Il
castello di Chaumont (da
“Monte Calvo”, deformato
poi in “Monte Caldo” o
“Chaud Mont”) si trova su
una collina adiacente il corso
della Loira, in mezzo ad un
folto bosco d’alberi
d’alto fusto.
La storia del castello
di Chaumont-sur-Loire inizia
verso l’anno 1000 d.C.
Oddone I, conte di Blois, fa
erigere la fortezza sulla
collina che domina la Loira al
fine di sorvegliare il confine
tra le contee di Blois e
d’Angiò. Nel 1054, il
castello diventa proprietà di
Sulpice I d’Amboise dopodiché
rimarrà proprietà della
famiglia d’Amboise per circa
cinque secoli.
Carlo
II d'Amboise inizia la sua
trasformazione in castello
ornamentale di stile
prettamente rinascimentale. Le
decorazioni scolpite assumono
sempre maggiore importanza
diventando gli elementi di
spicco delle facciate esterne.
Il
primo castello in legno fu
distrutto, ricostruito ed
ancora distrutto nel 1465,
quando Luigi XI volle punire
così Pierre d’Amboise –
allora proprietario del
castello – per aver
parteggiato per la Lega
per il Bene Pubblico.
Subito
dopo la demolizione Pierre
fece iniziare le opere per la
creazione del castello
attuale, inizialmente
destinato ad uso militare e
quindi progettato meno
confortevole di quanto oggi
appaia. Sono, infatti,
evidenti le influenze
rinascimentali e italiane che
alleggeriscono oggi
l’austera ala occidentale
– la più antica – assieme
a delle finestre aperte solo
in un secondo momento. Le
altre ali sono, invece, più
recenti e rivelano un più
diffuso carattere
rinascimentale.

I lavori di costruzione
durarono per ben tre
generazioni: a Pierre
successero il figlio Carlo I
(primo di ben diciassette
figli!) e il nipote Carlo II.
A quest’ultimo, che poté
completare i lavori, si devono
i rilievi visibili
all’ingresso: le due “C”
intrecciate scolpite sulle due
torri circolari che
fiancheggiano il ponte
levatoio si riferiscono a lui
e alla moglie Caterina. Sopra
la porta d’accesso è lo
stemma francese con le
iniziali di Luigi XII ed Anna
di Bretagna, mentre le torri
recano gli stemmi di Carlo II
e di suo zio Giorgio I,
cardinale d’Amboise. Questo
personaggio ebbe grande peso
alla corte del re, dove
ricopriva il ruolo
d’ambasciatore e di primo
ministro. Non asceso al soglio
pontificio dopo la morte
d’Alessandro VI Borgia, poté
comunque garantire una
brillante carriera sotto la
corona di Carlo II.
Nel
1560, dopo la morte di Enrico
II, il castello fu acquistato
da Caterina de’ Medici, alla
quale è attribuita una
bellissima stanza con arazzi.
la Regina Caterina de’
Medici compra
Chaumont-sur-Loire che, in
quell’epoca, è ritenuto
essere uno dei castelli più
redditizi di tutta la Valle
della Loira. Vi riceve
astrologi come Ruggieri e
Nostradamus. Alla morte del re
Enrico III, cede il castello
alla sua ex-rivale Diana di
Poitiers alla quale riprende
il castello di Chenonceau. Nel
breve periodo della sua
proprietà si ebbe a Chaumont
la saltuaria presenza d’un
altro fiorentino, Cosimo
Ruggieri, giunto in Francia
insieme alla regina. Questo
personaggio, ufficialmente
astrologo con sede
nell’abbazia di Saint Mathé,
fu forse un ciarlatano o un
occultista, o forse per altri
un vero dotto.
Una
torre del castello dà accesso
ad uno dei laboratori ed
osservatori di Ruggieri, dove
egli s’incontrava sovente
con la regina. Secondo alcuni
racconti, nelle notti di luna
piena Ruggieri, in uno
specchio stregato, poteva
vedere il re e i suoi figli
che rivelavano quanti anni
sarebbero vissuti e indicavano
i loro futuri anni di regno
col numero di giri
dell’immagine sulla
superficie dell’oggetto
incantato. Si sa comunque che
Ruggieri fu coinvolto in molti
intrighi politici e di
corridoio, anche ai danni
della stessa regina, nei cui
palazzi egli possedeva
numerosi osservatori. Una di
queste cospirazioni lo portò
alla detenzione su una galera,
mentre i suoi complici
finirono sul patibolo. La sua
provvisoria riabilitazione non
gl’impedì di tornare in
carcere con l’accusa di
maleficio ai danni di Enrico
IV.

Il
castello di Chaumont fu anche
offerto da Caterina alla bella
Diana di Poitiers, già
favorita del re Enrico II, in
cambio del più grande
edificio di Chenonceaux. Diana
effettivamente risiedette per
un breve periodo a Chaumont: a
questi tempi risalgono la sua
camera – ancora oggi
visibile – e i suoi stemmi
scolpiti, contraddistinti da
un corno, un arco ed una
faretra con le sue iniziali.
Nel
1750, il castello diviene
proprietà di Jacques-Donatien
Le Ray. Questo fervente
sostenitore
dell’indipendenza americana
vi ospita Benjamin Franklin,
l’artista italiano Giovan
Battista Nini, che dirige le
due manifatture fondate da Le
Ray all’interno della
tenuta, che raffigurerà il
"padre fondatore"
degli Stati Uniti nei suoi
medaglioni.
Nel
1803, Napoleone I fa esiliare
Germaine de Staël, sua
accanita oppositrice, che può
tuttavia approfittare
dell’ospitalità del figlio
del suo amico Jacques-Donatien
Le Ray e soggiornare a
Chaumont-sur-Loire,
dall’aprile all’agosto del
1810, al fine di sorvegliare
la stampa del suo libro, “De
l’Allemagne” ("Della
Germania"), a Tours.
Da
allora il castello passò al
visconte di Turenna
d’Auvergne, al duca di Saint
Aignan Charles de Beauvillier
e a Jacques le Ray. Sotto
quest’ultimo proprietario,
durante il Settecento, nelle
vicine dipendenze l’italiano
Nini creò una manifattura di
pregevoli ceramiche (di cui
alcuni medaglioni sono oggi
esposti nel castello). Grazie
all’uso delle argille della
Loira, Nini produsse molti
ritratti di notabili che,
incontrato un grande successo,
arricchirono il le Ray, autore
peraltro d’una fortuna in
America.
Sotto
l’Impero la nota Madame de
Staël, ricevuta da Napoleone
l’ingiunzione di vivere ad
almeno quaranta leghe da
Parigi, venne ad abitare il
castello circondandosi di
simpatizzanti.



Nel
1875,
Marie-Charlotte-Constance Say
compra il castello e si sposa
con il principe Henri-Amédée
de Broglie. Arreda le stanze
con mobili rinascimentali e
supervisiona numerosi lavori
al fine di rendere la dimora
degna dei più grandi
ricevimenti. L'architetto
Paul-Ernest Sanson sarà
incaricato di portare a
termine questo prestigioso
cantiere. Progetterà anche le
lussuose scuderie e costruirà
la fattoria modello della
Tenuta.
Durante
l’Ottocento, l’ala nord fu
totalmente demolita per
permettere una bella vista
sulla Loira e sul parco
circostante. I Broglie fecero
erigere inoltre le scuderie
con la singolare costruzione
angolare conica.
Ceduta
allo Stato nel 1938 dalla
Principessa di Borbone-Orléans,
la Tenuta di
Chaumont-sur-Loire appartiene,
dal 2007, alla Regione Centro
ed è, dal gennaio del 2008,
un Ente Pubblico di
Cooperazione Culturale.
Appartamenti
storici
LA CAMERA DETTA DI RUGGIERI
- La
camera detta di Ruggieri viene
così chiamata a causa del
segno raffigurato sulla cappa
del camino: la lettera greca
delta -iniziale di Diana- e
tre cerchi o tre lune piene
Questa scultura è stata
dapprima interpretata come un
simbolo cabalistico di
Ruggeri, uno degli astrologi
della regina Caterina de’
Medici, ma potrebbe anche
essere un’evocazione di
Diana di Poitiers, dato che
Diana, nella mitologia romana,
era considerata essere la dea
della luna.
Un
letto a cielo sospeso della
fine del XVII secolo, un
ritratto del XVII secolo che
presumibilmente raffigura
Cosimo Ruggieri, una seggetta
e uno stipetto apribile con
cassetto e ribalta con
serratura del primo quarto del
XVII secolo completano
l’arredamento di questa
camera.
La
stanza contiene un camino
policromo del XVI secolo che
ricorda che tutti i camini
erano una volta dipinti, e
pareti costruite sia in
mattoni che pietre, secondo un
processo molto in uso
all’inizio del XVI secolo.
LA
CAMERA DETTA DI CATERINA DE’
MEDICI - Nella
camera detta di Caterina de’
Medici -antica camera da
parata - si trova il più
antico arazzo conservato nelle
collezioni del castello,
tessuto a Tournai alla fine
del XV secolo (La
storia di Perseo e Pegaso).
Da notare anche il ritratto di
Caterina de’ Medici (copia
realizzata nel XIX secolo), un
arazzo prodotto nelle Fiandre
alla fine del XVI secolo (La
storia di Davide e Abigail),
nonché un magnifico letto del
XIX secolo, stile Enrico II,
riccamente scolpito con
figure, mascheroni, corni
dell’abbondanza e festoni di
allori e frutta. La testata
dello schienale è ornata da
sirene in mezzorilievo e
sormontata da un’amazzone e
un guerriero che costituiscono
le spalliere del baldacchino.
La
decorazione della stanza è
anche costituita da una
cattedra che presenta, sotto
un’arcata, un airone che
ingoia un’anguilla sotto due
liocorni affrontati che
reggono uno scudo e da un
armadio situato in prossimità
del letto il cui frontale,
risalente al XV secolo, evoca
un’iconografia
caratteristica di
quell’epoca: nel registro
superiore, le tre virtù
teologali -fede, speranza,
carità- e le quattro
stagioni, nel registro
inferiore, i cinque sensi.
LA
SALA DEL CONSIGLIO - La
sala del consiglio possiede un
eccezionale pavimento di
maiolica del XVII secolo,
acquistato dalla famiglia de
Broglie e proveniente dal
palazzo Colluzio di Palermo.
Un
tavolo allungabile
all’italiana del XVI secolo,
un frontone di camino della
fine del XVII secolo
proveniente dal castello di Ménars
e un quadro di Diana di
Poitiers (XIX secolo)
arricchiscono la stanza.
IL
PARATO DEI PIANETI E DEI
GIORNI - Capolavoro
dell’arte della tessitura
della fine del XVI secolo, il Parato
dei Pianeti e dei Giorni è
di nuovo presentato nel
Castello di
Chaumont-sur-Loire, nella sala
del Consiglio dopo alcuni anni
di deposito ed un anno di
restauro nelle officine della
manifattura reale di Wit, in
Belgio.
Acquistato
nel 1889 dal principe e dalla
principessa Henri-Amédée de
Broglie (ultimi proprietari
privati del Castello di
Chaumont- sur-Loire), il
parato costituito da otto
tappezzerie, di cui solo due
esemplari esistono in tutto il
mondo – quello di
Chaumont-sur- Loire e quello
del Museo nazionale di Monaco
di Baviera–, è stato
tessuto alla fine del XVI
secolo (1570) negli ateliers
del maestro licciaio Martin
Reymbouts, a Bruxelles. Le
tappezzerie sono state
assemblate per abbellire i
muri della grande sala
dell’alta Est (Sala del
Consiglio) situata al primo
piano del Castello.
Le
tappezzerie sono state
prenotate dallo Stato durante
l’acquisto della dimora nel
1938, al momento della
partenza della Principessa de
Broglie, e sono state
mantenute sul posto.
L’insieme è stato
classificato a titolo dei
Monumenti Storici nel 1938,
durante il primo inventario
effettuato nel Castello. Il
tema principale di questo
famoso Parato
dei Pianeti e dei Giorni è
l’astrologia. Ogni divinità
dell’antichità romana, che
corrisponde a un giorno della
settimana ed a un pianeta è
seduta in un carro che
simboleggia lo spostamento
degli astri. Il carro
possiede, nelle sue ruote, uno
o più segni del zodiaco ed è
trainato da un animale
fantastico o reale in
relazione con la divinità.
Nel
registro inferiore, si
dispiegano le attività poste
sotto l’influenza della
divinità o scene mitologiche
o bibliche, in paesaggi
alberati. Ampi bordi composti
da grottesche e da cartigli
recanti scene storiate, in
legame con la composizione
centrale incorniciano ogni
quadro. È possibile
identificare sulle tappezzerie
Diana, Saturno, Appollo,
Venere, Marte, un frammento di
un’altra tappezzeria
proveniente dall’atelier di
Martin Reymbouts intitolata
“Il Matrimonio”, Mercurio
e Giove.
LA
SALA DELLE GUARDIE - La
sala delle guardie, situata
all’interno del corpo di
guardia, si trova in una
posizione strategica al di
sopra del portico
d’ingresso.
Contiene
una rara cassaforte della fine
del XVI secolo, che pesa oltre
250 chili, un arazzo di fine
XVII secolo raffigurante un
episodio della vita del
generale ateniese Cimone, una
panoplia di armi ottomane del
XIX secolo (sulla cappa del
camino) offerta alla famiglia
de Broglie dal maragià di
Kapurthala e tre quadri (La
salita al Calvario, del XVII
secolo, L’estrema unzione e
Una risurrezione in stile
neo-primitivo del XIX secolo).
LA
SALA DETTA DEL RE - La
sala detta del Re, nella torre
ovest del corpo di guardia,
risale agli anni 1830-1840 e
presenta sulle boiserie e sul
soffitto una decorazione
policroma in stile storicista,
in voga durante il periodo
romantico.
Documenti
e fotografie, che testimoniano
della vita del castello ai
tempi dei Broglie, sono
regolarmente esposti in questa
sala.
Questa
sala contiene anche settanta
medaglioni e otto stampi
realizzati nel XVIII secolo
dall’artista italiano
Giovanni Battista Nini che
dipinse il ritratto di
numerosi personaggi famosi di
quell’epoca: Luigi XV, Luigi
XVI, Maria Antonietta,
Benjamin Franklin, ma anche di
tutti i membri della famiglia
Le Ray o di personaggi più
modesti (medico, notaio,
intendente). Questa collezione
è ritenuta essere, oggi, una
delle più importanti e
prestigiose del mondo.
LA
SCALINATA D’ONORE - La
scalinata d’onore, a
chiocciola, mostra la
progressiva assimilazione
dello stile italiano da parte
degli artisti francesi verso
il 1500: i motivi gotici
trilobati cedono il passo a
motivi fogliati
rinascimentali, mentre
arabeschi italianeggianti
coprono il fusto delle
colonnine. Le finestre sono
decorate da vetrate a motivi
araldici (stemmi), che
rappresentano le diverse
famiglie proprietarie delle
terre di Chaumont.
Questa scala permette di
accedere ai vari spazi non
arredati del castello dedicati
all’arte contemporanea e
nuovamente riaperti, tra i
quali figura l’antica camera
della principessa de Broglie,
diventata galleria d’arte.
Appartamenti
privati
LA SALA DA PRANZO - Nella
sala da pranzo, troviamo un
notevole camino realizzato da
Antoine Margotin (allievo
dell’architetto Paul-Ernest
Sanson) che mostra
l’essenziale del repertorio
scultoreo presente sulle
facciate esterne del castello
(montagna in fiamme, “Mont
Chaud” da cui deriva il nome
“Chaumont”; doppia “C”
di Carlo II di Amboise; stemma
del cardinale Georges
d’Amboise), e due arazzi: Il
Giudizio di Paride del
XVI secolo, La
storia di Enea del
secolo XVII, nonché un
cassone del XVI secolo con
un’illustrazione su cuoio
raffigurante la battaglia tra
Davide e Golia.
LA
BIBLIOTECA - La
biblioteca è stata
ricostituita tale quale, anche
se ha perso una parte della
propria decorazione durante un
incendio avvenuto nel mese di
giugno del 1957.
Presenta
un armadio-biblioteca a due
corpi del XIX secolo, ornato
da lesene, rombi, fregi con
conchiglie e trafori di gusto
rinascimentale, nonché un
insieme di mobili epoca
Napoleone III: indiscreto,
divano e poltrone.
Tre
arazzi tessuti ad Aubusson nel
XVII secolo illustrano tre
episodi della vita di
Alessandro Magno (L’ingresso
trionfale di Alessandro nella
città di Babilonia, La
sottomissione della famiglia
di Dario e L’incontro
tra il re Poro e Alessandro).
IL
SALOTTINO - Il
salottino presenta un raro
insieme di mobili stile Impero
(deposito della Giunta
Generale del Loir-et-Cher)
firmato dall’ebanista
Pierre-Benoit Marcion, nonché
un eccezionale orologio da
muro stile Impero in marmo e
bronzo dorato ed un tavolo per
tric-trac (deposito del
Mobilier National) stile
Impero, proveniente dal
Palazzo dell’Eliseo.
Questa
stanza ricorda la venuta, tra
l’aprile e l’agosto del
1810, a Chaumont della
scrittrice Germaine de Staël,
durante la stampa, a Tours,
del suo libro "De
L'Allemagne" (“Della
Germania”).
LA
SALA DA BILIARDO - La
sala da biliardo possiede un
raro soffitto policromo
commissionato dal principe e
dalla principessa de Broglie,
con la trave portante che
mostra varie vedute del
castello alla fine del XIX
secolo e gli stemmi delle
famiglie d’Amboise e de
Broglie alle estremità.
Due
arazzi di Bruxelles del XVI
secolo illustrano due episodi
della vita del generale
cartaginese Annibale (La
presa di Sagunto e Annibale
che mostra la pianura padana a
tre dei suoi luogotenenti).
IL
GRAND SALONE - L’arredo
del gran salone è della metà
del XIX secolo e mostra il
gusto storicizzante ispirato
al castello reale di Blois
(camino policromo raffigurante
il porcospino). Il mobilio
(tavoli, sedie, sgabelli,
buffet a due corpi) risale
alla fine del XIX secolo e
proviene dal castello della
Donneterie, nella Turenna.
La
fodera di broccatello in seta
gialla a grandi motivi
floreali che ricopre tutte le
pareti è stata ritessuta nel
2007 seguendo i cartoni
originali del tardo XIX
secolo. Numerosi acquisti e
recenti depositi hanno
permesso di ricostituire
l’atmosfera raffinata del
salone della principessa de
Broglie.
LA
CAPPELLA - La
cappella, costruita e dotata
di una decorazione scultorea
in stile gotico fiammeggiante
risalente all’inizio del XVI
secolo, fu restaurata nel
1884-1886. Le vetrate,
realizzate dal maestro vetraio
Georges Bardon, vennero
montate nel 1888 e illustrano
la storia di Chaumont dalle
origini fino all’epoca della
famiglia de Broglie.
Quattro
dipinti, realizzati da una
scuola aragonese alla fine del
XV secolo e situati ai lati
dell’altare maggiore,
rappresentano due episodi
della Vita
di San Giovanni Battista, La
nascita della Vergine e La
salita al Calvario.
Parco
storico
Il parco di Chaumont è una
creazione abbastanza recente
se si tiene conto della storia
del castello. Fino agli anni
1880, il sito possedeva un
aspetto del tutto diverso.
Nel
luogo in cui si trova
l’attuale parco, è eretto,
di fronte al castello, il
villaggio costituito da due
frazioni (i villaggi di Les
Places e di Frédillet) che
comprende 113 case, la chiesa
e la canonica situate ai piedi
della torre San Nicolò ed il
cimitero situato dietro le
frazioni.
Alcuni
prati erbosi, abbelliti da
aiuole di fiori ed intersecati
da strade, costituiscono
l’unico reale scrigno verde
del castello.
Tuttavia,
alcuni elementi sono stati
eseguiti prima della creazione
del parco. Dalle realizzazioni
del XVIII secolo, rimangono
una porzione del viale
d’onore, fiancheggiato da
marroni, situata nella parte
sud-est del parco, nonché un
viale di tigli che costeggia
la fiancata est del castello.
Inoltre, alcuni cedri sono
stati piantati dal conte
d’Aramon, proprietario del
castello tra il 1830 ed il
1847.
I
disegni elaborati
dall’architetto-paesaggista
Henri Duchêne si
concretizzano con una radicale
trasformazione del sito che
integra un ampio parco
ornamentale e paesaggistico
detto anche
"all’inglese". I
lavori, costati all’incirca
560 000 franchi-oro di
quell’epoca, durano quattro
anni (1884-1888). La
composizione ideata
dall’architetto-paesaggista
offre quindi al castello lo
scrigno verde ed il valore
emblematico di cui era finora
sprovvisto.
Per
portare a termine la
realizzazione del parco, il
principe Enrico-Amedeo di
Broglie compra, a partire dal
1884, tutte le costruzioni
edificate davanti al castello
che farà poi demolire.
Finanzia quindi la
ricostruzione di un nuovo
villaggio sulle sponde della
Loira. L’attuale chiesa e la
sua canonica sono state
progettate assieme al parco
secondo i disegni
dell’architetto Paul-Ernest
Sanson. Viene anche spostato
il cimitero.
Un
sistema di viali curvilinei
permette una passeggiata
ininterrotta con numerosi
punti di vista panoramici. Il
viale detto di cinta costeggia
tutto il perimetro del parco e
permette di rendersi conto
della sua vastità. Viali
secondari vi si ricollegano in
un sapiente gioco di tangenti,
ellissi e volute che
prolungano la passeggiata o
conducono a determinati
elementi. Si inseriscono otto
prospettive, tra cui cinque
convergono verso l’ingresso
del castello. Specie
persistenti assicurano,
d’inverno, la perennità di
questo tracciato e dei confini
dei boschetti. Le varie
essenze di alberi sono state
scelte onde creare armoniosi
quadri di luce,
particolarmente d’autunno.
Dal canto suo, il fogliame
scuro dei cedri piantati
attorno al castello offre un
bellissimo contrasto con le
pietre chiare dell’edificio. Gli
alberi più degni di nota sono
piantati isolatamente.
Inoltre, la composizione di
Duchêne sfrutta i numerosi
atout offerti dal sito.
Attraverso ingegnose
prospettive, integra la Loira
e le ampie terre agricole e
boscose che costituiscono la
tenuta dei Broglie.

Il
parco contiene vari
allestimenti:
Il
serbatoio, chiamato anche "castello
d’acqua",
è stato costruito
immediatamente dopo
l’acquisto della tenuta e
prima dell’arrivo
dell’architetto-paesaggista
Henri Duchêne. L’architetto
trae quindi vantaggio del
serbatoio d’acqua che
inserisce in un boschetto di
alberi ed arbusti. In
quel periodo, il serbatoio
d’acqua ha come principale
obiettivo quello di rifornire
con acqua l’orto, situato
nelle vicinanze del castello,
usando pompe installate in una
casa della borgata che attinge
l’acqua direttamente dalla
Loira. Le vasche metalliche,
oggi fuori uso, contenenti
l’acqua pompata nella Loira
sono state interrate nel 1987
ai piedi del serbatoio
d’acqua in uno spazio
adibito a radura che non
esisteva originariamente.
Il ponte
pittoresco o "rustico" che
attraversa il burrone, che
separa il parco ornamentale
dalla parte detta del
Goualoup, costituisce la
principale costruzione
decorativa del parco. Nel
primo progetto riguardante il
parco, Henri Duchêne
intendeva costruire un ponte
assai diverso ossia un ponte
sospeso non frazionato che
attraversava la strada ed il
burrone. La coppia principesca
rifiuta questo suo primo
progetto ed ordina
all’architetto-paesaggista
il ponte che possiamo ammirare
oggi.
La
principessa de Broglie, che
adorava gli animali (cani,
scimmie, gatti, asini) voleva
che fossero sepolti nei pressi
del suo castello. Fece
pertanto costruire un
cimitero per cani.
Il posto scelto per la sua
edificazione corrispondeva a
quello del cimitero del
villaggio installato, proprio
nel luogo scelto dalla
principessa, dal 1788. Subito
dopo l’acquisto della tenuta
nel 1875, la coppia de Broglie
ha intavolato negoziati al
fine di trasferire il cimitero
comunale. Il nuovo cimitero fu
costruito dal 1881 al 1883 ed
aperto nel 1883 prima
dell’inizio dei lavori del
parco della tenuta di
Chaumont. L’esumazione dei
corpi ebbe luogo nel 1893, il
che permise alla principessa
de Broglie di installarvi il
suo cimitero dei cani. Il
cimitero, un tempo chiuso,
conteneva una ventina di tombe
(diciotto censite oggi) con
davanti ad ognuna una
vaschetta per i fiori. Sulla
maggior parte delle tombe,
dstribuite su tre file in vari
posti del boschetto, sono
ancora visibili le tracce gli
epitaffi incisi dalla stessa
principessa de Broglie che
sono veri e propri poemi alla
memoria dei suoi animali
favoriti.

Scuderie
Le Scuderie furono edificate
nel 1877 da Paul-Ernest
Sanson, architetto del
principe e della principessa
de Broglie. Alla fine del XIX
secolo venivano considerate le
più lussuose e moderne
d’Europa; la selleria ospita
dei sontuosi e celebri
finimenti creati dalla maison
Hermès.
Il
cavallo occupa, nella seconda
metà del XIX secolo, un posto
preponderante nella società.
Anche se la ferrovia
costituisce ormai il mezzo
preferito per le trasferte
medie e lunghe, l’animale
rimane in quell’epoca, il
tipo di trazione maggiormente
diffuso tra i privati. Funge
anche da simbolo di ricchezza,
l’equipaggio delle vetture
ippomobili essendo, da molto
tempo, un indispensabile modo
di esibire la propria
agiatezza. Inoltre,
l’animale risulta molto
utile nell’organizzazione
delle partite di caccia alla
corsa. Infine, la nobilità di
allora ama mostrare gli stemmi
dipinti sulle sue carrozze e
le magnifiche livree dei suoi
domestici.
Le
scuderie di Chaumont-sur-Loire
esemplificano gli alloggi che
la ricca aristocrazia faceva
costruire, alla fine del XIX
secolo, per ospitare i propri
cavalli.
Nel
1877, la coppia principesca
affida all’illustre
architetto, Paul-Ernest
Sanson, l’edificazione di
scuderie che dovevano essere
le più sontuose e moderne
d’Europa. Il direttore dei
lavori scelse quindi un
insieme di mattoni e pietre (i
mattoni venivano correntemente
usati alla fine del XIX per la
costruzione dei palazzi
equini) e riutilizzò un
elemento scultorio, visibile
sulle facciate del castello
(ossia un fregio scolpito dove
si alternano la doppia
"C" di Carlo II di
Chaumont e la montagna in
fiamme).
Le
scuderie di Chaumont-sur-Loire
si sviluppano attorno a due
cortili di grandezze ineguali
che possono comunicare tra di
loro. Il più grande è
riservato ai castellani,
l’altro ai loro ospiti. Il
grande cortile è stato
realizzato su misura per i
numerosi cavalli e le numerose
vetture ippomobili che vi
circolano nonché per il
personale che vi lavora. Le
scuderie, aperte giorno e
notte, impiegano un elevato
numero di domestici. Una
ventina di persone (addetto
all’aggancio dei cavalli,
cocchiere, domestico,
staffiere, postiglione, groom)
svolgono i propri compiti
sotto la direzione del
capococchiere, responsabile
delle scuderie. Le camere
mansardate dei domestici che
lavorano nelle scuderie sono
situate al primo piano dei
vari edifici (non accessibili
ai visitatori).
Paul-Ernest
Sanson prevvede
un’estensione molto più
grande degli edifici. Tuttavia
tale progetto non potrà mai
andare in porto.
L’esperienza, acquisita
durante questi lavori
permetterà all’architetto
francese di progettare, alcuni
anni dopo, nel 1892, le
magnifiche scuderie del
marchese di Breteuil.
Grande
scuderia
La grande scuderia è, a sua
volta, suddivisa in più
spazi: box dei cavalli da
traino, box dei purosangui,
cucina e selleria di lavoro,
selleria di gala, atrio,
rimesse per le carrozze,
maneggio coperto, box dei
pony.
La
cosiddetta scuderia
dei mezzosangui ospita
i cavalli usati per trainare
le vetture ippomobili.
Comprende anche box nei quali
vengono legati gli animali a
riposo. L’edificio ha
conservato il suo allestimento
interno originario del 1877:
box, targhette recanti il nome
dei cavalli, panche,
mangiatoie e abbeveratoi in
ghisa sormontati da una
piastra policroma in ghisa
smaltata, palline e ganci in
ottone, lampade ad arco. Le
pareti in legno sono dotate di
protezioni per evitare che i
cavalli possano ferirsi i
fianchi. Sulle pareti della
scuderia, inserito in una
cornice di legno scolpito, un
pannello degli ordini indica,
per ogni ora del giorno, i
compiti che devono svolgere i
palafrenieri e le persone che
lavorano nelle scuderie.
Oltrepassando la
scuderia dei cavalli da
traino, troviamo i box dei
cavalli da sella. I purosangui destinati alla monta, più nervosi dei cavalli da traino,
possiedono ognuno un loro box
nel quale vengono lasciati
liberi. Le pareti hanno perso,
negli anni ’50, il loro
rivestimento originario in
legno laccato. Le porte basse
erano ricoperte di tappeti di
protezione per evitare che i
cavalli potessero feririsi
alle ginocchia. Una galleria a
volta molto stretta, non
visibile dall’esterno,
situata dietro i box
permetteva al personale di
recarsi più facilmente e
direttamente dalla cucina alle
scuderie dei cavalli da
traino.
Il
grande cortile dà anche
accesso alla cucina
e alla selleria di lavoro. Questa
grande sala, con tre pareti
intonacate, funge sia da
selleria di lavoro dove
d’inverno gli addetti
puliscono i finimenti da
traino dopo ogni loro uso
(smontaggio, pulizia,
essiccamento, lubrificazione,
rimontaggio) che da cucina
nella quale si prepara il
"mash" dei cavalli
(cibo a base di cereali
cotti). Due lampade ad arco,
orginariamente montate sotto
l’atrio, simili a quelle del
teatro all’opera e del
municipio di Parigi,
testimoniano il modernismo
delle scuderie dotate, sin dal
1898, di una illuminazione a
regola d’arte.
La
selleria di gala si
trova nelle vicinanze della
selleria di lavoro. Questa
stanza, che non ha subito
alcuna modificazione dalla
fine del XIX secolo, nonché
l’importante collezione di
finimenti da traino, acciai e
fruste che racchiude, viene
ritenuta essere, oggi, una
delle più belle sellerie di
Francia. Tutti gli oggetti
esposti nella selleria
provengono dalle imprese più
prestigiose operanti nel XIX
secolo: Hermès, Clément,
Adler, Adam... La
presentazione dei finimenti
(sportivi con pettorali e
sonagli, di gala con collare
inglese ed ornamenti in bronzo
dorato, per poney), singoli o
doppi, sospesi in tutta la
selleria, rispecchia
l’antica maniera
tradizionale di sistemare
questi oggetti ingombranti e
complessi.
Grazie
alla sua posizione centrale ed
alle sue grandi dimensioni, l’atrio costituisce
il cuore della scuderia. Il
suo ampio tetto offre, in
tutte le stagioni, un riparo
che facilita il lavoro del
personale addetto alle
scuderie. Vi si puliscono le
vetture dopo ogni loro uso, vi
si lavano i cavalli per
ricoprirli con i finimenti
prelevati nella selleria
attigua. L’orologio ritma lo
svolgimento di tutte le
attività (strigliare i
cavalli, spazzolarli,
sellarli, indossare la propria
livrea). Inoltre, il pannello
degli ordini indica ad ogni
membro del personale (groom,
postiglione, cocchiere,
palafreniere,…) i compiti
che dovrà compiere durante la
giornata.
Seguono due
rimesse per vetture
ippomobili. La prima ospita quattro vetture un tempo proprietà della famiglia de
Broglie, la seconda rimessa
racchiude una berlina di Gala.
Un
piccolo maneggio coperto avente un diametro di circa dodici metri, allestito in un angolo del
cortile, permette di lavorare
i cavalli con la longia sotto
lo sguardo del principe
Enrico-Amadeo di Broglie e dei
suoi ospiti confortevolmente
installati nella galleria
circolare che sormonta la
pista. Per edificare questo
maneggio, l’architetto
Paul-Ernest Sanson ha
riutilizzato la sottostruttura
del forno, usato per la
cottura della terracotta o del
vetro, della fabbrica creata
da Jacques-Donatien Le Ray a
Chaumont-sur-Loire. Soltanto
le pareti situate al di sopra
della galleria di circolazione
fanno parte di questo forno,
il livello del suolo essendo
stato da allora abbassato. La
parte inferiore delle pareti
è stata realizzata
dall’architetto Sanson così
come il ricoprimento e il
tetto di forma conica.
La
scuderia riservata ai pony comprende
quattro box che occupano gli
angoli della scuderia e tre
box allestiti tra i due box
della parete nord. Conservata
nel suo stato originario con i
suoi intonachi, battifianco,
mangiatoie e rastrelliera, la
scuderia sfoggia lo stesso
lusso della scuderia dei
cavalli da traino. L’unica
eccezione tra le due scuderie
consiste nel fatto che i box
sono singolarmente chiusi da
porte dotate di un sistema di
sicurezza che impedisce la
loro apertura da parte degli
animali, il che evita che
possano ferirsi sfregandosi
contro le maniglie.

Vetture
ippomobili della famiglia De
Broglie
IL
PICCOLO DUCA - Vettura da
città e da passeggiata,
scoperta, con una cassa
ampiamente aperta ed
abbassata, questo piccolo duca
per signore fu realizzato su
richiesta della principessa
Enrico-Amadeo de Broglie, dai
carrozzieri Belvalette. Con la
parte posteriore della cassa
dotata di un sedile per uno o
due domestici e sprovvista di
sedile per il cocchiere,
questa vettura era
direttamente guidata,
dall’interno, dal suo
proprietario.
IL
VIS-A-VIS - Questa vettura
da passeggiata, leggera, con
due fondi e due sedili in
vimini intrecciato per quattro
persone sedute due a due le
une di fronte alle altre, fu
progettata dai fratelli Dosme
(carrozzieri a Blois). Dotata
nella sua parte posteriore di
una cesta in vimini, questo
vis-à-vis era utilizzato
dalla famiglia de Broglie e
dai loro ospiti per recarsi ai
loro picnic nonché per
realizzare gite in campagna o
partite di caccia.
IL
LANDÒ - Ordinato a Mühlbacher
(carrozziere prediletto della
corte all’epoca di Napoleone
III), questo landò veniva
usato dalla principessa di
Broglie per le sue varie e
numerose compere a Parigi o
per assistere alle
rappresentazioni dell’Opera
Garnier. Questa vettura, che
era in grado trasportare
quattro passeggeri e dotata di
due fondi e due portiere,
poteva scoperchiarsi o
eichiudersi interamente grazie
a due capotte di cuoio che
ricoprivano ogni fondo e si
congiungevano al di sopra
delle portiere.
L’OMNIBUS
- Incredibilmente
lussuosa, questa vettura
chiamata omnibus da castello
fu creata da Mühlbacher.
Trainata da tre o quattro
cavalli, questo omnibus veniva
usato per gli spostamenti tra
la stazione (la più vicina
essendo quella di Onzain) ed
il castello nonché per il
trasporto dei bagagli e degli
ospiti. Veniva anche usato per
recarsi alle partite di caccia
o alle corse ippiche.

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