Digione
Capitale
di un passato ducale a dimensione
europea alla fine del Medioevo,
oggi Digione possiede un
patrimonio architettonico e
culturale unico, meravigliosamente
conservato, in uno dei territori
tutelati più importanti in
Francia. Dichiarata Città
d’Arte e di Storia dal 2008, il
capoluogo della Borgogna unisce
patrimonio, cultura e piaceri
della tavola.
In
origine Digione era un
"castrum" romano sulla
strada fra Lione e Magonza con il
nome di Divio.
Nel
1016 il re di Francia Roberto
il Pio la diede in feudo al
figlio Enrico: nacque così il Ducato
di Borgogna con capitale
Digione. Finita la dinastia dei Capetingi con Filippo
di Rouvre, i sovrani di
Francia ripresero il ducato,
che però il re Giovanni il
Buono assegnò al suo quarto
figlio, Filippo l'Ardito,
fondatore della dinastia dei Valois (che
regnò fino al 1476).
In
questo periodo il ducato conobbe
un grande sviluppo culturale con i
quattro duchi Filippo l'Ardito
(1364-1404), Giovanni Senza Paura
(1404-1419), Filippo il Buono
(1419-1467) e Carlo il Temerario
(1433-1477), morto in battaglia
lasciando un'unica figlia, Maria,
sposa di Massimiliano d'Asburgo e
madre di Filippo il Bello. La
scuola artistica di Digione, sorta
verso la fine del Trecento fece
fiorire un movimento
franco-fiammingo attivo nella letteratura,
nella musica e nelle
discipline figurative. Sotto i re
di Francia Digione godette di una
certa autonomia amministrativa.
Tra
leggenda e storia è il racconto
di come si risolse nel 1513
l'assedio imposto alla città
dalle truppe imperiali composte da
forze svizzere e tedesche molto
superiori a quelle di Digione. I
cittadini pensarono di iniziare le
trattative offrendo grandi quantità
di vino agli assedianti, che
gradirono l'offerta. Perfino gli
svizzeri, che erano i più
bellicosi, apprezzarono il vino.
Terminò così l'assedio, con
soddisfazione della popolazione;
meno soddisfatto fu il re,
costretto dall'accordo a
rinunciare alle pretese sul Ducato
di Milano. (L'episodio è molto
simile alla "Bevuta
Magistrale" che si dice salvò
la cittadina bavarese di Rothenburg
ob der Tauber dall'assedio
delle truppe svedesi nel 1631).
Nei
secoli dal XVIII al XIX, Digione,
che con la fine della dinastia dei
Valois aveva perso d'importanza,
si riprese e alla fine del
Settecento era giudicata ancora
una bella città con case vecchie
ma strade larghe, ben pavimentate
e munite di marciapiedi, cosa che
sembra fosse rara nella Francia
del tempo.
Durante
la guerra fra Napoleone III e i
Prussiani, nel 1871, a difendere
Digione accorse anche Giuseppe
Garibaldi coi suoi volontari.
Nel 1944 fu nuovamente assediata e
liberata il 11 settembre dello
stesso anno.
Palazzo
dei Duchi di Borgogna

Il Palazzo
Ducale di Digione, o Palazzo
dei Duchi e degli Stati di
Borgogna, in francese Palais
des Ducs et des Etats de
Bourgogne, è l'antica residenza
dei duchi di Borgogna, fino
al 1477, poi dei Governatori della
Borgogna. Dal 1679 divenne sede
degli Stati generali di
Borgogna fino alla Rivoluzione
francese. Dal 1809 è sede del
Municipio e del Museo delle
belle arti.
Il
palazzo venne dichiarato monumento
storico di Francia nel 1862.
Con
l'annessione del Regno di
Borgogna al Regno dei
Franchi e l'estinzione dei Carolingi,
a partire dal IX secolo gli Stati
borgognoni si frammentarono in
varie porzioni fra cui il Ducato
di Borgogna, che fu assegnato a Riccardo
il Giustiziere della dinastia
dei Bosonidi. A quest'epoca, nel
IX secolo, su questo luogo sorgeva
un semplice castello ducale
addossato alle mura del castrum
gallo-romano del III secolo.
Il
primo palazzo risale al XII
secolo, e nel 1171 Ugo III di
Borgogna vi fece erigere la Sainte-Chapelle in
seguito a un voto. Il palazzo,
tranne la cappella, fu
completamente rifatto a partire
dal 1365-66. Infatti nel 1363 il
Re di Francia Giovanni il
Buono concesse il Ducato in
appannaggio al figlio minore Filippo
l'Ardito, che si prodigò per
espandere, attraverso un'accorta
politica matrimoniale, i propri
domini costituendo i Paesi
Bassi borgognoni, che
comprendevano la quasi totalità
delle Fiandre e i
principati minori del Lussemburgo e
della Franca Contea.
Così
appena Filippo l'Ardito arriva a
Digione nel 1365 commissiona a
Belin de Comblanchien la
costruzione di una torre
residenziale di tre piani: la Tour
Neuve; provvista di vaste sale
dotate di grandi camini e quella
al pianterreno destinata a sala
capitolare della Sainte-Chapelle.
In seguito, con la Battaglia
di Bulgnéville del 21 luglio
1431 i borgognoni vincono i
lorenesi e fanno prigioniero Renato
d'Angiò, duca di Bar e
di Lorena, che venne
rinchiuso nella torre, detta da
allora Tour de Bar.
Filippo
il Buono è il grande
costruttore del palazzo. Nel 1433
fa erigere la grande cucina di 12
metri per lato con grande volta
sostenuta da otto colonne e tre
pareti occupate da grandi camini
doppi. Fra il 1448 e il 1455
commissiona all'architetto lionese Jean
Poncelet una nuova ala, il Logis
ducal dalla facciata
gotico-fiammeggiante aperta da
finestre crociate che accoglie la
grande Sala delle Guardie.
Con
i suoi 18 metri di lunghezza, 9 di
larghezza e 9 d'altezza, era
destinata alle feste e ricevimenti
ducali. Nel 1432 il duca scelse la Sainte-Chapelle di
Digione come sede dell'Ordine del
Toson d'oro, creato il 10 gennaio
1430, giorno del suo matrimonio
con Isabella del Portogallo.
Nella cappella, inoltre, vi venne
custodita l'Ostia miracolosa donata
a Filippo il Buono da papa
Eugenio IV nel 1434 come
riconoscimento per il sostegno
ricevuto dal duca di Borgogna
durante il Concilio di
Basilea.
Verso
il 1460 il duca aggiunge la Tour
de la Terrasse al Logis
ducal. La torre che oggi porta il
suo nome, è a pianta
trapezoidale, alta 46 metri, e
rappresenta il simbolo
dell'autorità ducale. Presenta
finestre crociate dalle belle
decorazioni, e ospitava
appartamenti collegati da una
scala elicoidale che portava alla
terrazza sommitale.

Con
la morte di Carlo il
Temerario e il conseguente Trattato
di Arras parte del Ducato
di Borgogna viene annessa ai
domini reali di Luigi XI di
Francia e il palazzo dei
duchi diventa Logis du Roi che
servirà a residenza dei
Governatori della provincia e di
soggiorno dei re in visita in città.
Dal
1679 il palazzo ospiterà gli Stati
generali di Borgogna, e l'edificio
venne notevolmente ingrandito e
ristrutturato in stile barocco
conservando tuttavia la base
gotica d'origine.
Architetto
ne fu il grande Jules
Hardouin Mansart che vi pose
mano a partire dal 1685. Realizzò
le facciate dal gusto classico e
concepì una nuova sistemazione
per la piazza frontale, la Place
Royale, improntata su un emiciclo
disegnato da arcate balaustrate
che fa da cornice alla statua
equestre del Re Sole, del
1725, poi andata distrutta dalla Rivoluzione
francese. All'interno Mansart
realizzaò fra il 1682 e il 1689
la sontuosa Salle des États,
dove si riunivano periodicamente i
tre Stati Nobiltà, Clero e Terzo
stato, poi manipolata
successivamente. Nel 1735 su
commissione degli Stati generali,
Jacques Gabriel realizza la bella
scalinata in ferro battuto dello
scalone d'onore; e fra il 1738 e
il 1743 costruisce la Chapelle
des Élus in stile Rococò.
Nel 1784 si aggiunge la Salle
de Flore destinata alle
feste.
Con
la Rivoluzione, l'antica provincia di
Borgogna venne soppressa e il
palazzo ribattezzato Maison
nationale ospiterà il
tribunale e le amministrazioni del
nuovo dipartimento della Côte-d'Or.
Nel 1799 vi si installa il Museo
di belle arti e nel 1809 gran
parte del palazzo diviene la sede
del Comune di Digione.
Cattedrale
di Saint-Bénigne
La cattedrale
di San Benigno è la chiesa
principale di Digione e la cattedrale dell'omonima
arcidiocesi.
La
chiesa fu classificata nel 1862 Monumento
storico di Francia, mentre la
cripta lo era già dal 1846.
Nel
511 sotto il regno di Clodoveo
I il vescovo San Gregorio di Langres fece
costruire una cripta per
porvi il sarcofago con le spoglie
di San Benigno, martire
cristiano del II secolo. In
seguito vi si costruì sopra la
basilica, consacrata nel 535.
Nell'871
il vescovo di Langres Isacco,
restaurò la basilica e vi fondò
attorno un'abbazia benedettina.
Il
vescovo Brunone di Roucy vi
stabilisce nel 989 l'Ordine di
Cluny e Mayeul, abate di Cluny vi
invia alcuni dei migliori monaci.
Dodici monaci arrivano a Digione
il 24 novembre, e l'anno dopo, nel
990 arrivò Guglielmo da
Volpiano che ne divenne
l'abate.
Il
complesso abbaziale, già in
rovina, venne completamente
distrutto nell'anno 1000 e il 14
febbraio 1002 si pose la prima
pietra dei nuovi edifici. Si legge
infatti nella biografia di Rodolfo
il Glabro: «Si verificò che
andasse in rovina una parte della
chiesa di San Benigno martire
nella quale per volere di Dio
Guglielmo era abate. Quando i
muratori vollero ripararla quella
stessa parte si rovinò
maggiormente. Quell'uomo santo, di
fronte a questo, comprese che Dio
gli inviava un segno che conveniva
rifare tutta la chiesa dalle
fondamenta…» Guglielmo da
Volpiano dirige in prima persona i
lavori e le manovalanze venute
dalla Lombardia.
Inizia
la costruzione di tre santuari
composti da una chiesa
sotterranea, per accogliere la
tomba di san Benigno; da una
chiesa a pianterreno, per il
culto; e da una Rotonda a
tre piani, dietro il coro delle
due chiese. Venne subito definita
merabiliorem basilicis totius
Galliae (la più mirabile di
tutte le basiliche della Gallia).
La
sua edificazione fruttò a Guglielmo
da Volpiano fama di gran
costruttore. Egli fu infatti
protagonista dell'espansione
architettonica dell'anno mille, e
questa fu la sua opera più
importante. Ne diresse
personalmente i lavori dettando
precise disposizioni su come
doveva essere realizzato
l'edificio. Esso infatti venne
costruito seguendo precisi canoni
legati alla riforma monastica e
architettonica, legata alle
maggiori personalità religiose
del momento e ad esempi come la
grandiosa abbazia di Cluny,
realizzata su donazione del duca Guglielmo
I di Aquitania. A Saint-Bénigne
come a Cluny si possono, dunque,
trovare le basi di partenza per
l'avvio della stagione romanica.
La
chiesa ricostruita con disegni di
pianta e di sezione ricavati dalle
descrizioni coeve e successive era
caratterizzata da una pianta di
cinque navate, terminante con uno
sviluppo a gradoni, che
rielaborava e sviluppava la
terminazione orientale di Cluny II
in cui quattro altari si
affiancavano a quello principale
eretto sulla tomba di San
Benigno, un santo martire che la
tradizione vuole discepolo di San
Policarpo vescovo di Smirne e
a sua volta ordinato dallo stesso Giovanni
apostolo ed evangelista.
La
tomba di San Benigno era già
venerata nel V secolo.
L'edificio aveva 104 colonne al
piano interrato e 121 al piano
terra; le navate laterali erano
sormontante da matronei voltati;
le fonti testimoniano infatti che
le navate erano a doppia volta. Le
chiese vennero consacrate il 30
ottobre 1016 e la rotonda il 13
maggio 1018.
La
chiesa era completata dalla
"Rotonda" un edificio a
tre piani di circa 19 metri di
diametro a cui si accedeva dalla
chiesa inferiore, da un'ampia
cripta che occupava gran parte
della lunghezza del corpo
longitudinale. Il fedele passava
così dall'oscurità delle volte
della chiesa inferiore alla
luminosità della rotonda in cui i
pilastri si disponevano in 3 file
concentriche, su tre piani
sovrapposti creando una vera e
propria colonna di luce che
entrava dalle finestre della
cupola e dalle monofore degli
ambulacri. Di questa straordinaria
struttura oggi non rimane che il
piano terra, e a causa
dell'interramento è avvolta dalle
tenebre. Le colonne (8 nel primo
giro 16 nel secondo e 22 nel
terzo) erano pesanti e massicce in
quanto dovevano sostenere il peso
dei piani sovrastanti.
Fra
il 1280 e il 1393 venne costruita
l'attuale cattedrale gotica, al
posto della precedente basilica,
crollata. Il piano interrato della
rotonda è la sola vestigia del
vecchio complesso, riadattata a
cripta della cattedrale.
Il
31 luglio 1479 il re Luigi XI
di Francia vi conferma la sua
protezione alla città.
Il
9 aprile 1731 venne creata la Diocesi
di Digione e la sede fu
trasferita a San Benigno che
elevata a cattedrale nel
1813.
Le
facciate - Le
grandi torri e le gallerie
conferiscono alla facciata di
Saint-Bénigne un aspetto
rigoroso. La galleria inferiore,
la Galleria Gloria, è utilizzata
per la benedizione dei rami di
palma. Al di sopra, tre alte
finestre a sesto acuto con rosone
ornano la facciata. La galleria
superiore è coronata da un
piccolo frontone.
Le
torri esagonali sembrano molto
pesanti con le loro torrette
laterali. Il portale è degli anni
1818-1822. Nel timpano, Cristo
scaccia gli usurai dal tempio. Un
bassorilievo mostra la lapidazione
del santo Stefano. Le pareti
laterali sono meno rigide, ma per
mancanza di spazio è stato
necessario costruire pesanti
contrafforti al posto dei soliti
eleganti archi rampanti. La torre
a punta del XIX secolo di 100 m di
altezza e la copertura del tetto
colorata conferiscono un certo
fascino all'aspetto.
La
navata e il coro - La
navata gotica ha cinque campate
con archi a sesto acuto. Ci sono
tre livelli; esso triforium ha
quattro archi per campata, sopra
le quali il clerestory sempre
quattro finestre alte e strette.
Le navate laterali non proseguono
nel transetto, le volte sono più
alte. Il triforio del transetto e
del coro è più decorato che
nella navata. Solo nel transetto e
nell'abside sono decorati i
capitelli.
Il
coro, che si distingue per le sue
pietre da costruzione color ocra,
è costituito dal piano inferiore
dell'ex rotonda, un martyrium e
una cappella, già citata sin dal
938. Le tre cappelle laterali
furono restaurate nel 1890. Nella
parete nord della cappella, nel
XIX secolo, furono costruite
pietre con vimini carolingi e
nella parete sud una lapide
merovingia di un monaco.
La
cripta - La cripta ha
la forma di tre cerchi concentrici
con pilastri molto pesanti. Ci
sono alcuni capitelli nella
cripta; alcuni rappresentano
figure in preghiera (oranti). Nel
martyrium troverete il sarcofago
del santo patrono della chiesa e
alcune piccole absidi, resti di
una chiesa ipogea.
L'organo
- Il grande organo da
chiesa è stato realizzato nel
1740-1745 da due tedesco-francesi
costruttori di organi, i fratelli
Karl-Joseph (Charles-Joseph) e
Rupert (Robert) Riepp, con a cassa
d'organo dello scultore Edme
Marlet.
Nel
1787 fu ampliato da Jean Richard.
Successivi restauri furono
effettuati nel 1848 dalla ditta
Daublaine Callinet e nel 1860 da
Joseph Merklin. Parte di canne
d'organo sostituito, ma la serra
è stata mantenuta.
Chiesa
di Saint-Philibert
La chiesa
abbaziale di San Filiberto a Tournus,
a sud di Digione, è molto antica
ed è datata tra il 960 e
il 980. Fu riconsacrata dopo
un incendio nel 1019 ed
ancora nel 1020, dopo
successivi lavori. Ha una
struttura architettonica molto
particolare. La prima abbazia era
dedicata a San Valeriano, le
cui reliquie però sono andate
perdute dopo le distruzioni
normanne. L'attuale struttura è
dedicata a San Filiberto, le cui
reliquie sono tuttora conservate
nella chiesa.
Nel VII
secolo san Colombano, sulla
tomba del santo martire Valeriano,
fondò un monastero che, nel IX
secolo divenne sede abbaziale
dei monaci colombaniani di san
Filiberto, ivi trasferitisi con le
spoglie del loro santo fondatore
quando vennero cacciati da Noirmoutier dai Normanni.
Successivamente
edificarono l'attuale chiesa
abbaziale di san Filiberto, sempre
dedicata al santo (St.Philibert),
che, inaugurata nel 1120 da papa
Callisto II, rappresenta uno dei
momenti più alti
dell'architettura romanica francese.
La
chiesa ha un nartece a
due piani le cui insolite
dimensioni rispetto alla navata si
notano bene dalle foto laterali.
Il nartece ha due torri quadrate
di facciata di cui quella su lato
sud solo abbozzata. Inoltre, ha
anche una torre quadrata sulla
crociera, simile a quella
occidentale. La facciata è
semplice, in pietre di piccole
dimensioni, tipo mattoncini. Unici
decori sono delle discrete lesene
collegate da archetti. Il nartece
al piano terra è alquanto basso,
a pilastri rotondi e con volte a
crociera. L'ambiente al secondo
piano del nartece è detto
cappella di San Michele.
La
peculiarità della chiesa è nella
navata centrale, ad alti pilastri
rotondi, divisa in campate molto
evidenti con volte a botte messe
di traverso rispetto alla
lunghezza della navata. Questa
disposizione della volta riduce
drasticamente il problema delle
spinte laterali, infatti le pareti
laterali all'esterno non
presentano contrafforti. Questa
copertura ha sostituito quella
originaria, in legno. Al di sopra
dei pilastri, colonne sporgenti
che un tempo giungevano
all'attacco del soffitto in legno.
Anche le navate laterali sono
molto alte e conferiscono alla
chiesa una pseudo-struttura di
chiesa a sala, anche se vi è un
cleristorio che illumina la
navata.
Il
transetto e il coro sono molto più
bassi e la crociera pertanto
sembra infossata. Un deambulatorio gira
intorno all'abside, semicircolare,
con tre cappelle radiali. In una
delle cappelle gotiche vi è la
madonna di Notre Dame la Brune del
XII secolo, molto venerata
all'epoca. La chiesa custodisce,
nella cappella assiale alla
navata, le reliquie del Santo a
cui è dedicata. Il deambulatorio,
realizzato in prosecuzione delle
navate laterali, ma con soffitto a
botte, a differenza del soffitto a
vela delle navate laterali, ha un
pavimento a mosaico del XII secolo
con medaglioni di ottima fattura
che rappresentano i segni dello zodiaco.
Durante recenti lavori di restauro
sono state trovate inoltre pitture
murali agli intradossi delle
arcate della navata ed a parti dei
soffitti, di ottima fattura,
rappresentanti temi floreali e
geometrici.
Chiesa
di Notre-Dame
La chiesa
di Nostra Signora è un
edificio storico-religioso e uno
dei simboli della città di Digione.
Presenta
un'insolita facciata rettangolare
a portico e logge ed è
considerata come un capolavoro
dell'architettura gotica, secondo
lo stile borgognone. È
classificata come monumento
storico di Francia dal 1840 e
dal 4 luglio del 2015, insieme al
centro storico cittadino, è
inserita nella lista dei
patrimoni dell'umanità promossa
dal'UNESCO.
Sul
luogo ove oggi sorge la chiesa, si
trovava già prima della metà del
XII secolo, all'epoca fuori della
cinta muraria cittadina, una
semplice cappella dedicata alla
Vergine. Verso il 1150 questa
cappella venne riedificata in
stile romanico.
Nel
1220 venne iniziata la
costruzione dell'attuale edificio gotico in
stile borgognone. L'architetto,
sconosciuto, utilizza numerose
tecniche inedite, come l'uso dei
pilastri invece che degli archi
rampanti per lo scarico del
peso delle volte. Ciò permetteva
d'utilizzare al massimo la
superficie del suolo per l'interno
dell'edificio. Si erge su una pianta a croce
latina preceduta da un
portico-nartece. L'interno è
diviso in tre navate da pilastri
cilindrici dai grandi capitelli a
fogliami che sorreggono le sei
arcate ogivali, le gallerie del matroneo e
il cleristorio.
Sulla crociera quattro
poderosi pilastri a fascio sostengono
la torre nolare dotata
di tiburio aperto da
otto finestre su triforio. Il
transetto si presenta assai
profondo e le facciate sono aperte
da cinque monofore sormontate da
un grande oculo.
Il coro è
diviso in quattro livelli. Un
basamento ornato da arcate cieche
trilobate, una serie di grandi
monofore, il triforio traforato
nel '600 da sette oculi e il cleristorio.
La
chiesa venne profondamente
restaurata fra il 1865 e il 1884
dall'architetto parigino Jean
Charles Laisné che lo riportò
all'aspetto presunto d'origine.
Abbatté gli edifici addossati,
ricostruì la guglia della torre
nolare e rifece tutte le
sculture deteriorate.
La
facciata, con elevazione a tre
ordini, è l'unica del suo genere
nell'architettura gotica francese.
Sorta di schermo che nasconde la
disposizione architettonica
interna.
Al
pianterreno è il portico, a tre
fornici ogivali e volte gotiche,
che conduce ai tre portali della
chiesa, una volta ornati da statue
e sculture andate perse nel
gennaio 1794.
Al
di sopra del portico si aprono due
gallerie che poggiano su 17 esili
colonne monolitiche dai ricchi
capitelli. I tre livelli sono
divisi da tre ornati cornicioni
riccamente scolpiti con alternanza
di metope e finte gargolle.
La facciata è inquadrata da
contrafforti culminanti con
torrette scalari dalla copertura
conica.
Sul
progetto originario, dal corpo
della facciata dovevano erigersi
due torri gemelle, secondo il
tipico schema delle facciate
armoniche. Tuttavia non furono mai
realizzate e ne restano che due
tronconi. Su quello meridionale
venne installato, nel 1383 lo Jacquemart,
orologio con automo che batte le
ore, preso dal beffroi di Kortrijk durante
l'assedio borgognone del 1382. Nel
1651 vi venne aggiunta Jacqueline;
nel 1714 Jacquelinet e
nel 1884 Jacquelinette che
battono i quarti d'ora.
La chiesa venne munita di una
preziosa serie di vetrate a
partire dal XIII secolo. Oggi ne
restano che 5, alle monofore del
transetto settentrionale, che
vennero realizzate intorno al
1235. Da sinistra a destra, le
prime tre raffigurano Episodi
della Vita di San Pietro e le
ultime due Episodi della Vita
di Sant'Andrea.
Dal
1874 al 1897, il pittore parigino Édouard
Didron realizza le nuove 58
vetrate, ispirate alle cinque
originali.
Nella
cappella a destra del coro è
custodita la venerata statua di Notre-Dame
de Bon-Espoir. Realizzata in legno
nell'XI secolo è considerata
come una delle più antiche di
Francia. In origine era seduta su
un trono e teneva il Bambino sulle
ginocchia. Tuttavia, già
anticamente, il trono venne
rimosso e lo schienale segato e
sostituito da una tavola di legno.
Nel XVIII secolo andarono perse le
mani e nel 1794, durante la Rivoluzione
francese, il Bambino.
Originariamente
la scultura era dipinta con colori
classici e un viso chiaro.
Tuttavia, per ragioni sconosciute,
Verso il XVI-XVII secolo fu
dipinta di nero. Nel 1945, al
momento di un restauro, la mano di
nero venne tolta e mostrata la
policromia d'origine. Tuttavia una
leggera mano di scuro venne
applicata solo al viso, per non
rompere la tradizione che la
vedeva ormai come una Madonna
nera.
Ogni
città "simbolica" che
si rispetti presenta il suo
"Centro Sacro", un punto
ben preciso in cui la tradizione
locale associa un rituale
apotropaico ben preciso. A volte
si tratta di una fontana, altre
volte invece, si tratta di una
particolare pietra che,
opportunamente toccata, porta
fortuna, oppure fa avverare i
desideri.
Queste
credenze locali presentano un
aspetto simbolico molto
interessante, perché in virtù di
tali credenze, il tocco di
migliaia, se non milioni, di
persone che nei secoli si sono
avvicendate nella loro esistenza
ha lasciato sulla pietra una sorta
di "impronta
energetica", di cui il luogo
si carica, conservando la sua aura
magica.
Nella
città di Digione il genius
loci ha sede, certamente, in
Rue de la Chouette, che si trova
più o meno al centro della città,
cioè nel suo
"omphalos", nel suo
ombelico. Questo vicolo laterale,
adiacente alla Cattedrale di Nôtre-Dame,
prende il nome da un bassorilievo
scolpito in uno dei pilastri della
facciata laterale, che raffigura,
appunto, una civetta.
Oggi,
in realtà, le forme dell'uccello
sono soltanto intuibili, visto
l'alto livello di erosione della
pietra che strofinamenti ripetuti
le hanno conferito, ma la leggenda
resta. Si tramanda, infatti, che
chiunque, accarezzi la civetta con
la mano sinistra (dal lato, cioè,
corrispondente al cuore) vedrà un
suo desiderio realizzato quanto
prima. Questa tradizione è così
forte che l'animale stesso è
diventato il simbolo della città,
ed i negozi di souvenir ne vendono
di tutte le forme, dimensioni e
materiali.
L'Ufficio
del Turismo ha pensato bene,
ovviamente, di cavalcare l'onda ed
ha provveduto a realizzare, sulle
strade del centro storico, un
percorso di visita evidenziato da
placche metalliche, di forma
triangolare, che riproducono la
forma stilizzata del mitico
volatile. Seguendo dunque questo
segno, in modo analogo a quanto
avevamo già visto a Vienne,
con il percorso dell'olmo, vengono
toccati ad uno ad uno gli edifici
e i luoghi di interesse culturale
più importanti della città.
La civetta,
simbolicamente, presenta degli
aspetti molto interessanti. Come
animale notturno, infatti, vede
laddove altri non riescono a
vedere, ed è vigila quando tutti
gli altri dormono. Da sempre
associata a maghi ed indovini come
simbolo di chiaroveggenza, ha
assunto, invece, nella cultura
popolare, una connotazione
negativa, per cui il suo canto
lugubre o il posarsi su un
davanzale della propria casa viene
considerato foriero di cattive
nuove e di sventure.
Gli
antichi Greci avevano assegnato a
questo uccello un simbolo di
sapienza, essendo l'animale-totem
della dea Minerva (o Atena, per i
Romani), nata dal cervello di Zeus
e patrona della Sapienza e delle
Scienze. Popoli più antichi,
invece, collegavano questo uccello
al mondo ultraterreno. Gli Egizi,
in particolare, associavano al
geroglifico della civetta il
simbolo della morte, della notte e
della passività, mentre per gli
Aztechi rappresentava il dio
Techolotl, signore
dell'oltretomba.

Altri
edifici
La chiesa
di Saint-Michel si
trova nei prezzi del Palazzo dei
Duchi di Digione e fu costruita in
luogo della cappella del IX
secolo. La chiesa odierna risale
al XV secolo e fu costruita dalla
comunità cattolica di Digione,
fatto alquanto strano in un'epoca
in cui lo stato normalmente
finanziava la costruzione delle
chiese.
L'edificio è in stile gotico e fu
costruito a partire dal coro
centrale (1499), per poi subire
un'interruzione a causa della
mancanza di fondi e della guerra
contro gli svizzeri. Fu terminato
nel 1529 e dedicato all'Arcangelo
Michele.
Mirabile
è la facciata a due torri, di
influsso rinascimentale,
completata nel 1667 con sontuose
decorazioni nei portali .
Dopo
la Rivoluzione Francese la Maggior
parte delle opere andò distrutta
e la chiesa fu ristrutturata.
La chiesa
di Saint-Étienne è il
più antico luogo di culto del castrum digionese.
Abbazia di canonici regolari nel
Medio Evo, la cattedrale venne
abbandonata nel 1731, durante
la Rivoluzione, ed è attualmente
occupata dalla Camera di Commercio
e dal museo Rude.
La
cappella dell'ospizio della
carità (chapelle de
l'hospice de la charité)
possiede un altare barocco in
legno dorato opera dello scultore Jehan
Maitrier.
Nell'antica Chartreuse
de Champmol rimangono
solo il portale e il Pozzo
dei Profeti, capolavori di Claus
Sluter dell'inizio
del 1393-1395.
La porte
Guillaume del XVIII
secolo, situata in piazza Darcy,
si apriva in corrispondenza delle
mura della città e venne eretta
in onore del principe di Condé.
I
tetti borgognoni originali,
composti da tegole multicolori
(verdi, nere, gialle e marroni)
decorano molti edifici storici del
centro della città.

I
vigneti vicino Dijon e lo Château
du Clos de Vougeot
Il
4 luglio 2015, il Comitato del Patrimonio
Mondiale UNESCO ha
deciso di iscrivere i terriroti
dei vigneti della Borgogna (i
cosiddetti
Climats
de Bourgogne)
nella Lista del Patrimonio
Mondiale dell'Umanità. Climat è
infatti il termine specificamente
borgognone per esprimere una
regione vinicola.
I
vigneti della Borgogna si sono
sviluppati nel corso di 2000 anni
e la loro costruzione ha dato
origine ad un notevole paesaggio e
ad un eccezionale patrimonio
architettonico, sia in vigna che
nei centri abitati. Le peculiarità
del luogo (il Climat) e del tempo
(l'annata), sono stati nel tempo
gli indicatori di qualità nella
ricerca di un'eccellente
produzione vinicola.
Questa
ricerca trova la sua espressione
più riuscita in tutta la
Côte de Nuits e la Côte de
Beaune, nei 60 chilometri tra
Digione e Santenay.
Associati alle città di Digione e
Beaune, sedi storiche del potere
politico, economico e culturale, i
Climats della Borgogna si
estendono fianco a fianco, come
pezzi di un grande puzzle e
formano un mosaico di annate
uniche e appellazioni rinomate. Ogni
Climat ha la sua storia,
il suo nome, il suo gusto, il suo
posto nella gerarchia delle
denominazioni, come il genio del
viticoltore alleato ad un ambiente
naturale eccezionale li ha
lentamente costruiti.
Alcuni tra
i migliori vini rossi del mondo sono
prodotti in particolare nel
territorio della Côte de Nuits,
che si estende a sud della
capitale fino a Beaune. Questa
zona prende il nome dalla
cittadina di Nuits-Saint-Georges,
nel dipartimento della Côte
d’Or, nel quale si annovera la
produzione dei più rinomati vini
di Borgogna. Nella Côte de Nuits
si producono essenzialmente vini
rossi da uve
di Pinot Nero e
solo una modesta quantità di vini
bianchi da uve Chardonnay, Pinot
Grigio e Pinot Bianco.
Nella
Côte de Nuits, potrete visitare
numerose aziende vinicole,
degustare vini di carattere,
girando per ampi spazi verdi
costellati di piccoli paesini e
visitando castelli incantevoli
dove viene prodotto il vino. Lungo
questo il percorso dei Grands
Crus, troverete il noto Château
du Clos de Vougeot che
si distingue da lontano per la
maestosità delle sue proporzioni.
Proprietà dei monaci di Cîteaux
fino alla Rivoluzione, dal 1944
ospita la confraternita dei
Cavalieri di Tastevin che detiene
16 capitoli all'anno e funge da
cornice eccezionale per serate
prestigiose con la sua vasta
cantina del XII secolo e i saloni
rinascimentali che può ospitare
rispettivamente 600 e 200 persone.
Un elegante castello
rinascimentale (non visitabile) fu
aggiunto nel 1551 agli edifici
vitivinicoli del XII secolo. Una
cantina che ospita quattro enormi
torchi, una vasta cantina con
pilastri e monofore dove è
esposta una collezione di antiche
vinacce, una soffitta che fungeva
da dormitorio per i fratelli laici
e un pozzo profondo.

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