È
probabile che il nome di Valençay
derivi da quello di Valens, un
gallo-romano proprietario
della tenuta posta a
strapiombo sulla vallata della
Nahon, dove nel III-IV secolo
cominciò a formarsi un primo
agglomerato d'edifici. Un
massiccio torrione di pietra
sorto fra il X e l'XI secolo
fu il lontano antenato del
castello che vediamo
attualmente. Il primo vero
castello feudale fu eretto
all'inizio del XIII secolo
forse per volontà di
Gauthier, signore di Valençay.
Ereditato dalla famiglia di
Chalon-Tonnerre, fu
rimaneggiato ed ampliato;
risale fra l'altro a
quest'epoca la cosiddetta Sala
delle Guardie, un vasto
ambiente voltato, situato
sotto il cortile d'onore, al
quale s'accede dal sottosuolo
del castello attuale mediante
un corridoio che probabilmente
collegava il castello alle
fortificazioni realizzate
soltanto a nord e ad ovest del
palazzo, perché gli altri due
lati dell'edificio erano
naturalmente difesi dallo
strapiombo.
Nel
corso del XV secolo la
signoria di Valençay passò
alla ricca famiglia d'Etampes,
che verso il 1540 farà
abbattere l'antico maniero e
commissionerà una nuova
sontuosa dimora. Non sappiamo
con esattezza a quale
architetto Jacques d'Etampes
si sia rivolto: sono stati
fatti i nomi di Philibert de
l'Orme e di Jean de l'Espine,
ma non esistono prove
documentate in favore dell'uno
o dell'altro.
Ispirandosi
al vicino castello di
Chambord, Jacques d'Etampes
fece erigere l'ammirevole
padiglione d'entrata, una
sorta d'insolito torrione, in
cui compaiono, come a
Chambord, nei tre ordini
classici sovrapposti, dei
pilastri con capitelli
scolpiti. Con la sua corona di
piombatoi, sottolineata da un
fregio elaboratissimo,
quest'insieme prezioso si pone
come uno dei capolavori del
Rinascimento. Sono di
quest'epoca anche le torri
angolari e i corpi di
fabbrica, fra i quali spicca
la bella Galleria Italiana.
All'inizio
del XVII secolo i lavori al
castello furono ripresi da
Dominique d'Etampes. Venne
eretta l'ala ovest, quella che
guarda il parco, e quella
verso est; il cortile verso la
vallata venne chiuso da una
parete ad arcate di raccordo
fra le due ali dell'edificio.
Gli interni del castello di
Valençay vennero decorati da
noti artisti, fra i quali Jean
Mosnier, attivo anche a
Cheverny e al Palais du
Luxembourg. È del 1653
un'entusiastica descrizione
del castello che Mademoiselle
de Montpensier affidò ai suoi
Mémoires dopo un soggiorno a
Valençay.
Processi,
liti familiari, complesse
questioni di successione,
nella seconda metà del XVII
secolo, portano la famiglia
d'Etampes al declino e la
proprietà del castello passa
alla famiglia Chaumont de la
Millière, per venire poi
acquistata, nel 1766, da
Charles Legendre de
Villemorien, che intraprende
nuovi lavori di
ristrutturazione al castello:
l'ala est e la parete ad
arcate vengono abbattute per
ampliare la veduta sulla città;
verso il 1770 anche l'ala
ovest subisce delle
trasformazioni, con la
costruzione, fra l'altro,
all'estremità verso la
vallata, dell'elegante Torre
Sud. Il de Villemorien dà
nuovo slancio alla tenuta
anche dal punto di vista
economico, creando una filanda
e delle fucine, ed
incrementando l'attività
commerciale.
Suo
figlio, il Conte di Luçay,
scampato alla ghigliottina
durante la Rivoluzione, cederà
tutto a Talleyrand nel 1802,
non essendo più in grado di
sostenere l'onere di una
simile proprietà. “Monsieur
de Talleyrand, voglio che voi
acquistiate una bella tenuta,
che voi vi riceviate i
componenti del Corpo
Diplomatico, gli stranieri di
riguardo, voglio che si abbia
desiderio di venire a casa
vostra e che l'esservi
invitati costituisca una
ricompensa per gli
ambasciatori dei sovrani di
cui sarò soddisfatto”: con
queste parole Napoleone
Bonaparte imponeva al suo
ministro degli Affari Esteri
l'acquisto di Valençay, che
fu effettuato ufficialmente
nel maggio del 1803 per la
ragguardevole somma di
1.600.000 franchi, al
pagamento dei quali contribuì
anche lo stesso Napoleone.
Le
cronache raccontano che
Talleyrand impiegò tre giorni
per visitare, in compagnia di
Catherine Worlée, tutta la
tenuta: il castello composto
da più di cento stanze, il
parco di 150 ettari, i boschi,
i terreni, i prati, le vigne,
novantanove fattorie… per un
totale di 19.000 ettari, una
fra le più vaste proprietà
feudali di Francia. Come
Napoleone aveva desiderato,
per più d'un quarto di secolo
le personalità maggiormente
in vista dell'epoca fecero a
gara per essere ricevute a
Valençay dal grande
diplomatico.
Rimproverando
a Talleyrand l'impresa della
guerra in Spagna, Napoleone,
deciso a disporre liberamente
di Valençay, stabilì che vi
risiedessero i Principi di
Spagna col loro seguito, per i
circa sei anni dell'esilio.
Con il loro arrivo, nel maggio
del 1808, il castello si rivelò
insufficiente ad ospitare il
copioso seguito dei reali, che
dovette essere alloggiato in
città, provocandovi non poco
trambusto.
Per
allietare la dorata prigionia
dei principi, Napoleone impose
al restio Talleyrand,
anfitrione-carceriere, la
costruzione del Teatro vicino
all'Orangerie: un vero a
teatro a tutti gli effetti,
capace d'accogliere
centocinquanta persone, con un
palcoscenico profondo quanto
l'intera sala. La ricca
decorazione dell'interno è
attribuita ai fratelli Adam,
celebri decoratori scozzesi.
Fu inaugurato nel 1810 e da
quel momento ospitò i più
noti attori dell'epoca. Alcuni
degli apparati scenici fatti a
realizzare a Parigi, sono
rimasti nel teatro, che ben
presto sarà nuovamente
attivo.
È
sempre all'epoca del soggiorno
dei principi spagnoli che il
parco venne fatto interamente
chiudere da mura, per la
sicurezza dei reali.
Talleyrand, nel 1806, lo fece
trasformare in giardino
all'inglese, movimentandone i
percorsi e commissionando
all'architetto Renard delle
costruzioni fantastiche (il
padiglione turco, la casa del
cosacco, il tempio egizio, il
ponte cinese), delle quali
sopravvive solo quella creata
per il ballo ed altri svaghi,
in seguito trasformata in
casino di caccia. Non più
visibile è anche l'imponente
scalinata monumentale che
collegava il Giardino della
Duchessa all'Orto; sempre nel
parco, degna di nota ed ancora
funzionante, si trova la
ghiacciaia.

Il
12 marzo 1814 i Principi di
Spagna tornarono in patria e,
dopo il Congresso di Vienna,
la caduta dell'Impero e il
ritorno dei Borboni,
Talleyrand si ritira a Valençay
con Dorotea, la moglie di suo
nipote, futura duchessa de
Dino, dove ordina numerosi
lavori di ristrutturazione e
cancella ogni traccia lasciata
dagli spagnoli. Il castello
nasce a nuova vita: si danno
ricevimenti sfarzosi e
banchetti coronati dall'abilità
culinaria del grande Careme;
vengono rimesse in funzione le
fucine, le segherie, la
filanda; e s'incrementa
l'allevamento ovino mediante
l'incrocio con merinos venute
dall'Inghilterra.
Fra
i personaggi che il castello
ospita negli ultimi anni di
vita di Talleyrand figurano il
Duca Paul de Noailles, la
Principessa de Lieven, la
Contessa Tyskiewicz, Thiers,
Balzac, Decazes, il Duca d'Orléans
e, nel 1834, George Sand.
Morto
a Parigi il 17 maggio 1838,
Talleyrand verrà sepolto a
Valençay, secondo le sue
ultime volontà. Il castello e
la proprietà passeranno al
pronipote Louis de
Talleyrand-Périgrod, divenuto
Duca di Valençay per
concessione di Carlo X.
Dal
1980 il castello è proprietà
di un'Associazione
Dipartimentale che si occupa
della sua gestione.

La
pianta complessiva è una
struttura rinascimentale con
un cortile a nord e un
giardino anteriore quasi
circolare che conduce al
castello. Nell'ingresso
monumentale è presente una
casa del custode.
Dei
due edifici principali e dei
rustici sul lato sud, rimane
solo la struttura.
L'architettura
esterna mostra i tre stili
architettonici classici che si
sovrappongono ai pilastri. c'è
il Ordine dorico al piano
terra, il Ordine ionico al
primo piano e il Ordine
corinzio al secondo piano. Un
corridoio lungo quasi ottanta
metri al primo piano si apre
sugli appartamenti.
Gli
annessi, che risalgono alla
fine del secolo scorso 18esimo
secolo, sono in stile
neoclassico e sono costituiti
dalla fattoria, dagli edifici
del pollaio, compresa la
fonderia di ferro. Le
scuderie, costruite in
cerchio, furono ampliate tra
il 1809 e il 1811 per
includere un pediluvio e un
abbeveratoio chiamato
"Fontana
dell'Apollo". La caccia
alla Parforce risale alla fine
del XIX secolo.
Un
teatro italiano autenticamente
decorato, che ha 200 posti a
sedere, fu allestito nelle
dipendenze intorno al
1808-1811 per intrattenere i
principi spagnoli.
Le
camere sono lussuosamente
arredate, principalmente in
stile Impero; la casa dispone
di un centinaio di stanze, di
cui venticinque appartamenti
appartenenti al signore del
castello.
Uno
dei tanti aspetti interessanti
di questo monumento è che i
mobili sono in luoghi aperti
al pubblico, anche dopo che
alcuni mobili sono stati
rimossi dal castello
all'inizio del XX secolo.
Fino
alla fine del 20 ° secolo
Nell'edificio erano appesi
dipinti di grandi maestri e vi
era anche un'importante
biblioteca. Una lettera di
undici pagine datata 23 agosto
1828, indirizzata a Talleyrand con
l'inventario dei libri che
vanno a Valençay e il
"Catalogo dei libri
inviati a Valençay nel
1819", un manoscritto di
otto pagine, è stato
pubblicato il 3 marzo 2010.
Parigi all'asta.
Pag.
20
Pag.
22
|