I vigneti
della Borgogna sono una
grande zona vinicola della regione
francese della Borgogna-Franca
Contea nei dipartimenti di Yonne,
Côte-d'Or e Saona e
Loira. Si estendono per oltre 250
km., dal nord di Chablis al
sud di Mâconnais.
Comprendono
84 denominazioni di origine
controllata (AOC): sei
denominazioni
"regionali", 45
denominazioni "comunali"
(con 562 denominazioni
"premiers crus" su
queste denominazioni
"villaggio") e 33
denominazioni "grands
crus".
Frutto
di una lunga storia, la Borgogna e
i suoi vini sono conosciuti in
tutto il mondo. Con dei vigneti
fortemente frammentati e una
qualità dei vini abbastanza
eterogenea a seconda delle
denominazioni, "climat"
secondo il termine locale, ma
anche delle tenute, delle case
commerciali e delle cantine
sociali, la Borgogna deve comunque
affrontare la sfida della globalizzazione.
I 1247
climats della Borgogna (piccole
parcelle di vigneto ben delineate
e circoscritte, definite da
distintivi elementi geologici,
geografici e antropologici) hanno
conquistato il riconoscimento
grazie quell'insieme di elementi - tipologia
del suolo, esposizione al sole,
microclima, storia, cultura e e
tradizioni dei vignaioli nei
secoli - che li rendono unici
al mondo.
La
superficie dei vigneti è di
29.500 ettari, dei quali
25.000 AOC. La produzione annua di
vino è di 1.500.000 ettolitri,
con circa 200.000.000 bottiglie
commercializzate.
La Borgogna produce vini
rossi, a base di vitigni pinot
nero e gamay, e vini
bianchi a base di chardonnay e aligoté.
Produce essenzialmente vini
bianchi, visto che il 60,5% della
produzione è rappresentato da
questi, il 31,5% da vini rossi e
rosé e l'8% da crémant.
Dal
2015 i "climat" dei
vigneti di Borgogna sono iscritti
nella lista del Patrimonio
dell'umanità dell'Unesco.
Il
famoso Cratere di Vix del VI
secolo a.C., di Vix nella Côte-d'Or,
è il vaso più importante,
trovato fino ad oggi, in tutta
l'antichità, e uno dei più
antichi reperti archeologici
storici conosciuti fino ad oggi,
di conservazione e consumo di vino
in Borgogna e in Francia.
Questo lussuoso vaso in bronzo del Musée
du Pays Châtillonnais a Châtillon-sur-Seine,
veniva utilizzato per contenere e
consumare grandi quantità di vino
durante le feste celtiche. Si
trovava nella Tomba di Vix (Tomba
del carro del mondo celtico di
una principessa celta
"Lingona" della civiltà
di Hallstatt, nel Palazzo di
Vix nell'Oppidum di Mont
Lassois del VI secolo a.C.).
Sul
sito archeologico di Alésia
rimangono numerose vestigia della
"cantina della tradizione
borgognona", poi
gallo-romana, tra cui la cantina
conosciuta come "delle anfore",
dell'oppidum dei Mandubi fondato
nel V secolo a.C. sulla
rotta commerciale verso il porto
di Massalia (l'antica Marsiglia)
fondata dall'antica civiltà focese che
introdusse il vino e la cultura
della vigna in Francia nel VII
secolo a.C. Innumerevoli
anfore per vino della civiltà celtica degli Edui si
trovano anche nell'oppidum di Bibracte del I
secolo a.C. sul Monte
Beuvray nel Morvan.
Ancora
non si sa con precisione chi abbia
introdotto le prime piantagioni di vite in
Borgogna. Nella sua Histoire
de la campagne française, Gaston
Roupnel afferma che la vite fu
introdotta in Gallia nel VI
secolo a.C. "dalla Svizzera o
dai passi del Giura" per
coltivarla sulle pendici delle
valli dei fiumi Saona e Rodano.
Per altri furono i Greci ad
essere all'origine della coltura
della vite, provenienti dal Sud,
ma nessuno contesta l'importanza
che assunse molto presto sul suolo
della Borgogna come testimoniano
alcuni rilievi del Museo
archeologico di Digione. Dal II
secolo a.C., i romani mantennero
ottimi rapporti con le città
galle degli Edui e e dei Lingoni.
Il vino prodotto sulla costa
tirrenica dell'Italia
centrale veniva esportato fino a Cabillonum.
Questa città era allora un porto
fluviale molto importante.
Una draga, mentre ripuliva il
letto del fiume, portò alla luce
20.000 pezzi di anfore datati
precisamente all'anno 130
a.C. Nell'oppidum di Bibracte,
capitale degli Edui, gli scavi hanno
dimostrato che esisteva una forte
importazione di vini da Campania, Lazio ed Etruria.
Al più tardi, intorno all'anno 50,
la viticoltura si diffuse nel
futuro territorio borgognone,
comme attestato dalla datazione di
oggetti trovati nella villa
gallo-romana di Tuillières a Selongey e
i vigneti gallo-romani di Gevrey-Chambertin.
I
romani trovarono dei vigneti
quando occuparono la Gallia; Columella e Plinio
il Vecchio li citarono
elogiandoli. Il primo vitigno citato
è stato il vitis
allobrogica, nome dato in quanto
coltivato dagli Allobrogi nella
regione che andava dal Delfinato
al Lago Lemano. Questo vitigno è
stato considerato da Louis
Levadoux come un antenato del
mondeuse nero e del syrah. Lo
studio del gruppo di Jean-Marie
Boursiquot dell'Institut national
de la recherche agronomique di Montpellier,
ha poi dimostrato che il pinot
nero è il
"bisnonno" del syrah e
il "padre" dello
chardonnay B e del gamay R.
Anche se questi studi non
consentono di confermare
l'esistenza del Pinot sin
dall'epoca romana, consentono di
provare la sua precedenza su
alcuni vitigni di questa regione
di cui è il capostipite.
L’editto
dell'imperatore Domiziano,
del 92, impose la protezione
imperiale. Impediva l'impianto di
nuove vigne fuori dall'Italia e
imponeva di sradicare in parte le
viti dalle sponde del Mediterraneo
e in Borgogna per evitare la
concorrenza. Tuttavia, il vigneto
risultante era sufficiente per le
esigenze locali. L'imperatore
Probo annullò questo editto nel 280 e
la viticoltura locale della
regione si sviluppò sotto
l'Impero romano. La Borgogna
divenne un quadrivio, un luogo di
transito per il commercio.
Rivolgendosi
all'Imperatore Costantino, ad
Autun, Eumenio evocò i vitigni
coltivati nella regione di Beaune
qualificandoli già
"ammirevoli e antichi".
Nel 312, uno dei suoi
discepoli realizzò la prima
descrizione dei vigneti della Côte-d'Or.
Gli Edui di Pagus Arebrignus avevano
approfittato del passaggio di
Costantino per omaggiarlo e
presentargli le loro dolenze.
Molto
presto emerse la scelta dei
migliori "terroir". I
patrizi della grande città di Autun possedevano
i loro vigneti intorno a Beaune e
Digione. Gregorio di Tours specificava
inoltre, alla fine del VI
secolo, che il suo bisnonno,
Gregorio, vescovo di Langres,
preferì restare vicino a Digione
che aveva "verso il sole al
tramonto pendii molto fertili
ricoperti di viti". I Burgundi,
arrivarono nel VI secolo e diedero
un nuovo impulso alla cultura
della vite. Pare avessero
pubblicato un primo regolamento
sulla vite, che concedeva la terra
a chi avesse piantato la vite in
una zona deserta. Nel 581, Gontrano (re
dei Burgundi) donò le sue vigne
di Digione al monastero
di Saint-Bénigne e alla sua
congregazione di monaci. Ma a
seguito delle invasioni
barbariche, l'economia viticola
della Borgogna subì gravi danni;
al ritorno della normalità, nel X
secolo, il regno franco, che Carlo
Magno aveva lasciato ai suoi
eredi, era stato parcellizzato e
aveva perso tutto il suo antico
splendore.
Dall'inizio
del VI secolo, l'affermarsi del cristianesimo aveva
favorito l'ampliamento del vigneto
con la creazione di importanti
tenute annesse alle abbazie.
In quei tempi di guerra, le
comunità religiose godevano di
una protezione che permetteva loro
di tramandare l'esperienza di
generazione in generazione. Due di
queste abbazie non erano solo di
importanza locale ma anche
europea: l'abbazia di Cluny (fondata
nel 909) per il Mâconnais e
lo Chalonnais, e l'abbazia di
Cîteaux (fondata nel 1098) con
i vigneti della Côte-d'Or,
per i chalonnais e i chablisien.
Era il periodo della nascita dei clos.
Il clos di Bèze fu
fondato tra il 630 ed il 640,
quello di Vougeot nel 1115 e
quello di Tart nel 1141. Già
nel 867, il capitolo della
cattedrale di Saint-Gatien de
Tours ottenne in dono da Carlo
il Calvo un vigneto a Chablis.
A partire dal 1214, i cistercensi dell’abbazia
di Pontigny, la seconda filiale di
Cîteaux, ottennero una vigna nel
territorio di Chablis.
Durante
il pontificato di Papa
Clemente VI (1342-1352), per
soddisfare colui che fu il più
sontuoso pontefice di Avignone,
i cistercensi borgognoni
suddivisero i loro vigneti in tre
"climat" al fine di
selezionare la "cuvée du
pape". Questo favore per un
vino rosso era una novità nel XIV
secolo; i vini più apprezzati
fino ad allora erano stati i
bianchi. Il ruolo svolto dalla Corte
pontificia di Avignone in
questo cambiamento di gusto fu
essenziale. Infatti il vino di
Beaune, compreso il clos-vougeot,
discese verso il sud lungo i fiumi Saona e Rodano.
Per raggiungere Parigi,
doveva attraversare la Côte in
carro fino a Cravant per
raggiungere il fiume Yonne. Questo
vino fu ancora al centro della
vita pontificia di Avignone nel 1364,
quando Papa Urbano V minacciò
di scomunica Jean de Bussières,
abate di Cîteaux, se avesse
continuato a fornire clos-vougeot ai
suoi cardinali che rano riluttanti
a raggiungere Roma. Ma poco
dopo la sua incoronazione, nel
dicembre 1370, Papa
Gregorio XI, che aveva ricevuto
dal duca di Borgogna trentasei
botti di vino di Beaune, annullò
la minaccia di scomunica e
autorizzò nuovamente l'abate di Cîteaux
a rifornire la sua corte di Clos-Vougeot.
Immediatamente, Jean de Bussières
inviò ad Avignone trenta botti
della sua ultima vendemmia. Questo
nobile gesto venne premiato con la porpora
cardinalizia.

Fu
sotto il regno di quattro duchi di
Borgogna (1364-1477) che vennero
emanate le regole intese a
garantire un elevato livello di
qualità. Nell'anno 1395,
Filippo II decise di migliorare la
qualità dei vini e bandì la
coltivazione del "vile e
sleale gamay" a favore
del pinot nero nelle sue terre. Fu
uno dei precursori della Appellation
d'origine contrôlée (AOC)
introdotta molto prima del tedesco
"Reinheitsgebot" che
definiva gli ingredienti
consentiti nella produzione di birra in Germania.
Nel 1416, Carlo
VI fissò con un editto i
limiti di produzione del vino di
Borgogna. Nel XIV e XV secolo, la
dinastia Valois dei duchi di
Borgogna governò l'arte e il
gusto di gran parte dell'Europa. Filippo
II di Borgogna, noto come
“Filippo il Temerario”,
ricevette in dote le Fiandre dal
suo matrimonio con Margherita
III delle Fiandre. Continuò così
una politica matrimoniale già
delineata dal suo predecessore Filippo
I, una politica perseguita dai
suoi successori e che in pochi
decenni portò alla costituzione
dello Stato della Borgogna.
Nel 1422,
secondo notizie degli archivi, la
vendemmia, nella Côte de
Nuits, avvenne in agosto. Anche se Giovanni
senza Paura, Filippo III di
Borgogna (detto "Filippo
il Buono") e Carlo il
Temerario trasferirono le
loro corti ad Anversa, Bruges,
Bruxelles, Gand, Liegi e Malines,
non trascurarono mai i loro
vigneti da cui traevano enormi
profitti economici e politici
perché tutti i loro contemporanei
ritenevano che in Borgogna ci
fossero "i migliori vini
della cristianità". Nicolas
Rolin, cancelliere di Filippo il
Buono, e sua moglie, Guigone de
Salins, decisero di creare un
ospizio per i poveri ma esitarono
sul luogo dove crearlo, se ad Autun o
a Beaune. Quest'ultima città fu
scelta perché luogo di grande
traffico e per l'assenza di una
grande fondazione religiosa. Così
nacque sulla carta, il 4 agosto
1443, l'Hospices de Beaune. Gli
ospizi divennero rapidamente
proprietari di una grande tenuta
vinicola grazie a donazioni (la
prima nel 1457, da Jehan de
Clomoux, lascito di 4 ettari a
Pouilly-Fuissé) e le eredità dei
ricchi signori borgognoni, a
partire dal 1471, vigneti che
sono rimasti di loro proprietà
fino ad oggi.
Nel
XV secolo, il commercio del vino
del Ducato di Borgogna era
in piena espansione. Da Chenôve,
dove si trovavano i torchi dei
duchi, a Rully e Mercurey,
le viti, sempre più coltivate,
davano vini sempre più ricercati.
Pertanto, Fiandre e Inghilterra li
acquistavano a caro prezzo. Nel 1461,
in occasione della consacrazione
di Luigi XI di Francia,
Filippo il Buono gli fece dono di
24 carri di vini di Beaune e di
Germolles. Nel 1477, quando
morì Carlo il Temerario, i
vigneti di Borgogna furono annessi
dalla Francia, sotto il regime di
Luigi XI.
Nel 1652,
di fronte alla facoltà di
medicina, dei medici discussero
una tesi secondo cui "il vino
di Beaune è la bevanda più
salutare e anche più
piacevole"; questa frase segnò
l'inizio della battaglia dei vini
tra Burgundi e Champenois.
Nel 1693 Guy-Crescent
Fagon, medico personale del re di
Franicia, prescrisse a Luigi
XIV vini di Borgogna per la
sua dieta. Questo farmaco avrebbe
dovuto alleviare i suoi attacchi
di gotta. Inoltre, consigliò
al suo paziente reale di non bere champagne,
che secondo lui era stato uno dei
motivi della sua gotta. Questo
consiglio provocò un conflitto di pamphlét.
Il 5 maggio 1700, un giovane
medico, il signor Le Pescheur,
contrattaccò, di fronte ai
professori dell'Università di
Reims sviluppando la tesi dal
titolo Sulla preminenza del
gusto e della salubrità del vino
di Champagne sul vino di Borgogna.
La risposta giunse dai fratelli H.
e J. B. Salins, dottori in
medicina a Digione dell'Università
di Angers. Pubblicarono una tesi
in "Difesa del vino di
Borgogna contro il vino Champagne
confutando quanto avanzato
dall'autore della tesi difesa alle
Scuole di Medicina di Reims il 5
maggio 1700". Fu loro
risposto, nel 1739, da Jean
François della regione dello
Champagne, con una nuova tesi
sotto forma di opuscolo, che
accusava i vini di borgogna di
procurare gotta e renella (calcoli
renali).

Nel
frattempo, nel 1719, era
stata fondata a Volnay la
più antica società di mutuo
soccorso, nota come
“Saint-Vincent”, da Vincenzo
di Saragozza al quale era
stata dedicata, luogo dove "où
croit le meilleur vin de
Bourgogne" (veniva prodotto
il miglior vino di Borgogna). I
giorni di prosperità dei duchi di
Borgogna erano finiti. Il titolo
era portato solo da uno dei figli
del re, ignaro del suo ducato.
Inoltre, nel 1700,
l'intendente Ferrand scrisse una
"Memoria per l'istruzione del
Duca di Borgogna"
segnalandogli che in questa
provincia i migliori vini
provenivano dalle "vigne
[che] si avvicinano a Nuits e
Beaune". In questo stesso
periodo vennero aperte sulle
strade le prime botteghe per la
commercializzazione del vino.
All'inizio del XVIII secolo,
arrivarono a Beaume i commercianti
dall'altra parte del Reno. La
ricca borghesia e i parlamentari
investirono anche in Borgogna,
rilevando i vigneti delle abbazie
e dei monasteri ormai in declino..
Anche i principi reali fecero lo
stesso. Nel 1760, Luigi
Francesco di Borbone-Conti acquisì
un piccolo vigneto dell'abbazia di
Saint-Vivant a Vosne Romanée, che
si chiamava "La Romanée".
Durante
la Rivoluzione, nel 1789,
gli venne confiscato per diventare
un bene nazionale. Venduto alla
borghesia borgognona, venne
ribattezzato “Romanée-Conti
(AOC)". I vigneti confiscati
alla nobiltà e al clero e
acquisiti da ricchi commercianti
videro quindi migliorare la qualità
dei vini. La frammentazione di
questi vigneti, dovuta
principalmente alla geologia,
è stata una delle cause
principali. Un unico
"climat" produceva un
solo tipo di vino.
Durante
l'epoca napoleonica, questo
processo accelerò poiché la
legislazione regolò la
distribuzione dei vigneti. La
proprietà venne divisa tra i
diversi eredi di una tenuta,
facendo sì che gli appezzamenti
di ciascun proprietario
diventassero sempre più piccoli.
Il vino preferito da Napoleone era
il Chambertin; questa
predilezione risaliva
probabilmente all'epoca in cui, da
giovane ufficiale di artiglieria,
trascorse un periodo in Côte-d'Or,
ad Auxonne. Iniziarono quindi
a essere pubblicati libri e lavori
cartografici, a seguito di studi
precedenti. I più noti furono
quelli di C. Arnoux, Dissertation
sur la situation de la Bourgogne
et des vins qu'elle produit,
pubblicato a Londra nel 1720 e
una Description du gouvernement de
Bourgogne. Ciò portò a una buona
conoscenza delle annate e consentì
l'inizio della prioritizzazione
dei migliori terroir della
Borgogna all'inizio del XIX
secolo.
Nei
decenni 1830-1840, la falena attaccò
le foglie della vite. Seguì la
malattia fungina, la muffa.
Nonostante questi due problemi, la
viticoltura della Borgogna si
riprese, anche se ci volle uno
sviluppo economico ancora più
vigoroso con la creazione, nel 1851,
della linea ferroviaria tra Parigi e Digione.
Nello stesso anno gli
"hospices de Beaune"
organizzarono la loro prima vendita
all'asta]. Nel 1861, il
Comitato dell'Agricoltura di
Beaune fece realizzare un
"Piano statistico dei vigneti
che producono i grandi vini della
Borgogna". Questo primo
tentativo di classificazione dei
vini doveva essere presentato
all'Esposizione universale del 1862 e
il suo scopo era quello di
"dare alle transazioni sui
vini serie garanzie riguardo alla
provenienza della cosa
venduta". Il millesimato 1865
diede vini con contenuto
zuccherino naturale molto elevato
e vendemmia abbastanza precoce.

Fu
in questo contesto che sorsero due
nuove piaghe della vite. La prima
era la muffa, un'altra
malattia fungina, mentre la
seconda era la fillossera.
Questo insetto trivellatore
d'America danneggiò
gravemente i vigneti della
Borgogna. La sua presenza fu
scoperta e osservata a Mancey il
15 giugno 1875, quindi a Meursault,
1l 17 luglio 1878, in località
l'Ormeau, e il 23 luglio 1878
nell'orto botanico di Digione. Le
contaminazioni risalivano al 1876 per
Meursault e al 1877 per
Digione. Le viti americane erano
state introdotte di contrabbando
dal 1885 e ufficialmente
dal 12 luglio 1887. Tutte le
"vecchie vigne francesi"
dovettero essere sradicate per
ripiantare quelle americane. Dopo
molte ricerche, si scoprì che
solo l'innesto avrebbe permesso
alla vite di crescere in presenza
di fillossera. Alcuni vigneti,
come Romanée Conti, furono
coltivati per lungo tempo
"franc de pied", cioè
senza portainnesto: il danno della
fillossera veniva poi controllato
mediante iniezioni di solfuro
di carbonio nel suolo. Per
quanto riguarda la muffa, causò
un considerevole disastro nel 1910.
Queste due devastazioni
vitivinicole ebbero importanti
conseguenze sociali, tanto più
che la scarsità causò anche la
frode: i vini locali vennero
tagliati con quelli di altre
regioni e alcuni commercianti si
spinsero anche a produrre vini
artificiali..
I
viticoltori decisero di
organizzarsi per combattere le
frodi. Crearono la prima cantina
sociale in Borgogna, "la
Chablisienne" che venne
fondata nel 1923. Fu fondata
dall'abate Balitran, curato di Poinchy,
e da un nucleo di viticoltori
pionieri sotto forma di
cooperativa vinicola.
Allo
stesso modo, alcuni
proprietari-vendemmiatori della Côte-d'Or
si rifiutarono, già nel 1930,
di vendere il loro vino sfuso ai
commercianti. Otto di loro
crearono un consorzio per
imbottigliare i propri vini.
Presieduto dal marchese
d'Angerville, proprietario a
Volnay, questo gruppo aveva Henri
Gouges, di Nuits-Saint-Georges,
come segretario. Con l'aiuto di
Raymond Baudoin, fondatore de La
Revue du vin de France e
dell'Académie du vin de France venne
creato un deposito a
Nuits-Saint-Georges. Il primo anno
vendettero solo 400 bottiglie con
tappi timbrati, ma dopo tre anni
tornò la fiducia e la battaglia
per l'autenticità era vinta. La
Borgogna aveva viticoltori che
producevano e imbottigliavano
garantendo l'origine dei loro
vini.. Potevano vantarsi di nuovo,
ma le conseguenze della crisi del
1929 colpirono duramente
l'economia del vino; così fu
creata la Confraternita dei
Cavalieri di Tastevin, nel 1934,
da due viticoltori della Borgogna,
Georges Faiveley e Camille Rodier.
Lo scopo di questa confraternita
era promuovere i grandi vini della
Borgogna e si trasferì a Château
du Clos de Vougeot nel 1945.

Durante
questo periodo, Henri Gouges si
era associato, a livello nazionale
(INAO), alla lotta guidata dal
senatore Joseph Capus e dal barone
Pierre Le Roy de Boiseaumarié che
avrebbe portato alla creazione
della Appellation d'origine
contrôlée e divenne il
braccio destro del barone presso
l'Istituto nazionale di origine e
qualità. I loro sforzi
consentirono a diversi terroir della
Borgogna di essere riconosciuti
come (AOC) dall'INAO dal 1936.
Il primo DOC della Borgogna ad
essere riconosciuto è stato il Morey-saint-denis
(AOC).
Nel 1938,
venne fondata la Fête de la
Saint-Vincent tournante su
iniziativa della Confrérie
des chevaliers du tastevin,
manifestazione che si svolgeva
nell'ultimo fine settimana di
gennaio. Fu solo alla vigilia
della prima guerra mondiale che
i vigneti della Borgogna ripresero
il loro sviluppo. Durante la seconda
guerra mondiale, la mancanza di
manodopera e di prodotti di
trasformazione (tra cui in
particolare rame che è il
principio attivo della poltiglia
bordolese e della miscela di
Borgogna) portò ad un ulteriore
calo della produzione. Ciò non
impedì, che nel 1943,
fossero creati i primi cru.
Nella
seconda metà di XX secolo,
furono create diverse
confraternite del vino: Confrérie
des Piliers Chablisiens (1953), Confrérie
des Chevaliers du Cep Henry IV (1963), Confrérie
des Trois Ceps (1965), Confrérie
de la Saint-Vincent et disceples
de la Chanteflûte
(1971), Confrérie de
Saint-Vincent de Mâcon (1971), Confrérie
de Saint Vincent et des Grumeurs
de Santenay (1989), Confrérie
des Foudres Tonnerrois (1994) La
comparsa dei trattori, negli anni
1960-1970 pose fine all'utilizzo
dei cavalli.
Alla
fine degli anni 1970, la Borgogna
contava circa 34.000 ettari
coltivati ad AOC. Le tecniche
nella viticoltura e nell'enologia
si erano evolute negli ultimi 50
anni (vendemmia verde, tavolo di
cernita, recipienti in acciaio
inox, torchi elettrici e poi
pneumatici etc.).

Beaune
Beaune è
rinomata per essere la capitale
dei pregiati vini di
Borgogna, essendo la città al
centro della zona viticola della
Borgogna che si estende a nord e a
sud dell'abitato. Le attività
vinicole sono numerose nella città
e ancora al cuore della sua
vitalità economica.
Beaune
fu per lungo tempo, in età
medievale (XII-XIV secolo), la
residenza preferita dei duchi
di Borgogna, all'epoca tra i
principi più potenti d'Europa.
Per questo vanta un ricco
patrimonio monumentale, con un
centro storico ottimamente
preservato nel quale spicca l'Hôtel-Dieu,
un sontuoso ospedale per i poveri
fondato nel Quattrocento e rimasto
per lo più intatto. Costituisce
uno dei monumenti più visitati
della Borgogna, famoso per la sua
peculiare architettura gotica
tardo medievale e per il
capolavoro del maestro fiammingo Rogier
van der Weyden, il Polittico
del Giudizio universale, che
ospita sin da le sue origini al
suo interno. Ogni anno,
l'ospedale, ancora esistente
tutt'oggi (ma ormai trasferito in
un moderno edificio mentre quello
del Quattrocento è stato adibito
a museo), organizza la più
importante vendita ad'asta di vino
in Francia, le cosiddette ventes
de Beaune. Nella città sono
inoltre presenti molte case
negoziante di vino, i négociants,
spesso attive da diversi secoli, e
un museo del vino.
È
quasi per intero del sec. XVIII ed
è circondata da una passeggiata
della stessa epoca; ha conservato
ancora l'aspetto calmo e
provinciale di piccola città
dell'"antico regime".

La
collegiata di Notre-Dame,
restaurata nel secolo scorso
(arch. Selmersheim), è una delle
chiese che meglio rappresentano il
tipo dell'architettura romanica
borgognona del sec. XII. La
primitiva costruzione risale al
1120-1149 circa, i campanili sono
del sec. XIII, il portico è del
XIV (1322-1348). Nell'interno sono
da riotare un altare del sec. XII;
nella cappella di St. Léger, gli
affreschi eseguiti per il
cardinale Rolin (Santo
Stefano lapidato e
la Resurrezione
di Lazzaro) nello
stile realistico e pittoresco del
sec. XV; arazzi di stile
fiammingo, che rappresentano in 17
quadri la storia della Vergine, su
sfondo di paesaggio e con
architetture di stile Luigi XII,
regalati nel 1501 dal canonico
Hugues le Coq.
Romanici
sono i portali della cappella
dei Templari, nel sobborgo di
San Giacomo, e della chiesa di
S. Nicola, edificio del sec.
XIII a una sola navata.
Sono
interessanti il "Beffroi",
pesante costruzione del sec. XIV
con finale di stile fiammingo; l'antica
porta Bataille, resto di un
castello costruito sotto Luigi XI.
Nell'ospedale
(Hôtel-Dieu), edificato
dall'architetto Jean Rateau dal
1443 al 1451 per Nicolas Rolin
cancelliere di Filippo il Buono,
duca di Borgogna, le parti più
antiche sorgono intorno a un
cortile circondato da un portico
in legno, sormontato da un secondo
loggiato e da grandi abbaini; nel
cortile si vede un pulpito esterno
e un pozzo anch'essi del sec. XV.
La sala dei degenti, ispirata a
quella dell'ospedale di Tonnerre
(1293-1308), è coperta da un
soffitto curvo in legno con
tiranti dipinti e dorati; lunga 72
metri e larga 14, è bene aerata
da grandi e alte finestre; e uno
dei suoi capi, isolato da
cancelli, serve da cappella. La
farmacia racchiude numerosi
utensili del sec. XVIII; nella
biblioteca v'è una bibbia del
sec. XIII e 96 arazzi dei secoli
XV, XVI, XVII e XVIII tra cui
quattro di Aubusson con scene di
genere. Il museo possiede il
famoso polittico del Giudizio
universale, un tempo attribuito ai
Van Eyck, oggi riconosciuto
capolavoro di Rogier van der
Weyden con ritratti del duca
Filippo il Buono e dei suoi
famigliari. Beaune conserva
parecchie dimore signorili
importanti dei secoli XV, XVI,
XVII e XVIII.
Sono
da ricordare anche il convento
delle Orsoline cominciato nel
1695; la cappella dell'oratorio,
chiesa rotonda di stile composito,
elevata nel 1710 su disegni di
Louis de Dijon, la porta
Saint-Guillaume (1752-1770)
costruita dall'architetto Leuoir
detto il Romano per il conte di
Toulongeon, ambasciatore a Madrid,
sul viale sistemato sui bastioni
nel sec. XVIII (passeggiata delle
mura, Piazza dei Leoni).

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