Èfeso
fu una delle più grandi città
ioniche in Anatolia, alla foce del
fiume Caistro, sulla costa
dell'odierna Turchia e città natale
dello scrittore Androne di Efeso,
autore di un'opera sui Sette savi che
pare s'intitolasse
Τρίπους.
La città si trovava in quella che è
l'attuale Turchia approssimativamente
fra le città di Smirne e Aydın.
Fu
un importante e ricco centro
commerciale e dal 129 a.C. fu la
capitale della provincia romana di
Asia. Tra le rovine, che ne fanno uno
dei più noti siti archeologici del
Mar Mediterraneo, sono degne di nota
quelle del Teatro, del piccolo tempio
di Adriano, della Biblioteca di Celso
e dei numerosi stabilimenti di bagni
pubblici. Ridotte a una singola
colonna sono invece le testimonianze
di quello che fu il più celebre
monumento di Efeso, e secondo Pausania
(4.31.8) il più grande edificio del
mondo antico: il tempio di Artemide,
una delle Sette meraviglie del mondo,
raso definitivamente al suolo nel 401
per ordine di Giovanni Crisostomo,
arcivescovo di Costantinopoli. Efeso
è stata la terza città più potente
del mondo antico dopo Roma e
Alessandria d'Egitto.
Dagli
scritti degli Ittiti del XIV secolo
a.C. si trovano informazioni sul regno
di Akhhiyava, che si sa fu fondato
nella zona di Mileto. Da queste
informazioni risulta che un'importante
città del regno fu Apasas; la poca
distanza di Efeso da Mileto e la
somiglianza fra il nome Apasas e il
greco Efesos secondo alcuni dimostra
che Efeso fu in origine Apasas. Il
vasellame di terracotta, trovato nelle
tombe del periodo miceneo, e i più
antichi reperti storici di Efeso, sono
del XV e XIV secolo a.C. Ciò
dimostrerebbe che gli abitanti di
Micene avevano rapporti con Apasas.
Oltre agli elementi
storico-archeologici, vi sono le
leggende mitologiche e per esempio,
secondo Strabone il nome Efeso
deriverebbe da quello di una regina
delle Amazzoni, le quali sarebbero le
fondatrici della città.
Nel
VII secolo a.C. Efeso come tutte le
città della zona ionica fu invasa dai
Cimmeri, che non si stanziarono
definitivamente ma causarono molte
devastazioni tra cui la distruzione
del tempio della dea Cibele, venerata
come "Grande Madre" e le cui
caratteristiche erano simili a quelle
della dea greca Artemide (Diana per i
Romani). Nel VI secolo a.C. Efeso fu
assediata dagli abitanti della Lidia
divenuta uno stato potente con
capitale Sardi.
Gli
Efesini, sicuri della protezione di
Cibele tesero una corda dal tempio
fino alla porta della città e si
radunarono da una parte senza
preoccuparsi dell'attacco di Creso, re
di Lidia, che però invase la città.
Creso non usò violenza sugli
abitanti, anzi li aiutò nella
ricostruzione del tempio di Cibele e
in una delle colonne utilizzate fece
incidere il suo nome. Licenziò poi i
suoi soldati mercenari e ritornò a
Sardi, ma poco dopo perse la guerra
che gli mosse Ciro e fu preso
prigioniero. La guerra dei Persiani si
estese alle città ioniche ed Efeso
finì nelle loro mani. I persiani
utilizzarono il porto e le navi di
Efeso e imposero tasse gravose.
Le
città ioniche stanche del dominio
persiano si coalizzarono e rivolsero
le armi contro i Persiani e la lotta
finì nel 494 a.C. con la sconfitta
della flotta degli Ioni nel golfo di
Mileto, dopo di che distrussero e
saccheggiarono Mileto e le altre città
ioniche. Nelle guerre peloponnesiache
Efeso parteggiò un po' per Atene e un
po' per Sparta.
Nella
guerra contro i Persiani Alessandro
Magno entrò in Efeso e fu accolto
come un dio, dopo la sua morte Efeso
nel 313 a.C. cadde sotto il dominio di
Kyldop in nome dei Macedoni, però gli
scontri e le lotte di potere si
estesero a tutta l'Anatolia per
diversi anni e si alternarono a
periodi brevi d'indipendenza, periodi
di dominio di Pergamo, della
repubblica romana, del regno del
Ponto, e con la sconfitta ad opera dei
Romani di Mitridate VI del Ponto,
Efeso fu definitivamente sotto Roma.
Marco
Antonio dopo la battaglia di Filippi
venne ad Efeso dove fu accolto con
feste dionisiache da lui gradite.
Quando i suoi rapporti con Ottaviano
cominciarono a peggiorare Antonio mandò
il suo esercito in Cilicia e con
Cleopatra tornò ad Efeso, le sue navi
si unirono a quelle di Cleopatra e ci
fu la battaglia di Azio che sancì la
vittoria di Ottaviano e la nascita
dell'impero romano. Nel tempo di
Ottaviano, chiamato Augusto, Efeso
divenne la capitale della provincia
romana nell'Asia Minore, sede del
prefetto romano e si trasformò in una
metropoli centro di commerci con più
di 200.000 abitanti. (Le rovine
rimaste oggi sono quasi tutte del
tempo di Augusto). L'imperatore
Adriano venne ad Efeso due volte, la
seconda nel 129, e si occupò del
dragaggio del porto. Nel 29 a.C. il
proconsole Sextus Appuleius provvide
alla pavimentazione stradale, mentre
lo stesso Augusto finanziò la
costruzione di due acquedotti.
Nell'anno
262 una flotta di 200 navi di Goti
partita dalla Crimea passò il Bosforo
e raggiunse ed invase Efeso dove
distrusse bruciandolo il tempio
di Artemide.
Il tempio, considerato una delle Sette
Meraviglie del mondo, fu ricostruito
dagli Efesini. Già nella prima metà
del I secolo si era diffusa la nuova
religione cristiana e Paolo di Tarso
fu ad Efeso nel 53. I commercianti che
vendevano statuette di Artemide
eccitati da un orefice di nome
Demetrio manifestarono contro San
Paolo che aveva criticato la
realizzazione delle statuette della
dea al grido di "grande è la
Diana degli Efesini!" (Atti,
18:23-21:16). Dopo questo episodio,
San Paolo partì per la Macedonia, in
seguito tornò nella Ionia ma si
stabilì a Mileto. Dopo l'uccisione a
Roma di San Paolo capo della chiesa di
Efeso fu San Giovanni a cui Cristo
aveva affidato la madre. Il celebre
tempio di Artemide, una delle Sette
meraviglie del mondo antico, fu
distrutto ancora una volta e
definitivamente nel 401 per ordine del
vescovo. Nei verbali del concilio di
Efeso del 431 si scrive che Giovanni
prese con sé Maria e venne ad Efeso e
si stabilì per un periodo a Museion
che era proprio nel posto dove è la
chiesa della Madonna. San Giovanni
nonostante l'età avanzata viaggiò in
tutta l'Anatolia per diffondere il
cristianesimo, mentre cresceva
l'ostilità contro i Cristiani.
San
Giovanni fu preso, torturato ed
esiliato a Patmo dove, secondo la
tradizione scrisse l'Apocalisse.
Sempre secondo la tradizione tornò
poi ad Efeso, scrisse il Vangelo, morì
e fu sepolto, secondo quanto disposto
nel suo testamento, dove si trova la
chiesa a lui dedicata. Le più
accreditate tesi sulla storia delle
Scritture concordano nell'identificare
in Efeso il luogo in cui fu scritto il
Vangelo secondo Giovanni, ma datano la
sua realizzazione tra il 90 e il 100
d.C., lasciando quindi forti dubbi che
a scriverla sia stato effettivamente
l'apostolo.
Nel
431 si tenne il Concilio di Efeso, su
disposizione dell'imperatore Teodosio
II, per sedare le due fazioni, una che
sosteneva che Maria era la madre di
Gesù dio e quindi di Dio, l'altra che
era madre solo di Gesù uomo. Al
concilio parteciparono duecento
vescovi.
Nel
IV secolo sulla collina di Ayasuluk si
era costruita una basilica e la
popolazione di Efeso cominciò a
trasferirsi sulle pendici della
collina perché il porto aveva perduto
la sua importanza ed Efeso stava
declinando, mentre la collina
aumentava di popolazione e
d'importanza, favorita anche dalla
costruzione della chiesa dedicata a
San Giovanni sulla vecchia basilica
decisa dall'imperatore Giustiniano.
Nel VII e VIII secolo le rive
dell'Anatolia furono soggette alle
incursioni degli Arabi e fu facile a
loro il saccheggio di Efeso essendo
scomparsa l'unità dell'Anatolia. Dopo
questi avvenimenti la difesa si
concentrò sulla collina di Ayasuluk,
si costruirono nuove mura mentre
rimase indifesa la vecchia Efeso e
prosperò Ayasuluk conquistata dai
Turchi che vi costruirono moschee,
Venezia e Genova vi aprirono il loro
consolato e divenne sede vescovile.
Dopo qualche anno Efeso passò sotto
il dominio ottomano e venne
abbandonata.
Col
passare del tempo la città fu
dimenticata del tutto, la costruzione
della ferrovia da Istanbul a Baghdad
con la stazione di Ayasuluk fu
l'occasione per cui si intrapresero i
primi scavi nel 1869 alla ricerca del
tempio di Artemide, scavi che furono
abbandonati, poi ripresi più volte da
varie missioni di archeologi europei.
Scavi
condotti in campagne del 1904-1905 nel
basamento del tempio, in uno strato
precedente al 560 a.C., hanno portato
alla luce il più importante documento
monetario, consistente in un cospicuo
gruppo di monete globulari in elettro
(lega di oro e argento, a basso
contenuto d'oro), recanti striature o
tipi su di una sola faccia, mentre
l'altra (il rovescio) è segnata da un
punzone. Siamo probabilmente nel
640-630 a.C., ma l'ipotesi non è da
tutti condivisa.
MURA
- La
cinta muraria lunga 8 km.
circonda tutta la città, è costruita
con blocchi di pietra squadrata ed era
larga due metri ed alta sei, spesso
sostenute da piccole torri
quadrangolari, la sola torre di fronte
al porto è a due piani ed è chiamata
dalla gente "la prigione di San
Paolo". Le strade fuori dalle
mura erano fiancheggiate da sepolcri.
L'entrata
e l'uscita dalle mura era assicurata
da due porte. Con la pax romana di
Augusto che durò dal I al III secolo
non vi fu più bisogno di difendersi e
le mura furono trascurate, durante il
periodo bizantino Efeso perse
importanza e divenne povera
economicamente, la sua popolazione
diminuì e fu più difficile
difendersi dagli attacchi dei nemici
con porte che avevano una grande
lunghezza, si restrinse allora la
cinta con nuove dimensioni più
modeste e con più economia.
STRADE
- Le
strade erano lunghe e diritte,
fiancheggiate da portici, pavimentate
a grandi lastre di calcare bianco.
La
Via Sacra si trova
immediatamente dopo l'ingresso
inferiore e collega l'Anfiteatro con
la Porta di Augusto. Gran parte della
Via Sacra è affiancata dall'Agorà,
che oggi si presenta come un grande
spazio vuoto ma che nell'antichità
ospitava il mercato ed era il centro
commerciale della città. La
pavimentazione è completamente in
marmo. La via Sacra terminava
sull'Agorà con un embolos (cuneo) su
cui si affacciavano a destra la
Biblioteca di Celso e la monumentale
Porta di Augusto, mentre a sinistra
sfociava in via dei Cureti.
La
Via dei Cureti collegava l'Agorà
inferiore a quella superiore.
La
Via del Porto, costruita
dall'imperatore bizantino Arcadio, era
la strada più elegante della città,
con due file di colonne e lampade. Il
sistema di fognature scorreva fino al
mare. Esiste una colonna più alta di
tutte le altre a simboleggiare dove un
tempo iniziava il mare.
La Via
Marmorea che partiva dal Teatro
Grande e scorreva lungo tutta l'Agorà
inferiore.
Dal
teatro, lungo il portico di Verulanus
e le terme del porto, in direzione del
porto partiva un'ampia strada
porticata, la cui ultima sistemazione
risale all'imperatore d'Oriente
Arcadio. Era la via Arcadiana,
che si snodava tra i maggiori edifici
della città, fiancheggiata da un
duplice porticato e chiusa ai due
estremi da due porte.
Fu detta Arkadiana per i
restauri del tempio di Arcadio muoveva
dal portico tramite una porta
monumentale con colonne ioniche. Da
essa ci s'immetteva nell'Agorà
commerciale, circondata nel III sec.
da portici a due navate con botteghe e
magazzini.
Un'altra
strada porticata, detta Stoà di
Damiano, dal sofista del II sec.
d.C. che ne aveva curato la
sistemazione secondo l'uso romano di
spendere del proprio per migliorare o
adornare la propria città. Questa
congiungeva, fuori la porta di
Magnesia, la città con il
tempio di Artemide.
PORTE
- Degli
edifici della città ellenistica
nessuno rimase in età romana e
cristiana immune da modifiche,
restauri, sovrapposizioni, cosicché
l'aspetto di cui oggi noi possiamo
ritracciare le linee, è quello dato
ad est dall'ultimo periodo della sua
esistenza. Le strade erano lunghe e
diritte, fiancheggiate da portici,
pavimentate a grandi lastre di calcare
bianco: la principale di esse era
l'Arcadiana, così chiamata
dall'imperatore Arcadio (395-408) che
da ultimo la restaurò, la quale su un
percorso di circa 500 metri
attraversava tutta la parte piana
della città dalle pendici del Pion,
per il teatro sino al porto: alle due
estremità del tronco principale,
verso il teatro e verso il porto, si
alzavano due porte: della prima
restano lo zoccolo ed alcuni frammenti
di rilievi; la seconda era a tre
passaggi, il centrale architravato, i
laterali arcuati, e aveva le fronti
decorate da coppie di colonne ioniche
in aggetto: livello di costruzione e
carattere della decorazione ci provano
che essa è opera del primo periodo
romano.
Un'altra
strada porticata, detta stoà di
Damiano, dal sofista del II sec. d.C.
che ne aveva curato la sistemazione,
congiungeva, fuori la porta di
Magnesia, la città con il tempio di
Artemide.
L'agorà
mantenne sempre la sua pianta
quadrata, di 160 metri di lato, con
portici a due navate tutto all'intorno
e un orologio nel centro. L'ultima
ricostruzione è della prima metà del
III sec. d.C.
Altri
portici, sul tipo delle stoài ellenistiche,
furono costruiti in età romana in
altre parti della città: uno a est
dell'agorà; un altro, molto più
ampio, quadrangolare (m 200 × 240) a
nord dell'Arcadiana, rivestito di
marmi sotto Adriano dall'asiarca
Claudio Verulano; un terzo avanti all'odèon,
di età augustea, caratteristico per i
capitelli delle sue colonne ornati di
teste di tori.
Porta
di Mazeo e Mitridate - nella
prima agorà due ricchi liberti,
Mazeo e Mitridate, inserirono una
porta monumentale ma sobria e lineare
dedicata allo stesso Augusto e a Livia
(altre ristrutturazioni saranno
attuate in età neroniana).
Porta di Magnesia è posta
nell'insellatura fra le due colline,
da cui usciva la strada verso la valle
del Meandro.
Porta di Adriano
AGORA'
CIVILE O SUPERIORE - L'agorà
civile, rispetto a quella
"commerciale" più antica,
si caratterizza come centro
direzionale politico della città. Si
interruppe la costruzione di un tempio
di Dioniso già avviata da
Antonio per realizzare questa piazza
rettangolare, con un arco di ingresso
a quattro fornici e, sul fronte
esterno, un grande ninfeo, la
"mostra d'acqua", nel punto
dell'arrivo in città del fiume
Marnas, costruito da Sestilio
Pollione.
Sul lato nord si pose una basilica di
forma stretta e lunga accompagnata dal
bouleuterion, dal Prytaneion e da
altri edifici. La
sistemazione risale all'epoca di
Augusto: il lato nord prevedeva una
lunga stoà-basilikè, una basilica,
un edificio a tre navate dedicato tra
il 4 e il 14 a.C. ad Artemide, Augusto
e Tiberio da parte di un ricco
evergete locale, C. Sextilius Pollio.
A nord di questa basilica vi era un
temenos con due tempietti dedicati a
Roma e Cesare inserito tra due tipici
edifici greci: un Pritaneo e un
Bouleuterion.
A
nord di questa basilica vi era un
temenos (equivalente dell'aedes
romano, uno spazio sacro), con due
tempietti dedicati a Roma e Cesare
inserito tra due tipici edifici greci:
un Pritaneo e un Bouleuterion (un
edificio che ospitava il consiglio della città
greca).
Nella piazza fu costruito un tempietto
dedicato al culto di Augusto dando
perciò alla piazza l'aspetto di un
vero Sebasteion (tempio usato nelle
colonie romane per glorificare e
divinizzare gli imperatori romani). In
epoca antonina il culto
dell'imperatore sarà trasferito nel
tempio suburbano di Artemide.
BASILICA
- La piazza
identificata già nel 1960 come Agorà
civile vide confermata questa sua
presunta destinazione con la scoperta
della basilica. E' la basilica di Maria Madre di Dio detta anche
basilica del Concilio di Efeso,
proprio perchè qui avvenne il famoso
concilio del 431 d.C. dove si
affermò il ruolo e l'importanza della
Vergine Maria, come Madre di Dio.
Secondo
alcune fonti, l'apostolo Giovanni soggiornò
ad Efeso; secondo altre fonti con lui
avrebbe dovuto esserci anche Maria;
tale ipotesi, non accertata, è negata
da altri. Comunque sul sito a Efeso,
considerato sede del sepolcro di
Giovanni, fu costruita una basilica
nel VI secolo, sotto l'imperatore
Giustiniano, della quale oggi
rimangono solo tracce.
La
basilica, eretta sul lato nord della
piazza ed aperta a sud secondo il
canone di Vitruvio (che vuole le
basiliche nel luogo più soleggiato
del Foro), consiste di una lunga parte
centrale a tre navate e di due annessi
a est e ad ovest (calcidica); la
Basilica è delimitata a nord da una
parete di fondo e a sud da una fila di
colonne con capitelli ionici.
La
navata centrale è fiancheggiata da
due file di colonne con capitelli
ionici a testa di toro; il fregio
della navata sud portava sul lato
esterno l'iscrizione relativa alla
Basilica.
Nel
lastricato del peristilio bizantino
della Basilica vennero alla luce due
basi iscritte destinate alle statue
del benefattore della città C.
Sestilio Pollio e di sua moglie Ofilia
Bassa; il fatto stesso li designa
quali presumibili finanziatori della
Basilica che è perciò databile tra
il 4 e il 14 d.C., anche in base a
reperti provenienti dagli strati,
dello scavo relativi alla costruzione
della Basilica.
Sotto
il livello augusteo dell'edificio si
trovarono le fondamenta di due edifici
di cui il più antico, forse di età
lisimachea, giace sotto il cosiddetto Odèion
e forse era un Bouleutèrion,
ed il più recente giace esattamente
sotto la Basilica. Ciò conferma
l'impianto preromano di tutta l'Agorà
civile.
Nella
Basilica, in età tardo-imperiale,
furono inseriti dei sostegni tra i
larghi intercolunni della navata
centrale. Alla fine del IV sec. d.C.
la Basilica fu bruciata ma non
distrutta completamente; ciò avvenne
intorno al 500 d. C. forse per
terremoto e alcuni blocchi
architettonici furono reimpiegati
nella Chiesa di S. Giovanni.
All'inizio
del 1970 si rinvennero lungo l'asse
est-ovest dell'Agorà le fondazioni di
un periptero (6 × 10 colonne) forse
dedicato ad una divinità egizia; in
base alla ceramica rinvenuta, la
costruzione sarebbe databile alla
seconda metà del I sec. a.C.; ed è
ipotizzabile un legame con la venuta a
Efeso di Antonio e Cleopatra.
Nell'ambito
dell'Agorà sono infine da menzionare
lo hydrekdochion, costruito
nell'80-82 d.C. sotto il proconsole
Lecanio Basso, e il Ninfeo di Pollione
costruito in età tardo-augustea.
AGORA'
COMMERCIALE O INFERIORE - Questa
piazza, di impianto ellenistico,
rappresentava il vero centro della
città, un quadrato con m. 160 di lato
e con una clessidra al centro. Era
circondata di colonnati e dedicata al
mercato tessile e alimentare. Si
presentava come una grande piazza
ricca di monumenti e decori a partire
dall'età di Augusto.
In
età neroniana fu costruita una via
porticata che conduceva al vicino
teatro. Adiacente al porticato della
piazza si trovano importanti edifici
come la Biblioteca di Celso e l'Altare
degli Antonini, un monumento dalla
forma simile all'Altare di Zeus di
Pergamo ma di dimensioni ridotte. Il
monumento, dedicato a Marco Aurelio e
Lucio Vero con bassorilievi
raffiguranti episodi delle Guerre
Partiche e scena di apoteosi di Lucio
Vero.
Nella
stessa piazza si trovavano l'Odeon
costruito da P. Vedio Antonino (II
sec. d.c.), la basilica, ricostruita
in età augustea, una fontana (II- IV
sec.) e un tempio dedicato a
Domiziano.
Tutto intorno correva una corridoio a
due navate sovrapposte, cioè a due
piani, sui cui tre lati si
affacciavano le botteghe. Il lato
orientale aveva colonne di ordine
dorico. Due gli accessi principali:
uno sul lato ovest, a doppio colonnato
ionico; uno sul lato sud, con un altro
corridoio a triplice passaggio.
La piazza divenne sempre più preziosa
a causa dei successivi interventi
imperiali, come il tempio di Adriano e
quello di Traiano, oltre ad una
lussuosa edilizia residenziale.
CASE
- Molte domus erano elegantemente
terrazzate, bellissime case nobiliari
attualmente in ristrutturazione. Le
pareti sono piene di meravigliosi
affreschi e mosaici. Da ricordare
soprattutto il complesso residenziale
che si affaccia sul pendio sopra la
Via dei Cureti, dalla parte opposta
rispetto al tempio di Adriano.
Questi
isolati sono particolarmente ampi e
mirabilmente collegati fra loro, visto
le planimetrie irregolari a causa
della conformazione del terreno.
All'interno di ogni isolato si possono
trovare sia appartamenti, sia ricche
domus dai numerosi ambienti, con
bellissime pitture alle pareti.
TERME
- Vi erano ben quattro impianti
termali di grande rilievo, oltre alle
terme private. Fu lo scavo del 1956
della Missione Italiana ad Efeso, a
scoprire la basilica costantiniana e
le terme.
Le
Terme del Porto, le più
grandi, erano situate a nord-ovest
dell'agorà civile. Furono
ultimane nel III secolo e contengono,
oltre ai consueti ambienti, due
"sale marmoree" di transito
che svolgevano una funzione di omaggio
e esaltazione della figura
dell'imperatore.
Adiacente
alle terme del porto vi è il
singolare Portico di Verulanus: un
enorme piazzale con funzione di
palestra, quadrato e circondato da
portici, costruita al tempo di
Adriano.
Le
Terme di Vedius, edificate da P.
Vedio Antonino erano situate in
un quartiere periferico. L'edificio,
che accoglie in sé il greco e il
romano, un po' del ginnasio e un po'
delle terme, adottò il tipo
planimetrico delle terme ad asse
centrale, pur non raggiungendo la
grandiosità di proporzioni che gli
edifici del genere avevano in altre
province dell'Impero romano.
Le
Terme del Teatro erano poste in
quartieri periferici.
Le
Terme di Vario costituivano il
primo l'edificio che s'incontrava
all'ingresso in città, aspetto molto
comune per le città dell'epoca, una
forma di accoglienza per i viaggiatori
in arrivo da terre lontane.
Le
Terme di Scolastica erano
già in funzione nel Il sec. d.C..
Intorno al 400 d.C. l'edificio fu
restaurato, con materiale proveniente
dal Pritaneo, dalla cristiana
Scholastikia, la cui statua seduta,
acefala, con l'iscrizione che ne
esaltava l'opera, fu rinvenuta nella
sala d'ingresso. L'usanza
di origine repubblicana e molto
incentivata da Augusto si diffuse
anche nelle colonie. Tuttavia la ricca
matrona Scholastikia (Scolastica) usò
i marmi e gli ornamenti, nonché le
statue del prytaneion, per la
costruzione di un impianto termale
sulla Via dei Cureti. Si calcola
che potesse ospitare un centinaio di
visitatori.
Il
gigantesco complesso di spogliatoi,
corridoi, frigidaria, calidaria,
sudatoria, dispone di impianti di
riscaldamento talora assai ben
conservati. Una iscrizione trovata
nella latrina a pianoterra designa
quale Paidiskeion la parte nord
dell'edificio termale, datata al I
sec. d. C. e munita di un bel
pavimento a mosaico con allegorie
delle Quattro Stagioni nel tablinum..
Il costume di offrire opere pubbliche
a proprie spese fu un uso prettamente
romano che aveva il fine di
glorificare la propria gens o
famiglia.
Le
Terme Costantiniane
costituivano un vero e proprio
edificio termale. Sorto
originariamente nella seconda metà
del I sec. d. C., ma restaurato e
trasformato da Costanzo II, donde il
nome che gli dà un'epigrafe di Thermae
Constantianae.
ARTEMISIO
O TEMPIO DI ARTEMIDE - Dalle
rovine del tempio di Artemide ai piedi
della collina di Ayasuluk, gli scavi
hanno permesso di riconoscere le varie
fasi di costruzione dell'Artemisio,
che nel VI sec. a.C. era un grande
tempio marmoreo, ionico, diptero (due
file di colonne sui lati lunghi, ma
con tre file di colonne sulla fronte).
Era
lungo più di 115 metri e largo 55, di
ordine ionico come tutti gli altri
templi dell'Asia Minore e la sua
costruzione, secondo alcuni storici,
sarebbe durata 120 anni. Verso la metà
del sec. VI a.C., il conquistatore
Creso finanziò in larga parte la
costruzione del primo grande
Artemisio, costringendo gli Efesini al
pagamento di un tributo.
Ma
secondo la tradizione, una tradizione
però molto supportata dagli antichi
testi, l'Artemisio, o Tempio di Diana,
fu costruito, in epoche molto remote,
probabilmente in legno e argilla,
dalle Amazzoni, grandi adoratrici di
Diana, di cui imitavano l'uso
dell'arco e la veste a seno scoperto.
Esso aveva otto colonne sul pronao,
nove sull'opistodomo e ventuno sui
fianchi. Alcune delle colonne erano
decorate a rilievo nella parte
inferiore e di essere sostenute da
dadi quadrangolari pure scolpiti: ne
restano frammenti, ora nel British
Museum, con figure gradienti di
sacerdoti, sacerdotesse, offerenti.
Considerato
una delle sette meraviglie del mondo,
nella versione storica, era stato
progettato da Chesifrone di Cnosso.
Incendiato da Erostrato la notte
stessa in cui nacque Alessandro Magno
(21 luglio 356 a. c.), fu riedificato
da Dinocrate.
Il
tempio era di marmo bianco e rilucente
d'oro, così alto che fu detto
"alto come le nuvole", e vi
posero la gigantesca statua di
Artemide. Era grande quattro volte il
Partenone, ricco di sculture di
Prassitele e di pitture di Parrasio e
di Apelle. La statua della Dea era di
legno d'ebano secondo Plinio o di
cedro secondo Vitruvio.
Venne
dunque distrutto da un incendio doloso
nel 356 a.c. ad opera di Erostrato, un
pastore che motivò il suo gesto
deliberato con la sola intenzione di
"passare alla storia". La
leggenda afferma che Artemide stessa
non abbia protetto il suo tempio in
quanto troppo impegnata a sorvegliare
la nascita di Alessandro Magno, che
ebbe luogo nella stessa notte.
La
storia appare poco credibile, perchè
per incendiare un tempio di quella
portata occorreva un nutrito gruppo di
persone munite di molta legna e
fascine. Molto più probabile che sia
avvenuto durante la III Guerra Sacra
tra le varie città greche, ma che la
data sia stata spostata per farla
coincidere con la nascita di
Alessandro Magno. Questi stesso
contribuì alla riedificazione del
tempio, che richiese, secondo le fonti
120 anni o addirittura 220.
Il nuovo edificio venne sopraelevato
su un'alta piattaforma a livello
maggiore del precedente, pur
mantenendo le identiche
caratteristiche dell'altro, con le
colonne con la parte inferiore
scolpita.
Con
Augusto Efeso conobbe molte opere
pubbliche, Augusto fece infatti
restaurare e abbellire l'Artemisio,
nel cui recinto sorge uno dei primi
centri di culto imperiale. Il grande
tempio di Artemide fu ricostruito ma
poi fu nuovamente distrutto dai Goti,
nel 262 d.C. Ricostruito ancora una
volta fu chiuso a seguito dell'editto
di Teodosio che vietava i culti
pagani.
Ma ciò non bastava perché nel 401
venne distrutto dai cristiani guidati
da Giovanni Crisostomo, arcivescovo di
Costantinopoli, che ne fece abbattere
pietra su pietra, affinchè nessuno
potesse mai più osarne la
ricostruzione.ù. Sono ridotte a una
singola colonna le testimonianze di
quello che fu il più celebre
monumento di Efeso.
Di
templi non si hanno che scarsi
avanzi: uno era sullo sperone
nord-ovest del Coresso dedicato ad
Hermes, donde il nome di Hermàion
alla collina; un altro forse di
Serapide, ad ovest dell'agorà: esso
era chiuso entro un recinto.
Il
tempio di Adriano fu
dedicato nel 138 d.C. da Publio
Quintilio all'imperatore Adriano,
venuto a visitare la città di Atene nel
128 d.C. E' un piccolo tempio
situato in Via dei Cureti, in
cui le parti architettoniche crollate,
del vestibolo, hanno consentito di
ricostruire la facciata col sussidio
di poche integrazioni.
La
facciata del tempio ha 4 colonne
corinzie che sostengono un arco al cui
centro è scolpita in rilievo Tyche
Dea della vittoria mentre le colonne
laterali sono quadrate. E' un tempio
prostilo (colonne solo sulla
facciata), con 4 basi che precedono la
piccola cella, sostenenti due colonne
e due pilastri in stile corinzio. I
piedistalli con le iscrizioni di
fronte al tempio sono invece le basi
delle statue degli Imperatori dal 293
al 305 d.C.: Diocleziano, Massimiano e
Costantino 1, e Galerio.
La
trabeazione del tempio contiene un
busto della dea Tyche.
All'interno del tempio è presente una
ricca decorazione e nella lunetta
sopra la porta, una figura umana,
probabilmente Medusa, è scolpita con
ornamenti di foglie d'acanto.
Su entrambi i lati della porta vi sono
scene raffiguranti la fondazione di
Efeso: Androclo che colpisce un orso,
Dioniso in un corteo cerimoniale con
le Amazzoni. La quarta scena ritrae
due figure maschili, di cui una è
Apollo; poi Athena Dea della luna; una
figura femminile, Androclo (mitico
fondatore di Efeso), Eracle, la moglie
e il figlio di Teodosio e la Dea
Athena.
In un altro blocco, probabilmente
restaurato in epoca tarda, si
raffigurano immagini di divinità e
personaggi della famiglia imperiale
dell'imperatore Teodosio I.
Il
tempio di Traiano fu edificato
a opera di Adriano. Per permetterne la
costruzione vennero demolite alcune
costruzioni di età ellenistica, ma
l'impostazione architettonica
d'insieme venne rispettata.
Il
tempio di Domiziano, eretto
dallo stesso Domiziano, ma dedicato al
padre Vespasiano, è un imponente
ottastilo su alto podio. Il tempio ha
due stupende colonne erette e unite da
un architrave che ne regge un altro
paio simili a cariatidi. La vastità
delle fondamenta dà la misura di
quelle che dovevano essere le sue
proporzioni.
Il tempio di Serapide, del II
sec. d.C., posto ad ovest dell'Agorà
e chiuso entro un recinto, viene
descritto come stupendo e vastissimo.
Sul fianco sud il portico, a 35 m dal
propileo dell'agorà, era interrotto
con una scalinata che conduceva,
attraverso una porta, a una grande
piazza circondata da portici, sul cui
lato sud sorgeva un grandioso tempio
prostilo octastilo, largo m 29, con
colonne alte m 15, monolitiche, che
giacciono a terra in pezzi insieme a
molti altri frammenti architettonici;
la cella era coperta da una volta a
botte.
Il
tempio di Hermes o Hermaion era
posto sullo sperone nord ovest del
Coresso ed era dedicato ad Hermes.
BIBLIOTECA
DI CELSO - Simbolo
di Efeso per eccellenza, la Biblioteca
di Celso è uno dei monumenti più
affascinanti del mondo ed è stata
edificata dal figlio di Celso nel 114.
E' situata presso l'agorà
commerciale, vicina alla Porta di
Mazeo e Mitridate.
Donata
alla città dal
console C. Giulio Aquila Polemeano,
per onorare la memoria del padre, C.
Giulio Celso Polemeano,
senatore e magistrato del tempio di
Traiano, sorgeva su una piccola
piazzetta interna, comunicante con
l'agorà a mezzo di una porta
innalzata negli anni 4-3 a.C. da tali
Mazeo e Mitridate in onore di Augusto,
di Livia, di Agrippa e di Giulia. L'edificio,
come da epigrafi, fu completato nel
135 dagli eredi, come monumento
sepolcrale. Poichè la sepoltura
è entro le mura, sembra evidente
che si intendesse conferire a Celso un
culto di tipo eroico.
Era
costituito da una sala quadrangolare
aperta verso est: una parete doppia
isolava l'interno della sala
proteggendola dall'umidità e dando
luogo insieme ad un corridoio
interposto, da cui si accedeva da un
lato ai ballatoi superiori, dall'altro
alla camera sotterranea contenente la
tomba a sarcofago di Celso Polemeano:
singolare unione di edificio d'uso
pubblico e di heròon.
La
fronte, preceduta da una gradinata,
aveva tre porte in basso e tre
finestre al piano superiore: tra le
porte vi erano nicchie precedute da
coppie di colonne in avancorpo e
contenenti statue allegoriche delle
virtù del personaggio onorato; le
finestre erano inquadrate da edicole
sostenute pure esse da colonne: tutta
una complessa e movimentata
decorazione architettonica dunque,
caratteristica del periodo in cui fu
ideata e costruita, il primo decennio
del regno di Adriano, e resa ancor più
preziosa dagli ornati delle lesene,
delle cornici, della trabeazione.
Analoga
decorazione architettonica ricorreva
nell'interno, sommergendo più che
scandendo gli elementi funzionali
della costruzione: dinanzi alle
pareti, nelle quali si aprivano le
nicchie per gli armadi dei volumi, su
tre ordini sovrapposti, correva un
colonnato a due piani, che le
nascondeva completamente: al di sopra
del colonnato girava un ballatoio
scoperto. Nel mezzo della parete di
fondo si incurvava un'abside vuota, in
corrispondenza della camera-cripta.
La
sala era quadrangolare ed aperta verso
est, con una parete doppia tutto
intorno che isolava l'interno della
sala proteggendola dall'umidità e che
formava un corridoio. Da questo si
accedeva da un lato al suddetto
ballatoio scoperto, dall'altro alla
camera sotterranea contenente la tomba
a sarcofago di Celso Polemeano. Sulla
parete di fondo, un'alta esedra
ospitava la statua di Atena, sotto cui
era stata posta la camera funeraria di
Celso, col suo magnifico sarcofago a
ghirlande.
In
età tarda la fronte dell'edificio fu
trasformata in ninfeo, e per chiuderne
il bacino furono usate alcune grandi
lastre a rilievo tolte da un monumento
onorario che commemorava le vittorie
partiche di M. Aurelio e L. Vero. Le
lastre, oggi al museo di Vienna,
rappresentano un imperatore (forse
Lucio Vero) che sale sulla quadriga
del Sole accompagnato da una Vittoria;
Selene che scende dal carro nel mare;
gli imperatori Adriano, Antonino Pio,
Marco Aurelio, Lucio Vero
rappresentati nella cerimonia della
adozione di Antonino Pio (gennaio del
138 d. C.); combattimenti fra Romani e
Barbari: la tradizione pergamena si
unisce qui con motivi derivati
dall'arte aulica romana e con forme
che preannunciano l'avanzarsi di
tendenze orientali, probabilmente
siriache.
segue......
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