A
breve distanza da Angers,
nelle terre di Brissac,
sorgevano anticamente numerosi
mulini; il nome stesso della
località deriva da un
nomignolo dato ad un mugnaio
del posto in età carolingia.
Costui, che era solito trarre
del grano forando i sacchi dei
clienti, venne soprannominato
Breche-Sac, da cui deriva
l'odierno Brissac.
Lui
è Charles-Andre de Cossé,
attuale marchese e futuro duca
(il 14°) di Brissac, e lei è
Larissa, contessa Széchényi
von Sàrvàr und Felsóvidèk,
ex ballerina del Royal Ballet
di Londra. Insieme con i loro
quattro pargoli abitano qui,
in quello che comunemente
viene chiamato le géant de la
Val de Loire, lo Chàteau de
Brissac, il più alto di
Francia.
Da
più di 500 anni in mano allo
stesso casato, oggi il
castello è ancora la casa dei
Cossé Brissac, una famiglia
assolutamente normale.
Tuttavia, è naturale pensare
che sia una vita da favola
abitare tra antiche mura che,
almeno nei sotterranei,
risalgono addirittura al X
secolo.
Ed
è spontaneo chiedersi come
sia far giocare i propri figli
a nascondino in un parco di 70
ettari. Oppure gironzolare tra
204 stanze alla ricerca di un
cantuccio di proprio gusto o
di una più favorevole vista
sulla campagna.
L'incompiutezza
è immediatamente leggibile
nella facciata di levante,
osservando che il cosiddetto
donjon non è in posizione
centrale, proprio perché
l'ala destra non è mai stata
edificata. Le due torri
medievali, nella loro severità
architettonica, rimangono
caparbiamente ancorate al
terreno, avvinghiate ai nuovi
muri, e non lasciano che
l'esuberanza rinascimentale
(quasi barocca) della facciata
possa mostrarsi in tutta la
sua interezza.
Il
castello rimane per secoli
cosi, come una crisalide
imprigionata nell'ambra,
sempre dimora ufficiale dei
duchi di Brissac, segnata dal
tempo che passa e dalle
intemperanze rivoluzionarie.
Così fino alla seconda metà
del XIX secolo, quando in
soccorso allo smalto nobiliare
arrivano le finanze
industriali. Il marchese
Roland de Cosse, infatti, nel
1865 sposa Jeanne Say,
ereditiera degli omonimi
zuccherifici, portatrice di
nuova linfa nella vita del
castello con importanti lavori
di restauro e una grande novità:
un teatro a doppia altezza tra
il secondo e il terzo piano,
inaugurato nel 1890, dove la
marchesa stessa ama esibirsi.
Di
duca in duca, il castello
continua ancor oggi a essere
la grande passione dei Cosse
Brissac, la loro casa e la
loro bottega, il loro rifugio
e la loro azienda, tra infissi
da restaurare, visitatori da
accogliere, antenati da
spolverare e vino da
imbottigliare: una famiglia
normale che convive in
tranquilla normalità con la
storia, nel castello più alto
di Francia.
Un
castello alto 50 metri, 206
finestre per 204 stanze, di
cui 16 aperte al pubblico, con
una frequentazione di 45mila
visitatori all'anno che, oltre
al castello, apprezzano
volentieri anche una
passeggiata nei 70 ettari di
parco. Nel quale, dal 2006, si
può anche visitare un
gioiello dell'architettura
idraulica, unico nell'Anjou:
un canale sotterraneo lungo
237 metri che venne costruito
(probabilmente) nel XVIII
secolo e che serviva per far
defluire le acque dell'Aubance
in caso di piena al fine di
evitare l'inondazione dei
giardini della proprietà.

Il castello
di Brissac, detto anche Gigante
della Loira, si trova a Brissac-Quincé,
nel dipartimento francese del Maine
e Loira, a quindici chilometri
da Angers. Dalla sua
costruzione nel XVI
secolo è proprietà dei duchi
di Brissac. Il castello
ha sette piani, il che lo
rende il più alto di Francia, e
204 stanze. È tra i monumenti
storici dal 3 novembre 1958.
Il
castello originale fu
costruito da Folco Nerra, conte
d'Angiò, nell'XI secolo. Dopo
vittoria di Filippo
Augusto sugli Inglesi,
egli lo cedette a Guillaume
des Roches.
Il
castello fu acquistato nel 1435 e
restaurato nel 1455 da Pierre
de Brézé, un ricco ministro
di Carlo VII e di Luigi
XI, che ne costruì le
massicce torri. Alla
morte di questo, avvenuta
nella battaglia di Montlhéry,
suo figlio Jacques ereditò
il castello e vi si trasferì
insieme alla moglie Carlotta
di Valois, figlia di Carlo VII
e Agnès Sorel. Quando
Jacques, il 1º marzo 1462,
scoprì che sua moglie aveva
una relazione con il suo amico
Pierre de Lavergne la uccise
con la sua spada, e ancora
oggi si dice che ella appaia
come una dama bianca nelle
notti di tempesta. Il Brézé
fu condannato a pagare 200 000 scudi
d'oro.
Nel 1502 (secondo
altri nel 1492) la
proprietà fu acquistata da
Renato di Cossé, che
venne nominato dal re
governatore del Maine e
dell'Angiò. In
quest'occasione il castello
assunse la denominazione
"di Brissac".
Durante
le guerre di religione Carlo
II di Cossé, nipote di Renato
e governatore di Parigi,
si schierò dalla parte della lega
cattolica e il castello
fu assediato dal re Enrico
IV. Ricongiuntosi con il re
nel 1594 e consegnateli le
chiavi della città alla sua
conversione, trovò il suo
castello gravemente
danneggiato nel 1606 e
ottenne il titolo di Pari
di Francia e di duca di
Brissac nel 1611.
Il
palazzo rischiò di essere
demolito, ma fu ristrutturato
dagli architetti Jacques
Corbineau e Jacques d'Angluze, che
lo resero più imponente di
prima: il progetto originale
era di ricostruirlo
completamente e sostituirlo
con una costruzione moderna
alta sette-otto piani, unica
in quei tempi, ma l'unica
cosa che fu fatta fu
aggiungere nuove parti a
quelle preesistenti. I lavori
furono interrotti dalla morte
del duca, nel 1621. In
quel tempo il duca di Brissac
assunse come segretario
privato Carlo Goddes,
marchese di la Perrière.
Il
13 agosto 1620 avvenne
a Brissac, territorio
neutrale, un primo colloquio
di conciliazione tra Luigi
XIII e sua madre Maria
de' Medici; la riconciliazione
ufficiale ci fu dopo tre
giorni di festeggiamenti
organizzati dal duca di Cossé
e diversi abboccamenti
privati.
I Cossé-Brissac mantennero
la proprietà del castello
fino al 1792. Durante la Rivoluzione il
palazzo fu sequestrato e
trasformato in magazzino per
Vandeesi. Saccheggiato dai
rivoluzionari, rimase in
cattivo stato fino al 1844,
quando fu avviato un programma
di restauro portato avanti dai
Cossé-Brissac, a cui il
castello era stato restituito
dopo la Rivoluzione.
Nel 1890 fu
inaugurato il teatro,
realizzato su due piani da
Jeanne- Marie Say (1848-1916),
nipote del famoso raffinatore
di zucchero Louis Say, vedova
dal primo matrimonio di
Rolando di Cossé, marchesa di
Brissac dal 1871 e
viscontessa di Trédern.
Questo
teatro venne restaurato nel 1983.
Jeanne fece anche interrare un
fossato vicino al castello
facendovi costruire un parco
all'inglese.
Il
duca di Brissac desiderava che
il suo castello ospitasse
opere d'arte e ottenne nel 1939-1940 i
mobili di Versailles –
tenuti lì fino al 1946 dalla
moglie di Gaston Brière, loro
restauratore – alcune opere
dei musei Gustave Moreau, Nissim
de Camondo, delle Arti
Decorative di Chalons
sur-Marne, del palazzo
dell'Eliseo e del Senato
Francese, della Comédie
Française, della legazione
svizzera, delle ambasciate di Argentina e Gran
Bretagna, circa 65 opere delle
collezioni private di André
Lhote, Maurice Denis, Paul
Valéry e il tesoro della cattedrale
di Angers.
Nell'agosto
del 1944 cinque
soldati tedeschi assalirono il
castello uccidendo la guardia
Jean-Baptiste Faucher.
Il
fantasma del castello, la Dame
Verte
Tuttavia,
il più famoso dei suoi
residenti è la "Dame
Verte" o Dama in Verde
che è il fantasma del
castello. Prima di addentrarci
nella tradizione
sovrannaturale di questa
costruzione, andiamo a
conoscere un po' della sua
antica storia, altrettanto
interessante.
Il
castello fu costruito nell'XI
secolo, durante il regno del
re Filippo II di Francia.
Quando i Francesi sconfissero
gli Inglesi sotto la guida di
Filippo Augusto, il re
concesse la proprietà del
castello a Guillaume des
Roches. Nel XV secolo, Pierre
de Breze, primo ministro del
re Carlo VII, ricostruì il
castello rimasto fortemente
danneggiato nei precedenti
secoli. Suo figlio Jacques de
Breze, gran siniscalco di
Normandia, ereditò il
castello e sposò Charlotte di
Valois.
Questa
giovane e affascinante donna
era figlia illegittima di
Carlo VII e di Agnes Sorel.
Nonostante le circostanze
della sua nascita, Charlotte
era la sorellastra preferita
del re Luigi XI, figlio
legittimo di Carlo. Il
matrimonio tra Jacques e
Charlotte, celebrato nel 1462,
non fu felice. Charlotte era
particolarmente infedele e un
giorno, secondo la leggenda,
Jacques scoprì la moglie a
letto tra le braccia di uno
dei loro cacciatori. A quel
punto i resoconti sulla
vicenda si
diversificano.
Secondo
una prima versione, Jacques,
accecato dalla gelosia,
estrasse la spada e uccise la
coppia infedele con più di
cento colpi. Una versione più
complessa ci racconta invece
che il Duca si fosse
sbarazzato immediatamente del
cacciatore, ma amando la
moglie sopra ogni cosa,
l'avesse inizialmente
perdonata, per poi
strangolarla con le proprie
mani nella Torre della
Cappella di Brissac, nel corso
di un litigio avvenuto il
mattino successivo. Quale sia
la verità, l'unica cosa certa
è che tanto la moglie quanto
l'amante non furono mai più
visti.
Luigi
XI fu oltraggiato da
quell'omicidio. Giurò quindi
vendetta e fece immediatamente
arrestare Jacques. Il
tribunale che si occupò del
caso, spinto dall'insistenza
del sovrano, condannò a morte
il Duca, dopo aver confiscato
tutte le sue proprietà,
castello di Brissac incluso.
Esse furono affidate all'amato
figlio di Charlotte, Louis de
Breze. Questo dramma familiare
si complicò tre anni dopo.
Jacques, ancora in attesa
dell'esecuzione della condanna
a morte, fu graziato dal re
Carlo VIII, successore di
Luigi XI, e titolo e proprietà
gli furono restituiti. Da quel
giorno, generazioni della
stessa famiglia presero il
nome dal castello.
Spesso
confusa con la figlia
Charlotte di Valois, Agnes
Sorel mostra in questo
ritratto a seno scoperto tutta
la sensualità poi ereditata
da Charlotte e che,
incidentalmente, fu causa
della sua morte.
Durante
la Rivoluzione francese, la
famiglia di Jacques lo perse.
Nel corso dei torbidi di
quegli anni la costruzione fu
saccheggiata e danneggiata
nuovamente, tanto che rimase
abbandonata per circa mezzo
secolo. Dopo la metà del XIX
secolo, il castello tornò
finalmente nelle mani dei
Duchi di Brissac che lo
ristrutturarono per fargli
assumere l'attuale aspetto.
In
tutto quel tempo e nell'oltre
secolo e mezzo successivo,
questa nobile famiglia e
parecchi dei suoi ospiti
segnalarono l'apparizione del
fantasma della Dama in Verde
che deve il suo nome al colore
dei vestiti indossati. L'entità
è stata spesso vista
passeggiare nelle stanze e nei
corridoi della Torre della
Cappella, dove, secondo una
versione della storia,
Charlotte sarebbe stata uccisa
dal marito. Gli attuali
residenti, cioè il Duca di
Brissac (il tredicesimo della
serie) e la sua famiglia,
raccontano di essersi abituati
al suo vagabondare in quei
luoghi. Se dobbiamo affidarci
ai particolari raccontati su
questo fantasma, risulta
comunque abbastanza difficile
credere all'ultimo Duca.
Infatti, l'aspetto più
raccapricciante del fantasma
della Dama è il suo viso. La
bellezza e la sensualità
avute in vita sono andate
perdute e ora chiunque l'abbia
vista afferma che la sua
faccia è somigliante a quella
di un cadavere in
decomposizione, con grandi
buchi al posto degli occhi e
del naso. Secondo altre
testimonianze, accade spesso
che il fantasma della Dama in
Verde sia sentito gemere nella
Torre della Cappella nelle
prime ore del mattino, momento
in cui il marito l'avrebbe
strangolata nel corso del
litigio seguito al tradimento.
Che
la Dama in Verde infesti
davvero il luogo in cui la sua
vita le è stata tanto
violentemente strappata oppure
no, oggi il Château de
Brissac è una meta turistica
rinomata anche per la presunta
presenza di questo inquietante
fantasma. Per i turisti più
esigenti, sono aperte due
sontuose camere da letto in
cui è possibile trascorrere
la notte, in attesa delle
passeggiate della Dama e dei
suoi gemiti mattutini.

Il
castello è il più alto di
Francia, con sette piani e
duecentoquattro stanze.
ESTERNO
La
facciata voluta da Pierre de
Brézé, seppur di austero
stile medioevale, ha degli
abbellimenti come le sculture
sui piombatioi delle due torri
e gli abbaini scolpiti. Le due
torri, una delle quali ospita
una cappella privata, sono
tutto ciò che rimane del
castello originale del XV
secolo.
Quando
Carlo di Cossé avviò il
restauro di ciò che rimaneva
del palazzo, nel 1601, demolì
alcune parti e ne fece
costruire altre, sviluppando
la costruzione in altezza,
cosa rara per il periodo,
decorando riccamente le
facciate. Carlo avrebbe
desiderato distruggere le
torri ed erigere una parte
simmetrica a quella già
compiuta, ma morì prima
di ultimare i lavori, che
vennero bloccati: ora il
complesso si presenta come
"un nuovo castello
parzialmente costruito, in un
antico castello parzialmente
distrutto".
Il
padiglione centrale, che con i
suoi 37 metri è uno dei
più alti in Francia, fino al 1793 era
ulteriormente innalzato con
una lanterna di cinque metri e
con una statua di Mercurio in
bronzo di altri quattro metri.
INTERNO
Gli
appartamenti interni del
castello, dotati di
rivestimenti scolpiti e di
soffitti lignei con travi e
travicelli riccamente dipinti,
contengono ancora oggi molti
mobili ed ornamenti antichi.
Piano
terra
Salone
grande - Chiamato
precedentemente "salon
doré" (salone dorato),
contiene un soffitto a
cassettoni intagliato del XVII
secolo, coperto da fogli
d'oro. Sono presenti inoltre
quattro lampadari di cristallo
delle vetrerie di Murano,
vicino a Venezia. Il
camino monumentale in stile
Luigi XIII è scolpito con
ghirlande di fiori e frutta.
Vi è un busto di Carlo di
Cossé, il restauratore
secentesco del castello e
primo duca di Brissac.
A
destra del caminetto si
possono ammirare i ritratti
del 1946 eseguiti da
Bernard Boutet de Monvel e
raffiguranti il dodicesimo
duca di Brissac e la duchessa
di Brissac, May Schneider,
figlia di un industriale
dell'acciaio di Creusot.
In mezzo campeggia il ritratto
della duchessa di La Vallière
(una delle preferite di Luigi
XIV) eseguito da Mignard.
L'arazzo
di Gobelin, raffigurante
due episodi della vita di Don
Chisciotte, è del 1782 ed
è stato eseguito da Michel
Audran. È di insolita
progettazione, in quanto si
tratta di una specie di quadro
nel quadro.
Il
grande ritratto nella sala
raffigura l'ottavo duca di
Brissac, Louis-Hercule,
l'ultimo governatore di Parigi
all'epoca di Luigi XVI.
La statua sullo sfondo
simboleggia la città di
Parigi. Il paggio è vestito
in oro e nero, i colori della
casata di Brissac.
Louis-Hercule era un caro
amico di Madame du Barry, una
delle favorite di Luigi
XV. Entrambi subirono una
morte violenta: nel 1792 il
duca venne linciato dal popolo
a Versailles e Madame du Barry
fu ghigliottinata.
Nella
sala è presente un bel
mobiletto con rame e gusci di
testuggine intagliati di André
Charles Boulle, famoso
ebanista francese vissuto a
cavallo del XVII e XVIII
secolo.
Appesi
alle pareti ci sono altri
ritratti dei membri della
famiglia Brissac. Alcune
fotografie raffigurano gli
attuali duca e duchessa, altre
sono dei loro figli e nipoti.
Sala
da pranzo - La
stanza è un esempio del
soffitto "alla
francese", con le travi
dipinte con motivi floreali.
La grande pittura murale
misura 6 metri per 3,5 e
raffigura la tenuta di Bercy, a
est di Parigi. Il
dettaglio del dipinto mostra
una serie di occupazioni della
vita quotidiana. In primo
piano si possono vedere le
persone salire a bordo di una
barca pronta a salpare sulla
Senna; alcuni raccolgono del
legno, altri seminano; si
vedono anche il castello e i
giardini. Sullo sfondo ci sono
alcuni villaggi vicini e la
fortezza di Vincennes.
 Il
balcone per l'orchestra è
stato costruito per volere di
Jeanne Say, la marchesa che
diede il via ad una vasta
ristrutturazione del castello
alla fine del XIX secolo. La
loggia è realizzata
interamente in legno ed è
stata verniciata per
assomigliare al marmo.
Nella
teca di vetro sono conservate
una porcellana di Meissen e un
piatto da portata e una
zuppiera del XVIII secolo in
porcellana di Sèvres con lo
stemma dei Brissac. L'orologio
da parete è un'altra opera di
Boulle.
Appena
fuori dalla sala da pranzo, ai
piedi delle scale che portano
al piano superiore, si nota
uno strano regalo di
matrimonio del XIX secolo,
regalato all'undicesimo duca
di Brissac: una portantina.
Sui pannelli laterali si
leggono le parole "Gioia,
Felicità e Amore".
Primo
piano
Lo
scalone che conduce al piano
è di tufo ed in stile Luigi
XIII. Il soffitto è
decorato con il monogramma di
Carlo di Cossé, due C
intrecciate.
Grande
galleria - Questa
galleria, ammirevole per la
sua lunghezza (32 metri), ha
ospitato molte feste e
banchetti, mentre oggi
continua ad essere utilizzata
per ricevimenti privati,
seminari e conferenze. Le
pareti sono decorate sia con
pitture murali sia con arazzi.
Alcuni arazzi, fiamminghi, del XVI
secolo, raffigurano scene
della vita di Alessandro
Magno, mentre altri sono di
Luigi XIV Aubusson e
raffigurano scene pastorali.
Sulla parete opposta vi è un
ritratto della quarta duchessa
di Brissac, Gabrielle Louise
de Saint-Simon, rappresentata
come allegoria della pittura.
Si noti la gran quantità di
oggetti da pittore (un
cavalletto, un quaderno di
schizzi, degli acquerelli, una
tavolozza, un pennello) che
simboleggiano la sua grande
passione per le belle arti.
Le
travi a vista del soffitto
sono state dipinte nel 1625 e
sono decorate con circa cento
piccole immagini pastorali,
bibliche e mitologiche.
Camera
di Luigi XIII - Questa
è la stanza dove Luigi XIII e
sua madre, Maria de' Medici,
si riconciliarono nel 1620 in
seguito a delle lotte da parte
della madre per mantenere la
reggenza del regno. Le
figurine in vetrina ritraggono
questo evento.
Dai
lati del letto a baldacchino
ci sono due armadi
rinascimentali italiani
riccamente intagliati con
scomparti e cassetti segreti.
Il ritratto sopra la porta
raffigura la moglie di Luigi
XIII, Anna d'Austria, la
madre di Luigi XIV.
La
cassettiera vicino alla porta
è di legno di pero con
intarsi d'avorio, ma è stata
verniciata in modo da sembrare
di ebano.
Gli
arazzi sono repliche di
originali dipinti di Lebrun
conservati a Versailles e
raffigurano scene della vita e
importanti battaglie di
Alessandro Magno.
Stanza
da caccia - La
stanza è stata chiamata così
a causa degli arazzi belgi del
XVI secolo raffiguranti varie
scene di caccia con cinghiali
selvatici, cervi e persino
leoni, straordinariamente
dettagliati: sono presenti
moltissimi tipi di animali,
dai leopardi, al lama,
all'unicorno. Gli arazzi
provengono da collezioni reali
e sono stati acquistati dalla
duchessa di Brissac nel 1854:
in quel momento furono appesi
in questa sala, e qui stanno
ancora.
Le
ante degli armadi, dei primi
del Seicento, hanno
un'insolita forma curva e sono
decorati con un unico motivo a
taglio di diamante. C'è anche
un mobiletto del 1644, la
cui data è scolpita sotto la
serratura. Anche in questo
ambiente il soffitto a travi
è delicatamente dipinto con
fiori e foglie intrecciate,
con dei cherubini in mezzo.
Galleria
dei ritratti - Questa
galleria vanta molti ritratti
della famiglia Brissac, con
tredici duchi e quattro
luogotenenti, un tempo il
grado più alto dell'esercito.
Per primo si trova il ritratto
dell'undicesimo duca, durante
la prima guerra mondiale,
in uniforme. A fianco c'è il
padre Rolando di Cossé, morto
durante la guerra contro la
Prussia nel 1871, che
sposò Jeanne Say. A sinistra
si trova Mathilde Crussol d'Uzès,
prima moglie dell'undicesimo
duca, che morì di tubercolosi
nel 1908 a trentatré
anni. Sopra l'armadio si può
vedere un grande ritratto di
Carlo I di Cossé, che governò
il Piemonte durante il regno
di Enrico II.
All'estremità
opposta della galleria si
trova un grande ritratto della
Vedova Clicquot. Questa
donna, rimasta vedova molto
presto, divenne nota per il
suo senso degli affari e la
sua determinazione e decise di
trasformare la sua famiglia in
un'azienda internazionale. Ai
suoi piedi c'è la sua
pronipote Anne de Mortemart,
divenuta duchessa di Uzès con
il matrimonio. Ella era una
abile cavallerizza e partecipò
alla caccia fino all'età di
86 anni. È ricordata anche
per essere stata la prima
donna a ottenere una patente
di guida e per essere stata
multata per eccesso di velocità.
Secondo
piano
Teatro
- Jeanne Say ereditò
il castello dopo la morte del
marito, il marchese di
Brissac, morto durante la
guerra contro la Prussia nel
1871.
Lei
proveniva da una ricca
famiglia che doveva la sua
fortuna alla produzione di
zucchero raffinato. L'azienda
è conosciuta oggi come
Beghin-Say. Era
un'appassionata di musica e un
talentuoso soprano e cantò le
opere di Gounod, Massenet e Debussy.
Quando
intraprese la ristrutturazione
del castello decise di
costruire il suo teatro
personale nello stile di
quelli del Seicento,
inaugurato nel 1890. Ogni
autunno vi si svolgeva un
festival musicale, con
musicisti delle orchestre di
Parigi e cantanti: la
manifestazione continuò fino
allo scoppio della prima
guerra mondiale, nel 1914.
Jeanne Say morì nel 1916 e il
teatro venne definitivamente
chiuso, fino a quando, 67 anni
dopo, un gruppo di privati e
artigiani locali diede il suo
contributo volontario nel
restauro.
Dopo
molti lavori è stato riaperto
al pubblico nel 1983. Vi
si può notare il bel tessuto
che ricorda le immagini
originariamente dipinte sulle
pareti. Il teatro può
ospitare 170 persone e oggi
viene utilizzato per vari
eventi culturali e musicali
durante tutto l'anno.

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