Climats, territori della Borgogna
con i centri storici di Beaune e Digione
Francia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2015
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Digione

Capitale di un passato ducale a dimensione europea alla fine del Medioevo, oggi Digione possiede un patrimonio architettonico e culturale unico, meravigliosamente conservato, in uno dei territori tutelati più importanti in Francia. Dichiarata Città d’Arte e di Storia dal 2008, il capoluogo della Borgogna unisce patrimonio, cultura e piaceri della tavola.

In origine Digione era un "castrum" romano sulla strada fra Lione e Magonza con il nome di Divio.

Nel 1016 il re di Francia Roberto il Pio la diede in feudo al figlio Enrico: nacque così il Ducato di Borgogna con capitale Digione. Finita la dinastia dei Capetingi con Filippo di Rouvre, i sovrani di Francia ripresero il ducato, che però il re Giovanni il Buono assegnò al suo quarto figlio, Filippo l'Ardito, fondatore della dinastia dei Valois (che regnò fino al 1476).

In questo periodo il ducato conobbe un grande sviluppo culturale con i quattro duchi Filippo l'Ardito (1364-1404), Giovanni Senza Paura (1404-1419), Filippo il Buono (1419-1467) e Carlo il Temerario (1433-1477), morto in battaglia lasciando un'unica figlia, Maria, sposa di Massimiliano d'Asburgo e madre di Filippo il Bello. La scuola artistica di Digione, sorta verso la fine del Trecento fece fiorire un movimento franco-fiammingo attivo nella letteratura, nella musica e nelle discipline figurative. Sotto i re di Francia Digione godette di una certa autonomia amministrativa.

Tra leggenda e storia è il racconto di come si risolse nel 1513 l'assedio imposto alla città dalle truppe imperiali composte da forze svizzere e tedesche molto superiori a quelle di Digione. I cittadini pensarono di iniziare le trattative offrendo grandi quantità di vino agli assedianti, che gradirono l'offerta. Perfino gli svizzeri, che erano i più bellicosi, apprezzarono il vino. Terminò così l'assedio, con soddisfazione della popolazione; meno soddisfatto fu il re, costretto dall'accordo a rinunciare alle pretese sul Ducato di Milano. (L'episodio è molto simile alla "Bevuta Magistrale" che si dice salvò la cittadina bavarese di Rothenburg ob der Tauber dall'assedio delle truppe svedesi nel 1631).

Nei secoli dal XVIII al XIX, Digione, che con la fine della dinastia dei Valois aveva perso d'importanza, si riprese e alla fine del Settecento era giudicata ancora una bella città con case vecchie ma strade larghe, ben pavimentate e munite di marciapiedi, cosa che sembra fosse rara nella Francia del tempo.

Durante la guerra fra Napoleone III e i Prussiani, nel 1871, a difendere Digione accorse anche Giuseppe Garibaldi coi suoi volontari. Nel 1944 fu nuovamente assediata e liberata il 11 settembre dello stesso anno.

Palazzo dei Duchi di Borgogna

Il Palazzo Ducale di Digione, o Palazzo dei Duchi e degli Stati di Borgogna, in francese Palais des Ducs et des Etats de Bourgogne, è l'antica residenza dei duchi di Borgogna, fino al 1477, poi dei Governatori della Borgogna. Dal 1679 divenne sede degli Stati generali di Borgogna fino alla Rivoluzione francese. Dal 1809 è sede del Municipio e del Museo delle belle arti.

Il palazzo venne dichiarato monumento storico di Francia nel 1862.

Con l'annessione del Regno di Borgogna al Regno dei Franchi e l'estinzione dei Carolingi, a partire dal IX secolo gli Stati borgognoni si frammentarono in varie porzioni fra cui il Ducato di Borgogna, che fu assegnato a Riccardo il Giustiziere della dinastia dei Bosonidi. A quest'epoca, nel IX secolo, su questo luogo sorgeva un semplice castello ducale addossato alle mura del castrum gallo-romano del III secolo.  

Il primo palazzo risale al XII secolo, e nel 1171 Ugo III di Borgogna vi fece erigere la Sainte-Chapelle in seguito a un voto. Il palazzo, tranne la cappella, fu completamente rifatto a partire dal 1365-66. Infatti nel 1363 il Re di Francia Giovanni il Buono concesse il Ducato in appannaggio al figlio minore Filippo l'Ardito, che si prodigò per espandere, attraverso un'accorta politica matrimoniale, i propri domini costituendo i Paesi Bassi borgognoni, che comprendevano la quasi totalità delle Fiandre e i principati minori del Lussemburgo e della Franca Contea.  

Così appena Filippo l'Ardito arriva a Digione nel 1365 commissiona a Belin de Comblanchien la costruzione di una torre residenziale di tre piani: la Tour Neuve; provvista di vaste sale dotate di grandi camini e quella al pianterreno destinata a sala capitolare della Sainte-Chapelle. In seguito, con la Battaglia di Bulgnéville del 21 luglio 1431 i borgognoni vincono i lorenesi e fanno prigioniero Renato d'Angiò, duca di Bar e di Lorena, che venne rinchiuso nella torre, detta da allora Tour de Bar.

Filippo il Buono è il grande costruttore del palazzo. Nel 1433 fa erigere la grande cucina di 12 metri per lato con grande volta sostenuta da otto colonne e tre pareti occupate da grandi camini doppi. Fra il 1448 e il 1455 commissiona all'architetto lionese Jean Poncelet una nuova ala, il Logis ducal dalla facciata gotico-fiammeggiante aperta da finestre crociate che accoglie la grande Sala delle Guardie. 

Con i suoi 18 metri di lunghezza, 9 di larghezza e 9 d'altezza, era destinata alle feste e ricevimenti ducali. Nel 1432 il duca scelse la Sainte-Chapelle di Digione come sede dell'Ordine del Toson d'oro, creato il 10 gennaio 1430, giorno del suo matrimonio con Isabella del Portogallo. Nella cappella, inoltre, vi venne custodita l'Ostia miracolosa donata a Filippo il Buono da papa Eugenio IV nel 1434 come riconoscimento per il sostegno ricevuto dal duca di Borgogna durante il Concilio di Basilea.

Verso il 1460 il duca aggiunge la Tour de la Terrasse al Logis ducal. La torre che oggi porta il suo nome, è a pianta trapezoidale, alta 46 metri, e rappresenta il simbolo dell'autorità ducale. Presenta finestre crociate dalle belle decorazioni, e ospitava appartamenti collegati da una scala elicoidale che portava alla terrazza sommitale.

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Con la morte di Carlo il Temerario e il conseguente Trattato di Arras parte del Ducato di Borgogna viene annessa ai domini reali di Luigi XI di Francia e il palazzo dei duchi diventa Logis du Roi che servirà a residenza dei Governatori della provincia e di soggiorno dei re in visita in città.

Dal 1679 il palazzo ospiterà gli Stati generali di Borgogna, e l'edificio venne notevolmente ingrandito e ristrutturato in stile barocco conservando tuttavia la base gotica d'origine. 

Architetto ne fu il grande Jules Hardouin Mansart che vi pose mano a partire dal 1685. Realizzò le facciate dal gusto classico e concepì una nuova sistemazione per la piazza frontale, la Place Royale, improntata su un emiciclo disegnato da arcate balaustrate che fa da cornice alla statua equestre del Re Sole, del 1725, poi andata distrutta dalla Rivoluzione francese. All'interno Mansart realizzaò fra il 1682 e il 1689 la sontuosa Salle des États, dove si riunivano periodicamente i tre Stati Nobiltà, Clero e Terzo stato, poi manipolata successivamente. Nel 1735 su commissione degli Stati generali, Jacques Gabriel realizza la bella scalinata in ferro battuto dello scalone d'onore; e fra il 1738 e il 1743 costruisce la Chapelle des Élus in stile Rococò. Nel 1784 si aggiunge la Salle de Flore destinata alle feste.  

Con la Rivoluzione, l'antica provincia di Borgogna venne soppressa e il palazzo ribattezzato Maison nationale ospiterà il tribunale e le amministrazioni del nuovo dipartimento della Côte-d'Or. Nel 1799 vi si installa il Museo di belle arti e nel 1809 gran parte del palazzo diviene la sede del Comune di Digione.

Cattedrale di Saint-Bénigne

La cattedrale di San Benigno è la chiesa principale di Digione e la cattedrale dell'omonima arcidiocesi.

La chiesa fu classificata nel 1862 Monumento storico di Francia, mentre la cripta lo era già dal 1846.  

Nel 511 sotto il regno di Clodoveo I il vescovo San Gregorio di Langres fece costruire una cripta per porvi il sarcofago con le spoglie di San Benigno, martire cristiano del II secolo. In seguito vi si costruì sopra la basilica, consacrata nel 535.

Nell'871 il vescovo di Langres Isacco, restaurò la basilica e vi fondò attorno un'abbazia benedettina.

Il vescovo Brunone di Roucy vi stabilisce nel 989 l'Ordine di Cluny e Mayeul, abate di Cluny vi invia alcuni dei migliori monaci. Dodici monaci arrivano a Digione il 24 novembre, e l'anno dopo, nel 990 arrivò Guglielmo da Volpiano che ne divenne l'abate.  

Il complesso abbaziale, già in rovina, venne completamente distrutto nell'anno 1000 e il 14 febbraio 1002 si pose la prima pietra dei nuovi edifici. Si legge infatti nella biografia di Rodolfo il Glabro: «Si verificò che andasse in rovina una parte della chiesa di San Benigno martire nella quale per volere di Dio Guglielmo era abate. Quando i muratori vollero ripararla quella stessa parte si rovinò maggiormente. Quell'uomo santo, di fronte a questo, comprese che Dio gli inviava un segno che conveniva rifare tutta la chiesa dalle fondamenta…» Guglielmo da Volpiano dirige in prima persona i lavori e le manovalanze venute dalla Lombardia. 

Inizia la costruzione di tre santuari composti da una chiesa sotterranea, per accogliere la tomba di san Benigno; da una chiesa a pianterreno, per il culto; e da una Rotonda a tre piani, dietro il coro delle due chiese. Venne subito definita merabiliorem basilicis totius Galliae (la più mirabile di tutte le basiliche della Gallia).

La sua edificazione fruttò a Guglielmo da Volpiano fama di gran costruttore. Egli fu infatti protagonista dell'espansione architettonica dell'anno mille, e questa fu la sua opera più importante. Ne diresse personalmente i lavori dettando precise disposizioni su come doveva essere realizzato l'edificio. Esso infatti venne costruito seguendo precisi canoni legati alla riforma monastica e architettonica, legata alle maggiori personalità religiose del momento e ad esempi come la grandiosa abbazia di Cluny, realizzata su donazione del duca Guglielmo I di Aquitania. A Saint-Bénigne come a Cluny si possono, dunque, trovare le basi di partenza per l'avvio della stagione romanica.

La chiesa ricostruita con disegni di pianta e di sezione ricavati dalle descrizioni coeve e successive era caratterizzata da una pianta di cinque navate, terminante con uno sviluppo a gradoni, che rielaborava e sviluppava la terminazione orientale di Cluny II in cui quattro altari si affiancavano a quello principale eretto sulla tomba di San Benigno, un santo martire che la tradizione vuole discepolo di San Policarpo vescovo di Smirne e a sua volta ordinato dallo stesso Giovanni apostolo ed evangelista. 

La tomba di San Benigno era già venerata nel V secolo. L'edificio aveva 104 colonne al piano interrato e 121 al piano terra; le navate laterali erano sormontante da matronei voltati; le fonti testimoniano infatti che le navate erano a doppia volta. Le chiese vennero consacrate il 30 ottobre 1016 e la rotonda il 13 maggio 1018.

La chiesa era completata dalla "Rotonda" un edificio a tre piani di circa 19 metri di diametro a cui si accedeva dalla chiesa inferiore, da un'ampia cripta che occupava gran parte della lunghezza del corpo longitudinale. Il fedele passava così dall'oscurità delle volte della chiesa inferiore alla luminosità della rotonda in cui i pilastri si disponevano in 3 file concentriche, su tre piani sovrapposti creando una vera e propria colonna di luce che entrava dalle finestre della cupola e dalle monofore degli ambulacri. Di questa straordinaria struttura oggi non rimane che il piano terra, e a causa dell'interramento è avvolta dalle tenebre. Le colonne (8 nel primo giro 16 nel secondo e 22 nel terzo) erano pesanti e massicce in quanto dovevano sostenere il peso dei piani sovrastanti.  

Fra il 1280 e il 1393 venne costruita l'attuale cattedrale gotica, al posto della precedente basilica, crollata. Il piano interrato della rotonda è la sola vestigia del vecchio complesso, riadattata a cripta della cattedrale.

Il 31 luglio 1479 il re Luigi XI di Francia vi conferma la sua protezione alla città.

Il 9 aprile 1731 venne creata la Diocesi di Digione e la sede fu trasferita a San Benigno che elevata a cattedrale nel 1813.  

Le facciate - Le grandi torri e le gallerie conferiscono alla facciata di Saint-Bénigne un aspetto rigoroso. La galleria inferiore, la Galleria Gloria, è utilizzata per la benedizione dei rami di palma. Al di sopra, tre alte finestre a sesto acuto con rosone ornano la facciata. La galleria superiore è coronata da un piccolo frontone. 

Le torri esagonali sembrano molto pesanti con le loro torrette laterali. Il portale è degli anni 1818-1822. Nel timpano, Cristo scaccia gli usurai dal tempio. Un bassorilievo mostra la lapidazione del santo Stefano. Le pareti laterali sono meno rigide, ma per mancanza di spazio è stato necessario costruire pesanti contrafforti al posto dei soliti eleganti archi rampanti. La torre a punta del XIX secolo di 100 m di altezza e la copertura del tetto colorata conferiscono un certo fascino all'aspetto.

La navata e il coro - La navata gotica ha cinque campate con archi a sesto acuto. Ci sono tre livelli; esso triforium ha quattro archi per campata, sopra le quali il clerestory sempre quattro finestre alte e strette. Le navate laterali non proseguono nel transetto, le volte sono più alte. Il triforio del transetto e del coro è più decorato che nella navata. Solo nel transetto e nell'abside sono decorati i capitelli. 

Il coro, che si distingue per le sue pietre da costruzione color ocra, è costituito dal piano inferiore dell'ex rotonda, un martyrium e una cappella, già citata sin dal 938. Le tre cappelle laterali furono restaurate nel 1890. Nella parete nord della cappella, nel XIX secolo, furono costruite pietre con vimini carolingi e nella parete sud una lapide merovingia di un monaco.

La cripta - La cripta ha la forma di tre cerchi concentrici con pilastri molto pesanti. Ci sono alcuni capitelli nella cripta; alcuni rappresentano figure in preghiera (oranti). Nel martyrium troverete il sarcofago del santo patrono della chiesa e alcune piccole absidi, resti di una chiesa ipogea.

L'organo - Il grande organo da chiesa è stato realizzato nel 1740-1745 da due tedesco-francesi costruttori di organi, i fratelli Karl-Joseph (Charles-Joseph) e Rupert (Robert) Riepp, con a cassa d'organo dello scultore Edme Marlet. 

Nel 1787 fu ampliato da Jean Richard. Successivi restauri furono effettuati nel 1848 dalla ditta Daublaine Callinet e nel 1860 da Joseph Merklin. Parte di canne d'organo sostituito, ma la serra è stata mantenuta. 

Chiesa di Saint-Philibert

La chiesa abbaziale di San Filiberto a Tournus, a sud di Digione, è molto antica ed è datata tra il 960 e il 980. Fu riconsacrata dopo un incendio nel 1019 ed ancora nel 1020, dopo successivi lavori. Ha una struttura architettonica molto particolare. La prima abbazia era dedicata a San Valeriano, le cui reliquie però sono andate perdute dopo le distruzioni normanne. L'attuale struttura è dedicata a San Filiberto, le cui reliquie sono tuttora conservate nella chiesa.  

Nel VII secolo san Colombano, sulla tomba del santo martire Valeriano, fondò un monastero che, nel IX secolo divenne sede abbaziale dei monaci colombaniani di san Filiberto, ivi trasferitisi con le spoglie del loro santo fondatore quando vennero cacciati da Noirmoutier dai Normanni.

Successivamente edificarono l'attuale chiesa abbaziale di san Filiberto, sempre dedicata al santo (St.Philibert), che, inaugurata nel 1120 da papa Callisto II, rappresenta uno dei momenti più alti dell'architettura romanica francese.  

La chiesa ha un nartece a due piani le cui insolite dimensioni rispetto alla navata si notano bene dalle foto laterali. Il nartece ha due torri quadrate di facciata di cui quella su lato sud solo abbozzata. Inoltre, ha anche una torre quadrata sulla crociera, simile a quella occidentale. La facciata è semplice, in pietre di piccole dimensioni, tipo mattoncini. Unici decori sono delle discrete lesene collegate da archetti. Il nartece al piano terra è alquanto basso, a pilastri rotondi e con volte a crociera. L'ambiente al secondo piano del nartece è detto cappella di San Michele.  

La peculiarità della chiesa è nella navata centrale, ad alti pilastri rotondi, divisa in campate molto evidenti con volte a botte messe di traverso rispetto alla lunghezza della navata. Questa disposizione della volta riduce drasticamente il problema delle spinte laterali, infatti le pareti laterali all'esterno non presentano contrafforti. Questa copertura ha sostituito quella originaria, in legno. Al di sopra dei pilastri, colonne sporgenti che un tempo giungevano all'attacco del soffitto in legno. Anche le navate laterali sono molto alte e conferiscono alla chiesa una pseudo-struttura di chiesa a sala, anche se vi è un cleristorio che illumina la navata. 

Il transetto e il coro sono molto più bassi e la crociera pertanto sembra infossata. Un deambulatorio gira intorno all'abside, semicircolare, con tre cappelle radiali. In una delle cappelle gotiche vi è la madonna di Notre Dame la Brune del XII secolo, molto venerata all'epoca. La chiesa custodisce, nella cappella assiale alla navata, le reliquie del Santo a cui è dedicata. Il deambulatorio, realizzato in prosecuzione delle navate laterali, ma con soffitto a botte, a differenza del soffitto a vela delle navate laterali, ha un pavimento a mosaico del XII secolo con medaglioni di ottima fattura che rappresentano i segni dello zodiaco. Durante recenti lavori di restauro sono state trovate inoltre pitture murali agli intradossi delle arcate della navata ed a parti dei soffitti, di ottima fattura, rappresentanti temi floreali e geometrici.

Chiesa di Notre-Dame

La chiesa di Nostra Signora è un edificio storico-religioso e uno dei simboli della città di Digione.

Presenta un'insolita facciata rettangolare a portico e logge ed è considerata come un capolavoro dell'architettura gotica, secondo lo stile borgognone. È classificata come monumento storico di Francia dal 1840 e dal 4 luglio del 2015, insieme al centro storico cittadino, è inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità promossa dal'UNESCO.

Sul luogo ove oggi sorge la chiesa, si trovava già prima della metà del XII secolo, all'epoca fuori della cinta muraria cittadina, una semplice cappella dedicata alla Vergine. Verso il 1150 questa cappella venne riedificata in stile romanico.

Nel 1220 venne iniziata la costruzione dell'attuale edificio gotico in stile borgognone. L'architetto, sconosciuto, utilizza numerose tecniche inedite, come l'uso dei pilastri invece che degli archi rampanti per lo scarico del peso delle volte. Ciò permetteva d'utilizzare al massimo la superficie del suolo per l'interno dell'edificio. Si erge su una pianta a croce latina preceduta da un portico-nartece. L'interno è diviso in tre navate da pilastri cilindrici dai grandi capitelli a fogliami che sorreggono le sei arcate ogivali, le gallerie del matroneo e il cleristorio.

Sulla crociera quattro poderosi pilastri a fascio sostengono la torre nolare dotata di tiburio aperto da otto finestre su triforio. Il transetto si presenta assai profondo e le facciate sono aperte da cinque monofore sormontate da un grande oculo.

Il coro è diviso in quattro livelli. Un basamento ornato da arcate cieche trilobate, una serie di grandi monofore, il triforio traforato nel '600 da sette oculi e il cleristorio.

La chiesa venne profondamente restaurata fra il 1865 e il 1884 dall'architetto parigino Jean Charles Laisné che lo riportò all'aspetto presunto d'origine. Abbatté gli edifici addossati, ricostruì la guglia della torre nolare e rifece tutte le sculture deteriorate.

La facciata, con elevazione a tre ordini, è l'unica del suo genere nell'architettura gotica francese. Sorta di schermo che nasconde la disposizione architettonica interna.

Al pianterreno è il portico, a tre fornici ogivali e volte gotiche, che conduce ai tre portali della chiesa, una volta ornati da statue e sculture andate perse nel gennaio 1794.

Al di sopra del portico si aprono due gallerie che poggiano su 17 esili colonne monolitiche dai ricchi capitelli. I tre livelli sono divisi da tre ornati cornicioni riccamente scolpiti con alternanza di metope e finte gargolle. La facciata è inquadrata da contrafforti culminanti con torrette scalari dalla copertura conica.

Sul progetto originario, dal corpo della facciata dovevano erigersi due torri gemelle, secondo il tipico schema delle facciate armoniche. Tuttavia non furono mai realizzate e ne restano che due tronconi. Su quello meridionale venne installato, nel 1383 lo Jacquemart, orologio con automo che batte le ore, preso dal beffroi di Kortrijk durante l'assedio borgognone del 1382. Nel 1651 vi venne aggiunta Jacqueline; nel 1714 Jacquelinet e nel 1884 Jacquelinette che battono i quarti d'ora.

La chiesa venne munita di una preziosa serie di vetrate a partire dal XIII secolo. Oggi ne restano che 5, alle monofore del transetto settentrionale, che vennero realizzate intorno al 1235. Da sinistra a destra, le prime tre raffigurano Episodi della Vita di San Pietro e le ultime due Episodi della Vita di Sant'Andrea.

Dal 1874 al 1897, il pittore parigino Édouard Didron realizza le nuove 58 vetrate, ispirate alle cinque originali.  

Nella cappella a destra del coro è custodita la venerata statua di Notre-Dame de Bon-Espoir. Realizzata in legno nell'XI secolo è considerata come una delle più antiche di Francia. In origine era seduta su un trono e teneva il Bambino sulle ginocchia. Tuttavia, già anticamente, il trono venne rimosso e lo schienale segato e sostituito da una tavola di legno. Nel XVIII secolo andarono perse le mani e nel 1794, durante la Rivoluzione francese, il Bambino.

Originariamente la scultura era dipinta con colori classici e un viso chiaro. Tuttavia, per ragioni sconosciute, Verso il XVI-XVII secolo fu dipinta di nero. Nel 1945, al momento di un restauro, la mano di nero venne tolta e mostrata la policromia d'origine. Tuttavia una leggera mano di scuro venne applicata solo al viso, per non rompere la tradizione che la vedeva ormai come una Madonna nera.

Ogni città "simbolica" che si rispetti presenta il suo "Centro Sacro", un punto ben preciso in cui la tradizione locale associa un rituale apotropaico ben preciso. A volte si tratta di una fontana, altre volte invece, si tratta di una particolare pietra che, opportunamente toccata, porta fortuna, oppure fa avverare i desideri. 

Queste credenze locali presentano un aspetto simbolico molto interessante, perché in virtù di tali credenze, il tocco di migliaia, se non milioni, di persone che nei secoli si sono avvicendate nella loro esistenza ha lasciato sulla pietra una sorta di "impronta energetica", di cui il luogo si carica, conservando la sua aura magica. 

Nella città di Digione il genius loci ha sede, certamente, in Rue de la Chouette, che si trova più o meno al centro della città, cioè nel suo "omphalos", nel suo ombelico. Questo vicolo laterale, adiacente alla Cattedrale di Nôtre-Dame, prende il nome da un bassorilievo scolpito in uno dei pilastri della facciata laterale, che raffigura, appunto, una civetta. 

Oggi, in realtà, le forme dell'uccello sono soltanto intuibili, visto l'alto livello di erosione della pietra che strofinamenti ripetuti le hanno conferito, ma la leggenda resta. Si tramanda, infatti, che chiunque, accarezzi la civetta con la mano sinistra (dal lato, cioè, corrispondente al cuore) vedrà un suo desiderio realizzato quanto prima. Questa tradizione è così forte che l'animale stesso è diventato il simbolo della città, ed i negozi di souvenir ne vendono di tutte le forme, dimensioni e materiali. 

L'Ufficio del Turismo ha pensato bene, ovviamente, di cavalcare l'onda ed ha provveduto a realizzare, sulle strade del centro storico, un percorso di visita evidenziato da placche metalliche, di forma triangolare, che riproducono la forma stilizzata del mitico volatile. Seguendo dunque questo segno, in modo analogo a quanto avevamo già visto a Vienne, con il percorso dell'olmo, vengono toccati ad uno ad uno gli edifici e i luoghi di interesse culturale più importanti della città.

La civetta, simbolicamente, presenta degli aspetti molto interessanti. Come animale notturno, infatti, vede laddove altri non riescono a vedere, ed è vigila quando tutti gli altri dormono. Da sempre associata a maghi ed indovini come simbolo di chiaroveggenza, ha assunto, invece, nella cultura popolare, una connotazione negativa, per cui il suo canto lugubre o il posarsi su un davanzale della propria casa viene considerato foriero di cattive nuove e di sventure. 

Gli antichi Greci avevano assegnato a questo uccello un simbolo di sapienza, essendo l'animale-totem della dea Minerva (o Atena, per i Romani), nata dal cervello di Zeus e patrona della Sapienza e delle Scienze. Popoli più antichi, invece, collegavano questo uccello al mondo ultraterreno. Gli Egizi, in particolare, associavano al geroglifico della civetta il simbolo della morte, della notte e della passività, mentre per gli Aztechi rappresentava il dio Techolotl, signore dell'oltretomba.

Altri edifici

La chiesa di Saint-Michel si trova nei prezzi del Palazzo dei Duchi di Digione e fu costruita in luogo della cappella del IX secolo. La chiesa odierna risale al XV secolo e fu costruita dalla comunità cattolica di Digione, fatto alquanto strano in un'epoca in cui lo stato normalmente finanziava la costruzione delle chiese.

L'edificio è in stile gotico e fu costruito a partire dal coro centrale (1499), per poi subire un'interruzione a causa della mancanza di fondi e della guerra contro gli svizzeri. Fu terminato nel 1529 e dedicato all'Arcangelo Michele. 

Mirabile è la facciata a due torri, di influsso rinascimentale, completata nel 1667 con sontuose decorazioni nei portali.

Dopo la Rivoluzione Francese la Maggior parte delle opere andò distrutta e la chiesa fu ristrutturata.

La chiesa di Saint-Étienne è il più antico luogo di culto del castrum digionese. Abbazia di canonici regolari nel Medio Evo, la cattedrale venne abbandonata nel 1731, durante la Rivoluzione, ed è attualmente occupata dalla Camera di Commercio e dal museo Rude.

La cappella dell'ospizio della carità (chapelle de l'hospice de la charité) possiede un altare barocco in legno dorato opera dello scultore Jehan Maitrier.

Nell'antica Chartreuse de Champmol rimangono solo il portale e il Pozzo dei Profeti, capolavori di Claus Sluter dell'inizio del 1393-1395.

La porte Guillaume del XVIII secolo, situata in piazza Darcy, si apriva in corrispondenza delle mura della città e venne eretta in onore del principe di Condé.

I tetti borgognoni originali, composti da tegole multicolori (verdi, nere, gialle e marroni) decorano molti edifici storici del centro della città.

I vigneti vicino Dijon e lo Château du Clos de Vougeot

Il 4 luglio 2015, il Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO ha deciso di iscrivere i terriroti dei vigneti della Borgogna (i cosiddetti Climats de Bourgogne) nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Climat è infatti il termine specificamente borgognone per esprimere una regione vinicola.

I vigneti della Borgogna si sono sviluppati nel corso di 2000 anni e la loro costruzione ha dato origine ad un notevole paesaggio e ad un eccezionale patrimonio architettonico, sia in vigna che nei centri abitati. Le peculiarità del luogo (il Climat) e del tempo (l'annata), sono stati nel tempo gli indicatori di qualità nella ricerca di un'eccellente produzione vinicola.

Questa ricerca trova la sua espressione più riuscita in tutta la Côte de Nuits e la Côte de Beaune, nei 60 chilometri tra Digione e Santenay. Associati alle città di Digione e Beaune, sedi storiche del potere politico, economico e culturale, i Climats della Borgogna si estendono fianco a fianco, come pezzi di un grande puzzle e formano un mosaico di annate uniche e appellazioni rinomate. Ogni Climat ha la sua storia, il suo nome, il suo gusto, il suo posto nella gerarchia delle denominazioni, come il genio del viticoltore alleato ad un ambiente naturale eccezionale li ha lentamente costruiti.

Alcuni tra i migliori vini rossi del mondo sono prodotti in particolare nel territorio della Côte de Nuits, che si estende a sud della capitale fino a Beaune. Questa zona prende il nome dalla cittadina di Nuits-Saint-Georges, nel dipartimento della Côte d’Or, nel quale si annovera la produzione dei più rinomati vini di Borgogna. Nella Côte de Nuits si producono essenzialmente vini rossi da uve di Pinot Nero e solo una modesta quantità di vini bianchi da uve Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco. 

Nella Côte de Nuits, potrete visitare numerose aziende vinicole, degustare vini di carattere, girando per ampi spazi verdi costellati di piccoli paesini e visitando castelli incantevoli dove viene prodotto il vino. Lungo questo il percorso dei Grands Crus,  troverete il noto Château du Clos de Vougeot che si distingue da lontano per la maestosità delle sue proporzioni. Proprietà dei monaci di Cîteaux fino alla Rivoluzione, dal 1944 ospita la confraternita dei Cavalieri di Tastevin che detiene 16 capitoli all'anno e funge da cornice eccezionale per serate prestigiose con la sua vasta cantina del XII secolo e i saloni rinascimentali che può ospitare rispettivamente 600 e 200 persone. Un elegante castello rinascimentale (non visitabile) fu aggiunto nel 1551 agli edifici vitivinicoli del XII secolo. Una cantina che ospita quattro enormi torchi, una vasta cantina con pilastri e monofore dove è esposta una collezione di antiche vinacce, una soffitta che fungeva da dormitorio per i fratelli laici e un pozzo profondo. 

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