Il castello
di Blois è uno dei
principali castelli della
Valle della Loira; la città
da cui prende il nome, Blois,
è il capoluogo del
dipartimento francese del Loir-et-Cher e
si trova lungo il fianco di
una collina sulla riva destra
della Loira. È stato la
residenza di numerosi sovrani
di Francia e Giovanna
d'Arco vi fu benedetta
dall'arcivescovo di Reims
prima della spedizione
destinata a liberare Orléans
assediata. Il castello reale
di Blois raccoglie intorno ad
un singolo cortile una
rassegna di architettura
francese dal Medioevo al
periodo classico, il che lo
rende un edificio
importantissimo per
comprendere l'evoluzione
dell'architettura nei secoli.
Il
castello sorge su un
promontorio sulla riva destra
della Loira, in una posizione
ben difendibile, protetta su
un lato dal fiume e sugli
altri da una falesia scoscesa. Lo
sperone si sviluppa da
nord-est a sud-ovest con una
lunghezza di circa 250 metri e
una larghezza di circa 100,
per una superficie di 23000
m2. Il luogo era abitato
sin dal Neolitico, come
testimoniano tracce di
palizzate, frammenti di
ceramica e utensili in selce
ritrovati durante alcuni scavi
archeologici sotto alla Salle
des Maçons, all'angolo
sud-ovest del palazzo attuale; in
epoca carolingia sullo
stesso luogo era presente una
rocca, citata come Blisum
castellum negli Annales
Bertiniani, risalenti al 834
circa.
Durante
il regno di Carlo il
Calvo, nell'854, il castello
insieme a tutta la città
venne attaccato e distrutto
dai Vichinghi. La
fortezza fu ricostruita e
viene citata nell'atto di
fondazione dell'abbazia di
Saint-Laumer di Blois,
risalente al 924. Il
castello si trovava al centro
della regione governata prima
dai Robertingi e poi
dai conti di Blois, potenti
feudatari dei secoli X e XI i
cui possedimenti si
estendevano dalla regione di
Blois e Chartres allo Champagne.
Nel
X secolo Tebaldo I di
Blois, figlio di Tebaldo
il Vecchio, primo conte di
Blois, apportò importanti
modifiche al palazzo, facendo
costruire la grosse tour ("grande
torrione") grazie alle
rendite provenienti dalla Bretagna,
che amministrava insieme a Folco
II d'Angiò in seguito
alla morte del cognato Alano
II di Bretagna. Si
ritiene che la torre,
probabilmente in pietra, si
trovasse sotto l'attuale ala
sud-ovest del castello. Oddone
II espanse ulteriormente
il castello intorno al 1030. Un
documento del 1080 mostra
Tebaldo III intento ad
amministrare la giustizia
"nella fortezza di Blois,
nel cortile dietro al palazzo,
vicino alla torre, sullo
spiazzo tra le camere del
palazzo".
Nel
XII secolo fu costruita la collegiale
di San Salvatore nel
cortile antistante, che si
aggiungeva alla cappella di
Saint-Calais, presente sul
sito già da prima dell'873, e
ad altre due cappelle, una nel
torrione e una nella residenza
dei conti. Alla morte di
Tebaldo IV di Blois nel
1152, i possedimenti della
famiglia vennero divisi tra i
suoi due figli, e Blois passò
a Tebaldo V. Tebaldo
VI fece aggiungere intorno
1210 un edificio all'angolo
nord del castello, che
comprendeva la Grande
salle o Salle de la
justice, conosciuta in seguito
come Sala degli Stati, le cui
imponenti dimensioni erano
indicative della potenza dei
conti di Blois. La nipote di
Tebaldo VI, Maria
d'Avesnes, portò in dote la
contea e il castello alla
famiglia Châtillon attraverso
il suo matrimonio con Ugo
di Châtillon nel 1226.

|
Mappa
del complesso in età
medievale.
1:
fienile;
2:
cappella di Santa
Costanza e frutteto;
3:
collegiale di San
Salvatore;
4:
torre Foix;
5: Enclosure
des Comptes;
6:
abitazione del Priore;
7:
cappella di
Saint-Calais;
8:
abitazione dei Conti;
9: Nouveau
logis;
10:
frutteto nel fossato;
11: Jardin
de Bretonnerie;
12:
Sala degli Stati;
13:
ala Luigi XII. |
I Châtillon,
originari della Borgogna,
fecero rafforzare e ampliare
il castello, sostituendo
la palizzata che lo circondava
con delle mura in pietra. Il
cronista Jean Froissart nel
1388 lo descrive come
"grande e bello, forte e
imponente, uno dei più belli
nel regno di Francia"; era
protetto da un muro lungo 650
metri che cingeva tutto lo
sperone roccioso, in cui erano
presenti nove torri rotonde e
tre porte. La torre Foix è
ancora esistente, mentre altre
tre torri sono ancora
parzialmente inglobate
nell'ala nord-ovest del
palazzo; sul lato
occidentale della cortina
muraria sorgevano due torri a
pianta rettangolare, come
mostrato dagli scavi
archeologici eseguiti nel
1906, e un'altra circolare. Oltre
a queste, erano presenti altre
due torri, la torre di
Saint-Calais e la torre della
Viscontea, ma non se ne
conosce l'ubicazione precisa.
La
più grande delle porte, la
porta dei Campi, dava sulla
campagna ed era l'unica che
permetteva il transito di
cavalli e carri. Si
apriva sulle mura subito a
nord della Sala degli Stati ed
era dotata di una saracinesca e
di una fila di piombatoie;
dopo essere stata rimaneggiata
nel XVI secolo, fu
completamente distrutta nel
1860. Da questa porta si
dipartiva un camminamento che,
costeggiando la Sala degli
Stati, passava attraverso una
seconda porta nel punto in cui
le mura cittadine si saldavano
con quelle del castello, dove
ora è presente la giunzione
tra l'ala Francesco I e la
Sala degli Stati; anche questa
era dotata di una saracinesca
e possedeva un ponte levatoio
e un ponte fisso che
scavalcava il fossato. Questa
porta fu demolita nel XVIII
secolo. La porta dei
Giacobini, distrutta
all'inizio del XIX secolo, si
apriva sul lato che dava sulla
Loira, in prossimità del
convento dei Giacobini; data
la ripidità del pendio si
trattava di un passaggio
pedonale ed era composta da
due porte in successione, una
delle quali dotata di
saracinesca e ponte levatoio.
Un'ultima
porta, detta di San Martino,
è di più difficile
collocazione in quanto fu
distrutta già durante il
regno di Luigi XII: si
trovava probabilmente nei
pressi della collegiale di San
Salvatore ed era una porta di
piccole dimensioni,
accessibile solo ai pedoni,
che metteva in comunicazione
il castello con la città.
All'interno
delle mura lo spazio era
diviso in due parti da una
cortina di mura su cui si
apriva una porta. Il cortile
esterno, che ricalcava la
disposizione dell'attuale Place
du Château, conteneva la
collegiale di San Salvatore,
la cappella di Santa Costanza,
risalente a prima del 1352 e
le cui ultime notizie si hanno
nel 1576, un frutteto, le
scuderie e le abitazioni dei
canonici della collegiale e
degli ufficiali dei conti di
Blois. La residenza
signorile vera e propria,
invece, occupava il rimanente
terzo della superficie
dell'altura e conteneva
l'antico torrione dei conti di
Blois, che dominava l'intero
palazzo ed era stato dotato di
una campana da suonare in caso
di attacco, la Sala degli
Stati, con annessa una
cappella intitolata alla
Vergine demolita nel XVII
secolo, due edifici
addossati alla parte ovest
delle mura, sul luogo in cui
oggi si trova l'ala Francesco
I, chiamati Nouveau
logis, un'ala sul
versante sud-ovest, che fu
ricostruita già nel XV
secolo, e un'ala
addossata alle mura tra il
cortile esterno e quello
interno, che nel XVI secolo
fece spazio all'ala di Luigi
XII.
Intorno
alla corte inoltre sorgeva la
cappella di Saint-Calais,
probabilmente sullo stesso
luogo dove è presente quella
attuale che risale al XVI
secolo.

L'ultimo
discendente della famiglia Châtillon, Guido
II, trovandosi in cattive
situazioni finanziarie, in
seguito alla morte di suo
figlio vendette nel 1391 Blois
e il Dunois a Luigi
d'Orléans, fratello di Carlo
VI, per 200000 corone
francesi. Il nuovo
proprietario prese possesso di
Blois nel 1397, alla morte di
Guido, ma non frequentò
assiduamente il castello.
Quando fu assassinato a Parigi
nel 1407 per ordine di Giovanni
di Borgogna, la sua vedova, Valentina
Visconti, si ritirò a vivere
a Blois, dove morì l'anno
seguente, dopo aver promosso
alcuni lavori di restauro
delle fortificazioni.
Nel
1429, prima della partenza per
l'assedio di Orléans, Giovanna
d'Arco venne benedetta
nella collegiale di San
Salvatore da Renault de
Chartres, arcivescovo di
Reims. Il figlio di Luigi
d'Orleans, Carlo, era
stato fatto prigioniero dagli
inglesi nel 1415 durante la battaglia
di Azincourt; in quel
periodo il castello era stato
amministrato dal suo
fratellastro, Jean de
Dunois. Al suo ritorno
dopo 25 anni di prigionia, nel
1440, il castello di Blois
divenne un grande centro
culturale; è in
occasione di un concorso di
poesia che vi si svolse nel
1458 che François Villon compose
ed espose la sua Ballade
des contradictions, detta
anche Ballade du concours
de Blois.
Intorno
alla metà del secolo furono
svolti importanti lavori di
ampliamento: si distrussero
alcune parti del vecchio
castello per rendere il
palazzo più confortevole e
furono aggiunti degli edifici,
tra cui un'ala nella parte
sud-ovest del promontorio, che
fu distrutta nel XVII secolo
per far spazio all'ala Gastone
d'Orléans. Quest'ala,
che si sviluppava su due
piani, era racchiusa tra gli
edifici medioevali sul lato
ovest del castello e una torre
a pianta quadrata che
conteneva una scala e
terminava con un terrazzo. Il
suo stile era simile a quello
visibile tutt'ora nella
galleria Carlo d'Orléans,
costruita per collegarlo con
la parte più antica del
castello e parzialmente
demolita nel XIX secolo:
anch'esso aveva un colonnato
al piano terra e un tetto con
abbaini ed era caratterizzato
dall'uso alternato di pietra e
mattoni nella facciata.
Alle
estremità dell'ala erano
presenti due avancorpi
sormontati da un tetto
appuntito e di fronte alla
facciata era presente un
terrazzamento chiuso da una
balaustra in bronzo dorato. Alla
morte di Carlo d'Orléans,
avvenuta tra il 4 e il 5
gennaio 1465, i lavori si
interruppero. Della
fortezza di questo periodo
rimangono attualmente solo la
Sala degli Stati, la galleria
di Carlo d'Orléans, la
cilindrica Torre Foix e
alcune tracce del muro di
cinta sul lato nord del
promontorio, oltre ai resti
delle fortificazioni inglobate
dall'ala Francesco I.

Il
figlio di Carlo d'Orléans,
Luigi, divenne re di
Francia nel 1498 con il
nome di Luigi XII; il
castello medievale dei conti
di Blois divenne allora
residenza reale e il re ne
fece la sua sede principale
togliendo importanza al castello
di Amboise. Nei primi
anni del Cinquecento, tra il
1498 e il 1503, Luigi XII
iniziò insieme ad Anna
di Bretagna (sua moglie
dal 1499) la ricostruzione del
castello in stile tardo
gotico, senza fortificazioni,
sotto la direzione
dell'architetto François
de Pontbriand e dei
capimastri Colin Biard e Jacques
Sourdeau (che lavorarono
qui anche più tardi, durante
la costruzione dell'ala
Francesco I). In
particolare fu aggiunta una
nuova ala a nord-est
dell'edificio originale,
chiamata in seguito ala Luigi
XII, con un portale d'accesso
al complesso, sormontato da
una nicchia con una statua
equestre del re a grandezza
naturale, forse opera
dello scultore Guido
Mazzoni. Fece anche
ricostruire la cappella di
Saint-Calais, che fu
consacrata nel 1508, e più
tardi fece aggiungere un'ala
verso sud, costituita da
cinque piani e addossata alle
mura medioevali, che fu
completamente distrutta nel
XVII secolo. Il cronista Jean
d'Auton nel 1502 descrive
il palazzo come "tutto
nuovo e tanto sontuoso che
sembrava opera da re". L'edificio
costruito da Carlo d'Orléans,
che si trovava di fronte alla
nuova ala di Luigi XII, iniziò
ad essere chiamato Perche
aux Bretons (Salto dei
Bretoni) quando il
terrazzamento ad esso
antistante fu occupato dalla
guarnigione bretone giunta al
seguito di Anna di Bretagna. Nel
cortile esterno del castello,
intorno alla collegiale di San
Salvatore, furono costruite
numerose abitazioni per
ospitare il seguito del re.
Luigi
XII fece anche aggiungere un
frutteto e un orto nel fossato
del castello, chiamati Vergers
des fossées, che si
aggiungevano al frutteto già
presente nel cortile esterno.
A nord-ovest di quest'ultimo,
all'esterno del fossato, era
stato realizzato intorno al
1470 un giardino ornamentale
chiamato Jardin de
Bretonnerie, di modeste
dimensioni, al centro del
quale fu aggiunta una fontana
nel 1502-03; il giardino era
chiuso da un'orangerie,
presente ancora oggi. Luigi
XII fece ampliare il giardino
esistente dal paesaggista
Pacello da Mercogliano sfruttando
uno spazio ad ovest dello
stesso, acquistato nel 1499. Il
nuovo giardino era disposto su
due grandi terrazze
leggermente al di sopra del
vecchio giardino ornamentale.
La
terrazza inferiore era
chiamata Jardin de la
Reine (Giardino della
Regina): misurava circa 200
metri per 90 ed era costituita
da quattro parterre regolari
con al centro un padiglione
ottagonale di 14 metri di
diametro, decorato con bronzi
dorati e sormontato da una
statua di San Michele in
bronzo che raggiungeva i 18
metri; all'interno del
padiglione era presente una
fontana in marmo del 1502-03
di fattura italiana. Il
giardino era circondato su tre
lati da un porticato, alla cui
estremità orientale Luigi XII
fece costruire nel 1506 un
padiglione che, tramite i
sotterranei, metteva in
comunicazione il nuovo
giardino con quello più
antico, situato più in basso.
Questo
edificio fu progettato dagli
stessi architetti dell'ala
Luigi XII, con cui condivideva
lo stile, e a partire dal
XIX secolo fu chiamato
Padiglione Anna di Bretagna,
nonostante non ci siano
evidenze che sia stato
effettivamente costruito per
la regina.
A
sud-ovest del Jardin de
la Reine, su un terreno
acquistato tra il 1505 e il
1510, fu realizzato il grande Jardin
du Roi (Giardino del Re),
che fu sistemato su un
terrazzamento più alto del
precedente.
Questo
giardino conteneva un orto e
un pozzo profondo 30 metri
che, tramite un sistema di
irrigazione, forniva l'acqua a
tutti i giardini del palazzo, e
due padiglioni che furono
costruiti nella seconda metà
del XVI secolo. Le tre
terrazze erano collegate al Nouveau
logis tramite la Galérie
des Cerfs (Galleria dei
Cervi), un passaggio chiuso
che terminava in un padiglione
all'ingresso del Jardin
de la Reine.
Il
nome della galleria era dovuto
alle numerose statue in legno
dipinto che vi erano esposte,
raffiguranti cervi, cani e
falchi; erano presenti anche
una statua in terracotta
raffigurante un cervo con
corna vere e una in cera che
raffigurava una cerva.
Favorito
da Luigi XII come residenza
invernale, il castello di
Blois divenne teatro di
numerosi incontri diplomatici:
il matrimonio di Cesare Borgia nel
1499; il ricevimento
dell'arciduca Filippo I
d'Asburgo e di sua moglie Giovanna
di Castiglia nel 1501; il
matrimonio di Guglielmo
IX, marchese di Monferrato,
e Anna, figlia del duca Renato
d'Alençon nel 1508; il
fidanzamento tra Margherita
d'Angoulême e il duca Carlo
IV di Alençon nel 1509;
i due soggiorni di Nicolò
Machiavelli nel 1501 e
nel 1510. Anna di Bretagna vi
morì il 9 gennaio 1514. Il
suo funerale fu celebrato
nella vicina collegiale di San
Salvatore.
Claudia
di Francia, figlia di Luigi
XII e Anna di Bretagna, sposò
nel 1514 il cugino Francesco
d'Angoulême, pronipote di
Luigi d'Orléans. Alla morte
di Luigi XII, nel 1515, questo
salì al trono con il nome di
Francesco I e Claudia, molto
legata alla residenza di
Blois, la rimodernò per
installarvi la corte. Quello
stesso anno Francesco
diede il via alla costruzione
di una nuova ala in stile
rinascimentale e commissionò
una delle più importanti
biblioteche dell'epoca. Non è
chiaro se François de
Pontbriand abbia avuto un
ruolo anche nella
progettazione di quest'ala; sicuramente
la direzione dei lavori fu
affidata a Jacques Sourdeau,
almeno fino al 1519, quando
questo prese parte alla
costruzione del castello
di Chambord.
Lo
stile italianeggiante delle
facciate lascia inoltre
supporre che siano state
consultate anche maestranze
italiane, come l'architetto Domenico
da Cortona, anche se non è
attestato un loro
coinvolgimento diretto nella
progettazione dell'ala. Gli
edifici del Nouveau logis dell'ala
nord-ovest furono abbattuti e
al loro posto furono costruiti
due palazzi che rispecchiavano
la disposizione dei
precedenti; in seguito la
costruzione fu raddoppiata al
di là della cortina muraria
medioevale. La facciata
ovest dell'ala fu dotata di
logge di ispirazione italiana
che davano sui giardini del
palazzo, che furono
risistemati.
La
costruzione si bloccò
bruscamente dopo la morte
della regina, avvenuta nel
castello nel 1524, anno in cui
tra l'altro Francesco I fu
impegnato nella campagna
d'Italia durante la guerra
dei quattro anni; Francesco
abbandonò Blois a favore di Fontainebleau, dove
fu trasferita la grande
biblioteca, che costituì il
nucleo della Biblioteca
nazionale di Francia; Il
castello venne anche spogliato
di mobilio e arazzi, che
furono trasferiti a Parigi e
in altre parti del regno. Tuttavia
la residenza di Blois non
venne dimenticata, in quanto
Claudia di Francia vi aveva
lasciato i suoi sette figli
educati da Caterina de'
Medici; la futura regina madre
fece aggiungere all'ala
Francesco I una galleria
porticata con colonne doriche
sul lato del cortile,
distrutta tra il XVII e il
XVIII secolo, e l'abbaino
all'ultimo piano della
facciata delle logge.
Il
18 ottobre 1534 il castello fu
teatro del "caso dei
manifesti": in vari punti
della Francia vennero affissi
dei volantini contro la messa
da parte dei sostenitori della
chiesa riformata e ne fu posto
uno anche sulla porta della
camera del re. Questo
evento segnò l'inizio della
repressione del
protestantesimo in Francia
dopo un periodo di relativa
tolleranza.

Dopo
questi avvenimenti, Blois
ricevette nel 1539 la visita
di Carlo V, e Pierre
de Ronsard incontrò
proprio nel castello, a un
ballo nell'aprile 1545, Cassandra
Salviati, musa ispiratrice de Les
Amours de Cassandre. Il
figlio di Francesco I, Enrico
II, incoronato re di Francia,
vi fece il suo ingresso
solenne nel mese di agosto
1547 accompagnato da
"donne nude a
cavallo" (forse volendo
inscenare il mito di Zeus e di
Europa, il che turbò molti di
quelli che stavano
assistendo). Enrico II fece
decorare gli interni e le
logge dell'ala Francesco I con boiserie e grisaille. Tra
il 1554 e il 1556 Caterina de'
Medici fece rappresentare
davanti al re la tragedia
Sofonisba di Gian Giorgio
Trissino, prima opera teatrale
a rispettare la regola
delle tre unità
aristoteliche, adattata dal
poeta Mellin de
Saint-Gelais per il
pubblico francese.
Il
castello di Blois fu
frequentato anche dai
successori di Enrico II, Francesco
II, Carlo IX ed Enrico
III, insieme alla regina madre
Caterina de' Medici. Francesco
II vi soggiornò soprattutto
nell'inverno 1559 con la
moglie Maria Stuarda,
seguendo il consiglio dei suoi
medici di trascorrere la
stagione fredda nel clima mite
della Turenna anziché
a Fontainebleau; egli
ordinò la realizzazione di
viali nella foresta di Blois,
a sud-ovest del castello, per
ampliare il parco del palazzo. Negli
anni delle guerre di
religione, il castello fu
teatro della riconciliazione
tra Carlo IX e Gaspard de
Coligny, capo della fazione ugonotta,
in seguito alla pace di
Saint-Germain; nel 1572 nella
cappella si celebrò il
fidanzamento del principe
protestante Enrico di
Navarra, futuro Enrico IV, con Margherita
di Valois.
Sempre
a Blois Enrico III convocò
gli Stati Generali nel
1576-77 e nel 1588-89, che si
radunarono nella grande sala
ora chiamata "Sala degli
Stati" per discutere
della situazione finanziaria
del regno a seguito delle
guerre civili. All'interno
del castello, nella sua stanza
al secondo piano, il re fece
assassinare il 23 dicembre
1588 il suo nemico, il duca
di Guisa, dalla sua guardia
privata; il fratello di
quest'ultimo, il cardinale
di Lorena, fu ucciso il giorno
successivo. I cadaveri dei due
fratelli furono bruciati in un
camino del castello e le loro
ceneri vennero disperse.
Poco
dopo, il 5 gennaio 1589,
Caterina de' Medici morì; le
esequie si tennero nella
collegiale di San Salvatore. Durante
il regno di Enrico III,
tuttavia, Blois fu anche un
fervente centro culturale; vi
si tennero discussioni
filosofiche e vi si esibì, su
invito del re, la Compagnia
teatrale dei Gelosi, formata
da artisti italiani. Il
re fece anche aggiungere un
edificio a nord-ovest del
castello, a prolungamento
della Sala degli Stati: si
trattava di una costruzione a
pianta rettangolare, della
stessa profondità della sala
medioevale, sulla cui facciata
rivolta verso il cortile
antistante il castello
campeggiavano tre colonne
colossali che dividevano
l'edificio seguendo la
disposizione delle navate
della Sala degli Stati.
Sull'edificio,
rimasto incompiuto e demolito
nel 1861, si aprivano grandi
finestre; la contestuale
demolizione del frontone della
Sala degli Stati fa pensare
alla volontà del re di
ampliare ulteriormente la sala
di rappresentanza del
castello. All'esterno,
tra il palazzo e il giardino,
Enrico III fece costruire la
terrazza dell'Éperon, un
bastione eretto a scopo
difensivo vicino alla Galérie
des Cerfs, presente ancora
oggi.
Il
castello fu occupato molto
saltuariamente dal successore
di Enrico III, Enrico IV. Dal
1598 fece costruire un
edificio nel giardino di Luigi
XII: si trattava di una
galleria a due piani lunga 200
metri addossata al muro di
contenimento del Jardin
de la Reine, che comprendeva
un padiglione centrale
sormontato da una cupola in
ardesia e due laterali. La
galleria e il padiglione
centrale furono completati nel
1603, mentre quelli laterali
non furono mai realizzati.

La
nuova ala di Enrico IV,
tuttavia, crollò parzialmente
nel 1756 e fu totalmente
demolita una decina di anni
dopo. Il castello fu
utilizzato molto raramente da Luigi
XIII a causa del suo
cattivo stato di manutenzione,
che rese necessaria la
demolizione di alcuni edifici
secondari per evitare di
sostenerne le spese di
restauro.
Luigi
XIII fece inoltre realizzare
dei terrapieni sul versante
sud del complesso per
sostenere gli edifici
quattrocenteschi a strapiombo
sulla falesia: le terrazze,
profonde dai 12 ai 14 metri e
lunghe circa 100 metri, si
estendevano dalla Galérie
des Cerfs alla Torre
Foix, di cui coprirono il
piano terra. I lavori si
svolsero tra il 1617 e il 1621
circa; il terrapieno esiste
ancora oggi, diviso in due
dalla costruzione successiva
dell'ala Gastone d'Orléans.
Durante
il regno di Enrico IV o di
Luigi XIII fu costruito anche
un piccolo edificio
all'estremità nord-est
dell'ala Luigi XII, demolito
durante i restauri
ottocenteschi, e fu sostituita
la copertura rinascimentale
della torre Château-Renault
con un semplice tetto in
ardesia.
A
partire dal 1617 la regina Maria
de' Medici fu relegata a
Blois dal figlio Luigi XIII; nel
primo anno della sua prigionia
la regina fece aggiungere da Salomon
de Brosse un padiglione
nella parte sud-ovest del
castello, che fu distrutto
pochi anni più tardi durante
la costruzione dell'ala
Gastone d'Orléans. Dopo
due anni di reclusione, Maria
de' Medici fuggì dal palazzo
nella notte tra il 21 e il 22
febbraio 1619, secondo la
tradizione con una scala di
corda, ma molto probabilmente
approfittando dei lavori alla
nuova ala, riconciliandosi
temporaneamente con il figlio.
Nel
1626 Luigi XIII assegnò la
contea di Blois al fratello Gastone
d'Orléans come regalo
per le nozze con Maria di
Borbone- Montpensier, con
lo scopo non dichiarato di
allontanare l'ingombrante
fratello dalla corte. Questi
vi si trasferì stabilmente
nel 1634, dopo un periodo
passato all'estero. Egli
pensò di demolire tutti gli
edifici del castello e
ricostruirlo in stile barocco
classicheggiante, con
l'aggiunta di una rampa di
collegamento con la città
all'estremità del piazzale
esterno, affidando a François
Mansart la progettazione
del complesso.
Il
progetto prevedeva la
costruzione di un grande
palazzo disposto intorno a un
cortile centrale: le porzioni
sud e nord sarebbero state
unite da due ali contenenti
gallerie e appartamenti
privati o, nel caso dell'ala
ovest, una grande sala di
rappresentanza; l'ala
nord avrebbe avuto un ingresso
monumentale sormontato da una
cupola e due avancorpi verso
il cortile esterno, uno dei
quali contenente una cappella
a pianta centrale. La
costruzione sarebbe stata
simmetrica e ornata da statue
e colonnati.


Tra
il 1635 e i 1638 venne
costruito il corpo centrale
del nuovo palazzo e una prima
sezione dell'ala est, con la
distruzione degli edifici di
Carlo d'Orléans e di Luigi
XII nella parte sud-ovest del
complesso, della navata della
cappella di Saint-Calais e di
parte dell'ala Francesco I, ma
l'ulteriore sviluppo del
progetto fu bloccato dai
problemi finanziari del
committente.
La
costruzione si fermò a un
terzo dell'opera, lasciando
alcune decorazioni, le dépendance e,
soprattutto, gli interni
dell'edificio ancora
incompleti.
L'embrione
dell'ala est, rimasto senza
copertura, fu demolito nel XIX
secolo. Gastone, non
potendo risiedere nella nuova
parte dell'edificio, fu
costretto a occupare per il
resto della sua vita l'ala
Francesco I, dedicandosi
agli studi astronomici anche
grazie all'osservatorio che
aveva fatto costruire intorno
al 1640 sulla Torre Foix.
Le
modifiche negli appartamenti
reali risalgono a questo
periodo; nel 1652 egli fece
modificare la decorazione di
ciò che rimaneva della
cappella, il che indica che
aveva definitivamente
abbandonato i lavori. Speranzoso
di arrivare al trono di
Francia, Gastone prese
contatti nel 1652-53 con la Fronda
parlamentare, ma senza
riuscire nel suo intento; morì
a Blois il 2 febbraio 1660,
lasciando il castello
abbandonato. Gastone nutrì
sempre un profondo affetto per
il castello, dicendo che
"l'aria di Blois lo aveva
guarito".
Trascurato
da Luigi XIV, il castello
non venne più abitato, ad
eccezione del soggiorno di Maria
Casimira Luisa de la Grange
d'Arquien, vedova del re
polacco Giovanni III
Sobieski, tra il 1713 e il
1716. La residenza di
Blois infatti era molto
lontana dalla capitale del
regno, troppo piccola per
accogliere la corte e vista
come una struttura antiquata e
fuori moda.
Nel
XVIII secolo il re assegnò il
palazzo ad ex servitori e
nobili decaduti, che lo
occuparono (ad eccezione
dell'ala Luigi XII, dove si
trovava l'alloggio del
capitano del castello)
dividendolo in piccoli
appartamenti e stravolgendone
la disposizione interna; intorno
al 1720, durante la Régence,
si pensò di relegarvi il
parlamento in esilio. Il
complesso fu lasciato pressoché
senza manutenzione e gli
occupanti supplirono alla
mancanza di restauri con
abbattimenti delle parti più
ammalorate, come la galleria
di Caterina de' Medici nel
cortile, e riparazioni svolte
in economia, senza rispetto
per la decorazione degli
edifici. I giardini
furono abbandonati: i
padiglioni furono abbattuti già
alla fine del XVII secolo e al
loro posto furono realizzati
orti e una fattoria.
Né Luigi
XV né Luigi XVI visitarono
il castello; quest'ultimo
lo considerava "un
castello che non serve a
niente, tutt'al più da
vendere". Egli nel
1788 propose un piano per
alienare il castello, insieme
ai castelli di Choisy,
della Muette, di Madrid e
di Vincennes, in quanto
eccessivamente dispendioso per
le casse dello Stato. Il
castello fu così messo in
vendita ma non fu trovato un
acquirente; così il
Dipartimento della Guerra
propose di adattarlo a
caserma. Questa proposta fu
accolta e nello stesso
anno il castello fu occupato
dal reggimento di
cavalleria Royal Comtois, che
salvò il castello dalla
distruzione ma provocò il
grave danneggiamento delle
decorazioni interne.
Durante
la Rivoluzione il
castello fu preso di mira dal
popolo che, desideroso di
eliminare ogni traccia della
monarchia, saccheggiò il
palazzo dei mobili, delle
statue e di altri oggetti e lo
trasformò per breve tempo in
una prigione.

Nel
1792 fu distrutta la statua
equestre di Luigi XII posta
sopra il portale d'ingresso;
fu decapitato il busto di
Gastone d'Orléans e furono
distrutti quasi tutti gli
emblemi reali scolpiti sulle
facciate. I giardini
furono venduti e scomparvero
per le costruzioni che vi
furono erette sopra.
Nel
1793 la chiesa di San
Salvatore venne venduta
all'impresario Guillon, che la
distrusse interamente. In
età napoleonica si
ipotizzò di trasformare la
struttura in un ricovero per
nullatenenti, provvedendo a
demolire l'ala Gastone d'Orléans
per pagarne le spese, ma il
degrado degli edifici era così
avanzato che si prese in
considerazione anche la sua
demolizione, nonostante
quest'idea suscitasse le
perplessità del Consiglio
degli edifici civili. Alla
fine, il 10 agosto 1810, il
complesso fu ceduto alla città
di Blois. Tuttavia, per
mancanza di fondi, il castello
fu nuovamente utilizzato come
caserma.
Nel
1815 la parte dell'ala Gastone
d'Orléans rimasta incompiuta
venne abbattuta e nel 1825 si
pensò di sistemare nel
castello la Prefettura di
Blois; i lavori di adattamento
dell'edificio, però,
avrebbero previsto la
distruzione dell'ala Luigi XII
e della cappella. Gli
elevati costi di questa
soluzione, tuttavia, fecero
desistere la proprietà
dall'impresa. Il palazzo,
in mano ai soldati, venne
ulteriormente deturpato: i
camini dell'ala Luigi XII, che
interferivano con la
disposizione dei letti, furono
distrutti tra il 1831 e il
1832; la galleria di Carlo
d'Orléans fu accorciata e la
parte rimanente fu
sopraelevata; il colonnato
davanti alla facciata dell'ala
Gastone d'Orléans fu
demolito. Tuttavia il
comando militare promosse
alcuni interventi di restauro
nell'ala neoclassica, tra cui
la realizzazione della scala
nella sezione centrale. La
presenza dei soldati al
castello, tuttavia, non impedì
l'apertura al pubblico
dell'ala Francesco I e molti
letterati la visitarono.
Victor
Hugo, nel 1825, si lamentò
per il fatto che il castello
fungeva da caserma e lo
scalone di Francesco I
affondava "tra le
strutture di un quartiere di
cavalleria"; nel
1828 Balzac poté
ammirare la stessa scalinata,
che definì "creazione
sbalorditiva dai dettagli
ingegnosi e fini, piena di
meraviglie che donano la
parola alle pietre"; Gustave
Flaubert, invece, disprezzò
l'ala Gastone d'Orléans per
"il suo stile classico da
accademia e il gusto sobrio,
che è cattivo gusto"; anche Alexandre
Dumas visitò il palazzo.
Nella
prima metà dell'Ottocento
crebbe in Francia la
sensibilità nei confronti dei
monumenti antichi e anche il
castello di Blois iniziò a
ricevere attenzioni da parte
delle autorità. Nel
1840, durante il regno di Luigi
Filippo, il palazzo fu
classificato Monumento
storico e fu approntato
un piano per il suo restauro,
che però fu ostacolato
dall'amministrazione militare
e dal ministero della guerra
presieduto da Nicolas
Jean-de-Dieu Soult. Tuttavia,
grazie all'impegno di Prosper
Mérimée, componente della Commission
des Monuments historiques, nel
luglio 1844 la caserma fu
dismessa e il castello tornò
sotto il controllo della città
di Blois. Gli edifici
erano in condizioni critiche:
l'ala Luigi XII era la più
danneggiata, sia all'esterno,
dove aveva perso la balaustra
del tetto, i pinnacoli degli
abbaini, le sigle dei sovrani
e la statua equestre sopra
all'ingresso, sia all'interno,
dove erano stati rimossi i
camini. La cappella era
stata divisa in tre piani ed
erano state aperte finestre su
tutte le facciate. Le
finestre dell'ala Francesco I,
sul lato del cortile, erano
state private dei montanti;
alcune erano state murate e
altre trasformate in porte. La
balaustrata dell'ultimo piano
era stata chiusa e coperta con
un prolungamento del tetto e
abbaini e comignoli erano
stati privati delle statue che
li decoravano; i simboli
reali, rimossi durante la
Rivoluzione, non erano mai
stati ripristinati; la
scalinata aveva perso i
parapetti ed era stata coperta
con un tetto in ardesia. Le
logge dell'altra facciata
erano state chiuse con delle
finestre e le gallerie della
torre Château-Renault erano
state murate.

Dal
settembre 1845 al gennaio 1848 Félix
Duban curò il restauro
degli appartamenti reali
rinascimentali, ricostruendo
le decorazioni combinando
colori accesi (il rosso e il
blu) con l'oro. Assistito
da Jules de La Morandière,
Duban disegnò le decorazioni
interne ed esterne ispirandosi
alle stampe d'epoca e
all'opera dello studioso Louis
de la Saussaye, facendo
precedere il suo lavoro da
un'approfondita opera di
rilievo dello stato di
conservazione del castello con
disegni, fotografie e calchi,
grazie ai quali si può
risalire con certezza agli
interventi effettuati. Dal
1855 fu restaurata, sempre
sotto la direzione di Duban,
l'ala Luigi XII, e nel 1858 fu
ripristinata la statua
equestre sopra il portale.
Nel
1861-62 fu restaurata la Sala
degli Stati con l'abbattimento
di ciò che rimaneva
dell'edificio di Enrico III,
che non fu possibile
recuperare a causa del suo
cattivo stato di
conservazione. Nel 1861
il complesso fu messo a
disposizione come residenza
dell'imperatore Napoleone
III e gli ultimi soldati
che occupavano la cappella e
l'ala Gastone d'Orléans
furono sfrattati per
provvedere al loro restauro;
sebbene l'imperatore non
soggiornò mai nel castello,
nel 1868-69 fu sistemata la
cappella.
Nel
1869 fu ripristinato anche il
colonnato davanti all'ala
Gastone d'Orléans. Il
restauro proseguì fino alla
morte di Félix Duban nel
1870; tra il 1870 e il 1879 i
lavori furono eseguiti sotto
la direzione di Jules de la
Morandière, che aveva
assistito Duban durante le
prime fasi dei lavori. L'operato
di Duban, soprattutto per
quello che riguarda la
sistemazione delle decorazioni
interne, fu criticato già dai
suoi contemporanei perché
basato più sull'imitazione
degli edifici analoghi che sul
ripristino dello stato
originale del castello: per
esempio i camini dell'ala
Luigi XII furono disegnati in
forme neogotiche e le pitture
degli appartamenti
rinascimentali furono
giudicate eccessive e troppo
fantasiose. All'esterno
invece fu svolto un lavoro più
rispettoso della situazione
originale, anche se alcuni
interventi furono realizzati
secondo la fantasia del
restauratore, come le bifore
della Sala degli Stati, la
facciata della cappella e la
rimozione delle imposte che
proteggevano le logge dell'ala
Francesco I, che per altro
lasciarono esposti alle
intemperie i rivestimenti
lignei delle stesse.
Nel
1850 Pierre-Stanislas
Maigreau-Blau, sindaco di
Blois, decise di fondare il
museo di Belle Arti di Blois,
che venne posto
provvisoriamente nell'ala
Francesco I del castello. In
quel momento infatti che le
province francesi promuovevano
i loro musei, incoraggiando lo
studio delle arti. Il sindaco
di Blois difese il suo
progetto: "Non c'è
nessun capoluogo di
dipartimento in Francia, al
giorno d'oggi, che non abbia
un museo. [...] Sarebbe
superfluo elencare i vantaggi
di questo tipo di struttura.
Noi sappiamo che sono potenti
mezzi di incoraggiamento per
le arti e le scienze, offrendo
lo studio di modelli o
collezioni". Il museo fu
spostato nell'ala Luigi XII
nel 1869.

La
pietra utilizzata da Duban per
effettuare le decorazioni,
molto tenera, iniziò a
sgretolarsi per il gelo negli
inverni del 1879 e 1880; dal
1880 al 1887 fu intrapreso un
nuovo restauro guidato da Anatole
de Baudot, un ispettore
generale dei monumenti
storici, e Jules-André
Grenouillot. Durante i
lavori furono sostituiti gli
elementi scultorei danneggiati
e si rimossero i dipinti con
cui Duban aveva decorato la
cappella. De Baudot
restaurò anche il Padiglione
di Anna di Bretagna, rimasto
assieme ad un'orangerie l'unico
residuo dell'antico giardino.
Nel 1875 fu rimossa la scala
provvisoria installata dai
militari nell'ala Gastone
d'Orléans, che impediva la
vista della cupola di Mansart;
al suo posto ne fu realizzata
un'altra, più consona allo
stile dell'edificio. Alla
fine dell'Ottocento si ipotizzò
di spostare il municipio
nell'ala neoclassica, ma alla
fine vi fu installata la
biblioteca comunale, mentre le
stanze vuote furono concesse
in uso alle associazioni
locali. Alphonse Goubert,
successore di Baudot come capo
del progetto, decise di
ristrutturare la facciata
dell'ala Gastone d'Orléans
basandosi sui disegni di
Mansart; la scala interna
definitiva fu aggiunta nel
1933. Nel 1921 venne
creato anche un museo lapidario nelle
antiche cucine del castello.
Durante
la seconda Guerra
Mondiale, a causa dei
bombardamenti del giugno 1940
e agosto 1944, la facciata sud
(soprattutto l'ala Luigi XII)
fu danneggiata e le finestre
della cappella, risalenti al
XVI secolo, furono distrutte; gli
altri edifici subirono danni
alle coperture. L'opera di
restauro, iniziata nel 1946,
venne affidata all'architetto
Michel Ranjard.
Le
fortificazioni della città e
del castello sono annoverate
tra i Monumenti storici di
Francia dal 6 novembre 1942.
Il
23 maggio 1960 fu emesso un francobollo raffigurante
il castello.
Il
castello attualmente è di
proprietà della città di
Blois. Nel 1990 fu
condotto un nuovo restauro da
parte di Pierre Lebouteu e
Patrick Ponsot, promosso dal
sindaco di Blois, nonché
ministro della cultura, Jack
Lang. Furono restaurati i
tetti, le facciate esterne e i
pavimenti, in particolare
quelli dell'ala Francesco I;
il cortile interno fu
lastricato. Gilles Clément,
paesaggista, si occupò di
sistemare il parco. A partire
dagli anni 90 il castello fece
da sfondo a spettacoli Son
et lumière scritti da Alain
Decaux, musicati da Éric
Demarsan e interpretati
da Robert Hossein, Pierre
Arditi e Fabrice
Luchini.
Tuttora
continuano piccoli restauri
mirati; il castello ha
ricevuto 260 226
visitatori nel 2003.
Architettura
Il
promontorio su cui sorge il
castello di Blois è dotato di
tre lati che digradano ripidi
e che un tempo fornivano una
protezione naturale dagli
attacchi di eventuali
assalitori, mentre il lato
nord-orientale, da cui si
accedeva e si accede tutt'ora
al palazzo, era protetto da un
fossato secco che separava il
complesso militare dal cortile
antistante.
Gli
edifici che delimitavano il
cortile sono scomparsi, ma la
loro disposizione è ricalcata
dalla conformazione attuale
della piazza su cui si
affaccia il castello. Questo
è composto principalmente da
tre ali disposte in modo da
formare un cortile interno di
forma irregolare, con gli
angoli allineati secondo i
punti cardinali.
Le
tre ali sono di stile
gotico, rinascimentale e neoclassico, e sono chiamate con il nome dei rispettivi costruttori, Luigi XII,
Francesco I e Gastone d'Orléans;
oltre a queste rimangono delle
tracce del castello medievale,
costituite dalla Sala degli
Stati e dalla Torre Foix. Il
cortile interno è
parzialmente racchiuso sul
quarto lato da una galleria e
dalla cappella del palazzo.
CASTELLO
MEDIOEVALE
Sala
degli Stati - Costruita
per volere del conte di Blois Tebaldo
VI nel
1214 (la data esatta è stata
stabilita tramite il metodo
della dendrocronologia,
effettuata sulle travi), la
Sala degli Stati è la più
antica sala gotica civile di
Francia ed un esempio
importante di gotico
duecentesco. La sala fu usata come aula di tribunale e salone di rappresentanza dai
conti di Blois e fu sede degli
Stati Generali nel 1576 e nel
1588.
Collocata all'estremità settentrionale dell'ala Francesco I, è rialzata di
due metri rispetto al piano
del cortile e di sette
rispetto alla strada che la
circonda dall'esterno.
Esternamente si presenta come
un edificio dalle forme
semplici, in pietra chiara,
coperto da un alto tetto in
ardesia a due falde.
La facciata nord-est è caratterizzata da due finestroni ad ogiva e da tre
contrafforti; anche quella
nord-ovest presenta dei
contrafforti e variazioni di
larghezza in corrispondenza
dei tre piani dell'edificio. Misura
circa trenta metri per
diciotto e all'interno
possiede, separate da una
serie di sei archi a ogiva
sorretti da cinque colonne, due
navate giustapposte dotate di
staffe d'appoggio per le travi
di quercia destinate alla
stabilizzazione della
struttura; la fila di colonne
è leggermente obliqua
rispetto all'asse della sala,
così che le due navate non
hanno una larghezza costante.
Le colonne hanno un semplice basamento rettangolare e terminano con dei
capitelli ad uncino, mentre le volte
a botte, dalla sezione non perfettamente semicircolare, sono costituite da pannelli in legno dipinti e applicati sulle travature del tetto.
La
decorazione pittorica è opera
di Félix Duban, che la
restaurò, tra il 1861 e il
1866, ispirandosi alla policromia tipica del XIII secolo: le pareti sono
dipinte alla base con un
drappeggio, per poi continuare
con una finta muratura
intervallata da fasce a
racemo;
anche le arcate sono decorate
con finte murature ed elementi
floreali, mentre per le
colonne si optò per
un'alternanza di blu e rosso
molto accesi; i capitelli
furono arricchiti con pigmenti
dorati e sulla volta, blu,
furono realizzati gigli d'oro. Tuttavia, sebbene alcuni documenti riportino come decorazione
originale una finta muratura,
anticamente le pareti erano
quasi certamente ricoperte di
arazzi.
All'intervento di Duban risalgono anche le grandi finestre che si aprono sul
timpano verso la piazza del
castello, create su modello
del refettorio del priorato
di Saint-Martin-des-Champs a Parigi; solo la piccola ogiva del frontone che dà sul cortile
interno è originale, mentre
le grandi finestre a doppio
montante che si aprono sui
muri laterali sono dell'epoca
di Luigi XII. Le vetrate
con gli emblemi di Luigi XII e
Anna di Bretagna sono stati
realizzati dal pittore e
vetraio Paul-Charles
Nicod,
mentre il pavimento di
terracotta policroma è di Jules
Loebnitz.
La sala è collegata all'ala Luigi XII da una porta ad arco ribassato
circondata da semicolonne,
mentre comunica con l'ala
Francesco I con una porticina
situata a due metri di
altezza; la scala neogotica fu
aggiunta da Duban per
rimpiazzare uno scalone ligneo
del XVI secolo che,
sviluppandosi per tutta
l'altezza della sala, fungeva
da collegamento tra i piani
dell'ala rinascimentale. Anche
il camino, in stile neogotico
con colonnine snelle e
capitelli a uncino, è opera
di Duban, che basandosi su
alcuni rilievi ricostruì
quello più antico,
antecedente al camino
realizzato nel XVI secolo e
distrutto a sua volta tra il
XVIII e il XIX secolo. Nel
2006 e 2007 l'ambiente è
stato sottoposto a nuovo
intervento per preservare la
policromia e l'integrità
delle travi in legno di
quercia.
L'edificio
è dotato di due piani
sotterranei coperti da volte;
il superiore è illuminato da
piccole finestre, l'inferiore
è completamente cieco a parte
la porta che si apre sulla
piazza antistante il castello. Dal sotterraneo parte una galleria di 25 metri, scavata nella roccia,
che passa sotto all'ala Luigi
XII; più in profondità, in
direzione obliqua rispetto
all'asse della sala, corre una
seconda galleria di quaranta
metri che mette in
comunicazione il giardino di
una casa all'esterno del
palazzo con il cortile del
castello.
Torre
Foix - Questa
torre circolare, collocata
sulla terrazza a sud del
complesso, di fianco all'ala
Gastone d'Orléans, era una
torre d'angolo della cinta
muraria del XIII secolo.
Questa torre difendeva durante il Medioevo l'angolo sud-ovest del castello e
la Porte du Foix,
situata ai piedi dell'altura
rocciosa; oggi domina la parte
bassa della città di Blois,
comprendente l'abbazia di
Saint-Laumer e la chiesa di
San Nicola, che si sviluppa
lungo la Loira.
Perse il suo ruolo difensivo nel XVI secolo e fu occupata fino al 1635 dalla Chambre
des comptes di
Blois; Gastone d'Orleans, dopo aver fatto rimuovere le merlature e il tetto
conico, vi fece costruire
sulla sommità un osservatorio
astronomico dalla forma di una
piccola costruzione in mattoni
rossi e pietre, accessibile
da una scala a torretta in
legno, rivestita di ardesia,
addossata all'edificio.
La torre ha quattro piani, tre dei quali costituiti da sale coperte da volte
e circondate da archi a tutto
sesto: i tre piani superiori
sono illuminati da piccole
feritoie mentre quello
inferiore, che ora si trova
nel seminterrato, è cieco; un
tempo, prima dell'interramento
della terrazza, questo
costituiva il piano terra dal
quale era possibile
raggiungere l'antico castello.
La torre è dotata dei classici sistemi difensivi medioevali: al piano
interrato si apriva una porta
che dava sul fossato e che
poteva essere raggiunta solo
con una scala mobile;
l'apertura era protetta da una
pesante porta di legno e
l'ingresso all'interno della
torre avveniva attraverso un
passaggio a gomito ricavato
nello spessore del muro,
mentre una piombatoia garantiva la difesa dagli assalitori.
Il primo piano, oggi poco inferiore al livello della terrazza, è dotato di
sette feritoie,
come anche il secondo: nel
XIII secolo questo era
accessibile dal camminamento
sulle mura e le sue aperture
erano sfalsate rispetto a
quelle del piano inferiore per
garantire una migliore
copertura a difesa dell'area
antistante la torre.
Ala
Luigi XII - Al
giorno d'oggi l'ala Luigi XII
costituisce l'ingresso del
castello. L'edificio fu costruito in stile gotico
fiammeggiante tra
il 1498 e il 1503 distruggendo
le costruzioni feudali
preesistenti.
L'ala ha una pianta a L, costituita da un corpo principale, che si affaccia
sulla piazza del castello, e
un breve prolungamento in
direzione sud-ovest; tra
questi due corpi e al
collegamento con la sala degli
stati sono presenti due torri
scalari.
La costruzione si sviluppa su tre piani, con la peculiarità, di grande
modernità per l'epoca, che le
stanze non sono direttamente
comunicanti le une con le
altre (come avveniva negli
edifici medioevali), ma
connesse da un corridoio che
le rende indipendenti: sia al
piano terra, con il porticato
che si affaccia sul cortile,
sia al primo piano, sia nella
mansarda, si ripete questa
disposizione.
Tuttavia, forse come retaggio dell'antico stile di costruzione, le gallerie
sono strutturalmente
indipendenti dal resto
dell'ala, che è dotata di
spessi muri perimetrali e da
una copertura autonoma, alla
quale si appoggia un
prolungamento che costituisce
il tetto dei corridoi. Anche
la presenza di ben tre scale
per questa singola ala
evidenzia la ricerca del
confort degli occupanti, così
come la presenza di un sistema
di condotti per lo scarico
delle acque nere.

Facciata
esterna - Lo
stile gotico dell'ala è
evidente nella policromia dei
materiali e nella decorazione,
caratterizzata da
un'abbondanza di pinnacoli,
archi trilobati e bassorilievi
con figure mostruose e
grottesche, come le sculture
delle mensole e dei doccioni che
presentano draghi alati,
musicisti, leoni con capre,
cani con cervi, buffoni, boia,
monaci, angeli, sirene,
centauri e altri personaggi
reali o fantastici. Nonostante il chiaro stampo gotico, alcuni elementi decorativi
dell'edificio virano verso uno
stile già rinascimentale.
Le
facciate dell'ala sono
costruite in pietra bianca,
impiegata per realizzare le
parti strutturali, come il
basamento, i pilastri, le
balaustre e i montanti e le
cornici delle finestre, e
mattoni rossi e neri a formare
un reticolo, e l'edificio è sormontato da un alto tetto in ardesia con mansarda
abitabile. Ad eccezione
del basamento in pietra dura
proveniente dai dintorni di
Blois, la pietra usata per la
costruzione è il tuffeau delle cave di Bourré, che ben si presta ad essere lavorato per creare decorazioni elaborate. Sui
tre piani dell'edificio le
aperture sono disposte senza
una cadenza regolare, come
avviene spesso nelle
costruzioni gotiche,
rispecchiando più la
disposizione degli spazi
interni che la ricerca della
simmetria; tuttavia le
lesene che dividono la
facciata in parti all'incirca
uguali e i cornicioni
orizzontali creano una griglia
piuttosto regolare, ripresa
dagli edifici in stile
rinascimentale. Le
finestre del pianterreno,
sormontate da un gocciolatoio
in pietra, hanno un doppio
montante, mentre quelle del
primo piano e della mansarda
un montante singolo. Un
cornicione costituito da
piccoli archi sormonta il
primo piano, su cui si aprono
due logge, ricavate nello
spessore del muro, coperte da
un arco a sesto ribassato
decorato con cuspidi, a
indicare la posizione degli
antichi appartamenti reali. Una
balaustra, completamente
ricostruita durante i restauri
ottocenteschi, indica la
presenza di uno stretto
camminamento sulla sommità
della facciata. Sul
tetto, scandito da sei grandi
comignoli in mattoni con
losanghe su fondo d'ardesia, si
aprono gli abbaini sormontati
da timpani arricchiti da
pinnacoli e bassorilievi
recanti le iniziali o i
simboli del re e della regina, mentre
gli abbaini che sormontano le
logge sono decorati con
drappeggi e angeli che
sorreggono lo stemma del re di
Francia. Tra gli abbaini
si aprono piccoli lucernari in
piombo e ferro battuto che
illuminano la parte più alta
della mansarda.
L'estremità
destra della facciata, che
confina con la Sala degli
Stati, si discosta dallo stile
finora descritto: è
realizzata in pietra bianca,
senza elementi decorativi
ricercati, con una grande
finestra a sesto acuto al
primo piano; al secondo piano
le finestre riprendono lo
stile del resto della
facciata, ma più in alto non
sono presenti né il
cornicione né la balaustra,
gli abbaini sono decorati con
un motivo floreale (uno è
privo di pinnacoli ma è
decorato con delfini) e il
camino non è dotato di
abbellimenti. La causa di queste differenze sta forse nel fatto che anticamente in questo
punto delle costruzioni
sorgevano addossate al palazzo
e fu ritenuto opportuno
evitare di sprecarsi in
decorazioni che non sarebbero
state molto visibili. Il
cambio di stile rispecchia tra
l'altro la differenza tra la
disposizione interna del resto
dell'ala, formata da piccoli
appartamenti, e questa
porzione, che contiene una
grande sala voltata.
Sulla
destra della facciata si trova
l'ingresso, costituito da un
largo passaggio ad arcata
affiancato da una postierla pedonale,
sormontato da una nicchia
contenente una statua di Luigi
XII: si tratta di una ricostruzione realizzata dallo scultore Charles
Émile Seurre nel
1857 di un originale
attribuito a Guido Mazzoni,
distrutto nel 1792. Il re è raffigurato vestito con l'armatura, con il capo coronato, in
groppa a un cavallo riccamente
bardato; benché la statua non
sia una riproduzione fedele
dell'originale, è probabile
che non si discosti molto da
quello. La nicchia è
costituita da una doppia
arcata a sesto acuto
sormontata da due timpani
acuti; tra i due timpani e ai
lati della nicchia, sono
presenti tre guglie riccamente
decorate. Il fondale del
vano, che è coperto da una
doppia volta a crociera, è
decorato con gigli d'oro su
sfondo blu.
Nonostante la preponderanza dello stile gotico, sui pilastri ai bordi della
nicchia sono visibili due
bassorilievi a candelabra, in
stile rinascimentale italiano. Sotto
alla nicchia è visibile un
bassorilievo raffigurante un istrice, simbolo di Luigi XII, circondato dalle lettere L e A, iniziali di
Luigi e Anna di Bretagna. In
origine al loro posto era
presente un'iscrizione in
latino di Fausto
Andrelini (Hic
ubi natus erat dextro Lodoicus
Olympo / Sumpsit honorata
Regia sceptra manu / Felix
quae tanti fulxit lux nuncia
Regis / Gallia non alio
principe digna fuit),
sostituita all'inizio del XIX
secolo con la scritta Caserne
d'infanterie.
Il portale è affiancato da semicolonne scolpite con losanghe contenenti
gigli, dotate di alti
basamenti lisci e capitelli
scolpiti con motivi floreali. Il
passaggio pedonale, ad arco
ribassato, è sormontato dal
bassorilievo di un istrice,
circondato da sculture di
delfini, conchiglie e
cornucopie di ispirazione
italiana, e da un timpano
acuto.
Facciata
interna - La
facciata interna è di
andamento più regolare di
quella esterna: nonostante
l'asimmetria del porticato al
piano terra, le finestre sono
quasi equispaziate le une
dalle altre. La galleria, formata da nove arcate ribassate (delle quali la terza da
sinistra, corrispondente
all'ingresso del castello, è
più larga), è sostenuta da
un'alternanza di colonne e
pilastri quadrati. Le
prime sono decorate con
losanghe contenenti gigli e
code d'ermellino, simbolo di
Anna di Bretagna e di sua
figlia Claudia, mentre i
pilastri portano scolpiti
pannelli arabescati di gusto
classico, benché ancora
piuttosto rozzi e privi della
leggerezza dei modelli
italiani. I capitelli
sono impreziositi da motivi
vegetali, delfini, cornucopie,
maschere e altri elementi
tipici dello stile
rinascimentale.
Sopra
un cornicione aggettante è
presente un fascione decorato
con elementi vegetali e
floreali; al primo piano si
aprono cinque finestre a
montante i cui angoli
superiori sono impreziositi da
mensole scolpite. Il cornicione liscio è sormontato da una balaustra traforata,
aggiunta da Duban durante i
restauri. In
corrispondenza delle finestre
del primo piano si aprono gli
abbaini, sormontati da timpani
decorati con motivi floreali e
attorniati da guglie.
Torri
scalari - La
tour des Champs, visibile dal
cortile, si trova nel punto di
giunzione tra l'ala Luigi XII
e la Sala degli Stati. Il suo
stile è omogeneo con quello
dell'ala adiacente, di cui
contiene una delle scale.
Al piano terra, l'ingresso della torre dà direttamente sul cortile ed è
sormontato da un frontone con
un istrice scolpito; una
seconda porta, più piccola,
si apre sul lato adiacente
alla Sala degli Stati.
Ai piani superiori le finestre seguono l'andamento della scala e si trovano
ad altezze sfalsate; quelle
del lato adiacente
all'edificio feudale
interrompono i cornicioni che
segnano il passaggio tra i
vari piani. La mensola di
una delle finestre del primo
piano presenta una decorazione
raffigurante un cherubino con
i capelli, il naso e il
sorriso dell'ex sindaco di
Blois, Jack
Lang, che sarebbe stata realizzata in modo ironico dai restauratori del castello
negli anni '90.
Al terzo piano è presente un ambiente illuminato da piccole finestrelle
realizzate a cavallo del
cornicione ad archetti, che
presenta un misto di motivi
gotici, come le decorazioni
vegetali, e rinascimentali,
come la fila di ovoli. L'ornamento della facciata è completato da due riquadri con
bassorilievi di istrici e
dalla semicolonna tortile che
costituisce lo spigolo della
torre.
Al di sopra di una balaustra si sviluppa la mansarda, con il tetto in
ardesia sormontato da una
decorazione in ferro battuto
con due banderuole, un camino
in mattoni e due abbaini
simili a quelli del corpo
principale.
Una piccola torretta circolare con tre piccole finestre e una copertura a
cupola, posta tra la torre e
l'ala Luigi XII, contiene la
scala a chiocciola che
permette di raggiungere la
mansarda.
All'interno
lo scalone d'onore di Luigi
XII si avvolge a spirale
attorno a un pilastro centrale
formato da un fascio di
semicolonne che terminano,
all'ultimo piano, con delle
conchiglie scolpite; le
nervature poi si irradiano a
formare una volta polilobata
per collegarsi infine ai
pilastri delle pareti esterne. Una cornice circolare unisce le nervature radiali in modo da formare
scomparti costituiti
alternativamente da pietra o
mattoni; nei punti in cui
questa incrocia le nervature
sono presenti delle chiavi di
volta decorate con motivi
vegetali. Alla fine della
scala il pianerottolo è
dotato di un parapetto formato
da rami intrecciati.
La
torre all'altra estremità
della facciata interna, più
piccola, è caratterizzata da
una pianta poligonale per i
primi tre piani, che ospitano
la scala, mentre il piano
superiore è a pianta
quadrangolare. Anche qui le finestre sono disposte ad altezze diverse per seguire
l'andamento della scala;
l'ultimo piano è illuminato
da una sola apertura e il
tetto piramidale, sormontato
da una decorazione in ferro e
un camino, ha un solo abbaino. La
scalinata interna riproduce la
struttura di quella descritta
in precedenza, ma in
dimensioni ridotte e con
ornamenti più semplici.
Interno
- Al
piano terra, la grande stanza
di fianco alla Sala degli
Stati è caratterizzata da un
grande pilastro centrale dal
quale si dipartono otto
nervature che sorreggono la
volta, simili a quelle delle
scale nelle torri. L'ala Luigi XII ospita dal 1869 il Museo
delle belle arti di Blois. Le otto sale della galleria contengono una selezione di dipinti e
sculture dal XVI al XIX
secolo. Il museo ospita
inoltre una raccolta di arazzi
francesi e fiamminghi del XVI
e XVII secolo.
Il gabinetto dei ritratti contiene dipinti dei secoli XVI e XVII provenienti
dai castelli di Saint-Germain-Beaupré e Beauregard:
sono visibili Madame de
Noailles, il Duca di
Chevreuse, la Grande
Mademoiselle, la Duchessa di
Beaufort, Anna d'Austria e
Maria de' Medici. In una
stanza dei secoli XVII e XVIII
si conserva una serie di
cinquanta medaglioni in
terracotta di Jean-Baptiste
Nini. I camini delle sale, di grandi dimensioni e riccamente decorati, sono
stati tutti ricostruiti da
Duban dopo che gli originali
erano stati rimossi tra il
XVIII e il XIX secolo. In
origine i camini erano molto
più semplici e spogli, simili
a quelli ancora presenti ai
piani superiori delle torri.
Galleria
di Carlo d'Orléans - La
galleria, fatta costruire da
Carlo d'Orléans tra il 1440
ed il 1445, unisce l'ala Luigi XII con la cappella di Saint-Calais. Anticamente
era lunga più del doppio e
affiancava per l'intera
lunghezza la cappella, unendo
gli edifici collocati al posto
delle attuali ali Luigi XII e
Gastone d'Orléans, ma fu
parzialmente distrutta nel
XVII secolo insieme alla
navata della chiesa per far
posto alle cucine militari.
La galleria è stata la prima parte del palazzo in cui la pietra e i mattoni
sono stati utilizzati insieme. Al
piano terra presenta un
porticato sostenuto da sei
arcate molto ribassate (delle
tredici originali) sorrette da
colonne ottagonali, mentre
il primo piano è in mattoni
con tre finestroni a montante
incorniciati da conci in
pietra; sul tetto si aprono
tre abbaini con frontoni a
gradoni. L'apparato
decorativo è estremamente
semplice e limitato alle
modanature lineari degli
stipiti e delle fasce
marcapiano in pietra bianca.
Cappella
di Saint-Calais - La
cappella di Saint-Calais si
trova all'estremità dell'ala
Luigi XII e chiude il lato est
del cortile del castello.
Oggi, di questa cappella
privata del re, costruita a
partire dal 1498 e consacrata
nel 1508 da Antoine
Dufour, vescovo di
Marsiglia e
confessore della regina,
rimane solo il coro costituito
dall'abside e due campate, essendo stata distrutta la navata da Mansart durante la costruzione
dell'ala Gastone d'Orléans.
La facciata è stata costruita da Félix Duban e Jules de La Morandière nel
1870 ed è costituita da
un portale sormontato da un
timpano a sesto acuto e da una
grande finestra neogotica. Sul
tetto è presente una guglia
posta da Duban in sostituzione
di un piccolo campanile
probabilmente risalente al
XVII secolo. All'interno
lo spazio è scandito da
semplici nervature che si
allungano sul soffitto a
formare le nervature della
volta e i costoloni
dell'abside. Durante i
restauri ottocenteschi, le
pareti furono dipinte con
motivi neorinascimentali, che
furono rimossi già nel 1912.
Le moderne vetrate di Max
Ingrand, risalenti al 1957, rappresentano
diverse figure storiche.

Padiglione
di Anna di Bretagna - Il
padiglione, unica costruzione
rimasta degli antichi
giardini, era in origine un
belvedere costruito all'inizio
del XVI secolo nei giardini di
Luigi XII. L'edificio, chiamato anche Les bains de Catherine de Médicis senza
un apparente motivo storico,
è un raro esempio di
padiglione ornamentale,
tipologia di costruzione di
origine italiana, costruito in
stile gotico. Realizzato
in pietra e mattoni, si
sviluppa su tre piani a pianta
ottagonale con diametro di
7,85 m sormontati da un tetto
poligonale in ardesia con un
camino e un abbaino.
Il corpo centrale è circondato da quattro piccole ali orientate secondo i
punti cardinali, che terminano
con una terrazza ad eccezione
di un'ala che ospita una
scala; quella est contiene un
oratorio. Il piano terra
è coronato da una balaustra
in pietra in stile gotico con
le iniziali scolpite di Luigi
XII e Anna di Bretagna, la
quale cinge sia le terrazze,
sia la torre contenente la
scala, ad indicare la
possibilità che la
costruzione della scala sia
avvenuta in una fase diversa
rispetto alla realizzazione
dell'edificio. Il
seminterrato era collegato al Jardin
de Bretonnerie, che
sorgeva sul terrazzamento
inferiore, mentre l'ingresso,
sormontato da un medaglione in
terracotta raffigurante un
imperatore romano, era
collegato all'entrata del Jardin
de la Reine tramite
una galleria coperta.
L'edificio è illuminato da una serie di finestre a crociera, mentre
l'oratorio possiede un'abside
con cinque finestre a sesto
acuto.
All'interno
sono presenti due grandi
saloni ottagonali dotati di
camini gotici. Dal salone del pianterreno si accede alla cappella, dal soffitto a
cinque costoloni, che
anticamente era collegata all'orangerie da
una galleria in legno; da
quella superiore si
raggiungono le terrazze. Al
piano seminterrato un'altra
sala ottagonale con volta in
mattoni (mentre quelle
superiori sono dotate di
soffitti con travetti a vista)
permetteva di raggiungere,
tramite un passaggio
sotterraneo, l'orangerie.
Dopo
essere stato restaurato nel
1891 da Anatole
de Baudot,
il padiglione ospitò la
Società di scienze e lettere
del Loir-et-Cher; attualmente
esso contiene l'ufficio
turistico della città, mentre
l'orangerie è
occupata da un ristorante.
Ala
Francesco I
- Nell'ala
Francesco I, di stile
rinascimentale,
l'architettura e le
decorazioni sono
caratterizzate dall'influenza
della moda italiana. Anche se
la costruzione di quest'ala
avvenne solamente dodici anni
dopo quella dell'ala Luigi
XII, cioè tra il 1515 e il
1524, l'arte italiana è prorompente e influenza non solo i motivi
decorativi, ma anche la
disposizione e la forma stessa
dell'edificio.
L'ala fu costruita dapprima in sostituzione di due edifici feudali, e in
seguito fu raddoppiata a
cavallo dell'antica cortina
muraria del XIII secolo, come
evidenziano lo spesso muro che
la suddivide per metà in
senso latitudinale e quello
che la taglia in senso
longitudinale per tutta la
lunghezza. L'ala ingloba,
infatti, tre antiche torri
difensive di forma circolare,
tra cui la torre Château-Renault.
Il tetto ha una conformazione particolare che rispecchia il cambio di
progetto avvenuto durante la
costruzione: vista in sezione,
infatti, la metà dell'ala
verso il cortile interno è
coperta da un normale tetto a
due falde, una delle quali,
tuttavia, è sormontata da una
seconda falda, più spiovente,
che copre la metà
dell'edificio che si affaccia
sull'esterno.
Nel sottotetto, precisamente nei punti in cui sono presenti i comignoli,
sono ancora visibili i
basamenti degli antichi
abbaini rivolti verso la città. Si
ritiene che in origine le due
metà dell'edificio fossero
coperte da due tetti
indipendenti, ma che problemi
di scolo delle acque che si
accumulavano tra le due
coperture abbiano comportato
la necessità di rivedere la
disposizione del tetto
portando alla situazione
attuale.
Facciata
esterna - La
facciata esterna, che in
passato dava sui giardini del
castello, è chiamata Facciata
delle Logge. Fu costruita sette metri più avanti delle antiche fortificazioni e
poggia su un alto basamento in
pietra dura. All'angolo
tra l'ala Francesco I e la
Sala degli Stati è ancora
visibile l'antica torre
difensiva del XIII secolo,
indicata dalle fonti come
"la torre rotonda sopra
la porte des champs",
troncata al livello del primo
piano. All'altra estremità
della facciata è
riconoscibile la torre Château-Renault.
Al piano più basso, adiacente alla Sala degli Stati, sono presenti quattro
bifore e due torrette di
cinque lati, sui davanzali
delle quali sono rappresentate
alcune delle dodici
fatiche di Ercole e
altre scene raffiguranti
l'eroe greco (in particolare
Ercole e l'Idra di Lerna,
Ercole e il Toro di Creta,
Ercole che contempla la morte
di Anteo, Ercole che uccide
Anteo, Ercole e Caco, Ercole e
Gerione). Ai piani centrali l'edificio è caratterizzato da una sequenza di
nicchie non comunicanti tra di
loro realizzate nello spessore
del muro; queste logge,
anche se ispirate con molta
probabilità alle Logge
di Raffaello in Vaticano, opera di Bramante, come si evince dal doppio ordine di arcate sormontate da un porticato, mostrano
nella loro costruzione alcuni
elementi francesi, come la
presenza di guardiole
aggettanti, la disposizione
irregolare delle nicchie, gli
archi "ad ansa di
paniere" e l'assenza di
collegamento tra gli spazi.
Il primo dei due piani di logge presenta quattro balconcini sporgenti, due
sostenuti dalle torrette del
piano inferiore e due da
mensole; uno dei quattro funge
da abside per un piccolo
oratorio. Una loggia per
ogni piano, verso la metà
della facciata, non è
collegata all'interno
dell'edificio da una porta ma
vi si accede da una loggia a
fianco. Le logge sono
definite sulla facciata da una
o due lesene, a seconda dello
spazio disponibile; mentre
i parapetti del primo sono
riccamente decorati con le
iniziali e gli emblemi di
Francesco I e Claudia di
Francia, quelli del secondo
piano sono lisci.
Al
di sopra delle logge corre un
cornicione con conchiglie, e
più su una balaustra con
doccioni, che indicano che in
origine la terrazza era
scoperta e non dotata del
colonnato presente oggi; la collocazione delle basse colonne rispecchia la distribuzione
irregolare delle lesene dei
piani inferiori. Le
finestre sono state realizzate
sul luogo degli abbaini
preesistenti e, nella parte
sinistra della facciata, sono
circondate da lesene che
sostengono una cornice, mentre
nella parte destra le aperture
sono sormontate da una
mensola. Il tetto, molto
spiovente, è caratterizzato
da imponenti comignoli in
mattoni e pietra impreziositi
da elaborati ornamenti
scolpiti aggiunti durante i
restauri del XIX secolo. In
posizione decentrata rispetto
alla facciata sorge un abbaino
a due piani con un timpano
recante la salamandra di
Francesco I.
La
facciata presenta differenze
tra la sezione adiacente
all'ala Gastone d'Orléans e
l'altra, facendo pensare ad
una costruzione avvenuta in
due fasi: nella prima parte,
al piano inferiore, non sono
presenti finestre; gli archi
delle logge sono ad ansa di
paniere, mentre nell'altra
parte sono ad arco ribassato;
le lesene del primo piano sono
decorate con bassorilievi; le
logge sono più rade e
addirittura assenti nella zona
a fianco della torre Château-Renault.

Torre
Château-Renault - La
torre, che deve il suo nome a
un antico feudo dei conti di
Blois collocato a sud-ovest
della città, si trova
all'estremità dell'ala
Francesco I, che domina con il
suo camminamento ed il suo
alto tetto, ed è visibile
solo dall'esterno del
castello. Anticamente si affacciava sugli antichi giardini reali dove si
trovavano il padiglione Anna
di Bretagna e la serra degli
aranci. Si tratta di una delle
torri medioevali inglobate
nella costruzione
rinascimentale: in quell'epoca
fu abbellita con gallerie e
decorazioni simili a quelle
della Facciata delle logge, che
furono parzialmente distrutte
durante la costruzione
dell'ala Gastone d'Orléans. Le
aperture delle gallerie sono
separate da semicolonne anziché
da lesene; i parapetti del
primo piano condividono i
motivi ornamentali con quelli
del resto della facciata, così
come il cornicione sulla
sommità è il proseguimento
di quello a conchiglie del
resto dell'edificio. Al
di sopra dei loggiati sono
presenti altri due piani dallo
stile più semplice, quasi
gotico, che terminano con una
copertura conica, affiancata
da due massicci comignoli e da
una torretta contenente una
scala e sormontata da una
lanterna. In origine la
torre era sormontata da una
lanterna con archi rampanti e
pinnacoli in stile gotico, che
fu rimossa nel XVII secolo.
Facciata
interna
- La
facciata interna dell'ala è
suddivisa in porzioni
rettangolari da una serie di
lesene con capitelli
all'italiana e cornici
marcapiano: gli spazi così individuati, di dimensione irregolare, sono occupati
da bifore o da bassorilievi
raffiguranti salamandre,
simbolo di Francesco I. Lo
spesso cornicione nella parte
superiore dell'edificio
presenta una serie di motivi
ornamentali del primo
Rinascimento, con dentelli,
ovoli, archetti a tutto sesto
decorati come conchiglie e una
balaustra traforata realizzata
con le iniziali coronate di
Francesco I e Claudia di
Francia; esso copre tutta la lunghezza della facciata scavalcando lo scalone
monumentale. Alla base del
tetto è presente un
camminamento, come quello
sulla facciata esterna
dell'ala Luigi XII. Gli
abbaini, le cui lesene
laterali ricordano quelle dei
piani inferiori, sono
caratterizzati da timpani a
forma di edicole contenenti
piccole statue di putti,
mentre gli elementi obliqui
sono costituiti da volute. La
facciata appare asimmetrica a
causa della posizione
decentrata dello scalone; in
origine questo tagliava
l'edificio in due parti
uguali, ma l'abbattimento di
una porzione del palazzo per
fare spazio all'ala Gastone
d'Orléans eliminò la
simmetria della costruzione. Il
tetto alto, la presenza di
abbaini e doccioni, la
sovrabbondanza di decorazioni
sulla facciata e l'irregolarità
nello spaziamento tra gli
elementi verticali mostrano
ancora un retaggio di stile
gotico che non è stato
completamente abbandonato
dagli architetti.
Sebbene
la decorazione appaia a prima
vista omogenea, alcuni
dettagli suggeriscono una
costruzione avvenuta in due
fasi, rispecchiando la
disposizione degli edifici
feudali che l'ala ha
rimpiazzato. Nella parte vicina alla Sala degli Stati, al piano terra, le finestre
sono più piccole e le lesene
non si raccordano con quelle
dei piani superiori, come
avviene nella parte che
confina con l'ala neoclassica; nella
prima sezione le finestre del
primo piano hanno due montanti
orizzontali e le lesene del
secondo piano sono scolpite, a
differenza di quanto avviene
nell'altra sezione. Ancora,
le salamandre sul prima parte
sono iscritte in una losanga e
il cornicione presenta
un'ulteriore fascia scolpita,
non presente nel resto della
facciata. La maggiore
semplicità nella decorazione
della parte vicina all'ala
Gastone d'Orléans e la
somiglianza degli ornamenti
dell'altra sezione alla
scalinata monumentale,
aggiunta successivamente,
lasciano presumere che la
prima sia la più antica.
La
scalinata - L'elemento
architettonico più importante
della facciata interna è la
scala monumentale a
chiocciola, ottagonale, di cui tre lati sono incassati dentro l'edificio stesso. Questa non è
integrata armonicamente nel
contesto della facciata,
rispetto alla quale sembra un
corpo estraneo, nonostante ne
condivida l'apparato
decorativo e sia attraversata
dalle stesse fasce marcapiano
che corrono sulla facciata. Benché
il modello della scala a
chiocciola sia di chiara
ispirazione gotica, le
decorazioni sono decisamente
di stampo rinascimentale, che
la rendono uno degli esempi più
significativi dello stile
rinascimentale in Francia.
La scala "ricercata come l'avorio della Cina" secondo Balzac, è
coperta con aggrovigliate
sculture, ornamenti
all'italiana (statue,
balaustre, candelabre, putti, ovoli)
e gli emblemi reali
(salamandre, corone,
"F" di Francesco
"C" di Claudia di
Francia).
I lati che sporgono dall'edificio principale sono traforati da aperture che
mettono in evidenza gli
elementi strutturali della
scala, i pilastri e la rampa.
I pilastri, che sostengono tutto il peso della struttura, sono rinforzati da
contrafforti rettangolari,
coperti da arabeschi ai piani
inferiori e dotati di nicchie
con statue, scolpite da
Charles Émile Seurre nel
1847; è probabile che gli
originali non siano mai stati
realizzati.
In corrispondenza delle aperture della struttura sono ricavati dei
balconcini, con parapetti
costituiti da piccoli pilastri
al piano terra, da lettere F
con salamandre ai piani
superiori.
All'ultimo piano, sopra il cornicione e la balaustra uguali al resto
dell'ala, salvo per
l'eliminazione della fascia a
dentelli, è presente un
terrazzo con un loggiato che
riprende la struttura
ottagonale della scala. Il
loggiato è a sua volta
sormontato da uno spesso
cornicione a dentelli con
doccioni e da una balaustra,
ai cui angoli sono presenti
cippi con la salamandra in
bassorilievo.
All'interno
la rampa si avvolge intorno ad
un pilastro sul quale è
scolpito un corrimano e, sopra
di esso, una serie di
semicolonne tra le quali sono
presenti pannelli arabescati
sormontati da conchiglie. Questi pannelli non furono realizzati al tempo di Francesco I, ma
durante i restauri
ottocenteschi, che si basarono
su disegni del Cinquecento. Il
soffitto della rampa, anziché
mostrare gli scalini del piano
superiore, è liscio e solcato
solo da una rete di nervature
che seguono l'andamento
circolare della scala,
alimentando il senso di
dinamismo e torsione verso
l'alto. Agli incroci tra
le nervature sono presenti
chiavi decorate con i simboli
del re e della regina, che
furono parzialmente
scalpellati durante la
Rivoluzione e ripristinati
durante i restauri.
La
scala a chiocciola potrebbe
essere stata progettata da Leonardo
da Vinci,
come suggeriscono le
proporzioni e la forma che
richiamano il mollusco Voluta
vespertilio, presente nel Mediterraneo, e il motivo decorativo della balaustra esterna, che corrisponderebbe al
bordo del guscio; anche
l'avvitamento antiorario della
scala sarebbe spiegato con il
fatto che Leonardo era
mancino.
Interno
- Al
piano terra sono presenti gli
antichi ambienti di servizio,
del tutto privi di ornamenti
ad eccezione di una stanza che
si affaccia sul cortile, che
ha conservato il camino
originale; sono presenti anche due stanze circolari che costituivano la base
delle antiche torri inglobate
nell'edificio: la stanza al
piano terra della torre Château-Renault
è dotata di una volta a
crociera con una chiave cava,
comunicante con il piano
superiore, mentre quella
della torre centrale, pur
mostrando tracce delle antiche
feritoie, è stata
profondamente rimaneggiata
sotto Francesco I con la
costruzione del camino e della
volta con la chiave che porta
scolpita la salamandra. Da
questa sala si diparte una
scala a chiocciola ricavata
nello spessore delle antiche
mura.
Ai
piani superiori si trovano gli
appartamenti reali,
ricostruiti da Félix Duban
nello spirito romantico della
sua epoca non senza
inesattezze storiche e
esagerazioni nella
decorazione. Secondo quanto ritenuto da Duban, gli spazi sono stati ricreati in
modo che gli appartamenti
pubblici si affacciassero sul
cortile e quelli privati sui
giardini, ora non più
esistenti.
Al
primo piano, dal lato del
cortile interno, si trovavano
un tempo cinque stanze; una fu
distrutta durante i lavori per
la costruzione dell'ala
Gastone d'Orléans, mentre le
altre furono unite due a due
da Duban creando così i due
grandi ambienti della Sala dei
capitani delle guardie e della
Sala delle guardie. Sul lato che dà sulla città sono presenti cinque ambienti, la
Galleria della Regina, una
stanza quadrata che ricalca la
disposizione dell'antica torre
medioevale, la Camera da letto
della Regina, l'oratorio e lo
Studiolo della Regina. Il
secondo piano ricalca la
disposizione del primo: sul
lato del cortile interno sono
presenti due sale; sull'altro
lato sono presenti la Galleria
Duban, la Sala del Consiglio,
la Sala dei Guisa, la Sala del
Re, la Camera del Re e il
gabinetto nuovo.
Sala
dei capitani delle guardie
- La prima stanza a cui si
accede dalla scalinata esterna
è la Sala dei capitani delle
guardie della regina, formata
dall'unione di due ambienti. Essa dispone di due camini rinascimentali ornati con la salamandra di
Francesco I e l'ermellino di
Claudia di Francia; uno dei
camini ha una cappa dotata di
cinque nicchie dorate decorate
con candelabre e conchiglie in
stile rinascimentale. Sulla
stanza si apre una porta
affiancata da lesene
arabescate e sormontata da un
pannello con putti intenti a
giocare con dei mostri, da un
fregio con uccelli e bucrani, e da una lunetta circondata da pinnacoli che contiene uno scudo di Francia
sostenuti da putti. Un'altra
porta è circondata da
semicolonne corinzie e sulla
sommità ha un frontone
triangolare con una salamandra
in bassorilievo. Nella
stanza si possono osservare un
busto di Francesco I in gesso,
opera di Jean-Baptiste Halou
del 1850, un armadio in legno
intagliato, una tavola di Isidore
Patrois, Francesco
I conferisce a Rosso i titoli
ed i benefici dell'abbazia di
San Martino, e una
scultura moderna in argento,
ebano ed oro di Goudji, Salamandra,
nutrisco et extinguo,
donata dall'artista nel 2007.
Sala
delle guardie - La
sala delle guardie è stata
costruita a cavallo della
cortina medioevale. Le pareti
sono state dipinte tra il 1845
e il 1847 da Vitet, che si
ispirò alla moda
rinascimentale. Attualmente
l'ambiente è dedicato alla
storia delle armi e della loro
evoluzione dal XV al XVII
secolo. Presenta una
importante collezione di armi
antiche, tra cui varie armi ad
asta, una falce, una partigiana,
una corsesca, un'alabarda ed
un'armatura.
La
camera è arredata anche con
una cassa di legno di quercia
spagnola del XIX secolo
intagliata e decorata con
scene di battaglie e assedi e
un'altra cassa di legno
intagliata con decorazioni
geometriche.
Le
pareti hanno vari dipinti, tra
cui La partenza dei
lanzichenecchi, olio su
tela di Gustave
Jacquet,
donato dallo Stato nel 1868; Baillard
che orna Francesco I; Burguignon
nel suo laboratorio, olio
su tela di Jean-Alexandre-Rémi
Couder,
del 1851.
È
presente anche una collezione
di bronzi, tra cui La
battaglia del duca di Clarence,
di Émilien
di Nieuwerkerke,
del 1839; Richard de
Warwick combattente, di Theodore
Gechter,
del XIX secolo e Caccia
al cinghiale.
Galleria
della Regina - Le
piastrelle in ceramica
smaltata della galleria,
posizionate da Félix Duban su
un modello del XV secolo, sono
state restaurate alla fine del
XX secolo. Formano disegni
geometrici blu, bianchi e
gialli.
Nella sala si possono
ammirare alcuni strumenti
antichi, tra cui un
clavicembalo italiano di Giovanni
Antonio Baffo,
del 1572, restaurato nel 1880
da Leopoldo Franciolini; un
mandolino in terracotta del
1875 realizzato da Giosafat
Tortat; un violino in
terracotta del 1867, opera di
Ulysse Besnard; una sacca da
maestro di ballo in legno,
intarsiata in avorio.
La
galleria è inoltre decorata
con busti di re di Francia,
tra cui un busto di bronzo e
marmo di Enrico
II,
di Germain
Pilon; un busto di Francesco
I del
XVI secolo, di autore
sconosciuto, acquisito nel
1926, rimaneggiato da
Louis-Claude Vasse nel 1756,
in gesso patinato da un'opera
in bronzo del Louvre; un busto
di Carlo
IX in
gesso patinato, un busto di Enrico
III in
gesso patinato, un busto di Enrico
IV in
gesso.
Si
può vedere anche un busto in
gesso di Pierre
de Ronsard,
ornato da un epitaffio in
marmo nero risalente al 1607.
La galleria contiene inoltre
numerosi dipinti, tra cui un
olio su rame, presumibilmente
un ritratto della principessa
di Conti, del 1610, e un olio
su tela di C. Martin, Maria
de' Medici e il delfino,
del 1603. Oltre a questo è
presente una collezione di
monete antiche con l'effigie
di Luigi XII, Francesco I,
Enrico II, Carlo IX, Enrico
III ed Enrico IV.
Camera
della Regina - Questa
stanza divenne la camera reale
di Caterina de' Medici, morta
il 5 gennaio 1589. Il monogramma di Enrico II e Caterina de' Medici, composto dalla H e
da due C intrecciate ed
inserito con i restauri
ottocenteschi, è
presente ovunque in questa
stanza, anche sul camino,
restaurato da Félix Duban nel
1845.
Una nicchia di fianco al letto, ricavata nello spessore del muro, fungeva
probabilmente da oratorio.
La sala è riccamente arredata con un letto a baldacchino in quercia e
faggio della fine del XVI
secolo, restaurato nel XIX
secolo, con telaio e gambe
scanalate caratteristiche del
regno di Enrico IV, decorato
agli angoli con colonne
tortili e bracieri; una cassa
con coperchio a semicircolare,
in quercia, in stile francese
XVII secolo, decorata con un
pannello raffigurante la
decapitazione di Giovanni il
Battista; un armadio in noce a
due ante del XVI secolo,
restaurato nel XIX secolo, con
intarsi in madreperla e
avorio; una scrivania spagnola
chiamata Bargueno del
XVI secolo, con gambe del XIX
secolo, in noce, avorio e
metallo.

Oratorio
- L'oratorio
si ispira alla biblioteca di Anne
de Montmorency,
al castello
di Écouen,
del 1550 circa. Le cornici
neoclassiche delle porte e
l'abside illuminato da tre
bifore sono originali; le nervature dell'abside convergono a formare una chiave di volta
sporgente verso il basso.
Le vetrate risalgono al XIX secolo e sono opera di Claudius Lavergne e
Michel Dumas. Contiene
anche un trittico appartenente
alla regina.
Studiolo
della Regina - Lo
studiolo di Maria de' Medici
è tappezzato da pannelli di
legno che nascondono quattro
scomparti segreti, che possono
essere aperti mediante un
apposito meccanismo nascosto
nel battiscopa. Alexandre Dumas
(padre) nel
romanzo La
regina Margot descrisse
questi spazi come nascondigli
per conservare i veleni della
regina, alimentando la
credenza secondo cui questo
ambiente sarebbe stato al
centro degli intrighi della
regina. In realtà gli armadi erano utilizzati per riporre opere d'arte,
documenti e libri preziosi.
I 237 pannelli in legno intagliati con disegni diversi (arabeschi, maschere,
candelabre ecc.) e in alcuni
casi decorati con foglie d'oro
sono originali del 1520 ma
il camino, il pavimento e il
soffitto sono stati
ricostruiti da Félix Duban
basandosi su quelli della sala
da ballo del castello di
Fontainebleau. Il soffitto
a cassettoni è
decorato con gigli e, al
centro, uno stucco quadrato in
cui si intrecciano l'H e la C
di Enrico II e Caterina de'
Medici. Una scala consente
l'accesso al gabinetto nuovo,
al piano superiore.
Galleria
Duban - La
galleria Duban contiene
disegni, stampe e oggetti che
ricordano il lavoro
dell'architetto, tra cui il
restauro del castello di
Blois.
Sala
del Consiglio - La
sala del Consiglio ha un
grande camino decorato con una
salamandra dorata e mobili
preziosi realizzati nel XIX
secolo in stile
rinascimentale, che ricordano
il lusso principesco del XVI
secolo. Vi si trovano un rinfrescatoio in legno di castagno, di Taylor et fils, presentato
all'Esposizione Universale del
1862; un tavolo ottagonale di
marmo e legno del XIX secolo
sostenuto da gambe intagliate
a forma di sirene, su cui
poggia un vaso di granito
orbicolare della Corsica del
XIX secolo; un armadio di noce
a due ante, impreziosito con
avorio, smalto e pietre
preziose e risalente al 1862,
costruito da John Deeble
Crace; un buffet a due ante
con avorio, smalti e pietre
preziose, sempre del 1862,
realizzato da Peter Joseph
Janselme.
La
sala del Consiglio è inoltre
decorata con varie statue, tra
cui una statua di Enrico IV
fanciullo di gesso, di François
Joseph Bosio.
L'originale, commissionato
all'artista dal Comune di
Parigi, fu inviato al salone
nel 1824. Sono anche presenti
un Suonatore di
olifante e una Dama
con falco di Antonin
Moine,
prodotti dalle fonderie Susse
Frères intorno
al 1840.
La
stanza è dotata anche di
numerosi dipinti, tra cui Un
page, olio su tela di Ferdinand
Roybet.
Sala
dei Guisa - Questa
stanza ospita una collezione
di dipinti dei principali
personaggi ed eventi delle guerre
di religione.
Molti pittori del XIX secolo
si sono ispirati
all'assassinio del duca
di Guisa. Si trovano in questa sala diversi dipinti, alcuni dei quali sono piuttosto
famosi: Enrico III ed
i suoi compagni, di
Ulysse, XIX secolo; Enrico
III porta per il piede il
cadavere del duca di Guisa,
olio su tela di Charles
Bartholomew Durupt, 1833; La
Duchessa di Nemours e Enrico
III, di Arnold Scheffer; Processione
e cerimonia funebre in onore
del duca di Guisa, Arnold
Scheffer, 1868; Il
cardinale di Lorena esce di
prigione (detto anche Assassinio
del cardinale di Guisa),
olio su tela di Alebert de Médine,
1857; Enrico di
Lorena, duca di Guisa, detto
il Balafré, olio su tela
di anonimo, XIX secolo; L'assassinio
del duca di Guisa, olio su
tela di Paul
Delaroche.
Sala
del Re - La
stanza è arredata con una
sedia pieghevole in stile
rinascimentale italiano posta
sotto un baldacchino decorato
con gigli del XIX secolo in
legno intagliato e dorato; una
credenza di rovere francese
del XIX secolo; una poltrona
in noce del XIX secolo con
l'emblema di Francesco I; un
armadio francese a due ante in
noce del XIX secolo; un tavolo
allungabile all'italiana in
noce del XVI secolo con parti
del XIX secolo; diversi
arazzi.
Il
suo camino monumentale è uno
dei più grandi e più
imponenti del castello.
Dipinto e dorato con l'effigie
di Francesco I (salamandre e
gigli) e Claudia di Francia
(ermellino), è decorato con
un misto di elementi in stile
italiano come putti, ghirlande
di fiori e frutta, foglie,
candelabre e festoni, e altri
in stile medievale, come
draghi. Questa sontuosa
decorazione non è solamente
opera di Félix Duban, in
quanto recenti restauri hanno
rivelato tracce di policromia
risalenti agli anni tra il
1515 e il 1520, che fanno
presumere che Duban abbia
semplicemente restaurato i
colori già esistenti.
Galleria
del Re - Questa
galleria contiene una
collezione di ceramiche
neo-rinascimentale del XIX e
XX secolo, tra cui molte opere
di Ulysse Besnard, costituite
da vasi e piatti decorati.
Camera
del Re - La
stanza, luogo in cui si dice
sia morto il duca di Guisa
mentre si gettava ai piedi del
letto del re dopo essere stato
colpito da otto sicari, presenta, come quella della regina, una nicchia a fianco del letto;
questa, tuttavia, non è
liscia ma solcata da cinque
nervature che poggiano su
mensole. Per ricordare il
re Duban arricchì
volontariamente la camera con
decorazioni d'oro e fece porre
dei gigli reali nell'alcova.
La stanza è arredata con un
letto matrimoniale italiano
del XVI secolo, restaurato nel
XIX secolo, intagliato,
dipinto e dorato, e un armadio
francese con due ante della
fine del XVI secolo, in noce.
Gabinetto
nuovo - Il
secondo piano ospita gli
appartamenti del Re, che
contengono il gabinetto nuovo
(quello di Enrico III),
ricostruito da Félix Duban a
partire da un frammento
rappresentante una sirena. La
parete è decorata con un
arazzo raffigurante Paride,
principe di Troia.
Lapidario
- Il
museo Lapidario, adiacente
alla Sala degli Stati, è
collocato nelle ex cucine dei
tempi di Francesco I e
raccoglie sculture dei secoli
XVI e XVII provenienti dalle
varie ali del castello
(doccioni in pietra,
salamandre di intonaco
realizzate sotto la direzione
di Felix Duban per sostituire
quelle distrutte durante la
Rivoluzione, il frontone in
pietra e gesso scolpito da Simon
Guillain e restaurato da Alfred
Jean Halou per
l'ala Gastone d'Orléans), la
testa del busto di Gastone
d'Orleans nelle vesti di
Ercole, in gesso, realizzata
da Alfred Jean Halou nel 1915,
i reperti trovati nel
Loir-et-Cher, gli oggetti
medioevali rinvenuti
nell'altura del castello,
risalenti al periodo
carolingio, dei calchi in
gesso prodotti da Felix Duban.
Ala
Gastone d'Orléans
- La
realizzazione di quest'ala, in stile
neoclassico,
fu affidata a François
Mansart tra
il 1635 e il 1638, anno in cui
i lavori si interruppero per
la mancanza di fondi. Quest'ala, caratterizzata da una rigorosa regolarità e un apparato
decorativo molto sobrio, occupa
il fondo del cortile ed è
posta di fronte all'ala Luigi
XII, sul luogo in cui si
trovava precedentemente il
palazzo di Carlo d'Orléans.
L'edificio si compone di un
corpo centrale con due brevi
prolungamenti intorno al
cortile e due nuclei laterali
in corrispondenza degli angoli
esterni. Nonostante
l'apparente perfetta
simmetria, la pianta
dell'edificio presenta alcune
irregolarità: la facciata
interna non ha lo stesso asse
di quella interna e i
prolungamenti laterali non
sono uguali. La
costruzione, per giunta
incompiuta, di quest'ala
provocò contrastanti reazioni
di rimpianto per il mancato
completamento dell'edificio o
di repulsione verso il cattivo
gusto architettonico posto
all'interno del contesto
rinascimentale.
Facciata
interna
- La
facciata interna è
caratterizzata da tre ordini
di colonne e semicolonne di
tre stili
diversi: dorico, ionico e
corinzio.
Un portico concavo con doppie
colonne doriche ammorbidisce
la facciata congiungendo le
ali all'avancorpo centrale; la
trabeazione è rimasta
incompiuta dopo l'abbandono
dei lavori, mentre i gruppi sculturei che la sormontavano sono stati distrutti
durante la Rivoluzione.
Le finestre, tre per piano nell'avancorpo
centrale e quattro per lato
distribuite nella parte
laterale della facciata e
nella breve ala, sono
incorniciate da modanature e
sormontate da mensole. Il
tetto è molto alto e privo di
abbaini, ad eccezione di
alcune piccole aperture
distribuite intorno
all'avancorpo centrale. L'ingresso
dell'edificio è sormontato da
un frontone a due livelli: il
portale, sormontato da una
pelle di leone e da un'aquila,
è affiancato da una coppia di
colonne doriche lisce nella
parte inferiore e scanalate in
quella superiore.

Le colonne sostengono una trabeazione dorica scolpita con trofei di armi,
elmi e scudi; al di sopra due
colonne doriche incorniciano
una finestra, la cui mensola
sovrastante è ornata con
sculture di armi e bandiere. Al
di sopra di un cornicione
liscio è presente il timpano
triangolare contenente una
ghirlanda sul quale poggiano
le sculture di Minerva, a destra, e Marte,
a sinistra.
Al secondo piano è presente un frontone circolare circondato da trofei
d'armi, contenente lo stemma
di Gastone d'Orléans e
sormontato dal busto del
committente. La statua è
una copia del 1915 di Alfred
Halou da
un originale di Jacques
Sarrazin andato
distrutto durante la
Rivoluzione; lo stesso
Sarrazin, insieme a Simon
Guillain, realizzò le altre sculture della facciata. Sull'ala rimasta
incompiuta, di fronte alla
cappella, si notano tracce
della decorazione che doveva
proseguire su tutta la
facciata, con lesene e una
nicchia; è altresì visibile
un alto comignolo decorato con
cartigli, drappeggi e trofei
di armi e sormontato da un
vaso decorativo.
Facciata
esterna
- La
facciata esterna, molto più
lunga e semplice di quella
interna, riprende gli ordini ionico e corinzio per il primo e secondo piano,
mentre il pianterreno è del
tutto privo di ornamenti. La
parte centrale, leggermente
sporgente, non è dotata di
frontoni e si distingue solo
per la finestra centrale del
secondo piano, sormontata da
un trofeo d'armi; gli
avancorpi laterali invece, a
strapiombo sugli antichi
fossati, sono dotati di
frontoni triangolari. La
facciata rivolta verso la
torre Foix è simile a quella
posteriore ed è dotata di
nicchie che dovevano ospitare
statue, che tuttavia non
furono mai realizzate.
Interno
- Per
il salone d'ingresso centrale
Mansart progettò uno scalone
d'onore a due rampe sormontato
da una cupola, visibile
attraverso un'interruzione del
soffitto, costituito dalla
galleria del secondo piano, al fine di aumentare la percezione dell'altezza.
La scala attuale fu costruita nel 1933 su modello di quella
del castello
di Maisons-Laffitte,
progettato dallo stesso
Mansart. È dotata di tre rampe: la prima, di pochi gradini, si trova di fronte
all'ingresso sul cortile
interno, mentre la terza
inizia da un pianerottolo sul
quale si apre la porta che dà
sul retro dell'ala: in questo
modo è stato risolto il
problema del disassamento tra
la facciata interna e quella
esterna dell'edificio.
Le
pareti dello scalone sono
dotate di nicchie contenenti
statue, mentre il soffitto è
scolpito con quattro pannelli
contenenti trofei d'armi e
ghirlande. La cupola
ellittica, con otto sezioni
ornate da sculture allegoriche
attribuite a Simon Guillain e Michel
Anguier, è sormontata da una lanterna, il cui bordo è circondato da un festone
scolpito.
Al
piano terra l'ala è occupata
quasi interamente da vasti
ambienti in pietra e mattoni,
che dovevano ospitare i
servizi; da queste sale si
accede ai sotterranei degli
avancorpi che sporgono
sull'antico fossato. Lo scalone conduce al primo piano, dove, immediatamente sulla destra,
appena salite le scale, si
entra nella sala delle feste,
un grande ambiente
dell'altezza di due piani
coperto da una volta ellittica
simile alla cupola centrale.
Alle
due estremità il salone
ospita un camino neoclassico e
una nicchia contenente una
statua di Gastone d'Orléans;
una galleria corre a metà
della stanza, all'altezza
delle finestre del secondo
piano. Sullo stesso piano
sono presenti altri tre
saloni: uno circolare, uno
nell'avancorpo, con il
soffitto sostenuto da arcate,
e un altro con le volte
sostenute da due pilastri
centrali. Nel progetto
originale questi spazi erano
destinati ad essere occupati
da appartamenti, mentre ora
sono utilizzati come sale
polifunzionali.
L'ala
ospita la biblioteca comunale,
mostre temporanee, congressi e
concerti. Ha inoltre contenuto tra
il 1903 e il 1914 il Museo di
storia naturale di Blois,
prima che questo fosse
spostato nell'ex palazzo
vescovile nel 1922.
Tornato al
castello dopo i bombardamenti
della seconda guerra mondiale,
rimase nel sottotetto dell'ala
Gaston d'Orléans fino al
1984, quando le collezioni
furono trasferite al convento
dei Giacobini, dove il museo
riaprì.
Pag.
2
Pag.
5
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