Castelli della Valle della Loira
Francia 

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2000

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Nel 2013, il castello di Chenonceau, situato nei pressi della cittadina di Chenonceaux, nella Valle della Loira, ha compiuto 500 anni! 

La sua è una storia lunga. Nel 1411 nello stesso luogo c’era un maniero che fu bruciato dalle truppe reali per punire Jean Marques, il proprietario, accusato di una cospirazione. Ritornato nelle grazie della corona, nel 1430 Marques lo ricostruì, sfruttando il corso del fiume Cher per porvi un mulino fortificato. Uno dei suoi eredi, fortemente indebitato, vendette il castello a Thomas Bohier, tesoriere dei re Carlo VIII, Luigi XII e di Francesco I.

I coniugi Bohier, fecero abbattere quasi tutto il maniero lasciando solo la torre di vedetta e, a partire dal 1513, costruirono sul mulino il corpo centrale del castello che vediamo oggi; mentre il marito seguiva il re nelle sue campagne militari, la moglie, Catherine Briçonnet partecipò attivamente alla progettazione e sovraintese alla sua costruzione. Alla morte di Catherine, il figlio Antoine dovette cedere il castello alla corona per pagare i debiti del padre, e il castello entrò a far parte dei beni del re Francesco I.

Il suo successore, Enrico II, offrì il castello in dono alla sua amante, Diana di Poitiers, già nominata duchessa di Valentinois. Diana divenne, in breve, anche una delle donne più influenti dell’epoca; a lei si deve la realizzazione del ponte sul fiume e la costruzione degli splendidi giardini lungo le rive del fiume Cher.

Alla morte di Enrico II la vedova, Caterina de Medici, scacciò Diane dal castello obbligandola a lasciarlo, e a vivere a Chaumont. Caterina de Medici si stabilì a Chenonceaux e ne fece la sua residenza preferita, aggiungendo altri giardini e i due piani al ponte sul fiume, dove amava organizzare grandi feste e intrattenimenti. Nel castello vissero o vi abitarono per lunghi periodi le figlie e le nipoti di Caterina de Medici: Maria Stuart, Margherita di Francia la regina Margherita o Margot, Elisabetta d’Austria, Elisabetta di Francia e infine Luisa di Lorena.

Alla morte di Caterina il castello andò alla nuora, Luisa di Lorena, moglie di re Enrico III, che venuta a conoscenza della morte del marito proprio a Chenonceaux, cadde in una profonda depressione e vi si ritirò fino alla sua morte. Durante quegli anni, la regina lo trasformò quasi in un convento tetro e silenzioso; volle perfino che i muri della sua camera fossero dipinti di nero.

Da Luisa il castello passò a César di Vendôme, poi a sua moglie Francesca di Lorena, e poi seguì la linea ereditaria dei Valois. Acquistato dal Duca di Borbone, che lo spogliò di molte delle sue statue, la proprietà giunse nelle mani di Claude Dupin. Sua moglie, Louise Dupin, riportò il castello agli antichi splendori, coltivandovi il pensiero illuminista ospitando Voltaire, Buffon, Montesquieu, Bernard le Bovier de Fontenelle, Pierre de Marivaux e Jean-Jacques Rousseau.

Louise Dupin si prese cura di ottenere, per editto reale, il permesso di chiamare il castello e la sua proprietà senza la “x”, con cui terminava il nome della cittadina vicina, in modo da dare un tangibile taglio netto con quello che era stato il castello dei re, delle loro amanti e della casa reale reale francese per quasi tre secoli. Il suo ponte, elemento strategico nel passaggio del Cher per molti chilometri, l’editto della “x” e la gestione democratica della tenuta, salvarono il castello dalla distruzione da parte della Guardia rivoluzionaria durante la Rivoluzione. La tomba di Louise Dupin si può ancora ammirare nei giardini del castello.

Nel 1864 la proprietà passò a Marguerite, moglie del chimico Théophile Pelouze, che lo aveva comprato dagli eredi di Madame Dupin: i Villeneuve. Marguerite iniziò dei lavori di ristrutturazione che riportarono il castello all’aspetto che probabilmente aveva all’inizio del XVI secolo, eliminando quanto aveva snaturato la leggiadra costruzione voluta dalla Briçonnet. Nel 1913 il castello divenne proprietà della famiglia Menier. Durante la prima guerra mondiale il castello fu usato come ospedale e convalescenziario.

Nei primi anni del secondo conflitto mondiale la linea di demarcazione tra la Francia occupata dai tedeschi e la repubblica di Vichy, passava sul fiume Cher e il castello fu utilizzato come via di fuga dalla zona di Vichy, occupata dai nazisti, fino al momento della completa occupazione tedesca della nazione. Nel 1944 una bomba caduta da un aereo alleato esplose molto vicino alla cappella del castello, mandando in mille pezzi le antiche vetrate istoriate.

Nel 1951 la famiglia Menier cominciò la ristrutturazione del castello e dei giardini, danneggiati da un’inondazione nel 1940, riportando il castello al suo ruolo di gemma preziosa incastonata tra i suoi magnifici giardini. Il castello, proprio per il gran numero di donne, dame, duchesse e regine che lo abbellirono e curarono, vi vissero e amarono, viene chiamato anche “Il castello delle Dame”.

Il castello delle Dame, mostra tutt’oggi le attente cure delle tante Dame che lo hanno abitato e amato: vi hanno lasciato il segno Caterina Briçonnet, Diane de Poitiers, Caterina de Medici, le sue figlie e nipoti: Maria Stuart, Margherita di Francia, la regina Margherita, Elisabetta d’Austria, Elisabetta di Francia e Louise de Lorraine, Louise Dupin, Marguerite Pelouze e… ancora oggi, il castello è affidato alle cure di una Dama, Madame Menier.

Gran parte del fascino dei castelli rinascimentali francesi deriva dall’abile uso dell’acqua come elemento architettonico: quasi sempre si tratta di costruzioni circondate, o addirittura affioranti dalle acque, cosi da rispecchiarsi, con scenografici e romantici effetti. Da un punto di vista funzionale, l’acqua era uno strumento di difesa, o quanto meno di selezione. I castelli non avevano più apparati bellici e le torrette che li ornavano non avevano funzioni militari ma solo decorative: l’acqua costituiva una buona barriera contro ladri, banditi o visitatori indesiderati. Tuttavia, da un punto di vista più generale, era un elemento naturale che dava dolcezza e risalto all’architettura, conferendole un aspetto magico.

Il castello ha una pianta centrale con torrette d’angolo, si dice che il costruttore si fosse ispirato a Venezia, in ogni caso ne aveva tratto la grazia, perché l’effetto di luminosità dei giochi di luce e di riflessi sull’acqua appaiono voluti e indiscutibilmente la ricordavano. La progettazione della galleria centrale con la scala rettilinea posta di lato, si orienta ai palazzi della Serenissima.

Per le decorazioni Chenonceau fa parte di una tradizione rinascimentale, ma con la chiara volontà di utilizzare elementi presi in prestito dall’antichità. Sulla torre dei Marques si trovano dei pilastri scolpiti che sostengono un architrave decorato a racemi.
La concezione generale del castello rispetta la tradizione rinascimentale con torrette d’angolo, abbaini ornati, i balconi della cappella e del gabinetto costruiti all’esterno.

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Architettura

Entrata principale - Il grande viale d’onore che porta al castello è piantato con platani per quasi 1 km. Da ogni lato del vicolo d’onore: la casa colonica del XVI secolo sulla destra, il Labirinto e le Cariatidi sulla sinistra.

La coppia di sfingi settecentesche che fiancheggiano la navata d’onore installata dal conte René de Villeneuve proviene dal castello di Chanteloup ad Amboise, l’ex tenuta del duca di Choiseul, che fu tagliata nel diciannovesimo secolo; vediamo – tra l’altro – un paio di sfingi di pietra dalla scala principale di Château-Margaux in Gironde (1810).

Il piazzale - Dopo aver preso il grande viale fiancheggiato da platani e oltre le due sfingi all’ingresso del castello, ecco il piazzale della tenuta. Giusto e confinante con il piazzale, il Palazzo delle Cupole e il Museo delle Cere. Nel centro, di fronte al castello, la Cour d’Honneur con la torre Marques. A sinistra, la Cancelleria costruita nel XVI secolo che conduce al Giardino di Diana.

La galleria delle cupole - Uno spazio nella galleria di Domes è stato dedicato dal 14 luglio 2014 all’ospedale militare installato nel monumento durante la prima guerra mondiale, dal 1914 al 1918. Questa ricostruzione è un tributo alla memoria dei feriti e dei badanti, che vivevano attraverso gli anni della guerra al castello di Chenonceau.

Il galleria di Attelages - E' stata creata nel gennaio 2014 all’interno della fattoria del XVI secolo e ha esposto una collezione di carrozze trainate da cavalli dal XVIII secolo al XIX secolo.

Fattoria del XVI secolo - L’ensemble risalente al XVI secolo comprende le scuderie di Caterina de ‘Medici, un orto e un laboratorio floreale dove oggi lavorano due fioristi per le parti in fiore del castello. L’orto ospita diverse varietà di verdure e piante, tra cui più di 400 rose.

Aranciera - Situato di fronte al giardino verde, l’aranciera ospitava al momento aranci e limoni. Oggi serve come sala da tè e ristorante gourmet.

Giardini - Ci sono due giardini principali: quello di Diana di Poitiers e quello di Caterina de ‘Medici, situato su entrambi i lati della Torre del Marques, una traccia delle fortificazioni che precedono la costruzione dell’attuale castello.

Il giardino di Diane - Il giardino di Diana di Poitiers, il cui ingresso è comandato dalla casa del Regista: la Cancelleria, costruita nel XVI secolo; ai piedi del quale si trova un pontile, impreziosito da una vite, accesso essenziale a qualsiasi passeggiata sul Cher. Al suo centro c’è un getto d’acqua, descritto da Jacques Androuet du Cerceau nel suo libro, The Most Excellent Buildings of France (1576). Sorprendentemente progettato per il tempo, il getto di acqua sgorga da un grande ciottolo tagliato di conseguenza e cade “in covone” a un ricettacolo pentagonale di pietra bianca. Questo giardino è protetto dalle inondazioni di Cher da terrazze rialzate dalle quali si possono ammirare splendidi punti di vista sulle aiuole e sul castello.

Giardino di Caterina dei Medici - Il giardino di Caterina de ‘Medici è più intimo, con un bacino centrale, e si affaccia sul lato ovest del castello. La decorazione floreale dei giardini, rinnovata in primavera e in estate, richiede l’installazione di 130.000 piante da fiore coltivate nella tenuta.

Giardino verde - Questo giardino fu progettato da Lord Seymour nel 1825 per la contessa Vallet de Villeneuve che voleva un parco inglese. Il giardino si affaccia sul lato nord di Caterina de ‘Medici. È un recinto erboso delimitato da una collezione di alberi, platani, cedri blu, abete spagnolo, catalpa, castagno, abeti douglas, sequoie, robinia, nero noce e leccio. In precedenza, Caterina de ‘Medici aveva scelto questo luogo per costruire il suo serraglio e le sue voliere.

Labirinto - Desiderato da Caterina de ‘Medici, il labirinto di stile italiano è composto da un tasso di oltre 2000 ettari. Un gazebo si trova nel centro. La sua posizione elevata consente una panoramica. È sormontato da una statua di Venere. Il labirinto è circondato da una pergola dove troviamo le cariatidi di Jean Goujon che un tempo adornavano la facciata del castello.

Architettura all’aperto - Il castello ha in realtà due parti:

Una prigione medievale eretta sulla riva destra del Cher che è stata ristrutturato nel XVI secolo.

Un edificio rinascimentale costruito sul fiume stesso, che costituisce la parte principale del castello.

La torre del Marques - La torre Marques è l’unica traccia visibile dell’antico castello medievale della famiglia Marques, rasa al suolo da Thomas Bohier nel 1515. Corrisponde al sotterraneo del vecchio edificio, costituito da una torre circolare e da una torretta che ospita la tromba delle scale. Bohier riabiliterà la torre dandole un aspetto più moderno, in stile rinascimentale, grazie al piercing di grandi bifore, una porta scolpita, abbaini in pietra bianca e l’aggiunta di un campanile, la cui campana è datata 1513. Inoltre ha piccole console sulla passerella, e copre la vecchia muratura di malta, nascondendo i vecchi arcieri, ma ci sono comunque delle tracce.

Porta anche dei gradini in pietra, del tipo visibile nei castelli di Bury e Nantouillet o del primo castello di Chantilly, corrispondente ad una certa messa in scena dell’ingresso, di moda nel XVI secolo. Infine, Bohier incise le lettere TBK sulla torre, che significava Thomas Bohier-Briçonnet Katherine.

Sul lato, possiamo ancora vedere il pozzo, adornato sul bordo di una chimera e un’aquila a due teste, emblema della famiglia di Marques. Questa torre, che per un certo periodo ospitava il negozio di souvenir, non è più accessibile al pubblico.

La casa rinascimentale - È costituito da un edificio principale a due piani quasi quadrato (22m x 23m) (più un seminterrato) fiancheggiato da torrette angolari, costruito sulle potenti fondamenta in pietra del vecchio mulino che una volta fiancheggiava il litorale a destra.

È esteso da un edificio a due piani e un tetto che si appoggia sulla facciata sud della casa, costruita da Philibert Delorme nel 1560 in uno stile quasi classico, e poggiata su un ponte a cinque archi che attraversa la Cher. Il piano inferiore è occupato da una galleria.

Il tour del castello inizia con le stanze del piano terra. 

L’ingresso si apre su un vestibolo centrale che si apre su quattro stanze su entrambi i lati. Da una parte: una stanza delle Guardie, attraverso la quale si raggiunge una cappella, la “stanza di Diana di Poitiers” e “l’ufficio di lavoro di Caterina de Medici”. Dall’altra parte c’è una scala che dà accesso alle cucine nel seminterrato, la “camera François I” e la “Louis XIV lounge”. Alla fine del vestibolo, accesso alla galleria inferiore.

La scala, con doppio volo rettilineo, è accessibile dietro una porta che si trova nel mezzo del vestibolo d’ingresso. Fornisce l’accesso ai piani superiori ogni apertura su un vestibolo:

Il primo piano è costituito dal “vestibolo di Catherine Briçonnet”, attorno al quale si trovano quattro stanze: “la stanza delle cinque regine”, la “stanza di Caterina de Médicis”, quella di César de Vendome e quella di Gabrielle d’Estrees (preferito da Enrico IV). In fondo a questo vestibolo, c’è anche una porta che dà alle stanze situate sopra la galleria.
Il secondo piano comprende, oltre al vestibolo, quattro stanze di cui è visitabile solo “la stanza di Luisa di Lorena”.

PIANO TERRA

Vestibolo - Il vestibolo al piano terra è coperto da un soffitto a volta le cui pietre chiave, sfalsate l’una dall’altra, formano una linea spezzata. I cesti, realizzati nel 1515, rappresentano fogliame, rose, teste d’angelo, chimere e corna di abbondanza.

Sopra le porte, in due nicchie, sono scolpiti San Giovanni Battista, patrono di Chenonceau, e una Madonna italiana nello stile di Lucca della Robia. L’arredamento è composto da un tavolo da caccia in marmo italiano. Sopra la porta d’ingresso, una moderna vetrata, realizzata nel 1954 da Max Ingrand, raffigurante la leggenda di Saint Hubert.

La stanza delle guardie - Sopra la porta di quercia del XVI secolo, nella forma dei loro mecenati, Santa Caterina e San Tommaso, i precedenti proprietari, e il loro motto: “Se arriverà ad un punto, ricorderò” (per capire: farà quello si ricorderà di me). I soffitti esposti travetti, detti “francesi” portano le due C intrecciate Caterina de ‘Medici. Il pavimento è parzialmente ricoperto da piastrelle in maiolica policroma della fine del XIX secolo, realizzate dallo studio parigino di Léon Parvillée. Questo pavimento in maiolica è una riproduzione del pavimento cinquecentesco della chiesa di Brou.

Il camino porta le braccia di Thomas Bohier mentre le pareti sono decorate con una serie di arazzi fiamminghi del XVI secolo che rappresentano la vita di un castello, una proposta di matrimonio o una scena di caccia. Il petto, gotico e rinascimentale, conteneva l’argenteria con cui si muoveva la corte.

La cappella - Entriamo nella cappella dalla Guardia delle Guardie, attraverso una porta di quercia sormontata da una statua della Vergine. Le sue foglie rappresentano Cristo e San Tommaso e ripetono le parole del Vangelo secondo San Giovanni: “Muovi il tuo dito qui”, “Sei il mio Signore e il mio Dio”.

La signora Pelouze aprì le finestre accoppiate, che erano dotate di finestre di vetro, secondo i disegni di un certo Steinheil. Le vetrate distrutte nel 1944 furono sostituite da opere di Max Ingrand nel 1954. Vediamo nella loggia a destra una Madonna col Bambino in marmo di Carrara di Mino da Fiesole. A destra dell’altare, una credenza decorata adornata con il motto del Bohier.

Nel 1890 il ceramista Edouard Avisseau (1831-1911) fece un bassorilievo per il castello, La Vierge aux poissons.

Sul muro, dipinti religiosi: La Vergine con il velo blu di Il Sassoferrato, Gesù che predica davanti ad Alfonso e Isabella di Alonzo Cano, un Sant’Antonio di Padova di Murillo e un’Assunzione di Jean Jouvenet. Lo storico Robert Ranjard precisa: “L’oratorio conserva, incisi nella pietra delle sue mura, frasi scritte in vecchi graffiti scozzesi lasciati da padroni di casa sconosciuti ai tempi di Diana di Poitiers”. Entrando a destra, un premio datato 1543: “L’ira dell’uomo non realizza la giustizia di Dio”, e un’altra del 1546: “Non essere sconfitto dal male”.

Affacciato sulla navata, una piattaforma reale che si affaccia sulla “Sala delle Cinque Regine” al primo piano, risalente al 1521.

Questa cappella fu salvata durante la rivoluzione, Madame Dupin ebbe l’idea di fare una riserva di legna da ardere.

Camera di Diana di Poitiers - Il camino di Jean Goujon e il soffitto recano intrecciate le iniziali di Enrico II e Caterina de ‘Medici. Anche la “H” e la “C” formano maliziosamente la “D” di Diane de Poitiers, la preferita di King. L’arredamento è composto da un letto a baldacchino del diciassettesimo secolo e poltrone in pelle di Cordoba. Sulla mensola del camino è un ritratto del 19 ° rappresentante di Caterina de ‘Medici, di Sauvage.

A sinistra della finestra, una Madonna col Bambino, di Murillo. A destra del camino, una tela della scuola italiana del diciassettesimo secolo, Cristo spogliato dei suoi vestiti da Ribalta.

Sotto questa immagine, una biblioteca con porte schermate ospita gli archivi della tenuta; un documento esibito reca le firme di Thomas Bohier e Katherine Briçonnet.

Sulle pareti vi sono due arazzi fiamminghi del XVI secolo, Il trionfo della forza, montati su un carro trainato da due leoni e circondato da scene dell’Antico Testamento. Nel bordo superiore, la frase latina si traduce come “Colui che ama con tutto il cuore i doni celesti, non si ritira davanti agli atti che la pietà gli impone”; l’altro pezzo è Il trionfo della carità, che, su un carro, tiene nelle sue mani un cuore e mostra il Sole, circondato da episodi biblici; il motto latino è: “Chi mostra un cuore forte in pericolo, riceve alla sua morte, come ricompensa, la salvezza”.

Gabinetto verde - Questo è l’ex ufficio di Caterina de ‘Medici, durante la sua reggenza. Sul soffitto ci sono due C intrecciate. In questo pezzo è esposto un arazzo di Bruxelles chiamato “l’Aristoloche”, sia gotico che rinascimentale. Il suo colore verde originale è sfumato al blu. Il tema è ispirato alla scoperta delle Americhe e rappresenta una fauna e una flora esotica: fagiani argentati del Perù, ananas, orchidee, melograni e piante sconosciute in Europa.

Libreria - Questa ex-piccola biblioteca di Caterina de ‘Medici offre una vista del Cher; il controsoffitto in rovere di bellissime scatole del 1525, di stile italiano, con piccole chiavi pendenti, è uno dei primi di questo tipo conosciuto in Francia; porta le iniziali T, B, K, con riferimento a Bohier.

Sopra la porta c’è una Sacra Famiglia dopo Andrea del Sarto95. In questo dramma sono conservate una scena della vita di San Benedetto, di Bassano, Un martirio di Correggio, Eliodoro di Jouvenet, e due medaglioni, Hebe e Ganimede, le coppe degli dei, portate all’Olimpo della scuola francese di il diciassettesimo secolo.

Galleria del piano terra - Tra le tante novità giunte dall’Italia una di quelle destinate ai massimi fasti fu la ‘galleria’. Fino ad allora, le stanze dei castelli e dei palazzi non erano – per usare termini attuali – disimpegnate: al contrario, erano accostate tra di loro, e la porta di una stanza si apriva direttamente sulla stanza vicina. Con quanta intimità e con quale agio per gli abitanti è facile capire. Nel corso del Rinascimento si diffuse in Italia l’abitudine di allineare le stanze lungo un corridoio di disimpegno, in modo che per andare da una stanza a un’altra si potesse usare tale spazio, senza disturbare gli occupanti delle stanze intermedie. Questo corridoio portava il nome di ‘galleria’ e fu per lungo tempo, aperto sul lato esterno, finché nel corso del Seicento, con il progredire della tecnica vetraria, si prese l’abitudine di chiuderlo con ampi finestroni. Poiché questo nuovo locale era il primo che si incontrava nella casa, e godeva di abbondante luce, divenne consueto esporvi i pezzi pregiati della casa: statue, quadri, arazzi, mobili. Così il termine galleria acquisto il significato di raccolta d’arte che mantiene ancora. A Chenonceaux si ha uno dei primi esempi di galleria di questo tipo: un lungo ambiente senza più stanze da disimpegnare, che ha in sé la sua giustificazione, e poteva essere usato per esporre opere d’arte, passeggiare o ammirare il panorama del fiume. 

La galleria, lunga 60 metri, larga 6 metri, con 18 finestre, ha un pavimento piastrellato e ardesia e un soffitto con travetti a vista, che funge da sala da ballo, fu inaugurato nel 1577 durante le feste di Caterina de ‘Medici e di suo figlio Enrico III. Ad ogni estremità, ci sono due camini in stile rinascimentale, uno dei quali è solo una decorazione che circonda la porta sud che conduce alla riva sinistra del Cher.

La facciata del Levante fu dipinta dai decoratori dell’Opera di Parigi per il secondo atto degli Ugonotti.

La serie di medaglioni raffiguranti personaggi famosi sulle pareti fu posta nel XVIII secolo.

Casa di Francesco I - Questa sala contiene il più bel camino del castello (ricostruito nel XIX secolo, le sue tre nicchie “con baldacchini” erano adornate con statue); sul suo cappotto corre il motto di Thomas Bohier, facendo eco alle sue braccia rappresentate sulla porta. L’arredamento è costituito da tre credenze francesi del XV secolo e un armadio italiano del XVI secolo, intarsiato con madreperla e avorio inciso a penna, offerto a Francesco II e Maria Stuart per il loro matrimonio.

Alle pareti un ritratto di Diane de Poitiers in Diane Chasseresse di Le Primatice, che lo realizzò qui nel 1556, i dipinti di Mirevelt, Ravenstein, un Autoritratto di Van Dyck, il ritratto di una nobildonna di Diane Chasseresse di Ambrose Dubois96 , Archimede di Zurbaran, Due vescovi della scuola tedesca del diciassettesimo secolo e Le tre grazie di Carle van Loo in rappresentanza delle tre sorelle di Mailly-Nesles, che furono successivamente amanti di Luigi XV.

Questa stanza era anche quella di Madame Dupin nel XVIII secolo, dove lei emette il suo ultimo sospiro il 20 novembre 1799.

Salone Louis XIV - Questa sala illuminata di rosso evoca il ricordo del soggiorno di Luigi XIV a Chenonceau il 14 luglio 1650. L’attuale ritratto cerimoniale di Rigaud sostituisce quello bruciato durante la rivoluzione nel 1793. Il dipinto originale fu donato dal re al duca di Vendome nel 1697, in riconoscimento dell’invio di statue al parco della Reggia di Versailles. La grande cornice in legno intagliato e dorato di Lepautre è composta da solo quattro enormi pezzi di legno, così come i mobili rivestiti con arazzi di Aubusson e una consolle in stile “Boulle”.

Il camino in stile rinascimentale è adornato con Salamander e Hermine, in riferimento al re Francesco I e Claude di Francia. La cornice che circonda il soffitto a travetto esposto reca le iniziali di Bohier.

Sopra la consolle Il bambino Gesù e San Giovanni Battista di Rubens fu acquistato nel 1889 per la vendita della collezione di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone I ed ex re di Spagna.

Il salone ha una serie di ritratti del diciassettesimo e diciottesimo secolo francesi, quelli di Luigi XV di Van Loo, una principessa di Rohan, Madame Dupin di Nattier, Chamillard, ministro di Luigi XIV, un ritratto di un uomo di Netscher Philip V di La Spagna di Ranc e quella di Samuel Bernard di Mignard.

La scala - Una porta di quercia del XVI secolo dà accesso alla scala, una delle prime scale diritte, (rampa d’accesso) costruita in Francia sul modello italiano. È coperto da una volta chiamata “strisciante”, con nervature che si intersecano ad angolo retto. Le scatole sono decorate con figure umane, frutta e fiori (alcuni motivi sono stati martellati durante la Rivoluzione).

Le foglie scolpite rappresentano l’antica legge sotto forma di una donna bendata con un libro e uno stendardo da pellegrino, e la nuova legge, con una faccia aperta che regge una palma e un calice.

La scala è tagliata da un pianerottolo formando due logge con balaustre che danno sul Cher; sopra uno di essi, un vecchio medaglione che rappresenta un busto di donna con i capelli sparsi, simbolo abituale della follia.

Cucine nel seminterrato - Le cucine sono installate nel seminterrato a cui si accede da una scala situata tra la galleria e “la stanza di Francesco I”. Disposti nelle pile del mulino che precedette il castello che forma un enorme seminterrato, sono composti da diverse stanze, tra cui l’ufficio, una stanza bassa con due archi attraversati testate con un camino, il più grande del castello. Accanto ad esso è il forno per il pane.

L’ufficio serve il personale della sala da pranzo del castello, la macelleria in cui sono esposti i ganci per appendere il gioco e i registri da tagliare, e la dispensa. Un ponte si trova tra la cucina e la cucina stessa. I mobili del XVI secolo furono sostituiti durante la prima guerra mondiale in un’attrezzatura più moderna, per supportare le necessità dell’ospedale.

Un molo di scarico per portare le merci direttamente in cucina è chiamato secondo la leggenda, il bagno di Diana.

PRIMO PIANO

Il vestibolo di Catherine Briçonnet - Il vestibolo del primo piano è pavimentato con piccole mattonelle di terracotta contrassegnate da un fiordaliso attraversato da un pugnale. Il soffitto è travetti esposti. Sopra le porte si trova una serie di medaglioni di marmo riportati dall’Italia da Caterina de ‘Medici, che rappresentano gli imperatori romani Galba, Claudio, Germanico, Vitellio e Nerone.

La serie di sei arazzi Oudenaarde del XVII secolo raffigurano scene di cacce e “picnic” basati su cartoni di Van der Meulen.

Casa di Gabrielle d’Estrées - Il soffitto a travetto a vista, il pavimento, il camino e i mobili sono in stile rinascimentale. Vicino al letto a baldacchino c’è un arazzo delle Fiandre del XVI secolo.

Le altre pareti sono adornate con l’impiccagione conosciuta come i Mesi di Lucas, tra cui giugno, il segno del Cancro – La tosatura delle pecore, luglio, il segno di Leone – La caccia al falco, e agosto, il segno della Vergine – La paga di i mietitori; le vignette di questi arazzi sono Lucas de Leyden o Lucas van Nevele.

Sopra l’armadietto c’è un dipinto della scuola fiorentina del Seicento raffigurante Santa Cecilia, il santo patrono dei musicisti, e sopra la porta, il Bambino dell’Agnello di Francisco Ribalta.

Casa delle cinque Regine - Questa sala rende omaggio alle due figlie e alle tre nuore di Caterina de ‘Medici: la regina Margot, Elisabetta di Francia, Maria Stuart, Elisabetta d’Austria e Luisa di Lorena. Il soffitto a cassettoni del XVI secolo reca lo stemma delle cinque regine.

L’arredamento è costituito da un letto a baldacchino, due credenze gotiche sormontate da due teste femminili in legno policromo e un baule da viaggio rivestito in pelle borchiata.

Sulle pareti, possiamo vedere una serie di arazzi fiamminghi del XVI secolo che rappresentano l’assedio di Troia e il rapimento di Elena, i giochi del circo nel Colosseo e l’incoronazione del re David. Un altro evoca un episodio nella vita di Sansone. Sono anche esposti, L’Adorazione dei Magi, studio per la pittura di Rubens (Museo del Prado), un ritratto della duchessa di Olonne Pierre Mignard, e Apollo ad Admète argonaute, dovuto alla scuola italiana del diciassettesimo secolo.

La stanza di Caterina de ‘Medici - La stanza di Caterina de ‘Medici è arredata con una serie di archi del XVI secolo e le Fiandre del XVI secolo ripercorrono la vita di Sansone, notevole per i loro confini popolati da animali che simboleggiano proverbi e fiabe come gamberi e Ostriche, o Skill è superiore a Ruse. Il camino e le piastrelle del pavimento sono rinascimentali.

Domina la stanza, un dipinto su legno, Educazione dell’amore di Correggio.

Gabinetto di stampe - Questi piccoli appartamenti, decorati con un camino della fine del XVIII secolo nella prima sala, un altro dal XVI secolo al secondo, presentano un’importante collezione di disegni e stampe che rappresentano il castello risalente al 1560 per i più antichi, del diciannovesimo secolo per il più recente.

La galleria del primo piano - L’Alta Galleria sotto Caterina de ‘Medici è divisa in appartamenti da tramezzi il cui probabile uso è destinato ai servi del castello. È collegato direttamente alla galleria principale al piano terra da due scale a chiocciola, situate all’estremità opposta. L’unica decorazione è quella dei due camini scolpiti di schiavi incatenati, uno di fronte all’altro. Il castello espone ogni anno in questa galleria dal 1980, le opere di artisti contemporanei.

Camera Cesare di Vendome - Il soffitto a travetto esposto è sostenuto da una cornice decorata con pistole. Il camino rinascimentale fu dipinto nel XIX secolo con le braccia di Thomas Bohier. La finestra che si apre a ovest è incorniciata da due grandi cariatidi di legno del diciassettesimo secolo. Le pareti sono tese con una successione di tre arazzi di Bruxelles del diciassettesimo secolo che illustrano l’antico mito di Demetra e Persefone: Il viaggio di Demetra, Persefone agli inferi, Demetra dà frutti agli umani, e Persefone che torna a trascorrere sei mesi all’anno in Terra.

A sinistra della finestra, di fronte al letto a baldacchino cinquecentesco, c’è un San Giuseppe di Murillo.

Dal balcone del primo piano si gode lo spettacolo più bello di tutta la proprietà. A sinistra c'è il giardino di Caterina, sistemato ai bordi del Parco. A destra ci sono l'entrata del giardino di Diane e la Cancelleria, costruita alla fine del XVI secolo. Il giardino di Diane è particolarmente decorato con alberelli e fiori rari. E' a forma rettangolare, suddiviso poi in tanti spicchi. Il giardino di Caterina è leggermente più piccolo ma la sua bellezza è caratterizzata dalla fontana che si trova al centro.

SECONDO PIANO

Si sale al piano superiore tramite una singolare scala “rampa su rampa”, tipico modello italiano, uno degli elementi più insoliti della costruzione. E’ una delle più antiche scale a rampa rettilinea costruite in Francia e presenta diverse caratteristiche, tra cui quella di non avere neanche un pianerottolo, la scala è illuminata mediante un passaggio a loggia tra il vano della scala e la facciata esterna.

Giungiamo nella camera detta "Delle Cinque Regine", con un camino rinascimentale ed arazzi del XVI secolo, degna di nota anche la stanza di Cesare di Vendome e lo studiolo delle stampe.

All’ultimo piano c’è il vestibolo e la "camera di Luisa di Lorena''', vedova di Enrico, chiamata la “regina bianca”, poiché era tradizione che i membri della famiglia reale utilizzassero tale colore per il lutto.

Proseguendo la visita si scende nelle '''cucine''', ingegnosamente collocate nei basamenti dei primi due piloni che sostengono il ponte, qui si trova anche la ricostruzione della sala da pranzo riservata alla servitù ed una macelleria con alcuni utensili originali che si possono osservare da vicino.

Per descrivere Chenonceau Gustav Flaubert scrisse:
“Un non so che di singolare soavità e di aristocratica serenità traspira dal castello di Chenonceau. Posto in fondo a un grande viale alberato, a una certa distanza dal villaggio che si trova rispettosamente in disparte, costruito sull’acqua, circondato da boschi, in mezzo a un vasto parco con dei bei prati, erge nell’aria le sue torrette, i suoi comignoli squadrati. Lo Cher passa mormorando sotto le sue arcate, i cui piloni appuntiti frangono la corrente. La sua eleganza è robusta e dolce, la sua calma è malinconica senza noia o amarezza”.

NUMERI

- La galleria sul ponte è lunga 60 metri, larga 6 metri e ha 18 finestre. Fu utilizzata come sala da ballo, uno spazio di ricevimenti unico al mondo.

- Il Giardino di Diane ha una superficie di 12000 metri quadrati.

- Il Giardino di Diane è decorato con 8 triangoli di prato verde e ciuffi di santoline lunghi 3 km.

- Il labirinto circolare ha una superficie di 1 ettaro, ha 2000 taxus alti 130 cm.

- 2 volte a settimana vengono rinnovate le decorazioni floreali di ogni stanza del castello, in modo che i visitanti abbiano l’impressione di visitare una residenza abitata.

- La stanza delle 5 Regine è dedicata alle 2 figlie e 3 nuore di Caterina de’ Medici, tutte incoronate: Marie Stuart, Marguerite de France, Louise de Lorraine, Élisabeth d’Austria, Elisabetta di Francia.


  

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