Le valli

  

Valle della Dora Baltea

Chi dal Piemonte entra nella Valle d'Aosta, lasciandosi alle spalle Carema, ultimo centro abitato del Canavese, il primo paese che incontra è Point-Saint-Martin, situato alla confluenza del torrente Lys con la Dora Baltea. Pont-Saint-Martin è oggi un importante centro industriale, che nel passato appartenne ai Savoia, dopo essere stato feudo dei Saint-Martin, un ramo della nobile famiglia dei Bard.

Al centro dell'abitato si accede scavalcando il Lys mediante un ponte, che dal 1831 sostituisce il ponte romano (I sec a.C.) su cui passava l'antica via consolare. Si tratta di un elegante manufatto a un'arcata, perfettamente conservato, lungo 31 metri, largo 5 e alto 23, a metà del quale sorge una piccola edicola sacra, che una volta segnava il confine tra la Valle d'Aosta e il Piemonte.

Il paese è sovrastato da un'antica fortezza, conosciuta come Castello di Pont (Xll sec), che sorge non lontano dal vecchio Cimitero. In questo si trova una chiesa romanica appartenuta ai Templari che nella facciata conserva affreschi manieristi della fine del Cinquecento.

Altri affreschi, di età medievale e piuttosto deteriorati, decorano la facciata della Cappella di San Rocco, che si incontra uscendo dall'abitato in direzione di Donnas.

Dal centro di Donnas, lasciando la nazionale e prendendo la vecchia strada per Aosta, si percorre un tratto della strada consolare romana. Per oltre duecento metri appare, tagliata nella montagna, l'antica via delle Gallie, che ancora conserva le tracce del primitivo selciato, un arco ricavato nella roccia con la volta lavorata, una pietra miliare indicante la distanza da Aosta.

La strada raggiunge il borgo medievale di Bard. Costruito nel XI secolo allo scopo di esigere i pedaggi, il Forte di Bard fu ampliato nel XIII secolo da Amedeo IV di Savoia, che ne aveva compreso la notevole importanza strategico-militare. Durante la campagna d'Italia del 1800, le truppe napoleoniche vi incontrarono una fiera resistenza da parte di una guarnigione austro-piemontese che riuscì a tenere la posizione dal 19 maggio al 1° giugno. 

In seguito a questo episodio il forte fu fatto smantellare e solo con il ritorno dei Savoia fu ricostruito nelle forme attuali: un complesso di fortificazioni su terrapieni digradanti, collegati da mura, bastioni e casematte. Nel 1831 vi fu segregato il Cavour, allora ufficiale del genio, per le sue idee liberali. 

Uscendo da Bard si scorge oltre la Dora l'abitato di Hòne, nella cui chiesa si trovano altari, pulpito e porte, che sono fra ì più notevoli esempi di scultura barocca della Valle d'Aosta.

Proseguendo sulla statale si incontrano, tra vigne e frutteti da cui emergono rovine di torri e castelli, ì borghi sparsi del comune di Arnad. La sua parrocchiale, fu dedicata a San Martino, risale all'XI secolo e conserva all'esterno interessanti affreschi tardo-gotici e un portale in tufo scolpito, la cornice del quale simula due tronchi d'albero che si congiungono al vertice di un originale arco acuto. 

Oltrepassata Barme, una breve deviazione a sinistra conduce a Issogne, il cui abitato è raccolto intorno alla parrocchiale e al suo celebre castello. Il Castello di Issogne fu costruito nel 1480 da Giorgio di Challant sull'area di un'antica casaforte, che il vescovo di Aosta nel 1399 aveva ceduto insieme alle terre di Issogne a Ibleto di Challant, in cambio di Charvensod, Aymaville e Chatel-Argent. Si tratta di un vasto edificio a pianta quadrata, con torri angolari e ampio cortile interno, che, nonostante il persistere di elementi gotici, rappresenta una tipica dimora signorile quattrocentesca, Nel 1494 vi ebbe ospitalità il re di Francia Carlo VIII. Restaurato verso la fine del secolo scorso, il castello è stato ricomposto al suo interno nelle forme originarie con oggetti e arredi d'epoca. Molti ambienti sono decorati da affreschi eseguiti tra la fine del '400 e gli inizi del '500. Opera di maestri di botteghe diverse, ì dipinti rivelano influenze provenienti dalla pittura contemporanea della Francia meridionale e del Piemonte e dai miniaturisti fiamminghi della stessa epoca. Di notevole interesse, anche come documento dei costumi di vita della fine del XV secolo, i vivaci affreschi nelle lunette del grande portico d'ingresso (botteghe del fornaio, del sarto, del farmacista, del macellaio), quelli della sala baronale, che raffigurano scene di caccia, quelli della sala di giustizia e soprattutto quelli della cappella. Nei sotterranei del castello si trovano alcune tracce murarie di una villa romana di età imperiale.

Riprendendo la statale, il primo paese che si incontra è Verrès, dominato dalla severa e massiccia mole del Castello, che Ibleto di Challant fece erigere nella seconda metà del XIV secolo. Sul versante opposto della valle gli fa riscontro il turrito priorato di Saint-Gilles.

A Verrès si può visitare la Collegiata dei Ss. Egidio e Agostino, che fu la cappella di famiglia degli Challant. Le sorge accanto il Convento di S. Egidio, fondato intorno al Mille, a cui si accede per un portale decorato, simile a quello della chiesa di Arnad.

Oltrepassata Bernaz, una diramazione conduce alle maestose rovine del Castello di Montjovet (XI secolo), che, dopo essere appartenuto agli Challant e poi ai Savoia, fu abbandonato nel 1661. 

Dopo Montjovet la strada procede alta sulla Dora, tagliata nella viva roccia, poi scende in lieve discesa verso la larga e ridente conca di Saint-Vincent, protetta a nord dalle propaggini del monte Zerbion. In epoca feudale la cittadina fu sotto il dominio degli Challant, poi dei Perrone San Martino di Quart, infine, a partire dalla metà del '400, dei Savoia. Nel 1770 l'abate GB. Perret vi scopri delle sorgenti, bicarbonato-solfato-bromo-iodiche, che resero Saint-Vincent una rinomata stazione idrominerale. Oggi l'elegante cittadina è una delle più note e frequentate località di soggiorno, non solo per le sue fonti curative, ma anche per una serie di attrattive come il Casino de la Vallee, il Centro Congressi, i premi letterari e cinematografici, gli spettacoli, le mostre d'arte, le manifestazioni folcloristiche e sportive. Da vedere la Parrocchiale, con l'abside decorata ad archetti e il bel campanile romanico a bifore. La chiesa, piuttosto rimaneggiata nel corso dei secoli, risale alla prima metà del XII secolo. Essa fu costruita su una cripta paleocristiana, a sua volta eretta sui resti ancora visibili di una villa romana. Nei dintorni sono possibili piacevoli passeggiate alla quattrocentesca Chiesa di San Maurizio o al pittoresco Ponte delle Capre o alla Grotta del Ghiaccio, una spaccatura sopra Erèse, in fondo alla quale la neve si conserva per tutta l'estate.

Pochi chilometri dopo Saint-Vincent si incontra l'operoso centro industriale e commerciale di Chàtillon. La cittadina, resa famosa da un importante stabilimento per la produzione di fibre tessili sintetiche, conserva nel centro storico edifici del XVI e XVII secolo.

Un po' più in alto della Parrocchiale, rifatta nel XIX secolo in forme neoclassiche, sorge un Castello appartenuto agli Challant.

Un altro castello, che testimonia la potente signoria degli Challant, è il Castello di Ussel, che si erge a picco su una rupe oltre la Dora. L'edificio, fatto costruire nel 1350 da Ebaio di Challant, è alquanto diroccato, tuttavia conserva un aspetto imponente e rappresenta uno dei più originali esempi di architettura medievale della valle.

Lasciata Chàtillon, in direzione di Chambave si scorgono, in splendida posizione su uno sperone di roccia, i ruderi del Castello di Cly, fatto costruire da Bonifacio di Challant alla metà del XIII secolo. L'edificio è caratterizzato da un'alta torre quadrata e da una cortina di mura merlate con torrette cilindriche angolari abbastanza ben conservate. 

Poco prima di Nus, una deviazione a sinistra conduce in breve al Castello di Fénis, l'imponente fortezza eretta da Aimone di Challant nel 1340 a guardia della "strada del ferro", che collegava Aosta a Champorcher. L'edificio è a pianta trapezoidale, con torri cilindriche e massicci torrioni quadrati, circondato da una duplice cinta muraria, con camminamenti di ronda, merli e feritoie.

Il castello, abitato dagli Challant fino al 1716, si presenta come un'originale fusione di elementi appartenenti a un potente apparato militare e di elementi caratteristici della dimora patrizia. Queste ultime caratteristiche appaiono particolarmente accentuate nei rimaneggiamenti che furono apportati nel Quattrocento, quando si provvide ad aprire grandi finestroni e ad affrescare diversi ambienti del castello. Le pareti del cortile interno, lungo le quali corrono rustici ballatoi con le ringhiere in legno, sono decorate da vivaci affreschi attribuiti alla scuola di Giacomo Jaqueno (1375-1453). Dal 1936 le sale del castello ospitano il Museo dell'Arredamento Valdostano.

Riprendendo la statale e avvicinandosi al capoluogo valdostano, di castelli se ne incontrano ancora a Nus (Castello di Pilato), a Saint Marcel, a Quart, a Brissogne.

Alta Valle della Dora Baltea e Valdigne

Il primo centro abitato che si incontra dopo aver lasciato Aosta è Saint-Maurìce, dove si può visitare il settecentesco Castello di Sarre, che Vittorio Emanuele II acquistò nel 1869 per farne un ritrovo di caccia.

Si giunge, quindi a Saint-Pierre, la cui parrocchiale, addossata a un pittoresco castello duecentesco, conserva un bel campanile romanico (XIII secolo) con trifore e interessanti decorazioni. Uscendo dal paese si incontra il Castello Sarriod de la Tour (XIV secolo), in cui si svolgono frequenti manifestazioni culturali. 

In breve si raggiunge Villeneuve, da cui si vede emergere la Torre di Colm (XIII secolo). Nella Parrocchiale di S. Biagio (1782) si conserva un prezioso reliquiario in rame dorato e smalto del XIII secolo. Nel cimitero sorge la Parrocchiale Vecchia, con campanile romanico e portico, da cui si gode una bella vista sulla valle. Un po' fuori dall'abitato si trovano i ruderi del Castello di Chatel Argent (X secolo).

Proseguendo con vista sui ghiacciai del Rutor, si tocca Arvier (con i superstiti avanzi del duecentesco castello costruito da Aymar de la Motte) e Laverogne, antica stazione romana, che conserva case del XVI secolo e l'Ospizio dei Pellegrini, fondato nel 1368.

Oltrepassata una grande centrale elettrica si giunge ad Avise, centro di soggiorno e base di interessanti passeggiate a Cerellaz e a Saint-Nicolas. Il paese conserva diverse testimonianze del suo passato feudale: il Castello di Avise (1492), i ruderi del Castello di Blonay (XII secolo) e quelli del Castello di Cré (X secolo).

Dopo Runaz la strada si inoltra nella profonda gola della Pierre Taillée, dove si possono osservare gli imponenti resti dell'antica via consolare tagliata nella roccia.

Si percorre una galleria, al termine della quale appare la superba visione del monte Bianco. Da questo punto la valle prende il nome di Valdigne. Oltrepassata la Cascata di Vertosan, una breve deviazione porta a Derby, antico possedimento dei canonici della collegiata di S. Orso, dei quali rimangono due case fortificate, conosciute come Castello Giudiziario e Castello Notarile. Nella vicina foresta scrosciano numerose cascate, la più famosa delle quali è quella di Lenteney. 

Riprendendo la statale e proseguendo con vista verso il monte Bianco, dopo avere oltrepassato la località di Pont La Salle e i ruderi del Castello di Chatelard, si tocca Morgex, che nella Parrocchiale di S. Maria Assunta custodisce affreschi del Tre-Quattrocento, un Crocifisso ligneo del '400, un interessante armadio con rilievi in pietra. La chiesa, ricostruita nel Seicento, conserva del primitivo edificio il campanile romanico.

Non lontano dal paese, nei pressi di Villair, il torrente Colombaz forma un selvaggio e pittoresco orrido. Dove la Dora di Verney confluisce nella Dora di Courmayeur, si stende Pré-Saint-Didier, il medievale borgo di Prata ad Sanctum Desidenum, sorto sull'antica via delle Gallie nel luogo di un presidio romano. 

Pré-Saint-Didier è un tranquillo centro di villeggiatura frequentato anche per la sua sorgente termale, già nota in epoca romana per l'efficacia nella cura delle artropatie e delle disfunzioni neuroendocrine. Appena fuori dal paese la strada si biforca dirigendosi, a sinistra, verso il Piccolo San Bernardo, a destra, verso Courmayeur.

Volgendo a sinistra la strada comincia subito a inerpicarsi con ampi tornanti lungo le pendici del monte Crammont.

All'uscita da una galleria si incontra il vertiginoso Orrido di Pré-Saint-Didier, si toccano quindi i minuscoli villaggi di Elévaz e La Balme e, percorsa la Gola di Point-Taillaud, si raggiunge finalmente La Thuile, rinomata stazione di sport invernali, posta nella conca in cui il torrente Rutor confluisce nella Dora di Verney.

Lasciata la Thuile, la strada, dopo essere salita fra i pascoli fino a toccare il villaggio di Pont Serrand e il piccolo lago di Verney, giunge infine al Colle del Piccolo San Bernardo, il valico posto fra i monti Belvedere e Lancebranlette, che segna il confine italo-francese.

Che il valico fosse conosciuto fin dalla preistoria è testimoniato dalla presenza di un "cromlech", un allineamento circolare di 40 blocchi appuntiti di pietra, posti a intervalli di due o quattro metri, che doveva avere una funzione rituale. E' popolarmente detto "Cerchio di Annibale", poiché nel passato si era ritenuto un segno lasciato dal passaggio del condottiero cartaginese; in realtà il Cromlech risale almeno all'età del bronzo. Il passo fu chiamato dai Romani Alpis Graja, in onore di Ercole Graio.

In territorio francese si trovano i resti di un santuario dedicato a Giove e l'Ospizio, che san Bernardo fondò nel 1045 per dare ricovero ai viandanti che attraversavano il passo.

Tornati al bivio fuori Pré-Saint-Didier e volgendo a destra, si toccano in breve gli abitati di Pallusieux e di Verrand, prima di raggiungere il pianoro sul quale sorge Courmayeur.

Attrezzata stazione alpina è cinta da un superbo scenario costituito dai monti Chétif e Saxe, dal monte Bianco, con l'ardita guglia del Dente del Gigante, e dalle Grandes Jorasses.

La località fu chiamata dai Romani Auri Foedinae, per la presenza di miniere d'oro sfruttate dai Salassi. Durante il medioevo, essendo sede della corte di giustizia della Valdigne, assunse il nome di Curia Major. Oggi è uno dei principali centri alpinistici europei, frequentato sia per soggiorni estivi che invernali, e base per escursioni nel gruppo del monte Bianco. Fu rinomata fin dalla seconda metà del '600 per l'efficacia curativa delle sue acque, ma le sue fortune turistiche si potenziarono specialmente con il diffondersi della passione alpinistica. Un notevole sviluppo si è avuto infine con la realizzazione della vertiginosa "Funivia dei ghiacciai" (15 km) e del tunnel del monte Bianco (12 km), che collegano Courmayeur con Chamomix, sul versante francese.

Val Veny e Val Ferret

Uscendo da Courmayeur e procedendo in direzione del Traforo del monte Bianco, si attraversano Larzey e La Saxe e si raggiunge Entrèves. Il paese sorge alla confluenza della Dora di Veny con la Dora di Ferret, che solcano le omonime valli. La Val Veny sale al Col de Seigne, che porta in Francia, con un percorso vario e suggestivo attraverso boschi di abeti, ghiacciai e ardite montagne. Percorso un pendio alla base dello Chétif, con vista sulle colossali vette che vanno dalle Grandes Jorasses al monte Grapillon, la strada passa accanto al piccolo santuario di Notre-Dame de la Guénson (m 1444), fondato nel 1781 da un intraprendente cittadino di La Saxe, Michel-Joseph Lanier. Nel luogo in cui esisteva una croce (la Croix du Berrier, la Croce della Pietraia) egli edificò un oratorio dove i devoti valligiani versavano offerte a un simulacro della Vergine. Ma quando si seppe che le elemosine venivano disinvoltamente intascate dal Lanier, le autorità ecclesiastiche ordinarono la demolizione dell'oratorio.

Nel 1792 un certo Michel-Joseph Truchet fede riedificare nello stesso luogo una cappella votiva, che però nel 1816 fu travolta dal ghiacciaio della Brenva. Dall'ammasso di rovine uscì miracolosamente indenne la statua della Vergine, che fu nuovamente collocate nell'ultimo santuario consacrato nel 1867. Da allora il culto di Notre Dame de la Guérison richiama folle di pellegrini, che qui convengono a luglio e a settembre in occasione della festa che si ripete due volte all'anno.

Si costeggia l'enorme frana di seracchi del ghiacciaio della Brenva che occupa il fondovalle e si toccano Purtud (m 1489) e La Visaille (metri 1659), da cui si possono raggiungere il Rifugio Monzino (metri 2630) e i bivacchi Lampugnani (metri 3850) e Craveri (metri 3490), basi per alcune delle più impegnative ascensioni al monte Bianco.

Nell'ultima parte della valle, prima del ghiacciaio della Lex Bianche e del Col de Seigne, in un paesaggio di solitaria e austera bellezza, si apre il Lago di Combal in cui si specchiano le Pyramides Calcaires e dalle cui sponde si scorgono il Mont Rouge de Brouillard, l'Aiguille Noire de Peuterey e gli incombenti bacini glaciali del monte Bianco. 

Ritornati nei pressi di Entrèves si imbocca la Val Feiret in direzione di Palud, dove sorge la stazione della grande funivia del monte Bianco. La strada sale al pianoro di Plampincieux e, toccati i casolari di Pont, Tronchey e Pra Sec, giunge a Lavachey (metri 1641).

Si prosegue attraverso boschi di conifere e pascoli sparsi di baite fino a toccare Arnouva (metri 1769). Di qui una mulattiera sale ai casolari di Pie de Bai, da cui, proseguendo, si può raggiungere in un'ora di  agevole cammino il Col du Grand Ferret (metri 2537), sulla linea del confine italo-svizzero.

Valle del Gran San Bernardo

Uscendo a nord di Aosta si percorre un primo tratto del torrente Buthier. Si oltrepassa Signayes e, toccata Variney dove si dirama una strada per la Valpelline, si raggiunge Gignod.

Dove la valle si biforca, la statale segue il ramo percorso dal torrente Artanavaz; tocca Condemine, La Clusaz, Chez Les Blancs, Echevennoz e finalmente raggiunge Etroubles (metri 1270). Centro di villeggiatura estiva e di sport invernali, il paese sorge ai margini di una bella conca contornata da boschi di conifere e dominata dalla Grande Rochère, dall'Aiguille d'Artanavaz e dal Grand Golliaz. Dopo Etroubles la strada sale a Saint-Oyen e quin­di a Cerisey, oltrepassato il quale si incontra il raccordo autostradale per la Galleria del Gran San Bernardo, che porta in Svizzera. Seguendo la statale si entra nel vallone del Gran San Bernardo: dove si trova il paesino di Saint-Rhémy. La strada sale addentrandosi in luoghi boscosi, poi lasciati gli ultimi alberi, si snoda in un paesaggio grandioso di pascoli e sassaie. 

Finalmente si giunge al Colle del Gran San Bernardo, in un vallone coperto di neve per nove mesi all'anno, tra il Gruppo del Grand Combin e il massiccio del monte Bianco. Il celebre valico, già utilizzato nell'età del bronzo e chiamato dai Romani Mons Jovis, fu assai frequentato fino alla seconda metà del XV secolo, quando il Vallese si separò dalla Savoia. Famosi personaggi storici lo attraversarono, da Carlo Magno a Enrico IV, dal Barbarossa a Amedeo VIII di Savoia. Napoleone, diretto a Marengo nel maggio del 1800, vi transitò con 40.000 uomini, 3000 cavalli e 40 pezzi di artiglieria.

A san Bernardo è tradizionalmente attribuita la costruzione dell'Ospizio (1050 ca), che insieme al Vallese fu sottratto alla sovranità dei Savoia nel 1475. Nell'ospizio, creato per dare ospitalità ai bisognosi, erano allevati ì cani che venivano addestrati al soccorso dei viandanti dispersi nella tormenta. Il convento attuale risale al 1825 e comprende la chiesa (1686) e un piccolo museo, in cui sono custoditi reperti di epoca romana trovati sul luogo e oggetti riguardanti la storia dell'ospizio.  

Valpelline

Da Aosta, per una strada che sale fra case e frutteti sulla destra del torrente Buthier, si raggiunge in breve Porossan, nelle cui vicinanze è visibile il grande acquedotto Ru Prévót, iniziato nel 1288 dal prevosto della cattedrale di Aosta, Enrico di Quart. Si raggiunge quindi Roisan, da cui la vista spazia sulla Grivola, la Becca di Nona e il monte Emilius. Nei pressi di Rhins, dove sorge una casa-fortezza con torre del XV secolo, una deviazione porta a Doues, la romana Dovia.

Alla confluenza della valle di Ollomont con la Valpelline è situato il paese di Valpelline (m 960), che nel medioevo appartenne ai signori di Oyace, ai Quart, ai Della Porta, prima di appartenere ai Savoia. Di quell'antico passato il paese conserva alcune case con balconata, una torre cilindrica (la Tornalla) e una casa fortificata (la Tour) del XII secolo. Subito dopo Valpelline si stacca una strada che percorre la valle di Ollomont (km 11) fino a Glacier, nella conca di By.

Dopo la deviazione per Ollomont la strada tocca Lavod, Thoules e alcuni borghetti prima di giungere a Oyace, la romana Agacium. 

Oltrepassata Oyace la strada incontra diversi gruppi di casolari, fra cui Perquis, che conserva un'interessante casa in legno del XVI secolo. Si giunge finalmente al Pian de Veyne, dove sorge Bionaz, che durante la rivoluzione francese diede ospitalità a numerosi fuorusciti, fra i quali il vescovo di Parigi.

La strada carrozzabile ha termine alla diga di Place Moulin, un colossale sbarramento lungo m 650 e alto m 146, costruito nel 1965. L'enorme lago artificiale ha sommerso diversi casolari e la vecchia strada che conduceva a Prarayer(m 2005), nel circo terminale della valle dominato dal ghiacciaio di Tsa de Tsan. La Valpelline comunica con la Svizzera attraverso la Fenètre Durand, che mette nella valle di Bagnes.

Valgrinsenche

La Valgrisenche ha inizio a Leverogne. Di qui, per una deviazione, si sale fra boschi di castagni fino al Piano di Ravoire dominato da una rupe su cui sorgono le rovine del Castello di Montmajeur (sec. XIII). Si percorre la Gola dei Grands Escaliers tra dirupi franati e pinete, con vista sui ghiacciai del Rutor, e oltrepassati i ruderi del Castello di Planaval (sec. XIV) si attraversa una serie di pianori ricchi di ruscelli e cascate. La strada tocca i casolari di Revers, Prariond, Ceré, La Béthaz, La Frassy, Planté, Gerbelle e finalmente giunge a Valgrisenche.

Il paese, sovrastato dalla Becca dell'Aouille, appartenne nel medioevo ai signori di Avise. La Parrocchiale di San Grato, a pianta ellittica, ricostruita nel 1894, conserva un campanile isolato, a bifore e cuspide ottagonale, del XIV secolo.

A sud dell'abitato, una diga sbarra la valle formando il lago di Beauregard, che alimenta la centrale di Avise. La diga è transitabile per mezzo di una strada che costeggiando la sponda occidentale del lago raggiunge i casolari di Surier. Di qui, per un sentiero che si addentra in uno stretto canalone in fondo al quale scorre la Dora di Valgrisenche, si può raggiungere la testata della valle, dove sorge il Rifugio Bezzi (m 2284) non lontano dalla lingua terminale del ghiacciaio di Vaudet.

Valle di Rhemes

Da Villeneuve si sale a Villes Dessus e a Morat e, superato un formidabile orrido, si giunge a Introd, situato alla confluenza della Dora di Rhémes con il torrente Savara.

Dal Castello (fondato nel XIII secolo da Pietro Sarnod e ricostruito nel 1910 in seguito a un incendio) si gode un superbo panorama sul monte Bianco e sul monte Rosa, la Grande Rousse e la Becca di Zabot. Oltrepassati Buillet, il bivio per la Valsavarenche e Sarral, si raggiunge Coveyrand-Vieux, sede del comune sparso di Rhémes-Saint-Georges. Su una balza è situata la quattrocentesca Parrocchiale di S. Giorgio, completamente rimaneggiata nel '700. Si toccano i casolari di Frassiney, Proussaz, Mélignon, Artalle, Carré, Chanavey e finalmente si giunge a Bruil, sede del solitario e tranquillo comune di Rhèmes-Notre-Dame.

Il paese, che nel medioevo appartenne ai Sarnod, è circondato da boschi e dominato dalla Granta Parey, dalla Grande Rousse e dalla Tsanteleina. A Rhèmes-Notre Dame funziona un centro per i visitatori del Parco Nazionale del Gran Paradiso, dotato di un piccolo museo e di una sala per conferenze e proiezioni.

Il Parco, istituito nel 1922, oltre a comprendere il massiccio del Gran Paradiso, si estende ai comuni di Rhèmes-Notre-Dame, Aymaville, Rhèmes-Saint-Georges, Introd, Valsavarenche, Cogne, Villeneuve. Congloba inoltre alcuni comuni del Canavese, come Valprato Soana, Ronco, Ribordone, Locana, Noasca e Ceresole Reale.

La sua superficie planimetrica è di 56.000 ettari, ma con lo sviluppo montano supera i 200.000 ettari. Gli animali caratteristici del parco sono prevalentemente quelli appartenenti alla fauna della zona nivale alpina: l'ermellino, la marmotta, la lepre bianca, il camoscio e soprattutto lo stambecco (Capra ibex ibex). Innumerevoli sono le specie di uccelli nidificanti nel parco; in particolare sono presenti l'aquila e il gufo reale, il fagiano di monte, la coturnice e la pernice bianca. Molte e interessanti sono le specie vegetali, fra cui alcune endemiche, come l'Aethionema thomasianum, la Potetillia sanguisorbifolia, la Limnaea borealis.

Valsavarenche

Percorso un tratto della Valle di Rhèmes fino al bivio oltre Buillet, si entra fra pendici boscose ripidissime nella Valsavarenche.

Si toccano i casolari di Molère, Fenille, Bois de Clin. Poco prima di Rovenaud la valle si apre in una conca di prati su cui giace Dégioz, sede del comune sparso di Valsavarenche, che nel medioevo appartenne ai signori di Chàtel Argent e ai Roncas di Aosta. Fu tra i luoghi di caccia preferiti da Vittorio Emanuele II, che, fra il 1852 e il 1864, si interessò alla viabilità montana della zona facendo tracciare circa 300 km di mulattiere, per organizzare le sue riserve. Questi sentieri di caccia costituiscono oggi comodi percorsi per compiere interessanti escursioni nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. 

Oltrepassati i casolari di Tignet, Créton, Bien e Maisonasse, si giunge al pittoresco borghetto di Eaux-Rousses, che trae nome da un ruscello che scorre nei pressi di un roccione rossastro. Varcato il Ponte del Grand Clapey, si attraversa una gola boscosa e si arriva in una conca prativa in cui precipitano due cascate.

Si procede ancora fino a giungere alla testata della valle, cinta dai ghiacciai e dalle cime del Grand Etret, della Becca Monciair, del Ciarforon, del Gran Paradiso.

Alla confluenza dei due valloni del Nivolet e di Seiva sorge Pont (m 1960), un pittoresco gruppo di baite, da cui si può raggiungere per mulattiera il Rifugio Vittorio Emanuele II, base per interessanti e facili escursioni sul Gran Paradiso.

Valle di Cogne

Prendendo la deviazione presso Sarre e attraversata la Dora Baltea vicino alla confluenza con il torrente Grand Eyvia, si imbocca la Valle di Cogne, dove, in una conca sparsa di prati e frutteti, si stende Aymaville. Centro di soggiorno estivo e di sport invernali, il paese appartenne nel medioevo agli Challant.

La Chiesa di Saint-Léger, ricostruita nel 700 su un preesistente edificio del XI secolo, conserva della costruzione originaria la cripta e il campanile. Un po' sopra l'abitato si leva il trecentesco Castello di Aymaville, con quattro torrioni cilindrici coronati da merli. Dopo Poyaz, una deviazione a destra porta in breve a Pondel, dove un Ponte Romano, alto 52 metri, scavalca il torrente Grand Eyvia. Da un'iscrizione si apprende che il ponte fu fatto costruire per uso privato da due coloni padovani, Aimo e Avillio, durante il 13° consolato di Augusto, cioè nel 3 a.C. Il ponte, lungo 50 metri e largo 2,40, grazie a una conduttura interna assolveva anche alla funzione di acquedotto.  

La strada procede fra balze rivestite di alberi da cui emergono le vette della Grivola e del Gran Nomenon. Si tocca Chévril, dove rimangono tracce della canalizzazione che portava l'acqua al ponte-acquedotto di Pondel.  

Allo sbocco del vallone del Gran Nomenon, si passa davanti alla chiesetta di Vieyes, con il piccolo campanile e la facciata adorna di affreschi. Si oltrepassa Sylvenoire e ci si addentra in una gola incassata fra alte pareti. Al Ponte di Laval la valle torna ad aprirsi in ampie e luminose praterie. Dopo gli abitati di Epinel e Crétaz, si giunge presso la confluenza del torrente Valnontey con il Grand Eyvia, dove sorge Cogne (m 1534). Rinomata località di soggiorno alpino, situata in un'ampia conca detta Prateria di Sant'Orso, Cogne è anche un importante centro minerario. La magnetite estratta in considerevole quantità dal monte Creya viene trasformata in ghisa e acciaio negli impianti siderurgici del capoluogo regionale. L'attività mineraria di Cogne è documentata in un atto del 1433, ma è assai probabile che lo sfruttamento dei giacimenti di magnetite risalga al XIII secolo. La duecentesca Parrocchiale di Sant'Orso completamente rimaneggiata nel corso dei secoli, conserva all'interno alcuni altari barocchi adorni di statue policrome e un pregevole coro del '600. Accanto alla chiesa sorge il Castello, un edificio in cui i vescovi di Aosta amministravano la giustizia e che Vittorio Emanuele II trasformò in palazzina di caccia.

Cogne offre numerose possibilità di piacevoli passeggiate nei dintorni: a Sylvenoire, a Lillaz, alle Cascate della Balma, a Gimillan. Nella maestosa Valnontey si trova il Giardino Alpino Paracusia, istituito nel 1955 allo scopo di riprodurre e conservare la flora alpina, in particolare specie rare come la Aethionema thomasianum, esclusiva della Valle di Cogne.

Una cabinovia porta al belvedere di Montzeuc, di dove si può godere un superbo panorama sulla Valle di Cogne e sul Gran Paradiso. Sulle vicine balze del Gran Crot non è difficile imbattersi in branchi di camosci e stambecchi.  

Valle di Champorcher

Presso Bard, dove il torrente Ayasse si versa nella Dora Baltea, ha inizio la Valle di Champorcher. Subito dopo il paese di Hone, situato allo sbocco della valle, la strada comincia a salire, prima tra vigne e prati, poi tra boschi di castagni, infine in un paesaggio sempre più aspro.

Alle falde del monte Charvatton si incontra il pittoresco borgo di Pontboset, da cui si può salire al santuario di Notre-Dame de Retempio, dove, dal 1835, il 16 agosto di ogni anno, si celebra un'affollata festa in onore di San Rocco.

Dopo avere toccato I casolari di Trambesère, Savir, La Place, Salleret e Mellier appare Chateau, sede del comune di Champorcher. La tradizione fa risalire le origini del paese a San Porciero che, arrivato in questi luoghi nel 302 in compagnia di San Besso si sarebbe stabilito verso il lago Miserin.

Il paese conserva una Torre, che faceva parte di un castello andato distrutto nel 1212, sui resti del quale fu edificata, nel XV secolo, l'attuale Chiesa di San Nicola.

Usciti da Chàteau si tocca il borghetto di Chardonnay e, attraverso un suggestivo paesaggio alpestre, si raggiunge Dondena, un villaggio cinto dalle cime elevate del Glacier, della Punta Tersiva, della Rosa dei Banchi.

Dondena è base di escursioni al lago Miserin, dove sorge il santuario della Madonna della Neve, ai laghi Bianco e Nero, alla Finestra di Champorcher che mette nella Valle di Cogne.

Valtournenche

Lasciato l'animato e operoso centro industriale di Chàtillon, la strada si inoltra fra boschi di castagni passando accanto alle arcate del Ru du Pan Perdu, un acquedotto fatto costruire da Pietro di Challant nel 1325.

Toccati Champlong, Covalou e Chessm, si giunge ad Antey-Samt-André, di dove si può raggiungere Torgnon, ridente centro di soggiorno estivo e attrezzata stazione di sport invernali. Sempre seguendo il torrente Marmore, si toccano i casolari di Fiernaz e di Buisson, dove una funivia sale a Chamois, base di escursioni al lago di Lod e a La Magdeleine.

A una svolta, dopo la Cappella di Ussin dalla facciata adorna di affreschi, si presenta l'ampio bacino di Valtournenche.

Lasciati Mayen e Maisonasse, la strada sale a curve fino a un ripiano strapiombante sul torrente Marmore, dove si stende l'abitato di Valtournenche (m 1528), importante stazione di soggiorno e di sport invernali e base di impegnative ascensioni sul Grane Tournalin.

Percorsi tre chilometri dopo Valtournenche, si incontra il Gouffre de Busserailles, un impressionante orrido, lungo 104 metri e profondo 35, in cui precipita il torrente Marmore con un salto di 10 metri.

Si passa non lontano dalla cappella di Nostra Signora della Guardia (1679) e, percorsa una galleria, si sbuca nell'ampia vallata del Breuil, circondata dalle superbe vette del Tour du Crèton, della Becca di Guin del Jumeaux, del Dent d'Hérens, del Cervino.

La strada continua a salire fra pascoli sparsi di conifere e, oltrepassato il lago Bleu, raggiunge Breuil-Cervinia (m 2006), una delle più prestigiose stazioni alpine d'Europa.

La località è dotata di notevoli attrezzature ricettive di efficienti impianti di risalita che consentono la pratica dello sci anche nella stagione estiva. La sua fama è legata alle imprese alpinistiche che ebbero come teatro il Cervino, la conquista del quale fu compiuta, dopo vari tentativi, il 14 luglio 1865 dalla spedizione guidata da Edward Whymper dal versante svizzero, e tre giorni dopo da Aimé Gorret, Jean Antoine Carrel e Jean Baptiste Bich, partiti dal versante italiano.

Breuil-Cervinia offre svariate possibilità di passeggiate, ascensioni e itinerari sciistici in grado di soddisfare qualunque tipo di esigenza. Grazie alle sue ardite funivie, con cabine della portata di 50-75 passeggeri, si possono raggiungere i campi da sci del Plateau Rosa e del Fùrggen in modo rapido e agevole.  

Valli di Challant e d'Ayas

A Verrès l'imbocco della valle percorsa dal torrente Evançon appare dominato dalla mole severa e grandiosa del castello, che Ibleto di Challant fece costruire nella seconda metà del XIV secolo. La Valle di Challant, nel tratto inferiore, si apre in dolci declivi coltivati e sparsi di frutteti, a cui gradualmente si vanno sostituendo boschi di castagni, faggi e conifere.

Percorsi pochi chilometri, si incontra una deviazione a destra che conduce alla spettacolare Cascata di Isollaz, formata da un salto del torrente Evangon dall'altezza di 50 metri.

La strada tocca Targnod prima di giungere a Villaz, sede del comune sparso di Challant-Saint-Victor. Fuori dall'abitato, presso il cimitero, si trova la Parrocchiale di San Vittore, costruita nel XVII secolo sopra un preesistente edificio, del quale rimangono alcune tracce nel basamento del campanile. All'interno è custodito un prezioso Crocifisso del '400.

Si passa per Chataignère, Viran, Corliod, Tilly e finalmente si arriva a Quingod, sede del comune di Challant-Saint-Anselme, base di agevoli ascensioni al Col di Zuccore (m 1623) e alla Testa di Comagna (m 2099). Oltrepassata Archesas, si incontra una deviazione a destra che porta al Castello di Graines (X secolo); la strada passa sulla riva opposta dell'Evançon e in ripida salita e a svolte tocca la Cappella di San Valentino (XVIII secolo).

Si giunge quindi a Brusson (m 1338), frequentato centro di villeggiatura, che nella parte antica conserva ancora alcune tipiche case di legno. La strada prosegue lasciando a sinistra la deviazione per il Colle di Joux e un laghetto artificiale ottenuto dallo sbarramento del torrente Evançon. Da qui la valle prende il nome di Valle d'Ayas.

Attraverso declivi coperti di prati e macchie di conifere si toccano le località di Vollon, Extrepierre e Corbet, dove una strada si stacca dalla statale per salire ad Antagnod (m 1699), sede del comune di Ayas, in bella posizione panoramica sullo sfondo del monte Rosa.

Nella Parrocchiale di San Martino, costruita nel 1839 su una preesistente chiesa del Quattrocento, si trovano alcune pregevoli opere in legno intagliato, fra cui il battistero, il pulpito, le cantorie e un grandioso altare del 700. Nella sagrestia si conservano due tavole del XVI secolo, forse ante di organo, con figure di santi, e una cassetta-reliquiario del 1471. Nella parte antica dell'abitato, fra alcune caratteristiche case in legno, se ne trova una chiamata il Granaio degli Challant del XVI secolo. 

Ripresa la statale, si passa per Cornù, Meytères, Penasc e si giunge alla confluenza dei valloni di Cunéaz e Mascognaz, dove, circondato da praterie e abetaie, si stende Champoluc (m 1568), il più rinomato centro turistico della valle. 

Si raggiunge, infine, la testata della valle, dove si trova Saint-Jacques (m 1689), base di partenza per escursioni al Grand Tournalin, alla Rocca di Verra, al monte Bettaforca.  

Valli di Challant e d'Ayas

Da Pont-Saint-Martin la strada si inerpica tortuosa e a strapiombo sul torrente Lys, toccando Rechandez, Tour d'Héréraz e una serie di casolari posti su brevi ripiani orlati di castagneti. Dopo Remondin si scende a Lillianes, dove la strada prosegue quasi in piano adagiata sul fondovalle. In una zona boscosa, chiusa fra le due sponde del Lys, si incontra Fontainemore. Un ponte medievale sul torrente conduce alla seicentesca Parrocchiale di S. Antonio.

Si toccano le località di Niane e di Colombit, nelle cui vicinanze il Lys precipita a cascata nell'Orrido di Guillemore. In una conca ridente di prati e boschi si incontra Issime, la romana Axima. Nella piazza sorge l'ex Palazzo del Municipio, in cui i Valaise, antichi signori del luogo, amministravano la giustizia. La cinquecentesca Parrocchiale di S. Giacomo Maggiore conserva nella facciata un grande affresco dei fratelli D'Enrico, raffigurante il Giudizio Universale.

Oltrepassati Champriond e il Santuario di Vouro, si giunge a Gaby, da dove in breve si può salire alle spettacolari Cascate di Niel. Si toccano Buri, Pont Trenta e Champsil, oltre il quale si apre il pittoresco vallone di Gressoney-Saint-Jean sullo sfondo del grandioso gruppo del Rosa. 

Dopo Mettien e Gresmatten si incontra presso una cascata Valdobbia, dove sorge un Castello dei Savoia, che la regina Margherita si fece costruire nel 1894.  

In breve si è a Gressoney-Saint Jean (m 1385), elegante centro di soggiorno e di sport invernali, base per escursioni nella Conca di Weissmatte, al Colle della Ranzola, al Colle della Mologna Grande.

Si pensa che il paese sia stato fondato nel XIII secolo da pastori provenienti dal Vallese, dai quali discenderebbe il gruppo etnico Walser, che ancora oggi conserva i costumi tradizionali e parla il titsch, un antico dialetto tedesco. 

La settecentesca Parrocchiale di S. Giovanni Battista è preceduta da un portico del 1630 che circondava l'antico cimitero.

La strada prosegue in piano fra praterie disseminate di pittoreschi villaggetti, come Dresal, Sendren, Chemonal, Perletoa, Ciuken, Noversch, e finalmente giunge alla testata della valle, chiusa dal ghiaccio del Lyskamm.

Qui sorge Gressoney-la-Trinité (m 1635), una delle più rinomate e attrezzate stazioni di soggiorno e di sport invernali d'Europa, base di ascensioni nel gruppo del Rosa.

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