Valle
della Dora
Baltea
Chi
dal Piemonte
entra nella
Valle d'Aosta,
lasciandosi alle
spalle Carema,
ultimo centro
abitato del
Canavese, il
primo paese che
incontra è
Point-Saint-Martin,
situato alla
confluenza del
torrente Lys con
la Dora Baltea. Pont-Saint-Martin
è
oggi un
importante
centro
industriale, che
nel passato
appartenne ai
Savoia, dopo
essere stato
feudo dei
Saint-Martin, un
ramo della
nobile famiglia
dei Bard.
Al
centro
dell'abitato si
accede
scavalcando il
Lys mediante un
ponte, che dal
1831 sostituisce
il ponte romano
(I sec a.C.) su
cui passava
l'antica via
consolare. Si
tratta di un
elegante
manufatto a
un'arcata,
perfettamente
conservato,
lungo 31 metri,
largo 5 e alto
23, a metà
del quale sorge
una piccola
edicola sacra,
che una volta
segnava il
confine tra la
Valle d'Aosta e
il Piemonte.
Il
paese è
sovrastato da
un'antica
fortezza,
conosciuta come Castello
di Pont
(Xll sec), che
sorge non
lontano dal
vecchio
Cimitero. In
questo si trova
una chiesa
romanica
appartenuta ai
Templari che
nella facciata
conserva
affreschi
manieristi della
fine del
Cinquecento.
Altri
affreschi, di età
medievale e
piuttosto
deteriorati,
decorano la
facciata della
Cappella di San
Rocco, che si
incontra uscendo
dall'abitato in
direzione di
Donnas.
Dal
centro di Donnas,
lasciando la
nazionale e
prendendo la
vecchia strada
per Aosta, si
percorre un
tratto della
strada consolare
romana. Per
oltre duecento
metri appare,
tagliata nella
montagna,
l'antica via
delle Gallie,
che ancora
conserva le
tracce del
primitivo
selciato, un
arco ricavato
nella roccia con
la volta
lavorata, una
pietra miliare
indicante la
distanza da
Aosta.
La
strada raggiunge
il borgo
medievale di
Bard. Costruito
nel XI secolo
allo scopo di
esigere i
pedaggi, il Forte
di Bard
fu ampliato nel
XIII secolo da
Amedeo IV di
Savoia, che ne
aveva compreso
la notevole
importanza
strategico-militare.
Durante la
campagna
d'Italia del
1800, le truppe
napoleoniche vi
incontrarono una
fiera resistenza
da parte di una
guarnigione
austro-piemontese
che riuscì
a tenere la
posizione dal 19
maggio al 1°
giugno.
In
seguito a questo
episodio il
forte fu fatto
smantellare e
solo con il
ritorno dei
Savoia fu
ricostruito
nelle forme
attuali: un
complesso di
fortificazioni
su terrapieni
digradanti,
collegati da
mura, bastioni e
casematte. Nel
1831 vi fu
segregato il
Cavour, allora
ufficiale del genio,
per le sue idee
liberali.
Uscendo
da Bard si
scorge oltre la
Dora l'abitato
di Hòne,
nella cui chiesa
si trovano
altari, pulpito
e porte, che
sono fra ì più
notevoli esempi
di scultura
barocca della
Valle d'Aosta.
Proseguendo
sulla statale si
incontrano, tra
vigne e frutteti
da cui emergono
rovine di torri
e castelli, ì
borghi sparsi
del comune di
Arnad. La sua
parrocchiale, fu
dedicata a San
Martino, risale
all'XI secolo e
conserva
all'esterno
interessanti
affreschi
tardo-gotici e
un portale in
tufo scolpito,
la cornice del
quale simula due
tronchi d'albero
che si
congiungono al
vertice di un
originale arco
acuto.
Oltrepassata
Barme, una breve
deviazione a
sinistra conduce
a Issogne, il
cui abitato è
raccolto intorno
alla
parrocchiale e
al suo celebre
castello. Il Castello
di Issogne
fu costruito nel
1480 da Giorgio
di Challant
sull'area di
un'antica
casaforte, che
il vescovo di
Aosta nel 1399
aveva ceduto
insieme alle
terre di Issogne
a Ibleto di
Challant, in
cambio di
Charvensod,
Aymaville e
Chatel-Argent.
Si tratta di un
vasto edificio a
pianta quadrata,
con torri
angolari e ampio
cortile interno,
che, nonostante
il persistere di
elementi gotici,
rappresenta una
tipica dimora
signorile
quattrocentesca,
Nel 1494 vi ebbe
ospitalità
il re di Francia
Carlo VIII.
Restaurato verso
la fine del
secolo scorso,
il castello è
stato ricomposto
al suo interno
nelle forme
originarie con
oggetti e arredi
d'epoca. Molti
ambienti sono
decorati da
affreschi
eseguiti tra la
fine del '400
e gli inizi del
'500. Opera di
maestri di
botteghe
diverse, ì
dipinti rivelano
influenze
provenienti
dalla pittura
contemporanea
della Francia
meridionale e
del Piemonte e
dai miniaturisti
fiamminghi della
stessa epoca. Di
notevole
interesse, anche
come documento
dei costumi di
vita della fine
del XV secolo, i
vivaci affreschi
nelle lunette
del grande
portico
d'ingresso
(botteghe del
fornaio, del
sarto, del
farmacista, del
macellaio),
quelli della
sala baronale,
che raffigurano
scene di caccia,
quelli della
sala di
giustizia e
soprattutto
quelli della
cappella. Nei
sotterranei del
castello si
trovano alcune
tracce murarie
di una villa
romana di età
imperiale.
Riprendendo
la statale, il
primo paese che
si incontra è
Verrès,
dominato dalla
severa e
massiccia mole
del Castello,
che Ibleto di
Challant fece
erigere nella
seconda metà
del XIV secolo.
Sul versante
opposto della
valle gli fa
riscontro il
turrito priorato
di Saint-Gilles.
A
Verrès
si può visitare
la Collegiata
dei Ss. Egidio e
Agostino, che fu
la cappella di
famiglia degli
Challant. Le
sorge accanto il
Convento di S.
Egidio, fondato
intorno al
Mille, a cui si
accede per un
portale
decorato, simile
a quello della
chiesa di Arnad.
Oltrepassata
Bernaz, una diramazione
conduce alle
maestose rovine
del Castello
di Montjovet
(XI secolo),
che, dopo essere
appartenuto agli
Challant e poi
ai Savoia, fu
abbandonato nel
1661.
Dopo
Montjovet la
strada procede
alta sulla Dora,
tagliata nella
viva roccia, poi
scende in lieve
discesa verso la
larga e ridente
conca di
Saint-Vincent,
protetta a nord
dalle propaggini
del monte
Zerbion. In
epoca feudale la
cittadina fu
sotto il dominio
degli Challant,
poi dei Perrone
San Martino di
Quart, infine, a
partire dalla
metà del '400,
dei Savoia. Nel
1770 l'abate GB.
Perret vi scopri
delle sorgenti,
bicarbonato-solfato-bromo-iodiche,
che resero
Saint-Vincent
una rinomata
stazione
idrominerale.
Oggi l'elegante
cittadina è una
delle più note
e frequentate
località di
soggiorno, non
solo per le sue
fonti curative,
ma anche per una
serie di
attrattive come
il Casino de la
Vallee, il
Centro
Congressi, i
premi letterari
e
cinematografici,
gli spettacoli,
le mostre
d'arte, le
manifestazioni
folcloristiche e
sportive. Da
vedere la
Parrocchiale,
con l'abside
decorata ad
archetti e il
bel campanile
romanico a
bifore. La
chiesa,
piuttosto
rimaneggiata nel
corso dei
secoli, risale
alla prima metà
del XII secolo.
Essa fu
costruita su una
cripta
paleocristiana,
a sua volta
eretta sui resti
ancora visibili
di una villa
romana. Nei
dintorni sono
possibili
piacevoli
passeggiate alla
quattrocentesca
Chiesa di San
Maurizio o al
pittoresco Ponte
delle Capre o
alla Grotta del
Ghiaccio, una
spaccatura sopra
Erèse, in fondo
alla quale la
neve si conserva
per tutta
l'estate.
Pochi
chilometri dopo
Saint-Vincent si
incontra
l'operoso centro
industriale e
commerciale di
Chàtillon.
La cittadina,
resa famosa da
un importante
stabilimento per
la produzione di
fibre tessili
sintetiche,
conserva nel
centro storico
edifici del XVI
e XVII secolo.
Un
po' più
in alto della
Parrocchiale,
rifatta nel XIX
secolo in forme
neoclassiche,
sorge un Castello
appartenuto agli
Challant.

Un
altro castello,
che testimonia
la potente
signoria degli
Challant, è
il Castello
di Ussel,
che si erge a
picco su una
rupe oltre la
Dora.
L'edificio,
fatto costruire
nel 1350 da
Ebaio di
Challant, è
alquanto
diroccato,
tuttavia
conserva un
aspetto
imponente e
rappresenta uno
dei più
originali esempi
di architettura
medievale della
valle.
Lasciata
Chàtillon,
in direzione di
Chambave si
scorgono, in
splendida
posizione su uno
sperone di roccia,
i ruderi del Castello
di Cly,
fatto costruire
da Bonifacio di
Challant alla
metà del XIII
secolo.
L'edificio è
caratterizzato
da un'alta torre
quadrata e da
una cortina di
mura merlate con
torrette cilindriche
angolari
abbastanza ben
conservate.
Poco
prima di Nus,
una deviazione a
sinistra conduce
in breve al Castello
di Fénis,
l'imponente
fortezza eretta
da Aimone di
Challant nel
1340 a guardia
della "strada
del ferro",
che collegava
Aosta a
Champorcher.
L'edificio è a
pianta
trapezoidale,
con torri cilindriche
e massicci
torrioni
quadrati,
circondato da
una duplice
cinta muraria,
con camminamenti
di ronda, merli
e feritoie.
Il
castello,
abitato dagli
Challant fino al
1716, si presenta
come
un'originale
fusione di
elementi appartenenti
a un potente
apparato
militare e di
elementi caratteristici
della dimora
patrizia. Queste
ultime caratteristiche
appaiono
particolarmente
accentuate nei
rimaneggiamenti
che furono
apportati nel Quattrocento,
quando si
provvide ad
aprire grandi
finestroni
e ad affrescare
diversi ambienti
del castello. Le
pareti del
cortile interno,
lungo le quali
corrono rustici
ballatoi con le
ringhiere in
legno, sono decorate
da vivaci
affreschi
attribuiti alla
scuola di Giacomo
Jaqueno
(1375-1453). Dal
1936 le sale del
castello
ospitano il
Museo
dell'Arredamento
Valdostano.
Riprendendo
la statale e
avvicinandosi al
capoluogo valdostano,
di castelli se
ne incontrano
ancora a Nus
(Castello di
Pilato),
a Saint Marcel,
a Quart,
a Brissogne.
Alta
Valle della Dora
Baltea e
Valdigne
Il
primo centro
abitato che si
incontra dopo
aver lasciato
Aosta è
Saint-Maurìce,
dove si può
visitare il
settecentesco Castello
di Sarre,
che Vittorio
Emanuele II
acquistò nel
1869 per farne
un ritrovo di
caccia.
Si
giunge, quindi a
Saint-Pierre, la
cui
parrocchiale,
addossata a un
pittoresco
castello
duecentesco,
conserva un bel
campanile
romanico (XIII
secolo) con trifore
e interessanti
decorazioni.
Uscendo dal
paese si
incontra il
Castello Sarriod
de la Tour (XIV
secolo), in cui
si svolgono
frequenti
manifestazioni
culturali.
In
breve si
raggiunge
Villeneuve, da
cui si vede
emergere la
Torre di Colm (XIII
secolo). Nella
Parrocchiale di
S. Biagio (1782)
si conserva un
prezioso
reliquiario in
rame dorato e
smalto del XIII
secolo. Nel
cimitero sorge
la Parrocchiale
Vecchia, con
campanile
romanico e
portico, da cui
si gode una
bella vista
sulla valle. Un
po' fuori
dall'abitato si
trovano i ruderi
del Castello
di Chatel Argent
(X secolo).
Proseguendo
con vista sui
ghiacciai del
Rutor, si tocca
Arvier (con i
superstiti avanzi
del duecentesco
castello
costruito da
Aymar de la
Motte) e
Laverogne,
antica stazione
romana, che
conserva case
del XVI secolo e
l'Ospizio dei
Pellegrini,
fondato nel
1368.
Oltrepassata
una grande
centrale
elettrica si
giunge ad Avise,
centro di
soggiorno e base
di interessanti
passeggiate a
Cerellaz e a
Saint-Nicolas.
Il paese
conserva diverse
testimonianze
del suo passato
feudale: il Castello
di Avise
(1492), i ruderi
del Castello
di Blonay
(XII secolo) e
quelli del Castello
di Cré
(X secolo).
Dopo
Runaz la strada
si inoltra nella
profonda gola
della Pierre
Taillée,
dove si possono
osservare gli
imponenti resti
dell'antica via
consolare
tagliata nella roccia.
Si
percorre una
galleria, al
termine della
quale appare la
superba visione
del monte
Bianco. Da
questo punto la
valle prende il
nome di Valdigne.
Oltrepassata la
Cascata di
Vertosan, una
breve deviazione
porta a Derby,
antico
possedimento dei
canonici della
collegiata di S.
Orso, dei quali
rimangono due
case
fortificate,
conosciute come
Castello
Giudiziario e
Castello
Notarile. Nella
vicina foresta
scrosciano
numerose
cascate, la più
famosa delle
quali è
quella di
Lenteney. 
Riprendendo
la statale e
proseguendo con
vista verso il
monte Bianco,
dopo avere
oltrepassato la
località di Pont
La Salle e i
ruderi del Castello
di Chatelard,
si tocca Morgex,
che nella
Parrocchiale di
S. Maria Assunta
custodisce
affreschi del
Tre-Quattrocento,
un Crocifisso
ligneo del '400,
un interessante
armadio con
rilievi in
pietra. La
chiesa,
ricostruita nel
Seicento,
conserva del
primitivo
edificio il
campanile
romanico.
Non
lontano dal
paese, nei
pressi di
Villair, il
torrente Colombaz
forma un
selvaggio e
pittoresco
orrido. Dove la
Dora di Verney
confluisce nella
Dora di Courmayeur,
si stende Pré-Saint-Didier,
il medievale
borgo di Prata
ad Sanctum
Desidenum, sorto
sull'antica via
delle Gallie nel
luogo di un
presidio romano.
Pré-Saint-Didier
è un tranquillo
centro di
villeggiatura
frequentato
anche per la sua
sorgente
termale, già
nota in epoca
romana per
l'efficacia
nella cura delle
artropatie e
delle
disfunzioni
neuroendocrine.
Appena fuori dal
paese la strada
si biforca
dirigendosi, a
sinistra, verso
il Piccolo San
Bernardo, a
destra, verso
Courmayeur.
Volgendo
a sinistra la
strada comincia
subito a
inerpicarsi con
ampi tornanti
lungo le pendici
del monte
Crammont.
All'uscita
da una galleria
si incontra il
vertiginoso
Orrido di Pré-Saint-Didier,
si toccano
quindi i
minuscoli
villaggi di Elévaz
e La Balme e,
percorsa la Gola
di
Point-Taillaud,
si raggiunge
finalmente La
Thuile, rinomata
stazione di
sport invernali,
posta nella conca
in cui il
torrente Rutor
confluisce nella
Dora di Verney.
Lasciata
la Thuile, la
strada, dopo
essere salita
fra i pascoli
fino a toccare
il villaggio di
Pont Serrand e
il piccolo lago
di Verney,
giunge infine al
Colle del
Piccolo San
Bernardo, il
valico posto fra
i monti
Belvedere e
Lancebranlette,
che segna il
confine
italo-francese.
Che
il valico fosse
conosciuto fin
dalla preistoria
è
testimoniato
dalla presenza
di un "cromlech",
un allineamento
circolare di 40
blocchi
appuntiti di
pietra, posti a
intervalli di
due o quattro
metri, che doveva
avere una
funzione
rituale. E'
popolarmente detto
"Cerchio di
Annibale",
poiché nel
passato si era
ritenuto un
segno lasciato
dal passaggio
del condottiero
cartaginese; in
realtà il
Cromlech risale
almeno all'età
del bronzo. Il
passo fu
chiamato dai
Romani Alpis
Graja, in onore
di Ercole
Graio.
In
territorio
francese si
trovano i resti
di un santuario
dedicato a Giove
e l'Ospizio, che
san Bernardo
fondò
nel 1045 per
dare ricovero ai
viandanti che
attraversavano
il passo.
Tornati
al bivio fuori
Pré-Saint-Didier
e volgendo a destra,
si toccano in
breve gli
abitati di
Pallusieux e di
Verrand, prima
di raggiungere
il pianoro sul
quale sorge
Courmayeur.
Attrezzata
stazione alpina è
cinta da un
superbo scenario
costituito dai
monti Chétif e
Saxe, dal monte
Bianco, con
l'ardita guglia
del Dente del
Gigante, e dalle
Grandes Jorasses.
La
località
fu chiamata dai
Romani Auri Foedinae,
per la presenza
di miniere d'oro
sfruttate dai
Salassi. Durante
il medioevo,
essendo sede
della corte di
giustizia della
Valdigne,
assunse il nome
di Curia Major.
Oggi è uno dei
principali
centri
alpinistici
europei,
frequentato sia
per soggiorni
estivi che
invernali, e
base per
escursioni nel
gruppo del monte
Bianco. Fu
rinomata fin
dalla seconda
metà del '600
per l'efficacia
curativa delle
sue acque, ma le
sue fortune turistiche
si potenziarono
specialmente con
il diffondersi
della passione
alpinistica. Un
notevole
sviluppo si è
avuto infine con
la realizzazione
della
vertiginosa
"Funivia
dei ghiacciai"
(15 km) e del
tunnel del monte
Bianco (12 km),
che collegano
Courmayeur con
Chamomix, sul
versante
francese.
Val
Veny e Val
Ferret
Uscendo
da Courmayeur e
procedendo in
direzione del
Traforo del
monte Bianco, si
attraversano
Larzey e La Saxe
e si raggiunge
Entrèves.
Il paese sorge
alla confluenza
della Dora di
Veny con la Dora
di Ferret, che
solcano le
omonime valli.
La Val Veny sale
al Col de Seigne,
che porta in
Francia, con un
percorso vario e
suggestivo
attraverso
boschi di abeti,
ghiacciai e
ardite montagne.
Percorso un
pendio alla base
dello Chétif,
con vista sulle
colossali vette
che vanno dalle
Grandes Jorasses
al monte
Grapillon, la
strada passa
accanto al
piccolo
santuario di
Notre-Dame de la
Guénson
(m 1444),
fondato nel 1781
da un
intraprendente
cittadino di La
Saxe,
Michel-Joseph
Lanier. Nel
luogo in cui
esisteva una
croce (la Croix
du Berrier, la
Croce della
Pietraia) egli
edificò un
oratorio dove i
devoti
valligiani
versavano
offerte a un
simulacro della
Vergine. Ma
quando si seppe
che le elemosine
venivano
disinvoltamente
intascate dal
Lanier, le
autorità
ecclesiastiche
ordinarono la
demolizione
dell'oratorio.
Nel
1792 un certo
Michel-Joseph
Truchet fede
riedificare
nello stesso
luogo una cappella
votiva, che
però
nel 1816 fu
travolta dal
ghiacciaio della
Brenva. Dall'ammasso
di rovine uscì
miracolosamente
indenne la statua
della Vergine,
che fu
nuovamente
collocate
nell'ultimo
santuario
consacrato nel
1867. Da allora
il culto di
Notre Dame de la
Guérison
richiama folle
di pellegrini,
che qui
convengono a
luglio e a
settembre in
occasione della
festa che si
ripete due volte
all'anno.

Si
costeggia
l'enorme frana
di seracchi del
ghiacciaio della
Brenva che
occupa il
fondovalle e si
toccano Purtud
(m 1489) e La
Visaille (metri
1659), da cui si
possono
raggiungere il
Rifugio Monzino
(metri 2630) e i
bivacchi
Lampugnani (metri
3850) e Craveri
(metri 3490),
basi per alcune
delle più
impegnative
ascensioni al
monte Bianco.
Nell'ultima
parte della
valle, prima del
ghiacciaio della
Lex Bianche e
del Col de
Seigne, in un
paesaggio di solitaria
e austera
bellezza, si
apre il Lago di
Combal in cui si
specchiano le
Pyramides
Calcaires e
dalle cui sponde
si scorgono il
Mont Rouge de
Brouillard,
l'Aiguille Noire
de Peuterey e
gli incombenti
bacini glaciali
del monte
Bianco.
Ritornati
nei pressi di
Entrèves si
imbocca la Val
Feiret in
direzione di
Palud, dove
sorge la
stazione della
grande funivia
del monte
Bianco. La
strada sale al
pianoro di
Plampincieux e,
toccati i
casolari di Pont,
Tronchey e Pra
Sec, giunge a
Lavachey (metri
1641).
Si
prosegue
attraverso
boschi di conifere
e pascoli sparsi
di baite fino a
toccare Arnouva
(metri 1769). Di
qui una
mulattiera sale
ai casolari di
Pie de Bai, da
cui,
proseguendo, si
può
raggiungere in
un'ora di
agevole cammino
il Col du Grand
Ferret (metri
2537), sulla
linea del
confine
italo-svizzero.
Valle
del Gran San
Bernardo
Uscendo
a nord di Aosta
si percorre un
primo tratto del
torrente Buthier.
Si oltrepassa
Signayes e,
toccata Variney
dove si dirama
una strada per
la Valpelline,
si raggiunge
Gignod.
Dove
la valle si
biforca, la
statale segue il
ramo percorso
dal torrente
Artanavaz; tocca
Condemine, La
Clusaz, Chez Les
Blancs,
Echevennoz e
finalmente
raggiunge
Etroubles (metri
1270). Centro di
villeggiatura
estiva e di
sport invernali,
il paese sorge
ai margini di
una bella conca
contornata da
boschi di
conifere e
dominata dalla
Grande Rochère,
dall'Aiguille d'Artanavaz
e dal Grand
Golliaz. Dopo
Etroubles la
strada sale a Saint-Oyen
e quindi a
Cerisey,
oltrepassato il
quale si
incontra il
raccordo
autostradale per
la Galleria del
Gran San
Bernardo, che
porta in
Svizzera.
Seguendo la
statale si entra
nel vallone del
Gran San Bernardo:
dove si trova il
paesino di Saint-Rhémy.
La strada sale
addentrandosi in
luoghi boscosi,
poi lasciati gli
ultimi alberi,
si snoda
in un paesaggio
grandioso di
pascoli e
sassaie.
Finalmente
si giunge al
Colle del Gran
San Bernardo, in
un vallone
coperto di neve
per nove mesi
all'anno, tra il
Gruppo del Grand
Combin e il
massiccio del
monte Bianco. Il
celebre valico,
già
utilizzato
nell'età del
bronzo e
chiamato dai
Romani Mons
Jovis, fu assai
frequentato fino
alla seconda metà
del XV secolo,
quando il
Vallese si separò
dalla Savoia.
Famosi
personaggi
storici lo
attraversarono,
da Carlo Magno a
Enrico IV, dal
Barbarossa a
Amedeo VIII di
Savoia.
Napoleone,
diretto a
Marengo nel
maggio del 1800,
vi transitò con
40.000 uomini,
3000 cavalli e
40 pezzi di
artiglieria.
A
san Bernardo è
tradizionalmente
attribuita la
costruzione
dell'Ospizio
(1050 ca), che
insieme al
Vallese fu
sottratto alla
sovranità dei
Savoia nel 1475.
Nell'ospizio,
creato per dare
ospitalità ai
bisognosi, erano
allevati ì cani
che venivano
addestrati al
soccorso dei
viandanti
dispersi nella
tormenta. Il
convento attuale
risale al 1825 e
comprende la
chiesa (1686) e
un piccolo
museo, in cui
sono custoditi
reperti di epoca
romana trovati
sul luogo e
oggetti
riguardanti la
storia
dell'ospizio.
Valpelline
Da
Aosta, per una
strada che sale
fra case e
frutteti sulla
destra del
torrente Buthier,
si raggiunge in
breve Porossan,
nelle cui
vicinanze è
visibile il
grande
acquedotto Ru Prévót,
iniziato nel
1288 dal
prevosto della
cattedrale di
Aosta, Enrico di
Quart. Si
raggiunge quindi
Roisan, da cui
la vista spazia
sulla Grivola,
la Becca di Nona
e il monte
Emilius. Nei
pressi di Rhins,
dove sorge una
casa-fortezza
con torre del XV
secolo, una
deviazione porta
a Doues, la
romana Dovia.
Alla
confluenza della
valle di
Ollomont con la
Valpelline è
situato il paese
di Valpelline (m
960), che nel
medioevo
appartenne ai
signori di Oyace,
ai Quart, ai
Della Porta,
prima di
appartenere ai
Savoia. Di
quell'antico
passato il paese
conserva alcune
case con
balconata, una
torre cilindrica
(la Tornalla) e
una casa
fortificata (la
Tour) del XII
secolo. Subito
dopo Valpelline
si stacca una
strada che
percorre la
valle di
Ollomont (km 11)
fino a Glacier,
nella conca di
By.
Dopo
la deviazione
per Ollomont la
strada tocca
Lavod, Thoules e
alcuni borghetti
prima di
giungere a Oyace,
la romana
Agacium.
Oltrepassata
Oyace la strada
incontra diversi
gruppi di
casolari, fra
cui Perquis, che
conserva
un'interessante
casa in legno
del XVI secolo.
Si giunge
finalmente al
Pian de Veyne,
dove sorge
Bionaz, che
durante la
rivoluzione
francese diede
ospitalità
a numerosi
fuorusciti, fra
i quali il
vescovo di
Parigi.
La
strada
carrozzabile ha
termine alla
diga di Place
Moulin, un
colossale
sbarramento
lungo m 650 e
alto m 146,
costruito nel
1965. L'enorme
lago artificiale
ha sommerso
diversi casolari
e la vecchia
strada che
conduceva a
Prarayer(m
2005), nel circo
terminale della
valle dominato
dal ghiacciaio
di Tsa de Tsan.
La Valpelline
comunica con la
Svizzera
attraverso la
Fenètre
Durand, che
mette nella
valle di Bagnes.
Valgrinsenche
La
Valgrisenche ha
inizio a
Leverogne. Di
qui, per una
deviazione, si
sale fra boschi
di castagni fino
al Piano di
Ravoire dominato
da una rupe su
cui sorgono le
rovine del Castello
di Montmajeur
(sec. XIII). Si
percorre la Gola
dei Grands
Escaliers tra
dirupi franati e
pinete, con
vista sui
ghiacciai del
Rutor, e
oltrepassati i
ruderi del
Castello di
Planaval (sec.
XIV) si
attraversa una
serie di pianori
ricchi di
ruscelli e
cascate. La
strada tocca i
casolari di
Revers, Prariond,
Ceré, La
Béthaz, La
Frassy, Planté,
Gerbelle e
finalmente
giunge a
Valgrisenche.
Il
paese,
sovrastato dalla
Becca dell'Aouille,
appartenne nel
medioevo ai
signori di
Avise. La
Parrocchiale di
San Grato, a
pianta ellittica,
ricostruita nel
1894, conserva
un campanile
isolato, a
bifore e cuspide
ottagonale, del
XIV secolo.
A
sud
dell'abitato,
una diga sbarra
la valle
formando il lago
di Beauregard,
che alimenta la
centrale di
Avise. La
diga è
transitabile per
mezzo di una
strada che
costeggiando la
sponda
occidentale del
lago raggiunge i
casolari di
Surier. Di qui,
per un sentiero
che si addentra
in uno stretto
canalone in
fondo al quale
scorre la Dora
di Valgrisenche,
si può
raggiungere la
testata della
valle, dove
sorge il Rifugio
Bezzi (m 2284)
non lontano
dalla lingua
terminale del
ghiacciaio di
Vaudet.
Valle
di Rhemes
Da
Villeneuve si
sale a Villes
Dessus e a Morat
e, superato un
formidabile
orrido, si
giunge a Introd,
situato alla
confluenza della
Dora di Rhémes
con il torrente
Savara.
Dal
Castello
(fondato nel
XIII secolo da
Pietro Sarnod e
ricostruito nel
1910 in seguito
a un incendio)
si gode un
superbo panorama
sul monte Bianco
e sul monte
Rosa, la Grande
Rousse e la
Becca di Zabot.
Oltrepassati
Buillet, il
bivio per la
Valsavarenche e
Sarral, si
raggiunge
Coveyrand-Vieux,
sede del comune
sparso di Rhémes-Saint-Georges.
Su una balza è
situata la
quattrocentesca
Parrocchiale di
S. Giorgio,
completamente
rimaneggiata nel
'700. Si toccano
i casolari di
Frassiney,
Proussaz, Mélignon,
Artalle, Carré,
Chanavey e
finalmente si
giunge a Bruil,
sede del
solitario e
tranquillo
comune di Rhèmes-Notre-Dame.
Il
paese, che nel
medioevo
appartenne ai
Sarnod, è
circondato da
boschi e
dominato dalla
Granta Parey,
dalla Grande
Rousse e dalla
Tsanteleina. A
Rhèmes-Notre
Dame funziona un
centro per i
visitatori del
Parco Nazionale
del Gran
Paradiso, dotato
di un piccolo
museo e di una
sala per
conferenze e
proiezioni.
Il
Parco, istituito
nel 1922, oltre
a comprendere il
massiccio del
Gran Paradiso,
si estende ai
comuni di Rhèmes-Notre-Dame,
Aymaville, Rhèmes-Saint-Georges,
Introd,
Valsavarenche,
Cogne,
Villeneuve.
Congloba inoltre
alcuni comuni
del Canavese,
come Valprato
Soana, Ronco,
Ribordone,
Locana, Noasca e
Ceresole Reale.
La
sua superficie
planimetrica è
di 56.000
ettari, ma con
lo sviluppo
montano supera i
200.000 ettari.
Gli animali
caratteristici
del parco sono
prevalentemente
quelli
appartenenti
alla fauna della
zona nivale
alpina:
l'ermellino, la
marmotta, la
lepre bianca,
il camoscio e
soprattutto lo
stambecco (Capra
ibex
ibex). Innumerevoli
sono le specie
di uccelli
nidificanti nel parco;
in particolare
sono presenti
l'aquila e il
gufo reale,
il fagiano di
monte, la
coturnice e la
pernice bianca. Molte
e interessanti
sono le specie
vegetali, fra
cui alcune
endemiche, come
l'Aethionema
thomasianum, la
Potetillia
sanguisorbifolia,
la Limnaea
borealis.
Valsavarenche

Percorso
un tratto della
Valle di Rhèmes
fino al bivio
oltre Buillet,
si entra fra
pendici boscose
ripidissime
nella
Valsavarenche.
Si
toccano i
casolari di Molère,
Fenille, Bois de
Clin. Poco prima
di Rovenaud la
valle si apre in
una conca di
prati su cui
giace Dégioz,
sede del comune
sparso di
Valsavarenche,
che nel medioevo
appartenne ai
signori di Chàtel
Argent e ai
Roncas di Aosta.
Fu tra i luoghi
di caccia
preferiti da
Vittorio
Emanuele II,
che, fra il 1852
e il 1864, si
interessò alla
viabilità
montana della
zona facendo
tracciare circa
300 km di
mulattiere, per
organizzare le
sue riserve.
Questi sentieri
di caccia
costituiscono
oggi comodi
percorsi per
compiere
interessanti
escursioni nel
cuore del Parco
Nazionale del
Gran
Paradiso.
Oltrepassati
i casolari di
Tignet, Créton,
Bien e
Maisonasse, si
giunge al
pittoresco
borghetto di
Eaux-Rousses,
che trae nome da
un ruscello che
scorre nei
pressi di un
roccione
rossastro.
Varcato il Ponte
del Grand Clapey,
si attraversa
una gola boscosa
e si arriva in
una conca
prativa in cui
precipitano due
cascate.
Si
procede ancora
fino a giungere
alla testata
della valle,
cinta dai
ghiacciai e
dalle cime del
Grand Etret,
della Becca
Monciair, del
Ciarforon, del
Gran Paradiso.
Alla
confluenza dei
due valloni del
Nivolet e di
Seiva sorge Pont
(m 1960), un
pittoresco
gruppo di baite,
da cui si può
raggiungere per
mulattiera il
Rifugio Vittorio
Emanuele II,
base per
interessanti e
facili
escursioni sul
Gran Paradiso.
Valle
di Cogne
Prendendo
la deviazione
presso Sarre e
attraversata
la Dora Baltea
vicino alla
confluenza con
il torrente
Grand Eyvia, si
imbocca la Valle
di Cogne, dove,
in una conca
sparsa di prati
e frutteti, si
stende Aymaville.
Centro
di soggiorno
estivo e di
sport invernali,
il paese
appartenne nel
medioevo agli
Challant.
La
Chiesa di
Saint-Léger,
ricostruita nel
700 su un
preesistente
edificio del XI
secolo,
conserva della
costruzione
originaria la
cripta e il
campanile. Un
po' sopra
l'abitato si
leva il
trecentesco
Castello di
Aymaville, con
quattro torrioni
cilindrici
coronati da
merli. Dopo
Poyaz, una
deviazione a
destra porta in
breve
a Pondel, dove un
Ponte Romano,
alto 52 metri,
scavalca il
torrente Grand
Eyvia. Da
un'iscrizione si
apprende che il
ponte fu fatto
costruire per
uso privato da due coloni
padovani, Aimo e
Avillio, durante
il 13°
consolato di
Augusto, cioè
nel 3 a.C. Il
ponte, lungo 50
metri e largo
2,40, grazie a
una conduttura
interna
assolveva anche
alla funzione di
acquedotto.
La
strada procede
fra balze
rivestite di
alberi da cui
emergono le
vette della
Grivola e del
Gran Nomenon.
Si
tocca Chévril,
dove rimangono
tracce della
canalizzazione
che portava
l'acqua al
ponte-acquedotto
di Pondel.
Allo
sbocco del
vallone del Gran
Nomenon, si
passa
davanti alla
chiesetta di
Vieyes, con il
piccolo
campanile
e la facciata
adorna di
affreschi. Si
oltrepassa
Sylvenoire e ci
si addentra in
una gola
incassata fra
alte pareti. Al
Ponte di Laval
la valle torna
ad aprirsi in
ampie e luminose
praterie. Dopo
gli abitati di
Epinel e Crétaz,
si giunge presso
la confluenza
del torrente
Valnontey con il
Grand Eyvia,
dove sorge Cogne
(m 1534).
Rinomata località
di soggiorno
alpino, situata
in un'ampia
conca detta
Prateria di
Sant'Orso, Cogne
è anche un
importante
centro
minerario. La
magnetite
estratta in
considerevole
quantità dal
monte Creya
viene
trasformata in
ghisa e acciaio
negli impianti
siderurgici del
capoluogo
regionale. L'attività
mineraria di
Cogne è
documentata in
un atto del
1433, ma è
assai probabile
che lo
sfruttamento dei
giacimenti di
magnetite
risalga al XIII
secolo. La
duecentesca
Parrocchiale di
Sant'Orso
completamente
rimaneggiata nel
corso dei
secoli, conserva
all'interno
alcuni altari
barocchi adorni
di statue
policrome
e un pregevole
coro del '600.
Accanto alla
chiesa sorge il
Castello, un
edificio in cui
i vescovi di
Aosta
amministravano
la giustizia e
che Vittorio
Emanuele II
trasformò
in palazzina di
caccia.
Cogne
offre numerose
possibilità
di piacevoli
passeggiate
nei dintorni: a
Sylvenoire, a
Lillaz, alle
Cascate
della Balma, a
Gimillan. Nella
maestosa
Valnontey si
trova il
Giardino Alpino
Paracusia,
istituito nel
1955 allo scopo
di riprodurre e
conservare la
flora alpina, in
particolare
specie rare
come la
Aethionema
thomasianum,
esclusiva della
Valle di Cogne.
Una
cabinovia porta
al belvedere di
Montzeuc, di
dove si può
godere un
superbo panorama
sulla Valle di
Cogne e sul Gran
Paradiso. Sulle
vicine balze del
Gran Crot non è
difficile
imbattersi in
branchi di
camosci
e stambecchi.

Valle
di Champorcher
Presso
Bard, dove il
torrente Ayasse
si versa nella
Dora Baltea, ha
inizio la Valle
di Champorcher.
Subito dopo il
paese di Hone,
situato allo
sbocco della
valle, la strada
comincia a
salire, prima
tra vigne e
prati, poi tra
boschi di
castagni, infine
in un paesaggio
sempre più
aspro.
Alle
falde del monte
Charvatton si
incontra il
pittoresco
borgo di
Pontboset, da
cui si può
salire al santuario
di Notre-Dame de
Retempio, dove,
dal 1835, il 16
agosto di ogni
anno, si celebra
un'affollata
festa in onore
di San Rocco.
Dopo
avere toccato I casolari di
Trambesère,
Savir, La Place,
Salleret e
Mellier appare
Chateau, sede
del comune di
Champorcher. La
tradizione fa
risalire le
origini del
paese a San
Porciero che,
arrivato in
questi luoghi
nel 302 in
compagnia di San
Besso si
sarebbe
stabilito verso
il lago Miserin.
Il
paese conserva
una Torre, che
faceva parte di
un
castello
andato distrutto
nel 1212, sui
resti del quale
fu
edificata, nel
XV secolo,
l'attuale Chiesa
di San
Nicola.
Usciti
da Chàteau
si tocca il
borghetto di
Chardonnay
e, attraverso un
suggestivo
paesaggio
alpestre,
si
raggiunge
Dondena, un
villaggio cinto
dalle cime
elevate
del Glacier,
della Punta
Tersiva, della
Rosa dei Banchi.
Dondena
è
base di
escursioni al
lago Miserin,
dove sorge il
santuario della
Madonna della
Neve, ai laghi
Bianco e Nero,
alla Finestra di
Champorcher che
mette nella
Valle di Cogne.
Valtournenche
Lasciato
l'animato e
operoso centro
industriale di
Chàtillon,
la strada si
inoltra fra
boschi di
castagni
passando accanto
alle arcate del
Ru du Pan Perdu,
un acquedotto
fatto costruire
da Pietro di
Challant nel
1325.
Toccati
Champlong,
Covalou e Chessm,
si giunge ad
Antey-Samt-André,
di dove si può
raggiungere
Torgnon,
ridente centro
di soggiorno
estivo e
attrezzata
stazione di
sport invernali.
Sempre seguendo
il torrente
Marmore, si
toccano i casolari di
Fiernaz e di
Buisson, dove
una funivia sale
a Chamois, base
di escursioni al
lago di Lod e a
La Magdeleine.
A
una svolta, dopo
la Cappella di
Ussin dalla
facciata adorna
di affreschi, si
presenta l'ampio
bacino di
Valtournenche.
Lasciati
Mayen e
Maisonasse, la
strada sale a
curve fino a
un ripiano
strapiombante
sul torrente
Marmore,
dove si stende
l'abitato di
Valtournenche (m
1528),
importante
stazione di
soggiorno e di
sport invernali
e base di
impegnative
ascensioni sul
Grane Tournalin.
Percorsi
tre chilometri
dopo
Valtournenche,
si incontra il
Gouffre de
Busserailles, un
impressionante
orrido, lungo
104 metri e
profondo 35, in
cui precipita il
torrente Marmore
con un salto di
10 metri.
Si
passa non
lontano dalla
cappella di
Nostra Signora
della Guardia
(1679) e,
percorsa una
galleria, si sbuca
nell'ampia
vallata del
Breuil,
circondata dalle
superbe
vette del Tour
du Crèton,
della Becca di
Guin del Jumeaux, del
Dent d'Hérens,
del Cervino.
La
strada continua
a salire fra
pascoli sparsi
di conifere e,
oltrepassato il
lago Bleu,
raggiunge
Breuil-Cervinia
(m 2006), una
delle più
prestigiose
stazioni alpine d'Europa.
La località
è dotata di
notevoli
attrezzature
ricettive di
efficienti
impianti di
risalita che
consentono la
pratica
dello sci anche
nella stagione
estiva. La sua fama è
legata alle
imprese
alpinistiche che
ebbero
come teatro il
Cervino, la
conquista del
quale fu
compiuta, dopo
vari tentativi,
il 14 luglio
1865 dalla
spedizione
guidata da
Edward Whymper
dal versante
svizzero, e tre
giorni dopo da
Aimé
Gorret, Jean
Antoine Carrel e
Jean Baptiste
Bich, partiti
dal versante
italiano.
Breuil-Cervinia
offre svariate
possibilità
di passeggiate,
ascensioni e
itinerari
sciistici in
grado di
soddisfare
qualunque tipo
di esigenza.
Grazie alle sue
ardite funivie,
con cabine della
portata di 50-75
passeggeri, si
possono
raggiungere i campi da sci del
Plateau Rosa e
del Fùrggen in
modo rapido e
agevole.
Valli
di Challant e
d'Ayas
A
Verrès
l'imbocco della
valle percorsa
dal torrente
Evançon appare
dominato dalla
mole severa e
grandiosa del
castello, che
Ibleto di
Challant fece
costruire
nella seconda
metà del XIV
secolo. La Valle
di Challant, nel
tratto
inferiore, si
apre in dolci
declivi
coltivati e
sparsi di
frutteti, a cui
gradualmente
si vanno
sostituendo
boschi di
castagni, faggi
e conifere.
Percorsi
pochi
chilometri, si
incontra una
deviazione a
destra che
conduce alla
spettacolare
Cascata di Isollaz, formata
da un salto del
torrente Evangon
dall'altezza di
50 metri.
La
strada tocca
Targnod prima di
giungere a
Villaz, sede del
comune sparso di
Challant-Saint-Victor.
Fuori
dall'abitato,
presso il
cimitero, si
trova la
Parrocchiale
di San Vittore,
costruita nel XVII
secolo sopra
un preesistente
edificio, del
quale rimangono
alcune tracce
nel basamento
del campanile.
All'interno è
custodito un
prezioso
Crocifisso del
'400.
Si passa
per Chataignère,
Viran, Corliod,
Tilly e
finalmente
si arriva a Quingod, sede del
comune di
Challant-Saint-Anselme,
base di agevoli
ascensioni al
Col di Zuccore
(m 1623) e alla
Testa di Comagna
(m 2099).
Oltrepassata
Archesas, si
incontra una
deviazione a
destra che porta
al Castello
di Graines
(X secolo); la strada
passa sulla riva
opposta dell'Evançon
e in ripida
salita e a
svolte tocca la
Cappella di San
Valentino (XVIII
secolo).
Si
giunge quindi a
Brusson (m
1338),
frequentato
centro di
villeggiatura,
che nella parte
antica conserva
ancora alcune
tipiche case di
legno. La strada
prosegue
lasciando a
sinistra la
deviazione per
il Colle di Joux
e un laghetto
artificiale
ottenuto dallo sbarramento
del torrente Evançon.
Da qui la valle
prende il nome
di Valle d'Ayas.
Attraverso
declivi coperti
di prati e
macchie di conifere
si toccano le
località
di Vollon,
Extrepierre e
Corbet, dove una
strada si stacca
dalla statale
per salire ad
Antagnod (m
1699), sede del
comune di Ayas,
in bella
posizione
panoramica sullo
sfondo del monte
Rosa.
Nella
Parrocchiale di
San Martino,
costruita nel
1839 su una
preesistente
chiesa del
Quattrocento, si
trovano alcune
pregevoli opere
in legno
intagliato, fra
cui il
battistero, il
pulpito, le
cantorie e un
grandioso altare
del 700.
Nella
sagrestia si
conservano due
tavole del XVI
secolo, forse ante
di organo, con
figure di santi,
e una
cassetta-reliquiario
del 1471. Nella
parte antica
dell'abitato,
fra alcune
caratteristiche
case in legno,
se ne trova una
chiamata il
Granaio
degli Challant
del XVI secolo.
Ripresa la
statale, si
passa per Cornù,
Meytères,
Penasc e si
giunge alla
confluenza dei
valloni di
Cunéaz
e Mascognaz,
dove, circondato
da praterie e
abetaie, si
stende Champoluc
(m 1568), il più
rinomato
centro turistico
della valle.
Si
raggiunge,
infine, la
testata della
valle, dove si
trova Saint-Jacques (m
1689), base di
partenza per
escursioni al
Grand Tournalin,
alla Rocca di
Verra, al monte
Bettaforca.
Valli
di Challant e
d'Ayas
Da
Pont-Saint-Martin
la strada si
inerpica
tortuosa e a
strapiombo sul
torrente Lys,
toccando
Rechandez, Tour
d'Héréraz
e una serie di
casolari posti
su brevi
ripiani orlati
di castagneti.
Dopo Remondin si
scende a
Lillianes,
dove la strada
prosegue quasi
in piano
adagiata sul
fondovalle. In
una zona
boscosa, chiusa
fra le due
sponde del Lys,
si incontra
Fontainemore. Un
ponte medievale
sul torrente
conduce alla
seicentesca
Parrocchiale di
S. Antonio.
Si
toccano le
località
di Niane e di
Colombit, nelle
cui vicinanze il
Lys precipita a
cascata
nell'Orrido di
Guillemore.
In
una conca
ridente di prati
e boschi si
incontra Issime,
la romana Axima.
Nella piazza
sorge l'ex
Palazzo
del Municipio,
in cui i Valaise,
antichi signori
del luogo,
amministravano
la giustizia. La
cinquecentesca
Parrocchiale di
S. Giacomo
Maggiore
conserva
nella facciata
un grande
affresco dei
fratelli
D'Enrico,
raffigurante il
Giudizio
Universale.
Oltrepassati
Champriond e il
Santuario di
Vouro, si giunge
a Gaby, da dove
in breve si può
salire alle
spettacolari
Cascate di Niel.
Si toccano Buri,
Pont Trenta e
Champsil, oltre
il quale si apre
il pittoresco
vallone di
Gressoney-Saint-Jean
sullo sfondo del
grandioso gruppo
del Rosa.
Dopo
Mettien e
Gresmatten si
incontra presso
una cascata
Valdobbia, dove
sorge un
Castello dei
Savoia,
che la regina Margherita
si
fece costruire
nel 1894.
In
breve si è a
Gressoney-Saint
Jean (m 1385),
elegante centro
di soggiorno e
di sport
invernali, base
per escursioni
nella Conca di
Weissmatte, al
Colle della
Ranzola, al
Colle della
Mologna Grande.
Si
pensa che il
paese sia stato
fondato nel XIII
secolo da
pastori provenienti
dal Vallese, dai
quali
discenderebbe il
gruppo etnico
Walser, che
ancora oggi
conserva i
costumi
tradizionali e
parla il titsch,
un antico
dialetto
tedesco.
La
settecentesca
Parrocchiale di
S. Giovanni
Battista è
preceduta da un
portico del 1630
che circondava
l'antico
cimitero.
La
strada prosegue
in piano fra
praterie disseminate
di pittoreschi
villaggetti,
come Dresal,
Sendren,
Chemonal,
Perletoa, Ciuken,
Noversch, e
finalmente
giunge alla
testata della
valle, chiusa
dal ghiaccio del
Lyskamm.
Qui
sorge
Gressoney-la-Trinité
(m 1635), una
delle più
rinomate e attrezzate
stazioni di
soggiorno e di
sport invernali
d'Europa, base
di ascensioni
nel gruppo del
Rosa.

Fonte
|