angioino. L'edificio
è ampio (lungo 22,85 metri e
largo 11,90) e basso (le volte
sono di 14,90 metri) con le
decorazioni tipiche del XV
secolo. Le tre chiavi di
volta sono finemente scolpite:
la prima rappresenta gli
stemmi di Luigi II e Iolanda,
la seconda è decorata con lo
scudo coronato di Luigi II, la
terza contiene una doppia
croce, simbolo della Vera
croce d'Angiò, reliquiario di
proprietà della Casa d'Angiò
che venne esposto nella
cappella tra il 1412 e
il 1456. Le porte
visibili ora sono quelle
gotiche originali.
Sul
lato sud è stato collocato un
oratorio signorile, o loggia: costruito
sotto Iolanda, venne
migliorato da Renato che vi
aggiunse un triplo arco
scolpito con vista
sull'altare. L'oratorio è
decorato, dal lato della
cappella, con cornici di
pietra, anche se tutti gli
ornamenti più importanti sono
stati distrutti durante
l'occupazione militare
dell'edificio. Vi si
accede tramite una porta
esterna o dalla cappella; un
camino, nascosto dall'esterno
da un contrafforte e un
pinnacolo, riscaldava la
struttura.
L'illuminazione
avviene principalmente
attraverso il lato rivolto
verso est, e inoltre ogni campata è
illuminata da due finestre,
una a nord e una a sud. Le
finestre originali sono state
distrutte, tuttavia è ancora
possibile trovare nel
baldacchino sud della prima
campata i resti di un vetro
colorato quattrocentesco
originariamente appartenente
all'abbazia di Louroux:
trasportato nel 1812 presso la
chiesa di Vernantes, fu
posto nel 1901 presso
il Museo di Archeologia e
ricomposto nella cappella del
vecchio ospedale di San
Giovanni d'Angers. Giunse
nella cappella del castello
nel 1951. Un
ritratto raffigura il re
Renato e sua moglie Giovanna
di Laval inginocchiati in
preghiera di fronte alla
Vergine.

La
casa Reale fu fatta
costruire da Luigi II
d'Angiò nel 1410: in
quel periodo gli edifici si
allungavano fino quasi al
Maine per tornare alla sala
Grande, chiudendo il cortile, mentre
oggi rimane solo il tratto di
edificio adiacente alla
cappella, essendo stata
parzialmente distrutta nel 1858.
Alloggio
del governatore - L'edificio
attuale risale al XVIII
secolo, mentre le due ali
che lo fiancheggiano sono
della seconda metà del XVI
secolo. Durante la
costruzione del palazzo
attuale venne aperta una
grande vetrata sul lato est.
L'edificio ha quattro camere
al primo piano; nel secondo,
le finestre furono posizionate
per ottimizzare
l'illuminazione e non lasciare
nessun angolo al buio.
La
Galleria del re Renato
fu costruita tra il 1435 e
il 1453 dal duca
Renato d'Angiò. È composta
da quattro blocchi separati da
contrafforti, sotto ognuno dei
quali sono state costruite due
finestre per l'illuminazione
dei due piani della galleria.
Gli architetti del duca d'Angiò, Jean
Gendrot e André
Robin, eseguirono una facciata
in gran parte in vetro, molto
insolita nel XV secolo. La
galleria misura quindici metri
di larghezza con una lunghezza
di ventitré metri e vi sono
ben undici finestre. Le chiavi
di volta del primo piano sono
decorate con disegni degli
stemmi di Renato d'Angiò o
con la croce d'Angiò, mentre
nella parte inferiore della
galleria una porta murata
testimonia l'antica presenza
di altri edifici, ora
distrutti.
La
scala è nell'angolo formato
dalla cappella e dalla Casa
reale e collega il primo e il
secondo piano della casa;
inoltre, tramite la stessa
scala, si accede alla soffitta
della cappella. La parte
superiore della scala è
chiusa da sedici volte
separate da nervature, e dove
queste si incontrano si
leggono due lettere del motto
di Renato: EN DI EU EN SO IT
(En Dieu, en soit, contrazione
di soit selon la volonté
de Dieu; in italiano: Sia
secondo la volontà di Dio).
La
costruzione della galleria e
della scala permise l'accesso
indipendente ad alcune parti
del palazzo. Fornisce anche un
doppio accesso e all'alloggio
del Siniscalco d'Angiò e
al cortile nord, dove si
tenevano feste e cerimonie.

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