Sulpice
III, della casata d’Amboise,
donò nel 1214 ai religiosi di
Moncé il terreno sul quale
sorgerà il castello di
Clos-Lucé.
L’edificio
in mattoni rosati e in pietra
bianca verrà eretto
all’epoca di Luigi XI sulle
fondamenta d’una
preesistente costruzione
d’epoca gallo-romana e sarà
acquistato da Etienne le Loup,
un intraprendente sguattero
delle cucine del castello
reale di Plessis-les-Tours,
divenuto, grazie ad una
fulminea carriera, uno dei
consiglieri favoriti di Luigi
XI.
Il
castello di Clos-Lucé,
all’epoca, nonostante i suoi
giardini, la sua grande
colombaia in mattoni (tuttora
visibile) e le sue vigne, era
una dimora fortificata, con
tanto di torre di vedetta
ancora perfettamente
conservata, anguste finestre,
postierla e ponte levatoio,
del quale rimangono tracce a
lato dell’ingresso.
Caduto
in disgrazia Etienne le Loup,
il castello fu acquistato il 2
luglio 1490, per 3500 scudi
d’oro, da Carlo VIII ed
abbellito, come si conveniva
ad una dimora reale, ad opera
d’abili artigiani,
tagliatori di pietre e pittori
fatti appositamente venire da
Napoli. Risale a questo
periodo
la Cappella
costruita in tufo, per la
regina Anna di Bretagna.
Nel
corso del tempo il castello
ospitò il giovane duca
d’Angouleme, il futuro
Francesco I, sua sorella
Margherita di Navarra, che
probabilmente qui iniziò a
scrivere la sua raccolta di
novelle (l’Heptameron),
Luisa di Savoia, nel periodo
della reggenza, Leonardo da
Vinci e, per citare personaggi
meno famosi storicamente, ma
ugualmente noti nelle cronache
mondane dell’epoca, la
favorita Babou de
la Bourdaisière
, il capitano delle guardie di
Enrico III, Michel du Gast,
che prese parte
all’assassinio del duca di
Guisa, San Francesco di Paola
ed Enrico III.
Il
castello passò in seguito
alla famiglia d’Amboise, che
lo salvò dalla distruzione
all’epoca della Rivoluzione
francese. Da numerose
generazioni appartiene alla
famiglia Saint-Bris. Nel 1955
Hubert Saint-Bris ha deciso di
restituire al castello
l’aspetto che esso aveva
all’epoca del soggiorno di
Leonardo da Vinci, il più
illustre dei suoi ospiti.
La
complessa opera di restauro è
stata affidata
all’architetto dei
“Monuments Historiques”
Bernard Vitry e i lavori a
maestranze specializzate delle
“Beaux-Arts”, grazie alle
quali
la Cucina
di Leonardo (l’antica Sala
delle Guardie),
la Sala
del Consiglio e quelle del
sottosuolo, dove sono visibili
gli splendidi congegni
leonardeschi,
la Camera
di Margherita di Navarra e
quella di Leonardo, giorno
dopo giorno, riacquistano il
loro fascino originario.


Leonardo
partì dall’Italia, su
invito di Francesco I,
nell’autunno del 1516,
accompagnato da un servitore e
dall’allievo Francesco
Melzi. Giunse in Francia, dopo
un lungo viaggio a dorso di
mulo, portando con sé
la Gioconda
, il San Giovanni Battista e
la Sant
’Anna ora al Louvre.
In
cambio del castello di
Clos-Lucé (che sorgeva
vicinissimo alla reggia
d’Amboise ed all’epoca era
chiamato Cloux) e d’una
rendita annua di 700 scudi
d’oro, il sovrano chiese a
Leonardo solo il piacere della
sua conversazione, anche se
l’artista non tardò a
ricompensare ampiamente il re
organizzando feste memorabili
e spettacoli fantasmagorici,
come quello del 17 giugno
1518, al quale assisté anche
Galeazzo Visconti, che ne ha
lasciato una dettagliata
descrizione.
L’ammirazione
e l’affetto della corte non
distolsero però Leonardo dai
suoi studi e dal disegno, che
continuarono ad appassionarlo
come sempre più d’ogni
altra cosa: si dedicò infatti
col consueto accanimento alla
geometria, all’architettura,
all’urbanistica e
all’idraulica, nonostante
l’infermità che, seguendo
le fonti, l’aveva colpito
alla mano destra.
La
fervida attività di questo
periodo è testimoniata da un
gran numero di manoscritti
posteriori all’ottobre del
1517, fra i quali figura un
foglio del Codice Atlantico
recante l’annotazione
“palazzo di Cloux
d’Amboise, il 24 giugno
1518”
. S’ipotizzano risalenti
quest’epoca i progetti per
il castello di Romorantin, per
il prosciugamento della
Sologne e quelli per la
realizzazione d’abitazioni
smontabili, appositamente
concepite per la corte sempre
in movimento.
Appartengono
certamente a tale periodo
anche disegni conservati nella
Biblioteca Reale del castello
di Windsor (teste di vecchio,
schizzi per feste e giostre e
disegni del castello
d’Amboise visto da una delle
finestre di Clos-Lucé).
Col
testamento del 23 aprile 1519,
redatto dal notaio di corte,
Leonardo disponeva che tutti i
suoi libri, i suoi disegni e
gli strumenti relativi
all’arte della pittura
fossero dati a Francesco
Melzi; al servitore Battista e
a Salay lasciava, diviso in
parti uguali, il terreno che
possedeva a Milano; a
Mathurine, la domestica, una
veste di panno nera foderata
di pelliccia, una pezza di
panno e dei ducati. Morì nel
castello il 2 maggio 1519,
all’età di 67 anni e fu
sepolto ad Amboise, nel
chiostro di Saint-Florentin.
Dopo
la distruzione di
quest’ultimo, le sue spoglie
vennero traslate nella
Cappella di Saint-Hubert del
castello d’Amboise.
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